VANGELO Gv 8,1-11 In quel tempo, Gesù si avviò allora verso il
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VANGELO Gv 8,1-11 In quel tempo, Gesù si avviò allora verso il
VANGELO Gv 8,18,1-11 In quel tempo, Gesù si avviò allora verso il monte degli Ulivi. Ma all'alba si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui ed egli, sedutosi, li ammaestrava. Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo, gli dicono: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?» . Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo. accusarlo. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra. E siccome insistevano nell'interrogarlo, alzò il capo e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei» . E chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Ma quelli, quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi. Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo. Alzatosi allora Gesù le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?» . Ed essa rispose: «Nessuno, Signore» . E Gesù Gesù le disse: «Neanch'io ti condanno; và e d'ora in poi non peccare più» . Il brano di Vangelo che commentiamo oggi ci racconta di un incontro assolutamente sconvolgente, in cui il Signore manifesta pubblicamente la grandezza del suo cuore compassionevole e la gratuità del suo perdono. Si tratta di un brano scomodo e controverso, che nei secoli passati scandalizzava a tal punto i fedeli, e soprattutto i chierici, da essere ripetutamente censurato e boicottato: considerate che è un tratto certamente scritto dall’evangelista Luca, lo “scriba mansuetudinis Christi” secondo la definizione di Dante, e che un bel giorno viene fatto sparire dal testo del suo Vangelo per poi ricomparire fortunosamente in quello di Giovanni! Il mio amico biblista Alberto Maggi definisce queste righe evangeliche come “versetti pericolosi”, così titolando un fortunato libro che vi consiglio di leggere: ma quale sarà mai il contenuto così esplosivo di questa pagina, tanto da preoccupare e destabilizzare per secoli preti e credenti? Vediamolo insieme. “All'alba Gesù si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui ed egli, sedutosi, li ammaestrava”… Come il nostro amato Papa Francesco, il Signore non se la prende comoda, non se ne rimane nella bambagia del letto, ma di prima mattina è già nel tempio, per trasmettere alla gente il messaggio d’amore e accoglienza che proviene dal Padre. Ed ecco che subito si mettono in moto scribi e farisei, i professionisti del sacro, quelli pii e devoti, quelli di Chiesa diremmo oggi, che pensano di avere la verità già in tasca e dunque non hanno nulla da imparare… “Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?”. Non è la domanda che il discente rivolge al docente, non è l’umile richiesta per cercare di capire che cosa fare grazie all’illuminazione del Nazareno, tutt’altro: la sola finalità, meschina ed ipocrita, è quella di “metterlo alla prova e avere di che accusarlo”! Non ci crederete, amici, ma questo testo mi fa venire i brividi… È possibile che il clero e il popolo di Dio vivano da antagonisti del Signore, fingendo di lavorare per lui ed invece cercando di coglierlo in fallo, di tendergli una trappola, di farlo cadere in contraddizione. È possibile indossare i panni dei credenti e praticanti e poi trattare i fratelli con superiorità e cattiveria, puntando il dito accusatore e mettendone in piazza ogni debolezza, per schernirli e distruggerli, psicologicamente e reputazionalmente prima ancora che fisicamente… E poi, ed è la cosa più sconcertante, è possibile fare tutto questo in nome di Dio: e non c’è nulla di peggio di chi infligge dolore e sofferenza in obbedienza al Cielo, perché si sente autorizzato a commettere le crudeltà più atroci e non conosce più limiti al suo zelo distruttivo! Lo stato dei fatti è abbastanza chiaro: c’è una donna che ha tradito il marito, che in virtù di una legge presunta divina dovrebbe essere ammazzata a sassate; e c’è un manipolo di benpensanti, sacerdoti e laici, tutti ferventi religiosi ed imbevuti di Dio, che non vedono l’ora di far scorrere il sangue della peccatrice per fare giustizia… Una bella testimonianza del sorriso compassionevole del Padre, non c’è che dire! E il Signore, “chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra”… C’è un mondo tutto da ridisegnare, ripartendo dalle fondamenta, tutto da riconcepire, basandosi questa volta sulla roccia di un amore senza confini e non sul terreno sabbioso ed insicuro della legge! E questo mondo, amici, è quello del sacro, della religione, del tempio: è qui che bisogna anzitutto cambiare, sono i sedicenti giusti che debbono convertirsi al cuore misericordioso del Padre, non i peccatori… Proprio a costoro sono rivolte le parole, severe e taglienti, di Gesù: “Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei”. A questo gruppuscolo di giudici inflessibili, a questi duri e puri che invocano la legge dell’intransigenza (ovviamente solo per gli altri!), il Signore chiede di guardare prima di tutto a se stessi: non c’è purezza nel loro cuore, non c’è innocenza nel loro animo, perché con la maldicenza ed il giudizio impietoso nei confronti dei fratelli stanno trasgredendo l’unico, vero comandamento riconosciuto da Dio in persona, la misericordia e la compassione, l’accoglienza ed il non-giudizio nei confronti di ogni creatura, così com’è… Questa donna, che essendo adultera ha trasgredito uno dei comandamenti del Decalogo divino, merita di morire lapidata secondo la legge religiosa ed anche secondo i suoi correligionari: ma il Signore, che grazie al Cielo passa di lì, può dire la sua e non è affatto d’accordo! Ebbene, amici, il nuovo modello di Chiesa è ormai completato, e “quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi”… Nessuno se la sente di ammazzare questa povera malcapitata, perché finalmente si è volto lo sguardo al proprio intimo, al proprio cuore, ed anziché sparlare e poi condannare i peccati degli altri, ci si è accorti di doversi occupare anzitutto – e abbondantemente – di se stessi: papi, vescovi, preti o credenti che siamo. Quale meraviglioso insegnamento, grazie Gesù! Ed ecco che il Signore può instaurare un rapporto individuale con questa povera donna, che riprende finalmente il centro della scena, così come occupa il centro del cuore di Dio, essendo pienamente amata già nella condizione in cui si ritrova… Una donna, già di per sé disprezzata ed irrisa nella concezione dell’epoca, tollerata solo per sfornare dei figli e per servire il marito, fra l’altro macchiatasi della violazione più pesante alla legge di Dio, del peccato più grave perché colpisce il suo uomo, l’adulterio appunto. Una sgualdrina qualunque, peccatrice irrecuperabile, impura fino al midollo e per tutta l’eternità: cosa potrà sperare di ricevere da questo mondo, da tutti i benpensanti, dall’apparato religioso costituito, se non la morte? Meno male che alla fine incontra Dio, l’unico che riesce a vederla in tutta la sua bellezza, in tutta la sua dignità, in tutto il suo splendore interiore ed esteriore, nonostante tutto, con lo sguardo tipico di ogni innamorato per il destinatario del suo amore… “Rimase solo Gesù, con la donna là in mezzo”: il Signore non teme di compromettersi, non ha paura di essere visto in compagnia di una pubblica peccatrice, anzi è proprio questo tipo di frequentazione che ci fa capire la portata del suo amore per qualsiasi creatura! Non lascia soli, il Nazareno, ma si fa presente in tutte le nostre solitudini, per compensare l’assurda intransigenza di noi suoi discepoli, e lenire il dolore degli squalificati e degli esclusi col balsamo dello Spirito consolatore, che comunica sempre e solo vita… “Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?”. Che fine hanno fatto quei talebani della fede che ti volevano morta, sono finalmente andati a nascondersi? Ed eccoci all’insegnamento di Gesù, che vale per ciascuno di noi, da imitare nella vita di tutti i giorni… “Neanch'io ti condanno; va’ e d'ora in poi non peccare più”. Non esiste un Dio castigatore che si accanisce crudelmente su chi sbaglia, ma anche se sei l’ultima delle creature, anche se hai trasgredito i precetti fondamentali contenuti nel decalogo, anche se non hai confessato proprio nulla di testa tua ma sei stata beccata in flagrante (!), anche se sei tutt’altro che pentita e desideri soltanto salvarti la pelle, incontrerai sempre un abbraccio amorevole dall’Alto, che ti accoglie e guarisce, che ti risana e perdona… Il Signore scommette sulla tua possibilità di cambiare, magari ti invita anche a farlo se la situazione in cui ti ritrovi ti espone a rischi o sofferenze, ma è sempre pronto a riabbracciarti e a condonarti tutto, anche se ci ricadi, anche se non ne esci! Ma com’è possibile una benevolenza così assurda e ostinata, una misericordia così scandalosa e scriteriata? Ci risponde già l’Antico Testamento, col profeta Osea: “Perchè sono Dio e non uomo; sono il Santo in mezzo a te, e non verrò nella mia ira” (Os. 11, 9)… Ciò che sembra pazzesco a noi uomini, è la regola di vita per il Creatore! Avete mai sentito una Notizia più Bella? L’incontro col Signore mostra sempre un sorriso compassionevole, un’accoglienza incondizionata, e se vi è stato propinato dell’altro, se vi hanno contrabbandato per divino qualcosa che vi ha fatti sentire indegni o inadeguati, buttate via tutto perché è solo spazzatura, veleno, falsità! Caro Papa Francesco, aiutaci a rinfocolare la nostra Chiesa con l’entusiasmo del Vangelo, con la fiamma dello Spirito d’Amore, con l’apertura misericordiosa a tutti i “marchiati” ed i lontani, di ieri e di oggi… E questo nostro pazzo mondo, oramai in totale declino, potrà tornare a tingersi di una speranza nuova. IL CONTRIBUTO DEI PADRI DELLA CHIESA Che ci resta da fare, al vedere un altro che pecca, se non volgere lo sguardo in basso, cioè cons considerare umilmente umilmente quanto in basso siamo gettati dalla condizione della nostra fragilità, se non ci sorregge la divina pietà? Scriviamo perciò a terra col dito, cioè consideriamo attentamente se possiamo dire con Giobbe che il nostro cuore non ci riprende in nessun atto atto di tutta la nostra vita (Gb 27,6), e ricordiamo con cura che se anche ci avrà ripreso il nostro cuore, Dio è più grande del nostro cuore e conosce tutto (1Gv 3, 3,20). 20). (Beda il Venerabile) Venerabile)