Droga, maxi retata della Squadra Mobile Arrestate 46

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Droga, maxi retata della Squadra Mobile Arrestate 46
IL BLITZ
Droga, maxi retata della Squadra Mobile
Arrestate 46 persone, due i ricercati
Martedì 21 Gennaio 2014 - 07:56 di Laura Distefano
Gli indagati sono ritenuti responsabili del reato di associazione
per delinquere finalizzata al traffico e spaccio di sostanze
stupefacenti, detenzione e porto illegale di armi e ricettazione.
CATANIA. Potremmo ribattezzarla la strada degli affari d'oro. Via Colomba, nel cuore del rione San
Cristoforo, è stato trasformato in un centro commerciale all'aperto per la vendita di marijuana. E gli
affari per chi gestiva questa piazza di spaccio superano, o almeno si avvicinano, ai bilanci di grandi
società internazionali. Tre milioni e mezzo di euro in un anno, incassi giornalieri dai 10 mila ai 15 mila euro.
Numeri da capogiro quelli che vengono fuori dall'operazione 'Colomba' della Squadra Mobile eseguita
questa mattina all'alba nei confronti di 46 persone: 2 sono ricercate. Un'organizzazione verticale con all'apice
i promotori che gestivano il "personale" che operava in base a turni di lavoro che aveva diversi
ruoli: custode della "merce", vedetta, palo, regolatore del traffico, cassiere e addetto alle consegne. Figura
particolare anche il contabile "che teneva – come
Le immagini registrate in via Colomba, Mirabella e Viadotto per un periodo compreso dal 15 marzo
2011 al 16 maggio 2011 svelano chiaramente come si svolgeva la compravendita dello stupefacente.
Nascosto in auto rubate, in abitazioni e garage, veniva prelevato e messo in una busta (che conteneva circa
100 stecche) e con il "metodo del lancio" era dato allo spacciatore che non appena aveva l'ok dal "cassiere"
lo consegnava all'acquirente, tutto in una catena di "montaggio " perfettamente architettata. Nel frattempo
nelle aree limitrofe lavoravano le vedette a bordo di scooter che in movimento controllavano il territorio e
allertavano i "colleghi" di possibili fastidi creati dalla presenza delle forze dell'ordine, e addirittura in alcune
occasioni andando in contro mano cercavano di ostruire il passaggio delle pattuglie. Erano posizionati anche
i pali (a piedi) che al minimo segno di presenza di carabinieri o polizia gridavano - come emerge dalle
intercettazioni audio - "levati, levati, levati, i vaddia".
Le menti della "holding" della marijuana di Via Colomba sono - secondo i pm Pasquale Pacifico e
Assunta Musella della Dda etnea -sono i fratelli Carmelo e Giovanni "turi u turcu" Crisafulli, (figli di
Franco "cacazza" Crisafulli condannato in primo e in secondo grado per l'omicidio di Nicola Lo Faro) e
Massimo Vinciguerra (fratello di Michele "u cardunaru" Vinciguerra, condannato in primo grado e secondo
grado Revenge per associazione mafiosa). Questi tre rivestivano il ruolo di "promozione, controllo e
coordinamento", insomma erano i capi, e con loro collaboravano nell'organizzazione del traffico di droga
Davide Laudani (detto "gambalunga"), e un altro fratello dell'esponente dei Cappello - Carateddi Franco
detto "Cacazza", Filippo Crisafulli, insieme a Giuseppe e Maurizio Crisafulli.
Il secondo livello della piramide dell'organizzazione era quello denominato dagli inquirenti "presidio
operativo sul territorio, raccolta della domanda sul mercato degli stupefacenti, smistamento della
droga agli acquirenti e di riscossione dei pagamenti". Un ruolo affidato a decine di persone che, a
rotazione anche per brevi periodi, si scambiavano le mansioni con il resto degli indagati. Questi per la
maggior parte del periodo contestato (marzo 2011 - gennaio 2012) avevano l'incarico di "vedetta" e "palo". I
retroscena di questa operazione mostra lati assolutamente "inquietanti": come la presenza di bambini appurata dalle immagini registrate dalla Mobile - durante lo spaccio di marijuana. Tutto avviene come se
fosse assolutamente normale; davanti agli occhi innocenti di un bimbo seduto sul marciapiede che guarda le
file di macchine, una dietro l'altra, mani che prima consegnano il contante ad una persona e poi pochi metri
dopo, davanti a un esercizio commerciale con il via vai di clienti, ricevono un piccolo contenitore tirato fuori
da una busta di plastica bianca. Ma è un'altro l'episodio, ripreso dalle telecamere, che fa "accapponare" la
pelle: un anziano schiaffeggiato a più riprese che nemmeno si difende dai suoi aggressori. Guarda attonito e
non reagisce. Il 29 aprile 2011 una macchina arriva in Via Colomba, a bordo Vinciguerra e Pacifico (un
altro degli arrestati) e un anziano: invitato a scendere dall'auto, si avvicina Carmelo Crisafulli che lo
schiaffeggia davanti agli altri affiliati all'associazione criminale e, prima di salire nuovamente nella vettura,
riceverà l'ennesimo colpo in faccia dalle mani di un altro malvivente
.
A dare slancio all'indagine sono anche le dichiarazioni di tre collaboratori di giustizia Gaetano
Musumeci, Natale Cavallaro e Gaetano D'Aquino, tutti e tre parlano di una fiorente piazza di spaccio
tirando in ballo la famiglia Crisafulli. È D'Aquino a dare i particolari in merito ai turni di lavoro e al giro
d'affari: "Si decise di dividere l'orario dello spaccio: in particolare dalle due fino alle 7 di sera e dalle sette di
sera in poi [....] Negli ultimi tempi questa piazza incassava circa 20 000 euro al giorno" Secondo D'Aquino i
soldi servivano anche al mantenimento di alcuni detenuti.
A chiudere il cerchio del quadro probatorio sono i numerosi arresti in flagranza che hanno portato
alla scoperta oltre di diverse stecche di marijuana anche di armi. Interessante sotto certi aspetti
l'arresto in flagranza registrato dall'occhio delle telecamere di Filippo Agatino Urzì: Il 13 aprile 2011 come mostra la data nelle immagini - è stato sorpreso mentre vendeva diverse dosi di droga, consegnava il
denaro e poi riponeva in un contatore una busta che poi la polizia scopre altro non essere marijuana. Tutto
accade alla presenza di Giovanni e Carmelo Crisafulli che mentre i poliziotti fanno scattare le manette gli si
avvinano, lo tranquillizzano dicendo di seguirlo.
Le accuse per i 46 destinatari dell'ordinanza firmata dal Gip di Catania Daniela Monaco Crea, 42 in
carcere e quattro ai domiciliari, sono, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata al traffico
e spaccio di stupefacenti, detenzione e porto illegale di armi e ricettazione. A due persone alle quali il
Gip aveva disposto i domiciliari, sono attualmente ricercate. I pm avevano chiesto anche l'aggravante "per
aver favorito il clan mafioso dei Cappello Carateddi", questo profilo però è stato rigettato dal Giudice per le
Indagini Preliminari per elementi insufficienti a supporto di questa contestazione. Sono state sequestrate otto
autovetture ed altrettante moto. Inoltre, in un deposito di via Juvara, sono stati rinvenuti quattro panetti di
marijuana per un peso complessivo di quattro chilogrammi.