c`era una volta la pensione

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c`era una volta la pensione
C’ERA UNA VOLTA LA PENSIONE.
Tra qualche anno, dal 2015, arriverà per tutti i lavoratori privati e pubblici, anche l’incremento
automatico ogni tre anni dell’età pensionabile , in relazione alla crescita della speranza di vita
introdotto con la legge 192/2009, facendo salire così a circa 70 anni l’età per accedere alla
pensione.
Intanto da subito, anche per chi ha maturato i quaranta anni di anzianità lavorativa, dovrà
lavorare almeno un anno in più, rispetto ad ora, per percepire il trattamento pensionistico senza
però alcun vantaggio, poiché, i contributi aggiuntivi finiranno nei bilanci degli enti previdenziali
ai soli fini per fare cassa con i soldi della previdenza!
Dal primo gennaio 2012, le lavoratrici del pubblico impiego a seguito dell’emendamento
presentato dal governo, saranno obbligate ad andare in pensione di vecchiaia solo a 65 anni di età
ma, per effetto delle cosiddette finestre a scorrimento, in realtà l’età effettiva per il pensionamento
salirà a 66 anni
Per i grandi invalidi, sono all’esame criteri restrittivi per la corresponsione dell’indennità di
accompagnamento; mentre per gli invalidi civili si stava preparando una grande ingiustizia in
quanto, persone con gravi patologie rischiavano di rimanere escluse perfino dall’assegno minimo
di invalidità di 256,67 euro mensili. Un disegno, questo, in parte respinto grazie alla mobilitazione
delle associazioni degli invalidi e dello Spi Cgil che hanno organizzato proteste e presidi davanti al
Parlamento
Attraverso la manovra economica, ingiusta e sbagliata, il governo sta smantellando nei fatti tutto il
sistema previdenziale pubblico. Siamo in presenza di una vera e propria controriforma già avviata
nel 2004 con l’allora ministro Maroni che abolì l’accesso flessibile al pensionamento tra i 57 e i
65 anni di età che prevedeva rendimenti crescenti in rapporto all’età di uscita. dal lavoro.
Nei mesi scorsi il governo, per bocca dei ministri Sacconi e Tremonti aveva assicurato che non
erano necessari nuovi e ulteriori interventi sulle pensioni in quanto la spesa pensionistica era
sostanzialmente stabilizzata ed in linea con le previsioni. Infatti il fondo dell’INPS per i lavoratori
dipendenti è in attivo di 14,3 miliardi di euro.
In realtà il governo intende risanare i conti del bilancio dello stato facendo pagare i più deboli:
lavoratori dipendenti e pensionati, senza chiedere nulla ai grandi patrimoni e alle rendite
finanziarie, consentendo vergognosamente una insostenibile evasione fiscale pari a 132 miliardi di
euro annui.
La controriforma sulle pensioni svela le vere intenzioni del governo, per la verità mai nascoste,
di ridurre cioè il valore solidaristico e pubblico delle pensioni a vantaggio dei sistemi assicurativi
privati oltre a reperire con facilità, ingenti risorse per fare cassa con i soldi dei lavoratori e dei
pensionati.
Occorre garantire, al contrario, un sistema pensionistico stabile e certo, evitando continui
stravolgimenti che creano grandi preoccupazioni ed incertezze rispetto al futuro della propria
condizione lavorativa e di vita.
Per noi la controriforma imposta dal ministro Tremonti va respinta e cambiata partendo dalle
richieste unitarie presentate al governo: dall’adeguamento delle pensioni al costo della vita, alla
riduzione della tassazione sulle pensioni, all’estensione della 14 mensilità anche per le pensioni
con oltre 750 euro mensili, fino a ripristinare il diritto volontario di uscita dal lavoro per accedere al
pensionamento.
Sulla questione delle pensioni è possibile avviare nel paese, una forte iniziativa del sindacato che
coinvolga lavoratori e pensionati perché le misure del governo colpiscono tutti, donne e giovani in
particolare, che, per effetto di carriere lavorative precarie e frammentate riceveranno pensioni più
basse ma lavorando sempre di più.
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