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Artisti
Simone Visentin
Nato a Treviso nel 1991, inizia giovanissimo lo studio del pianoforte presso il
Liceo Musicale “F.Manzato” della sua città sotto la supervisione della Prof.ssa
Monica Barcati e Prof.ssa Paola Gallo. Con grande interesse continua gli studi
musicali presso il Conservatorio “G.Frescobaldi ” di Ferrara per poi nel 2012
diplomarsi brillantemente sotto la guida del Maestro Adriano Cirillo, allievo del
M° Nino Rota. Nel corso degli anni ha avuto modo di arricchire la sua
formazione con vari corsi di perfezionamento e masterclass tenute da musicisti
come, ad esempio, il M° Sandro de Palma nell’ambito di un progetto sulla
Forma Sonata presso il teatro Accademico di Castelfranco e il M° Margherita Dalla Vecchia per
un laboratorio cembalo-organistico nel corso di una rassegna internazionale ad Asolo. Le sue
esperienze nel panorama dei concorsi pianistici si sono rivelate sempre molto interessanti
riscuotendo più volte giudizi positivi da giurie internazionali tra le quali quella del Concorso
Internazionale “Giovani Musicisti” - Città di Treviso. Il suo spiccato interesse per la musica da
camera l’ha portato a fondare nel 2007, con l’amico violinista M° Marco Bisi, il “Duo Brio
Trevigiano”, duo cameristico che ha avuto modo di esibirsi in svariate sedi con repertorio
barocco, classico e contemporaneo.L’amore per la musica non si limita solo al suo strumento, il
pianoforte, ma abbraccia anche il violino per il quale ha intrapreso il regolare percorso di studi.
Nel 2015, sotto la guida del M° Fabrizio Dorsi, si avvicina alla Direzione d’Orchestra,
collaborando con l’Orchestra “Collegium Tiberinum” nella rassegna musicale “Piccolo Festival
del Rondò” di Tuoro sul Lago Trasimeno. Al momento, oltre a continuare la sua attività
concertistica e musicale, è laureando magistrale in Ingegneria Chimica.
Paul Van Gastel
Nato in Olanda, ha studiato danza classica e si è laureato in fisica prima di
entrare al Conservatorio di Utrecht per studiare canto con Marianne Blok. Si
unì ai Cantores Minores Gedanenses per una stagione nella Danzica postrivoluzionaria, Polonia, perfezionandosi ed eseguendo musica barocca con
Joachim Gudel. Si trasferì poi a Londra dove continuò la formazione teatrale
con Nina Walker. Nel 1999, Paul van Gastel ha fatto una tournée in Italia
cantando il ruolo del Gatto nell’opera "Il Gatto con gli Stivali "di Massimo
Priori, regia di Paolo Valerio e direzione Maurizio Dini Ciacci, in una
produzione sponsorizzata dall’UNICEF, che ha toccato importanti teatri in tutta l’Italia.
Per Action France Musique, a Parigi ha interpretato l’Orologio e il Gatto nell' "Enfant è les
Sortilèges" di Ravel. Ha cantato il ruolo d’Artù nel "King Arthur" di Purcell per Floral Opera,
Londra, e il ruolo di Orazio nell’ "Hamleto" di Thomas, costumi di Vivienne Westwood, per una
produzione organizzata da Alan Sievewright durante il Clerkenwell Music Series 1996, Londra.
Per molte stagioni ha lavorato come attore e ballerino per English National Opera. Ha
partecipato come solista negli Eurydice Ensemble, con cui a girato la Francia e l’Italia,
approdando ad una trasmissione per la televisione olandese con "Le Rovine Circolari "di
Massimo Priori. In collaborazione con il Teatro Nuovo a Verona, ha fatto due produzioni con
regia di Paolo Valerio, "Confusione" e "Il Sogno di Amadè”. Era solista con l’Orchestra
Filarmonica Europea, condotta da Marcello Pennuto, nella "9^ Sinfonia di Beethoven", e con
l’Accademia Concertante, condotta da Mauro Tenaglia, nella "Messa di Nelson", Haydn, alla
Basilica di San Marco, Venezia. Ha collaborato con l’Horus Ensemble, interpretando un vasto
repertorio con una particolare passione ed un fervente entusiasmo per i ruoli Mozartiani.
Paul organizza work shop e corsi per teatro e canto, e collabora con il progetto Recovered Voices
di James Conlon.
PROGRAMMA
NOTE DI SALA
Wolfgang Amadeus MOZART
( Salisburgo 1756 - Vienna 1791 )
Re di Creta
𝄡 Idomeneo,
opera seria in tre atti, K. 366
atto I
Scena II:
Scena VIII:
“Non ho colpa, e mi condanni” - N° 2. Aria (Idamante)
“Vedrommi intorno l’ombra dolente” - N° 6. Aria (Idomeneo)
atto III
Scena V:
Scena IX:
“Sventurata Sidon!” - Adagio. Allegro (Arbace)
“Se colà ne’ fati è scritto” - N° 22. Aria (Arbace)
“Padre, mio caro Padre!” - Andante. Largo (Idamante)
Scena XI:
“No, la morte io non pavento” - N° 27. Aria. (Idamante)
“Torna la pace al core” - N° 30. Aria. (Idomeneo)
𝄡 “Abendempfindung”
lied in fa maggiore per voce e pianoforte, K 523
solitaire”
𝄡 “Dans un bois
aria in la♭maggiore per voce e pianoforte, K 308
clemenza di Tito
𝄡 La
opera seria in due atti, K. 621
atto I
Scena IV:
Scena IV:
“Del più sublime soglio” - N° 6. Aria (Tito)
“Parto, parto, ma tu ben mio” - N° 9. Aria (Sesto)
atto II
Scena I:
Scena VII:
“Torna di Tito a lato” - N° 13. Aria (Annio)
“Tu fosti tradito” - N° 17. Aria (Annio)
Idomeneo, Re di Creta
L’occasione per mettere alla prova il suo cimento teatrale e confrontarsi con la tradizione italiana, francese e
soprattutto gluckiana arrivò a Mozart nell’estate del 1780, quando il Principe Elettore Karl Theodor di Baviera
gli commissionò un lavoro per il Carnevale di Monaco dell'anno successivo. Il libretto fu affidato all'abate
Gianbattista Varesco, cappellano di corte dell'arcivescovo di Salisburgo. Vi si narravano vicende successive alla
guerra di Troia. Idomeneo, re di Creta, durante il viaggio di ritorno è assalito in mare da una violenta tempesta. Il
pericolo è mortale e Idomeneo, per aver salva la vita, offre in sacrificio a Nettuno, dio del mare, la prima persona
che incontrerà giungendo sull'isola. Sbarcato a Creta, Idomeneo incontra per primo il proprio figlio Idamante.
Lacerato dal conflitto fra la promessa al dio e il sacrificio del proprio figlio, il re sceglie di non adempiere al voto.
Nettuno, offeso dal tradimento, invia sull'isola un terrificante mostro marino, portatore di morte e distruzione.
Quando Idomeneo confessa l'atroce segreto, Idamante, che nel frattempo ha sconfitto il mostro, si offre
spontaneamente quale vittima; a sua volta Ilia, figlia di Priamo, prigioniera di guerra e innamorata di Idamante,
si offre in olocausto a Nettuno. La prova d'amore commuove il dio che impone a Idomeneo di abdicare in favore
del figlio, che regnerà su Creta accanto alla sposa Ilia. Il testo offriva a Mozart una notevole varietà di
prospettive stilistiche, che lo indussero a esaltarle nel reciproco contrasto, aggiungendovene un’altra, del tutto
personale e audacemente innovatrice: quella del realismo psicologico, estranea alle abitudini dell’opera seria
metastasiana e destinata a diventare il cardine del futuro teatro di Mozart. Comprese che le convenzioni del
genere si opponevano a quell’esigenza di naturalezza, di realismo psicologico e di continuità temporale nella
rappresentazione del dramma che egli sentiva prepotentemente sorgere nella sua coscienza di uomo di teatro.
L’invenzione del compositore letteralmente fiammeggia dove il testo gli offre la possibilità di rispecchiare gli
intrecci della psicologia umana, aprendo all’opera in musica la rappresentazione della vita nella sua
immediatezza e dando al teatro musicale una complessità estetica degna del grande teatro di prosa.
La clemenza di Tito
Nell’ultimo anno della sua vita, Mozart ricevette un’importante commissione originariamente destinata a
Salieri. In occasione dei festeggiamenti per l’incoronazione a re di Boemia dell’imperatore Leopoldo II, il 20
luglio 1791, i rappresentanti degli stati boemi firmarono con l’impresario Guardasoni un contratto per un’opera
celebrativa dell’avvenimento. Mancavano solo quattro settimane alla data prevista e la scelta del libretto fu in un
certo senso obbligata e cadde su un testo scritto da Metastasio nel 1734: La clemenza di Tito, dramma nobile e
solenne di argomento romano, già utilizzato in precedenza da altri musicisti. Lo scopo principale al quale teneva
l'ambiente della corte di Leopoldo II era quello di esaltare l'ideale di una monarchia saggia e illuminata in un
difficile momento storico in cui la Rivoluzione francese tentava di far saltare in aria le basi dello Stato
assolutista. Non per nulla il soggetto tratta della generosa clemenza dell'imperatore romano Tito, vissuto fra il 39
e 81 d.C. e riconosciuto dai contemporanei per il suo carattere docile e accomodante con la qualifica di "amore e
delizia del genere umano”. Il trionfo che in tale opera ci si appresta a celebrare, dunque, non è tanto quello di un
uomo, ma della sua clemenza, che tutti i complotti del dramma non sono bastati a piegare e che giunge ‘costante’
e vittoriosa all’ultimo traguardo. Ed ecco il sunto del libretto: Vitellia, figlia dell'imperatore precedente Vitellio,
offesa dal rifiuto di Tito di sposarla, persuade l'amico più stretto dell'imperatore, Sesto, innamorato di lei e
ubbidiente ai suoi voleri, a fomentare una cospirazione. Tito, che dal canto suo vorrebbe sposare Servilia, sorella
di Sesto, scopre che costei ama Annio, un amico del fratello, e compie il suo primo atto di clemenza,
abbandonandola per lui. Tito decide allora di sposare Vitellia e incarica il generale Publio di informarla delle
sue intenzioni. Ma Publio giunge troppo tardi: Vitellia ha ormai convinto Sesto a dar fuoco al Campidoglio e
uccidere Tito. Sesto riesce a portare a termine soltanto la prima parte della missione, ma è incapace di uccidere
l'imperatore e ritorna da Vitellia. Il primo atto si conclude con l'incendio del Campidoglio, tra l'orrore e
l'angoscia dei principali personaggi del dramma. Nel secondo atto Tito scopre la congiura, dopo essere sfuggito
alla morte. Sesto confessa la sua colpa ad Annio, che lo esorta a fuggire. Vitellia cerca di allontanare il suo
protetto, perché sa che Tito non è una persona vendicativa. Publio arresta l'autore dell'incendio del Campidoglio,
il quale viene giudicato dal Senato e condannato a morte. Tito si incontra con Sesto, che rifiuta di coinvolgere
Vitellia nel complotto contro l'imperatore. Tito strappa il foglio su cui aveva firmato la condanna a morte dei
cospiratori. Vitellia confessa alla fine la sua partecipazione al complotto, proprio quando Sesto sta per essere
gettato in pasto alle belve feroci. Tito compie ancora un atto di clemenza e perdona tutti, in un clima di festosa
riconciliazione. «Sia noto a Roma - egli dice - ch'io son lo stesso, e ch'io tutto so, tutti assolvo e tutto oblio» E con il
trionfo della ragione, intesa come superiore categoria dello spirito, si conclude La clemenza di Tito, in cui sembra
riflettersi e delinearsi con chiarezza di contorni quell'ideale di armonia auspicato ed esaltato dal pensiero
illuministico, visto soprattutto sotto il profilo estetico della caratterizzazione e del valore del linguaggio musicale.