Patrie galere! - Club Plein Air BdS

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Patrie galere!
Europa unita, ma non nei mezzi di trasporto e neppure nel modo di viverli
E
ra un nuovo aeroplano. Così nuovo, che il dubbio che
fosse al suo viaggio inaugurale poteva sembrare fondato. Un fiammante aereo giallo di una compagnia tedesca, nostro primo contatto con la Germania in questo breve
viaggio, è stato il veloce e diretto
mezzo che ci ha portati a Berlino in
una primissima domenica mattina
di inizio luglio. Era un nuovo treno.
Non fiammante come l’aereo, ma a
sufficienza per far capire come sia
possibile conservare con cura le
cose di tutti. E’ stato il nostro ultimo contatto con la supertecnologia
tedesca dei trasporti prima del
rientro nelle “patrie galere”!
E pensare che la volontà di
tornare in treno in Italia c’era tutta
fin dall’organizzazione del nostro
viaggio: era nelle nostre intenzioni
attraversare la Baviera, le Alpi e il
Tirolo intero, per ammirare con
calma tutto il magnifico paesaggio
naturale di queste regioni e, soprattutto, ci piaceva l’idea
di essere liberi da obblighi
di date, orari e prenotazioni. Il ritorno a casa è stato
inizialmente scandito dal
leggero fruscio di una freccia d’argento sulle rotaie
della linea Berlino-Monaco:
alcune ore di treno piacevolmente trascorse su un
moderno intercity con arredamento aeronautico e
tanto spazio a disposizione
e, oltre alle prese di corrente in dotazione ad ogni
poltrona, grandi tavoli, un
bel bar e sfavillanti bagni in
alluminio con wc nautico
(che è come dire: la toilette è utilizzabile anche in
stazione…). E ancora grandi porte
a vetri ad apertura automatica, e
quindi del tutto prive di impronte
digitali, e display che informavano
sulle distanze tra le stazioni, sui
tempi residui di percorrenza e sulla
velocità di marcia in tempo reale:
200 km orari e non un sussulto.
Il giorno successivo, nella
continuazione del nostro viaggio di
rientro, siamo saliti a bordo del
treno Michelangelo delle ferrovie
italiane, che collega Monaco a Roma. Non è per esterofilia e neppu-
re per la nostra tipica e italica necessità di lamentarci, ma è stato
impossibile non recriminare notando l’evidente differenza del mezzo
meccanico trovato sui binari, rispetto a quello del giorno precedente: si trattava infatti di un tradizionale convoglio ferroviario di II
classe,
dotato
di
una
nonsopprimibile aria condizionata che
stonava con i 13 gradi mattutini di
Monaco di Baviera e che, però, era
l’unica cosa funzionante in un treno privo di tutto, anche delle più
elementari norme igieniche.
Troppo stridenti i paragoni
con il lindo e funzionale treno del
giorno precedente: poltrone sporche in vagoni vetusti e imbrattati,
con inutili federe di protezione assai segnate dall’unto che perfezionavano l’evidente sporcizia. Nella
“ritirata” (così la chiamano…), già
approssimativamente pulita ancor
prima della partenza, un rotolo di
carta igienica tenuto da un filo di
ferro era l’unico accessorio a di-
In treno verso Monaco di Baviera
sposizione dei viaggiatori, mentre
il debole flusso d’acqua disponibile
era già pesantemente impregnato
del tipico e sgradevole olezzo di
disinfettante. Troppo grave è stato
il senso di inadeguatezza (e anche
di grande vergogna) che tutto ciò
trasmetteva, specialmente nei confronti di chi, non connazionale, fosse a bordo di quel treno.
Ma non è ancora finita. Il
viaggio verso la Sicilia è proseguito
a bordo del treno 1991, il “Mongibello” dai servizi già impraticabili a
Modena, luogo dove siamo saliti a
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notte fonda, con mancanza d’aria
condizionata e interi vagoni senza
luce, a cui si sono sommati tutti gli
atavici e peggiori vizi di cui noi,
gente del sud, non riusciamo assolutamente a liberarci.
E in un momento di perplessità, al risveglio in un treno di
cui vorrei immaginaste appena
l’odore, alla vista di un signore con
la barba non rasata, che indossava
su un bermuda di taglia 3XL
un’aderente canottiera nera segnata da evidenti aloni di sudore, mio
figlio quindicenne non è riuscito a
trattenersi dal dire, con tono intristito e deluso: “ma perché dobbiamo essere così squallidi?”. Ho
risposto con dolore che probabilmente la dignità e il decoro non
appartengono a questa terra e che
spesso a questi valori si tende a
non far superare il metro scarso di
spazio che ci circonda.
Carlo Levi scrisse che “Cristo si è fermato a Eboli”: penso sarebbe stata certamente d’accordo
la bella signora bionda sui
40 anni dai tratti nordeuropei, che nel tragitto tra
Messina
e
Palermo,
nell’inutile ricerca di una
toilette appena praticabile,
si aggirava per i vagoni
con un’evidente espressione di orrore misto a stupore.
L’espresso
1991
Milano-Palermo è stato recentemente ben definito
come “il treno della vergogna” in un servizio web-tv
del Corriere della Sera, oltre che un “non-luogo, non
abbastanza tutelato dalle
ferrovie, trasformato dalla
gente in un luogo dove la
maleducazione può liberamente
correre sulle rotaie…”.
Al prossimo viaggio, al
contrario di quanto fatto in questa
occasione, ci riserveremo il veloce
volo in aereo per il ritorno: meglio
un rapido e sbrigativo atterraggio
nella realtà conosciuta, piuttosto
che un lento e inenarrabile rientro
nella “normalità”. Bisogna pur sopravvivere ad un piacevole e breve
viaggio d’inizio estate!
G.S.