Meno che una scopa! - Liceo "C. Cavalleri"

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Meno che una scopa! - Liceo "C. Cavalleri"
Professione bidello
Meno che una scopa!
Dalle lamentazioni di una bidella
Driiiin. E’ suonata anche oggi, tutti dentro: forza, a
lavoro. La solita schifenzia. E ho dormito pure poco
stanotte: c’ho i cerchi intorno agli occhi. Come se non
bastassero i soliti prof che rompono, …come se
esistessero solo loro, ‘sti disgraziati. Sì, ho capito, va
buono. Che devo fare? Si annuisce, come sempre;
d’altronde cosa ci si può altrimenti fare di fronte a una
persona che apre la bocca giusto per dare aria al suo alito
slavato? Si tace e si acconsente, come con i matti. …Che
qua tutti matti mi paiono, matti di prima mattina. E chi la
vuole cotta e chi la vuole cruda. E c’è pure chi una cosa
la vuole subito, ma subito subito! Certo, glielo porto
subito, anzi presto, cioè più tardi, appena posso. Sa,
quell’altro suo collega mi ha chiesto di portargli una
brioche. Sì, una brioche! Sì,
proprio quello che ha
parcheggiato la macchina
vicino alla sua proprio il
giorno in cui gliel’hanno
rigata,
quello
che
“inavvertitamente” le ha
occupato il cassetto in aula
insegnanti, quello che forse
le ha sgamato la chiavetta
per la macchina del caffé e
poi ha offerto ha destra e a
manca, al preside e alla sua
vice,
mentre
persuasivamente
li
convinceva ad affidare a lui
le sue classi in sede e
rimandava lei a fare il
pendolare fra la sede e la
succursale. Sì, proprio lui.
Mi scusi, ma – sa com’è quello ha la precedenza, è
convincente, sa vendersi
bene, ci sa fare. E poi non manca mai di offrirmi una
cicca o fermarsi a scambiare, fra un cambio d’ora e
l’altro, due chiacchiere con me. E anche quattro, magari,
che tanto i ragazzi in classe possono aspettare. Sa,
professore, è dura stare in questo sgabuzzino sul piano o
seduti in corridoio senza granché da fare: fa piacere,
ogni tanto, che qualcuno si fermi un po’ a conversare.
Non posso mica passare tutto il tempo a leggere riviste
di pettegolezzi di bella gente e far centrini all’uncinetto.
Non posso mica neppure imbucarmi in bagno a rompere
i maroni con una scusa del cavolo a queste ragazzette
senza sale e magari per fumar con loro una sigaretta,
tanto per passare il tempo, e a dir che no, in bagno non si
dovrebbe fumare. Lei non sa, professore, com’è dura la
vita del bidello. Oddio, dura dura no, che da ragazza ho
lavorato pure in fileria e a fare i mestieri per tre vipere di
vecchie sorelle zitellone che non mi toglievano gli
occhiacci di dosso tutto il giorno, e “fai qua”, e “ fai là”,
e mi facevano schiattare. Dura no, ma noiosa, il tempo
non passa mai mai. Non è come con voi, voi siete i
professori, bene o male i ragazzi vi stanno ad ascoltare,
siete in classe, potete parlare. E parlate, parlate, parlate.
Avete tante cose da dire e da fare, i ragazzi vi stanno
ad ascoltare. A noi invece non ci ascolta nessuno. E sì
che ne avrei da dire e da raccontare, i ragazzi li
conosco bene, i maschi e le femmine. Non per dire, ma
da ragazza sa… ero una bella ragazza e i maschi mi
ronzavano intorno come mosche col miele. Ma io li
tenevo bene a bada, ci sapevo fare. Che le amiche mie
me lo dicevano: “Tu sì che ci sai fare, che li sai
prendere e lasciare”. Ma non acida, no, non ero acida:
che se un ragazzo mi piaceva lo volevo conoscere
bene… E avevo tante amiche
con cui uscivo insieme e
parlavo. Poi mi sono sposata
e ne ho cresciuto di ragazzi e
ragazze, che ho avuto cinque
figli, tre maschi e due
femmine. E poi pure nipoti.
E insomma ne ho visti e ne
vedo tutti i giorni di ragazze
e ragazzoni. Ma loro è come
se non vedessero me: la
bidella non conta. Se a uno
lo sgridi, che so, perché ha
sporcato in classe o nei
bagni o urla per i corridoi,
quello è capace che alza le
spalle e se ne va, lasciandoti
là con la bocca aperta. Per
tanti ragazzi la bidella è
meno che una scopa; altri ti
rispettano un po’, ma solo
perché hanno paura che
potresti riferire al preside o
ai professori.
Ecco qua: questo ci tocca essere, questo ci tocca fare.
Altro
che
compensi
aggiuntivi
e
fondi
d’incentivazione: pure a noi dovrebbero consegnare un
bel registro e i voti da dare, a chi si è comportato bene
e a chi si è comportato male. Allora, poi sì che gli
studenti avrebbero rispetto, altro che carte in giro e pipì
dietro le porte dei bagni. Pure noi dovremmo valutare.
E intanto eccoci qua, a passare la giornata come si può.
Cercando un po’ di fare e un po’ di non fare. Che è
lunga la giornata da passare, ma anche gli insegnanti a
volte hanno delle pretese assurde: e porta ‘sta circolare,
e riporta la circolare, e porta la lavagna luminosa qua, e
spostala di là… Ma quelli che mi fanno più incazzare,
vede professore, sono certi professori – e non dico a
lei, per carità – che hanno la pretesa di avere tutto e
subito, come se qui ci fossero solo loro, come se noi
fossimo qui apposta per loro, e non avessimo
L’Acciuga
Professione bidello
nient’altro da fare. Che venissero loro a stare tutto il
santo giorno al posto nostro, in questo corridoio, poi
vedremmo se avessero ancora da lamentarsi. E non dico
a lei, professore, per carità, che io so ben vedere e ben
distinguere e lei è un signore. Vada, vada pure
tranquillo, professore, che gliela porto subito,
immediatamente, anzi presto, cioè appena posso la sua
circolare. Ora, però, se permette, mi siedo un attimo: lei
non sa com’è dura la vita dei bidelli! Se rinasco voglio
fare il professore!
(S)
L’Acciuga