Aquileia-Grado

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Aquileia-Grado
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$48,/(,$ considerata dall’Unesco Patrimonio dell’umanità, è un borgo rurale situata in zona bonificata
nell'
immediato retroterra della laguna di Grado, ma anche e soprattutto un centro d'
arte assai suggestivo e di
grandissimo interesse per scavi archeologici e monumenti di epoca romana, paleocristiana e medievale.
Fondata nel 181 a. C. sotto l’impero di Diocleziano, divenne sede del governatore della X regione e del comando
della flotta dell’Alto Adriatico, quale colonia di diritto latino. La città dapprima crebbe quale base militare per
contrastare gli Istri (178-177, 129 a.C.), ma anche per controllare un territorio influenzato da più culture, fra cui i
Gallo-Carni (115 a.C.). Divenne, poi, base per l'
espansione romana verso il Danubio. Da questo ruolo le deriva la
forma quadrilatera che la caratterizza, tipica del presidio militare, divisa dal Cardo e dal Decumano.
Dopo l’editto di Costantino (313 d.C.), il vescovo Teodoro fondò la prima chiesa. Successivamente Aquileia
esercitò una nuova funzione morale e culturale con l'
avvento del Cristianesimo, inizialmente, almeno così si ritiene,
predicato da S. Marco e, in ogni caso, fondato sul martirio (seconda metà del sec. III) di alcuni vescovi quali
Ermagora e Fortunato.
La chiesa si espresse pubblicamente con aule di culto
splendidamente mosaicate. Il vescovo d'
Aquileia crebbe
d'
importanza per la diffusione della dottrina cristiana
(celebri e decisivi furono i suoi interventi per la lotta contro
l'
arianesimo).
Aquileia resistette alle ripetute incursioni di Alarico (401 d.
C.), ma non a quelle di Attila, che la devastò (452 d. C.).
Sopravvissero a questi eventi l'
autorità della Chiesa e il
mito d'
una città ch'
era stata potente, benché ormai
ristretta a Grado, specie dopo l'
occupazione longobarda
(568 d. C.), che divise il territorio politicamente: le coste
andarono ai romano-bizantini, mentre il continente al
ducato del Friuli. Subì l'
occupazione di Venezia che, nel
1420, pose anche fine al suo stato patriarcale. Sul finire
del '
400, la città fu investita da ripetute incursioni turche
contro le quali munì, come fortezza, l'
antico palazzo
patriarcale (originariamente granaio della città romana).
Nel 1509 passò all'
impero e fece parte della contea di
Gorizia. Ceduta all’Austria da Napoleone, ritornò italiana
nel 1915.
La basilica romanica di Aquileia fu eretta per volere del
patriarca Poppone (1021-1031) sul luogo di una basilica
più antica (IV secolo), di cui conservò il vasto mosaico
pavimentale. L'
interno della chiesa venne ricostruito dopo
il crollo del 1348 e decorato nel corso del Rinascimento. Il
campanile, alto 73 metri, sorge sul sito di un'
aula del IV
secolo. La cripta custodisce affreschi bizantineggianti del
XII secolo.
Oggi si possono ammirare anzitutto i bellissimi mosaici
paleocristiani, che costituiscono uno dei più importanti complessi pavimentali a mosaico esistenti, tappa
fondamentale nella storia dell’arte italiana.
Di grande rilievo artistico sono gli affreschi della volta dell’abside, risalenti al sec. XI, e soprattutto quelli della
cripta, importanti per conoscere la storia di Aquileia cristiana dei primi secoli. Da menzionare anche il ciclo di
affreschi di straordinaria bellezza che riportano episodi della vita di San Marco, Sant’Ermagora, scene della
Passione di Cristo e altre figure di martiri di Aquileia. Interessante è, inoltre, il cosiddetto Santo Sepolcro (costruito
nel XII sec. a imitazione di quello di Gerusalemme).
Il tema del mosaico, attraverso immagini simboliche, è il trionfo della vita sulla morte. La più significativa è la lotta
tra un gallo, allegoria divina, ed una tartaruga, rappresentazione del Male. Degne di nota anche le raffigurazioni di
pesci, il cui acrostico in greco antico è la definizione di Cristo Cristo (IKTHYS - "pesce"- , che in greco racchiude
nelle iniziali la frase "Iesus Kristòs Theou Yos Sotér" cioè: "Gesù Cristo, di Dio Figlio, Salvatore”), e di uccelli sui
rami, simboleggianti la vita eterna del Paradiso, così come i ritratti delle stagioni. Nella zona dell’antico presbiterio
si colloca il ciclo del profeta Giona, ingoiato da un mostro marino e rigettato su una spiaggia, simbolo della morte e
resurrezione di Cristo. Tutto intorno si trovano raffigurati diversi animali marini in atteggiamento aggressivo o di
fuga (probabilmente indicano la lotta affrontata dai cristiani per affermare la propria religione) e barche romane
guidate da pescatori, che alludono agli apostoli. Sulla navata destra si può ammirare la rappresentazione di Cristo
quale buon pastore della cristianità, attorniato da animali di specie diverse (gazzelle, cervi, capre, anatre, agnelli),
simboleggianti il gregge mistico, mentre su quella sinistra il Santo Sepolcro, circolare e con un tetto a cono,
riproduzione dell’Anastasis (Resurrezione) di Gerusalemme, attraverso il quale i fedeli potevano accedere al
sepolcro di Gesù.
GRADO presenta un centro storico dal caratteristico e
pittoresco aspetto medievale, con calli anguste e campielli
vivaci, e conserva un complesso di costruzioni paleocristiane
di primaria importanza. A Grado si parla un antico dialetto
veneto.
Grado nacque e visse in relazione e in funzione di
Aquileia di cui fu complemento necessario in senso
urbanistico (primo attracco per il sistema portuale), ma
anche culturale ed ecclesiastico: il castrum, ancora ben
riconoscibile, organizzato nel sec V, raccolse gli Aquileiesi
che vi cercarono rifugio, specie durante l'
incursione degli
Unni di Attila (462) e quella dei Longobardi (568). Dotata di
una struttura urbanistica essenziale, ma funzionale,
dominata dalle basiliche, assicurò ad Aquileia, ai nuovi
ordinamenti civili ed ecclesiastici e alla stessa storia
regionale, possibilità di sopravvivenza e continuità vitale. Il
dedalo di calli e campielli conduce alla piazza dei Patriarchi,
sulla quale svetta, ad esempio, la basilica di S. Eufemia con
il Battistero. Al centro della piazza possiamo ammirare una
colonna appartenuta al quadriportico che precedeva la
facciata della basilica di S. Eufemia.
Antica cattedrale di Grado, la basilica si presenta
attualmente nelle forme che assunse sotto il vescovo Elia, a
cui si deve la sua consacrazione (579 d. C.). Venne eretta in
gran parte con materiale di epoca romana. Include i resti di
una basilica del sec. IV-V d. C.. Ha una semplice facciata a
doppio spiovente (un tempo preceduta da un quadriportico,
di cui sono visibili le fondamenta sul lastricato del sagrato),
con tre ampie finestre nella parte alta, ed é preceduta dal
campanile, che ne copre il portale (eretto verso la metà del
sec. XV e sistemato nel 1960, intonandone il paramento alla facciata). Questo é cuspidato e sormontato da una
statua di S. Michele (l’Anzolo), risalente al 1462. La basilica è suddivisa in tre navate da colonne per la maggior
parte di marmo africano, con capitelli di varie forme; quelli che mal si adattano alle colonne sono di età imperiale.
II tetto è a travature scoperte. Magnifico è il mosaico pavimentale del sec. VI, restaurato nel 1948 (le parti a colori
più tenui sono quelle rifatte); vi predominano forme geometriche e vi figura la caratteristica decorazione
vermicolare.
Sul fianco della basilica, all’altezza dell’abside, si trova il lapidario, ricco di resti romani e paleocristiani radesi, dai
quali è possibile notare il passaggio di stile e di temi dal romano al cristiano. A sinistra della basilica si trova il
battistero, risalente alla seconda metà del V sec, che è a pianta ottagonale e che è stato restaurato nel 1928.
La basilica di S. Maria delle Grazie venne iniziata nel sec. IV-V, rimaneggiata nel VI, trasformata in stile barocco
nel 1640 e restaurata nel 1929, portando in luce le parti dell'
edificio primitivo, situato a un livello più basso. La
piccola costruzione ha una semplice facciata a doppio spiovente, divisa in tre campi e aperta in alto da una trifora;
in origine era preceduta da un atrio.
L’interno è a tre navate, diviso da colonne per la maggior parte di marmo greco, con capitelli bizantini. Nella navata
di destra, ad un livello più basso, si può vedere il mosaico pavimentale della prima chiesa, alla quale risale anche
l’abside centrale.
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