Novembre vocazione alla vita contemplativa

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Novembre vocazione alla vita contemplativa
Monastero Invisibile
Novembre vocazione alla vita contemplativa
«Egli è prigioniero per me e io sono prigioniera per
Lui« scrisse la Beata Elisabetta della Trinità in una lettera indirizzata alla sorella Guite nell’inverno del 1902.
Perché la clausura?
Risponde una monaca carmelitana del monastero “Santa Teresa” di Gallipoli (Le):
È con queste parole che io, carissimi fratelli in Cristo, rispondo alla tacita domanda
che, in genere, nasce nel cuore di chi si accosta ad un contemplativo, che ha scelto
la clausura e la solitudine come mezzi per giungere alla piena unione con Dio.
Pregando e offrendo ogni attimo della sua giornata, affinché tante anime
possano, un giorno, godere dell’unico vero Amore, il contemplativo compie la sua missione di salvezza per se stesso e per il prossimo. Al perché di
tale scelta, questa è la risposta che dà quotidianamente senso alla mia chiamata e mi rende fortemente care queste grate, per me tanto significative.
È davanti a Gesù Eucaristia che mi accingo a descrivere, a voi giovani della mia
generazione, la giornata di una Carmelitana Scalza, densa di preghiera, di lavoro
e di offerta. Vi sembrerà strano, ma mi state a cuore senza conoscervi, perciò
chiedo a Dio di arricchire le mie povere parole della Sua Grazia onnipotente, affinché lo Spirito vi suggerisca ciò che, con il limitato linguaggio umano, non posso
esprimere.
La nostra vita…
“è stare davanti a Dio
per gli altri”
(Edith Stein)
SALMO 133
Canto delle salite. Di Davide
Ecco, com’è bello e com’è dolce
che i fratelli vivano insieme!
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È come olio prezioso versato sul capo,
che scende sulla barba, la barba di Aronne,
che scende sull’orlo della sua veste.
È come la rugiada dell’Ermon,
che scende sui monti di Sion.
Perché là il Signore manda la benedizione,
la vita per sempre.
VANGELO
Vegliate, per essere pronti al suo arrivo
Dal vangelo secondo Matteo (4,37-44)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Infatti, come
nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie
e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e non si accorsero
di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio
dell’uomo. Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro
lasciato. Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata.
Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate
di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro,
veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti
perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».
MEDITAZIONE
«La natura intelligente della persona umana può e deve raggiungere la perfezione.
Questa mediante la sapienza attrae con dolcezza la mente a cercare e ad amare il
vero e il bene; l’uomo che se ne nutre è condotto attraverso il visibile all’invisibile»
(GS 15 ).
PAROLE DEL SANTO PADRE FRANCESCO ALLE MONACHE DI CLAUSURA, Assisi - Venerdì, 4 ottobre 2013
Quando una suora nella clausura consacra tutta la sua vita al Signore, accade una
trasformazione che non si finisce di capire. La normalità del nostro pensiero penserebbe che questa suora diventa isolata, sola con l’Assoluto, sola con Dio; è una vita
ascetica, penitente. Ma questa non è la strada di una suora di clausura cattolica,
neppure cristiana. La strada passa per Gesù Cristo, sempre! Gesù Cristo è al centro
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della vostra vita, della vostra penitenza, della vostra vita comunitaria, della vostra
preghiera e anche della universalità della preghiera. E per questa strada succede il
contrario di quello che pensa che questa sarà un’ascetica suora di clausura. Quando
va per la strada della contemplazione di Gesù Cristo, della preghiera e della penitenza con Gesù Cristo, diventa grandemente umana.
Le suore di clausura sono chiamate ad avere grande umanità, un’umanità come
quella della Madre Chiesa; umane, capire tutte le cose della vita, essere persone che
sanno capire i problemi umani, che sanno perdonare, che sanno chiedere al Signore per le persone. La vostra umanità. E la vostra umanità viene per questa strada,
l’Incarnazione del Verbo, la strada di Gesù Cristo. E qual è il segno di una suora così
umana? La gioia, la gioia, quando c’è gioia!
Intercessione
Gesù, Figlio di Maria, luce del mondo, da che i contemplativi siano tanto affascinati
dalla tua bellezza e dalla tua verità da esserne progressivamente trasformati. In
modo da attrarre nuove vocazioni all’intimità con te.
Preghiera
Ti chiediamo Signore, toccai il cuore di tanti giovani affinché si lascino sedurre dal
Tuo amore senza paura, ma con grande fedeltà, siano capaci di rispondere e di custodire la speranza della Chiesa pellegrina nel tempo, memoria del futuro incontro
con te. Invochiamo fortemente, manda Signore nuove vocazioni alla vita contemplativa per vivificare i monasteri d’Italia e del mondo intero.
Maria, Icona della contemplazione
La contemplazione di Cristo ha in Maria il suo modello insuperabile. Il volto del Figlio
le appartiene a titolo speciale. È nel suo grembo che si è plasmato, prendendo da
Lei anche un’umana somiglianza che evoca un’intimità spirituale certo ancora più
grande. Alla contemplazione del volto di Cristo nessuno si è dedicato con altrettanta
assiduità di Maria. Gli occhi del suo cuore si concentrano in qualche modo su di Lui già
nell’Annunciazione, quando lo concepisce per opera dello Spirito Santo; nei mesi successivi comincia a sentirne la presenza e a presagirne i lineamenti. Quando finalmente
lo dà alla luce a Betlemme, anche i suoi occhi di carne si portano teneramente sul
volto del Figlio, mentre lo avvolge in fasce e lo depone nella mangiatoia (cfr Lc 2,7).
Da allora il suo sguardo, sempre ricco di adorante stupore, non si staccherà più da
Lui. Sarà talora uno sguardo interrogativo, come nell’episodio dello smarrimento nel
tempio: « Figlio, perché ci hai fatto così? » (Lc 2,48); sarà in ogni caso uno sguardo
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penetrante, capace di leggere nell’intimo di Gesù, fino a percepirne i sentimenti
nascosti e a indovinarne le scelte, come a Cana (cfr Gv 2,5); altre volte sarà uno
sguardo addolorato, soprattutto sotto la croce, dove sarà ancora, in certo senso, lo
sguardo della ‘partoriente’, giacché Maria non si limiterà a condividere la passione e
la morte dell’Unigenito, ma accoglierà il nuovo figlio a Lei consegnato nel discepolo
prediletto (cfr Gv 19,26-27); nel mattino di Pasqua sarà uno sguardo radioso per la
gioia della risurrezione e, infine, uno sguardo ardente per l’effusione dello Spirito
nel giorno di Pentecoste (cfr At 1,14).
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