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obiettivo su… Università della Pace Corso internazionale UNIP Spazi di Dialogo A Rovereto si sono incontrati, in un corso promosso dall’Università della Pace, palestinesi, israeliani ed irlandesi del nord. Per confrontarsi e discutere di soluzione pacifica dei conflitti. Un tema coraggioso anche considerando la guerra in Iraq. All’apice di un conflitto sembra sempre che gli spazi per un confronto siano minimi, se non impossibili. Questo è senza dubbio vero perché il crepitio delle pallottole, le esplosioni nei bar e nelle strade, la violenza dello stato d’assedio scavano fossati difficili da ricolmare. Ma questo non significa che fili seppur tenui non resistano, che possibilità di confronto non permangano, che la ricerca di spazi per incontrarsi sia destinata a fallire. E questo è vero tanto a livello delle diplomazie ufficiali che della cosiddetta “diplomazia dal basso”. Il primo aspetto è imprescindibile dal secondo e viceversa, per costruire una vera pace. In Israele e Palestina il processo di pace è all’impasse. Stritolato tra la violenza del Governo e dell’esercito di Israele e gli atti terroristici di gruppi estremisti palestinesi. Anche in Irlanda del nord il processo di pacificazione tra cattolici e lealisti procede zoppicando. In vista delle Khan Younis: quartiere di Namsawi. Si tratta di un complesso di case popolari costruito con fondi europei che si trova a ridosso del blocco degli insedimenti israeliani di Katif. Negli ultimi due anni è diventato prima linea ma la gente non avendo alternative continua a viverci. (Foto L. Pulitini-Operazione Colomba) Un tè a Ramallah G o’el ed Operazione Colomba, entrambi progetti dell’associazione Papa Giovanni XXIII, da mesi sono attivi in Palestina ed Israele. “Siamo presenti nella striscia di Gaza come osservatori internazionali e a supporto delle organizzazioni ed associazioni che, in Israele ed in Palestina, operano con metodi non-violenti per la convivenza” - afferma Fabrizio Bettini, roveretano, membro dell’Operazione Colomba - “inoltre promuoviamo alcuni piccoli progetti tra i quali il sostegno alle famiglie più povere nei villaggi dove risediamo”. Due pubblicazioni descrivono in modo intenso que- sta esperienza. “Un tè a Ramallah”, il diario di sei mesi di interposizione pacifica in Palestina e “Gaza beach. Un’estate con i corpi civili di pace”. Entrambi possono essere ricevuti contattando il seguente indirizzo mail: [email protected]. Jenin, aprile 2002. Seduti su quella che prima era una casa, la gente osserva chi scava alla ricerca delle vittime dopo l’attacco israeliano al campo profughi. (Foto Fabrizio Bettini – Operazione Colomba) 5 Università della Pace vicine elezioni politiche, che si terranno nel mese di maggio, i rappresentanti unionisti hanno infatti deciso di non partecipare a qualsiasi evento pubblico al quale partecipi una rappresentanza cattolica, accusando questi ultimi di non spingere per un completo disarmo dell’IRA. Tanto quanto questi percorsi vanno in crisi tanto più gli spazi di dialogo sono necessari. Uno di questi, piccolo ma significativo, è senza dubbio rappresentato dalle attività dell’Università della Pace di Rovereto ed in particolare dal corso “Trasformare le società lacerate dai conflitti. Lezioni da Palestina, Israele ed Irlanda del Nord” che si è da poco concluso. Dieci giorni nei quali si sono confrontati attivisti per i diritti umani, educatori, giornalisti della stampa alternativa, provenienti da Israele, Palestina e Irlanda del Nord. Tre i relatori: Simona Sharoni, docente in soluzione del conflitto presso l’Ever- obiettivo su… green State College di Olimpia, USA, ed esperta di Medio Oriente; Jalal Hassan, palestinese, coordinatore di molti progetti volti a promuovere il dialogo tra ebrei ed arabi; Laurence McKeown, detenuto politico dal ‘76 al ‘92 per associazionismo all’IRA, oggi scrittore, saggista, direttore del Belfast film festival, e ricercatore presso la Coiste na n-Iarchimì considerata uno dei blocchi più importanti nel processo di pace in Irlanda del Nord. “Due realtà differenti ma non così lontane. Per molti aspetti collegate tra loro. Innanzitutto dall’ottimismo che si era diffuso a metà degli anni novanta per una rapida soluzione dei due conflitti. Ottimismo andato poi, almeno per quanto riguarda Israele e Palestina, completamente deluso”, afferma Giuliano Pontata, direttore scientifico dell’UNIP, chiarendo il perché è stato deciso di invitare assieme corsisti provenienti da Israele e Palestina e dall’Irlanda del nord. Secondo Pontara è poi più facile parlare e trasformare il conflitto se non si affronta esclusivamente la situazione in cui si è protagonisti. “Essere dentro il conflitto per alcuni versi restringe le prospettive, spinge fortemente all’appartenenza. Per questo abbiamo deciso di promuovere un corso su entrambe le realtà, per fare in modo che ciascun corsista possa avere perlomeno due prospettive, una dall’interno ed una dall’esterno”. “Nell’aula del corso si è ricostruito in parte il contesto che ci si trova ad affrontare ogni giorno in Irlanda del nord ed in Israele e Palestina” - racconta Jalal Hassan - “con la differenza che è stato possibile durante queste dieci intense giornate di lavoro analizzare le relazioni che si creavano, le reazioni di ciascun partecipante agli argomenti trattati, capire come si stava agendo per poi Rifugiati e sfollati, troppo facile dimenticarli L 6 ’attacco all’Iraq rischia di causare migliaia di rifugiati e sfollati. “Non si esagera a parlare di rifugiati nell’ordine di milioni” – afferma Trevor Rowe, del Programma alimentare mondiale – “noi siamo pronti a sfamare 900.000 persone per un mese”, ha aggiunto. Ma le situazioni, sempre molto frequenti in caso di guerra, di ingenti esodi e spostamenti di popolazioni non si risolvono solo con gli interventi d’emergenza. Implicano anzi un lungo lavoro di assistenza, negoziazione e mediazione. Lo dimostra la vicenda dei Balcani. L’Osservatorio sui Balcani ha da poco curato il dossier “Rifugiati e sfollati, troppo facile dimenticarli”, disponibile su: www.osservatoriobalcani.org, che fa un punto sulla situazione di rifugiati e sfollati in Serbia, Montenegro, Bosnia, Kossovo e Macedonia. Dove, a più di dieci anni dalla disgregazione della ex-Jugoslavia la situazione di migliaia di persone è ancora drammatica. (Mailto:[email protected]) Bambini in Kossovo di fronte a una casa distrutta. (Foto OB) obiettivo su… Università della Pace proporre possibili alternative e cambiamenti”. Jalal si è poi rammaricato del fatto che per ragioni politiche interne all’Irlanda del nord il gruppo degli irlandesi protestanti non sia mai arrivato a Rovereto. “Nonostante questo è stato molto interessante avere con noi i corsisti cattolici. Sono un gruppo molto compatto e tutti molto attivi in associazioni e gruppi che si occupano di soluzione pacifica dei conflitti. Hanno dato un forte stimolo al dibattito e fatto sì che israeliani e palestinesi potessero conoscere una realtà certo diversa ma dalla quale cogliere parecchi spunti”. “Questo corso ha rappresentato un’occasione importante anche perché sono tempi bui per israeliani e palestinesi ed il pericolo è di cadere in una disperazione inebetita, di essere incapaci di reagire alle forti e tragiche sfide del presente”. Naim, Nadim, Deidre, Pauline, David, Raja, Ella, Ayelet sono solo alcuni dei corsisti. “I primi due giorni di corso non vedevo l’ora di rientrare in Israele” – afferma quest’ultima – “la situazione è molto tesa ed è stato per me molto difficile guardare a ciò che accadeva nel mio Paese solo attraverso i telegiornali, sentivo la necessità di una mia presenza. Dopo alcuni giorni questa sensazione è cambiata ed alla fine volevo che il tutto durasse almeno una settimana in più. Rovereto è stato per me un fondamentale momento di confronto, non solo con i palestinesi ma anche con gli israeliani e gli irlandesi”. A sinistra: Derry, Irlanda del Nord. Murales in memoria della lotta per i diritti civili. In basso: Downtown Derry. William Street, 1972. (Foto William L. Rukeyser) Per maggiori informazioni sulle attività dell’UNIP rivolgersi all’indirizzo mailto: [email protected]. H3 L awrence McKeown, uno dei relatori del corso “Trasformare le società lacerate dai conflitti. Lezioni da Palestina, Israele ed Irlanda del Nord”, è stato detenuto per associazionismo all’IRA dal 1976 al 1992. A volte riesce difficile riuscire a comprendere cosa possa significare un’esperienza di quel tipo. Lawrence ci ha aiutato a farlo scrivendo la sceneggiatura di un film molto intenso titolato H3, nome del ramo del carcere di Long Kesh dove venivano rinchiusi i repubblicani più decisi ad opporsi alla repressione inglese. Il film evidenzia la vita e le proteste intraprese dai detenuti repubblicani al fine di ottenere lo status di prigionieri po- litici. Tra queste lo sciopero della fame iniziato nel 1981 durante il quale morirono dieci detenuti, tra i quali Bobby Sands, uno dei leader di quella protesta. Anche Lawrence vi prese parte. Entrò in coma e successivamente la sua famiglia sottoscrisse l’autorizzazione che gli permise di ricevere cure mediche. Anche queste proteste e la progressiva consapevolezza della necessità di passare dalla lotta armata ad una lotta politica ha fatto sì che nel 1998, con la firma degli accordi di pace del venerdì santo, l’Irlanda del nord potesse iniziare ad incamminarsi verso un futuro di pace. 7