Martedì 1 marzo «L`attesa è il fondamento spirituale dell`azione

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Martedì 1 marzo «L`attesa è il fondamento spirituale dell`azione
PENSIERI – VERSIONE STUDENTI – MARZO 2016
Martedì 1 marzo
«L'attesa è il fondamento spirituale dell'azione»
Enzo Bianchi
Anche se talvolta è difficile da sopportare, l'attesa regala sempre un senso alla
nostra speranza, alla dimensione dei nostri sentimenti, alla qualità della nostra
felicità. Se l'azione potesse essere paragonata a un albero destinato un giorno a
produrre molti frutti, l'attesa ne sarebbe la radice principale che va così in profondità
da permettere all'albero di slanciarsi verso il cielo.
L' «incapacità di attendere» rilevata da Baptist Metz è forse la tendenza che più
radicalmente ci allontana dalla dimensione spirituale, e quindi da quella capacità di
dare un senso superiore al nostro agire. Dietrich Bonhoeffer notava con perspicacia
che «beni come la giustizia, la verità, la bellezza e, in generale, tutte le grandi
prestazioni, richiedono tempo, stabilità, memoria, senza i quali degenerano». Egli
ammoniva: «La perdita della memoria morale non è forse la causa profonda del crollo
di tutti i legami, dell'amore, del matrimonio, dell'amicizia, della fedeltà?». Per
sventare queste predizioni funeste dobbiamo saper concedere tempo al tempo,
sforziamoci di attendere, di decidere le cose con calma e in profondità...
Mercoledì 2 marzo
«Nulla è forte quanto la dolcezza. Nulla è dolce quanto la forza vera»
San Francesco di Sales
I genitori e gli educatori lo sanno bene: è meglio convincere che vincere, meglio
proporre che imporre, meglio indugiare nel riconciliarsi che nel punire. Queste regole
semplici costituiscono delle carte importanti nel gioco delle relazioni umane.
Dovremmo sempre sforzarci di trasformare le nostre relazioni in percorsi di alleanza
e non in rapporti di forza. Certo, la dolcezza non deve consistere in debolezza di
comportamento o in permissività un po' codarda: deve fondarsi sulla pretesa. Perché
la pretesa fa parte dell'amore tanto quanto la dolcezza. Cristo stesso invita a essere
«prudenti come serpenti e dolci come colombe». E un uomo di pace come Gandhi
sosteneva con forza che «con la dolcezza si può far tremare il mondo». Di questi
tempi, in cui le nozioni di pace, unità, legame comunitario, solidarietà sono così
bistrattate, manteniamo ferma la convinzione che la verità trionferà sempre sulla
menzogna, che la luce l'avrà vinta sulle tenebre e che i legami della pace finiranno
sempre per essere ripristinati e rinforzati di fronte alle peggiori minacce.
PENSIERI – VERSIONE STUDENTI – MARZO 2016
Giovedì 3 marzo
«Che cos'è la felicità se non il semplice accordo tra un essere umano
e l'esistenza che egli conduce?»
Albert Camus
Questo è forse il grande scopo della vita: avvicinare ciò che si vive a ciò che si è.
Far coincidere la nostra ragione di vita con il nostro modo di vivere. Non tradire mai
il proprio ideale, anche nell'ordinario della quotidianità, e affrontare le vicissitudini
dell'esistenza con la stessa serena correttezza di quando si tratta di gioie profonde. Se
siamo capaci di questo, allora faremo della felicità la nostra compagna per sempre.
Venerdì 4 marzo
«Per i bambini l'educazione cominciava insegnando loro a stare seduti senza
muoversi e a trarne piacere. Si insegnava loro a servirsi dell'olfatto, a vedere
quando apparentemente non c'era nulla da vedere, ad ascoltare intensamente
quando tutto sembrava silenzioso»
Luther Orso in piedi, capo Sioux
Il primo fattore di progresso, nella conoscenza come nelle relazioni umane, è
l'attenzione. L'attenzione a ciò che ci circonda e anche a ciò che dimora in noi, e forse
proprio l'attenzione a questo legame tra il fuori e il dentro, tra il mondo visibile e
l'invisibile, tra lo spirito e ciò che è rivestito di materia. L'attenzione è innanzitutto
l'educazione del cuore, della sensibilità e della percezione sottile di ogni cosa. Tutti i
nostri sforzi di educazione e trasmissione di valori si dimostrano vani se non
prepariamo il terreno coltivando l'attenzione. È l'attenzione che semina il campo della
nostra coscienza e fa crescere raccolti abbondanti.
Lunedì 7 marzo
«Le nostre più grandi esperienze sono i momenti di grande pace»
Friedrich Nietzsche
Un saggio orientale diceva che la serenità è la meta più alta cui possiamo aspirare.
Fintanto che il nostro cuore è travagliato, siamo divisi in noi stessi e non possiamo
decidere nulla di duraturo. La pace del cuore è il mezzo più sicuro per sapere se si è
nel vero o nella confusione; questa pace sgorga dal fondo del cuore e, si direbbe,
dell'intero essere, sotto la forma di un sentimento irriducibile di equilibrio e di
armonia. Questo sentimento non si improvvisa, si impone a volte con molto vigore, a
volte con estrema dolcezza. Sperimentare questa pace che viene dal più profondo del
nostro essere è certamente la più bella esperienza che un essere umano possa provare,
poiché è in quel preciso istante che egli è pienamente e veramente se stesso.
PENSIERI – VERSIONE STUDENTI – MARZO 2016
Martedì 8 marzo
«Se vuoi conoscere ciò che c'è di più profondo in te, ti devi fermare»
Michel Quoist
Ci siamo trasformati in una civiltà del movimento, per non dire della fretta. Strano
circolo vizioso: più le cose procedono velocemente, più siamo affannati! Occorre fare
attenzione che i nostri ritmi interiori non seguano quest'ansia; perché mai ci dovrebbe
sembrare ridicolo, nel bel mezzo dell'inverno, voler accelerare precipitosamente
l'arrivo della primavera, quando noi anticipiamo incessantemente le nostre stagioni,
velocizziamo le nostre maturazioni e anticipiamo il nostro sbocciare? San Benedetto
vedeva nella stabilitas (il fatto di «dimorare», di «fermarsi», di «persistere») il
rimedio per guarire i mali della propria epoca. Il miglior consiglio che potremmo dare
a colui che è solito buttarsi nel fuoco dell'azione e che non vuole restarne scottato è
questo: se vuoi che la tua opera sia durevole, ogni tanto allontanati dalla confusione
del mondo, fermati e medita; abituati ad appartarti per frequentare questi grandissimi
maestri: il silenzio e la solitudine; allora il tuo spirito sarà sereno, il tuo corpo
riappacificato e la tua azione, rigenerata, sarà di un'efficacia sorprendente...
Mercoledì 9 marzo
«La questione non è di fare di noi stessi questo o quello, ma di sottometterci
alla pienezza della vita, di lasciarla passare attraverso di noi»
David Grayson
E' probabile che se la nostra volontà esercitasse meno influsso sulle nostre azioni,
queste sarebbero compiute con molto più intuito e serenità. Noi pensiamo di essere
responsabili della nostra vita (il che è vero), e che questa responsabilità passi
attraverso una successione di decisioni che ci appartengono (il che è un po' meno
vero). E un errore altrettanto grave sia squalificare la volontà che amplificare la forza
delle cose: la via di mezzo, equanime, non è né decisionismo né fatalismo; è la
tranquilla certezza che la nostra libertà è intatta, anche se ogni cosa è ben lungi dal
dipendere solo dal nostro libero arbitrio. La pienezza della vita nasce da quel
sentimento di fragile equilibrio che non consiste tanto nell'attraversare la vita quanto
nel lasciarsi attraversare da lei. Così, in effetti, tutto assume un senso, anche gli
eventi apparentemente negativi e le avversità stesse possono delinearsi c ome una
benedizione.
PENSIERI – VERSIONE STUDENTI – MARZO 2016
Giovedì 10 marzo
«È nella solitudine che trovo la tenerezza di cuore che mi permette d'amare
davvero gli altri»
Thomas Merton
La solitudine non è tanto un individualismo accanito, quanto piuttosto una ricerca
di approfondimento e di autenticità. Lo slancio verso gli altri (l'alterità che ama) ha
senso e forza soltanto se è nutrito prima da un equilibrio personale (l'interiorità che
agisce). La maturità di una relazione può compiersi soltanto se l'altro non è percepito
come bisogno o desiderio da realizzare, ma come valore da rispettare; in altri termini
non si tratta di sapere che cosa l'altro può darmi ma che cosa io posso dare a lui.
Perché è donando che riceviamo. Inoltre la distanza permette di stabilire una
relazione assolutamente giusta. Bisogna essere un po' più solitari per essere meglio
solidali... «Più sono solo», aggiungeva Thomas Merton, «più amo gli altri. E affetto
puro, colmo di rispetto».
Venerdì 11 marzo
«Quando non si trova pace in se stessi è inutile cercarla altrove »
La Rochefoucauld
«Dov'è il paradiso?», chiese il bambino. «E' nel cuore di chi ama», rispose il
saggio. L'inferno è quando ti ripieghi su te stesso, quando diffidi degli altri, quando
hai paura del mondo e del futuro. Il paradiso è quando provi un sentimento di
fraternità nei confronti di coloro che ti circondano. In verità il paradiso non è un
luogo da raggiungere ma un sentimento da conquistare, un'uniformità d'anima così
densa da far prosperare la pienezza. Una pienezza radiosa, qualsiasi cosa succeda, co munque vada. Marco Aurelio aveva definito così questa via regale: «Chi vive in pace
con se stesso, vive in pace con l'universo».
Lunedì 14 marzo
«Il più felice degli uomini, re o contadino,
è colui che gioisce della pace della propria casa»
Johann Wolfgang von Goethe
Non è all'esterno che dobbiamo cercare le condizioni del nostro compimento, ma
all'interno. Un po' come se si trattasse di cerchi concentrici, dobbiamo cercare di
avvicinarci al nostro centro, invece di girare nella zona esterna di noi stessi. Spostarci
verso il centro di noi stessi. Rientrare in sé: in casa nostra, così come nel nostro
intimo, per farvi regnare l'armonia. Da questa armonia nasce il nostro equilibrio, e se
non riusciamo a ristabilirlo in modo permanente lì, è inutile cercarlo altrove. Ciò che
non sappiamo trovare in casa nostra, in noi stessi, non lo troveremo in capo al
mondo!
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Martedì 15 marzo
«Il successo è passare di fallimento in fallimento senza perdere l'entusiasmo»
Winston Churchill
Il successo è sempre legato alla perseveranza. È non lasciarsi distrarre, nel corso
del cammino, dalle radici sporgenti che fanno inciampare. Queste radici potrebbero
provenire dall'albero della rassegnazione che spesso nasconde la foresta dell'entusiasmo. Bisogna accettare che il fallimento faccia parte dell'azione: non tutto può
riuscire. Ed è proprio perché abbiamo scavato il vuoto che può prodursi il desiderio
del successo, esattamente così come soltanto la sete può condurci alla sorgente e farci
apprezzare il gusto dell'acqua. Così le nostre traversate del deserto sono forse soltanto
occasioni mascherate da delusioni per verificare la qualità del nostro fervore. Le
nostre piccole disavventure hanno la facoltà misconosciuta di ravvivare il nostro
ardore per andare a vedere come, sotto le nostre apparenti sventure, agiscano favori
inattesi e colpi di fortuna. Bisogna sempre continuare a crederci, anche quando tutto
porta alla disperazione, perché è in quel preciso luogo della nostra interiorità che si
decide la nostra predisposizione a rassegnarci... o ad accogliere i provvidenziali
successi che si preparano nel segreto del nostro destino.
Mercoledì 16 marzo
«Nulla accontenterà colui che non si accontenta di poco»
Proverbio greco
Da dove deriva il fatto che le nostre società opulente generino così poca felicità e
così tante frustrazioni? Senza dubbio dal fatto che il materialismo nel quale esse sono
così profondamente radicate riposi su una filosofia del «sempre di più». Presso i
nostri popoli sazi, una conquista, un favore o un progresso non risvegliano più un
sentimento di gratitudine e di soddisfazione, ma un pretesto per rivendicare sempre di
più. Così si è entrati nella spirale in cui la prospettiva che gioisce per ciò di cui si
dispone è ostacolata dalla illusione ottica di ciò che si desidera: lo stare meglio non è
una conseguenza diretta dell'«avere di più»...
Giovedì 17 marzo
«Ho imparato per esperienza che ciò che si attende arriva sempre in modo
inatteso»
Thomas Merton
Se tutto ciò che desideriamo, se tutte le nostre speranze si realizzassero, siamo
sicuri che conosceremmo il culmine della felicità? Forse, la cosa più bella nella vita
non è la realizzazione di ciò cui aspiriamo, ma l'intrusione improvvisa di avvenimenti
provvidenziali. Avvenimenti non previsti né immaginati, come un raggio di sole in
una giornata uggiosa, che vengono improvvisamente a rischiarare il nostro cammino,
a cambiare il nostro umore fino a rendere la nostra vita un'armonia. Quando momenti
simili incrociano la nostra vita, siamo letteralmente proiettati al largo di noi stessi, al
di fuori dei nostri desideri immediati o troppo comuni, verso orizzonti ampi, radiosi e
colmi di promesse.
PENSIERI – VERSIONE STUDENTI – MARZO 2016
Venerdì 18 marzo
«Considero, da parte mia, che per un uomo di cultura, accettare i criteri della
propria epoca sia dar prova dell'immoralità più volgare»
Oscar Wilde
Di fronte alla debolezza più populistica che consiste nel cercare di piacere a tutti,
Baudelaire parlava del «piacere aristocratico di non piacere». Rileviamo in questa
tendenza non tanto uno snobismo latente, quanto una singolarità legittima. Ciò che un
essere umano ha di più nobile è anche ciò che più lo distingue. Ricalcando modelli di
comportamento, il mondo moderno favorisce il gregarismo. Impariamo a resistere a
ogni influsso della nostra epoca, a non obbedire né a critiche né a entusiasmi di
circostanza, ma a seguire la nostra legge interiore e la nostra coscienza personale.
Cocteau esortava a «vivere come tutti restando persona».
Lunedì 21 marzo
«Conserviamo attraverso la saggezza ciò che abbiamo acquisito attraverso
l'entusiasmo »
Marchese di Condorcet
Mi piace ricordare che in noi ci sono due intelligenze: quella della testa e quella del
cuore. O, se vogliamo, la ragione e l'emozione. Perché squalificare l'una o l'altra?
Entrambe sono necessarie al nostro equilibrio, il cui segreto dipende da quel dosaggio
tra lo slancio puro e il discernimento metodico. Lo slancio del cuore, se rafforzato
dall'entusiasmo, è probabilmente uno dei moti più veri che possiamo manifestare.
Ma, perché perduri, occorre che esso ottenga quell'attestato di nobiltà che solo la
ragione gli può convalidare. Bisogna che la testa accetti di seguire ciò che il cuore le
ha anticipato. L'equilibrio, sempre, tra il cuore e la ragione.
Martedì 22 marzo
«Ho chiesto a Dio di concedermi la felicità. E Dio mi ha risposto di no. Ha
detto: "Ti do la mia benedizione. La felicità dipende soltanto da te"»
Claudia Minden Weisz
La felicità è sempre una questione di percezione personale. Si può provare a
convincere un essere umano che ci sono tutte le condizioni affinché pos sa essere
felice, non sarà sufficiente perché lo sia effettivamente. E questo perché è innegabile
che ci siano temperamenti felici e temperamenti tenebrosi per i quali eventi
provvidenziali faranno fatica ad accendere la piccola musica della felicità o della
serenità. La felicità è un dono che nessuno può offrirci; tocca a noi coltivarla come il
più prezioso dei fiori del nostro giardino interiore, con la pazienza e la cura di un
giardiniere che conosce l'importanza dell'armonia e delle stagioni.
PENSIERI – VERSIONE STUDENTI – MARZO 2016
Mercoledì 23 marzo
«Il mondo non morirà per mancanza di meraviglie, ma unicamente per
l'incapacità di meravigliarsi»
Gilbert Keith Chesterton
In realtà nessuna epoca è più propizia di un'altra alla realizzazione degli esseri
umani. Tutto dipende dal nostro modo di percepire la realtà del momento. Occasione
o minaccia? Declino o metamorfosi? Incredibile opportunità o cupo presentimento?
Segno di rinnovamento o di decadenza? Ciò che distingue l'epoca moderna da tutte le
altre epoche non è il fatto che l'uomo sia meno capace di prodigi, di pro gressi o di
meraviglie (sotto certi aspetti è proprio il contrario), ma che egli sia accarezzato dal
disincanto, la rassegnazione, la ricerca struggente di un senso che svanisce nell'effetto
e nel totale materialismo del progressismo. Quello che sicuramente minaccia di più
una civiltà non sono i problemi oggettivi (per quanto ardui e pericolosi) legati al suo
sviluppo, ma la disillusione. Senza entusiasmo, una civiltà non sarà in grado di durare
nel tempo.
Mercoledì 30 marzo
«Non ascoltare tutti i consigli, o costruirai la tua casa di traverso»
Proverbio nordico
Guai a colui che non ascolta alcun consiglio! Guai a colui che ascolta tutti i
consigli! L'ascolto è senza dubbio una grande qualità. Tuttavia non deve tradursi nella
rinuncia a un proprio giudizio. È un equivoco frequente: chiedere un consiglio a
qualcuno non significa che lo si seguirà alla lettera; e non seguire un consiglio non significa che non lo abbiamo ascoltato. Un parere o un consiglio esterno non è
necessariamente buono o pertinente; è un'altra visione delle cose, che però non ha la
vocazione di sovrapporsi alla verità. E l'occasione per aprire un'alternativa o una
nuova prospettiva allo scopo di meglio delineare i contorni di una scelta, una
decisione o un problema. Alla fine però soltanto noi dobbiamo scegliere, optare per, o
trovare una soluzione. Contare sugli altri è una bella prova di fiducia. Ma saper
decidere per se stessi è, per eccellenza, la prova di coscienza.
Giovedì 31 marzo
«Le cose affrettate facilmente si trasformano nel loro contrario»
Novalis
C'è un tempo per ogni cosa sotto il cielo, e rispettare i ritmi, le stagioni e il
bell'ordine delle cose significa allearsi con la Provvidenza. L'impazienza, il
decisionismo, l'estremismo, in ciò che questi movimenti hanno di eccessivo e di
dispotico, possono rovinare relazioni armoniose e far fallire progetti promettenti.
Tutto ciò che è affrettato è incerto e spesso infruttuoso. « Perché qualche cosa possa
crescere», raccomanda vivamente Anselm Grun, «bisogna attendere pazientemente.
Le relazioni tra esseri umani hanno bisogno di tempo per svilupparsi ». Accordiamo a
ciò che ci è caro (persone, progetti) tutta la pazienza e l'attenzione necessarie. Lavoriamo a questa grande arte di vivere che consiste nel trovare il tempo giusto, che
sta all'avvenimento come il tono giusto sta alla comunicazione...