Lezione 12

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Lezione 12
Diagnostica delle alterazioni del metabolismo lipidico
Diagnostica biochimico-clinica
Lezione 12
Lipidi
I lipidi (dal greco lìpos, grasso) presentano una varietà strutturale maggiore rispetto alle altre
macromolecole biologiche. Chimicamente, sono costituiti da un gruppo eterogeneo di sostanze
limitatamente solubili in acqua per la presenza di gruppi apolari (o idrofobici).
Dal punto di vista fisiologico i lipidi, oltre ad essere componenti importanti delle membrane
biologiche (fosfolipidi, glicolipidi e colesterolo), svolgono una funzione strutturale, di riserva di
energia (sotto forma di trigliceridi e acidi grassi) e agiscono da messaggeri intracellulari (e.g.
ormoni).
Lipidi
I lipidi si dividono in due gruppi principali:
• I gruppo: comprende composti a catena aperta con una testa polare e lunghe code apolari
(acidi grassi, triacilgliceroli, fosfolipidi, sfingolipidi e glicolipidi)
• II gruppo: comprende composti ad anelli fusi, gli steroidi (tra cui il colesterolo).
Esistono poi lipidi associati a proteine (lipoproteine) e polisaccaridi (lipopolisaccaridi).
Acidi grassi
Gli acidi grassi sono acidi carbossilici con una catena idrocarburica composta da 4 a 36 atomi di
carbonio. Sono composti anfipatici perché contengono il gruppo carbossilico idrofilo e una
catena idrocarburica idrofobica. Il gruppo carbossilico può ionizzare.
La catena idocarburica può contenere solo legami singoli (acidi grassi saturi) o può contenere
uno (acidi grassi insaturi) o più (acidi grassi polinsaturi) doppi legami.
Gli acidi grassi insaturi la
stereochimica del doppio
legame è spesso cis con
una torsione nella coda
idrocarburica.
Trigliceridi
I grassi sono costituiti per la maggior parte da miscele di triacilgliceroli (o trigliceridi)
triesteri di acidi grassi del glicerolo, un composto che contiene tre gruppi ossidrilici.
Trigliceridi
Gli acidi grassi dei trigliceridi possono essere uguali o diversi tra
loro. I gruppi esterei costituiscono la porzione polare della
molecola, le code degli acidi grassi sono apolari.
Triacilgliceroli
I trigliceridi si accumulano nel tessuto adiposo negli adipociti e costituiscono una riserva
concentrata di energia metabolica. L’idrolisi dei trigliceridi ad acidi grassi e glicerolo
(catalizzata dagli enzimi lipasi). L’ossidazione completa dei grassi produce circa 9 kcal/g
rispetto alle 4 kcal/g dei carboidrati e proteine.
Fosfolipidi
I fosfolipidi (o fosfoacilgliceroli) rispetto ai trigliceridi, al posto di un acido grasso hanno un
gruppo fosforico legato ad un a molecola polare come un alcool, un amino- alcool o un
polialcool (inositolo).
Presentano, quindi, una parte idrofilica (gruppo fosforico esterificato) ed una idrofobica
(catene idrocarburiche degli acidi grassi) → molecole anfipatiche
Fosfolipidi
In un liquido acquoso, i fosfolipidi tendono a formare spontaneamente un doppio strato nel
quale le parti idrofile sono rivolte verso l'esterno e le code idrofobiche verso l'interno. I
fosfolipidi sono i principali costituenti della membrana cellulare.
Teste idrofiliche
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Code idrofobiche
Teste idrofiliche
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Steroidi
Gli steroidi sono composti con funzioni molto diverse tra loro e struttura di
ciclopentanoperidrofenantrene costituita da un sistema di anelli fusi contenente tre anelli a 6
atomi ed un anello a 5 atomi.
Colesterolo
Lo steroide di maggiore interesse è il colesterolo, molecola altamente idrofobica in cui l’unico
gruppo idrofilo è il gruppo ossidrilico in posizione 3. Il colesterolo è molto diffuso nelle
membrane biologiche animali mentre non è presente nelle membrane delle cellule
procariotiche.
Colesterolo
Il colesterolo, oltre ad essere una componente del doppio strato lipidico delle membrane, è
precursore degli ormoni steroidei e dei sali biliari. Il colesterolo è sintetizzato a partire
dall’acetil-CoA principalmente nel fegato.
Dopo la biosintesi, una piccola parte del colesterolo viene incorporato nelle membrane degli
epatociti. Una gran parte viene esportato come esteri del colesterolo e sali biliari.
Colecalciferolo
La vitamina D3 (colecalciferolo) si forma a partire dal colesterolo per azione dei raggi UV.
Derivati idrossilati di questa vitamina sono le forme metabolicamente attive di questa
vitamina che promuovono l’assorbimento nell’intestino del calcio introdotto con la dieta, reso
così disponibile per le ossa.
Ormoni steroidei
Una classe di steroidi importanti comprende diversi ormoni tra cui quelli sessuali.
Lipoproteine
A causa di scarsa o nulla solubilità nel plasma (mezzo acquoso), i lipidi hanno bisogno di
ancorarsi a proteine per poter circolare nel sangue. I lipidi vengono trasportati nel
sangue sottoforma di aggregati micellari lipoproteici (LIPOPROTEINE) capaci di formare
sospensioni stabili.
Le lipoproteine sono particelle complesse, ad alto peso molecolare, che trasportano
lipidi apolari (soprattutto trigliceridi ed esteri del colesterolo) e proteine definite
APOLIPOPROTEINE.
Lipoproteine
Le principali lipoproteine del plasma hanno struttura GLOBULARE nella quale
apolipoproteine, fosfolipidi e colesterolo formano un involucro polare entro il quale
sono racchiusi, segregati dall’ambiente esterno acquoso, i lipidi idrofobici.
Lipoproteine
Le lipoproteine sono classificate in base alle loro caratteristiche fisiche e composizione
chimica. In particolare sono suddivise sulla base della:
migrazione elettroforetica in α-lipoproteine (HDL), pre-β
β-lipoproteine (VLDL) e βlipoproteine (LDL)
densità crescente in chilomicroni, VLDL, IDL, LDL, e HDL
Le lipoproteine del plasma umano
Le lipoproteine del plasma umano
Studio dei complessi lipoproteici
Nell’ambito del laboratorio è possibile effettuare la distinzione dei vari aggregati lipidici
in circolo facendo ricorso a due tecniche:
ULTRACENTRIFUGAZIONE
Tecnica che consente di separare tra loro le lipoproteine in base alla densità. Può essere
preparativa o analitica.
ELETTROFORESI
Metodica di largo impiego clinico. Tecnica che sfrutta la diversa velocità di migrazione
delle varie frazioni lipoproteiche sotto l’azione di un campo elettrico.
Studio dei complessi lipoproteici: ultracentrifugazione
L’ultracentrifugazione PREPARATIVA permette di frazionare le lipoproteine grazie
all’impiego di soluzioni di densità differente.
Studio dei complessi lipoproteici: ultracentrifugazione
L’ultracentrifugazione ANALITICA consente una separazione basata sui diversi
coefficienti di sedimentazione (espressi in Svedberg) delle lipoproteine in rapporto alla
loro grandezza e densità.
Più grandi saranno le dimensioni della lipoproteina (e
quindi il suo contenuto in lipidi) tanto minore sarà il
suo peso specifico, per cui:
Bassa densità
Chilomicroni
VLDL
Le lipoproteine di maggiori dimensioni si porteranno
a galla (flottazione) mentre le lipoproteine di
dimensioni inferiori sedimenteranno.
LDL
Le variazioni zonali di densità ottica possono essere
valutate quantitativamente.
Alta densità
HDL
Studio dei complessi lipoproteici: elettroforesi
Si utilizza un supporto di acetato di cellulosa imbevuto di soluzione tampone elettrolitica
con le estremità connesse a due elettrodi. Si deposita il campione di siero in vicinanza
del polo negativo (catodo) e si fa passare la corrente. Si osserverà la migrazione delle
lipoproteine verso il polo positivo (anodo).
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Chilomicroni
Beta LDL
Pre-beta
(VLDL)
Profilo elettroforetico
Alpha HDL
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Al termine della migrazione, la colorazione si effettua con SUDAN NERO (colorante per i
grassi). Infine un particolare dispositivo misurerà l’intensità di colore di ogni banda.
Studio dei complessi lipoproteici: elettroforesi
Le frazioni lipoproteiche migrano in posizione α, pre-β e β. Le HDL migrano come αlipoproteine (pari al 20-40%). Le VLDL migrano come pre-β-lipoproteine (pari 10-20 %) e
le LDL migrano come β-lipoproteine (pari 40-60 %). I chilomicroni non dovrebbero essere
presenti a digiuno.
HDL
LDL
VLDL
Lipoproteine
Le lipoproteine provvedono al trasporto dei TRIGLICERIDI (esogeni ed endogeni) ai siti di
utilizzazione e deposito ed al trasporto del COLESTEROLO tra i siti di assorbimento,
sintesi, degradazione, escrezione.
Lipoproteine
Le APOLIPOPROTEINE oltre ad essere componenti strutturali fondamentali delle
lipoproteine svolgono specifiche funzioni inerenti la loro sintesi, la loro secrezione ed il
loro catabolismo.
Esse infatti fungono da cofattori degli enzimi adibiti al metabolismo delle LIPOPROTEINE
e da strumenti di riconoscimento per i recettori delle membrane di alcune cellule.
Vie esogena ed endogena del metabolismo lipidico
Ciclo esogeno
Il metabolismo delle lipoproteine si può immaginare come suddiviso in un ciclo esogeno
ed uno endogeno, interconnessi tramite il fegato.
1. I trigliceridi, il colesterolo ed altri lipidi assunti con la dieta sono assorbiti e trasportati
al di fuori dell’intestino sottoforma di grandi CHILOMICRONI, il cui diametro varia da 180
a 500 nm, la cui densità è < 0,96 g/cm3, in quanto costituiti per la maggior parte da
trigliceridi. La principale apolipoproteina nei chilomicroni è la B-48 (Apo B-48, 240 kDa);
2. I chilomicroni vengono secreti nella linfa e raggiungono il circolo sanguigno tramite il
dotto toracico;
3. In circolo, i trigliceridi vengono rimossi gradualmente ad opera dell’enzima
LIPOPROTEINA LIPASI, presente nei capillari di numerosi tessuti, soprattutto di quello
adiposo e nel muscolo scheletrico. Vengono così scissi, nei muscoli, in acidi grassi liberi e
monogliceridi, e negli adipociti vengono depositati nuovamente proprio come trigliceridi
o utilizzati per la produzione di energia (β
β-ossidazione);
Ciclo esogeno
4. Persa la maggior parte dei trigliceridi (chilomicroni remnants, residui, CMR), essi
diventano più piccoli e più ricchi di colesterolo, e vengono captati dal fegato, grazie ad
uno specifico recettore di membrana, e degradati a livello lisosomiale;
5. Il colesterolo può andare incontro a diversi destini: essere escreto nella bile come tale
o dopo trasformazione in acidi; il colesterolo biliare giunto nell’intestino può essere
riassorbito dagli enterociti per poi tornare al fegato attraverso il cosiddetto circolo
entero- epatico; infine, può essere distribuito agli altri tessuti dell’organismo,
trasportato da lipoproteine di origine epatica.
Ciclo endogeno
1. I trigliceridi ed il colesterolo sintetizzati nel fegato o provenienti dal ciclo esogeno
vengono esportati nel sangue sotto forma di VLDL (very low density lipoproteins, d <
1,006 g/cm3), le cui apolipoproteine più importanti sono Apo B-100 (513 kDa), Apo E e
Apo C-II;
2. Le VLDL vanno incontro allo stesso processo di distacco dei lipidi subito dai
chilomicroni, per azione sempre della lipoproteina lipasi presente sulla superficie dei
capillari (processo che rifornisce di acidi grassi il tessuto adiposo). Ciò porta alla
formazione di lipoproteine a densità intermedia (IDL, intermediate density lipoproteins,
1,006 < d < 1,019 g/cm3), ricche in colesterolo esterificato: il 25% viene ricaptato dal
fegato, ad opera dei recettori per le LDL, la quota rimanente va incontro ad ulteriore
perdita di trigliceridi, con formazione di LDL (low density lipoproteins, 1,019 < d < 1,063
g/cm3), ancora più arricchite di colesterolo esterificato endogeno.
Ciclo endogeno
Le LDL, principali trasportatori di colesterolo nel sangue, hanno un diametro di 22 nm,
una massa di circa 3 milioni di Dalton e contengono un nucleo composto da circa 1500
molecole di colesterolo esterificato (circondato da un involucro di fosfolipidi, colesterolo
libero ed un’unica copia di Apo B-100, che riveste un ruolo essenziale nel riconoscimento
delle LDL da parte di specifici recettori localizzati sulle membrane di cellule
extraepatiche).
Il ruolo delle LDL è quello di trasportare il colesterolo ai tessuti periferici e di regolare la
sintesi de novo del colesterolo in questi siti. Anche il fegato possiede recettori per le LDL:
il colesterolo delle LDL captate dagli epatociti viene usato per la formazione di acidi
biliari e per la secrezione di colesterolo libero nella bile.
Endocitosi delle LDL mediata dal recettore
Endocitosi delle LDL mediata dal recettore
Quando la cellula ha colesterolo a sufficienza, la sintesi di tali recettori è down-regolata;
quando, invece, è a corto di colesterolo, il numero di recettori aumenta.
Endocitosi delle LDL mediata dal recettore
Il malfunzionamento o l’assenza del recettore su base ereditaria è responsabile
dell’ipercolesterolemia familiare (FH); una mutazione specifica dell’Apo B-100 ha come
conseguenza un’alterazione del legame delle LDL al recettore: ciò produce un quadro
clinico identico alla FH, chiamato “deficit familiare di Apo B” (FDB).
Endocitosi delle LDL mediata dal recettore
Circa 2/3 delle LDL circolanti sono rimosse dal plasma con tale meccanismo recettoriale;
la parte rimanente è captata da cellule macrofagiche, attraverso recettori scavenger, che
intercettano soprattutto LDL modificate (per ossidazione, glicosilazione, ecc).
• Tale sistema è determinante per allontanare dal circolo LDL degradate o modificate,
quando raggiungono concentrazioni plasmatiche eccessive
• Tale meccanismo è fondamentale per la comprensione della genesi delle placche
ateromatose: i macrofagi che fagocitano le LDL modificate tramite i recettori scavenger
si trasformano in cellule schiumose (foam cells), che sono una componente cellulare
caratteristica delle lesioni aterosclerotiche iniziali.
HDL - Trasporto inverso del colesterolo
Le cellule periferiche, come tutte le cellule non intestinali o non epatiche, non sono in
grado di degradare il colesterolo in eccesso
Il mantenimento dell'omeostasi cellulare, è essenziale la presenza di un meccanismo
dedicato alla rimozione del colesterolo dalle cellule. Questo meccanismo, finalizzato al
recupero epatico del colesterolo periferico in eccesso, è detto "trasporto inverso del
colesterolo" (RCT: reverse cholesterol transport), ed avviene attraverso l’incorporazione
del colesterolo nelle lipoproteine HDL (High density lipoproteins, 1,063 < d < 1,21
g/cm3), le cui apolipoproteine più importanti sono ApoA-1 e ApoA-II, ed il successivo
trasporto al fegato per l'escrezione biliare.
Le HDL costituiscono un sistema che sottrae colesterolo libero ai tessuti
periferici e che, direttamente e tramite le LDL, convoglia al fegato colesterolo
esterificato
HDL - Trasporto inverso del colesterolo
Questo processo è ritenuto ANTI-ATEROGENO, ed un alto rapporto HDL/colesterolo
conferisce all’individuo un rischio ridotto di malattie coronariche.
Le HDL prelevano il colesterolo dalle pareti delle arterie, ostacolando la formazione delle
placche aterosclerotiche. Ecco perché il colesterolo HDL è comunemente detto “buono”.
Le LDL, al contrario, depositano il colesterolo in eccesso sulle pareti delle arterie,
favorendo così la formazione delle placche . Per questo, il colesterolo LDL è definito
“cattivo”.
Aterosclerosi
Patologia degenerativa, importante causa di malattia e morte nei paesi occidentali, che
comporta la presenza di ateromi nelle arterie di grande e medio calibro, ovvero di
placche la cui componente specifica è costituita da accumuli lipidici, che aumentano nel
tempo, e che conducono al restringimento del lume vascolare (stenosi) o di fenomeni
tromboembolici, che si verificano quando la placca si stacca.
Arteria normale
Placca aterosclerotica
PATOGENESI DELL’ATEROSCLEROSI
I fase: Lesione costituita da un accumulo SOTTOINTIMALE di macrofagi carichi di lipidi (cellule
schiumose) che determinano la formazione di STRIE LIPIDICHE.
II fase: lesione IRREVERSIBILE che conduce alla formazione della placca aterosclerotica
Notevole importanza rivestono le eventuali complicanze relative alla rottura della placca
(microemorragie) e alla formazione di EMBOLI in seguito al distacco di formazioni trombotiche.
PATOGENESI DELL’ATEROSCLEROSI
FASI INIZIALI del danno ATEROSCLEROTICO
Le cellule endoteliali attivate da stimoli diversi, come LDL ossidate o modificate,
esprimono sulla loro superficie molecole di adesione per i monociti. Queste aderiscono
alla parete, si infiltrano nel sottoendotelio e fagocitano le LDL modificate diventando
cellule schiumose. I monociti liberano fattori di crescita e di richiamo per cellule muscolari
lisce.
PATOGENESI DELL’ATEROSCLEROSI
PLACCA ATEROSCLEROTICA avanzata
Presenza di un CORE LIPIDICO formato da cellule schiumose morte e lisate, depositi di
grasso e materiale fibroso. Il core risulta delimitato da una capsula formata da materiale
fibroso (prodotto dalle cellule muscolari lisce che hanno internalizzato le OxLDL) e da
cellule muscolari lisce che possono anch’esse essere cariche di lipidi.
ROTTURA della PLACCA
Per cause emodinamiche o per l’ attività litica dei macrofagi la capsula che delimita il core
lipidico può fessurarsi ed esporre al sangue materiale fortemente trombogenico.
Lipidi nel sangue
La quantità di LIPIDI TOTALI nel plasma varia fra 500 e 1000 mg % con un valore medio
di 750 mg %. La definizione di ambiti di riferimento per i parametri lipidici del plasma
risulta difficoltosa, a causa delle ampie variazioni inter e intra individuali.
Variazioni interindividuali dei livelli
lipemici attribuibili a:
Età (i lipidi aumentano con l’età)
Sesso
Caratteristiche genetiche ed
etniche
Abuso di alcool o tabacco
Gravidanza
Variazioni intraindividuali dei livelli
lipemici attribuibili a:
Variazioni stagionali
Cambiamenti di regimi alimentari
Stress
Da tali ragioni nasce l’esigenza di eseguire prelievi di sangue per le ricerche sui lipidi 1214 ore dall’assunzione dell’ultimo pasto, preferibilmente dopo 3 giorni di dieta
equilibrata, in soggetti a riposo. La concentrazione delle lipoproteine è inoltre
influenzata anche da malattie e assunzione di farmaci.
Norme per il prelievo
Il prelievo deve essere effettuato nelle seguenti condizioni:
1. Paziente a digiuno da 12-14h (fa eccezione il colesterolo i cui valori rimangono
costanti nelle 24 ore);
2. Dieta abituale nelle due settimane precedenti, senza eccessi in più o in meno specie
per quanto concerne la quota lipidica;
3. Assenza di farmaci che influenzano la lipemia;
4. Assenza di traumi di una certa gravità (es. interventi chirurgici, infarto del miocardio,
dopo il quale sono stati osservati aumenti di trigliceridi e diminuzione del colesterolo);
5. Sollecita separazione del siero dalle emazie;
7. Sollecita esecuzione delle analisi perché la conservazione del campione anche a -20°C
altera il quadro lipidico.
Metodi di dosaggio dei lipidi nel sangue
Per il dosaggio dei lipidi vengono utilizzati metodi enzimatico-colorimetrici
TRIGLICERIDI PLASMATICI
Valori di riferimento: compresi tra 150 e 200 mg/dl (A digiuno per 12 ore)
In genere si dosa il glicerolo liberato dopo idrolisi dei legami esterei con gli acidi grassi.
Viene poi dosata l’acqua ossigenata che si forma tramite una perossidasi
Lipasi
TRIGLICERIDI + 3H2O
GLICEROLO + ATP
GLICEROLO-3P + O2
H2O2 + 4-CLOROFENOLO
+ 4 AMINOANTIPIRINA
GLICEROLO + ACIDI GRASSI
Glicerol-chinasi
GliceroloP-ossidasi
Perossidasi
GLICEROLO-3P + ADP
DIIDROSSIACETONFOSFATO + H2O2
CHINONEIMINA (colorata)
Metodi di dosaggio dei lipidi nel sangue
COLESTEROLO PLASMATICO TOTALE
Valori di riferimento: Adulti < 200 mg/dl; Bambini <180 mg/dl (A digiuno per 12 ore)
Gli esteri del colesterolo vengono scissi dalla colesterolo-esterasi in colesterolo libero.
Quest’ultimo è ossidato da un enzima specifico (colesterolo-ossidasi):
COLESTEROLO + O2
Colesterolo ossidasi
∆4 + COLESTENONE + H2O2
H2O2 + ACIDO IDROSSIBENZOICO+ 4 AMINOANTIPIRINA
Perossidasi
CHINONEIMINA (colorata)
COLESTEROLO LDL
Valori di riferimento: compresi tra 100 e 160 mg/dl (A digiuno per 12 ore)
Avendo a disposizione i valori di colesterolo totale, colesterolo HDL e trigliceridi, la
concentrazione delle LDL può essere dedotta usando la formula di Friedewald:
Colesterolo LDL = Colesterolo Totale - Colesterolo HDL - Trigliceridi/5
Metodi di dosaggio dei lipidi nel sangue
COLESTEROLO HDL
Valori di riferimento: Uomini > 40 mg/dl; Donne > 45 mg/dl (A digiuno per 12 ore)
Ottenuto previa precipitazione, mediante aggiunta di polianioni e cationi bivalenti al
siero (eparina, solfato di destrano, fosfotungstato e Ca2+, Mg2+, Mn2+) delle lipoproteine
contenenti Apo-B (VLDL, LDL), mentre nel surnatante rimane la frazione HDL,
determinata con i metodi per la misura del colesterolo totale.
Elevati livelli di HDL sono considerati, sulla base di numerosi studi epidemiologici,
PROTETTIVI per quanto attiene al rischio di aterosclerosi.
COLESTEROLO TOTALE/ COLESTEROLO HDL
Viene considerato, dal punto di vista clinico, un parametro molto utile: deve essere, se
possibile, <5 (<4.5 per le donne). Il rischio di malattia coronarica è tanto più elevato
quanto più alto è tale rapporto (> 7).
Metodi di dosaggio dei lipidi nel sangue
Metodi di dosaggio delle apolipoprotine nel sangue
APOLIPOPROTEINE PLASMATICHE
Valori di riferimento: Apo AI 95-200mg/dl; Apo B 60-135mg/dl (A digiuno per 12 ore)
Determinate per la valutazione del numero delle particelle lipoproteiche corrispondenti
alle lipoproteine della via endogena (ApoB) o alle HDL (Apo AI).
A: trasporta le HDL
B: trasporta le LDL
• Si ricorre al loro dosaggio per individuare i soggetti a rischio così come avviene per il
colesterolo totale e per il colesterolo HDL. Più elevato è il rapporto APOB/APOA
maggiore è il fattore di rischio di aterosclerosi
• Le apolipoproteine possono essere dosate con l’immunodiffusione radiale, con metodi
nefelometrici.
PATOGENESI DELL’ATEROSCLEROSI
OCCLUSIONE DEI VASI
La formazione dei trombi causa la rapida formazione di un aggregato piastrinico, e la
deposizione di fibrina che, in ultima istanza, può portare ad una occlusione rapida del
vaso.
Alterazioni metabolismo lipidico
La sindrome metabolica è il principale fattore predisponente. Per poter parlare di sindrome
metabolica devono contemporaneamente almeno tre dei seguenti fattori di rischio:
Pressione arteriosa superiore a 130/85 mmHg
Trigliceridi ematici superiori a 150 mg/dl
Colesterolo HDL inferiore a 40 mg/dl nell'uomo o a 50 mg/dl nelle donne
Glicemia a digiuno superiore a 110 mg/dl
Circonferenza addominale > 102 centimetri per i maschi o > 88 centimetri per le donne
Le persone soggette a tale condizione corrono un maggior rischio di subire alcune MALATTIE
CARDIOVASCOLARI, renali, oculari ed epatiche (tale rischio è da due a quattro volte superiore
rispetto alle persone normali).
Alterazioni metabolismo lipidico
Valutazioni epidemiologiche sulle malattie cardiovascolari hanno consentito di costruire le
basi per la comprensione dei FATTORI DI RISCHIO per malattie vascolari arteriose
Dislipidemie
Con il termine dislipidemia o iperlipoproteinemia si intende l'alterazione della quantità di
grassi o lipidi normalmente presenti nel sangue.
Forme ereditarie, che si manifestano indipendentemente da fattori esterni
Forme dipendenti da fattori esterni, come l'eccessiva assunzione di grassi dalla dieta
Dislipidemie secondarie derivanti da complicanze di altre patologie
L'ipercolesterolemia (elevato tasso di colesterolo nel sangue), ad esempio, può essere il
risultato di un aumentata conversione delle lipoproteine VLDL in LDL, oppure di un difetto
nella rimozione di quest'ultime.
Come regola generale, si parla di iperlipidemie quando il colesterolo plasmatico è superiore a
180-200 mg/dl e quando i trigliceridi sono superiori a 200 mg/dl.
Dislipidemie
La classificazione delle iperlipidemie si è andata modificando nel tempo in rapporto anzitutto
alla disponibilità di alcune tecniche per il dosaggio dei lipidi e delle lipoproteine plasmatiche.
Fino agli anni '50 veniva misurata nel plasma solo la concentrazione del colesterolo. A partire
dagli anni '60 divenne pratica comune anche per il dosaggio dei trigliceridi. Si diffuse nel
contempo l'uso dell'elettroforesi delle lipoproteine e successivamente sono stati introdotti dei
metodi semplici per il dosaggio del colesterolo delle HDL.
Una prima classificazione delle iperlipidemie distingueva tre gruppi:
Ipercolesterolemie
Ipertrigliceridemie
Iperlipidemie combinate (e cioè l'ipercolesterolemia con ipertrigliceridemia)
Dislipidemie
Con l’impiego dell'elettroforesi e il riconoscimento del ruolo fondamentale delle lipoproteine
plasmatiche, si fece quindi una distinzione tra l'ipertrigliceridemia esogena (da chilomicroni) e
l'ipertrigliceridemia endogena (da pre-β
β lipoproteine). Si venne cioè diffondendo il concetto
che la classificazione delle iperlipidemie era in realtà una classificazione delle
iperlipoproteinemie, spostando così l'accento dai lipidi come tali alle lipoproteine che
contengono questi lipidi.
I disordini delle lipoproteine sono per comodità classificati in:
Alterazioni primitive o primarie del metabolismo lipidico
Alterazioni secondarie di questo metabolismo provocate da altri fattori
Dislipidemie
Al momento non esiste una classificazione completa e soddisfacente dei disordini delle
lipoproteine. Si è tentata una classificazione su base genetica, che diventa sempre più
complicata man mano che vengono scoperte altre mutazioni
Dislipidemie
Per le iperlipoproteinemie primarie ci si riferisce solitamente alla classificazione di Fredrickson
(o dell’Organizzazione Mondiale di Sanità, WHO). Il vantaggio principale di tale classificazione
sta nel fatto che è largamente riconosciuta e fornisce linee guida per le cure.
Dislipidemie
Dislipidemie
La classificazione di Fredrickson è basata su evidenze ottenute dall’analisi del siero (limpido,
opalescente, torbido, o nei casi di maggior contenuto in lipoproteine ricche in trigliceridi,
addirittura lattescente).
Refrigerator test
Nelle iperlipidemie di
tipo I e V il siero lasciato
a riposo per 24 ore ad
una temperatura di 4°
°C
presenta uno strato
cremoso
superficiale
dovuto all’affioramento
dei chilomicroni.
Dislipidemie
L’ipercolesterolemia familiare (FH), che può presentarsi con xantelasma (dal greco xanthos,
giallo e elasma, piatto), xantomi tendinei, grave ipercolesterolemia e malattie cardiache
coronariche precoci, può essere dovuta ad una qualsiasi tra le oltre 500 mutazioni diverse del
gene per il recettore delle LDL. Mutazioni di Apo-B danno una sindrome identica.
Xantelasmi
Xantomi
Dislipidemie
Le iperlipoproteinemie secondarie possono derivare da un certo numero di malattie