Repubblica e la propaganda gender
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Repubblica e la propaganda gender
Repubblica e la propaganda gender di Mario Adinolfi – La Croce, martedì 21 aprile 2015 Ha ragione la mia amica Costanza Miriano che sui social network ieri ha scritto che ormai la propaganda all’ideologia gender è il core business del gruppo Espresso, di cui fa parte il quotidiano la Repubblica. Non passa giorno senza che ci siano uno o più articoli che direttamente o indirettamente incitino non solo al superamento dell’identità sessuale maschile e femminile oltre che della genitorialità incardinata sulle figure del papà e della mamma, ma anche alla costruzione in chiave anticattolica di una società nuova priva di riferimenti alla famiglia “tradizionale”, che io preferisco chiamare famiglia naturale. O famiglia, punto e basta. Ieri il martellamento sul tema è stato particolarmente intenso. Repubblica titolava a tutta pagina un articolo del teologo Vito Mancuso con queste parole: “Perché la Chiesa accetterà le teorie del gender”. In contrasto evidente con le ripetute prese di posizione di Papa Francesco e di tutta la gerarchia cattolica, Mancuso ha affermato che molto presto la Chiesa si “adatterà alla realtà” e accetterà le “varie forme degli amori umani”, oltre che l’idea che non si nasca semplicemente maschio o femmina, ma che la sessualità è un “costrutto sociale” con infinite sfumature da catalogare: a ognuno il proprio abito sessuale da indossare, insomma. In questo numero Giovanni Marcotullio si occupa di rispondere a Mancuso sul piano teologico, io sono semplicemente interessato a spiegare all’editorialista di Repubblica che è vero che la Chiesa sa adattarsi all’evolvere del tempo, ma non lo insegue. Soprattutto, è vero che può “adeguarsi alla realtà”. Ma alla realtà, appunto. E la realtà è che maschio e maschio figli non ne fanno, nessuno è figlio di papà e papà, i sessanta diversi “gender” che piacerebbero a Mancuso e sono stati implementati da Facebook sulla propria piattaforma non sono realtà, sono finzione e moda passeggera. La realtà è che “maschio e femmina li creò”. Un teologo che non conosca la Genesi, mi dice il mio amico Marco Scicchitano, non deve essere un gran teologo. Sempre ieri è finito sulla graticolo del gruppo l’Espresso un altro amico di questo giornale, il professore Massimo Gandolfini. Un docente molto preparato e misurato, una persona mite e ragionevole, che nel corso di una conferenza ha illustrato alcuni dati non contestabili sui suicidi degli omosessuali. Che sono numericamente alti anche in contesti sociali totalmente gay friendly come quelli del nord Europa. L’Espresso non contesta i dati, però afferma che sono “strane teorie”, quelle di Gandolfini. Certo, perché la vulgata vuole che l’omosessuale si suicidi perché vittima di discriminazione da parte della società omofobica. Ma se i dati suicidiari sono analoghi anche in contesti sociali totalmente gay friendly, l’assunto crolla. E Gandolfini ha questa gravissima colpa, per l’Espresso. La missione della propaganda gender continua da parte del gruppo l’Espresso insomma porta a dei comportamenti giornalisticamente goffi. Dal punto di vista deontologico, a mio avviso, l’elemento più grave è il travisamento e in alcuni casi il silenziamento della parole di Papa Francesco. Per aver nozione del discorso totalmente contrario all’ideologia gender del Pontefice mercoledì scorso, i lettori di Repubblica hanno dovuto attendere ieri il pezzo di Vito Mancuso. Che lo ha citato solo per affermare che comunque presto la Chiesa si piegherà a queste strampalate teorie. Sarei pronto a scommettere con Mancuso, ma vorrei secoli di tempo per dargli tutto il vantaggio possibile. La Chiesa non negherà mai la realtà, non potrà accettare ciò che non è, perché le conseguenze sarebbero infernali. Dalla legittimazione dell’ideologia gender deriva l’idea di omogenitorialità, che vorrebbe diventare legge attraverso il ddl Cirinnà in discussione in questo momento al Senato. La Chiesa non può che avversare queste operazioni, che legittimano persino la pratica dell’utero in affitto, perché testimonia la verità e tutela i soggetti più deboli, a partire dai. E ogni bambino è figlio di una mamma e un papà, questo dato rimane incontestabile e immutabile.