Cesare - Hoepli Scuola
Transcript
Cesare - Hoepli Scuola
V1_Cesare_B12.qxd 21-04-2011 I C OMMENTARII 10:57 Pagina 1 DE BELLO CIVILI Le cause che spingono alla guerra i nemici [B. C., I, 4] di Cesare Omnibus his resistitur omnibusque oratio consulis, Scipionis, Catonis opponitur. Catonem veteres inimicitiae Caesaris incitant et dolor repulsae. [2] Lentulus aeris alieni magnitudine et spe exercitus ac provinciarum et regum appellandorum largitionibus movetur, seque alterum fore Sullam inter suos gloriatur, ad quem summa imperii redeat. [3] Scipionem eadem spes provinciae atque exercituum impellit, quos se pro necessitudine partiturum cum Pompeio arbitratur, simul iudiciorum metus atque ostentatio sui et adulatio potentium, qui in re publica iudiciisque tum plurimum pollebant. [4] Ipse Pompeius, ab inimicis Caesaris incitatus, et quod neminem dignitate secum exaequari volebat, totum se ab eius amicitia averterat et cum communibus inimicis in gratiam redierat, quorum ipse maximam partem illo adfinitatis tempore iniunxerat Caesari. [5] Simul infamia duarum legionum permotus, quas ab itinere Asiae Syriaeque ad suam potentiam dominatumque converterat, rem ad arma deduci studebat. [1] [1] Omnibus his: alle proposte moderate avanzate da Pisone, da Roscio Fabato e da altri s’oppongono Catone, Lentulo e Scipione, tre importanti esponenti della factio paucorum, della cricca di potenti alla quale Cesare dice di essersi opposto per restituire la libertà al popolo romano; ut se et populum Romanum factione paucorum oppressum in libertatem vindicaret [B.C., I, 22, 5]: un’oppressione intollerabile di un esiguo gruppo di individui che dettano legge, o la violano a seconda dei casi, che impediscono il libero svolgimento delle sedute del Senato, che limitano con intimidazioni la libertà di parola dei patres conscripti, che insomma pretendono di imporre la loro volontà con la prepotenza. Cesare intende segnalare la frattura che s’era aperta tra un pugno di individui e la stragrande maggioranza del popolo romano; come appare pure dal rilievo dato a Omnibus his in posizione forte all’inizio del capitolo e in evidente contrasto con i tre pompeiani. ± resistitur: passivo impersonale. ± omnibusque: la ripetizione e l’impiego di verbi del linguaggio militare (resistitur, opponitur) sottolineano gli abusi compiuti da una minoranza. Nota l’anafora, che enfatizza la durezza dello scontro; il primo omnibus è certamente dativo maschile plurale e si riferisce ai senatori che sostenevano proposte più moderate, mentre il secondo omnibus sembrerebbe più un dativo femminile plurale concordato con un sottinteso orationibus. ± oratio: l’uso del singolare – si parla di discorsi tenuti da Lentulo, Scipione e Catone – fa capire che i contenuti dei tre interventi furono gli stessi. ± dolor repulsae: «il rancore per la sconfitta elettorale»; il riferimento è alla bocciatura elettorale nel 55 a.C., quando con l’appoggio di Cesare fu eletto pretore Vatinio. Catone inoltre non ottenne la candidatura al consolato per il 51 a.C., quando fu battuto da due pompeiani, Marco Claudio Marcello e Servio Sulpicio Rufo. ± resistitur… opponitur: omoteleuto. ± Catonis... Catonem: poliptoto. ± Caesaris: «i vecchi rancori nei confronti di Cesare», genitivo oggettivo. ± repulsae: «l’insuccesso elettorale»; repulsae è un altro genitivo oggettivo. [2] Lentulus: se Catone nutriva motivi di rancore verso Cesare per un insuccesso elettorale, Lentulo invece era mosso da interessi più concreti, dal cumulo dei debiti e dalla speranza di arricchirsi con una disinvolta gestione di un potere militare o con l’amministrazione di qualche ricca provincia. ± aeris alieni magnitudine et spe exercitus: la disposizione chiastica mette ancor più in evidenza le cause reali delle scelte politiche di Lentulo, un uomo che s’era ridotto a causa degli ingenti debiti a vivere di speranze. Copyright © Ulrico Hoepli Editore S.p.A. 2011 1 V1_Cesare_B12.qxd 21-04-2011 10:57 Pagina 2 I C OMMENTARII 2 DE BELLO CIVILI ± inter suos gloriatur: altro aspetto distintivo della personalità di Lentulo è l’attitudine alle bravate. Cesare ce lo presenta come un novello Pirgopolinice che si vantava di ottenere prima o poi il sommo potere: parole che come un marchio indelebile s’incidono sul pompeiano, facendolo apparire agli occhi del lettore del Bellum civile come un fanfarone tronfio e velleitario. ± aeris alieni: l’espressione aes alienum letteralmente significa «il bronzo altrui», ossia il denaro – metonimicamente indicato con la materia di cui era fatto, il bronzo – degli altri; dall’idea del possesso del denaro altrui si passa al significato di “debito”. ± magnitudine… spe… largitionibus: ablativi di causa efficiente uniti con un polisindeto. ± exercitus… provinciarum: genitivi oggettivi. ± regum appellandorum largitionibus: «dai donativi di quelli che aspirano al titolo di re»; regum appellandorum è un costrutto del gerundivo, il genitivo ha valore soggettivo. I personaggi più autorevoli dei territori che si trovavano ai confini delle province romane desideravano l’ambito titolo di rex o di amicus populi Romani concesso dal Senato romano e corrompevano i governatori delle province per assicurarsene l’appoggio. ± se... alterum fore Sullam: proposizione infinitiva oggettiva retta da inter suos gloriatur: «e tra i suoi amici si vanta che sta per diventare un secondo Silla». ± ad quem summa imperii redeat: letteralmente «al quale torni il potere assoluto», mentre con una traduzione più libera: «capace di riavere il potere assoluto»; il congiuntivo si spiega per la natura consecutiva della relativa. [3] Scipionem eadem spes... : un altro noto esponente della factio paucorum. Scipione aveva le stesse aspirazioni di Lentulo, mirava a una provincia e al comando di eserciti, e certo – si capisce dal racconto fortemente tendenzioso – non per l’ambizione di lasciare un segno delle proprie capacità amministrative o militari. Scipione si sentiva forte per la parentela con Pompeo, che ne aveva sposata la figlia Cornelia; era spinto inoltre dal timore di processi (ansie generate dalla prospettiva di probabili ritorsioni o dai rimorsi di una cattiva coscienza?) e soprattutto dalla vanità, dall’ostentatio sui e dall’adulatio potentium. ± impellit: ha per oggetto Scipionem e si riferisce a quattro soggetti: spes, metus, adulatio e ostentatio. ± tum plurimum pollebant: queste parole, con l’avverbio che fa riferimento a un passato ormai remoto, suscitano la piacevole sensazione di uno scampato pericolo, di non vivere più in una Roma dove poche persone spadroneggiavano nella vita politica e nei tribunali, come viene sottolineato anche dall’allitterazione della labiale. ± quos… arbitratur: «che egli ritiene di dividere con Pompeo per il legame della parentela», letteralmente: «che egli ritiene che dividerà»; il pronome relativo è maschile plurale perché concorda con exercituum ed è accusativo perché complemento oggetto retto da partiturum (esse), predicato dell’oggettiva il cui soggetto è il riflessivo se. ± iudiciorum metus: iudiciorum è genitivo oggettivo. ± ostentatio sui et adulatio potentium: «lo sfoggio del proprio potere e l’adulazione dei potenti»; potentium è genitivo soggettivo. ± ostentatio… adulatio: omoteleuto. [4] Ipse Pompeius... : le ragioni che spingevano Pompeo contro Cesare vengono analizzate in uno dei passi più belli e interessanti dell’opera, nel quale colpisce la capacità dell’autore di esprimere con poche parole una grande ricchezza di contenuti. In due periodi viene fuori la personalità di Pompeo, un uomo facilmente influenzabile, vanitoso, incapace di conservare l’antica amicizia con Cesare, di cui tra l’altro era stato genero avendone sposato nel 59 a.C. la figlia Giulia, morta poi cinque anni dopo. Ma c’è di più: Pompeo è pure agitato dai rimorsi della coscienza, per la vergogna delle due legioni strappate a Cesare con il pretesto della minaccia partica e poi, contrariamente agli impegni assunti con il Senato, impiegate ad suam potentiam dominatumque. ± ab inimicis: complemento d’agente. ± incitatus, et quod... volebat: la prima causale, con il participio congiunto, è implicita, la seconda è esplicita: è una variatio, non molto frequente in Cesare; l’indicativo imperfetto indica causa reale. ± neminem dignitate secum exaequari: proposizione infinitiva retta dalla causale quod… volebat: «che nessuno fosse messo alla pari con lui in dignità»; dignitate è ablativo di limitazione. ± totum… averterat: «si era allontanato completamente dalla sua amicizia»; totum è predicativo di se, ab eius amicitia è ablativo di allontanamento. Copyright © Ulrico Hoepli Editore S.p.A. 2011 V1_Cesare_B12.qxd 21-04-2011 I C OMMENTARII 10:57 Pagina 3 3 DE BELLO CIVILI ± eius: di Cesare. ± et… redierat: «e si era riconciliato con i nemici comuni»; per una traduzione letterale: « ed era ritornato nel favore dei nemici comuni». ± averterat... redierat...iniunxerat: omoteleuto. ± quorum: genitivo partitivo. ± illo adfinitatis tempore: «al tempo della loro parentela», nell’espressione s’intravede una lieve presenza di un mesto rimpianto per il ricordo dell’amicizia con Pompeo, che «Cesare sente finita e remota, e mutata in implacabile ostilità, ma di cui non sa ancora parlare senza un fondo di amarezza» (CANALI). ± Caesari: dativo retto da iniunxerat; molti verbi composti con preposizioni o reggono il dativo o ripetono la preposizione ponendo il nome nel caso da essa richiesto. [5] Simul infamia… converterat: «Nel tempo stesso, poiché era mosso dall’infamia per le due legioni che aveva deviato dalla marcia verso l’Asia e la Siria per rinforzare il proprio potere e il proprio dominio»; infamia è ablativo di causa efficiente, il genitivo duarum legionum fa capire in che cosa consista l’infamia, permotus è participio congiunto con valore causale, ab itinere è ablativo di moto da luogo, ad suam potentiam dominatumque è complemento di moto a luogo figurato o di fine. ± rem ad arma deduci: proposizione infinitiva retta da studebat: «desiderava che si arrivasse alle armi», letteralmente «che la questione fosse condotta alle armi». QUESTIONARIO • • • • • • • • Caesaris… repulsae (par. 1): qual è la funzione sintattica dei due genitivi? Qual è il significato letterale dell’espressione aes alienum (par. 2)? se… alterum fore Sullam (par. 2): qual è il soggetto dell’infinitiva? incitatus (par. 4): è un participio congiunto o attributivo? dignitate (par. 4): che complemento è? totum (par. 4): qual è la funzione sintattica dell’aggettivo? Caesari (par. 4): come si giustifica sintatticamente il dativo? Fa’ l’analisi del periodo del paragrafo 4: Ipse Pompeius… totum se ab eius amicitia averterat: __________ et… redierat: __________ quorum… Caesari: __________ ab inimicis… incitatus: __________ et quod… volebat: __________ neminem… exaequari: __________ • Individua le figure retoriche contenute nel capitolo. • Scrivi un breve commento su come viene presentato Pompeo. Nel capitolo viene menzionato Lucio Cornelio Silla. Che cosa ricordi di questo personaggio storico? Copyright © Ulrico Hoepli Editore S.p.A. 2011 V1_Cesare_B12.qxd 21-04-2011 10:57 Pagina 4 I C OMMENTARII 4 DE BELLO CIVILI QUIS EST? Marco Porcio Catone Marco Porcio Catone, l’accanito avversario di Cesare, fu un fiero difensore degli ideali repubblicani e si tolse la vita a Utica per non essere costretto a vivere in una Roma dominata da un autocrate. Uomo di inflessibile moralità, Catone ha incarnato nel corso dei secoli l’aspirazione alla libertà, ch’è sì cara / come sa chi per lei vita rifiuta, come dice DANTE, che fa di Catone, nonostante fosse stato pagano e suicida, il custode del Purgatorio. Parole molto belle e nobili gli attribuisce SENECA: Non pro mea adhuc sed pro patriae libertate pugnavi, nec agebam tanta pertinacia, ut liber, sed ut inter liberos viverem: «non ho lottato finora per la mia libertà, ma per quella della patria, e agivo con tanta tenacia non per vivere libero, bensì per vivere tra uomini liberi» [Epistulae ad Lucilium, III, 3]. Celebre l’esaltazione di Catone fatta da LUCANO nella Pharsalia: victrix causa deis placuit, sed victa Catoni, «la causa del vincitore piacque agli dei, quella del vinto a Catone» [Pharsalia, I, 128]. Catone, dopo essere stato tribuno militare in Macedonia nel 67, aveva iniziato la carriera politica nel 64 a.C. con la questura. L’anno successivo intervenne in Senato nella seduta del 5 dicembre proponendo, in contrasto con Cesare, la condanna a morte dei catilinari. Dopo la bocciatura nel 55 a.C., fu eletto pretore l’anno seguente. Tentò senza successo di candidarsi al consolato per il 51 a.C., ma furono eletti due pompeiani; in seguito tuttavia si riaccostò a Pompeo, ottenendo la propretura in Sicilia nel 49 e in Grecia nel 48 a.C. Dopo la sconfitta di Farsalo, si recò in Africa, dove nell’aprile del 46 a.C. si uccise a Utica. Cesare mostra un astio particolare nei confronti di Catone, messo in cattiva luce anche in altri passi dell’opera [I, 30, 2 e I, 32, 3]. Tale ostilità nasceva probabilmente dal timore dell’influenza ideologica che egli poteva esercitare. E in effetti le cose andarono proprio così, soprattutto dopo il suicidio di Utica, quando si cominciò a esaltare Catone come il martire delle libertà repubblicane. Non a caso Cesare incalzò il rivale anche dopo la sua morte, scrivendo nel 45 a.C. i due libri dell’Anticato in risposta ai panegirici dell’Uticense composti da Cicerone, da Bruto e da Fadio Gallo. Comunque, come osserva MOMMSEN, il più grande di tutti gli omaggi fu quello che Cesare involontariamente gli rese, poiché colui che era avvezzo a trattare con sprezzante benignità tutti i suoi nemici, pompeiani o repubbliMarco Porcio Catone, Musei Capitolini, cani, fece soltanto per Catone un’eccezione perseguitanRoma. dolo perfino oltre la tomba, con quell’odio accanito che sogliono nutrire gli uomini di stato pratici per quegli avversari, che loro si oppongono sul campo ideale, ad essi altrettanto pericoloso quanto inarrivabile [Storia di Roma antica, Sansoni, Firenze, 1972, Vol. V/2, pag. 1090]. Copyright © Ulrico Hoepli Editore S.p.A. 2011