Lettera a Horen

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Lettera a Horen
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Lettera a Horen
I
diminuzione e aumento viene chiamato
kalpa. Ci sono altre definizioni di kalpa,
ma per il momento userò la parola kalpa
in questo senso.
Ci sono persone che per tutto un kalpa
hanno manifestato odio nei confronti del
Budda attaverso azioni compiute con il
corpo, la bocca e la mente. Una di queste
era Devadatta.
Il Budda era il figlio ed erede del re
Shuddhodana e Devadatta era figlio del re
Dronodana. Questi due sovrani erano fratelli e quindi Devadatta era un cugino del
Budda.
Nel presente come nel passato, tra i santi come tra gli uomini comuni, la disputa
per una donna è una delle principali cause
di inimicizia. Quando il Tathagata Shakyamuni era ancora il principe Siddhartha e
anche Devadatta era un principe ereditario,
un ministro di nome Yasha aveva una figlia
di nome Yashodhara, la più bella donna di
tutte le cinque regioni dell’India, una vera
dea la cui fama era rinomata attraverso i
quattro mari. Siddhartha e Devadatta fecero a gara per conquistare la sua mano e così
sorse la discordia fra di loro.
Più tardi Siddhartha lasciò la famiglia e
diventò un Budda, e Devadatta, prendendo come maestro il monaco Sudaya, lasciò
anch’egli la famiglia per farsi monaco.
Il Budda osservava i duecentocinquanta
precetti e si conformava alle tremila regole
l capitolo “Maestro della Legge” nel
quarto volume del Sutra del Loto, afferma: «Se una persona malvagia con malanimo comparisse davanti al Budda, lo maledicesse e lo ingiuriasse ininterrottamente
per un intero kalpa, la sua offesa sarebbe
ancora alquanto lieve. Ma se una persona
pronunciasse una sola parola malvagia per
maledire o diffamare i laici, i monaci o le
monache che leggono e recitano il Sutra del
Loto, la sua offesa sarebbe molto grave»1.
Il Gran Maestro Miao-lo così commenta: «Questa dichiarazione si riferisce agli
elevati meriti della pratica del Sutra del
Loto e ai suoi supremi princìpi; non è stata
fatta per nessun altro sutra»2.
Per quanto riguarda il significato di
questo passo del sutra, un kalpa può essere definito così: supponiamo che la durata
della vita umana sia di ottantamila anni e
che diminuisca di un anno ogni cento anni
o di dieci anni ogni mille anni, e che continui a diminuire con questo ritmo fino a
raggiungere la durata di dieci anni.
A quel punto, una persona di dieci
anni sarebbe come un ottantenne di oggi. Poi il processo si inverte: dopo cento
anni la durata della vita aumenta a undici
anni e, dopo altri cento anni, a dodici anni. Dopo mille anni aumenta a vent’anni,
procedendo così fino a raggiungere nuovamente gli ottantamila anni. Il tempo che
occorre a completare questo processo di
1. Il Sutra del Loto, cap. 10, p. 209.
2. Annotazioni su “Parole e frasi del Sutra del
Loto”.
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di condotta, perciò tutti gli uomini e gli esseri celesti lo ammiravano e i quattro tipi
di credenti lo onoravano e lo riverivano.
Devadatta invece non ispirava altrettanto
rispetto alla gente; così cominciò a riflettere se ci fosse un modo di acquisire un prestigio superiore a quello del Budda. Trovò
cinque regole che gli avrebbero permesso
di superare il Budda ed essere ammirato
dalla società. Sono citate ne Le quadruplici
regole della disciplina: 1) vestirsi di stracci;
2) procurarsi il cibo solo mendicando; 3)
mangiare un unico pasto al giorno; 4) sedersi sempre all’aperto; 5) non assumere né
sale né i cinque sapori3. Il Budda accettava le vesti che gli venivano donate, Devadatta indossava solo vesti fatte di stracci.
Il Budda accettava i pasti che gli venivano
serviti, Devadatta viveva solo di elemosine.
Il Budda mangiava una, due o tre volte al
giorno, Devadatta mangiava una volta soltanto. Il Budda si riparava nei cimiteri o
sotto gli alberi, Devadatta sedeva tutto il
giorno all’aperto. Il Budda di tanto in tanto assumeva sale o i cinque sapori, Devadatta non ne assumeva mai. Vedendo ciò,
la gente cominciò a credere che Devadatta
fosse superiore al Budda come le nuvole al
fango.
Devadatta cercò in ogni modo di
privare il Budda della sua posizione. Il
Budda era sostenuto da un credente laico,
il re Bimbisara, che ogni giorno forniva al
Budda e ai suoi discepoli cinquecento carri
colmi di offerte e continuò a farlo per anni,
senza mai mancare un giorno. Devadatta,
geloso di una simile devozione e volendo
ottenerla per sé, istigò il Principe Nemico
Prima della Nascita4 a uccidere suo padre,
il re Bimbisara.
Egli stesso cercò di uccidere il Budda,
colpendolo con una grossa pietra; questa fu
l’azione compiuta con il corpo. Calunniò e
maledisse il Budda chiamandolo bugiardo
e ingannatore; questa fu l’azione compiuta
con la bocca. E, nel suo cuore, considerò il
Budda come suo mortale nemico sin dalla
vita precedente; questa fu l’azione compiuta con la mente. Mai niente ha superato il
grande male che corrisponde a queste tre
azioni compiute.
Supponiamo che un uomo perfido come Devadatta commetta queste tre azioni
e per un intero kalpa medio maledica e insulti il Budda Shakyamuni, lo colpisca con
bastoni e ne sia geloso. La sua colpa sarebbe gravissima!
Questa nostra grande terra è spessa
168.000 yojana e per questo è capace di sostenere le acque dei quattro grandi mari, la
polvere e i sassi delle nove montagne, ogni
tipo di pianta e albero e tutte le creature
viventi senza crollare, capovolgersi e spezzarsi in due. Eppure, quando Devadatta,
un essere umano il cui corpo misura cinque piedi, commise non più di tre peccati
capitali, la grande terra si spalancò ed egli
cadde nell’inferno. La voragine nella quale
precipitò esiste ancora in India. In Cronache delle regioni occidentali, il Maestro del
Tripitaka Hsüan-tsang afferma di averla vista quando si recò in India dalla Cina per
praticare [il Buddismo].
Tuttavia, si dice che se qualcuno, pur
non pensando male in cuor suo del devoto
del Sutra del Loto nell’ultima epoca e pur
non dimostrando invidia nei suoi confronti,
si limita anche solo a insultarlo per scherzo,
avrà conseguenze ancor più gravi di Devadatta che commise i tre tipi di azioni maledicendo e insultando il Budda per un intero
kalpa medio. Quanto peggiori saranno le
conseguenze per le persone dell’epoca attuale che per molti anni compiono tre azioni simili a quelle di Devadatta con grande
malevolenza, maledicendo e ingiuriando il
3. Cinque sapori: acido, amaro, dolce, piccante e salato.
4. Principe Nemico Prima della Nascita: Ajatashatru, re dello stato indiano del Magadha. Nel
Sutra del Nirvana si narra che il re Bimbisara era
così impaziente di avere un erede che fece uccide-
re anzitempo l’eremita che era destinato a rinascere come suo figlio. In seguito gli fu predetto che il
bambino crescendo sarebbe diventato nemico del
re. Per questo il figlio fu chiamato Principe Nemico Prima della Nascita.
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devoto del Sutra del Loto, calunniandolo,
invidiandolo, picchiandolo, condannandolo
a morte con false accuse e assassinandolo!
Domanda: In quale inferno cade una
persona che si comporta in maniera ostile
al devoto del Sutra del Loto in quest’ultima
epoca?
Risposta: Il secondo volume del Sutra
del Loto afferma: «Se qualcuno dovesse offendere un sutra come questo, oppure se,
vedendo coloro che leggono, recitano, copiano e sostengono questo sutra, li dovesse
disprezzare, odiare, invidiare, o provare
rancore nei loro confronti, […] Allorché
la sua vita giungerà al termine egli cadrà
nell’inferno Avichi e sarà confinato là per
un intero kalpa; quando il kalpa sarà trascorso, morirà nuovamente lì. Egli ripeterà
questo ciclo per kalpa innumerevoli»5.
Cinquecento yojana sotto la superficie
della terra c’è il palazzo del re Yama e millecinquecento yojana sotto di esso ci sono gli
otto grandi inferni e altri inferni per un totale di centotrentasei. Di questi centotrentasei inferni, centoventotto sono dimora di
coloro che commettono colpe minori; gli
otto grandi inferni sono per chi commette
colpe gravi. Di questi otto grandi inferni,
sette sono per le persone che commettono
le dieci azioni malvagie, mentre l’ottavo,
l’inferno di incessante sofferenza, è per tre
tipi di persone: quelle che commettono i
cinque peccati capitali, quelle che mancano di pietà filiale6 e quelle che offendono
la Legge. Dal passo che ho appena citato
appare chiaro che chi maledice, ingiuria
o calunnia il devoto del Sutra del Loto in
quest’ultima epoca, anche se lo fa solo per
scherzo, cadrà in quest’inferno.
Il capitolo “Maestro della Legge”, nel
quarto volume del Sutra del Loto, afferma: «Se qualcuno ricerca la via del Budda
e per un kalpa, [giunte le mani al mio co-
spetto, recita innumerevoli versi di lode, in
virtù delle lodi rivolte al Budda egli otterrà
immensi benefici]. Ma se qualcuno loda i
sostenitori di questo sutra ancora maggiore
sarà la sua fortuna»7.
Il Gran Maestro Miao-lo osserva: «A
coloro che disturbano o tormentano [i
praticanti del Sutra del Loto] la testa si
spaccherà in sette pezzi mentre quelli che
faranno loro offerte godranno di una fortuna superiore ai dieci titoli onorifici»8.
Il primo tra gli esseri umani è il re che
mette in moto la ruota. Quando un re che
mette in moto la ruota sta per apparire nel
mondo è preceduto da un presagio: un
enorme albero di udumbara cresce in mezzo al grande mare e produce fiori e frutti.
Quando appare un re che mette in moto la ruota d’oro, le montagne e i mari dei
quattro continenti si spianano; la grande
terra diventa soffice come cotone, i mari
dolci come amrita, le montagne diventano
d’oro e le piante e gli alberi si trasformano
nei sette tipi di gemme.
Il re che mette in moto la ruota può
spostarsi attraverso i quattro continenti in
un istante; perciò gli esseri celesti lo proteggono, gli spiriti si radunano attorno a
lui per servirlo e i re draghi fanno cadere la
pioggia al momento giusto. Se una persona
comune di scarse capacità segue tale sovrano, potrà anch’essa attraversare i quattro
continenti in un istante. Questa è la grande ricompensa ottenuta dal re che mette in
moto la ruota, unicamente per aver osservato i dieci buoni precetti.
I quattro re celesti, Vaishravana e gli
altri, sono incomparabilmente superiori ai
re che mettono in moto la ruota. Essi sono
i grandi sovrani assoluti dei quattro continenti.
Shakra è il signore del cielo dei trentatré dei. Il re demone del sesto cielo dimo-
5. Il Sutra del Loto, cap. 3, p. 94. In questa
citazione il Daishonin parafrasa il passo del sutra
sostituendo “morirà nuovamente lì” a “rinascerà
nuovamente lì”.
6. Secondo i sutra della Meditazione sul
Budda e della Causalità del passato e del presente,
chi tratta male i propri genitori cade, dopo la morte, nell’inferno di incessante sofferenza.
7. Il Sutra del Loto, cap. 10, p. 211.
8. Su “Parole e frasi”. I dieci titoli onorifici
sono appellativi del Budda che ne esprimono la
virtù, la saggezza e la compassione.
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ra sulla sommità del mondo del desiderio
e regna sul triplice mondo. Questi esseri
hanno ottenuto la loro posizione per aver
osservato i dieci precetti della categoria più
alta e aver compiuto il grande bene di fare
offerte senza distinzioni.
Il grande re celeste Brahma è il più onorato fra gli esseri celesti del triplice mondo. Dimora sulla sommità del mondo della
forma, è scortato dal re demone del sesto
cielo e da Shakra, e tiene nella sua mano un
sistema maggiore di mondi. Oltre ad aver
praticato la meditazione ancora accompagnata da illusioni, ha coltivato le quattro
infinite virtù di pietà, compassione, gioia e
imparzialità.
L’ascoltatore della voce è qualcuno come Shariputra e Mahakashyapa che, oltre
ad aver osservato i duecentocinquanta precetti e aver praticato la meditazione priva
di illusioni, si è concentrato sulla contemplazione dei concetti di sofferenza, vuoto,
impermanenza e non io, ha sradicato le
illusioni del pensiero e del desiderio originate dal triplice mondo, e si può muovere
liberamente attraverso l’acqua e il fuoco.
Per queste ragioni, Brahma e Shakra sono
al suo servizio.
Il risvegliato all’origine dipendente è
incomparabilmente superiore all’ascoltatore della voce e la sua apparizione nel mondo è paragonabile a quella di un Budda.
Molto tempo fa un cacciatore che viveva
in un’epoca di carestia offrì una ciotola di
miglio a un pratyekabuddha di nome Rida.
Come effetto, il cacciatore rinacque come
uomo ricco nei regni umano e celeste per
novantuno kalpa9. Nella nostra epoca il suo
nome era Aniruddha ed era famoso tra i
discepoli del Budda come il più dotato di
divina intuizione.
Il Gran Maestro Miao-lo commenta
a proposito: «Una ciotola di miglio è ben
poca cosa, ma poiché aveva dato tutto ciò
che possedeva e poiché l’aveva offerto a un
essere superiore, ottenne una magnifica ricompensa»10.
Il significato di questo commento è che,
anche se un piatto di miglio può essere una
cosa insignificante, poiché è stato offerto a
un venerabile pratyekabuddha, il donatore
rinascerà più e più volte con tale grande ricompensa.
Ci sono poi i bodhisattva, rappresentati da Manjushri e Maitreya. Questi grandi
bodhisattva sono esseri eccezionali, incomparabilmente superiori ai pratyekabuddha.
I Budda sono esseri che hanno dissolto
l’oscurità dei quarantadue stadi dell’ignoranza e hanno conseguito lo stadio di
perfetta illuminazione, sono come la luna
piena nella quindicesima notte dell’ottavo
mese. Questi bodhisattva che hanno fugato
l’oscurità dei quarantuno stadi dell’ignoranza e raggiunto la vetta dell’illuminazione quasi perfetta, il penultimo stadio, sono
come la luna della quattordicesima notte.
Il grande essere chiamato Budda è cento, mille, diecimila, milioni di volte superiore alle varie persone che abbiamo descritto.
Un Budda si distingue invariabilmente per
trentadue caratteristiche. Tra queste c’è la
voce pura e risonante, la sommità invisibile della testa, una protuberanza carnosa
sul capo simile a una crocchia, il ciuffo
di peli bianchi tra le sopracciglia e i segni
della ruota a mille raggi. Ognuna di queste
trentadue caratteristiche fu ottenuta come
risultato di cento azioni meritorie.
Per fare un esempio di cento azioni
meritorie, supponiamo che tutte le persone, in Giappone, in Cina e nei sedici grandi paesi, nei cinquecento paesi medi e nei
diecimila piccoli paesi che costituiscono
le cinque regioni dell’India, siano cieche,
o addirittura che tutti gli esseri viventi del
continente di Jambudvipa, dei quattro continenti, dei sei cieli del mondo del desiderio
e di tutto un sistema maggiore di mondi,
siano ciechi. E supponiamo che un grande
medico conceda il magnifico beneficio di
aprire in un istante gli occhi di tutti questi
esseri facendoli tornare com’erano prima.
Questo beneficio equivale a una singola
9. Questa storia, che appare nel Sutra del Deposito di vari tesori, viene narrata più dettagliata-
mente in Risposta a Tokimitsu (p. 823).
10. Su “Parole e frasi”.
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azione meritoria. L’accumulo di cento azioni meritorie fa apparire una delle trentadue
caratteristiche.
Quindi i benefici rappresentati anche
da una sola di tali caratteristiche sono più
numerosi di tutte le piante e gli alberi di
un sistema maggiore di mondi o di tutte
le gocce di pioggia che cadono sui quattro
continenti.
All’epoca del kalpa della diminuzione si
alza un forte vento chiamato samghata che
sradica il monte Sumeru sollevandolo fino
al cielo più elevato del mondo della forma11
e poi lo riduce in granelli di polvere. Ciò
nonostante, nemmeno un pelo si agita sul
corpo del Budda.
Nel petto del Budda c’è un grande
fuoco composto dalla grande saggezza di
uguaglianza, dalla luce splendente della
grande conoscenza e dall’abisso infuocato
della meditazione12. Quando il Budda entra nel nirvana questo grande fuoco erompe fiammeggiante dal suo petto e ne consuma il corpo. Le divinità celesti, i draghi
e gli altri esseri dei sei cieli del mondo del
desiderio e dei quattro mari, addolorati al
pensiero di perdere il Budda, si radunano
intorno a lui e fanno cadere piogge torrenziali finché il suolo di tutto il sistema
maggiore di mondi è sommerso dall’acqua
e il monte Sumeru sta per essere spazzato
via, e tuttavia non riescono a estinguere
questo enorme fuoco.
Il Budda dunque è una persona di
grande virtù. Ma il re Ajatashatru, radunando malfattori dai sedici grandi stati dell’India, complottando con non buddisti di
ogni luogo e prendendo Devadatta come
maestro, sguinzagliò innumerevoli persone
malvagie incitandole a offendere, attaccare
e uccidere i discepoli del Budda. E non si limitò a questo, ma trafisse in sette punti, con
chiodi lunghi un piede, il proprio padre, un
sovrano saggio che non aveva alcuna colpa,
e alla regina, la madre che gli aveva dato la
vita, strappò il fermaglio dai capelli, brandendo la spada sulla sua testa. A causa di
questi terribili crimini, in sette punti del
suo corpo apparvero piaghe virulente.
Era destino che dopo ventun giorni, il
settimo giorno del terzo mese, la terra si
aprisse ed egli cadesse nell’inferno di incessante sofferenza per rimanervi un intero
kalpa. Ma egli si recò dal Budda e, non solo le sue piaghe guarirono, ma fu anche in
grado di sfuggire ai dolori dell’inferno di
incessante sofferenza e prolungare la sua
vita di quarant’anni.
Il gran ministro Jivaka era un inviato
del Budda e perciò fu in grado di camminare tra le fiamme per salvare il figlio di un
uomo facoltoso di Champa13. Da ciò sembrerebbe che per aver fatto offerte e reso
omaggio al Budda anche una sola volta,
chiunque, anche un malfattore o una donna, potrà immancabilmente conseguire la
Buddità e raggiungere la via.
Devadatta aveva trenta delle caratteristiche distintive, ma mancava del ciuffo di
peli candidi e dei segni della ruota a mille
raggi. Temendo che i suoi discepoli lo tenessero in scarsa considerazione perché
gli mancavano due delle caratteristiche dei
Budda, raccolse alcune lucciole e se le mise
tra le sopracciglia dicendo che erano il ciuffo di peli bianchi, e per i segni della ruota
a mille raggi si fece fare da un fabbro due
ferri a forma di fiore di crisantemo e cercò
11. Cielo più elevato del mondo della forma: cielo Akanishtha, o cielo della Sommità
dell’Essere, dove si dice che gli esseri viventi
abbiano corpi puri e liberi da ogni sofferenza o
malattia.
12. Queste virtù rappresentano lo stato della Buddità: la grande saggezza di uguaglianza è
la saggezza del Budda che reca equamente benefici a tutti gli esseri; la luce splendente della grande conoscenza si riferisce alla saggezza
del Budda che brilla universalmente ed elimina
l’oscurità delle illusioni; l’abisso infuocato della
meditazione descrive uno stato di concentrazione libero da illusioni.
13. Questa storia appare nel Sutra del Nirvana: la moglie di un uomo ricco morì durante la
gravidanza ma, nonostante questo, Shakyamuni
garantì a quest’ultimo che avrebbe avuto un figlio maschio. Quando la moglie venne cremata,
dal suo corpo uscì un bambino che si sedette tra
le fiamme e il Budda ordinò a Jivaka di gettarsi
nel fuoco e portare in salvo il bambino.
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di marchiarsi le piante dei piedi, ma riuscì
soltanto a bruciarsele. Quando le ustioni
si aggravarono fino a condurlo in punto
di morte, confessò al Budda ciò che aveva
fatto. Il Budda sfiorò le ustioni con la sua
mano e il dolore scomparve.
Si potrebbe supporre che a questo
punto Devadatta si pentisse e cambiasse
atteggiamento, invece egli andò in giro
dicendo alla gente che Gautama praticava
meschini trucchi da guaritore e faceva uso
della magia.
E tuttavia il Budda non serbò rancore
nemmeno nei confronti di siffatti nemici.
Come potrebbe abbandonare qualcuno che,
anche una sola volta, ha creduto in lui?
Tanto grande era il Budda che, quando
fu ritratto in dipinti o statue, la statua di
legno scolpita dal re Udyana camminava,
e l’immagine dipinta eseguita da Matanga
predicava i sutra.
Così degno di venerazione è il personaggio chiamato Budda Shakyamuni, il signore
degli insegnamenti, eppure i benefici che
si ottengono onorandolo non per un’ora
o due, non per un giorno o due, ma per
l’intera durata di un kalpa – giungendo le
mani, levando gli occhi al volto del Budda,
chinando la testa, abbandonando ogni altro
pensiero, impegnandosi come se si dovesse
spegnere il fuoco nella propria testa, come
un assetato che cerca l’acqua, come un affamato che cerca il cibo – i benefici che si
ottengono facendo incessantemente offerte
e rendendo omaggio al Budda in questa
maniera non possono uguagliare quelli ottenuti lodando e facendo offerte al devoto
del Sutra del Loto in quest’ultima epoca,
anche con una sola parola pronunciata per
scherzo o con una lode come quella che
una matrigna può rivolgere a un figliastro.
È scritto che i benefici che si ottengono
da questa azione sono cento, mille, diecimila, milioni di volte maggiori di quelli derivanti dalle tre azioni compiute con fede
[con il corpo, la bocca e la mente], e dalle
offerte fatte al corpo vivente del Budda per
un intero kalpa. Questo è ciò che intende il
Gran Maestro Miao-lo quando scrive che
«godranno di una fortuna superiore ai dieci titoli onorifici».
I dieci titoli onorifici sono dieci attributi del Budda. Miao-lo afferma che i benefici
che si ottengono facendo offerte al devoto
del Sutra del Loto nell’ultima epoca sono
maggiori di quelli che si ottengono facendo
offerte ai dieci titoli del Budda. Questo è
uno dei venti modi14, citati dal Gran Maestro Miao-lo, in cui il Sutra del Loto supera
tutti gli altri sutra.
Le due dottrine15 appena descritte,
benché siano state predicate dal Budda,
possono essere difficili da credere. Com’è
possibile credere che le offerte fatte a una
persona comune valgano più delle offerte
fatte al Budda?
Eppure se affermi che queste dottrine
non sono altro che bugie, stai dubitando
delle auree parole del Tathagata Shakyamuni, stai trascurando la testimonianza del
Budda Molti Tesori e ignorando il segno
della lingua16 dei Budda delle dieci direzioni. Così facendo cadrai da vivo nell’inferno
Avichi. Ti sentirai a disagio come se cavalcassi un cavallo selvaggio su di un pendio
roccioso.
Se invece credi a queste dottrine, diventerai un Budda di perfetta illuminazione. In che modo bisogna prendere fede nel
Sutra del Loto? Praticare gli insegnamenti
di questo sutra senza fede è come entrare
in una montagna piena di tesori senza mani
[per raccoglierli] o come cercare di compiere un viaggio di mille miglia senza gam-
14. Venti modi: venti punti salienti citati in Su
“Parole e frasi”. Uno di essi è la rivelazione nel sedicesimo capitolo del Sutra del Loto, “Durata della vita”, che Shakyamuni in realtà aveva ottenuto
la Buddità nel remoto passato.
15. Due dottrine: dottrine che spiegano le colpe commesse da coloro che si oppongono ai devoti del Sutra del Loto e i benefici che ottengono
invece coloro che li sostengono.
16. Nell’undicesimo capitolo del Sutra del Loto, “Torre preziosa”, il Budda Molti Tesori appare
per testimoniare la veridicità del sutra. Nel capitolo ventunesimo, “Poteri sovrannaturali”, i Budda
delle dieci direzioni, per attestare la verità del sutra, estendono le loro lunghe e larghe lingue fino a
raggiungere il cielo di Brahma.
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be. Afferra la fede che è ti lontana attraverso la prova concreta che ti è vicina.
Il primo giorno del primo mese del
suo ottantesimo anno di vita, il Budda, che
aveva finito di predicare il Sutra del Loto,
fece questo annuncio: «Ananda, Miroku,
Mahakashyapa, io sono venuto nel mondo
allo scopo di predicare il Sutra del Loto.
Ora ho realizzato la mia intenzione originaria e non c’è più ragione perché io rimanga
nel mondo. Fra tre mesi a partire da oggi,
il quindicesimo giorno del secondo mese,
entrerò nel nirvana»17.
Tutti, sia i discepoli del Budda sia gli
estranei, dubitarono di questa dichiarazione, ma, siccome le parole del Budda non
sono mai pronunciate invano, quando infine giunse il quindicesimo giorno del secondo mese ed egli entrò nel nirvana, le persone riconobbero che le auree parole del
Budda erano vere e cominciarono a nutrire
una certa fede in esse.
Il Budda fece un’altra predizione:
«Cento anni dopo la mia morte, apparirà
un sovrano di nome Ashoka il Grande. Egli
regnerà su di un terzo del continente di
Jambudvipa ed erigerà ottantaquattromila
stupa per rendere onore alle mie spoglie».
Le persone dubitarono anche di questa affermazione, ma il re apparve proprio come
il Budda aveva predetto e, da allora in poi,
le persone credettero.
Il Budda disse anche: «Quattrocento
anni dopo la mia morte ci sarà un grande
sovrano di nome re Kanishka. Egli radunerà un gruppo di cinquecento arhat ed essi
compileranno un’opera che si chiamerà
Il grande commentario all’Abhidharma».
Anche questa predizione si realizzò esattamente come il Budda aveva affermato.
Grazie a queste prove la gente finì per
credere alle predizioni del Budda. Perciò,
se le due dottrine che ho citato prima fossero false, tutto il Sutra del Loto dovrebbe
essere falso.
Nel capitolo “Durata della vita” il
Budda asserisce di essere diventato Budda
in un passato lontano tanti kalpa quanti i
granelli di polvere di innumerevoli sistemi maggiori di mondi. Noi siamo comuni
esseri umani e del passato ricordiamo a
malapena quello che è accaduto da quando siamo nati a oggi, tantomeno ciò che è
accaduto una o due esistenze fa. Come possiamo credere in qualcosa che è accaduto
in un passato lontano tanti kalpa quanti i
granelli di polvere di innumerevoli sistemi
maggiori di mondi?
Inoltre il Budda predisse a Shariputra:
«In epoche a venire, dopo che sarà trascorso un numero illimitato, incalcolabile,
inconcepibile di kalpa, […] sarai in grado
di divenire un Budda che si chiamerà Tathagata Fiore Splendente»18 e anche a Mahakashyapa egli predisse: «Nelle esistenze
future […]. Nella sua incarnazione finale
sarà in grado di diventare un Budda e si
chiamerà Tathagata Fulgida Luce»19.
Ma questi passi del sutra riguardano
eventi di un futuro lontano e non possiamo
aspettarci che persone comuni come noi
abbiano fede in essi. È dunque difficile per
noi, persone comuni che non hanno conoscenza del remoto passato e del lontano
futuro, aver fede in questo sutra. Stando
così le cose, anche se lo praticassimo, che
significato avrebbe per noi?
Alla luce di ciò possiamo dedurre che,
quando il Sutra del Loto viene esposto da
una persona in grado di esibire adesso una
prova chiaramente visibile, ci saranno anche persone che crederanno.
Nella dichiarazione a proposito della
lettura del sutra, che tu, Onorevole Horen,
17. Nel Sutra di Virtù Universale, l’epilogo
del Sutra del Loto, il Budda Shakyamuni dice:
«Fra tre mesi a partire da adesso io entrerò nel
Nirvana». Shakyamuni fa lo stesso annuncio in
una scrittura pali, il Mahaparanibbana-suttanta
(Sutra del Grande Nirvana). Probabilmente il
Daishonin aggiunge la data esatta della morte del
Budda perché era quella accettata dalla tradizione buddista.
18. Il Sutra del Loto, cap. 3, p. 66.
19. Ibidem, cap. 6, p. 137. In questo passo
“incarnazione finale” indica l’esistenza in cui ci si
emancipa dalle illusioni, liberandosi così dal ciclo
di nascita e morte.
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mi hai inviato, affermi: «Per celebrare il
tredicesimo anniversario della dipartita del
mio amato padre ho recitato cinque volte
il sutra dell’unico veicolo, il Sutra del Loto
della Legge meravigliosa».
Il Budda Shakyamuni, signore degli
insegnamenti, è noto come l’Onorato dal
Mondo di Grande Illuminazione. Il carattere che significa “onorato” si può interpretare come “elevato” e il carattere che
sta per “elevato” si può interpretare come
“pietà filiale”. Ha il titolo di Onorato dal
Mondo perché è il primo fra tutte le persone note per la loro pietà filiale.
Il corpo del Tathagata Shakyamuni era
di colore dorato e dotato delle trentadue
caratteristiche maggiori. Tra queste, c’era
l’invisibile sommità della testa, chiamata
così perché, sebbene il Budda fosse alto
sedici piedi, il brahmano della scuola del
Bastone di bambù non poté misurare la sua
altezza20 e il dio Brahma non poté vedere
la sommità del suo capo. Egli acquisì tale
caratteristica perché era un grand’uomo e
il primo nella devozione filiale.
Esistono due testi della pietà filiale.
Uno è un’opera non buddista, il Classico
della pietà filiale del santo Confucio. L’altro è un testo buddista, l’opera nota come
Sutra del Loto. Sebbene differiscano per
essere uno un testo buddista e l’altro no, il
loro intento è lo stesso.
Che cosa ispirò Shakyamuni a dedicarsi
per un numero di kalpa equivalenti ai granelli di polvere alla pratica religiosa nell’intento di conseguire la Buddità? Nient’altro
che la devozione filiale. Tutti gli esseri viventi dei sei sentieri e delle quattro forme
di nascita sono nostri padri e madri. Per
questo Shakyamuni, finché non fu in grado
di trattarli con devozione filiale, si astenne
dal diventare un Budda.
Il Sutra del Loto offre un mezzo segreto per condurre tutti gli esseri viventi alla
Buddità: esso vi conduce una persona del
regno d’inferno, una del regno degli spiriti affamati e così via per ognuno dei nove
regni dell’esistenza, aprendo così la strada
del conseguimento della Buddità a tutti gli
esseri viventi. È come quello che succede
alle giunture di una canna di bambù: se ne
viene spezzata una, anche le altre si divideranno. Oppure è come la mossa chiamata
shicho21 nel gioco del go: se una pietra è dichiarata “morta”, molte altre “morranno”.
È così anche per il Sutra del Loto.
Il metallo ha il potere di tagliare alberi
e piante e l’acqua ha il potere di estinguere
qualsiasi fuoco. Allo stesso modo il Sutra
del Loto ha il potere di condurre alla Buddità tutti gli esseri viventi.
Tra gli esseri viventi dei sei sentieri e
delle quattro forme di nascita vi sono uomini e donne. In qualche punto delle nostre passate esistenze, tutti questi uomini
e donne sono stati nostri genitori e perciò
finché anche uno solo di loro manca di conseguire la Buddità, anche noi non possiamo
diventare Budda.
Quindi i due veicoli sono definiti come
persone che non sanno ripagare i debiti di
gratitudine e che non potranno mai conseguire la Buddità perché il loro senso di
devozione filiale non abbraccia tutti incondizionatamente.
Il Budda si illuminò al Sutra del Loto e la sua persona fu dotata dei benefici
derivanti dalla pietà filiale per le madri e i
padri dei sei sentieri e delle quattro forme
di nascita.
Tali benefici goduti dal Budda possono essere da lui trasmessi a chi ripone fede
nel Sutra del Loto, come il cibo ingerito da
una madre amorevole che si trasforma in
latte per nutrire il suo bambino. Il Budda
ha detto: «Tuttavia questo triplice mondo
costituisce il mio dominio e gli esseri che ci
vivono sono tutti miei figli»22.
20. Quando un brahmano cercò di misurare
l’altezza di Shakyamuni con il suo bastone di bambù, scoprì che questo era sempre troppo corto per
effettuare la misurazione.
21. Shicho: nel gioco del go, quando una pietra
e tutte le pietre collocate per proteggerla vengono
immobilizzate dalla mossa dell’avversario, si dice
che le pietre sono “morte”.
22. Il Sutra del Loto, cap. 3, p. 89.
456
LETTERA A HOREN
Shakyamuni, il signore degli insegnamenti, prende questi benefici e li porge,
sotto forma delle parole che compongono il Sutra del Loto, alla bocca di tutti gli
esseri viventi perché possano assaporarli.
Un bambino non conosce la differenza tra
l’acqua e il fuoco e non sa distinguere la
medicina dal veleno. Ma quando succhia
il latte la sua vita viene nutrita e sostenuta.
Una persona può non essere padrona dei
sutra Agama come lo era Shariputra, può
non comprendere il Sutra della Ghirlanda
di fiori bene come il Bodhisattva Luna della Liberazione e può non aver memorizzato
tutti i sacri insegnamenti esposti dal Budda
nel corso della sua vita come fece il Bodhisattva Manjushri, ma, se ascolta anche una
sola parola o frase del Sutra del Loto, non
può mancare di conseguire la Buddità.
Le cinquemila persone di smisurata arroganza23 che ascoltarono il Sutra del Loto,
ma non lo compresero, erano persone che
mancavano di fede. Ma, poiché non lo offesero, dopo che furono trascorsi tre mesi
poterono conseguire la Buddità. A queste
persone si riferisce il Sutra del Nirvana
quando afferma: «Che abbiano fede oppure no, rinasceranno tutti nell’inamovibile
terra della Buddità».
Nel caso del Sutra del Loto, persino chi
non ha fede in esso, purché non lo offenda,
una volta che l’ha udito conseguirà misticamente la Buddità. È come una persona
morsa dal rettile chiamato serpente dei sette passi che può riuscire a fare un passo o
anche sette passi, ma non riuscirà a muovere un ottavo passo24 a causa del misterioso
effetto del veleno. Oppure è come accade
all’embrione nell’utero che, nell’arco di sette giorni, immancabilmente cambia forma.
Non accadrà mai che mantenga la stessa
forma per otto giorni.
E tu, Onorevole Horen, al momento
sei in una situazione simile. I benefici del
Budda Shakyamuni, il signore degli insegnamenti, sono già stati trasferiti alla tua
persona. E la tua persona è la continuazione del volto e della forma del tuo defunto
padre.
È come un seme che mette germogli o
un fiore che produce il frutto. Anche se il
fiore cade, il frutto rimane, anche se il seme
è nascosto alla vista, è visibile il germoglio.
Così i benefici di cui tu godi sono in
realtà tesori appartenenti al tuo defunto
padre. Quando il pino prospera il cipresso è contento e quando l’erba appassisce le
orchidee piangono. Se perfino esseri privi
di sentimenti come le piante e gli alberi si
comportano in questo modo, a maggior ragione lo farà chi è dotato di sentimenti, per
non parlare di coloro che hanno un legame
di padre e figlio.
Nella dichiarazione a proposito della
lettura del sutra, tu affermi: «Dal mattino
in cui il mio amato padre chiuse gli occhi
fino al tredicesimo anniversario della sua
morte, ho recitato la parte in versi del capitolo “Durata della vita” davanti al Tathagata Shakyamuni e ne ho ceduto i meriti
allo spirito del defunto».
Al momento sembra che i giapponesi abbiano fede nell’insegnamento del
Budda, ma nei tempi antichi, prima che il
Buddismo fosse introdotto in questo paese,
la gente non sapeva niente né del Budda né
dei suoi insegnamenti. Solo dopo lo scontro
tra Moriya e il principe Jogu alcuni presero
fede nel Buddismo, altri non lo fecero.
La stessa situazione si verificò in Cina. Dopo avervi introdotto il Buddismo,
Matanga tenne un dibattito con i taoisti e,
quando questi vennero sconfitti, ci furono
per la prima volta persone che credettero
nel Buddismo, anche se furono molte di
più quelle che non credettero.
In Cina c’era un abilissimo calligrafo di
nome Wu-lung al quale molti ricorrevano
per la sua arte. Ma egli si rifiutava di scrivere sutra buddisti, chiunque glielo chiedesse. Quando fu sul letto di morte fece
chiamare al suo capezzale il figlio I-lung e
23. Cinquemila persone di smisurata arroganza: coloro che, nel secondo capitolo del Sutra del
Loto, “Espedienti”, lasciano l’assemblea pensan-
do erroneamente di avere già capito.
24. La storia del serpente dei sette passi appare
nel Grande commentario all’Abhidharma.
457
LETTERA A HOREN
dalla collera disse: «Tutto ciò che è in cielo
e in terra cade sotto la giurisdizione del re.
E se è così, anche il tuo defunto padre non
è forse un nostro suddito? Non puoi disdegnare un incarico ufficiale per delle semplici ragioni private! Devi trascrivere almeno i
titoli del sutra. Se ti rifiuti, anche se questo
luogo è sede di una festa buddista, sarai decapitato all’istante!».
Così I-lung trascrisse solo i titoli del
sutra. Egli scrisse: “Myoho-renge-kyo, volume uno” e così per ogni volume fino al
volume otto.
Quando calò la sera e fece ritorno a casa, si disse sospirando: «Ho violato le ultime volontà di mio padre e, poiché l’ordine
del re non mi lasciava scelta, ho trascritto
un sutra buddista e ho agito in maniera non
filiale. Le divinità del cielo e della terra saranno sicuramente in collera con me e mi
considereranno un cattivo figlio!».
Così dicendo, si addormentò. Nel sogno
gli apparve una grande luce chiara come il
sole del mattino e vide un essere celeste che
stava in piedi nel suo cortile accompagnato
da innumerevoli seguaci. Sospesi sulla testa
dell’essere celeste stavano sessantaquattro
Budda. I-lung giunse le mani e disse: «Chi
sarà mai quest’essere celeste?».
L’essere replicò: «Sono tuo padre, Wulung. Per aver offeso gli insegnamenti del
Budda, la mia lingua si spaccò in otto pezzi,
dai miei cinque organi di senso sgorgò sangue, la mia testa si ruppe in sette parti e io
caddi nell’inferno di incessante sofferenza.
I terribili tormenti che ho patito al momento della morte sono stati insopportabili, ma
le sofferenze che seguirono quando mi trovai nell’inferno di incessante sofferenza furono cento, mille, milioni di volte peggiori!
Il dolore che una persona proverebbe nel
mondo umano se gli scalzassero le unghie
con un coltello spuntato o gli tagliassero la
testa con una sega, se fosse costretta a camminare sui carboni ardenti e fosse rinchiusa
in una gabbia di spine, non sarebbe niente
in confronto ai miei dolori. Desideravo intensamente trovare un modo per informar-
gli disse: «Tu sei nato nella nostra famiglia
e hai ereditato il talento per l’arte della calligrafia. In segno di devozione filiale verso
di me non devi mai trascrivere i sutra buddisti. In particolare, non devi trascrivere il
Sutra del Loto! Lao Tzu, che onoro come
mio maestro, porta il titolo di Onorato del
Cielo. Nel cielo non possono esistere due
soli, eppure nel Sutra del Loto il Budda dichiara: “Io sono l’unica persona [che può
salvarli e proteggerli]”25. Questa affermazione mi sembra veramente oltraggiosa. Se
non terrai fede alle mie ultime parole e trascriverai un testo buddista, mi trasformerò
istantaneamente in uno spirito maligno e
porrò termine alla tua vita».
Detto questo, la sua lingua si spaccò in
otto pezzi, la sua testa si ruppe in sette parti, dai suoi cinque organi di senso sgorgò
sangue ed egli spirò. Ma il figlio, incapace
di distinguere il buono dal cattivo, non
comprese che il padre aveva manifestato
questi cattivi segni ed era caduto nell’inferno Avichi per aver offeso la Legge. Perciò
obbedì alle ultime volontà del padre e non
trascrisse i sutra buddisti né tantomeno si
permise di recitarli personalmente.
E continuò così per qualche tempo.
Regnava allora il re Ssu-ma il quale, desiderando far trascrivere i testi di alcuni sutra in
occasione di una festa buddista, si informò
su chi fosse il più abile calligrafo di tutta la
Cina e venne a sapere che era I-lung. Così
lo convocò e gli espose i suoi desideri, ma
I-lung rifiutò ripetutamente l’incarico. Il
re, non riuscendo a convincerlo, fece scrivere il testo dei sutra da un altro calligrafo,
ma non fu soddisfatto del risultato. Allora
mandò a chiamare ancora una volta I-lung
e gli disse: «Mi hai informato che ti rifiuti
di eseguire le trascrizioni dei sutra che ti ho
chiesto per rispettare le ultime volontà di
tuo padre. Sebbene non sia una scusa valida, per ora l’accetterò. Perciò ti chiedo di
scrivere solo i titoli del sutra».
Per tre volte il sovrano ripeté il suo comando, ma I-lung continuò a rifiutare. Allora il sovrano con espressione rannuvolata
25. Il Sutra del Loto, cap. 3, p. 89.
458
LETTERA A HOREN
ti della mia condizione, ma non riuscivo a
pensarne alcuno. Non so dire quanto ho
rimpianto di aver lasciato come mie ultime
volontà sul letto di morte l’ordine di non
trascrivere mai i sutra buddisti! Ma era
troppo tardi per i rimorsi e, per quanto mi
disprezzassi per ciò che avevo fatto o maledicessi la mia lingua, era tutto inutile.
«Poi ieri mattina il singolo carattere
myo, con cui ha inizio il titolo del Sutra
del Loto, giunse librandosi nell’aria sopra
quel calderone che è l’inferno di incessante sofferenza e lì si trasformò in un Budda
Shakyamuni color dell’oro. Questo Budda
possedeva le trentadue caratteristiche maggiori e il suo volto era come la luna piena.
Egli disse a voce alta: “Persino coloro che
hanno distrutto un numero di buone cause
sufficiente a riempire l’intero regno dei fenomeni, se ascoltano anche un’unica volta
il Sutra del Loto, non mancheranno di ottenere l’illuminazione”.
«Poi da quest’unico carattere myo
cominciò a cadere una fitta pioggia che
spense le fiamme dell’inferno di incessante
sofferenza. Re Yama chinò la testa coronata
in segno di rispetto, i guardiani dell’inferno gettarono i loro bastoni e rimasero sugli attenti e tutti i peccatori dell’inferno si
guardarono intorno stupefatti, chiedendosi
cosa fosse successo.
«Poi nell’aria apparve il carattere ho
che subì la stessa trasformazione, seguito dal carattere ren, dal carattere ge e dal
carattere kyo. In questo modo apparvero
sessantaquattro caratteri26 che diventarono
sessantaquattro Budda. I sessantaquattro
Budda apparsi nell’inferno di incessante
sofferenza furono come sessantaquattro soli e lune che sorgono nel cielo. Poi dal cielo
scese l’amrita, la dolce rugiada, e cadde sui
condannati.
«I condannati chiesero ai Budda perché stessero accadendo questi meravigliosi
eventi e i sessantaquattro Budda risposero
così: “I nostri corpi dorati non vengono dal
legno di sandalo, né dalle montagne prezio-
se. Essi derivano dagli otto caratteri moltiplicati per otto, i sessantaquattro caratteri
che compongono i titoli degli otto volumi
del Sutra del Loto, trascritti da I-lung, il figlio di Wu-lung che si trova qui nell’inferno
di incessante sofferenza. La mano di I-lung
è parte del corpo generato da Wu-lung ed
è come se i caratteri scritti da quella mano
fossero stati scritti dallo stesso Wu-lung”.
«Dopo che i Budda ebbero parlato
così, i condannati all’inferno di incessante
sofferenza dissero: “Quando eravamo nel
mondo di saha anche noi avevamo figli,
mogli e seguito. Ci siamo chiesti come mai
nessuno di loro avesse eseguito cerimonie
religiose per il nostro riposo e abbiamo
pensato che forse, anche se le avevano fatte, l’effetto delle loro azioni meritorie era
troppo debole per raggiungerci fin qui. A
nulla sono valsi i nostri lamenti. Sono trascorsi un giorno, due giorni, un anno, due
anni, mezzo kalpa, un intero kalpa e ora
infine abbiamo incontrato un buon amico
in grado di salvarci”. Così anche noi siamo
diventati seguaci [del Budda] e ora stiamo
per ascendere al cielo dei trentatré dèi. Sono venuto a porgerti i miei rispetti prima di
andare». Così parlò l’essere celeste.
Nel sogno I-lung era pieno di gioia. Dopo la separazione dal padre si era chiesto in
quale mondo lo avrebbe rivisto. Ma ora poteva vedere la figura di suo padre e incontrare anche i Budda. Poi i sessantaquattro
Budda annunciarono: «Noi non serviamo
un maestro in particolare. Tu sarai il nostro
signore, da oggi in poi ti proteggeremo come se fossi un nostro genitore. Sii diligente.
Quando la tua vita giungerà al termine verremo sicuramente per condurti nella corte
interna del cielo Tushita». Questa fu la loro
promessa.
I-lung, colmo di timore riverenziale,
pronunciò il seguente giuramento: «Da oggi in poi non trascriverò più nemmeno un
singolo carattere delle scritture non buddiste». Era simile al giuramento del Bodhisattva Vasubandhu che fece voto di non re-
26. Sessantaquattro caratteri: sono quelli trascritti da I-lung, otto per ognuno degli otto volumi del
sutra. “Myoho-renge-kyo” è costituito da cinque caratteri e gli altri tre formano il numero del volume.
459
LETTERA A HOREN
Medicina” in poi, erano quelli che erano
rimasti non illuminati dopo [aver ascoltato] la sezione in versi del capitolo “Durata della vita”. E, nei quaranta volumi del
Sutra del Nirvana, il Budda spiega ancora
una volta i benefici della sezione in versi
ai cinquantadue tipi di esseri che si erano
radunati.
È chiaro che i grandi bodhisattva, gli
esseri celesti e gli altri, numerosi come i
granelli di polvere dei mondi delle dieci
direzioni, che si radunarono come nuvole
in occasione della predicazione [del sutra
della Ghirlanda di fiori] nel luogo dell’illuminazione, i vari santi presenti alla predicazione del Sutra della Grande raccolta
e dell’Ampio Sutra della Saggezza e i milleduecento e più onorati che ascoltarono
il Sutra di Mahavairochana e il Sutra della
Corona di diamanti – erano persone che
nel passato avevano ascoltato la sezione in
versi del capitolo “Durata della vita” del
Sutra del Loto, ma a causa della debolezza
della loro fede non erano riusciti a ottenere l’illuminazione, nemmeno dopo periodi
di tempo di lunghezza incalcolabile – pari
a tanti kalpa quanti i granelli di polvere
di un sistema maggiore di mondi o a tanti
kalpa quanti i granelli di polvere di innumerevoli sistemi maggiori di mondi. Però,
quando incontrarono il Budda Shakyamuni, i benefici del Sutra del Loto si erano
sviluppati ed essi poterono ottenere l’illuminazione attraverso i sutra predicati prima del Sutra del Loto senza dover aspettare l’assemblea sul Picco dell’Aquila.
Di conseguenza tutti i Budda delle
dieci direzioni conseguirono la Buddità
con la sezione in versi del capitolo “Durata della vita” come maestro. Questa sezione in versi è come un padre o una madre
per tutte le persone del mondo.
Una persona che abbraccia il capitolo “Durata della vita” del Sutra del Loto
sostiene la vita di tutti i Budda. Come potrebbe un Budda abbandonare una persona che abbraccia il sutra con il quale egli
ha ottenuto l’illuminazione? Se un Budda
citare mai più i sutra hinayana o a Nichiren
quando dichiarò che non avrebbe mai più
recitato il nome del Budda Amida.
I-lung, dopo essersi risvegliato dal sogno, riferì al sovrano ciò che era accaduto
e questi proclamò: «La cerimonia buddista
è ora completa. Scrivi una preghiera che
descriva gli eventi che si sono verificati».
I-lung fece come gli era stato ordinato e i
cinesi e i giapponesi giunsero a prendere
fede nel Sutra del Loto. Questi eventi sono
descritti nell’opera cinese intitolata Il Sutra
del Loto e le sue tradizioni.
Questi sono i benefici che derivano dalla trascrizione del sutra ma, fra le cinque
pratiche, la pratica di trascrivere il sutra
produce i minori benefici; molto maggiori, incommensurabili e illimitati, saranno i
benefici che derivano dalla lettura e recitazione del sutra.
Per quanto riguarda i benefici acquisiti
da te che hai condotto i riti funebri recitando per tredici anni ogni mattina la sezione
in versi del capitolo “Durata della vita”,
essi «possono essere compresi e condivisi
solo tra Budda»27.
Il Sutra del Loto rappresenta l’ossatura e il midollo di tutti i sacri insegnamenti
della vita del Budda e la sezione in versi del
capitolo “Durata della vita” rappresenta
l’anima dei ventotto capitoli del sutra. I
vari Budda delle tre esistenze considerano il capitolo “Durata della vita” come la
loro stessa vita e i bodhisattva delle dieci
direzioni ne considerano la sezione in versi
come i propri occhi.
Ma non sta a me descrivere i benefici che derivano dalla sezione in versi del
capitolo “Durata della vita”. Farò piuttosto riferimento al capitolo successivo,
“Distinzioni dei benefici”, che li tratta
diffusamente. Esso afferma che le persone
che divennero Budda dopo aver udito la
suddetta sezione in versi sono numerose
quanto i granelli di polvere di un sistema
minore o maggiore di mondi. Inoltre, coloro che ottennero l’illuminazione ascoltando i sei capitoli, dal capitolo “Re della
27. Il Sutra del Loto, cap. 2, p. 30.
460
LETTERA A HOREN
l’abbandonasse, sarebbe come abbandonare se stesso.
Supponiamo che una donna abbia generato tremila illustri guerrieri, del calibro
di Tamura o Toshihito28: chi si inimica una
donna simile, avrà quei tremila generali
come nemici. Allo stesso modo, chiunque
tratti da nemica una persona che abbraccia la sezione in versi del capitolo “Durata
della vita” del Sutra del Loto sta inimicandosi tutti i Budda delle tre esistenze.
Tutti i caratteri che compongono il
Sutra del Loto sono dei Budda viventi,
ma con i nostri occhi di persone comuni li
vediamo come caratteri. È come l’esempio
del fiume Gange: gli spiriti affamati vedono le acque del fiume come fuoco, gli esseri umani come acqua e gli esseri celesti come amrita. L’acqua è sempre la stessa, ma
ciascun essere la vede in modo differente,
secondo gli effetti del proprio karma.
Così è per i caratteri del Sutra del Loto: un cieco non li vede affatto, l’occhio
della persona comune li vede di colore
nero, le persone dei due veicoli li vedono come “vuoto”, i bodhisattva vedono
in essi vari colori, mentre una persona in
cui sono pienamente maturati i semi della
Buddità li vede come Budda. Il sutra dichiara: «Chi lo sostiene, starà sostenendo
il corpo del Budda»29. E T’ien-t’ai afferma:
«Questo Sutra del Loto della Legge meravigliosa davanti al quale chino il capo, ha
una custodia, otto rotoli, ventotto capitoli
e 69.384 caratteri; ogni suo singolo carattere è il vero Budda che predicò la Legge
a beneficio degli esseri viventi»30.
Alla luce di questo, possiamo dire che
ogni mattina il prete Horen [quando recita
la sezione in versi del capitolo “Durata della vita”] emette dalla bocca caratteri color
dell’oro. Questi caratteri sono cinquecen-
todieci, ciascuno di essi si trasforma in un
sole e ciascun sole si trasforma in un Tathagata Shakyamuni. Essi emanano grandi
raggi di luce che penetrano la terra e splendono sui tre cattivi sentieri e sulla grande
fortezza dell’inferno di incessante sofferenza. Essi splendono anche verso est, ovest,
nord e sud e in basso e in alto fino a salire
al regno dove non esiste più né pensiero né
assenza di pensiero31. Essi visitano il regno
in cui dimora il tuo defunto padre, ovunque possa essere, e gli parlano.
«Chi pensi che siamo? Siamo i caratteri della sezione in versi del capitolo
“Durata della vita” del Sutra del Loto
che tuo figlio Horen recita ogni mattina.
Questi caratteri saranno i tuoi occhi, i tuoi
orecchi, i tuoi piedi e le tue mani!». Così si
rivolgono premurosamente a lui.
In quel momento il tuo defunto padre
dirà: «Mio figlio Horen non è un figlio,
ma un buon amico» e si volgerà a rendere
omaggio in direzione del mondo di saha;
perché il tuo è un atto di vera devozione
filiale.
Noi parliamo di abbracciare il Sutra
del Loto. Ma, anche se il sutra è uno solo, la maniera in cui lo abbracciamo può
variare da un periodo al successivo. Ci sono epoche in cui una persona consegue la
Buddità strappandosi letteralmente la carne per offrirla al suo maestro, oppure offre
al maestro il proprio corpo come giaciglio,
o addirittura come legna da ardere. In altri
tempi ancora, una persona può sopportare colpi di bastone per amore del sutra o
praticare le austerità religiose oppure osservare vari precetti. E ci sono tempi in
cui, anche facendo tutte le cose sopra descritte, non si consegue la Buddità. Non è
qualcosa di fisso, dipende dall’epoca.
Per questo il Gran Maestro T’ien-t’ai
28. Tamura: Sakanoe no Tamuramaro (758811), capo militare chiamato “Grande generale
che sottomette i barbari” per la sua vittoriosa
campagna contro la tribù degli Ezo del Giappone settentrionale che permise alla corte imperiale di affermare il proprio dominio su quella
regione. Toshihito: Fujiwara no Toshihito (d.s.),
illustre guerriero Fujiwara che visse durante il
periodo Heian (794-1185) e, nel 915, divenne
capo del quartier generale nel Giappone settentrionale.
29. Ibidem, cap. 11, p. 233.
30. Fonte sconosciuta.
31. Il mondo degli esseri senza forma si divide
in quattro regni; qui ci si riferisce a quello superiore. Vedi anche triplice mondo nel Glossario.
461
LETTERA A HOREN
dichiara che si dovrebbe usare il metodo
che «si accorda con il tempo»32. E il Gran
Maestro Chang-an dice: «Dovreste compiere le scelte più appropriate e non aderire
unicamente all’uno o all’altro»33.
Domanda: In quali epoche bisogna offrire il proprio corpo e in quali si devono
osservare i precetti?
Risposta: Una persona sapiente è quella
che comprende il tempo e diffonde il Sutra
del Loto in accordo con il tempo; questo
è il compito più importante. Se una persona ha la gola secca, ciò di cui ha bisogno è
l’acqua, non gli serviranno archi e frecce,
armi e bastoni. Se una persona è nuda desidera una veste, non ha bisogno di acqua.
Da questi esempi puoi arguire quale sia il
principio generale.
Se un grande demone si adoperasse a
diffondere gli insegnamenti del Sutra del
Loto, dovremmo offrirgli il nostro corpo
in elemosina; sarebbe inutile donargli altro
cibo o vestiario.
Se un cattivo sovrano volesse distruggere gli insegnamenti del Sutra del Loto, non
bisognerebbe obbedirgli, anche a costo della propria vita. E se dei preti eminenti che
osservano i precetti e praticano le austerità,
sembrano diffondere gli insegnamenti del
Sutra del Loto ma in realtà li stravolgono,
bisogna capire quale sia la verità e rimproverarli.
Il Sutra del Loto afferma: «Senza curarci dei nostri corpi o delle nostre vite,
avremo a cuore solo la via suprema»34. E il
Sutra del Nirvana afferma: «Per esempio,
un inviato del re […], preferirebbe perdere
la vita, piuttosto che nascondere anche una
sola delle parole del suo sovrano». Il Gran
Maestro Chang-an commenta: «“[Un inviato del re… preferirebbe] perdere la vita,
piuttosto che nascondere anche una sola
parola del suo sovrano” significa che il corpo è insignificante mentre la Legge è suprema. Si dovrebbe dare la vita per propagare
la Legge»35.
A giudicare dalle apparenze, al momento io, Nichiren, sono l’uomo più irragionevole di tutto il Giappone. Tra tutte le
centinaia, migliaia, decine di migliaia o milioni di persone delle quattro categorie di
credenti, nelle sessantasei province e nelle
due isole esterne36 del nostro paese, io sono
detestato dall’intera popolazione, sia di alta
che di bassa estrazione sociale. Nei settecento anni e più trascorsi dall’introduzione
del Buddismo in Giappone, non è esistita
una persona che sia stata tanto odiata a
causa del Sutra del Loto, né ho mai udito
che sia esistita in India o in Cina e non credo nemmeno che avrebbe potuto esistere.
Così io sono l’uomo più irragionevole di
Jambudvipa.
A causa di questo, temendo l’autorità
del governo e preoccupati degli scherni del
volgo, nemmeno i miei parenti osano farmi
visita, per non parlare degli estranei. Anche
persone che sono state aiutate da me, non
solo in questioni religiose ma anche in affari secolari, timorose degli occhi degli altri,
per porre fine alle chiacchiere, fanno mostra di condannarmi, anche se in cuor loro
non lo pensano.
Parecchie volte ho incontrato difficoltà
e due volte sono incorso nell’ira delle autorità. Non sono stato punito soltanto io,
ma anche alcune persone a me legate. Sono
state condannate dalle autorità, o private
delle terre e licenziate dai propri signori,
oppure sono state abbandonate dai genitori e dai fratelli. Come conseguenza, sono
stato abbandonato da coloro che mi avevano seguito e al momento non ho seguaci.
In particolare, nel caso della più recente punizione del governo, dovevo essere
giustiziato e invece, per qualche ragione
sconosciuta, mi hanno esiliato nella provincia insulare di Sado. La maggior parte
di coloro che vengono esiliati in quella
provincia muore, pochi sopravvivono. E
quando infine riuscii a raggiungere il luogo
del mio esilio, venni trattato come se avessi
32. Parole e frasi del Sutra del Loto.
33. Annotazioni sul Sutra del Nirvana.
34. Il Sutra del Loto, cap. 13, p. 254.
35. Annotazioni sul Sutra del Nirvana.
36. Due isole esterne: Iki e Tsushima, isole al
largo della costa di Kyushu.
462
LETTERA A HOREN
commesso un crimine peggiore dell’assassinio o del tradimento.
Da quando lasciai Kamakura per Sado,
sembrava che dovessi affrontare un numero
di potenti nemici ogni giorno più grande: le
persone che incontravo erano tutte sostenitrici del Nembutsu e, mentre attraversavo i
campi e le montagne, udendo il fruscio dell’erba e degli alberi agitati dal vento lungo
la strada, pensavo che fossero i miei nemici
che stavano per attaccarmi.
Finalmente raggiunsi la provincia di
Sado e, conformemente alla natura di
quella terra settentrionale, trovai un vento
particolarmente forte in inverno, neve alta,
vesti leggere e cibo scarso. Compresi allora
come un albero di mandarino, sradicato e
trapiantato in una sede differente, potesse
diventare in maniera naturale un albero di
arancio trifogliato37.
La mia dimora era una capanna di paglia in rovina in mezzo a un fitto campo di
eulalia e ginerio dove venivano seppelliti i
cadaveri. La pioggia filtrava all’interno e i
muri non proteggevano dal vento. L’unico
suono che giorno e notte giungeva ai miei
orecchi era il sibilo del vento accanto al mio
cuscino e ogni mattina la vista che si presentava ai miei occhi era quella della neve
che seppelliva le strade vicine e lontane. Mi
sentivo come se fossi passato attraverso il
regno degli spiriti affamati e fossi caduto
da vivo in uno degli inferni freddi38. Feci
la stessa esperienza di Su Wu che fu tenuto
prigioniero per diciannove giorni nella terra dei barbari del nord e si nutrì di neve per
mantenersi in vita o di Li Ling che abitò
sei anni in una caverna nella roccia, coperto
solo da un mantello di paglia.
Poi capitò che la condanna all’esilio fosse condonata, ma mi resi conto che neanche Kamakura era un luogo sicuro per me
e che non era il caso di rimanerci per qualche tempo. Così ho nascosto il mio corpo
e dato pace alla mia mente tra questi pini e
montagne rocciose. Ma, a parte la terra per
nutrirmi e l’erba per coprirmi, non ho modo di procurarmi altro cibo e vestiario. Mi
chiedo quali sentimenti ti abbiano spinto a
farti strada in un luogo simile per venire a
visitarmi.
Forse gli spiriti dei miei defunti genitori sono entrati in te? O si tratta di un
dono dell’Onorato dal Mondo di Grande
Illuminazione? Non riesco a trattenere le
lacrime!
Domanda: Hai parlato del grande terremoto dell’era Shoka e della grande cometa dell’era Bun’ei39, e hai detto che il nostro
paese dovrà affrontare la rivolta interna e
l’invasione straniera perché non ha prestato ascolto al Sutra del Loto. Posso chiedertene le ragioni?
Risposta: Calamità celesti e strani fenomeni sulla terra come questi due non si
trovano nei tremila o più volumi delle scritture non buddiste. Nelle Tre cronache, nei
Cinque canoni e in Cronache dello storico
vengono descritte grandi comete e grandi
terremoti, ma si tratta di comete con code
lunghe uno o due piedi, dieci o venti, al
massimo cinquanta o sessanta piedi, nessuna ha una coda che abbraccia il cielo intero.
Lo stesso vale per l’intensità dei terremoti
descritti in queste opere. Ed esaminando
le scritture buddiste troviamo che durante
l’intero periodo trascorso dalla morte del
Budda non si sono mai verificati presagi
simili a questi.
Nemmeno in India quando il re Pushyamitra spazzò via gli insegnamenti buddisti dalle cinque regioni, bruciò templi
e pagode nei sedici grandi stati e tagliò la
testa a monaci e monache, si verificarono
37. Questo detto appare in vari classici cinesi come Cronache di Yen Tzu, secondo le quali
un mandarino cresciuto a sud del fume Yangtze
diventa un arancio trifogliato se trapiantatato a
nord del fiume Huai. Simboleggia il modo in cui
cambiano le persone in risposta all’ambiente. Il
mandarino cresce nei climi temperati e l’arancio
trifogliato invece è molto resistente al freddo; po-
trebbe anche trattarsi di un’allusione alle condizioni di vita di Nichiren nella gelida isola di Sado.
38. Inferni freddi: otto tipi di inferno che si
troverebbero sotto il continente di Jambudvipa.
39. Riferimento al grande terremoto che devastò la zona di Kamakura nell’ottavo mese del 1257
e alla grande cometa apparsa nel settimo mese del
1264.
463
LETTERA A HOREN
simili presagi. In Cina, quando l’imperatore dell’era Hui-ch’ang40 abolì più di 4.600
templi e monasteri e costrinse 260.500
monaci e monache a fare ritorno alla vita
secolare, non ci furono manifestazioni di
questo tipo. Nel nostro paese, dopo l’introduzione del Buddismo durante il regno
dell’imperatore Kimmei, Moriya si oppose al Buddismo, il prete Kiyomori bruciò i
sette maggiori templi di Nara e i preti del
Monte Hiei ridussero in cenere il tempio
Onjo, ma nemmeno allora apparvero comete così grandi.
Mi parve essenziale che le persone sapessero di un evento ancor più importante
che si sarebbe verificato in questo nostro
mondo di Jambudvipa, e scrissi un trattato dal titolo Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese e lo sottoposi a
Sua signoria il prete laico del Saimyo-ji. In
quell’opera affermavo (e qui lo riassumo):
«Questo grande presagio [il grande terremoto] è un segno che il nostro paese sta
per essere distrutto da un altro paese. Ciò
accadrà perché i preti Zen, Nembutsu e di
altre scuole stanno cercando di distruggere
il Sutra del Loto. A meno che le teste di
questi preti non vengano tagliate e gettate
sulla spiaggia di Yui a Kamakura41, il paese
verrà sicuramente distrutto».
In seguito, quando apparve la grande
cometa dell’era Bun’ei, ebbi in mano la
conferma del disastro e mi convinsi sempre più.
Il dodicesimo giorno del nono mese
dell’ottavo anno dell’era Bun’ei (1271),
quando incorsi nell’ira delle autorità, ripetei il mio avvertimento con queste parole:
«Io sono il pilastro del Giappone. Se perdete me, il paese è perduto!». A quel tempo sapevo che era improbabile che il mio
consiglio fosse seguito, ma volli darlo comunque perché fosse ricordato nel futuro.
Ancora, l’ottavo giorno del quarto mese dello scorso anno (1274), quando fui interrogato da Hei no Saemon-no-jo, egli mi
chiese quando le forze mongole avrebbero
invaso il Giappone. Replicai che nei sutra
non erano chiaramente indicati né il mese
né l’anno ma, poiché in quei giorni gli occhi
del cielo erano così pieni di collera, sicuramente sarebbe accaduto entro l’anno.
La gente può chiedersi come mai io conosca queste cose. Io sono una persona di
poco conto, ma sto adoperandomi per diffondere l’insegnamento del Sutra del Loto.
Quando il sovrano, i ministri e il popolo
di un paese si dimostrano ostili al devoto
del Sutra del Loto, allora gli dèi della terra
e del cielo e gli dèi che erano presenti alla
predicazione del Sutra del Loto e avevano
giurato di proteggere il suo devoto cominceranno gli uni ad agitarsi furiosi e gli altri a
emettere raggi di luce per minacciare il paese. E se, nonostante tutte le rimostranze, il
sovrano e i ministri non presteranno ascolto a questi ammonimenti, alla fine gli dèi
si impossesseranno degli esseri umani,
causando la rivolta all’interno del paese e
l’attacco dall’esterno.
Domanda: Che prova puoi addurre per
queste affermazioni?
Risposta: Un sutra afferma: «Dato che
gli uomini malvagi sono rispettati e prediletti mentre gli uomini buoni sono sottoposti a punizioni, le stelle e le costellazioni,
i venti e le piogge non si presentano nelle
stagioni giuste »42.
In effetti, il cielo e la terra sono lo specchio del paese. Nel nostro paese si stanno
verificando calamità nel cielo e strani fenomeni sulla terra, quindi il sovrano dello stato dev’essere colpevole di qualche errore.
La situazione è chiaramente riflessa come
in uno specchio, dunque è inutile discuterne. Se il sovrano fosse colpevole soltanto
40. Imperatore dell’era Hui-ch’ang: Wu-tsung
(814-846), quindicesimo imperatore della dinastia
T’ang, un devoto taoista. Nell’845 diede inizio a
una campagna in tutto il paese per distruggere il
Buddismo.
41. In Adottare l’insegnamento corretto per la
pace nel paese sono citate affermazioni simili, trat-
te dal Sutra del Nirvana, che suggeriscono che coloro i quali offendono la Legge dovrebbero essere
messi a morte. In quel trattato il Daishonin chiarisce che tali frasi non vanno intese letteralmente:
è l’offesa che va eliminata, non la persona che la
commette.
42. Sutra dei Sovrani.
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LETTERA A HOREN
di commettere qualcuno dei cinque peccati capitali si fossero radunate in un unico
luogo.
Tutti i preti di questo paese sono stati
posseduti dagli spiriti di Devadatta e di Kokalika e il sovrano del paese è la reincarnazione di re Ajatashatru o di re Virudhaka.
Quanto ai ministri e al popolo, è come se
uomini malvagi come i ministri Varshakara
e Chandrakirti, o come Sunakshatra e Girika, si fossero radunati e fossero diventati
il popolo del Giappone.
Nei tempi antichi, quando due o tre
persone si rendevano colpevoli di uno qualsiasi dei cinque peccati capitali o di cattiva
condotta filiale, la terra si spalancava sotto
di loro per inghiottirle. Ma ora il paese intero è pieno di persone simili. Così tutta la
terra su cui poggia il Giappone dovrebbe
spalancarsi in un istante e l’intero paese
cadere nell’inferno di incessante sofferenza. Non avrebbe senso che si aprisse per
inghiottire soltanto una o due persone.
Per esempio, una persona anziana può
strapparsi qualche capello bianco qua e là,
ma quando diventa veramente vecchia, tutta la sua testa sarà bianca e non servirà più
cercare di strapparsi i capelli uno a uno.
L’unica cosa da fare è rasare la testa in un
colpo solo.
Domanda: Tu sostieni dunque che queste calamità celesti e questi strani fenomeni
sulla terra sorgono perché non si dà ascolto
al devoto del Sutra del Loto. Ma l’ottavo
volume del Sutra del Loto afferma: «Si
spacchi la testa in sette pezzi»43 e il quinto
volume afferma: «Se la gente parlerà male
di lui o lo ingiurierà, le loro bocche verranno serrate e fermate»44. Perché allora, nonostante ti abbiano insultato e trattato con
ostilità da molti anni, queste cose non sono
accadute?
Risposta: Come risposta permettimi di
chiederti a mia volta se a coloro che calunniarono, maledirono e picchiarono il Bodhisattva Mai Sprezzante venne serrata la
bocca e si spaccò la testa.
di piccoli errori, lo specchio celeste mostrerebbe solo piccole calamità. Ma poiché
stiamo assistendo a grandi calamità, significa che il sovrano sta commettendo grandi
errori.
Il Sutra dei Re benevolenti parla di innumerevoli disastri minori, di ventinove disastri medi e di sette disastri maggiori. Uno
dei nomi di questo sutra è dei Re benevolenti, ma un altro è Specchio del cielo e della terra. E tale sutra può essere usato come
uno “specchio del cielo e della terra” in cui
cogliere un nitido riflesso del sovrano del
paese. Inoltre il sutra afferma: «Dopo che
i santi si saranno allontanati accadranno sicuramente i sette disastri».
Da ciò si deve capire che nel nostro
paese esiste un grande santo. E si dovrebbe
capire anche che il sovrano del paese non
ha fede in questo santo.
Domanda: Nelle epoche precedenti,
quando vennero distrutti i templi buddisti,
perché non apparvero presagi simili a quelli che vediamo adesso?
Risposta: I presagi che appaiono sono
grandi o piccoli a seconda che gli errori
che li causano siano gravi o trascurabili. I
presagi apparsi in questa occasione danno
molto da pensare. Infatti non si sono verificati soltanto una o due volte, non solo in
una o due occasioni, ma diventano sempre più frequenti col passare del tempo.
Da ciò dovresti capire che gli errori che il
sovrano del paese sta commettendo sono
più seri di quelli commessi dai sovrani delle epoche precedenti e che per un sovrano
è un errore più grave trattar male un santo
piuttosto che uccidere un gran numero di
persone comuni, di ministri o i suoi stessi
genitori.
Attualmente, in Giappone, il sovrano,
i ministri e il popolo stanno commettendo
gravi colpe, mai viste in India, Cina o altrove nell’intero continente di Jambudvipa
per i 2.220 anni e più trascorsi dalla morte del Budda. È come se tutte le persone
dei mondi delle dieci direzioni colpevoli
43. Il Sutra del Loto, cap. 26, p. 415.
44. Ibidem, cap. 14, p. 274.
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LETTERA A HOREN
Domanda: [No, non accadde]. Ma in
tal caso non c’è forse una contraddizione
nel testo del sutra?
Risposta: Ci sono due tipi di persone
che dimostrano ostilità nei confronti del
Sutra del Loto. Al primo tipo appartengono le persone che hanno coltivato le radici
del bene nelle esistenze precedenti e che
nella presente esistenza ricercano un legame con il Buddismo; esse nutrono il desiderio dell’illuminazione e sono in grado di
conseguire la Buddità. Sono queste le persone a cui viene serrata la bocca o a cui si
spacca la testa.
All’altro tipo appartengono le persone
che hanno offeso la Legge nelle esistenze precedenti, che la offendono nella vita
presente e che esistenza dopo esistenza
continuano a creare un karma che le condanna all’inferno di incessante sofferenza.
A queste persone, anche se ci maledicono,
la bocca non verrà serrata. Sono come carcerati che sono stati condannati a morte: se
mentre sono in carcere commettono qualche cattiva azione, non riceveranno un’altra punizione oltre alla sentenza di morte
che è già stata comminata. Le persone che
invece saranno un giorno rilasciate, se commettono una cattiva azione mentre sono in
carcere, saranno punite.
Domanda: Dato che si tratta di un punto estremamente importante, posso chiederti di spiegarlo dettagliatamente?
Risposta: È spiegato nel Sutra del Nirvana e nel Sutra del Loto.
Nichiren
CENNI STORICI – Soya Kyoshin, il
destinatario di questa lettera, viveva nel
villaggio di Soya, nel distretto Katsushika
della provincia di Shimosa.
Si era convertito agli insegnamenti del
Daishonin intorno al 1260, e nel 1271 era
divenuto prete laico, ricevendo da Nichiren Daishonin il nome buddista di Horen
(Loto della Legge).
Questa lettera, piuttosto lunga, fu
scritta da Minobu nel quarto mese del
primo anno di Kenji (1275), quando il
Daishonin aveva cinquantaquattro anni e
Kyoshin, che praticava da circa quindici
anni, era uno dei principali credenti della
sua zona. È una delle nove lettere rimaste
fra quelle a lui indirizzate dal Daishonin,
due delle quali scritte in cinese classico, il
cui contenuto indica chiaramente che si
trattava di un uomo molto colto.
Kyoshin aveva inviato al Daishonin una
dichiarazione scritta, di quelle che si usava
leggere ad alta voce durante le cerimonie
per i defunti, nella quale diceva di aver recitato il Sutra del Loto per commemorare il
tredicesimo anniversario della morte di suo
padre, precisando di aver recitato inoltre
ogni giorno, dal momento della sua morte, la parte in versi del capitolo “Durata
della vita”. Il Daishonin gli risponde che
la sua stessa devozione al sutra è la forma
più autentica di pietà filiale, poiché solo il
Sutra del Loto può condurre alla Buddità
i genitori e tutti gli esseri viventi, e riporta
l’antica storia cinese del calligrafo Wu-lung
e del figlio I-lung per dimostrare quanto
siano immensi i benefici che Kyoshin ha
trasmesso al suo defunto padre, grazie alla
sua recitazione costante.
Questa storia racconta che, per aver
trascritto il titolo di ogni volume del Sutra
del Loto, il calligrafo I-lung riuscì a salvare il padre dall’inferno della sofferenza
incessante.
Ma perfino benefici come questi, lo
incoraggia il Daishonin, non sono paragonabili a quelli che si ottengono con
la recitazione del sutra. Il Daishonin gli
conferma, infatti, che la parte in versi del
capitolo “Durata della vita” rappresenta il
cuore stesso dei ventotto capitoli del Sutra
del Loto, e che i benefici che si ricevono
recitandola possono essere calcolati ed
espressi soltanto da un Budda.
Il Daishonin descrive, poi, le meravigliose ricompense che si ottengono lodando e facendo offerte al devoto del Sutra
del Loto nell’Ultimo giorno della Legge, e
l’estrema gravità della colpa di offendere
il devoto.
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LETTERA A HOREN
Riguardo ai dettagli della pratica del
Sutra del Loto, il Daishonin spiega che il
modo di praticare varia necessariamente
con l’epoca, e che una persona di saggezza
sa interpretare i tempi in modo corretto
diffondendo gli insegnamenti di conseguenza. La pratica dell’Ultimo giorno
consiste nel diffondere il Sutra del Loto
senza risparmiare la propria vita. Ed è
proprio per aver svolto esattamente questo tipo di pratica, osserva il Daishonin,
che egli è stato perseguitato dalle autorità e si è attirato l’odio di tutto il popolo
giapponese. Osserva inoltre che, dopo esser stato costretto a vivere in condizioni
estremamente avverse, in un luogo tetro e
desolato durante l’esilio a Sado, dimorava ora, privo di qualsiasi provvista, in una
remota vallata di montagna chiamata Minobu. Il fatto che Kyoshin fosse giunto fin
laggiù per incontrarlo, scrive il Daishonin,
lo riempie di profonda commozione.
Riferendosi poi alle tre rimostranze
rivolte alle autorità di Kamakura, il Daishonin dichiara che il disprezzo dimostrato dal governo per i suoi ammonimenti e
le persecuzioni nei suoi confronti stanno
attirando sul paese una serie di gravi disastri.
Spiega infine per quale motivo alcune
persone che offendono il Sutra del Loto
sembrano non ricevere punizioni: coloro
che continuano a offendere l’insegnamento corretto, vita dopo vita, sono condannati all’inferno di incessante sofferenza e
non riceveranno ulteriori ammonimenti in
questa esistenza.
Per approfondire questo argomento,
trattato anche nell’Apertura degli occhi
(pp. 252-253), il Daishonin rimanda Horen alla consultazione del Sutra del Loto e
del Sutra del Nirvana.
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