PRESENTAZIONE DI UNA UNITA` DI APPRENDIMENTO

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PRESENTAZIONE DI UNA UNITA` DI APPRENDIMENTO
PRESENTAZIONE DI UNA UNITA’ DI
APPRENDIMENTO SIGNIFICATIVA
REALIZZATA NEL CORRENTE
ANNO SCOLASTICO
UNITA’ DI APPRENDIMENTO
N° 3
TITOLO: CI VUOLE UN PROGETTO DI VITA
ANNO SCOLASTICO 2005/2006
SCUOLA SECONDARIA DI I GRADO: “FERMI – MANZONI”
DATI
IDENTIFICATIVI
DESTINATARI : ALUNNI CLASSI TERZE
DOCENTI COINVOLTI:
INSEGNANTE DI I.R.C.( Zaccarini Maria Olga )
TESTIMONI ( suor Alice, Padri di Nazareth, Rita Coruzzi, Lucia
Gianferrari )
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RIFERIMENTI AI DOCUMENTI
PECUP
NAZIONALI
EDUCAZIONE ALLA CONVIVENZA CIVILE
OSA
IRC PER LA CLASSE TERZA
PECUP
L’alunno sa:
• Esprimere un personale modo di essere e proporlo agli altri;
• Riflettere su se stesso e gestire il proprio processo di crescita, anche chiedendo aiuto, quando
occorre;
• maturare il senso del bello;
• conferire senso alla vita.
Identità
a) Conoscenza di sé.
b) Relazione con gli altri.
Convivenza civile
Il ragazzo è consapevole di essere titolare di diritti, ma anche di essere soggetto a doveri per
lo sviluppo qualitativo della convivenza civile.
Si comporta…..in modo da rispettare gli altri,
……………….
SINTESI
* avere gli strumenti di giudizio sufficienti per valutare se stessi, le proprie azioni, i fatti e i
comportamenti individuali, umani e sociali degli altri, alla luce di parametri derivati dai grandi
valori spirituali che ispirano la convivenza civile;
* avvertire interiormente, sulla base della coscienza personale, la differenza tra il bene e il male
ed essere in grado, perciò, di orientarsi di conseguenza nelle scelte di vita e nei comportamenti
sociali e civili;
* essere disponibili al rapporto di collaborazione con gli altri, per contribuire con il proprio
apporto personale alla realizzazione di una società migliore;
* avere consapevolezza, sia pure adeguata all’età, delle proprie capacità e riuscire, sulla base di
esse, a immaginare e progettare il proprio futuro, predisponendosi a gettarne le basi con
appropriate assunzioni di responsabilità;
* porsi le grandi domande sul mondo, sulle cose, su di sé e sugli altri, sul destino di ogni realtà,
nel tentativo di trovare un senso che dia loro unità e giustificazione, consapevoli tuttavia dei
propri limiti di fronte alla complessità e all’ampiezza dei problemi sollevati.
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OSA
Obiettivi specifici di apprendimento
OSA PER L’EDUCAZIONE ALLA CONVIVENZA CIVILE
EDUCAZIONE ALL’AFFETTIVITA’
-
Testi letterari e non che affrontino il problema della conoscenza di sé, dell’autostima, della ricerca
dell’identità propria del periodo preadolescenziale.
Approfondire la conoscenza e l’accettazione di sé, rafforzando l’autostima, anche apprendendo dai
propri errori.
Riconoscere attività e atteggiamenti che sottolineano nelle relazioni
Interpersonali gli aspetti affettivi e ne facilitano la corretta comunicazione.
OSA DELL’IRC PER LA CLASSE TERZA
CONOSCENZE
- La fede, alleanza tra Dio e l'uomo,
vocazione e progetto di vita
ABILITA’
· Individuare nelle testimonianze di vita evangelica,
anche attuali, scelte di libertà per un proprio progetto
di vita
- Il decalogo, il comandamento nuovo di Gesù · Descrivere l'insegnamento cristiano sui rapporti
e le beatitudini nella vita dei cristiani
interpersonali, l'affettività e la sessualità
· Motivare le risposte del cristianesimo ai problemi
della società di oggi
· Confrontare criticamente comportamenti e aspetti
della cultura attuale con la proposta cristiana
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D’ISTITUTO
POF ( Piano dell’Offerta Formativa )dell’Istituto
Comprensivo “ Fermi – Manzoni “
POF
Premessa al POF
”… la scuola deve anticipare il futuro se vuole preparare cittadini consapevoli del loro ruolo
all’interno della società in cui vivono e contemporaneamente aperti alle sollecitazioni esterne e alla
situazioni mutevoli della società che cambia. Identità e sicurezze permangono se la scuola mantiene
come principale finalità educativa l’educazione ai seguenti valori:
- …valore della collaborazione
- accettazione e rispetto di sé e degli altri
- valore della tolleranza e solidarietà
- promozione dello spirito critico…
……la scuola sostiene l’alunno nella progressiva conquista dell’autonomia di giudizio, nelle scelte,
nell’assunzione di impegni e responsabilità e lo guida nel suo inserimento nel mondo delle relazioni
interpersonali.”
Finalità educative d’istituto
1) SCUOLA COME LUOGO EDUCATIVO DI SVILUPPO
“…- sviluppo del senso di responsabilità, di rispetto e di collaborazione
- sviluppo del senso di responsabilità e autonomia attraverso l’azione diretta, la riflessione, il
lavoro individuale e di gruppo ”
2) SCUOLA COME LUOGO DI SOCIALIZZAZIONE E COMUNICAZIONE
“ - assunzione di responsabilità personali..
- acquisizione di un corretto atteggiamento verso gli esseri viventi e l’ambiente naturale…”
Prima finalità educativo – didattica: Educare:
- Educazione ai valori
- Educazione alla convivenza
“ educazione ai valori – progetto di vita “
“ educazione alla mondialità ”
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BISOGNI / INTERESSI / POTENZIALITA’
BISOGNI:
-
Conoscere i valori veri e non illusori
Bisogno di modelli di riferimento, per “ costruire” il proprio personale progetto di vita
Incapacità da parte di molti alunni di distinguere tra: - bene e male, - momenti opportuni o no, tentazioni o proposte positive, - lecito e non lecito, ….
INTERESSI / POTENZIALITA’:
-
Desiderio di conoscere esperienze diverse da quelle proposte normalmente dai mass-media
Capacità dei giovani di accogliere
Capacità dei giovani di mettersi in gioco e confrontarsi
OBIETTIVI FORMATIVI
L’alunno dovrà essere in grado di:
* riconoscere e valutare i valori che sono alla base dell’esistenza
* riconoscere, suddividere in positive e negative e criticare le proposte che vengono offerte:
- dalla società
- dai testimoni che hanno conosciuto ( sapendo anche ricercare i valori che gli stessi vivono )
- dalle esperienze riportate o ricercate dai giornali, cronaca, internet…..
* porre le basi per individuare e cominciare a realizzare un proprio personale progetto di vita.
COMPETENZE IN USCITA
-
Riconoscere il valore della propria e altrui vita
Identificare e classificare i progetti di vita sia negativi che positivi e i Comandamenti di
riferimento
Riconoscere i valori positivi portanti su cui porre le basi per costruire un proprio progetto di vita
CONTENUTI DI RIFERIMENTO
-
I Comandamenti
Schede e testi forniti dall’insegnante ( riportati in allegato )
Testi tratti dal libro in adozione
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FASI DI LAVORO
METODI
( strategie didattiche e scelte
organizzative )
-
Brainstorming
Giochi di interazione
Lettura e riflessione su testi
Cartelloni elaborati da
gruppi
Momenti guidati di
riflessione
Esposizione di una
esperienza e successiva
discussione
STRUMENTI
-
Testi dati dall’insegnante o
portati dai ragazzi
Computer
giornali e riviste
TEMPI
PERIODO
Febbraio- maggio, ma in realtà
tutto l’anno in quanto i
testimoni sono venuti in tempi
diversi:
- suor Alice ( ottobre )
- padri di Nazareth
( febbraio e maggio )
- Rita Coruzzi ( marzo )
- Lucia Gianferrari
( maggio )
- attività sulla globalizzazione
e povertà ( marzo )
ORE
- con l’insegnante di
I.R.C. : 12- 13 ore
-
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con i testimoni: 5 ore
ATTIVITA’
1) Gioco di interazione “verso nuovi approdi”: vengono elencati alla lavagna 14 valori. I ragazzi,
individualmente, devono classificarli, in base alla loro opinione dal più al meno importante per
se’.
Successivamente vengono costituiti gruppi di 5-6 persone: ogni gruppo deve riclassificare i valori
dal più importante a quello meno importante ( è la fase più interessante dal mio punto di vista,
poiché i ragazzi sono costretti a confrontarsi, trovare un accordo: normalmente sono discussioni
molto costruttive ).
Poi i valori vengono messi all’asta ( ci si immagina di dover fondare una nuova civiltà sui valori
acquistati ). ( viene dato un ipotetico bagget, non superabile ).
Infine la discussione con l’intera classe verte sulla ricerca di quale gruppo sia riuscito ad
acquistare i valori autentici.
( anche quest’anno i valori più “gettonati” sono stati: amore, fede, amicizia, vita familiare
serena, salute ).
2) Brainstorming sui valori: dopo aver individuato alla lavagna le varie definizioni di valori, si è
passati alla successiva discussione su quelli che si ritengono veramente indispensabili.
3) l’insieme dei valori serve per costruire un Progetto di vita. Per capire cosa sia un progetto di vita
e quali progetti vengano proposti dalla società, vengono date schede adeguate.
4) si passa all’esame di progetti di vita negativi. Poiché il tempo a disposizione è poco, dopo una
prima “carellata” su tutti i progetti, ogni classe sceglie di approfondirne due( l’esame dei progetto
scelto prevede l’uso della tecnica del brainstorming, vengono fornite schede, si esamina il
materiale che i ragazzi stessi hanno prodotto, sia con ricerca dai giornali, che da internet;
si discute ) ( si allegano le schede presentate dall’insegnante )
5) si esaminano anche i progetti di vita positivi.
6) Nel frattempo ogni classe incontra i testimoni: la loro presenza non è perfettamente sincronizzata
con le lezioni, perché alcuni di questi provengono da fuori Reggio:
• suor Alice: attraverso canti e filmati ha fatto conoscere non solo ai ragazzi delle classi terze,
ma a tutta la scuola, la realtà dell’Educandario di San Josè, in Brasile, al quale la nostra scuola,
da anni, invia un contributo. Hanno imparato che la solidarietà porta frutto, che ci sono
persone che dedicano la loro vita con gioia a chi non possiede niente.
• Rita Coruzzi: ha insegnato loro che anche quando la vita sembra esserti preclusa da malattie o
handicap, puoi trovare in te stesso e nella fede la ragione, la gioia e la capacità di realizzarti.
• Lucia Gianferrari: hanno toccato con mano come anche oggi persone giovani siano in grado di
realizzare qualcosa di utile per gli emarginati e come tutti possiamo contribuire a migliorare la
vita di persone più sfortunate.
• Attività del “ Granello di senape” sulla globalizzazione e povertà. Attraverso giochi e
successive discussioni, hanno concretamente “ sperimentato” cosa sia la globalizzazione, come
si può gestire e cosa si potrebbe fare nel nostro “piccolo” per migliorare il mondo;
• Padri di Nazareth: attraverso il linguaggio musicale, gli slogan e la narrazione, hanno
trasmesso ai ragazzi il valore, la bellezza e importanza della vita , la necessità di non buttarla e
sprecarla inutilmente.
7)
A seguito del primo incontro con i Padri di Nazareth, ( febbraio ) si è costruito un cartellone in
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quasi tutte le classi con il titolo: ”in questo mondo, vogliamo essere gocce d’acqua pulita” ; la
cronaca nera dei nostri giorni, deve essere coperta con gocce d’acqua rappresentanti ognuna
una buona azione fatta dal singolo ragazzo. Si allega una foto di un cartellone ( l’iniziativa,
per la verità, ha avuto maggior successo presso le prime e seconde classi, rispetto alle classi
terze, “frenate” dal dover rendere pubbliche con le gocce le proprie buone azioni )
CONTROLLO DEGLI APPRENDIMENTI
PROVE DI VERIFICA
VERIFICHE INTERMEDIE:
1) Dopo il gioco di interazione, alcune domande e commento personale sul gioco e sul suo esito.
2) A conclusione del brainstorming sui valori, viene proposta l’attività della “piramide di vita”: i
ragazzi devono disegnare una piramide e nei mattoni inserire i valori su cui pensano debba basarsi
la propria vita ( occorre farli arrivare a capire che i più importanti sono alla base e non in alto ),
motivando la scelta fatta.
3) Dopo ogni progetto di vita negativo presentato, si verifica con domande a risposta aperta ( sono
diverse da classe a classe, perché dipendono da come si è sviluppato l’argomento )
4) Dopo ogni incontro con i testimoni, i ragazzi rispondono a domande specifiche.
VERIFICA FINALE
- Questionario globale sui valori e progetto di vita ( si allega)
EVENTUALI OSSERVAZIONI
Dai dati forniti dalla correzione dei questionari finali, emerge che gli incontri con i testimoni sono
piaciuti:
- Il punteggio dato dai ragazzi è il massimo per ogni esperienza
- Non si è trattato di “teoria”, ma di vita vissuta;
- La “novità” attira più l’attenzione rispetto alla “solita lezione”;
- Il coinvolgimento attraverso il gioco e la narrazione di esperienze concrete, sono più incisive e
lasciano un ricordo più vivo;
- Si è parlato un linguaggio ( es. padri di Nazareth ) più vicino ai giovani.
Questo mi porta a riflettere sul nostro modo di comunicare, spesso “ classico”, forse più completo, ma
certamente lontano dall’odierna sensibilità giovanile.
Ho inoltre rilevato come i ragazzi abbiano bisogno di confrontarsi, di avere modelli positivi, di avere
chiari punti di riferimento, di capire cosa è oggettivamente male e cosa è bene, di trovare qualcuno
che sappia ascoltarli e offrire loro delle soluzioni, che li faccia innamorare della vita e delle
responsabilità ad essa legate.
Abbiamo forse bisogno di essere più incisivi nei nostri messaggi e, probabilmente, dovremmo fare
maggiormente ricorso a metodologie e strumenti più “moderni”.
Devo inoltre osservare come molti colleghi abbiano recepito le osservazioni sopra esposte e nessuno
abbia mai avuto da ridire neppure quando tali incontri portavano via proprie ore.
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SCHEDA 1
COSA E’ UN PROGETTO DI VITA
La vita è come una corsa. Chi non sa dove andare, certamente non vince la corsa.
Chi non ha un traguardo da raggiungere, certamente non si mette a correre.
L’IDEALE è appunto il traguardo che si vuole raggiungere nella vita: quello che
si vuole diventare per riuscire. Senza un ideale la vita è un fallimento sicuro.
IL PROGETTO DI VITA E’ UN PROGRAMMA DA REALIZZARE: un
insieme di valori, cioè di cose che valgono, che contano, che hanno un’importanza
decisiva per la nostra vita.
Non è soltanto la riuscita a scuola, il divertimento, la promozione.
E’ QUALCOSA DI PIÙ IMPORTANTE, CHE COINVOLGE TUTTA LA VITA.
La scuola, il lavoro, la professione o il mestiere sono solo le tappe del progetto di vita.
IL PROGETTO DI VITA E’ L’ORIENTAMENTO CHE SI VUOLE DARE ALLA
PROPRIA ESISTENZA, L’ASSE CENTRALE DELLE NOSTRE SCELTE, IL
SENSO ULTIMO DELLA VITA.
E’ qualcosa che dura oggi e domani: che sta in fondo e alla radice dei piccoli progetti di
ogni giorno. Per questo il progetto di vita diventa decisivo per la riuscita o il fallimento.
Fare un progetto vuol dire fare delle scelte.
Fare delle scelte significa prendere alcune cose e lasciarne altre.
Scegliere vuol dire che ogni scelta comporta dei costi e dei ricavi.
( es. : chi progetta di costruire una casa in campagna, avrà l’aria pulita e il silenzio, ma
avrà gli insetti dentro casa e i negozi lontani; chi progetta di costruire la propria casa
in città, non vedrà una mosca nemmeno con il binocolo e avrà i negozi sotto casa, però
avrà il rumore delle macchine e l’aria inquinata. E così via… )
NON AVERE UN PROGETTO DI VITA SIGNIFIC A:
- vivere alla giornata
- non avere un punto di riferimento per le scelte quotidiane
- essere in preda alla tristezza e alla noia
- essere votati all’insuccesso.
AVERE UN PROGETTO DI VITA SIGNIFICA:
- essere proiettati verso il futuro
- avere un orientamento sicuro e costante
- avere la forza per superare le difficoltà
- dare un senso alla propria vita.
Ma il progetto di vita non è qualcosa di già fatto: SI COSTRUISCE GIORNO PER
GIORNO, perché ogni giorno conosciamo meglio noi stessi e il mondo che ci circonda.
Perciò il progetto di vita si modifica, si chiarisce, si costruisce.
Nessuno però può fare il cammino da solo, c’è bisogno di un punto di riferimento per
dare una meta alla nostra vita.
Chi ci può offrire questo punto di riferimento?
Quali sono le proposte che ci vengono offerte?
Quali sono i “maestri” di vita?
Sono tutti da ascoltare?
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PROGETTO DI VITA EDONISTICO
QUANDO IL DIVERTIMENTO DIVENTA BALDORIA
Ho 16 anni, mi trovo bene in famiglia, studio con impegno e risultati discreti, sto bene con quelli della mia età, e
do una mano in parrocchia a servizio dei ragazzi più piccoli di me. Insomma, le mie giornate sono abbastanza
piene e serene. Allora, qual è il problema? Alcuni miei amici e amiche, che hanno sempre sulla bocca la frase: Sono giovane e mi voglio divertire!-, mi guardano come se fossi una bestia rara. Non ho capito se lo fanno
perché prendo la scuola sul serio, perché mi impegno in parrocchia, perché non faccio le ore piccole in discoteca, perché non vado tutto il giorno a caccia di ragazze. Qualche volta mi domando se sono normale o
sbagliato. E se non fossero normali loro? lo li vedo sempre in ansia, mentre io, tutto sommato, sto bene. Ma cosa
significa che uno è giovane e si deve divertire?"
Eh si, questa affermazione: "Sono giovane e mi voglio divertire!" me la sono sentita dire migliaia di volte
anch'io e soprattutto da coloro che, nonostante cerchino di farlo disperatamente, non riescono a divertirsi.
Come spiegare questo strano fenomeno? Pensa e ripensa, sono arrivato a certe conclusioni che provo ad
illustrare nel modo più semplice e schematico possibile.
Cos’è il divertimento.
Il vocabolario definisce il divertimento così : "Tutto ciò che può servire a sollevare l'animo dalle cure quotidiane,
dalle fatiche del lavoro, dalle preoccupazioni". Se il divertimento è questo - ed io credo proprio che sia questo! -,
ecco spiegato l'interrogativo assillante: come mai tanti giovani non riescono a divertirsi? Semplice: perché non
hanno cure quotidiane, fatiche del lavoro, preoccupazioni da cui sollevare l'animo.
Ed ecco a voi l'enorme schiera di quelli che continuano a ripetere: "Qui non si sa mai cosa fare!", "In questa città
non c'è niente!", "Qui uno rischia di morire di noia!", "Con i pochi soldi che ho, come faccio a divertirmi?", e via
discorrendo.
Il divertimento è a portata di mano
Dall'altra parte della strada, c'è l'altra grande schiera • è la più grande, nonostante le apparenze di coloro che non
sentono tutta questa smania di divertimento, per il semplice motivo che si divertono senza andare a cercare troppo
lontano.
Siccome sono stati sui libri a studiare, gli basta uscire a fare una passeggiata che gli pare di toccare il cielo con un
dito. Siccome si sono presi a cuore i problemi della propria formazione, della famiglia, del quartiere, della
parrocchia, gli basta incontrare il sorriso di un amico che già si sentono sollevati. Siccome prendono tutto sul seno: i
rapporti con se stessi, con le altre persone, con l'ambiente, con... la vita insomma, gli bastano quattro risate, una
capatina al bar, una pizza in compagnia, un film, un amico con la barzelletta sempre in canna, che già sono pronti a
ricominciare da capo. Chi affronta la fatica di una gita in montagna racconta per mesi quanto gli ha dato gusto un
panino con la mortadella e una sorsata di acqua fresca. Chi passa da un pranzo lauto all'altro finisce per gustare
soltanto... le pillole che gli portano via l'acidità dallo stomaco.
La baldoria
E adesso arriva un'altra considerazione molto importante: il divertimento non è qualcosa che si può comperare: è
un'azione della persona. Vuoi dire che ognuno di noi ha dentro di sé la capacità di "divertirsi", di fare qualcosa di
diverso per sollevarsi dalla fatica, dalle preoccupazioni:, dalla stanchezza. Se uno rinuncia a questa capacità, affoga
in un mare di guai. Tutto quello che gli offre il grande "divertimentificio" che è la società dei consumi, in poco
tempo diventa fatica, peso, preoccupazione. Ed ecco allora le bande di disperati da divertimento: alle 16 cercano un
divertimento per "divertirsi" dal divertimento delle 14. Alle 18 vagano con la lingua di fuori per tirarsi su dal
divertimento delle 16. Alle 20 non ne possono più se non trovano un "divertimento" che gli faccia dimenticare la
noia di quello delle 18. Alle 5 della mattina sono ancora in cerca di un divertimento "che li diverta sul serio". E
intanto pensano con ansia al sabato e alla domenica: "Allora si che ci divertiremo!". Al lunedì sono talmente
stremati che non hanno più voglia di fare niente.
È a questo punto che guardano al vicino di banco, che se ne sta calmo e tranquillo senza "ansia da divertimento"
addosso, e sentenziano: "Sono giovane e ho diritto di divertirmi!". In realtà vorrebbero dire: "Nessuno mi nega il
diritto di divertirmi, ma la tragedia è - disperazione! - che non ho la capacità di farlo".
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Esagerato!!!
Vi sembra esagerato questo discorso?
Travestitevi da investigatori privati e mettetevi sulle tracce di qualche vostro amico affetto da "ansia da
divertimento" e controllate. Se poi foste voi a soffrire di questa ansia?
Credo proprio che ormai la medicina la saprete trovare da soli..
Tonino Lasconl
LA CASTITA’
Viene spesso confusa con verginità.
= VIRTU’ = è la disposizione abituale e ferma a fare il BENE
= realizzarsi come persone che tendono al bene
= bene che consente di realizzarsi secondo il PROGETTO DI DIO
= E’ LA VIRTU’ DI CHI HA IMPARATO AD AMARE, IN QUALUNQUE FORMA, L’ALTRO.
= DONO CHE APPARTIENE A TUTTI, PERCHE’ ESPRIME UN ATTEGGIAMENTO PROFONDO VERSO
LA SESSUALITA’, COMPRENDENDOLA IN MODO PIENO.
= QUALCOSA CHE COINVOLGE TUTTA LA PERSONA E LA ACCOMPAGNA PER TUTTA LA VITA
= E’ UN MODO DI RAPPORTARSI, DI ENTRARE IN RAPPORTO CON GLI ALTRI E INFLUISCE SULLA
VISIONE GLOBALE CHE SI HA DELLA VITA
= E’ UNA FORMA DI LIBERTA’ DALLA LOGICA DEL GUADAGNO PERCHE’ CI AIUTA A CAPIRE
CHE CIO’ CHE VERAMENTE VALE NON APPARTIENE A QUESTO MONDO E NON SI PUO’ NE’
COMPRARE, NE’ CONQUISTARE, PERCHE’ CIO’ CHE VALE E’ DIO. CI AIUTA A LIBERARCI
DALL’ATTACCAMENTO A TUTTO CIO’ CHE E’ TERRENO.
= CAPACITA' DI ASSUMERE LA SESSUALITA', DI VIVERLA COME UN DONO E DI ORIENTARLA
PROGRESSIVAMENTE AL DONO DI SE'
= ENERGIA SPIRITUALE CHE LIBERA L'AMORE DALL'EGOISMO E DALL'AGGRESSIVITA'
=
"
"
"
AIUTA L'UOMO AD AMARE IN MODO AUTENTICO
= FORZA INTERIORE CHE PERMETTE A CIASCUNO DI AMARE L'ALTRO/A SENZA
TRASFORMARLO/A IN UN OGGETTO DI GODIMENTO EGOISTICO
= E’ LA SCELTA DI CAMMINARE VERSO L’AMORE VERO, CIOE’ VERSO LA CAPACITA’
PROFONDA DEL DONO TOTALE DI SE’, SENZA DIVISIONI INTERIORI, SENZA COMPROMISSIONI
O DIMINUZIONI ( dal Catechismo dei Giovani 2 )
L’UOMO E / O LA DONNA, IL RAGAZZO E / O LA RAGAZZA CASTI SONO COLORO CHE HANNO
COMPRESO IL SENSO PIU’ PROFONDO DELLA PROPRIA VITA SESSUALE, CHE E’ LA RELAZIONE
D’AMORE VERSO L’ALTRO / L’ALTRO.
COSA FA LA CASTITA'
1 ) EDUCA AL DONO DI SE' :
A - IMPARARE AD ACCORGERSI DELL'ALTRO
B"
A SERVIRSI RECIPROCAMENTE
C"
A METTERSI AL POSTO DELL'ALTRO ( empatia )
2 ) EDUCA AL DOMINIO DI SE'
A - EVITARE LE OCCASIONI DI MALE
B - SUPERARE GLI IMPULSI ISTINTIVI DELLA PROPRIA PERSONA
C - CONSERVARE L'INTEGRITA' DELLA PERSONA
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3 ) AIUTA A PASSARE DALLE SENSAZIONI - EMOZIONI ALL'AFFETTO - AMORE
4 ) TENDE AD UNIRE LE PERSONE NEL RISPETTO RECIPROCO
5 ) PRODUCE FELICITA'
6 ) FAVORISCE LA COSTRUZIONE DI UN "NOI " FONDATO SULLA ROCCIA
LA VITA PER BENE
E' il progetto di chi vuol costruire una società più giusta dove tutti possano vivere senza
oppressioni, sfruttamenti, ingiustizie, diseguaglianze.
Idea fondamentale: la vita è bella, ma è anche dura e difficile. Con l'impegno di tutti si può
migliorare.
Orizzonte: è quaggiù. Il pensare a “un'altra vita” che nessuno ha mai visto, come suggerisce la fede,
può portare fuori strada, togliere preziose energie a “ questa “ vita. Il vero paradiso lo
costruiamo quaggiù, senza sperare in qualcosa dal quale nessuno è tornato.
Morale: è bene tutto ciò che contribuisce a migliorare le condizioni economiche, sociali, culturali
della gente. E' male tutto ciò che disturba l'armonia della vita sociale, che crea situazioni di
sofferenza e ingiustizia.
Non esiste una morale " superiore " alla volontà dell'uomo. La prostituzione,
l’omosessualità, la pornografia, l'aborto, il divorzio, sono fenomeni da regolare con leggi
decise dalla maggioranza. In quello che cade sotto la legge, ognuno è libero di comportarsi
come crede.
La preoccupazione principale: ottenere per se' e per gli altri una vita il più' possibile sicura
economicamente, stimata, senza ingiustizie, sfruttamenti e
disuguaglianze. Darsi da fare perché ogni essere umano si senta
contento di vivere.
Gli altri: sono esseri umani come noi, senza differenze sociali, di razza, cultura, età….
Gli operatori: tutti coloro che in ogni ambiente sono disposti a rimboccarsi le maniche per migliorare
le condizioni di vita propria e degli altri.
Frase fissa: “ se vuoi che la vita migliori, datti da fare! “
I “nemici”: 1) coloro che se ne infischiano di tutto, sembrano felici e predicano che impegnarsi è da
fessi: “ Ci deve pensare il Governo! “ ( a coloro che si impegnano fanno sorgere la
domanda: “ ma chi me lo fa fare di impegnarmi ? “ )
2) coloro che , pur avendo raggiunto tutti i beni materiali ( casa, lavoro, soldi…) sentono
che manca sempre qualcosa, sono sull’orlo della felicità, ma non la raggiungono mai
veramente ( fanno venire la voglia di dire: “ ma sarà davvero vero che su questa terra
si può essere felici?” )
3) coloro che credono che l’uomo non possa accontentarsi di cercare solo il progresso
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materiale, ma che abbia bisogno di “qualcosa di più” per raggiungere la vera felicità.
QUANDO LA NATURA SI CONFONDE
L’OMOSESSUALITA’
IL MERAVIGLIOSO MECCANISMO
Quando la vita sboccia nel grembo materno, nei primi giorni, esternamente siamo tutti femmine. Soltanto dopo alcune
settimane incomincia la differenziazione sessuale. In questo complicatissimo e meraviglioso processo, per cause non
ancora ben conosciute, talvolta qualcosa si inceppa e la natura confonde le carte. Si hanno così delle persone con gli organi
sessuali non perfettamente differenziati o con una produzione di ormoni maschili e femminili non equilibrata. Questi casi
di omosessualità " organica " non sono numerosi e si spera che chirurgia e medicina possano pian piano risolverli.
Più frequente è invece l'omosessualità di tipo " psicologico " che deriverebbe da qualcosa che non va per il verso giusto
nei primissimi anni di vita quando il bambino assorbe la realtà che lo circonda senza poterla giudicare o criticare. Può
succedere che , per svariati motivi, un maschietto senta la madre come una persona importante, quella che conta, mentre il
padre gli risulti insignificante e assente. In questo caso, inconsciamente, il maschietto rifiuterebbe il sesso maschile del suo
corpo e si identificherebbe con il sesso della madre. Avverrebbe così che persone fisicamente maschili siano
psicologicamente femminili e viceversa. Oltre gli atteggiamenti del corpo, queste persone assumono, dall'altro sesso, anche
lo stimolo sessuale. Così un maschio sarà attratto da un altro maschio e una femmina da un'altra femmina.
Ecco in breve le cause del fenomeno. Ma in questo campo la scienza ha ancora molte cose da chiarire. Da quello che si
conosce, è certa una cosa: bisogna garantire ad ogni bambino che nasce il meglio delle condizioni fisiche, affettive,
psicologiche, in modo che la natura trovi sempre il giusto equilibrio.
LA GRANCASSA DEI MASS MEDIA
Intorno alla omosessualità c'è oggi una curiosità esasperata dovuta alla grancassa che, sul fenomeno, hanno suonato i mass
media. Questi, mentre da una parte hanno fatto un buon servizio informando ( perché tutto quello che esiste va
conosciuto), dall'altra sono stati abbastanza disastrosi quando hanno affrontato l'argomento in modo piccante per alzare
l'indice di ascolto delle trasmissioni. Basti pensare a tutta la serie di filmacci che ridicolizzano gli omosessuali e che
riducono tutti i loro problemi alla questione sessuale.
Si verifica così una crudele contraddizione. Tutti, dagli schermi e dai giornali, si riempiono la bocca di paroloni a favore di
queste persone e " lottano " per la loro libertà sessuale, ma pochi si preoccupano di rispettarle sul serio negli ambienti di
lavoro, per le strade e nella scuola.
QUELLO CHE DICE LA CHIESA
Al di fuori della curiosità morbosa, il problema di fondo è che ogni persona, a prescindere dall'età, dal sesso, dal livello di
cultura, dal suo stato di salute, deve essere amata, rispettata, trattata con cortesia e carità.
Questo dice la Chiesa degli omosessuali e cosa potrebbe dire di più giusto ?
Perché, allora, da tutti i pulpiti, si sente dire che la Chiesa condanna gli omosessuali?
Veniamo al problema " cruciale ": l'omosessuale è attratto da persone dello stesso sesso: questo istinto può essere
soddisfatto oppure no?
Chi ritiene il sesso niente altro che un istinto come il mangiare e il bere, risponde senza incertezze di sì.
La fede cristiana invece ha un'idea molto alta del sesso. Il maschio e la femmina, con le loro diversità sono "
immagine di Dio ". In questa concezione, l'unione tra l'uomo e la donna è un segno dell'amore che Dio ha per
l'uomo e la più alta forma di collaborazione con la sua opera creatrice. E' ovvio che il rapporto tra le due persone dello
stesso sesso non può realizzare niente di tutto questo. Ecco perché la Chiesa chiede all'omosessuale, che accetta
liberamente la fede cristiana, di rinunciare all'atto sessuale.
" Ma allora un omosessuale cosa deve fare " ? urla una mentalità che capisce soltanto ciò che è istintivo, ciò che piace, ciò
che reca una soddisfazione immediata. Un omosessuale che accetta la fede cristiana deve fare tutto quello che ogni
cristiano è chiamato a fare: mettere i propri istinti a servizio di qualcosa di più alto e di più nobile.
Quanti cristiani sacrificano, ogni giorno, l'istinto alla violenza, alla vendetta, alla ricerca del proprio tornaconto, oppure ad
avere una propria famiglia , per dedicarsi al servizio dei più poveri, della pace, degli emarginati, della comunità !!! La fede
cristiana non chiede mai a nessuno di rinunciare soltanto per rinunciare, ma per dare qualcosa di più.
" E se un omosessuale non ci riesce ?"
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Come ogni cristiano che non riesce ad amare un nemico, a dividere le sue ricchezze con i poveri, a perdonare le offese, a
porgere l'altra guancia, l'omosessuale confesserà davanti a Dio e alla Chiesa: " Abbi pietà di me, che sono un peccatore " e,
con l'aiuto di Dio e dei fratelli, ricomincerà da capo.
Chi ha ragione, la Chiesa che dice no, oppure coloro che dicono sì?
Ognuno, nella sua libertà, deve fare la sua scelta. ma, attenti bene, non sempre la felicità vera e duratura sta nelle cose che
soddisfano e piacciono subito. Qualche volta è proprio il caso di ribaltare il proverbio e non avere paura di dire:
" E' meglio la gallina domani che l'uovo oggi " .
don Tonino Lasconi
PROGETTO DI VITA CRISTIANO: MODELLO “ GI CI”
Per questo modello di progetto di vita non si trova un nome preciso da mettere come simbolo. Non perché non ce ne siano, ma perché,
pur essendo tanti, nessuno è capace di essere veramente un modello completo.
Chi ci mettiamo? Don Ciotti che assiste i drogati? E i laici che stanno insieme a lui dove li mettiamo?
Ci mettiamo madre Teresa di Calcutta? E le suore che stanno con lei?
Ci mettiamo Papa Giovanni Paolo II? E i semplici cristiani che vivono la fede con lo stesso impegno?
Ci mettiamo una delle tante famiglie che si prendono in casa bambini handicappati abbandonati da tutti? E tutte le altre che fanno le stesse
identiche cose?
Ci mettiamo fratel Ettore che accoglie i barboni? E tutti gli altri che fanno la stessa cosa?
Allora questo modello lo chiamiamo "Gì CI": le iniziali di Gesù Cristo, ma anche di "Gente Credente", di "Giovani Cristiani", di... fate
voi!
Cosa c'è di diverso?
Vale la pena di darsi da fare per un mondo più giusto se poi, quando meno te l'aspetti, arriva la morte e si finisce tutti ad ingrassare i
vermi?
Gli uomini, sempre e in tutti i luoghi, si sono posti questa domanda. E ad essa hanno risposto in diversi modi:
1. "No, non vale la pena! La vita, dal momento che c'è la morte, è senza senso. Viviamo quindi come meglio ci fa comodo, tanto, dopo,
non c'è niente". Questa è la risposta del progetto di vita individualistico e della vita spericolata.
2. "Meglio non pensarci queste cose! Per adesso pensiamo a divertirci! Dopo, quando saremo vecchi, si vedrà". Questa, oggi, è la risposta
del progetto di vita edonistico e di quello consumistico.
3. "Dopo questa vita non c'è niente. L'importante è costruire il Paradiso su questa terra". Questa è la risposta del progetto di vita
“impegno umano”..
4. "La vita è cosi bella che non può finire cosi: essa deve continuare anche dopo la morte". Questa è la risposta che danno
coloro che credono in Dio.
Vita piena per sempre
Gesù Cristo ha rivelato qualcosa di molto più importante: tutti risorgeremo insieme a lui.
Non soltanto l'anima continuerà a vivere, come pensavano i Greci e i Romani. Non soltanto, dopo, ci sarà qualcosa, ma risorgerà la
nostra carne, cioè il nostro corpo e tutto quello che esso ci permette di vivere: gioie, dolori, speranze, fatiche, amicizia, amore,
rapporti personali, impegno... tutto. L'altra vita non è come una specie di castello incantato, ma è questa nostra vita che diventa "altra",
che sboccia, che arriva al frutto maturo. Questo messaggio è fenomenale, perché dà una carica enorme di entusiasmo. Le giornate di
chi lo accetta diventano un impegno continuo, alla ricerca della vita piena per sé e per tutti. Altro che vita "spericolata"! La vita è un
dono prezioso da tenere in mano con il massimo della responsabilità perché continui oltre la morte: non se ne deve sciupare
nemmeno una briciola. La vita è un dono che tutti gli uomini devono essere in grado di accogliere con gioia e riconoscenza.
Per questo, chi accetta il progetto cristiano non può smettere mai, nemmeno a 120 anni, di impegnarsi per la pace, per la
giustizia, per l'uguaglianza, per il benessere fisico e spirituale di tutti gli uomini.
CARATTERISTICHE PRINCIPALI:
Idea fondamentale: fare del mondo un’unica famiglia di fratelli, portando tutti verso un benessere materiale e spirituale
che anticipi la felicità piena del paradiso.
Orizzonte: la pienezza della vita quaggiù e per sempre.
Morale: è bene tutto ciò che è amore – dono: la capacità di dare agli altri il meglio di sé. E’ male tutto ciò che è egoismo,
cioè la volontà di prendere dagli altri quello che ci fa comodo.
Gli altri: sono nostri fratelli e nostre sorelle in Gesù Cristo e figli dello stesso Padre. Né l’età, né il sesso, né il colore della
pelle, né la differenza di cultura o di condizione sociale, né il fatto che si comportino male o comunque in un
modo diverso da noi può distruggere questa fratellanza di fondo.
I predicatori: apparentemente pochi, ma in realtà sono molti di più di quello che sembra. Sono i “ soliti fessi” cghe in
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ogni ambiente si mettono dalla parte dei più deboli e dei più poveri.
Altoparlanti: i singoli cristiani che testimoniano la fede negli ambienti in cui vivono, i gruppi di ragazzi, giovani, adulti
che agiscono nelle Parrocchie e nei quartieri, le associazioni, la Caritas, le Parrocchie, la Chiesa sparsa un
po’ in tutto il mondo, il Papa, i missionari…..
Frase fissa: “ ogni uomo è mio fratello ! “
I tarli: l’egoismo che sta nel cuore di tutti, anche di chi ha scelto il progetto cristiano.
I “nemici”: - il materialismo ( cioè vedere soltanto l’aspetto materiale delle cose ),
- l’individualismo ( cioè rifiutare l’idea che gli altri siano nostri fratelli , quindi ognuno si occupi solo di se
stesso ),
- il Diavolo ( essere misterioso che in mille modo spinge l’uomo a rifiutare Dio e quindi a distruggere la
fratellanza tra gli uomini )
GOCCE D’ACQUA PULITA
Quando madre Teresa è andata a ritirare il Premio Nobel per la pace, alla premiazione è seguita una
conferenza stampa ed un giornalista le ha chiesto in maniera un po’ tagliente:
Scusi, madre, ma lei adesso, chi crede di essere? Crede forse di riuscire a cambiare il mondo?
Cosa intende fare?
La madre, che era una ‘grande’, senza scomporsi, risponde:
Io non voglio essere niente. Voglio essere solo una piccola goccia di acqua pulita. Tutto qui:
una goccia di acqua pulita!
Ed il giornalista:
Non le sembra un po’ poco per un Premio Nobel?
Ancora la Madre:
Poco? Forse. Ma se anche tu cerchi di essere una piccola goccia di acqua pulita, siamo già in
due. Sei sposato?
Sì.
Allora dillo a tua moglie e siamo già in tre. Hai figli?
Sì, due bambini.
Perfetto: se lo dici anche a loro siamo già cinque gocce di acqua pulita. Poi dillo ai tuoi amici e
scrivici anche qualcosa sopra sul giornale. E vedrai che nel giro di poco siamo un grande
oceano.
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