L`universo del materiale di cartoleria, dal calamaio al computer

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L`universo del materiale di cartoleria, dal calamaio al computer
“La Bottega del Tempo perduto”
Via Lidia n° 36/38 – 00179 Roma
Tel: 067821813
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“Quaderno a quadretti”
L’universo del materiale di cartoleria, dal calamaio al computer
GLOSSARIO
►Gomma per cancellare: la gomma per cancellare è uno strumento di cancelleria in gomma,
naturale o sintetica, atto a rimuovere meccanicamente inchiostri o tracce di grafite da supporti di
scrittura o disegno. Si divide in più tipi, in relazione al tratto da rimuovere:
• gommapane, a mescola morbidissima, per disegno ornato a carboncino o matita morbida,
o per la rimozione di impronte di grafite
• per matita, a mescola morbida
• per penna, a mescola dura, abrasiva
• a rondella ottagonale, per macchine per scrivere estremamente abrasiva
Con l'avvento delle penne a sfera ad inchiostro cancellabile negli anni ottanta, sembrava che l'uso
della gomma per cancellare dovesse avere un nuovo impulso. Tuttavia il crescente uso del
correttore a "bianchetto" e dei correttori a nastro, legato anche all'uso sempre più diffuso del
computer, sta riducendo sempre più l'impiego di questo strumento.
►Inchiostro: l’inchiostro ha origini antichissime e da millenni è il supporto fondamentale ed
insostituibile della scrittura e del pensiero. Era nominato dai romani “Atramentum” e poi dai latini
“Encaustum” e “Melanion”. Le miscele, allora, se mal preparate potevano cancellarsi, spandere,
essere sensibili alla luce, all’umidità, provocare muffe, cambiare colore e infine provocare anche
gravi e irrimediabili danni di corrosione ai supporti utilizzati (carte, pergamene, ecc…) e questo
poteva avvenire subito dopo l’essiccazione oppure in un tempo più o meno lontano, a seconda
delle reazioni chimiche indotte. In antichi testi vi è trattata l’arte di fabbricare inchiostri e vediamo
come le più comuni misture fossero vegetali . Altre miscele prevedevano l’utilizzo anche di
fuliggine, nerofumo, vari tipi di carbone ed addizionati a gomma arabica, acqua, vino, aceto
ed…urina! (ma l’urina è un classico ingrediente, per fortuna abbandonato).
Formule per inchiostro
1) inchiostro di color nero: in 250 parti di acqua sciogliere: tannino 14 parti, acido pirogallico
3,5, carminio d’indaco 6, in altre 250 parti di acqua sciogliere 30 parti di solfato ferroso
mescolare le due soluzioni, agitare, filtrare e aggiungere:soluzione di gomma arabica diluita al
30% - parti 60, acido formico p. 0,1.
2) inchiostro di colore blu: blu di metilene 10 p., Alcol a 92° -20, Allume 5, Glicol etilenico 40,
Acqua distillata 940.
3) inchiostri gallotannici (blu/neri): acido gallico 100, solfato ferroso 150, acido acetico
glaciale 10 - (oppure acido tartarico 10) – blu solubile 35, acqua distillata 10.
4) variante dello stesso: acido tannico 75, acido gallico 25, acqua distillata 793, acido solforico
7, solfato di ferro 100. I prodotti vanno miscelati solo nell’ordine esposto, far bollire per 30/40
minuti, lasciare poi in riposo per 3 giorni, filtrare e imbottigliare.
5) inchiostri al campeggio: legno di campeggio 100, cromato di potassa 10, acqua distillata
1000.
6) variante di colore azzurro/nero: estratto di campeggio 30, acqua calda (60°) 300,
aggiungere poi allume di cromo 24, solfato ferroso 6, carminio di indaco 8, infine destrina 3,
acqua.
20
7) economico di antica ricetta: si lasciano macerare per 3 giorni 125 parti di noci di galla
frantumate in 2 litri di acqua piovana (acqua distillata), a parte si fanno sciogliere 50 p. di gomma
arabica e 50 di solfato di ferro in 100 p. di acqua piovana, si mescolano poi le 2 soluzioni e dopo
3 giorni, agitando spesso, si scalda all’ebollizione e poi si filtra e si imbottiglia.
8) inchiostri all’antracene: estratto di sommacco (20° Baumè/o Bè) 1000 gr, es tratto di
campeggio liquido (a 30° Bè) 75 gr, acqua distillat a 4000 gr. questa soluzione va versata in:
destrina gialla 125 gr., solfato di ferro 125 gr., acido fenico 5 gr., acqua 500 gr. Dopo 3 giorni
decantare e imbottigliare.
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9) inchiostri colorati e non corrosivi: acido gallico 28 gr., Coloranti (vari a scelta) 6 gr.,
Cloruro di ferro 30 gr., Acido cloridrico 30 gr., Acido arsenico 1 gr., Fenolo 1 gr., Acqua 100 gr.,
Glicerina q.b. per la fluidità che si vuole.
Per i colori si possono utilizzare: BLU blu copiativo B o 2b, blu di metilene, ROSSO croceina
brillante, eosina s, fucsina, rodamina b, GIALLO auramina 0, VERDE verde all’acido GG, verde
brillante cristallizzato, VIOLETTO violetto all’acido 4b, NERO nigrosina neutra.
10) inchiostro ad effetto brillante (nero):
a) cera montana 15%, colofonia 2%, paraffina (a 40° gradi) 3%, carbonato di potassio 0,5%,
sapone di Marsiglia 4%, acqua 65%.
b) gommalacca 20%, borace 7%, acqua 75%
c) nigrosina 5,5%, acqua 25%
Le 3 soluzioni (a+b+c) vanno preparate separatamente e poi in seguito miscelate con forte
agitazione; poi si imbottiglia.
Per trasformare gli inchiostri colorati o gallotannici o al campeggio in inchiostri copiativi, si
aggiunge agli stessi il 3-4% di zucchero o di glucosio o glicerina oppure un miscuglio di queste
sostanze assieme
►Macchina per scrivere: la macchina per scrivere è uno strumento dotato di tastiera collegata a
vari dispositivi meccanici, elettrici e/o elettronici, che permettono di ottenere su un supporto,
generalmente un foglio di carta, l'impressione di caratteri (lettere, numeri, segni ortografici, segni di
punteggiatura, simboli vari) simili a quelli della stampa tipografica. Oggi rimpiazzata quasi
completamente dai personal computer che contengono installati uno o più programmi di
videoscrittura, la macchina per scrivere, nata sul finire del XIX secolo, è stata uno dei primi
dispositivi di largo utilizzo per la rapida redazione di documenti in formati standardizzati. Il suo
utilizzo fece nascere una nuova professione, inizialmente riservata alle donne: la dattilografia.
Il nome usato popolarmente, "macchina da scrivere" appare oggi come un errore logico (non
grammaticale). In realtà più che un errore si tratta di un uso arcaico della preposizione "da" davanti
all'infinito di un verbo per indicare uno scopo (l'azione), usato ad esempio dal Manzoni .
►Matita: la matita è lo strumento più comune per scrivere e disegnare, ma non è il più antico.
Infatti la grafite, cioè il minerale grigio che viene avvolto in un bastoncino di legno, fu scoperta solo
nel 1664. Qualcuno si accorse che la grafite lasciava su un foglio di carta una traccia ben visibile,
ma facilmente cancellabile con un po' di mollica di pane, e pensò di utilizzare questa proprietà del
minerale. Il 10 settembre ricorre il compleanno delle matite! Sì, perchè proprio quel giorno
dell'anno 1665 furono messi in vendita i primi bastoncini di grafite, protetti da un involucro di stoffa
o da sottili canne di bambù. Le matite con il rivestimento di legno, come quelle che si utilizzano
oggi, comparvero molto più tardi, nel 1795 e fu il francese Contè a metterne a punto la produzione.
La grafite impastata con argilla, veniva tagliata in striscioline; dopo una breve cottura, le striscioline
venivano infilate in bastoncini cavi di legno di cedro e fissate con una goccia di colla. Ancora oggi
l'involucro delle mine più pregiate viene ricavato da legno di cedro rosso o di ginepro, mentre le
matite più comuni sono fatte di legno di ontano o di tiglio. Le mine delle matite possono essere
dure o morbide; le prime sono contrassegnate con la lettera H, le altre con la lettera B. Un numero
indica la maggiore o la minore durezza o morbidezza della matita. Accanto alle matite nere,
esistono in commercio le bellissime matite colorate, che i bambini chiamano pastelli; le loro mine
sono di coloranti minerali mescolati ad altre sostanze naturali e sintetiche.
Il vocabolo deriva dal latino “lapis haematitas” che significa pietra di ematite: prima della scoperta
della grafite venivano infatti utilizzati, con funzioni analoghe, bastoncini di carbone o di ematite (un
ossido di ferro).
►Pastello: il pastello è una tecnica di disegno che usa bastoncini di pigmento colorato. La
percentuale del legante (colla o cera) è ridotta al minimo per assicurare l'adesione dei pigmenti al
foglio. Il colore risulta quindi purissimo e luminoso; questa caratteristica viene esaltata utilizzando
carta più o meno granulosa. Oggigiorno il termine pastello è usato in modo improprio per indicare
molti materiali artistici differenti. La forma originale e più popolare del pastello si chiama pastello
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morbido. Generalmente ha una lunghezza di circa 9cm e può essere acquistato sia in singoli pezzi
che in scatole di varie dimensioni. Alcune case produttrici suddividono le scatole, che variano dai
20 ai 60 pezzi, in due gamme di colori contraddistinte dalle lettere F e L:
• F (figura) adatte alla realizzazione di ritratti
• L (landscape) adatte per i paesaggi
Il pastello in base all'impasto di cui è composto può essere:
• impasto duro - di forma quadrata, adatto per tracciare linee più sottili rispetto agli
equivalenti tondi. Nell'utilizzarli si deve stare attenti a non forzare il tratto, perché
potrebbero scalfire il supporto del dipinto, impedendo a questo ultimo di trattenere il
pigmento
• impasto medio - di forma tonda, viene usato sia per lo schizzo preparatorio che per la
rifinitura del dipinto
• impasto morbido - usato principalmente per coprire vaste zone del dipinto, in quanto è più
fragile e più polveroso e facile da sfumare
Alcuni materiali che vengono erroneamente indicati come “pastello” sono:
• crete pastello - di forma, quadrata si trovano in scatole di varie misure; data la loro
consistenza sono adatte per le rifiniture e possono essere facilmente mescolate con i
pastelli morbidi
• pastelli acquerellabili - normalmente hanno una forma tonda; possono essere usati sia a
secco che con l'aggiunta di acqua, e hanno una consistenza più dura dei rispettivi pastelli
morbidi e delle crete
• pastelli ad olio - sono di forma tonda e, come suggerisce il nome, hanno come
agglomerante l'olio. Rispetto ai pastelli morbidi hanno una tonalità scura e una consistenza
molto pastosa; possono essere usati a secco e sfumati tramite gli appositi sfumini di carta o
diluiti con la trementina e applicati tramite un pennello
• pastelli a cera - di forma tonda, hanno come agglomerante la cera che gli conferisce un
aspetto lucido
• matite a pastello - sono simili ai pastelli secchi, quindi molto dure; distribuite sotto forma di
matite, sono adatte per le rifiniture ma anche per creare opere complete
• matite colorate - a differenza dei pastelli morbidi non possono essere sfumate
►Penna stilografica: una penna stilografica è una penna utilizzata per la scrittura, composta da
una cannetta piena d'inchiostro e da un pennino. L'inchiostro liquido confluisce al pennino
attraverso un sistema di distribuzione che combina gravità e capillarità. L'inchiostro può essere
fornito o da cartucce o da un meccanismo a contagocce oppure da una varietà di meccanismi per
rifornire l'inchiostro attraverso il pennino. Ad esempio alcune penne hanno una pompetta di
gomma collegata al serbatoio dell'inchiostro per risucchiare l'inchiostro da una boccetta. La
maggior parte delle penne stilografiche di nuova produzione usano o delle cartucce usa e getta
oppure un serbatoio rimuovibile con un meccanismo a vite o a pistone per la fornitura
dell'inchiostro.
►Pennino: nonostante la sua “breve vita”, il pennino ha svolto un ruolo fondamentale per la
diffusione della scrittura. Era già comparso, se pur sporadicamente, nel Medio Evo e nell’Evo
Moderno. Nel 1691, le religiose di Port Royal usavano pennini di rame che fabbricavano da sé. Nel
1717 i verbali degli stati generali dei Paesi Bassi, venivano redatti con pennini di forma tubolare in
argento, montati su cilindri/penne anch’essi d’argento. Nel 1763, la principessa di Carignano offre
al piccolo Mozart pennini d’argento per il suo settimo compleanno! Sembra però che i primi pennini
artigianali nascano in Inghilterra, precisamente a Birmingham. Il prezzo di questi piccoli manufatti
industriali è così enormemente inferiore rispetto a quelli costruiti artigianalmente, basti considerare
che una confezione di 144 di questi pennini (detta grossa), costava quanto uno solo realizzato
artigianalmente! Dal 1905, si comincerà, seppur lentamente, anche in Germania a produrre
pennini… In Italia occorrerà invece attendere dopo il 1920 quando, si estenderà anche a questo
modesto prodotto, una produzione industriale non disgiunta dalla ricerca del consenso anche nelle
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piccole cose. E l’America? L’America si svegliò, per così dire, solo dopo la prima guerra mondiale.
Ma che risveglio! Lanciarono, come nel loro stile, una aggressiva e vincente campagna a base di
penne stilografiche e di macchine da scrivere! E scusate se è poco! Quel che è curioso è semmai il
fatto che (ma evidentemente qualche maledizione è giunta a segno) nonostante la sua immensa
diffusione che fece arricchire molti industriali e che sembrava non aver termine, ad un certo punto
ogni produzione cessò. La sua vita fu, tutto sommato, breve. Durò circa un secolo, quasi nulla se
paragonato all’antenato calamo e alla penna d’oca, che vennero usati almeno per tremila anni, in
vastissime aree geografiche, da quasi tutte le popolazioni..
►Temperino: il temperamatite, anche impropriamente detto temperino, è un oggetto di cancelleria
molto comune, realizzato in acciaio, ferro, plastica o altri materiali. La sua funzione è appuntire le
matite, affinché queste possano scrivere. Un temperino consiste in un piccolo blocco metallico o
plastico all’interno del quale è praticata una fessura di forma conica; sulla parte alta di tale foro è
unita, tramite una vite, una lama affilata. Il funzionamento dello strumento è molto semplice:
infilando la matita nel foro, che è fatto su misura, e facendola girare solitamente in senso orario, si
fa in modo che la lama del temperino venga in contatto con il legno esterno del lapis (o matita) e
ne elimini lo strato superiore, facendo assumere all’attrezzo da disegno la stessa forma della
fessura del temperamatite; in questo modo la grafite, contenuta all’interno della matita, è
abbastanza appuntita da permettere la scrittura. Esistono vari tipi di temperini: tra quelli manuali,
ricordiamo:
• quello a doppio foro, che permette di temperare matite di due dimensioni diverse
• quelli per matite speciali, dotati di lame capaci di tagliare legni più duri o più morbidi del
normale
• quelli con serbatoio che permettono di raccogliere i trucioli di legno
Infine ci sono anche i temperini elettrici, che sono in grado di temperare una matita senza la
necessità che questa giri: dopo aver infilato il lapis nell’apposito foro, infatti, basterà azionare il
temperamatite perché questo faccia la punta alla matita tramite la rotazione di una lama interna.
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L’antica produzione della carta
Un’antica leggenda narra che a Samarkanda, città dove gli Arabi avevano appreso da prigionieri
cinesi l’arte di fabbricare la carta, in uno sperduto monastero ai confini dei monti Klamatan, un
gruppo di monaci copisti, i Cartosini, dettero vita ad una speciale lavorazione che chiamarono
Samarkarta. Le prime vere carte risalgono però all’VIII secolo e venivano realizzate ispirandosi a
quella leggenda. Chiamata dapprima stoffa di pergamena, la carta aveva invece come materia
prima, il legno, la paglia, il lino e il cotone. Usando una pila a pestelli (pressa), formata di ruota e
leve che ricadevano nei mortai, dalla materia grezza si ricavava un impasto da mescolare all’acqua
per disperdere le fibre. In quella macchina di base, dapprima azionata a mano, poi come i mulini,
usando la forza del vento o dell’acqua, vennero in seguito aggiunte sui pestelli delle punte
acuminate per meglio tritare anche gli stracci. Tale macchina fu successivamente migliorata. La
successiva, detta l’Olandese, tecnologicamente migliore, era dotata di cilindro rotante fornito di
coltelli che tagliavano in piccoli pezzi gli stracci. Ancora oggi il mastro cartaio che esegue l’antico
procedimento di fabbricazione della carta, dopo aver messo la pasta in un tino e averla mescolata
a lungo per ottenere un impasto omogeneo, vi immerge un telaio rettangolare che sul fondo ha una
serie di fili metallici ben tesi ai quali si attaccano le fibre che, man mano che l’acqua cola,
infeltrendosi, formano il foglio di carta. A seconda del numero di fili tesi, si ottiene carta diversa: più
sono i fili e più questa sarà sottile. Ma la fabbricazione di carta non finisce qui. I fogli pronti e
ancora umidi, dopo essere stati tolti dalla forma, vengono messi singolarmente tra strati di feltro,
quindi a gruppi, pressati e poi appesi ad asciugare. Tale tecnologia la si può ancora ammirare a
Fabriano, dove viene fabbricata la carta secondo queste antiche tecniche, ovviamente da mastri
cartai specializzati.
Breve storia della scrittura
Fin dall'antichità gli uomini hanno lasciato traccia della loro storia utilizzando sistemi e tecniche
differenti. La prima penna con cui fu scritta la storia dell'umanità fu una semplice cannuccia vuota
con la punta sottile. Intinta in una sostanza gommosa mescolata a polvere di carbone o ad altre
sostanze vegetali,permetteva agli scribi egizi di tracciare complicati geroglifici su lunghi rotoli di
papiro. Per evitare lo spreco della carta pergamena, che richiedeva una lunga lavorazione e perciò
costava molto, gli scolari romani scrivevano incidendo con uno stilo appuntito tavolette di legno
spalmate di cera. I loro lunghi esercizi di scrittura potevano essere cancellati rinnovando la cera
della tavoletta, maneggevole quanto una piccola lavagna. Dopo l'anno mille si scriveva su carta
pergamena e più tardi su carta ricavata da stracci con una penna d'oca, appuntita ad arte:
all'estremità aguzza della penna veniva praticato un taglietto per far scorrere l'inchiostro in modo
regolare. Nell'Ottocento si scriveva con cannucce di legno munite di pennini di acciaio che,
essendo fabbricati a mano, erano costosissimi. Quando nel 1820 tre inglesi idearono una
macchina capace di fabbricare meccanicamente i pennini di metallo, il prezzo divenne accessibile;
le cannucce ed i pennini di forme differenti, da intingere con cautela nell'inchiostro, si diffusero
rapidamente e gli scolari di tutta Europa li utilizzarono fino a qualche decennio fa. Verso la fine del
1800 fecero la loro comparsa le prime penne stilografiche che, grazie alla loro maneggevolezza e
comodità, ebbero grande successo.
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