Scrivere con la penna Quel gesto uscito dalle nostre vite

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Scrivere con la penna Quel gesto uscito dalle nostre vite
Scrivere con la penna
Quel gesto uscito
dalle nostre vite
di PAOLO DI STEFANO
L'ultima volta che hai preso in
mano una penna per scrivere? Non
un'ora fa, non due ore fa, non ieri,
nemmeno l'altro ieri e nemmeno
cinque giorni fa. Ma, se ricordo bene...: sei settimane fa. Un mese e
mezzo fa!? Proprio così hanno risposto, in media, gli adulti del Regno
Unito a un sondaggio pubblicato dal
quotidiano Mail online. Si sapeva
che la scrittura a mano era in declino, ma non fino a questo punto.
Si parla, ovviamente, di adulti,
perché per il momento i ragazzi in
età scolastica la penna la usano, non
certo la stilografica ma la biro, però
la usano: almeno finché non disporranno di un portatile in classe o non
potranno dettare i loro componimenti su Dragon. Dei duemila intervistati, i due terzi hanno confessato
che, se utilizzano la penna, è solo
per fare scarabocchi veloci, segnare
rapidi promemoria, prendere appunti a uso immediato che però
non sarebbero in grado decifrare dopo qualche ora, tali e tante sono le
abbreviazioni e i segni in codice.
Hai passato anni a svenarti regalando stilografiche ai tuoi nipoti per
la Cresima o per i compleanni che
contano, sicuro di fargliene un
omaggio a futura memoria, una specie di immarcescibile atto di fiducia,
di promessa per la vita, perché intuivi che attraverso la scrittura intesa
come calligrafia passava tutto, il carattere del ragazzino, le sue ambizioni, la sua cultura. Ma è stato inutile,
chissà in che angolo di scrivania o
in quale scatolone dimenticato in
cantina saranno finite: eppure erano oggetti bellissimi, neri, lucidi, in
resina, in lacca di Cina, pennino a vista o coperto, finiture cromate.
Parker, Waterman, Aurona, Omas,
Pelikan, Montblanc, Carrier delicatamente adagiate sul velluto e fermate
da un elastico... Nomi eleganti che,
impressi sull'astuccio, facevano il
tuo status symbol di generoso donatore e insieme promettevano — al figlio di tuo fratello, di tua sorella o di
un amico — maturità, carriera, prestigio, futuro. Nomi che chiedevano, a chi impugnava quelle stilografiche, di dimostrarsi all'altezza del
carismaripostonel marchio. E la prima prova per il ragazzino era la firma, che in genere imitava quella autorevole di papà: per esteso, inclinata e piena di svolazzi improbabili.
Usare la penna, esibirla, aveva a che
fare con l'orgoglio: oggi, ci informa
Mail online, una persona su sette
ammette di provare vergogna della
propria calligrafia, persino del proprio autografo.
Già, la firma. Nemmeno una firma nelle ultime sei settimane? Possibile? Non un accordo da sottoscrivere? Non una carta di credito? Un segno di riconoscimento vergato su
un modulo? Tutto digitale? Avanti
così e tra un paio d'anni prenderai
la penna in mano ogni sei mesi e magari a rovescio. Avremo case senza
mozziconi di matita nei vasetti di cucina e senza penne bic accanto al t e - .
lefono (già, nel frattempo è scomparso anche il telefono!). I tuoi figli
disegneranno con il ditino sul touch
screen e per sillabare useranno solo
la tastiera: non per niente si chiamano nativi digitali. Nella loro pagella
la vecchia materia «Disegno e bella
scrittura» sarà sostituita dalla voce
«Design, mouse e abilità nel cliccare». Ti piacerebbe che tuo figlio non
sapesse scrivere a mano? Pensa a un
bambino che a scuola impari solo a
digitare e non sappia tracciare un segno di matita su un foglio. Lo sai
che l'anno scorso un'equipe di neurofisiologi francesi e norvegesi ha
dimostrato che la scrittura a mano
accende molte più aree cerebrali rispetto al semplice digitare su una tastiera? Perché usando la penna su
un foglio «vediamo» e «sentiamo»
il formarsi delle lettere sotto i nostro occhi e le nostre dita, dunque
sviluppiamo notevoli abilità visive,
motorie e costruttive.
In fondo poi la grafia è sempre
stata considerata un'espressione inconfondibile del carattere, anche se
la grafologia non ha mai avuto dignità di scienza esatta, però dovresti sapere che le perizie calligrafiche servono ancora oggi, persino in sede
giudiziaria, a riconoscere la paternità dello scrivente: ti sembra poco? E
dove finirà il carattere di un bambino quando la sua grafia sarà sostituita da quella del computer? Sì, d'accordo, è vero che anche il computer
ha i suoi caratteri, Times Helvetica
Arial Bodoni..., ma il temperamento
individuale è un'altra cosa. Dunque,
prendi il coraggio a due mani, non
dico di pretendere dai tuoi nipoti
che vadano in cantina a riesumare i
tuoi nobilissimi regali d'antan, ma
affronta senza paura e senza vergogna il rischio di venire accusato di
moralismo, disfattismo, catastrofismo apocalittico e luddismo antitecnologico, e ogni tanto fatti vedere
da tuofigliocon in mano una bic. Ci
sono cambiamenti a cui bisogna resistere o dobbiamo accogliere tutte
le novità a braccia aperte, sottoscrivendo incondizionatamente le magnifiche sorti tecnologiche e progressive senza neanche l'orgoglio di
impugnare una penna ma solo con
un banalissimo clic?