gruppo di danza storica guglielmo ebreo da pesaro
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gruppo di danza storica guglielmo ebreo da pesaro
GUGLIELMO EBREO DA PESARO SEMINARIO DI STUDI E LABORATORI DI DANZA E SCHERMA ANTICA 20 – 23 SETTEMBRE 2012 PESARO E GRADARA PROGRAMMA Gli spettacoli Le relazioni e le presentazioni I laboratori di danza e scherma I luoghi Dal harmonia suave il canto Che per l’audito passa dentro al cuore Di gran dolcezza nasce un vivo ardore Da cui il danzar poi vien che piace tanto (Guglielmo Ebreo da Pesaro, De pratica seu arte tripudii)1 Con Guglielmo Ebreo da Pesaro (Pesaro, 1420 circa – Urbino, 1484), siamo senz’altro di fronte a quella visione rinascimentale, quell’orizzonte d’idee, che nell'uomo e nella natura trovano il loro fondamento. Dal pensiero scolastico che emerge nel trattato di danza di Domenico da Piacenza, suo maestro - al naturalismo rinascimentale procede la danza del '400 in un percorso semanticamente ambiguo che la rende così particolare e rarefatta (soprattutto nella bassadanza, che si trova sempre anche nel più gaio dei balli, ingentilendolo con la sua delicata onda). Ma tenire el mezo del tuo movimento che non sia ni tropo ni poco (ma) con tanta suavitade che pari una gondola che da dui rimi spinta sian per quelle undicelle quando el mare fa quieta segondo sua natura.2 Nel 1480, maestro di ballo al servizio del casato ducale degli Sforza di Pesaro - sua città natale - fu mandato alla corte di Milano per insegnare la sua arte alle giovani generazioni. Era molto comune avere un maestro di danza ebreo durante il Rinascimento. Nella lettera di raccomandazione è descritto come il migliore in Italia e col suo nome da battezzato: Giovanni Ambrosio. Questo è il nome dato a Guglielmo Ebreo da Pesaro, quando abbandonò la fede dei Padri, probabilmente nel 1460, per poter ricevere il titolo di cavaliere. Non abbiamo informazioni esatte sulla sua educazione, ma, dato il suo elevato status artistico, dovrebbe aver avuto contatti con i circoli umanistici delle corti presso le quali era stato chiamato e le premesse teoretiche dei suoi manuali di danza sono fortemente influenzate dall'estetica neo-platonica, alle cui fonti deve aver avuto accesso. A venticinque anni dal convegno che si svolse nella sua città natale (1987), vogliamo ricordare la figura di questo straordinario coreografo-umanista del Quattrocento italiano con questo seminario di studi a lui dedicato. Chiara Gelmetti B. Sparti, Guglielmo Ebreo of Pesaro, De pratica seu arte tripudii, Clarendon Press, Oxford, ristampa 2003 2 Domenico da Piacenza, De arte saltandi et chorea ducendi, Paris, Bibliothèque Nationale, f.ital.972 1 pag. 2 A.D.A. INCONTRO INAUGURALE GIOVEDÌ 20 SETTEMBRE, ORE 17.30 SINAGOGA DI PESARO Via delle Scuole/via Sara Levi Nathan Saluto delle autorità: Davide Rossi, Assessore Cultura Provincia di Pesaro-Urbino Gloriana Gambini, Assessore Cultura Comune Pesaro Diana Abbondanza, Presidente Consiglio Comunale Gradara Introduzione: Chiara Gelmetti, presidente A.D.A. Associazione Danze Antiche La sinagoga sefardita di Pesaro Maria Luisa Moscati Benigni SPETTACOLO DI DANZA DEL ’400 Gruppo Guglielmo Ebreo da Pesaro diretto da e con Enrica Sabatini con Letizia Dradi ed ensemble Laus Veris A.D.A. pag. 3 “Quanti son stati triumphanti honori cha ricevuto pel suo bel danzare da re, da duchi, marchesi e signori.” Così scriveva l’umanista Mario Filelfo lodando l’arte di Guglielmo Ebreo. Maestro di danza e teorico pesarese tra i primi nella storia, prestò i suoi servigi principalmente presso le corti degli Sforza di Pesaro e Milano e dei Montefeltro di Urbino. A partire dal 1433 per circa cinquant’anni svolse la sua carriera alla presenza di autorevoli personalità italiane e straniere. L’importante sua opera, il trattato De pratica seu arte tripudii (1463), ci fa capire come nel Rinascimento la danza fosse nel contempo arte e scienza. Considerata una pratica morale-educativa, essa faceva parte della formazione del nobile virtuoso. Impartita a corte fin dalla più tenera età essa ricopriva assieme alla musica un ruolo di primissimo piano all’interno di feste e cerimonie ufficiali. Alcuni dei principi estetici descritti nel De pratica come mesura, aire, maniera, regolavano la danza così come la pittura e l’architettura: né sono un esempio i trattati di Leon Battista Alberti. L’opera di Guglielmo ci offre, oltre a preziose informazioni relative all’apprendimento della danza e alla maniera di eseguire le musiche, un’analisi dettagliata delle coreografie classificate in bassedanze e balli. Le prime solenni e gravi al contrario delle altre più briose e spiccatamente teatrali, le danze appartenenti a questi due fondamentali generi, vengono qui proposte al pubblico in tutta la loro suggestione e raffinatezza per essere spirito di un’epoca, quella dell’Umanesimo pervaso nella sua interezza da ideali di armonia e proporzione. Del programma fanno anche parte alcune composizioni di un altro importantissimo teorico e coreografo: Domenico da Piacenza, maestro di Guglielmo. Come tributo alla nobile arte del suo predecessore quest’ultimo ne racchiuse molte delle opere all’interno del De pratica. Domenico fu attivo presso le corti dei d’Este e degli Sforza e fu autore del primo trattato che codificò la danza del Quattrocento: De arte saltandi & choreas ducendi. Musiche vocali e strumentali di autori coevi fanno da cornice all’esecuzione di coreografie principalmente scelte per due e tre danzatori. Enrica Sabatini pag. 4 A.D.A. MANIERA, MESURA E VIRTUTE Guglielmo Ebreo da Pesaro l’Arte del Danzare nelle corti del Quattrocento Progetto a cura di Enrica Sabatini GRUPPO DI DANZA STORICA GUGLIELMO EBREO DA PESARO Letizia Dradi, Enrica Sabatini: danza storica e ricostruzioni coreografiche Alessandro Allegrucci: danza storica con la partecipazione di: Sara Benvenuti, Sandro Tonelli, Thomas Vittoriano ENSEMBLE LAUS VERIS Daniele Bernardini: galoubet e tamburino, cornamusa, flauto doppio, flauti diritti Giordano Ceccotti: viella Enea Sorini: salterio, voce e percussioni Direzione: Enrica Sabatini A.D.A. pag. 5 Programma Rostiboli Gioioso, ballo a tre di Domenico da Piacenza Roti boully ioyeulx, basse danse (manoscritto di Bruxelles) J’ay pris amour, chanson a tre voci Voltati in ça Rosina, ballo a tre di Guglielmo Ebreo Marchexana, ballo a due di Domenico da Piacenza Falla con misuras (La bassa Castiglia), M. Guglielmus (manoscritto di Perugia) Belreguardo, ballo a due di Domenico da Piacenza Petit Riense, ballo a tre di Giovanni Ambrosio/Guglielmo Colonnese, ballo a sei di Guglielmo Ebreo da Pesaro Piva, di J. A. Dalza Leoncello, ballo a due di Domenico da Piacenza Faites de moy, Anonimo XV sec (cod. Urbinate Latino 1411) Amoroso, ballo a due di Guglielmo Ebreo da Pesaro pag. 6 A.D.A. LETIZIA DRADI Si occupa di danza antica dal 1992. Ha studiato all’Università di Cremona Paleografia e Filologia Musicale, affiancando la ricerca sulla danza agli studi musicali. Ha fatto parte della New York Dance Baroque Company di C. Turocy per le produzioni The Pleasure of the Dance e The Temple of Glory del Jarvis Theater di Napa, CA. Sulla danza italiana del Settecento ha realizzato le coreografie per gli intermezzi Drusilla e Don Strabone di G. Sellitto per La Petite Bande diretta da S. Kujiken in tournée dal 2005 al 2007. Nel 2008 realizza lo spettacolo Les Elements con Simone Magnani e la Norsk Barokkorkester diretta da G.Von Der Goltz per l'Opera House di Oslo. Ha danzato inoltre in molti paesi in Europa, in Asia e nelle Americhe con ensemble quali Le Concert des Nations di J. Savall, Concert Royal di J. Richman, Dowland Consort di J. Lindberg, Elyma di G. Garrido, La Follia di G. Fabiano, Lucidarium, Micrologus, Musica Fiorita di D. Dolci, La Risonanza di F. Bonizzoni, Risonanze di C. Chiarappa, Norsk Barokkrkester con Rolf Lislevand, La Rossignol. Ha presentato le sue ricerche in occasione di convegni e conferenze per la Society of Dance History Scholars, per il Conservatorio di Lugano, l'Università di BolognaSocietà di danza. In collaborazione con Les Jardins de courtoisie di Lione ha realizzato spettacoli e seminari presso il monastero di Brou a Bourg-en-Bresse, sul manoscritto di Bassedanze di Marguerite d'Austriche che ne ordinò la compilazione proprio in quel luogo. Si è avvicinata alla recitazione nello spettacolo "L'Armonie du Monde", musica e danza ai tempi di Leonardo da Vinci con l'ensemble Doulce Mémoire di Tours e alla Commedia dell'Arte col Teatro Agricolo di Giovanni Balzaretti. Ha danzato inoltre nel film di Carlo Carlei Romeo and Juliet di prossima uscita. Collabora con i Conservatori di Brescia, Como, Lugano, Rovigo, Pesaro e Bologna. Insegna danza antica, Pilates e Gyrotonic. A.D.A. pag. 7 ENRICA SABATINI Musicista e danzatrice pesarese, ha iniziato la sua formazione musicale studiando violoncello presso il Conservatorio G. Rossini della sua città. Successivamente si è diplomata in viola da gamba presso il Conservatorio A. Boito di Parma con il M° Roberto Gini, specializzandosi nel repertorio rinascimentale e barocco. Svolge attività concertistica sia in Italia che all’estero esibendosi con numerosi ensemble di musica antica in diversi festival e rassegne. Contemporaneamente ha studiato diverse discipline di danza (moderna, classica indiana, flamenco, popolare, educativa, rinascimentale e barocca), approfondendo principalmente il repertorio del Rinascimento con: Deda Colonna, Barbara Sparti, Bruna Gondoni, Marco Bendoni, Letizia Dradi e Lieven Baert. Come danzatrice si è esibita in diversi spettacoli tra i quali: Gloria et Malum, danza e musica nelle corti del Quattrocento con l’Ensemble Micrologus e Letizia Dradi. Nel 2011 ha scritto e diretto Fiore di Virtù, un viaggio nella danza antica spettacolo realizzato nelle rassegne: Festa del Duca/Sipari Rinascimentali (Urbino); Idealmente Cagli (Cagli) e a Pesaro in collaborazione con il Comune di Pesaro ed il Quartiere Porto/Soria. Collabora con i diversi enti, Associazioni e Comuni svolgendo animazioni, spettacoli e laboratori sulla danza rinascimentale nei principali luoghi storici del Montefeltro e dintorni, collabora con A.D.A. Associazione Danze Antiche di Milano e Gradara e la Cooperativa guide turistiche ISAIRON, Scuola Italia di Urbania. Tiene corsi e stage di danza antica a Pesaro, Gradara e Fano presso: la Biblioteca comunale di Baia Flaminia, le scuole di danza Atelier Danza Hangart, ADA Gradara e Vaganova Danza e Balletto. All’interno del ciclo di conferenze L’ABC del sapere, ha tenuto incontri teorico/pratici sulla danza del Rinascimento rivolto ad insegnanti e allievi del Liceo Artistico F. Mengaroni di Pesaro. Dirige il gruppo di danza storica “Guglielmo Ebreo da Pesaro” ammesso dalla Lega Danza UISP alle Finali Nazionali del Concorso “Città in Danza 2012” di Chianciano Terme e vincitore del Concorso Regionale svoltosi presso il Teatro Sperimentale di Pesaro. Per il suo lavoro di ricerca storica e artistica ha ricevuto il patrocinio dalla Provincia di Pesaro e Urbino. E’ laureata in Comunicazione visiva presso l’I.S.I.A. di Urbino. pag. 8 A.D.A. GRADARA Borgo antico VENERDÌ 21 SETTEMBRE Buffet del Quattrocento ore 20.00 Ristorante La Botte, Gradara Borgo su prenotazione: [email protected] A.D.A. Associazione Danze Antiche presenta Spettacolo di danza e liuto ore 21.30 ricordando Andrea Francalanci Palazzo Rubini Vesin, Gradara Borgo su prenotazione: [email protected] danza: Bruna Gondoni, Marco Bendoni ricostruzioni coreografiche a cura de’ Il Ballarino liuto: Emilio Bezzi Gruppo danza storica A.D.A.Gradara3, condotto da Chiara Gelmetti, con la partecipazione di4: Anais e Sirrah Beltrami, Maria Ida Bischi, Marinella Cangini, Federica Giolito, Laura Gallotta, Marinella Maffei, Antonella Tarantino, Maissa Walehiane SI RINGRAZIA PINA GIANGRECO PER LA REALIZZAZIONE DEI COSTUMI ESPOSTI NEL FOYER DEL TEATRO COMUNALE DI GRADARA, TRATTI DALL’IMMAGINE DIPINTA SUL MANOSCRITTO DI GUGLIELMO EBREO DA PESARO, RIPORTATA IN COPERTINA.. 3 4 Si ringrazia la Pro Loco Gradara per i costumi di ADA Gradara Partecipa il gruppo A.D.A. Gradara di nuova formazione A.D.A. pag. 9 A.D.A. Associazione Danze Antiche L'Associazione culturale A.D.A. ha lo scopo di promuovere e diffondere lo studio e la pratica della danza in un arco temporale che va dal ‘400 al ‘700. Frequentando i corsi o gli stage di danza antica proposti regolarmente, sia a Milano sia a Gradara, s’imparano a ballare le danze cortesi (bassedanze, pavane, branles, ecc.) e le danze barocche (sarabande, minuetti, gighe, ecc.). A.D.A. organizza anche spettacoli di musica e danza antica in costume d’epoca, ambientati preferibilmente nelle cornici storiche e nei luoghi che le videro nascere e fiorire. ADA non è solo danze antiche, l’associazione organizza anche corsi e stage di danza sacra e sperimentale, danza popolare, scherma antica, canto ed uso della voce, visite a mostre e città d’arte italiane ed europee. Per conoscere le nostre attività. www.danzeantiche.org – Facebook A.D.A. per informazioni: [email protected] sullo sfondo, ritratto di Alessandro Sforza SEMINARIO GUGLIELMO EBREO DA PESARO Comunicazione e stampa Gaia Grandini Riprese e fotografia Francesco Corsello Progetto a cura di Chiara Gelmetti pag. 10 A.D.A. OMAGGIO A GUGLIELMO EBREO DA PESARO Spettacolo di danza e liuto ricordando Andrea Francalanci PROGRAMMA INGRESSO, SUGGESTIONI MEDIEVALI5 Des oge mais, processionale a catena aperta DANZE CORTESI PER COPPIA E LIUTO6 Ricercare, di Joan Ambrosio Dalza (metà XV sec, dopo 1508) Lauro, bassadanza di Lorenzo de' Medici Rostiboli Gioioso, ballo di Domenico da Piacenza Ricercare, di Francesco Spinacino (metà XV sec, dopo 1508) Partita Crudele, bassadanza di Giuseppe Ebreo Fia Guielmina, ballo di Domenico da Piacenza Corona, bassadanza di Domenico da Piacenza Ricercare, di Francesco Spinacino Chastelana, bassadanza di Guglielmo Ebreo Amoroso, ballo francese detto di Giovanni Ambrogio Tastar de corde e Ricercare dietro, di Joan Ambrosio Dalza Alesandrescha, bassadanza di Guglielmo Ebreo 5 Coreografia di Letizia Dradi per A.D.A. sez. danza sperimentale medievale, trascrizione e realizzazione musicale dell’ensemble Dramsam di Gorizia. 6 Ricostruzioni coreografiche di Andrea Francalanci, Bruna Gondoni e Marco Bendoni. A.D.A. pag. 11 BRUNA GONDONI Dirige con Marco Bendoni la compagnia Il Ballarino fondata da A. Francalanci e con questa ha viaggiato in tutto il mondo portando la Danza Rinascimentale dalle Misiones de Chiquitos in Bolivia attraverso l'India Habitat Centre di New Delhi fino a Taiwan. Nel 1988 danza con la compagnia francese Ris et Danceries di Francine Lancelot nella Creazione Tempore et Mesura per la Biennale della Danza di Lione e per Il Maggio Musicale Fiorentino. Nel 1989 prende parte alla realizzazione televisiva per la Thames TV Una Stravaganza dei Medici. Lavora poi al Teatro Nazionale di Strasburgo, al Festival Barocco di Versailles e alle Celebrazioni di Claudio Monteverdi al teatro Ponchielli di Cremona. Danza e coreografa con il gruppo londinese Taverner Consort diretto da Andrew Parrot Il Ballo dell'Ingrate, per il Teatro Massimo di Palermo La Dafne diretta da Gabriel Garrido, per il festival d'Ambronay l'opera del 1581 Le Ballet Comique de la Royne, sempre con il gruppo Elyma La liberazione di Ruggero dall'isola di Alcina e per il festival Settembre Musica di Torino Madrigali Guerrieri e Amorosi sotto la direzione di Jordi Savall. Nel 1996 coreografa per Le Ballet du Rhin il pezzo De la Bellezza. E' stata danzatrice, coreografa e attrice in l'Harmonie du Monde nato dalla collaborazione con l'ensemble Doulce Memoire. Ha lavorato con le personalità del mondo della musica come: Andrew Parrot, Alan Curtis, Chiara Banchini, Roberto Gini, Daniela Dolci, Renè Clemencic, Denis Raisin Dadre, Rolf Lislevand, Christina Pluhar, Jean Tubery, Jordi Savall, Maria Cristina Kiehr, Jean Marc Aymes, Gabriel Garrido e Sighiswald Kuijken. Nel 2009 ha trascorso pag. 12 A.D.A. un mese a Taipei (Taiwan) per una produzione francocinese, Mémoire des vents du sud con la famosa compagnia di musici e danzatori Hantang Yuefu, dove ha coreografato, danzato e appreso il teatro e la danza Nankuan. In qualità' d'insegnante tiene corsi alla Haute École de Musique Ancienne di Ginevra, al Conservatorio Ranieri III di Montecarlo, all'Accademia di Danza e Musica Antica di Sablé e alla Dolmetsch Historical Dance Society di Londra. Quest'anno ha curato le coreografie e danzato nel film di prossima uscita Romeo & Juliet di Carlo Carlei. La sua creatività e il suo lavoro coreografico si nutrono della sua esperienza in numerose discipline, quali: la ricerca storica, le conoscenze di danza barocca, classica e contemporanea, il tai-chi, lo yoga dei Dervisci, le danze sacre e il trekking in Nepal. Da alcuni anni frequenta la Libera Università di Samadeva, dove apprende la Psicologia Essenziale e l'Eufonia Gestuale. MARCO BENDONI Si forma in danza contemporanea con la compagnia di Martha Graham e Alwin Nikolais lavora con Simona Bucci, Luciano Padovani, Philippe Decouflè, Vicente Saez. Lavora al Comunale di Firenze come danzatore e mimo, ha collaborato con le compagnie di danza rinascimentale di Flavia Sparapani, Elisa Barucchieri, Claudia Celi, Gloria Giordano, Veronique Daniel, Letizia Dradi. L'incontro con Andrea Francalanci lo spingerà ad appassionarsi a quest’arte e, alla sua morte prematura, insieme a Bruna Gondoni decide di far proseguire la compagnia Il Ballarino e portare le danze del rinascimento in tutto il mondo, collaborando con i gruppi di musica più importanti quali: Doulce Memoire, Arpeggiata, Musica Fiorita, Elima, La Fenice, Le Sacquesboutieres, Dramsam, Concerto Soave, La Petite Bande, Taverner, Scottish Early A.D.A. pag. 13 Music, Teatro della Memoria, La Rossignol, Autenthia, Les hault et le bas, Ensemble 415, Consort Veneto. Studia Commedia dell'arte con Roberto Andrioli e Giovanni Balzaretti. Insegna in Italia e all'estero ed è coreografo per il Palio d’Isola Dovarese, il Festival di Teggiano e nel prossimo film in uscita Romeo & Juliet di produzione americana. Ha lavorato anche come attore alla Corte Ospitale Reggio Emilia e con la Compagnia La Fura del Baus nello spettacolo Divina Commedia. Insegna le danze sacre di Gurdjieff ed è diplomato in tecniche olistiche presso l'Università Samadeva in Francia. EMILIO BEZZI Emilio Bezzi è liutista, tiorbista e chitarrista. Da molti anni si occupa di didattica e di ricerca in ambito musicologico, oltre ad esibirsi regolarmente in qualità di solista e in formazioni da camera. Inizia a suonare la chitarra a dodici anni affrontando i più disparati generi musicali. Un apprendistato iniziato con l’ascolto della musica dei Nirvana che proseguirà poi affrontando il rock hendrixiano e la musica afroamericana dal blues al jazz. In seguito decide di dedicarsi alla prassi esecutiva rinascimentale e barocca. Abbandona la tecnica a plettro e inizia a suonare tramite il pizzico delle dita come riflesso di ogni sentire musicale. Da un paio d'anni s’interessa anche di composizione, musica applicata e musicoterapia. E’ diplomato in chitarra classica presso il Conservatorio G. Verdi di Milano e ha frequentato Master Class con solisti di chiara fama internazionale quali Massimo Lonardi, Hopkinsons Smith, Rolf Lislevan e altri. pag. 14 A.D.A. SEMINARIO GUGLIELMO EBREO DA PESARO LE GIORNATE DI STUDIO Pesaro, Biblioteca San Giovanni Gradara, Teatro Comunale A.D.A. pag. 15 SEMINARIO DI STUDI VENERDÌ 21 SETTEMBRE, DALLE ORE 10 ALLE 16.00 Biblioteca San Giovanni, Via Passeri 102, Pesaro Guglielmo Ebreo da Pesaro, 25 anni dopo Barbara Sparti, studiosa, docente, ricercatrice, coreografa e danzatrice Armonie celesti, armonie terrene Patrizia Pozzi, docente di Storia del pensiero ebraico, Università degli Studi di Milano Legiferare sulla danza: l'arte coreica tra concezione politica greca e paideia umanistica Maria Cristina Esposito, ricercatrice AIRDanza e CID-Unesco Danzare per fantasmata, presenza prevista Giorgio Agamben, docente di estetica, Università IUAV di Venezia Modera Emilio Sala, docente di Drammaturgia musicale e Storiografia musicale, Università degli Studi di Milano PAUSA PRANZO Testimonianze filmate di danza rinascimentale Roberto Danese, docente di filologia classica, Università degli Studi di Urbino Carlo Bo Video: Non ridete, oh pazzarelle, gli abiti del Quattrocento visti dai contemporanei di Guglielmo. Lucio Paolo Testi, ricercatore, coreografo e musicista pag. 16 A.D.A. SEMINARIO DI STUDI SABATO 22 SETTEMBRE, DALLE ORE 10 ALLE 16.00 Teatro Comunale, Via Zanvettori, Gradara La musica delle corti europee del Quattrocento Vincenzo Borghetti, docente di Storia della Musica, Università degli Studi di Verona I trattati italiani del Quattrocento Alessandro Pontremoli, docente di Storia della danza e del mimo, DAMS Università degli Studi di Torino Essere liberamente signore della sua persona e del suo piede Corpo, gesto e genere nella danza italiana del ’400 Marina Nordera, docente di Storia della Danza, Université Nice – Sophia Antipolis La pirrica dall'antichità al rinascimento Lara Comis, ricercatrice, APS La Parma Modera Emanuele Senici, docente di Storia della Musica, Università La Sapienza di Roma PAUSA PRANZO Tavola rotonda: Danzare oggi il Rinascimento condotta da Ornella di Tondo, storica della danza AIRDanza Marco Menconboni, direttore di Cantar lontano e Canalgrande Adriatic Baroque Orchestra A.D.A. pag. 17 LUCIO PAOLO TESTI Nasce a Legnano nel 1961, compie i suoi studi artistici a Busto Arsizio e si diploma presso l'Istituto Superiore d'Arte di Milano. Inizia il suo percorso musicale nel 1979 studiando oboe con il M° C. Gussoni e oboi antichi con il M° C. Canevari, per specializzarsi in seguito con i maestri Van Der Beek e L. Alpert. Ha collaborato sin dal 1982 con importanti formazioni di musica antica: Theatrum Instrumentorum, Accademia Viscontea, Ensemble Pianoforte, Micrologus, Ensemble 1492. Ha al suo attivo numerose registrazioni discografiche ed ha suonato in alcuni dei teatri italiani più noti, partecipando ad alcune delle rassegne concertistiche più famose: Musica e Poesia a S. Maurizio, Festival di musica di Locarno, Festival di Stresa, Concorso corale d'Arezzo, Festival Monteverdiano di Cremona, Sipario Ducale, Concerti di S. Rocco a Venezia, Canto delle Pietre, Soireen auf schlos Tirol, Festival Organistico Internazionale d'Arona. Collabora con il gruppo La Rossignol, con il quale ha effettuato numerose tourné in Italia e all’estero. Ha collaborato con Giorgio Strehler, Moni Ovadia, Vinicio Capossela e Daniele Sepe. Nel 1982 si avvicina alla danza antica fondando con Alessandro Pontremoli e Patrizia La Rocca (suoi insegnanti) l'Associazione culturale Il Leoncello di Legnano. Negli ultimi anni '90 è stato docente di danza presso l'Associazione culturale Curtes Francae curandone gli spettacoli coreutici. Dal 2003 è docente di danza presso il Civico Istituto Danze storiche di Cassine (Al) e direttore dei corsi dal 2010. Dal 2004 al 2005 docente presso l'Università di Valladolid per il master di approfondimento sul Rinascimento italiano. Nel 2006 è docente di danza storica presso il conservatorio di Parma ed inizia una intensa attività di insegnamento in varie città italiane. Sempre nel 2006 fonda la collana Colenda, dispensa annuale per l'approfondimento e la diffusione della danza curtense. Dal 2008 pubblica online su Glossema Chorea. Dal 2007 è socio e docente di A.D.A. Ass. Danze Antiche a Milano e Gradara. pag. 18 A.D.A. PRESENTAZIONE DI COLENDA N. 9 - FIORE DI VIRTÙ BALLO DI GUGLIELMO EBREO DA PESARO Studio coreografico di Alessandro Pontremoli Esecuzione musicale de La Chambre du Roy René: Elena Spotti, Roberto Gallina, Claudio Demicheli, Arturo Salatino, Francesco Motta. Tracce Fior di Virtù, anno prima impressione 2012 Produzione A.D.A. Associazione Danze Antiche Edizioni Colenda a cura di Lucio Paolo Testi A.D.A. pag. 19 MARCO CHIOZZI - ACCADEMIA LANCE SPEZZATE DI FERRARA Inizia i primi studi di scherma nel 1995 e nel 1997 fonda, assieme ad un gruppo di studiosi, la Compagnia delle Lance Spezzate di Ferrara, associazione nata per lo studio delle antiche scuole di scherma italiana, la promozione della disciplina sportiva marziale che sarà identificata con il nome “scherma antica”, lo sviluppo tecnico dei programmi dei corsi e la formazione di istruttori. Dal 2000 è docente nei corsi annuali presso la Sala d’Armi di Ferrara e altre sale d’armi secondarie, dal 2006 collabora regolarmente con A.D.A. (Associazione Danze Antiche) di Milano e Gradara. Specialista a livello internazionale sullo studio ed applicazione della scuola di scherma bolognese del ’500, nel 2003 e 2004 ha tenuto lezioni presso la scuola di scherma “The School of European Swordsmanship” di Helsinki, mentre dal 2003 al 2008 ha collaborato con l’Associazione “Forma Mentis” di Potenza e la Pro Loco Teggiano (SA) nella realizzazione di corsi, stage, seminari, lezioni specifiche e spettacoli di scherma antica. In qualità di tecnico esperto ha collaborato con il Museo Civico Medioevale di Bologna e Fulvio Del Tin per la realizzazione di copie dei vari modelli di spade del ’500, tra cui la famosa “spada dei cherubini”. pag. 20 A.D.A. PRESENTAZIONE SPADA DEI CHERUBINI DOMENICA 23 SETTEMBRE, ORE 10 Teatro Comunale, Via Zanvettori, Gradara a cura di Marco Chiozzi con la partecipazione di Filippo Biagi Accademia delle Lance Spezzate di Ferrara [1480] A dì 11 [Settembre] il lunì, due soldati forastieri combatèano a Fossa d’Albero davanti al Duca nostro [Ercole I], armati con corazine e cellate e con mantelli suro il brazo, e lo più vecchio dette quattro gran ferite al più zovane. Allora il duca li fece spartire a ziò non se amazassero. Bernardino Zambotti, Diario Ferrarese dall’anno 1476 al 1504 A.D.A. pag. 21 SEMINARIO GUGLIELMO EBREO DA PESARO I LABORATORI LA DANZA E LA SCHERMA NEL QUATTROCENTO pag. 22 A.D.A. I LABORATORI VENERDÌ 21 SETTEMBRE DALLE ORE 16.30 ALLE 18.00 Biblioteca San Giovanni, Via Passeri 102, Pesaro “Il manoscritto di Marguerite d’Autriche” Presentazione, ore 16.30 a cura di Letizia Dradi Laboratorio coreutico, ore 17.00 condotto da Letizia Dradi ed Enrica Sabatini SABATO 22 SETTEMBRE DALLE ORE 16.30 ALLE 19.30 Spazio Polifunzionale, P. le Paolo e Francesca, Gradara dalle ore 16.00 alle 18 Laboratorio coreutico “Danze cortesi italiane del Quattrocento” condotto da Bruna Gondoni dalle ore 18 alle 19.30 Laboratorio coreutico “La Moresca” condotto da Marco Bendoni DOMENICA 23 SETTEMBRE DALLE ORE 10.30 ALLE 11.45 Spazio Polifunzionale, P. le Paolo e Francesca, Gradara Laboratorio di Scherma antica condotto da Marco Chiozzi A.D.A. pag. 23 I LABORATORI SONO APERTI AI SOLI SOCI A.D.A. (LE MODALITÀ DI ISCRIZIONE SONO REPERIBILI SUL PIEGHEVOLE DEL SEMINARIO GUGLIELMO EBREO DA PESARO) È VIETATO FOTOGRAFARE E/O RIPRENDERE LO SVOLGIMENTO DELLE LEZIONI DURANTE I LABORATORI, SALVO GLI AUTORIZZATI DA A.D.A. AI FINI DELL’ARCHIVIO DELL’ASSOCIAZIONE GRAZIE PER LA COLLABORAZIONE pag. 24 A.D.A. I LUOGHI Sinagoga sefardita di Pesaro Biblioteca San Giovanni, Pesaro Palazzo Rubini Vesin, Gradara A.D.A. pag. 25 La Sinagoga sefardita di Pesaro La scuola sefardita di Pesaro risale alla metà del ’500 poiché è in quel periodo che maturano e si affermano i presupposti socio economici, culturali e religiosi che la giustificano. Né mai più si verificheranno, nei secoli successivi, in seno alla comunità ebraica, condizioni altrettanto favorevoli. Purtroppo, tutt’altro che favorevoli, sono altrove gli eventi che determinano l’insorgere di tanto improvviso benessere. Sono anzi tragici sia nella lontana penisola Iberica, sia nella vicinissima Ancona. In passato gli ebrei spagnoli avevano conosciuto un periodo d’oro, non solo per la tranquillità economica, grazie alle molteplici attività che li rendevano graditi o addirittura ricercati dai vari sovrani, ma soprattutto per la convivenza pacifica e fattiva con i musulmani. Erano sorti ovunque centri di studio, basti pensare al grande Maimonide filosofo ebreo, medico, talmudista, autore di un avvicinamento, attraverso la cultura, tra gentili ed ebrei e soprattutto con gli arabi che primeggiavano in molti campi, in primo luogo la medicina. Con il consolidarsi dell’egemonia cristiana si intensifica l’intolleranza religiosa: sempre in Spagna nel 1366 e nel 1391 migliaia di ebrei furono massacrati senza altra alternativa tra il rogo e il battesimo. Questi nuovi cristiani in parte continuarono, nel segreto delle loro case, a professare la fede dei Padri e furono chiamati marrani. Seguì ancora un secolo di tranquillità, ma questa finì con l’unificazione dei regni di Castiglia e di Aragona sotto i sovrani Ferdinando e Isabella i quali nel gennaio del 1492, resa Granada, cacciarono i mori dalla Spagna e il 31 marzo dello stesso anno decretarono l’espulsione degli ebrei che rifiutavano la conversione. Nel giro di neppure un mese dovettero prepararsi alla partenza, già molti si erano imbarcati il 12 aprile con Colombo (studi recenti hanno rivelato la presenza di cartografi ebrei tra il personale di bordo ed anche lo stesso Colombo discendeva da una famiglia di marrani). Dei 200.000 che lasciarono la Spagna circa la metà preferì fermarsi nel vicino Portogallo sperando in un ripensamento. Erano infatti frequenti in Europa espulsioni improvvise e successivi richiami in cambio di forti tasse, a questa volta la causa andava ricercata in una vera profonda religiosità della coppia reale: non si trattava del solito pretesto per estorcere altro denaro. Fu così che tanti ebrei fuggiti dalla Spagna si stabilirono in Portogallo ove il re Giovanni II, compreso il grande vantaggio che potevano trarne l’economia, grazie ai ricchi commerci delle spezie e delle sete, e la cultura per la presenza di insigni poeti, filosofi e medici, li accolse, dando loro residenza stabile. Altrettanto fece il suo successore Emanuele I, fino a quando furono concordate le sue nozze con l’infanta di Spagna, figlia dei cattolicissimi sovrani, dovette anch’egli, sia pure a malincuore, decretare l’espulsione degli ebrei che rifiutavano il battesimo. Tentò di trattenerli facendo arrestare e battezzare tutti i giovani sotto i 25 anni, bambini compresi; molti genitori, non sopportando di vedersi strappare i piccoli, pag. 26 A.D.A. si convertirono e così crebbero le file dei marrani. Gli altri fuggirono, seguiti poi a poco a poco dagli stessi marrani, i quali, restando, rischiavano di finire nelle mani dell’Inquisizione che aveva preso a funzionare anche in Portogallo. Già in Spagna era operante dal 1480 e per tre secoli cercherà di scovare e raggiungere marrani da ardere vivi o in effigie, sui roghi. I fuggitivi, portando nel cuore l’amata Sefarad, si diressero parte verso le coste del Nord Europa, parte verso le coste del Mediterraneo, soprattutto in Turchia sotto la protezione di Solimano, come la portoghese madame De Luna, diventata poi donna Gracia Mendes, artefice della fortuna del porto di Pesaro. Altri infine si rifugiarono a Livorno e ad Ancona. Qui gli ebrei italiani, presenti già prima del mille, godevano di speciali privilegi da parte dei Papi che avevano fatto di Ancona un porto franco per agevolare i commerci con il levante. I portoghesi, giunti numerosi ad Ancona, quasi tutti reduci da conversioni forzate, ripresero a giudaizzare apertamente, tornando alla fede ebraica. C’erano tra questi i due fratelli Lusitano: uno, Amato, medico, autore di un trattato di medicina, divenne anche il medico privato di Papa Giulio III e della sorella di lui; l’altro, Didaco Pirro Lusitano poeta in lingua ebraica, portoghese e latina autore di testi poetici. Entrambi dopo la fuga dal Portogallo (l’antica Lusitania della quale conservarono il ricordo nel nome) vissero fino al 1555 in Ancona poi a Pesaro. Proprio in quell’anno, il 14 luglio, il nuovo Papa Paolo IV, Carafa, con l’editto Cum nimis absurdum emana una lunga serie di infami costrizioni contro gli ebrei ed istituisce il ghetto a Roma: in quello stesso anno nella vicina Ancona inizia lo strazio dei marrani. I fatti sono ormai a tutti noti: ne furono arrestati novanta e confiscati i loro beni. Ancora una volta non hanno altra alternativa che un nuovo battesimo o il rogo. Ma nonostante i 16.000 ducati d’oro pagati, solo alcuni riescono a fuggire, altri accettano il battesimo, 25 riconosciuti colpevoli di apostasia dall’Inquisizione, finiscono, tra l’aprile e il giugno del 1556, in una serie di roghi in Piazza del Campo della Mostra. Anche se da tempo ormai l’Inquisizione mandava ogni anno centinaia di ebrei al rogo in Spagna, tuttavia questa era la prima volta che ciò accadeva nello Stato della Chiesa. La notizia si diffuse rapidamente tra le varie comunità dislocate lungo le coste del Mediterraneo. In Turchia la potente Gracia Mendes e suo genero Josef Nassì organizzarono immediatamente il boicottaggio del porto di Ancona a favore di quello di Pesaro. Questo fu il primo e unico atto di ribellione aperta organizzato contro il papato: Ancona infatti era il porto di Roma aperto verso il Levante. Tutti i ricchi traffici con l’Oriente furono dirottati sul porto di Pesaro, porto che il Duca Guidubaldo II fu ben lieto di ampliare e migliorare visto l’utile che ne avrebbe ricavato. Questo fu per la città di Pesaro il periodo d’oro: navi cariche delle merci più preziose attraccavano alle banchine del suo porto, la città divenne il centro di smistamento delle merci destinate alle città dell’interno, gli affari prosperavano. E fu il boom anche per gli ebrei portoghesi artefici di tanta improvvisa fortuna, rifugiatisi numerosi in città. A.D.A. pag. 27 E’ questo l’unico momento che possa giustificare storicamente la costruzione della sinagoga sefardita e non tanto per le cospicue risorse economiche o per la particolare benevolenza del Duca, quanto per l’esigenza religiosa dei nuovi arrivati di continuare ed approfondire gli studi mistici. Non dimentichiamo che è in Spagna che appare nel 1275 il Sefer ha-Zòhar (Libro dello Splendore) che racchiude le concezioni cabalistiche. Tali studi furono sempre coltivati anche da coloro che, per esigenze di vita, svolgevano le più svariate attività, mercanti o banchieri che fossero. A Pesaro vive e lavora proprio in questo periodo l’architetto Filippo Terzi reduce dal Portogallo ove aveva ricostruito il palazzo reale, era anche l’architetto dei re di Spagna. A Pesaro infatti sorse proprio una jeshivà, scuola di studi superiori, grazie a Rabbi Moshé Bàsola insigne studioso dei sacri testi, rabbino e cabalista. Nel 1522 aveva visitato la città di Safed in Palestina, era poi giunto a Pesaro e la sua fama era tale che molti vi affluirono per frequentare il centro di studi cabalistici da lui fondato. Anche il ricco banchiere, filantropo e mecenate Ordekhaj Volterra, giunto dal Portogallo attraverso Livorno, subì il fascino di questo tipo di studi, si trasferì per un certo tempo a Pesaro ed è indicato come il committente e finanziatore della sinagoga sefardita. Tutto questo prima del 1570 poiché il 10 gennaio di quell’anno venne poi chiamato a Firenze, da Francesco dei Medici, ove rivestì la carica di consigliere politico-finanziario, anche Rabbi Bàsola lascia la città per fondare una nuova scuola prima ad Ancona poi a Safed. La scola sefardita, o levantina, di Ancona da lui fondata, sorgeva presso il porto e fu demolita per ordine del governatore pontificio nel 1860, pochi mesi prima che le truppe del Regno di Sardegna liberassero la città. Si era voluto così punire gli ebrei anconetani per la loro ampia partecipazione ai moti del Risorgimento. Fortunatamente il rabbino capo della comunità David A. Vivanti fece redigere dall’ing. Daretti una dettagliata descrizione e planimetria dell’edificio. Grazie a questi rilievi sappiamo che essa era identica a quella di Pesaro. In entrambe l’Aron e la tevah, al centro delle pareti più corte, sono dislocati su vari piani così da costituire un sottospazio per i fedeli. Due rampe di scale, unite alle pareti laterali della sala, conducono alla tevah posta all’interno di una galleria sorretta da colonne, alle spalle tre ampie finestre. Persino la porta di accesso alla sala era, nella sinagoga di Ancona, situata nello stesso preciso punto in cui si apre quella di Pesaro, al di sotto del balconcino della tevah, caratteristica questa comune, come tutto il resto, alle sole sinagoghe di Carpentras e Cavaillon in Francia, e a Safed in Palestina. Forse il modello fu portato dallo stesso Rabbi Bàsola dal suo primo viaggio in Palestina, di certo sono tutte di rito spagnolo. Anche l’Aron è posto al di sopra di tre gradini e fiancheggiato da colonne che sorreggono una trabeazione con ornamenti. Leggendo i numerosi articoli scritti sull’argomento dall’architetto Haym Vito Volterra, studioso d’arte e di architettura sinagogale, si potrebbero rilevare infinite analogie tra le citate sinagoghe, tutte coeve e sefardite. Quando rabbi Bàsola tornò, nella seconda metà del ‘500 a Safed, ricco dell’esperienza vissuta nel Rinascimento italiano, contribuì allo svilup- pag. 28 A.D.A. po urbanistico e culturale di quella città, e vi fondò la prima tipografia in terra d’Israele, arte questa appresa nel suo soggiorno a Pesaro ove avevano operato gli stampatori ebrei Da Spira, provenienti da Soncino. Ma c’è un altro personaggio che, come abbiamo già visto, arriva a Pesaro nel 1455, proprio alla vigilia dei tragici fatti di Ancona: è il poeta portoghese Didaco Pirro Lusitano, cantore appassionato della saudade. Se si chiede oggi ad un giovane portoghese cosa sia la saudade, certo risponderà che è nostalgia, ma chi questa nostalgia l’ha vissuta e sofferta, va col pensiero agli spazi aperti verso il grande mare oceano su cui si affaccia Lisbona. Nostalgia dunque di azzurrità: il blu cobalto del mare e il giallo del sole. E’ questo l’unico momento storicamente e sentimentalmente plausibile per tingere di giallo e di blu la volta della sinagoga, una volta a botte gonfia, tesa verso l’alto come una vela sospinta dal vento. Fa pensare alla volta del cielo oltre la quale Giacobbe udì, in sogno, la voce di Dio promettergli una discendenza numerosa come le stelle del cielo. Nel corso dei secoli, danneggiata dai terremoti o più semplicemente dal tempo, avrà subito chissà quanti restauri e nuove tinteggiature, ma ora così sbiancata, non è più la schaar ha-sciamonim, cioè La Porta del Cielo oltre la quale il cabalista spagnolo Avraham Coen Herrera avverte la presenza di Dio. E’ interessante il fatto che anche sul porto di Smirne si affaccia una sinagoga fatta erigere nella prima metà del ‘500 da Donna Gracia Mendes: ha la volta azzurra arabescata di giallo, è chiamata ancor oggi " la sinagoga de la Señora". E a Cochin, nello stato del Kerala in India, c’è una piccola sinagoga con la volta e le pareti a piastrelle blu e gialle. Forse la saudade è arrivata sin là. Di certo quei portoghesi, ebrei e non, che incatenati alle galere raggiunsero le coste del Brasile, la portarono disperatamente nel cuore, se, come narrano i missionari giunti dopo alcuni decenni, case e chiese sono dipinte di blù cabralino con fasce di un bel giallone carico. Il nome del navigatore portoghese Pedro Alvares Cabral resterà per sempre legato a quel blu. Anche le azulejos, le splendide piastrelle che ornano chiese, cortili e facciate per le vie di Lisbona e in tante altre città della penisola iberica, resteranno rigorosamente gialle e blu fino tutto il ‘600 (solo nel ‘700 cominceranno ad apparire anche il verde e il viola di manganese), per poi diventare policrome. Altri marrani avevano raggiunto le coste dei Paesi Bassi e se, grazie alla loro abilità di tagliatori di pietre preziose, Amsterdam divenne, da piccolo porto di pescatori, capitale dei diamanti, Delft, con l’arrivo dei ceramisti iberici, divenne a partire dalla fine del ‘500, famosa nel mondo per le sue ceramiche e porcellane blu: il blu Delft appunto. Ma senza andare in coste così lontane, ceramisti di origine spagnola li troviamo anche a Pesaro e il colore preferito lo portarono nel loro stesso nome. E’ la famiglia Azulai (da azulejios ?), ceramisti operanti a Padova nel 1532 poi a Pesaro, ove troveremo varie generazioni fino a d un certo Jacob Azulai III nel 173O, che insieme ad un certo Isaac Cohen, produssero piatti raffiguranti scene bibliche e le famose zudiole descritte da Piccolpasso. A.D.A. pag. 29 Forse ci siamo dilungati sin troppo, nel racconto delle antiche storie, ma la conoscenza delle vicende che hanno condotto gli ebrei sefarditi nella città di Pesaro è di primaria importanza per capire col cuore la loro sinagoga. Lo storico Attilio Milano scrive in proposito "... a Pesaro, quella di rito spagnolo è fra le più belle che siano state costruite in Italia, certo la più armoniosa..." e aggiunge "Individui che tennero a provvedersi di luoghi di preghiera e di convegni simili, non erano certo semplici mercanti" e, come abbiamo visto, erano molto di più. Maria Luisa Moscati Benigni La Biblioteca San Giovanni di Pesaro L'attuale complesso di San Giovanni è il frutto dell'ampliamento della struttura cittadina voluta nel primi decenni del XVI secolo da Francesco Maria Della Rovere, signore della città. Per creare le nuove mura fu abbattuta una chiesa con annesso convento, dedicata appunto a San Giovanni; come riparazione, fu avviata nella prima metà del XVI secolo la costruzione di una nuova chiesa, affidata all'architetto Girolamo Genga e completata dal figlio Bartolomeo cinquant'anni dopo. Il convento attiguo sorse insieme alla chiesa solo in piccola parte; la parte maggiore, dove è ora alloggiata la biblioteca, venne eretta nella seconda metà del XVII secolo, ed un ulteriore ampliamento data al secolo successivo. Il convento fu confiscato in età napoleonica, fu poi acquartieramento militare e nel Novecento sede del distretto di leva, passando infine in proprietà al Comune. Nel 1998 l'Amministrazione Comunale, con la partecipazione della Fondazione Scavolini, avvia un progetto per il recupero del complesso di San Giovanni e del suo giardino con l'affidamento dell'incarico progettuale agli architetti Danilo Guerri e Massimo Carmassi; a Franco Panzini viene assegnato il disegno delle aree verdi. Il progetto, riferito ad un complesso che all'epoca non ha ancora destinazione, se non quella generica di centro sociale, ottiene un finanziamento sui fondi statali stanziati per il giubileo del 2000; nel 2001 i lavori di recupero vengono completati e viene definita la scelta di collocare lì la biblioteca cittadina centrale. Nel giugno 2002, la biblioteca apre al pubblico, dove prima esisteva un insieme abbandonato di edifici in rovina. Il complesso su due piani che contiene la biblioteca è segnato da interventi progettuali che caratterizzano fortemente l'edificio all'interno, ma soprattutto al suo esterno. Due nuovi accesi sono stati configurati alle estremità opposte: il principale è costituito da un'alta arcata vetrata aperta nella cortina muraria del prospetto del convento su via Passeri: l'arcata richiama gli archi che segnano il prospetto dell'adiacente chiesa di San Giovanni. L'accesso di via Severini, all'estremità opposta dell'edificio, avviene invece attraverso un corpo aggiunto in vetro e legno, all'interno del quale è stato collocato un “caffè letterario” che accoglie i visitatori della biblioteca. Lungo tutto lo svolgimento del corpo della biblioteca, affacciato su uno spazio verde che pag. 30 A.D.A. ospitava in passato gli orti del convento, è stato aggiunto all'edificio un lungo porticato con capriate in legno e copertura trasparente: una passeggiata pubblica protetta, alta quanto l'edificio stesso, che media il rapporto delle sale della biblioteca con l'esterno. L'interno, su due piani tranne che in corrispondenza dell'accesso principale, dove è stato collocato uno spazio a tutta altezza che funge da distribuzione per i due livelli, conserva la partizione antica. Le principali sale di lettura sono collocate nelle due maggiori aule del complesso: la capitolare ed il refettorio. Al piano superiore, la presenza di un lungo corridoio, che in passato dava accesso alle celle dei monaci, ha dato lo spunto per la sistemazione di un'area studio, che evoca le biblioteche storiche. Attualmente la superficie al pubblico è di mq 2.050, al cui interno sono disponibili: 102 posti studio, 65 posti per lettura informale, 28 postazioni multimediali al pubblico di cui 2 Macintosh, un caffè con 20 posti a sedere, 10 lettori cd, un totem Holden, 2 Tv connessione satellitare con 6 posti, 2 postazioni tv servite da videoregistratore con 6 posti a sedere, uno spazio per corsi di informatica. Palazzo Rubini Vesin e Teatro Comunale, Gradara L’antica dimora signorile, sorta nel cuore del centro storico, a pochi passi dalla Rocca malatestiana, fu edificata al principio del Settecento da un nobile di origine gradarese, l’Arcidiacono Giacomo Rubini, come ricorda l’iscrizione del portale. Uomo di raffinata cultura, il Rubini fu precettore dello storico pesarese Annibale degli Abati Olivieri, autore delle illustri Memorie di Gradara e protagonista della vita politica di quegli anni. La sobrietà è la cifra distintiva dell’edificio che si affaccia sulla pubblica via con una severa facciata in laterizio, animata solamente dal portale in pietra sormontato da uno stemma. Attraverso un corridoio e la scenografica scalinata di ingresso si accede all’elegante piano nobile: i nitidi volumi degli ambienti interni sono impreziositi dalle raffinate soluzioni architettoniche delle volte. Palazzo Rubini Vesin, che in passato è stato residenza municipale e in seguito centro polivalente, ha recuperato oggi la sua centralità come sede di eventi espositivi di rilievo nazionale legati all’arte moderna e contemporanea. Il Teatrino Comunale di Gradara, appena 70 posti, è situato all’interno di Palazzo Rubini Vesin a due passi dall’imponente e suggestiva Rocca di Gradara. Esso fu realizzato da maestranze locali nella seconda metà dell’Ottocento e si compone di un soppalco con proscenio, poltroncine e atrio d’ingresso. Quando nel 1925 il Consiglio comunale di Gradara decise di acquistare per la somma di 700 lire il materiale scenico esistente nella sala teatrale, vi erano apparati di grande pregio artistico, che andarono dispersi durante la Seconda Guerra Mondiale. Restaurato in tempi molto recenti, è oggi un attivo e vivace contenitore di vari generi artistici: teatro, musica e conferenze letterarie. A.D.A. pag. 31 Si ringraziano per la collaborazione: Provincia di Pesaro e Urbino Comune di Pesaro Comune di Gradara Pro Loco di Gradara AIRDanza Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro Associazione musicale Notti Malatestiane Associazione culturale Zeroconfini onlus Biblioteca San Giovanni di Pesaro Marco Mencoboni e la Cooperativa “E lucevan le stelle” di Pesaro Maurizio Spreafico della Maper srl di Renate (MB) inoltre: Cristina e lo staff del Grand Hotel Michelacci di Gabicce Mare Ferdinando Antonelli dell’Agriturismo Montebacchino di Pesaro Laura Fontana e l’Eliograf srl di Pesaro Barbara Bucco della Vinoteca di Pesaro Stefano Pinto del Creative Café di Pesaro Sandro Alessi del ristorante La Botte di Gradara Oscar Podeschi della Taverna Paradiso di Gradara Ilario Giardini, de’ La bottega dell’artigiano di Gradara Marco Baffoni della Taverna del Pescatore di Casteldimezzo Alba Mangani de’ Il Pavone bianco di Babbucce Marco Barcelli Angela Bartocci Mirko Battistelli Eros e Stefania Beltrami Guglielmo Castelbarco Albani Carlo e Pascale Gelmetti Pina Giangreco Roberto Giussani Monique Grapinet Roberta Martufi Paola Molfino Michele Pagani Antonella Quaglia e tutti i soci e gli amici di A.D.A. che hanno reso possibile quest’evento. pag. 32 A.D.A.