Risultati parte II
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Risultati parte II
ATTIVITÀ FISICA La scarsa attività fisica è un fattore di rischio per molte malattie croniche quali diabete, malattie cardiovascolari, obesità, osteoporosi e depressione. Inoltre, nelle persone che soffrono di artrosi e nella terza età, lʼinattività fisica aumenta sensibilmente il rischio di disabilità. Secondo una stima del WHO, trenta minuti di attività fisica moderata al giorno riducono del 50% il rischio di coronaropatia, di diabete e di obesità e del 30% il rischio di ipertensione, con riduzione della pressione arteriosa di 8-10 mmHg. Sebbene gli esperti abbiano stimato che una regolare attività fisica possa ridurre la mortalità per tutte le cause di circa il 10%, lo stile di vita sedentario è in aumento nei Paesi sviluppati, a causa dellʼaccresciuto utilizzo dellʼautomobile, della costante crescita dei lavori sedentari, dellʼuso di macchinari che fanno risparmiare lavoro e dellʼincremento di passatempi passivi quali la televisione e il computer. Anche le caratteristiche dellʼambiente costruito influenzano la quantità e la qualità dellʼesercizio fisico svolto dagli abitanti. Infatti nei quartieri con molto verde i residenti hanno probabilità di praticare una attività fisica tre volte maggiore rispetto a quelli dei quartieri degradati e le persone che abitano in quartieri ad alta pedonabilità si impegnano in attività fisica di moderata intensità per quasi unʼora in più al giorno rispetto a chi abita in quartieri a bassa pedonabilità. Alcuni esempi di interventi efficaci per promuovere la pratica dellʼattività fisica sono le campagne di informazione, i programmi individuali per il cambiamento dei comportamenti quali la promozione dellʼuso delle scale, gli interventi organizzativi e di pianificazione urbana (creazione di aree verdi attrezzate, di piste ciclabili e di percorsi pedonali, distribuzione uniforme di scuole e attività commerciali nella progettazione di nuovi quartieri), lʼofferta di programmi di attività motoria su misura per le fasce più deboli della popolazione (anziani e bambini). ATTIVITÀ FISICA – DIPENDENTI ASL RM A % (IC 95%) Livello di attività fisica attivo1 32,7 (27,9-37,9) parzialmente attivo sedentario 2 3 53,2 (47,9-58,5) 14,1 (10,7-18,2) Soggetti parzialmente attivi che percepiscono come sufficiente il proprio livello di attività fisica 35,4% Sedentari che percepiscono come sufficiente il proprio livello di attività fisica 4,0% 1. 2. 3. adesione alle linee guida sullʼattività fisica (30 minuti di attività moderata per almeno 5 giorni alla settimana oppure attività intensa per più di 20 minuti per almeno 3 giorni) fa qualche attività fisica nel tempo libero,senza però raggiungere i livelli raccomandati non fa nessuna attività fisica nel tempo libero Dallʼindagine condotta tra i dipendenti della nostra Azienda emerge che lʼ82% delle Caratteristiche Sedentari % (IC 95%) donne e lʼ83% degli uomini dichiarano di Totale 14,1 (10,7-18,2) svolgere una qualche attività fisica moderata Classi di età con una frequenza che varia da una a sette 18-34 0,0 volte a settimana (media 4 volte). Il 6,5% 35-49 14,5 delle donne e il 15% degli uomini dichiarano 50-69 14,2 invece di svolgere unʼattività fisica intensa Sesso con una frequenza media di due volte a uomini 10,6 settimana. donne 16,4 Solo il 32,7% degli intervistati riferisce però di aderire alle linee guida sullʼattività fisica (AF moderata almeno 5 giorni a settimana per almeno 30 minuti al di oppure AF intensa almeno 3 giorni a settimana per almeno 20 minuti per volta). Poco più del 14% si dichiara invece completamente sedentario. Non sempre la percezione soggettiva corrisponde al livello di attività fisica svolta: tra gli operatori intervistati che svolgono una attività fisica senza però raggiungere i livelli raccomandati delle linee guida, più del 35% percepisce il proprio livello di attività fisica come sufficiente o più che sufficiente. Anche tra coloro che risultano essere completamente sedentari, il 4% percepisce come adeguato il proprio livello di attività fisica. SEDENTARIETÀ – DIPENDENTI ASL RM A MOBILITÀ CASA-LAVORO Eʼ ormai dimostrato che lʼinquinamento delle nostre città, in particolare quello derivante dal traffico, è causa di varie patologie dellʼapparato respiratorio e cardiovascolare, spesso molto gravi, oltre che di effetti oncogeni e di un generale aumento della mortalità. Secondo i dati OMS, viviamo in città in cui si verificano più di ottomila morti lʼanno solo per le polveri sottili e solo considerando le tredici principali metropoli. La crescita del numero di ricoveri per malattie respiratorie, polmonari e cardiovascolari ha un consistente impatto economico in termini di spese mediche e perdita di giornate lavorative. In Italia appena diciannove città su cinquanta esaminate sono in regola con le PM10. La mobilità motorizzata non è lʼunica fonte dʼinquinamento atmosferico. Ad esso contribuiscono anche il settore industriale, quello della produzione di energia, gli inceneritori e gli impianti di riscaldamento. Tuttavia i trasporti su Mobilità casa lavoro strada, da soli, contribuiscono al 22% 4% 4% 1% delle emissioni di PM10, al 45% di Mezzo pubblico monossido di carbonio e ad oltre il 31% Mezzo privato 55% del benzene rispetto al totale nazionale (Legambiente, dossier Mobilità mista Malʼaria di città 2010). Nellʼambito A piedi della mobilità incidono in larga misura In bicicletta gli spostamenti casa lavoro. 60% Eʼ necessario pertanto promuovere una modalità di spostamento “sostenibile” ovvero in grado di ridurre lʼimpatto ambientale, sociale e economico (inquinamento atmosferico e acustico, congestione stradale, incidentalità, degrado delle aree urbane, etc.). Analizzando la distanza tra abitazione e sede lavorativa nel campione di dipendenti della nostra Azienda, abbiamo rilevato che il 45% degli intervistati abita vicino al posto di lavoro, mentre il 44% abita nel comune di Roma ma lontano dal posto di lavoro. Solo il 9% abita fuori comune ma nella provincia di Roma e il 2% in unʼaltra provincia. Per quanto riguarda la mobilità, il 31% degli intervistati dichiara di recarsi al lavoro con i mezzi pubblici, mentre il 60% utilizza il mezzo privato. Nel 4% dei casi il tragitto casalavoro viene coperto in parte con il mezzo privato e in parte con il mezzo pubblico (mobilità mista). Solo il 4% si reca al lavoro a piedi e lʼ1% in bicicletta. La media del tempo impiegato per recarsi al lavoro è di 39 minuti, con un minimo di 2 minuti e un massimo di due ore e mezzo (mediana 30 minuti, moda 30 minuti). Tra coloro che riferiscono di abitare vicino al posto di lavoro, lʼutilizzo del mezzo privato è addirittura più elevato (66%), mentre poco meno del 24% utilizza il mezzo pubblico. Se potesse, il 59% dei dipendenti intervistati sceglierebbe di recarsi al lavoro con i mezzi pubblici e solo il 26% continuerebbe a preferire il mezzo privato. Favorire una mobilità sostenibile è compito delle amministrazioni locali attraverso tutta una serie di azioni volte a promuovere lʼuso dei mezzi pubblici e di altre forme di mobilità a basso impatto ambientale e a disincentivare lʼuso dellʼautovettura privata. In questo contesto, secondo gli intervistati, le singole aziende potrebbero però intervenire adottando varie iniziative nei confronti dei propri dipendenti quali promuovere lʼuso del mezzo pubblico anche attraverso facilitazioni nellʼacquisto degli abbonamenti con pagamento rateizzato direttamente in busta paga, favorire la mobilità alternativa a piedi o in bicicletta, creare cicloposteggi presso le varie sedi lavorative, stipulare convenzioni e finanziamenti per lʼacquisto di biciclette a pedalata assistita, promuovere la condivisione del mezzo privato (car pooling e car sharing). Da considerare poi gli spostamenti legati allʼattività lavorativa, per i quali unʼazienda dovrebbe prevedere lʼuso di autovetture di piccole dimensioni, alimentate con carburanti alternativi, preferibilmente elettriche, e curare lo sviluppo di infrastrutture per la loro ricarica presso i vari poli lavorativi. SITUAZIONE NUTRIZIONALE La situazione nutrizionale è un determinante importante delle condizioni di salute. In particolare, lʼeccesso di peso aumenta il rischio di ipertensione, diabete, malattie cardiovascolari, ictus, alcuni tipi di tumore (endometriale, colon-rettale, renale, della colecisti e della mammella in post-menopausa), malattie della colecisti e osteoartriti. Le caratteristiche ponderali sono state qui definite in relazione al valore di indice di massa corporea (IMC), calcolato dividendo il peso (in kg) per la statura (in metri) elevata al quadrato, e sono rappresentate da quattro categorie: sottopeso (IMC<18,5), normopeso (IMC tra 18,5 e 24,9), sovrappeso (IMC tra 25 e 29,9), obeso (IMC≥30). Nei Paesi dellʼUnione Europea il sovrappeso interessa dal 32% al 79% della popolazione adulta maschile e dal 28% al 78% di quella femminile. La prevalenza dellʼobesità, invece, varia dal 5% al 23% degli uomini e dal 7% al 36% delle donne. Nel nostro Paese risulta sovrappeso il 31,6% della popolazione e francamente obeso il 10,6% (dati PASSI 2010). SITUAZIONE NUTRIZIONALE E ABITUDINI ALIMENTARI - DIPENDENTI ASL RM A Dipendenti sottopeso % (IC 95%) 3,7 (2,1-6,4) Dipendenti con eccesso ponderale sovrappeso 30,1 (25,4-35,2) obesi 12,8 (4,1-10,1) Consumano almeno 5 porzioni di frutta e/o verdura al giorno ECCESSO PONDERALE - DIPENDENTI ASL RM A Sovrappeso (IC 95%) Obesi % (IC 95%) 30,1 (25,4-35,2) 12,8 (9,6-16,8) 18-34 0 0 35-49 27,9 7,4 50-69 32,1 16,1 uomini 46,1 16,3 donne 19,4 10,4 Caratteristiche Totale Classi di età Sesso 10,5 (9,6-16,8) Tra i dipendenti della ASL RM A, meno del 4% degli intervistati risulta sottopeso, più del 30% sovrappeso e quasi il 13% francamente obesa. Come rilevato nella popolazione generale, lʼeccesso ponderale (IMC>25), sia esso sovrappeso oppure obesità, cresce in modo rilevante con lʼetà ed è più frequente negli uomini. Percepire di essere in sovrappeso può essere motivante per un eventuale cambiamento di stile di vita. Secondo i dati riferiti durante lʼintervista la percezione di essere in sovrappeso non sempre coincide con lo stato nutrizionale dellʼintervistato, che spesso sottovaluta la propria condizione. Infatti il 32% degli intervistati che risultano in sovrappeso, considera il proprio peso più o meno giusto. Secondo lʼOMS lo scarso consumo di frutta e verdura Consumo di frutta e verdura è responsabile, in tutto il 1,1% mondo, del 31% degli eventi 10,5% coronarici e dellʼ11% degli eventi cerebrovascolari. La soglia di 400 grammi al 0 porzioni giorno, equivalente a circa 1-2 porzioni 45,2% cinque porzioni, corrisponde alla quantità minima di frutta 3-4 porzioni 43,2% e verdura consigliata al fine 5 o più porzioni di ridurre lʼincidenza di queste patologie. Per quanto riguarda il consumo di frutta e verdura, il 98,9% dei dipendenti intervistati ha dichiarato di mangiare frutta o verdura almeno una volta al giorno (media 2,8, moda 2 e mediana 3). Solo il 10,5%, però, ha aderito completamente alle raccomandazioni, riferendo un consumo di almeno 5 porzioni al giorno di frutta e/o verdura.