pbzn italia 2005

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pbzn italia 2005
Associazione Nazionale
Industrie Metalli non Ferrosi
La situazione in Italia
Piombo
La produzione di piombo ha raggiunto nel 2004 circa 202.000 t., il 5,8% in meno di quanto prodotto nel 2003.
Questa riduzione è dovuta alla fermata temporanea dell'impianto Kivcet di Portovesme tra la fine del 2003 ed
il primo trimestre del 2004. E' opportuno ricordare che tale andamento negativo sarà altrettanto rilevato nel
2005 a seguito della fermata definitiva dell'impianto Imperial Smelting a Portovesme avvenuta nel primo
trimestre di quest'anno. L'impianto aveva una capacità produttiva di piombo d'opera di circa 35.000 t/a.
In leggero aumento la produzione di piombo da materiali di riciclo che in Italia rappresenta circa il 65 % del
totale del piombo prodotto. Tale settore continua a soffrire per l'insufficiente disponibilità di rottami
nonostante operi sul territorio nazionale un sistema di raccolta in grado di garantire tassi vicini al 95% del
totale delle batterie immesse annualmente nel mercato.
L'andamento dei consumi si è rivelato migliore di quello del 2003.
Nel 2004 il totale è stato di 272.000 ca. il 6% in più del 2003.
Non è prevedibile si riguadagnino nel 2005 i livelli del 2002 quando i consumi superarono le 290.000 t. e
questo per un leggero aumento nel settore delle batterie, ma stabili o cedenti quelli degli ossidi e dei
laminati.
Confrontando le produzioni con il totale dei consumi si conferma che l'Italia resta quindi netto importatore di
piombo raffinato. Nel 2004 furono importate circa 95.00 t e questo dato sarà certamente superato nel 2005.
Il settore della produzione di accumulatori è quello di maggior uso con consumi superiori al 75% dei consumi
totali.
L'andamento al rialzo dei prezzi del piombo al LME costituisce un tema di grande preoccupazione ed in
particolare per i produttori di batterie.
Tali incrementi incidono sensibilmente sui margini di competitività del settore chiamato a confrontarsi con
prodotti provenienti da paesi a costi di produzione notevolmente inferiori. In tale situazione
non è
infrequente costatare progetti di trasferimenti produttivi, ad esempio verso la Cina.
Non si prevede che l'andamento delle quotazioni all'LME possano ridimensionarsi nel 2005; a nostro avviso
rimangono ancora irrisolti il problema della insufficiente disponibilità di materie prime minerarie e di rottami di
piombo.
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Zinco
La produzione di zinco è stata nel 2004 di 120.000 t. dato leggermente inferiore a quello del 2003 e
caratterizzato comunque dal mancato utilizzo della massime capacità produttive a Portovesme per periodi di
chiusura temporanei sia all'impianto elettrolitico che all’Imperial Smelting. Nel 2005 si prevede una ulteriore
riduzione per la fermata definitiva dell'impianto ISF a partire dal primo trimestre di quest'anno. E' opportuno
tuttavia ricordare che tale perdita non rispecchierà a pieno l'intera capacità dell'Imperial Smelting, circa
70.000 t ma per quanto detto prima è ragionevolmente stimare che la perdita di produzione nel 2005 si
attesterà sulle 30.000 t.
Il livello dei consumi si è mantenuto sulle 365.000 t di zinco raffinato con un leggero incremento di circa il 3
% rispetto al 2003. La situazione in generale negativa sull'andamento dell'economia nazionale influirà anche
sui consumi di zinco e le previsioni sono per una flessione rispetto al 2004 di circa il 5%. L'industria della
galvanizzazione a caldo, che rappresenta circa il 70% dei consumi totali di zinco raffinato, soffre per la
mancanza di grosse commesse pubbliche; quello delle costruzioni civili, anche se in aumento, non copre le
perdite in altri settori di utilizzo.
Nonostante questo l'Italia si conferma netto importatore di zinco raffinato. I dati statistici degli ultimi anni
dimostrano un costante aumento e tale tendenza verrà confermata per il 2005. Nel 2004 l'importazione totale
raggiunse 275.000 t. Tale situazione si è andata evolvendo in Italia per vari fattori non da ultimi l'alto costo
dell'energia, quelli ambientali ed ultimamente anche il livello in aumento dei prezzi del carbone che hanno
portato alla chiusura dell'impianto Imperial Smelting a Portovesme.
Gli utilizzatori di zinco evidenziano la volatilità dell'andamento dei prezzi al LME riscontrati sia nel 2004 che
nel 2005. Tale andamento al rialzo influisce negativamente nelle strategie di medio e lungo termine
specialmente nel settore della galvanica. Altrettante preoccupazioni sono avanzate dal settore degli ottonieri
che lamentano la progressiva scomparsa di zinco GOB (Good Ordinary Brand), sia a livello internazionale
che nazionale con la chiusura dell'Imperial Smelting a Portovesme. Tale
mancanza
li costringe ad
approvvigionarsi con zinco di qualità più cara quale lo SHG (Special High Grade). Ad aggravare i livelli di
competitività si aggiunga la difficoltà di approvvigionamento di rottami e lo sfavorevole rapporto dell'euro che
scoraggia le esportazioni.
Le previsioni per il 2005 non sembrano poter tornare positive per il perdurare dei principali problemi che
sembrano ancora irrisolti: costo dell'energia, insufficiente disponibilità di materie prime sia minerarie che di
rottami, competitività di paesi con costi di produzione notevolmente inferiori, quali, ad esempio, la Cina.
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