gruppo di danza storica guglielmo ebreo da pesaro

Transcript

gruppo di danza storica guglielmo ebreo da pesaro
GUGLIELMO EBREO DA PESARO
SEMINARIO DI STUDI
E LABORATORI DI DANZA E SCHERMA ANTICA
20 – 23 SETTEMBRE 2012
PESARO E GRADARA
PROGRAMMA
Gli spettacoli
Le relazioni e le presentazioni
I laboratori di danza e scherma
I luoghi
Dal harmonia suave il canto
Che per l’audito passa dentro al cuore
Di gran dolcezza nasce un vivo ardore
Da cui il danzar poi vien che piace tanto
(Guglielmo Ebreo da Pesaro, De pratica seu arte tripudii)1
Con Guglielmo Ebreo da Pesaro (Pesaro, 1420 circa – Urbino, 1484), siamo
senz’altro di fronte a quella visione rinascimentale, quell’orizzonte d’idee, che
nell'uomo e nella natura trovano il loro fondamento. Dal pensiero scolastico che emerge nel trattato di danza di Domenico da Piacenza, suo maestro - al
naturalismo rinascimentale procede la danza del '400 in un percorso semanticamente ambiguo che la rende così particolare e rarefatta (soprattutto nella
bassadanza, che si trova sempre anche nel più gaio dei balli, ingentilendolo
con la sua delicata onda).
Ma tenire el mezo del tuo movimento che non sia ni tropo ni poco (ma) con
tanta suavitade che pari una gondola che da dui rimi spinta sian per quelle
undicelle quando el mare fa quieta segondo sua natura.2
Nel 1480, maestro di ballo al servizio del casato ducale degli Sforza di Pesaro
- sua città natale - fu mandato alla corte di Milano per insegnare la sua arte
alle giovani generazioni. Era molto comune avere un maestro di danza ebreo
durante il Rinascimento. Nella lettera di raccomandazione è descritto come il
migliore in Italia e col suo nome da battezzato: Giovanni Ambrosio. Questo è
il nome dato a Guglielmo Ebreo da Pesaro, quando abbandonò la fede dei
Padri, probabilmente nel 1460, per poter ricevere il titolo di cavaliere. Non
abbiamo informazioni esatte sulla sua educazione, ma, dato il suo elevato
status artistico, dovrebbe aver avuto contatti con i circoli umanistici delle
corti presso le quali era stato chiamato e le premesse teoretiche dei suoi
manuali di danza sono fortemente influenzate dall'estetica neo-platonica, alle
cui fonti deve aver avuto accesso.
A venticinque anni dal convegno che si svolse nella sua città natale (1987),
vogliamo ricordare la figura di questo straordinario coreografo-umanista del
Quattrocento italiano con questo seminario di studi a lui dedicato.
Chiara Gelmetti
B. Sparti, Guglielmo Ebreo of Pesaro, De pratica seu arte tripudii, Clarendon Press, Oxford,
ristampa 2003
2
Domenico da Piacenza, De arte saltandi et chorea ducendi, Paris, Bibliothèque Nationale,
f.ital.972
1
pag. 2
A.D.A.
INCONTRO INAUGURALE
GIOVEDÌ 20 SETTEMBRE, ORE 17.30
SINAGOGA DI PESARO
Via delle Scuole/via Sara Levi Nathan
Saluto delle autorità:
Davide Rossi, Assessore Cultura Provincia di Pesaro-Urbino
Gloriana Gambini, Assessore Cultura Comune Pesaro
Diana Abbondanza, Presidente Consiglio Comunale Gradara
Introduzione:
Chiara Gelmetti, presidente A.D.A.
Associazione Danze Antiche
La sinagoga sefardita di Pesaro
Maria Luisa Moscati Benigni
SPETTACOLO DI DANZA DEL ’400
Gruppo Guglielmo Ebreo da Pesaro
diretto da e con Enrica Sabatini
con Letizia Dradi ed ensemble Laus Veris
A.D.A.
pag. 3
“Quanti son stati triumphanti honori
cha ricevuto pel suo bel danzare
da re,
da duchi, marchesi e signori.” Così scriveva l’umanista Mario Filelfo
lodando l’arte di Guglielmo Ebreo.
Maestro di danza e teorico pesarese tra i primi nella storia, prestò i suoi
servigi principalmente presso le corti degli Sforza di Pesaro e Milano e dei
Montefeltro di Urbino. A partire dal 1433 per circa cinquant’anni svolse la
sua carriera alla presenza di autorevoli personalità italiane e straniere.
L’importante sua opera, il trattato De pratica seu arte tripudii (1463), ci fa
capire come nel Rinascimento la danza fosse nel contempo arte e scienza.
Considerata una pratica morale-educativa, essa faceva parte della formazione
del nobile virtuoso. Impartita a corte fin dalla più tenera età essa ricopriva
assieme alla musica un ruolo di primissimo piano all’interno di feste e
cerimonie ufficiali. Alcuni dei principi estetici descritti nel De pratica come
mesura, aire, maniera, regolavano la danza così come la pittura e
l’architettura: né sono un esempio i trattati di Leon Battista Alberti.
L’opera di Guglielmo ci offre, oltre a preziose informazioni relative
all’apprendimento della danza e alla maniera di eseguire le musiche,
un’analisi dettagliata delle coreografie classificate in bassedanze e balli. Le
prime solenni e gravi al contrario delle altre più briose e spiccatamente
teatrali, le danze appartenenti a questi due fondamentali generi, vengono qui
proposte al pubblico in tutta la loro suggestione e raffinatezza per essere
spirito di un’epoca, quella dell’Umanesimo pervaso nella sua interezza da
ideali di armonia e proporzione.
Del programma fanno anche parte alcune composizioni di un altro
importantissimo teorico e coreografo: Domenico da Piacenza, maestro di
Guglielmo. Come tributo alla nobile arte del suo predecessore quest’ultimo ne
racchiuse molte delle opere all’interno del De pratica. Domenico fu attivo
presso le corti dei d’Este e degli Sforza e fu autore del primo trattato che
codificò la danza del Quattrocento: De arte saltandi & choreas ducendi.
Musiche vocali e strumentali di autori coevi fanno da cornice all’esecuzione
di coreografie principalmente scelte per due e tre danzatori.
Enrica Sabatini
pag. 4
A.D.A.
MANIERA, MESURA E VIRTUTE
Guglielmo Ebreo da Pesaro
l’Arte del Danzare nelle corti
del Quattrocento
Progetto a cura di Enrica Sabatini
GRUPPO DI DANZA STORICA
GUGLIELMO EBREO DA PESARO
Letizia Dradi, Enrica Sabatini: danza storica e
ricostruzioni coreografiche
Alessandro Allegrucci: danza storica
con la partecipazione di: Sara Benvenuti, Sandro Tonelli,
Thomas Vittoriano
ENSEMBLE LAUS VERIS
Daniele Bernardini: galoubet e tamburino, cornamusa,
flauto doppio, flauti diritti
Giordano Ceccotti: viella
Enea Sorini: salterio, voce e percussioni
Direzione:
Enrica Sabatini
A.D.A.
pag. 5
Programma
Rostiboli Gioioso, ballo a tre di Domenico da Piacenza
Roti boully ioyeulx, basse danse (manoscritto di Bruxelles)
J’ay pris amour, chanson a tre voci
Voltati in ça Rosina, ballo a tre di Guglielmo Ebreo
Marchexana, ballo a due di Domenico da Piacenza
Falla con misuras (La bassa Castiglia), M. Guglielmus
(manoscritto di Perugia)
Belreguardo, ballo a due di Domenico da Piacenza
Petit Riense, ballo a tre di Giovanni Ambrosio/Guglielmo
Colonnese, ballo a sei di Guglielmo Ebreo da Pesaro
Piva, di J. A. Dalza
Leoncello, ballo a due di Domenico da Piacenza
Faites de moy, Anonimo XV sec (cod. Urbinate Latino 1411)
Amoroso, ballo a due di Guglielmo Ebreo da Pesaro
pag. 6
A.D.A.
LETIZIA DRADI
Si occupa di danza antica dal
1992. Ha studiato all’Università
di Cremona Paleografia e
Filologia Musicale, affiancando
la ricerca sulla danza agli studi
musicali. Ha fatto parte della
New York Dance Baroque
Company di C. Turocy per le produzioni The Pleasure of the Dance e The Temple of Glory del Jarvis
Theater di Napa, CA. Sulla danza italiana del Settecento ha realizzato
le coreografie per gli intermezzi Drusilla e Don Strabone di G. Sellitto
per La Petite Bande diretta da S. Kujiken in tournée dal 2005 al 2007.
Nel 2008 realizza lo spettacolo Les Elements con Simone Magnani e la
Norsk Barokkorkester diretta da G.Von Der Goltz per l'Opera House di
Oslo. Ha danzato inoltre in molti paesi in Europa, in Asia e nelle
Americhe con ensemble quali Le Concert des Nations di J. Savall,
Concert Royal di J. Richman, Dowland Consort di
J. Lindberg, Elyma di G. Garrido, La Follia di G. Fabiano,
Lucidarium, Micrologus, Musica Fiorita di D. Dolci, La Risonanza di
F. Bonizzoni, Risonanze di C. Chiarappa, Norsk Barokkrkester con
Rolf Lislevand, La Rossignol. Ha presentato le sue ricerche in
occasione di convegni e conferenze per la Society of Dance History
Scholars, per il Conservatorio di Lugano, l'Università di BolognaSocietà di danza. In collaborazione con Les Jardins de courtoisie di
Lione ha realizzato spettacoli e seminari presso il monastero di Brou a
Bourg-en-Bresse, sul manoscritto di Bassedanze di Marguerite
d'Austriche che ne ordinò la compilazione proprio in quel luogo. Si è
avvicinata alla recitazione nello spettacolo "L'Armonie du Monde",
musica e danza ai tempi di Leonardo da Vinci con l'ensemble Doulce
Mémoire di Tours e alla Commedia dell'Arte col Teatro Agricolo di
Giovanni Balzaretti. Ha danzato inoltre nel film di Carlo Carlei Romeo
and Juliet di prossima uscita. Collabora con i Conservatori di Brescia,
Como, Lugano, Rovigo, Pesaro e Bologna. Insegna danza antica,
Pilates e Gyrotonic.
A.D.A.
pag. 7
ENRICA SABATINI
Musicista e danzatrice pesarese, ha
iniziato la sua formazione musicale
studiando violoncello presso il Conservatorio G. Rossini della sua città.
Successivamente si è diplomata in
viola da gamba presso il Conservatorio
A. Boito di Parma con il M° Roberto
Gini, specializzandosi nel repertorio
rinascimentale e barocco.
Svolge attività concertistica sia in
Italia che all’estero esibendosi con
numerosi ensemble di musica antica in diversi festival e rassegne. Contemporaneamente ha studiato diverse discipline di danza (moderna, classica
indiana, flamenco, popolare, educativa, rinascimentale e barocca),
approfondendo principalmente il repertorio del Rinascimento con: Deda
Colonna, Barbara Sparti, Bruna Gondoni, Marco Bendoni, Letizia Dradi e
Lieven Baert.
Come danzatrice si è esibita in diversi spettacoli tra i quali: Gloria et Malum,
danza e musica nelle corti del Quattrocento con l’Ensemble Micrologus e
Letizia Dradi. Nel 2011 ha scritto e diretto Fiore di Virtù, un viaggio nella
danza antica spettacolo realizzato nelle rassegne: Festa del Duca/Sipari
Rinascimentali (Urbino); Idealmente Cagli (Cagli) e a Pesaro in
collaborazione con il Comune di Pesaro ed il Quartiere Porto/Soria.
Collabora con i diversi enti, Associazioni e Comuni svolgendo animazioni,
spettacoli e laboratori sulla danza rinascimentale nei principali luoghi storici
del Montefeltro e dintorni, collabora con A.D.A. Associazione Danze Antiche
di Milano e Gradara e la Cooperativa guide turistiche ISAIRON, Scuola Italia
di Urbania. Tiene corsi e stage di danza antica a Pesaro, Gradara e Fano
presso: la Biblioteca comunale di Baia Flaminia, le scuole di danza Atelier
Danza Hangart, ADA Gradara e Vaganova Danza e Balletto. All’interno del
ciclo di conferenze L’ABC del sapere, ha tenuto incontri teorico/pratici sulla
danza del Rinascimento rivolto ad insegnanti e allievi del Liceo Artistico
F. Mengaroni di Pesaro.
Dirige il gruppo di danza storica “Guglielmo Ebreo da Pesaro” ammesso dalla
Lega Danza UISP alle Finali Nazionali del Concorso “Città in Danza 2012”
di Chianciano Terme e vincitore del Concorso Regionale svoltosi presso il
Teatro Sperimentale di Pesaro. Per il suo lavoro di ricerca storica e artistica ha
ricevuto il patrocinio dalla Provincia di Pesaro e Urbino.
E’ laureata in Comunicazione visiva presso l’I.S.I.A. di Urbino.
pag. 8
A.D.A.
GRADARA Borgo antico
VENERDÌ 21 SETTEMBRE
Buffet del Quattrocento ore 20.00
Ristorante La Botte, Gradara Borgo
su prenotazione: [email protected]
A.D.A. Associazione Danze Antiche
presenta
Spettacolo di danza e liuto ore 21.30
ricordando Andrea Francalanci
Palazzo Rubini Vesin, Gradara Borgo
su prenotazione: [email protected]
danza: Bruna Gondoni, Marco Bendoni
ricostruzioni coreografiche a cura de’ Il Ballarino
liuto: Emilio Bezzi
Gruppo danza storica A.D.A.Gradara3, condotto da Chiara Gelmetti,
con la partecipazione di4: Anais e Sirrah Beltrami, Maria Ida Bischi,
Marinella Cangini, Federica Giolito, Laura Gallotta, Marinella Maffei,
Antonella Tarantino, Maissa Walehiane
SI RINGRAZIA PINA GIANGRECO PER LA REALIZZAZIONE DEI COSTUMI ESPOSTI NEL FOYER DEL TEATRO
COMUNALE DI GRADARA, TRATTI
DALL’IMMAGINE DIPINTA SUL MANOSCRITTO DI GUGLIELMO EBREO
DA PESARO, RIPORTATA IN COPERTINA..
3
4
Si ringrazia la Pro Loco Gradara per i costumi di ADA Gradara
Partecipa il gruppo A.D.A. Gradara di nuova formazione
A.D.A.
pag. 9
A.D.A. Associazione Danze Antiche
L'Associazione culturale A.D.A. ha lo
scopo di promuovere e diffondere lo
studio e la pratica della danza in un arco
temporale che va dal ‘400 al ‘700.
Frequentando i corsi o gli stage di danza
antica proposti regolarmente, sia a Milano
sia a Gradara, s’imparano a ballare le danze cortesi (bassedanze, pavane, branles,
ecc.) e le danze barocche (sarabande, minuetti, gighe, ecc.). A.D.A. organizza anche
spettacoli di musica e danza antica in costume d’epoca, ambientati preferibilmente
nelle cornici storiche e nei luoghi che le
videro nascere e fiorire.
ADA non è solo danze antiche, l’associazione organizza anche corsi e stage di
danza sacra e sperimentale, danza popolare, scherma antica, canto ed uso della
voce, visite a mostre e città d’arte italiane
ed europee.
Per conoscere le nostre attività.
www.danzeantiche.org – Facebook A.D.A.
per informazioni: [email protected]
sullo sfondo, ritratto di Alessandro
Sforza
SEMINARIO GUGLIELMO EBREO DA PESARO
Comunicazione e stampa Gaia Grandini
Riprese e fotografia Francesco Corsello
Progetto a cura di Chiara Gelmetti
pag. 10
A.D.A.
OMAGGIO A GUGLIELMO EBREO DA PESARO
Spettacolo di danza e liuto
ricordando Andrea Francalanci
PROGRAMMA
INGRESSO, SUGGESTIONI MEDIEVALI5
Des oge mais, processionale a catena aperta
DANZE CORTESI PER COPPIA E LIUTO6
Ricercare, di Joan Ambrosio Dalza (metà XV sec, dopo 1508)
Lauro, bassadanza di Lorenzo de' Medici
Rostiboli Gioioso, ballo di Domenico da Piacenza
Ricercare, di Francesco Spinacino (metà XV sec, dopo 1508)
Partita Crudele, bassadanza di Giuseppe Ebreo
Fia Guielmina, ballo di Domenico da Piacenza
Corona, bassadanza di Domenico da Piacenza
Ricercare, di Francesco Spinacino
Chastelana, bassadanza di Guglielmo Ebreo
Amoroso, ballo francese detto di Giovanni Ambrogio
Tastar de corde e Ricercare dietro, di Joan Ambrosio Dalza
Alesandrescha, bassadanza di Guglielmo Ebreo
5
Coreografia di Letizia Dradi per A.D.A. sez. danza sperimentale medievale,
trascrizione e realizzazione musicale dell’ensemble Dramsam di Gorizia.
6
Ricostruzioni coreografiche di Andrea Francalanci, Bruna Gondoni e
Marco Bendoni.
A.D.A.
pag. 11
BRUNA GONDONI
Dirige con Marco Bendoni la
compagnia Il Ballarino fondata
da A. Francalanci e con questa
ha viaggiato in tutto il mondo
portando la Danza Rinascimentale dalle Misiones de Chiquitos
in Bolivia attraverso l'India Habitat Centre di New Delhi fino a
Taiwan.
Nel 1988 danza con la compagnia francese Ris et Danceries di
Francine Lancelot nella Creazione Tempore et Mesura per la
Biennale della Danza di Lione e
per Il Maggio Musicale Fiorentino.
Nel 1989 prende parte alla realizzazione televisiva per la Thames TV
Una Stravaganza dei Medici. Lavora poi al Teatro Nazionale di Strasburgo, al Festival Barocco di Versailles e alle Celebrazioni di
Claudio Monteverdi al teatro Ponchielli di Cremona.
Danza e coreografa con il gruppo londinese Taverner Consort diretto
da Andrew Parrot Il Ballo dell'Ingrate, per il Teatro Massimo di Palermo La Dafne diretta da Gabriel Garrido, per il festival d'Ambronay
l'opera del 1581 Le Ballet Comique de la Royne, sempre con il gruppo
Elyma La liberazione di Ruggero dall'isola di Alcina e per il festival
Settembre Musica di Torino Madrigali Guerrieri e Amorosi sotto la
direzione di Jordi Savall. Nel 1996 coreografa per Le Ballet du Rhin il
pezzo De la Bellezza.
E' stata danzatrice, coreografa e attrice in l'Harmonie du Monde nato
dalla collaborazione con l'ensemble Doulce Memoire.
Ha lavorato con le personalità del mondo della musica come: Andrew
Parrot, Alan Curtis, Chiara Banchini, Roberto Gini, Daniela Dolci,
Renè Clemencic, Denis Raisin Dadre, Rolf Lislevand, Christina Pluhar, Jean Tubery, Jordi Savall, Maria Cristina Kiehr, Jean Marc
Aymes, Gabriel Garrido e Sighiswald Kuijken. Nel 2009 ha trascorso
pag. 12
A.D.A.
un mese a Taipei (Taiwan) per una produzione francocinese, Mémoire
des vents du sud con la famosa compagnia di musici e danzatori Hantang Yuefu, dove ha coreografato, danzato e appreso il teatro e la danza Nankuan.
In qualità' d'insegnante tiene corsi alla Haute École de Musique Ancienne di Ginevra, al Conservatorio Ranieri III di Montecarlo, all'Accademia di Danza e Musica Antica di Sablé e alla Dolmetsch Historical Dance Society di Londra. Quest'anno ha curato le coreografie e
danzato nel film di prossima uscita Romeo & Juliet di Carlo Carlei.
La sua creatività e il suo lavoro coreografico si nutrono della sua esperienza in numerose discipline, quali: la ricerca storica, le conoscenze
di danza barocca, classica e contemporanea, il tai-chi, lo yoga dei Dervisci, le danze sacre e il trekking in Nepal.
Da alcuni anni frequenta la Libera Università di Samadeva, dove apprende la Psicologia Essenziale e l'Eufonia Gestuale.
MARCO BENDONI
Si forma in danza contemporanea con la compagnia di Martha Graham e Alwin Nikolais
lavora con Simona Bucci, Luciano Padovani, Philippe Decouflè, Vicente Saez. Lavora al
Comunale di Firenze come
danzatore e mimo, ha collaborato con le compagnie di danza
rinascimentale di Flavia Sparapani, Elisa Barucchieri,
Claudia Celi, Gloria Giordano,
Veronique Daniel, Letizia Dradi. L'incontro con Andrea Francalanci lo
spingerà ad appassionarsi a quest’arte e, alla sua morte prematura, insieme a Bruna Gondoni decide di far proseguire la compagnia Il Ballarino e portare le danze del rinascimento in tutto il mondo, collaborando con i gruppi di musica più importanti quali: Doulce Memoire, Arpeggiata, Musica Fiorita, Elima, La Fenice, Le Sacquesboutieres,
Dramsam, Concerto Soave, La Petite Bande, Taverner, Scottish Early
A.D.A.
pag. 13
Music, Teatro della Memoria, La Rossignol, Autenthia, Les hault et le
bas, Ensemble 415, Consort Veneto. Studia Commedia dell'arte con
Roberto Andrioli e Giovanni Balzaretti.
Insegna in Italia e all'estero ed è coreografo per il Palio d’Isola Dovarese, il Festival di Teggiano e nel prossimo film in uscita Romeo & Juliet di produzione americana. Ha lavorato anche come attore alla Corte
Ospitale Reggio Emilia e con la Compagnia La Fura del Baus nello
spettacolo Divina Commedia.
Insegna le danze sacre di Gurdjieff ed è diplomato in tecniche olistiche
presso l'Università Samadeva in Francia.
EMILIO BEZZI
Emilio Bezzi è liutista, tiorbista e
chitarrista. Da molti anni si occupa di
didattica e di ricerca in ambito
musicologico, oltre ad esibirsi
regolarmente in qualità di solista e in
formazioni da camera. Inizia a
suonare la chitarra a dodici anni
affrontando i più disparati generi
musicali. Un apprendistato iniziato
con l’ascolto della musica dei
Nirvana che proseguirà poi affrontando il rock hendrixiano e la musica
afroamericana dal blues al jazz. In seguito decide di dedicarsi alla
prassi esecutiva rinascimentale e barocca. Abbandona la tecnica a
plettro e inizia a suonare tramite il pizzico delle dita come riflesso di
ogni sentire musicale. Da un paio d'anni s’interessa anche di
composizione, musica applicata e musicoterapia.
E’ diplomato in chitarra classica presso il Conservatorio G. Verdi di
Milano e ha frequentato Master Class con solisti di chiara fama
internazionale quali Massimo Lonardi, Hopkinsons Smith, Rolf
Lislevan e altri.
pag. 14
A.D.A.
SEMINARIO GUGLIELMO EBREO DA PESARO
LE GIORNATE DI STUDIO
Pesaro, Biblioteca San Giovanni
Gradara, Teatro Comunale
A.D.A.
pag. 15
SEMINARIO DI STUDI
VENERDÌ 21 SETTEMBRE, DALLE ORE 10 ALLE 16.00
Biblioteca San Giovanni, Via Passeri 102, Pesaro
Guglielmo Ebreo da Pesaro, 25 anni dopo
Barbara Sparti, studiosa, docente, ricercatrice, coreografa
e danzatrice
Armonie celesti, armonie terrene
Patrizia Pozzi, docente di Storia del pensiero ebraico,
Università degli Studi di Milano
Legiferare sulla danza: l'arte coreica tra concezione
politica greca e paideia umanistica
Maria Cristina Esposito, ricercatrice AIRDanza e
CID-Unesco
Danzare per fantasmata, presenza prevista
Giorgio Agamben, docente di estetica, Università IUAV
di Venezia
Modera Emilio Sala, docente di Drammaturgia musicale
e Storiografia musicale, Università degli Studi di Milano
PAUSA PRANZO
Testimonianze filmate di danza rinascimentale
Roberto Danese, docente di filologia classica, Università
degli Studi di Urbino Carlo Bo
Video: Non ridete, oh pazzarelle, gli abiti del Quattrocento visti dai contemporanei di Guglielmo.
Lucio Paolo Testi, ricercatore, coreografo e musicista
pag. 16
A.D.A.
SEMINARIO DI STUDI
SABATO 22 SETTEMBRE, DALLE ORE 10 ALLE 16.00
Teatro Comunale, Via Zanvettori, Gradara
La musica delle corti europee del Quattrocento
Vincenzo Borghetti, docente di Storia della Musica, Università degli Studi di Verona
I trattati italiani del Quattrocento
Alessandro Pontremoli, docente di Storia della danza e
del mimo, DAMS Università degli Studi di Torino
Essere liberamente signore della sua persona e del suo piede
Corpo, gesto e genere nella danza italiana del ’400
Marina Nordera, docente di Storia della Danza, Université Nice – Sophia Antipolis
La pirrica dall'antichità al rinascimento
Lara Comis, ricercatrice, APS La Parma
Modera Emanuele Senici, docente di Storia della Musica,
Università La Sapienza di Roma
PAUSA PRANZO
Tavola rotonda: Danzare oggi il Rinascimento
condotta da
Ornella di Tondo, storica della danza AIRDanza
Marco Menconboni, direttore di Cantar lontano e Canalgrande Adriatic Baroque Orchestra
A.D.A.
pag. 17
LUCIO PAOLO TESTI
Nasce a Legnano nel 1961, compie i
suoi studi artistici a Busto Arsizio e si
diploma presso l'Istituto Superiore
d'Arte di Milano. Inizia il suo percorso
musicale nel 1979 studiando oboe con il
M° C. Gussoni e oboi antichi con il
M° C. Canevari, per specializzarsi in
seguito con i maestri Van Der Beek e L.
Alpert. Ha collaborato sin dal 1982 con
importanti formazioni di musica antica:
Theatrum Instrumentorum, Accademia
Viscontea, Ensemble Pianoforte, Micrologus, Ensemble 1492. Ha al suo attivo numerose registrazioni discografiche ed ha suonato in alcuni dei teatri italiani più noti, partecipando ad alcune delle rassegne concertistiche più famose: Musica e Poesia a S. Maurizio, Festival di musica di Locarno, Festival di Stresa, Concorso corale
d'Arezzo, Festival Monteverdiano di Cremona, Sipario Ducale, Concerti
di S. Rocco a Venezia, Canto delle Pietre, Soireen auf schlos Tirol, Festival Organistico Internazionale d'Arona. Collabora con il gruppo La Rossignol, con il quale ha effettuato numerose tourné in Italia e all’estero. Ha
collaborato con Giorgio Strehler, Moni Ovadia, Vinicio Capossela e Daniele Sepe.
Nel 1982 si avvicina alla danza antica fondando con Alessandro Pontremoli e Patrizia La Rocca (suoi insegnanti) l'Associazione culturale Il
Leoncello di Legnano. Negli ultimi anni '90 è stato docente di danza presso l'Associazione culturale Curtes Francae curandone gli spettacoli coreutici. Dal 2003 è docente di danza presso il Civico Istituto Danze storiche di Cassine (Al) e direttore dei corsi dal 2010. Dal 2004 al 2005 docente presso l'Università di Valladolid per il master di approfondimento sul
Rinascimento italiano. Nel 2006 è docente di danza storica presso il conservatorio di Parma ed inizia una intensa attività di insegnamento in varie
città italiane. Sempre nel 2006 fonda la collana Colenda, dispensa annuale
per l'approfondimento e la diffusione della danza curtense. Dal 2008 pubblica online su Glossema Chorea. Dal 2007 è socio e docente di A.D.A.
Ass. Danze Antiche a Milano e Gradara.
pag. 18
A.D.A.
PRESENTAZIONE DI COLENDA N. 9 - FIORE DI VIRTÙ
BALLO DI GUGLIELMO EBREO DA PESARO
Studio coreografico di Alessandro Pontremoli
Esecuzione musicale de La Chambre du Roy René:
Elena Spotti, Roberto Gallina, Claudio Demicheli, Arturo
Salatino, Francesco Motta.
Tracce Fior di Virtù, anno prima impressione 2012
Produzione A.D.A. Associazione Danze Antiche
Edizioni Colenda a cura di Lucio Paolo Testi
A.D.A.
pag. 19
MARCO CHIOZZI - ACCADEMIA
LANCE SPEZZATE DI FERRARA
Inizia i primi studi di scherma
nel 1995 e nel 1997 fonda,
assieme ad un gruppo di
studiosi, la Compagnia delle
Lance Spezzate di Ferrara,
associazione nata per lo
studio delle antiche scuole di
scherma italiana, la promozione della disciplina sportiva
marziale che sarà identificata
con il nome “scherma antica”,
lo sviluppo tecnico dei programmi dei corsi e la formazione di istruttori.
Dal 2000 è docente nei corsi annuali presso la Sala d’Armi di
Ferrara e altre sale d’armi secondarie, dal 2006 collabora
regolarmente con A.D.A. (Associazione Danze Antiche) di
Milano e Gradara. Specialista a livello internazionale sullo
studio ed applicazione della scuola di scherma bolognese del
’500, nel 2003 e 2004 ha tenuto lezioni presso la scuola di
scherma “The School of European Swordsmanship” di Helsinki,
mentre dal 2003 al 2008 ha collaborato con l’Associazione
“Forma Mentis” di Potenza e la Pro Loco Teggiano (SA) nella
realizzazione di corsi, stage, seminari, lezioni specifiche e
spettacoli di scherma antica. In qualità di tecnico esperto ha
collaborato con il Museo Civico Medioevale di Bologna e Fulvio
Del Tin per la realizzazione di copie dei vari modelli di spade
del ’500, tra cui la famosa “spada dei cherubini”.
pag. 20
A.D.A.
PRESENTAZIONE SPADA DEI CHERUBINI
DOMENICA 23 SETTEMBRE, ORE 10
Teatro Comunale, Via Zanvettori, Gradara
a cura di Marco Chiozzi
con la partecipazione di Filippo Biagi
Accademia delle Lance Spezzate di Ferrara
[1480] A dì 11 [Settembre] il lunì, due soldati forastieri combatèano a Fossa d’Albero davanti al Duca nostro [Ercole I], armati con corazine e cellate e con mantelli suro il brazo, e lo più
vecchio dette quattro gran ferite al più zovane. Allora il duca li
fece spartire a ziò non se amazassero.
Bernardino Zambotti, Diario Ferrarese dall’anno 1476 al 1504
A.D.A.
pag. 21
SEMINARIO GUGLIELMO EBREO DA PESARO
I LABORATORI
LA DANZA E LA SCHERMA NEL QUATTROCENTO
pag. 22
A.D.A.
I LABORATORI
VENERDÌ 21 SETTEMBRE DALLE ORE 16.30 ALLE 18.00
Biblioteca San Giovanni, Via Passeri 102, Pesaro
“Il manoscritto di Marguerite d’Autriche”
Presentazione, ore 16.30
a cura di Letizia Dradi
Laboratorio coreutico, ore 17.00
condotto da Letizia Dradi ed Enrica Sabatini
SABATO 22 SETTEMBRE DALLE ORE 16.30 ALLE 19.30
Spazio Polifunzionale, P. le Paolo e Francesca, Gradara
dalle ore 16.00 alle 18 Laboratorio coreutico
“Danze cortesi italiane del Quattrocento”
condotto da Bruna Gondoni
dalle ore 18 alle 19.30 Laboratorio coreutico
“La Moresca”
condotto da Marco Bendoni
DOMENICA 23 SETTEMBRE DALLE ORE 10.30 ALLE 11.45
Spazio Polifunzionale, P. le Paolo e Francesca, Gradara
Laboratorio di Scherma antica
condotto da Marco Chiozzi
A.D.A.
pag. 23
I LABORATORI SONO APERTI AI SOLI SOCI A.D.A.
(LE MODALITÀ DI ISCRIZIONE SONO REPERIBILI SUL PIEGHEVOLE
DEL SEMINARIO GUGLIELMO EBREO DA PESARO)
È VIETATO FOTOGRAFARE E/O RIPRENDERE LO SVOLGIMENTO DELLE LEZIONI DURANTE I LABORATORI,
SALVO GLI AUTORIZZATI DA A.D.A. AI FINI
DELL’ARCHIVIO DELL’ASSOCIAZIONE
GRAZIE PER LA COLLABORAZIONE
pag. 24
A.D.A.
I LUOGHI
Sinagoga sefardita di Pesaro
Biblioteca San Giovanni, Pesaro
Palazzo Rubini Vesin, Gradara
A.D.A.
pag. 25
La Sinagoga sefardita di Pesaro
La scuola sefardita di Pesaro risale alla metà del ’500 poiché è in quel periodo che
maturano e si affermano i presupposti socio economici, culturali e religiosi che la
giustificano. Né mai più si verificheranno, nei secoli successivi, in seno alla comunità ebraica, condizioni altrettanto favorevoli. Purtroppo, tutt’altro che favorevoli, sono altrove gli eventi che determinano l’insorgere di tanto improvviso benessere. Sono anzi tragici sia nella lontana penisola Iberica, sia nella vicinissima
Ancona.
In passato gli ebrei spagnoli avevano conosciuto un periodo d’oro, non solo per la
tranquillità economica, grazie alle molteplici attività che li rendevano graditi o
addirittura ricercati dai vari sovrani, ma soprattutto per la convivenza pacifica e
fattiva con i musulmani. Erano sorti ovunque centri di studio, basti pensare al
grande Maimonide filosofo ebreo, medico, talmudista, autore di un avvicinamento, attraverso la cultura, tra gentili ed ebrei e soprattutto con gli arabi che primeggiavano in molti campi, in primo luogo la medicina.
Con il consolidarsi dell’egemonia cristiana si intensifica l’intolleranza religiosa:
sempre in Spagna nel 1366 e nel 1391 migliaia di ebrei furono massacrati senza
altra alternativa tra il rogo e il battesimo. Questi nuovi cristiani in parte continuarono, nel segreto delle loro case, a professare la fede dei Padri e furono chiamati
marrani.
Seguì ancora un secolo di tranquillità, ma questa finì con l’unificazione dei regni
di Castiglia e di Aragona sotto i sovrani Ferdinando e Isabella i quali nel gennaio
del 1492, resa Granada, cacciarono i mori dalla Spagna e il 31 marzo dello stesso
anno decretarono l’espulsione degli ebrei che rifiutavano la conversione.
Nel giro di neppure un mese dovettero prepararsi alla partenza, già molti si erano
imbarcati il 12 aprile con Colombo (studi recenti hanno rivelato la presenza di
cartografi ebrei tra il personale di bordo ed anche lo stesso Colombo discendeva
da una famiglia di marrani). Dei 200.000 che lasciarono la Spagna circa la metà
preferì fermarsi nel vicino Portogallo sperando in un ripensamento. Erano infatti
frequenti in Europa espulsioni improvvise e successivi richiami in cambio di forti
tasse, a questa volta la causa andava ricercata in una vera profonda religiosità della coppia reale: non si trattava del solito pretesto per estorcere altro denaro.
Fu così che tanti ebrei fuggiti dalla Spagna si stabilirono in Portogallo ove il re
Giovanni II, compreso il grande vantaggio che potevano trarne l’economia, grazie
ai ricchi commerci delle spezie e delle sete, e la cultura per la presenza di insigni
poeti, filosofi e medici, li accolse, dando loro residenza stabile.
Altrettanto fece il suo successore Emanuele I, fino a quando furono concordate le
sue nozze con l’infanta di Spagna, figlia dei cattolicissimi sovrani, dovette
anch’egli, sia pure a malincuore, decretare l’espulsione degli ebrei che rifiutavano
il battesimo.
Tentò di trattenerli facendo arrestare e battezzare tutti i giovani sotto i 25 anni,
bambini compresi; molti genitori, non sopportando di vedersi strappare i piccoli,
pag. 26
A.D.A.
si convertirono e così crebbero le file dei marrani. Gli altri fuggirono, seguiti poi a
poco a poco dagli stessi marrani, i quali, restando, rischiavano di finire nelle mani
dell’Inquisizione che aveva preso a funzionare anche in Portogallo. Già in Spagna
era operante dal 1480 e per tre secoli cercherà di scovare e raggiungere marrani
da ardere vivi o in effigie, sui roghi. I fuggitivi, portando nel cuore l’amata Sefarad, si diressero parte verso le coste del Nord Europa, parte verso le coste del
Mediterraneo, soprattutto in Turchia sotto la protezione di Solimano, come la portoghese madame De Luna, diventata poi donna Gracia Mendes, artefice della fortuna del porto di Pesaro. Altri infine si rifugiarono a Livorno e ad Ancona. Qui gli
ebrei italiani, presenti già prima del mille, godevano di speciali privilegi da parte
dei Papi che avevano fatto di Ancona un porto franco per agevolare i commerci
con il levante. I portoghesi, giunti numerosi ad Ancona, quasi tutti reduci da conversioni forzate, ripresero a giudaizzare apertamente, tornando alla fede ebraica.
C’erano tra questi i due fratelli Lusitano: uno, Amato, medico, autore di un trattato di medicina, divenne anche il medico privato di Papa Giulio III e della sorella
di lui; l’altro, Didaco Pirro Lusitano poeta in lingua ebraica, portoghese e latina
autore di testi poetici. Entrambi dopo la fuga dal Portogallo (l’antica Lusitania
della quale conservarono il ricordo nel nome) vissero fino al 1555 in Ancona poi
a Pesaro.
Proprio in quell’anno, il 14 luglio, il nuovo Papa Paolo IV, Carafa, con l’editto
Cum nimis absurdum emana una lunga serie di infami costrizioni contro gli ebrei
ed istituisce il ghetto a Roma: in quello stesso anno nella vicina Ancona inizia lo
strazio dei marrani. I fatti sono ormai a tutti noti: ne furono arrestati novanta e
confiscati i loro beni. Ancora una volta non hanno altra alternativa che un nuovo
battesimo o il rogo. Ma nonostante i 16.000 ducati d’oro pagati, solo alcuni riescono a fuggire, altri accettano il battesimo, 25 riconosciuti colpevoli di apostasia
dall’Inquisizione, finiscono, tra l’aprile e il giugno del 1556, in una serie di roghi
in Piazza del Campo della Mostra. Anche se da tempo ormai l’Inquisizione mandava ogni anno centinaia di ebrei al rogo in Spagna, tuttavia questa era la prima
volta che ciò accadeva nello Stato della Chiesa. La notizia si diffuse rapidamente
tra le varie comunità dislocate lungo le coste del Mediterraneo. In Turchia la potente Gracia Mendes e suo genero Josef Nassì organizzarono immediatamente il
boicottaggio del porto di Ancona a favore di quello di Pesaro. Questo fu il primo
e unico atto di ribellione aperta organizzato contro il papato: Ancona infatti era il
porto di Roma aperto verso il Levante.
Tutti i ricchi traffici con l’Oriente furono dirottati sul porto di Pesaro, porto che il
Duca Guidubaldo II fu ben lieto di ampliare e migliorare visto l’utile che ne
avrebbe ricavato. Questo fu per la città di Pesaro il periodo d’oro: navi cariche
delle merci più preziose attraccavano alle banchine del suo porto, la città divenne
il centro di smistamento delle merci destinate alle città dell’interno, gli affari prosperavano. E fu il boom anche per gli ebrei portoghesi artefici di tanta improvvisa
fortuna, rifugiatisi numerosi in città.
A.D.A.
pag. 27
E’ questo l’unico momento che possa giustificare storicamente la costruzione della sinagoga sefardita e non tanto per le cospicue risorse economiche o per la particolare benevolenza del Duca, quanto per l’esigenza religiosa dei nuovi arrivati di
continuare ed approfondire gli studi mistici. Non dimentichiamo che è in Spagna
che appare nel 1275 il Sefer ha-Zòhar (Libro dello Splendore) che racchiude le
concezioni cabalistiche. Tali studi furono sempre coltivati anche da coloro che,
per esigenze di vita, svolgevano le più svariate attività, mercanti o banchieri che
fossero. A Pesaro vive e lavora proprio in questo periodo l’architetto Filippo Terzi
reduce dal Portogallo ove aveva ricostruito il palazzo reale, era anche l’architetto
dei re di Spagna.
A Pesaro infatti sorse proprio una jeshivà, scuola di studi superiori, grazie a Rabbi
Moshé Bàsola insigne studioso dei sacri testi, rabbino e cabalista. Nel 1522 aveva
visitato la città di Safed in Palestina, era poi giunto a Pesaro e la sua fama era tale
che molti vi affluirono per frequentare il centro di studi cabalistici da lui fondato.
Anche il ricco banchiere, filantropo e mecenate Ordekhaj Volterra, giunto dal
Portogallo attraverso Livorno, subì il fascino di questo tipo di studi, si trasferì per
un certo tempo a Pesaro ed è indicato come il committente e finanziatore della
sinagoga sefardita. Tutto questo prima del 1570 poiché il 10 gennaio di
quell’anno venne poi chiamato a Firenze, da Francesco dei Medici, ove rivestì la
carica di consigliere politico-finanziario, anche Rabbi Bàsola lascia la città per
fondare una nuova scuola prima ad Ancona poi a Safed. La scola sefardita, o levantina, di Ancona da lui fondata, sorgeva presso il porto e fu demolita per ordine
del governatore pontificio nel 1860, pochi mesi prima che le truppe del Regno di
Sardegna liberassero la città. Si era voluto così punire gli ebrei anconetani per la
loro ampia partecipazione ai moti del Risorgimento.
Fortunatamente il rabbino capo della comunità David A. Vivanti fece redigere
dall’ing. Daretti una dettagliata descrizione e planimetria dell’edificio. Grazie a
questi rilievi sappiamo che essa era identica a quella di Pesaro. In entrambe
l’Aron e la tevah, al centro delle pareti più corte, sono dislocati su vari piani così
da costituire un sottospazio per i fedeli. Due rampe di scale, unite alle pareti laterali della sala, conducono alla tevah posta all’interno di una galleria sorretta da
colonne, alle spalle tre ampie finestre. Persino la porta di accesso alla sala era,
nella sinagoga di Ancona, situata nello stesso preciso punto in cui si apre quella di
Pesaro, al di sotto del balconcino della tevah, caratteristica questa comune, come
tutto il resto, alle sole sinagoghe di Carpentras e Cavaillon in Francia, e a Safed in
Palestina. Forse il modello fu portato dallo stesso Rabbi Bàsola dal suo primo
viaggio in Palestina, di certo sono tutte di rito spagnolo.
Anche l’Aron è posto al di sopra di tre gradini e fiancheggiato da colonne che sorreggono una trabeazione con ornamenti. Leggendo i numerosi articoli scritti
sull’argomento dall’architetto Haym Vito Volterra, studioso d’arte e di architettura sinagogale, si potrebbero rilevare infinite analogie tra le citate sinagoghe, tutte
coeve e sefardite. Quando rabbi Bàsola tornò, nella seconda metà del ‘500 a Safed, ricco dell’esperienza vissuta nel Rinascimento italiano, contribuì allo svilup-
pag. 28
A.D.A.
po urbanistico e culturale di quella città, e vi fondò la prima tipografia in terra
d’Israele, arte questa appresa nel suo soggiorno a Pesaro ove avevano operato gli
stampatori ebrei Da Spira, provenienti da Soncino.
Ma c’è un altro personaggio che, come abbiamo già visto, arriva a Pesaro nel
1455, proprio alla vigilia dei tragici fatti di Ancona: è il poeta portoghese Didaco
Pirro Lusitano, cantore appassionato della saudade.
Se si chiede oggi ad un giovane portoghese cosa sia la saudade, certo risponderà
che è nostalgia, ma chi questa nostalgia l’ha vissuta e sofferta, va col pensiero agli
spazi aperti verso il grande mare oceano su cui si affaccia Lisbona. Nostalgia
dunque di azzurrità: il blu cobalto del mare e il giallo del sole. E’ questo l’unico
momento storicamente e sentimentalmente plausibile per tingere di giallo e di blu
la volta della sinagoga, una volta a botte gonfia, tesa verso l’alto come una vela
sospinta dal vento. Fa pensare alla volta del cielo oltre la quale Giacobbe udì, in
sogno, la voce di Dio promettergli una discendenza numerosa come le stelle del
cielo.
Nel corso dei secoli, danneggiata dai terremoti o più semplicemente dal tempo,
avrà subito chissà quanti restauri e nuove tinteggiature, ma ora così sbiancata, non
è più la schaar ha-sciamonim, cioè La Porta del Cielo oltre la quale il cabalista
spagnolo Avraham Coen Herrera avverte la presenza di Dio. E’ interessante il fatto che anche sul porto di Smirne si affaccia una sinagoga fatta erigere nella prima
metà del ‘500 da Donna Gracia Mendes: ha la volta azzurra arabescata di giallo, è
chiamata ancor oggi " la sinagoga de la Señora". E a Cochin, nello stato del Kerala in India, c’è una piccola sinagoga con la volta e le pareti a piastrelle blu e
gialle. Forse la saudade è arrivata sin là. Di certo quei portoghesi, ebrei e non, che
incatenati alle galere raggiunsero le coste del Brasile, la portarono disperatamente
nel cuore, se, come narrano i missionari giunti dopo alcuni decenni, case e chiese
sono dipinte di blù cabralino con fasce di un bel giallone carico. Il nome del navigatore portoghese Pedro Alvares Cabral resterà per sempre legato a quel blu.
Anche le azulejos, le splendide piastrelle che ornano chiese, cortili e facciate per
le vie di Lisbona e in tante altre città della penisola iberica, resteranno rigorosamente gialle e blu fino tutto il ‘600 (solo nel ‘700 cominceranno ad apparire anche il verde e il viola di manganese), per poi diventare policrome.
Altri marrani avevano raggiunto le coste dei Paesi Bassi e se, grazie alla loro abilità di tagliatori di pietre preziose, Amsterdam divenne, da piccolo porto di pescatori, capitale dei diamanti, Delft, con l’arrivo dei ceramisti iberici, divenne a partire dalla fine del ‘500, famosa nel mondo per le sue ceramiche e porcellane blu: il
blu Delft appunto.
Ma senza andare in coste così lontane, ceramisti di origine spagnola li troviamo
anche a Pesaro e il colore preferito lo portarono nel loro stesso nome. E’ la famiglia Azulai (da azulejios ?), ceramisti operanti a Padova nel 1532 poi a Pesaro,
ove troveremo varie generazioni fino a d un certo Jacob Azulai III nel 173O, che
insieme ad un certo Isaac Cohen, produssero piatti raffiguranti scene bibliche e le
famose zudiole descritte da Piccolpasso.
A.D.A.
pag. 29
Forse ci siamo dilungati sin troppo, nel racconto delle antiche storie, ma la conoscenza delle vicende che hanno condotto gli ebrei sefarditi nella città di Pesaro è
di primaria importanza per capire col cuore la loro sinagoga. Lo storico Attilio
Milano scrive in proposito "... a Pesaro, quella di rito spagnolo è fra le più belle
che siano state costruite in Italia, certo la più armoniosa..." e aggiunge "Individui
che tennero a provvedersi di luoghi di preghiera e di convegni simili, non erano
certo semplici mercanti" e, come abbiamo visto, erano molto di più.
Maria Luisa Moscati Benigni
La Biblioteca San Giovanni di Pesaro
L'attuale complesso di San Giovanni è il frutto dell'ampliamento della struttura
cittadina voluta nel primi decenni del XVI secolo da Francesco Maria Della
Rovere, signore della città. Per creare le nuove mura fu abbattuta una chiesa con
annesso convento, dedicata appunto a San Giovanni; come riparazione, fu avviata
nella prima metà del XVI secolo la costruzione di una nuova chiesa, affidata
all'architetto Girolamo Genga e completata dal figlio Bartolomeo cinquant'anni
dopo. Il convento attiguo sorse insieme alla chiesa solo in piccola parte; la parte
maggiore, dove è ora alloggiata la biblioteca, venne eretta nella seconda metà del
XVII secolo, ed un ulteriore ampliamento data al secolo successivo.
Il convento fu confiscato in età napoleonica, fu poi acquartieramento militare e
nel Novecento sede del distretto di leva, passando infine in proprietà al Comune.
Nel 1998 l'Amministrazione Comunale, con la partecipazione della Fondazione
Scavolini, avvia un progetto per il recupero del complesso di San Giovanni e del
suo giardino con l'affidamento dell'incarico progettuale agli architetti Danilo
Guerri e Massimo Carmassi; a Franco Panzini viene assegnato il disegno delle
aree verdi. Il progetto, riferito ad un complesso che all'epoca non ha ancora
destinazione, se non quella generica di centro sociale, ottiene un finanziamento
sui fondi statali stanziati per il giubileo del 2000; nel 2001 i lavori di recupero
vengono completati e viene definita la scelta di collocare lì la biblioteca cittadina
centrale.
Nel giugno 2002, la biblioteca apre al pubblico, dove prima esisteva un insieme
abbandonato di edifici in rovina. Il complesso su due piani che contiene la
biblioteca è segnato da interventi progettuali che caratterizzano fortemente
l'edificio all'interno, ma soprattutto al suo esterno. Due nuovi accesi sono stati
configurati alle estremità opposte: il principale è costituito da un'alta arcata
vetrata aperta nella cortina muraria del prospetto del convento su via Passeri:
l'arcata richiama gli archi che segnano il prospetto dell'adiacente chiesa di San
Giovanni. L'accesso di via Severini, all'estremità opposta dell'edificio, avviene
invece attraverso un corpo aggiunto in vetro e legno, all'interno del quale è stato
collocato un “caffè letterario” che accoglie i visitatori della biblioteca. Lungo
tutto lo svolgimento del corpo della biblioteca, affacciato su uno spazio verde che
pag. 30
A.D.A.
ospitava in passato gli orti del convento, è stato aggiunto all'edificio un lungo
porticato con capriate in legno e copertura trasparente: una passeggiata pubblica
protetta, alta quanto l'edificio stesso, che media il rapporto delle sale della
biblioteca con l'esterno. L'interno, su due piani tranne che in corrispondenza
dell'accesso principale, dove è stato collocato uno spazio a tutta altezza che funge
da distribuzione per i due livelli, conserva la partizione antica. Le principali sale
di lettura sono collocate nelle due maggiori aule del complesso: la capitolare ed il
refettorio. Al piano superiore, la presenza di un lungo corridoio, che in passato
dava accesso alle celle dei monaci, ha dato lo spunto per la sistemazione di
un'area studio, che evoca le biblioteche storiche. Attualmente la superficie al
pubblico è di mq 2.050, al cui interno sono disponibili: 102 posti studio, 65 posti
per lettura informale, 28 postazioni multimediali al pubblico di cui 2 Macintosh,
un caffè con 20 posti a sedere, 10 lettori cd, un totem Holden, 2 Tv connessione
satellitare con 6 posti, 2 postazioni tv servite da videoregistratore con 6 posti a
sedere, uno spazio per corsi di informatica.
Palazzo Rubini Vesin e Teatro Comunale, Gradara
L’antica dimora signorile, sorta nel cuore del centro storico, a pochi passi dalla
Rocca malatestiana, fu edificata al principio del Settecento da un nobile di origine
gradarese, l’Arcidiacono Giacomo Rubini, come ricorda l’iscrizione del portale.
Uomo di raffinata cultura, il Rubini fu precettore dello storico pesarese Annibale
degli Abati Olivieri, autore delle illustri Memorie di Gradara e protagonista della
vita politica di quegli anni.
La sobrietà è la cifra distintiva dell’edificio che si affaccia sulla pubblica via con
una severa facciata in laterizio, animata solamente dal portale in pietra sormontato
da uno stemma. Attraverso un corridoio e la scenografica scalinata di ingresso si
accede all’elegante piano nobile: i nitidi volumi degli ambienti interni sono
impreziositi dalle raffinate soluzioni architettoniche delle volte.
Palazzo Rubini Vesin, che in passato è stato residenza municipale e in seguito
centro polivalente, ha recuperato oggi la sua centralità come sede di eventi
espositivi di rilievo nazionale legati all’arte moderna e contemporanea.
Il Teatrino Comunale di Gradara, appena 70 posti, è situato all’interno di Palazzo
Rubini Vesin a due passi dall’imponente e suggestiva Rocca di Gradara.
Esso fu realizzato da maestranze locali nella seconda metà dell’Ottocento e si
compone di un soppalco con proscenio, poltroncine e atrio d’ingresso.
Quando nel 1925 il Consiglio comunale di Gradara decise di acquistare per la
somma di 700 lire il materiale scenico esistente nella sala teatrale, vi erano
apparati di grande pregio artistico, che andarono dispersi durante la Seconda
Guerra Mondiale.
Restaurato in tempi molto recenti, è oggi un attivo e vivace contenitore di vari
generi artistici: teatro, musica e conferenze letterarie.
A.D.A.
pag. 31
Si ringraziano per la collaborazione:
Provincia di Pesaro e Urbino
Comune di Pesaro
Comune di Gradara
Pro Loco di Gradara
AIRDanza
Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro
Associazione musicale Notti Malatestiane
Associazione culturale Zeroconfini onlus
Biblioteca San Giovanni di Pesaro
Marco Mencoboni e la Cooperativa “E lucevan le stelle” di Pesaro
Maurizio Spreafico della Maper srl di Renate (MB)
inoltre:
Cristina e lo staff del Grand Hotel Michelacci di Gabicce Mare
Ferdinando Antonelli dell’Agriturismo Montebacchino di Pesaro
Laura Fontana e l’Eliograf srl di Pesaro
Barbara Bucco della Vinoteca di Pesaro
Stefano Pinto del Creative Café di Pesaro
Sandro Alessi del ristorante La Botte di Gradara
Oscar Podeschi della Taverna Paradiso di Gradara
Ilario Giardini, de’ La bottega dell’artigiano di Gradara
Marco Baffoni della Taverna del Pescatore di Casteldimezzo
Alba Mangani de’ Il Pavone bianco di Babbucce
Marco Barcelli
Angela Bartocci
Mirko Battistelli
Eros e Stefania Beltrami
Guglielmo Castelbarco Albani
Carlo e Pascale Gelmetti
Pina Giangreco
Roberto Giussani
Monique Grapinet
Roberta Martufi
Paola Molfino
Michele Pagani
Antonella Quaglia
e tutti i soci e gli amici di A.D.A. che hanno reso possibile quest’evento.
pag. 32
A.D.A.