Baumgartner, HJ 2000. Wie verbringen Gämsen den Winter?
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Baumgartner, HJ 2000. Wie verbringen Gämsen den Winter?
Baumgartner, H. J. 2000. Wie verbringen Gämsen den Winter? / Savez-vous comment les chamois passent l'hiver? / Come trascorrono l'inverno i camoschi. Umweltschutz - BUWAL-Bulletin [4]. 2000. BUWAL / OFEFP / UFAFP. Keywords: 8 CH/Alps/behavior/chamois/condition/den/forest/forest habitat/habitat/leisure activities/Malme/project/regeneration/research/Rupicapra rupicapra/snow/species/weather/winter Abstract: A research project on the behavior of chamois (Rupicapra rupicapra) in their winter habitats revealed that this species was especially harassed by paragliders and therefore moved to forest habitats. This behavior could have negative consequences on forest regeneration. Meteorological and snow conditions are other factors that influence the chamois behavior. 1 of 3 http://www.umwelt-schweiz.ch/buwal/php/druckversion.php?/buwal/i... RIVISTA AMBIENTE 4/2000 Come trascorrono l'inverno i camosci? Un progetto di ricerca sulla biologia degli animali selvatici analizza il comportamento dei camosci nel loro habitat invernale. Come reagiscono alle nevicate, alla violenza dei venti, ai voli dei parapendii? I camosci sono una minaccia per la foresta montana? Di Hansjakob Baumgartner Un "Grande Fratello" fra i camosci: in realtà, non si tratta di presentare gli "attori" a un pubblico voyeur e nemmeno di rinchiuderli in un container. I camosci possono muoversi liberamente nel loro habitat che si estende dalla regione sovrastante la cittadina di Wengen (BE) attraverso il fianco occidentale del Männlichen e fino al Lauberhorn. La loro osservazione è ininterrotta: ciò che gli animali fanno o non fanno, dove si soffermano, viene costantemente registrato. Il comportamento dei camosci non è mai stato monitorato in modo tanto meticoloso e impegnativo come nel progetto del "Gruppo di lavoro etologia e protezione della natura" (GEP) dell'Università di Berna. Un segnale al secondo Erich Bächler, assistente ricercatore del GEP, collega il suo laptop al logger (registratore di dati) installato nella stazione ricevente dello "Stutzweidli" di Wengen. I camosci monitorati portano un collare trasmittente che contiene un rilevatore di posizione in grado di segnalare se l'animale tiene il capo sollevato o curvato a terra. Esso invia a valle un segnale al secondo. Se il segnale rimane uguale per un certo periodo di tempo significa che l'animale sta riposando: se la modalità varia, il camoscio è in attività. Il logger registra automaticamente il segnale. 200'000 dati vengono trasmessi attraverso il cavo al laptop. La sera, Erich Bäsler li trasferisce sul computer del suo posto di lavoro a Berna. Da "Stutzweidli" è possibile tener d'occhio quasi tutta la regione monitorata: ripidi pascoli, anfratti rocciosi, solchi lunghi e profondi tracciati dalle valanghe e la foresta montana. Tuttavia, la ricerca con il cannocchiale è inutile: gli animali non si fanno vedere. Per localizzarli con esattezza, ciò non è nemmeno necessario. I due collaboratori Laurence Dailly e Peter Enggist si annunciano via radio. Essi si sono sistemati nelle altre due stazioni di osservazione a Wengen. Il rilevamento può così iniziare. La prima ad essere localizzata è una femmina di camoscio, "Ardena". Dalle tre stazioni viene captato, grazie alle antenne fisse installatevi, da quale direzione provengono i pigolii del suo trasmettitore. Il logger registra nel contempo i segnali provenienti dall'altimetro anch'esso posto sul collare dell'animale. In tal modo "Ardena" è stata esattamente localizzata: essa si trova in quel momento nella parte boschiva dello "Schwarzen Flienen" a 1850 metri di altitudine. Duro lavoro di cattura Lo studioso di animali selvatici Bächler ha scelto la zoologia quale seconda formazione. In origine egli è un tecnico elettronico. Ciò gli torna utile ora, in quanto l'impiego di tutte le apparecchiature di monitoraggio elettronico presuppongono conoscenze specifiche. Negli inverni passati erano richieste 06.03.2006 09:23 2 of 3 http://www.umwelt-schweiz.ch/buwal/php/druckversion.php?/buwal/i... altre qualifiche. Allora si dovevano catturare i camosci e dotarli di strumenti di monitoraggio. Già l'ascesa alla stazione di cattura, un rifugio di caccia sul Parwengi, a circa 1900 metri di altitudine, richiedeva una certa prestanza fisica ed esperienza alpinistica. In inverno vi si poteva accedere soltanto con i ramponi - soprattutto se vi si dovevano trasportare riserve alimentari per cinque giorni di sosta. Gli animali venivano catturati mediante trappole dotate di lacci. Attualmente, i camosci equipaggiati con un collare trasmettitore sono 25. Quest'inverno è possibile avviare il rilevamento dei dati. I circa quaranta collaboratori monitorano gli animali in turni di quattro ore, ogni ora, giorno e notte, per cinque giorni la settimana. Ad eccezione dei tre impiegati a tempo parziale e di un laureando del GEP, tutti i collaboratori rimanenti prestano la loro opera gratuitamente. "Senza i collaboratori volontari, un progetto del genere sarebbe irrealizzabile" sottolinea Erich Bächler. I disturbi arrecati dagli amanti del parapendio Lo sfondo scientifico su cui poggia il progetto di ricerca, sostenuto finanziariamente dall'UFAFP, è rappresentato dalle ricerche precedenti del GEP sull'influenza dei parapendii sul comportamento dei camosci e di altri animali selvatici. Le analisi hanno dimostrato che un'attività aerea troppo intensa può costringere gli animali a lasciare i pascoli alpini e a rifugiarsi nella foresta. In situazioni meteorologiche favorevoli per i voli, gli animali si rifugiano sin dalle prime ore del mattino nella foresta e vi rimangono per tutta la giornata. Gli addetti al corpo forestale non vedono di buon occhio questa situazione. I danni dovuti normalmente alle morsicature dei caprioli sugli alberi giovani sono già molto gravi. Se, oltre a ciò, la foresta diventa sempre più una fonte di nutrimento per i camosci, allora la sua rinnovazione potrebbe essere seriamente minacciata. Lo sfruttamento "aereo" del tempo libero costituisce pertanto una minaccia per le foreste montane? La domanda è opportuna, soprattutto per la foresta di protezione. Una risposta definitiva richiede però elementi più precisi. Cosa fanno i camosci dopo essersi dileguati nella foresta? Continuano a nutrirsi o trascorrono l'intera giornata riposando per poi tornare di notte nei pascoli aperti? A seconda delle loro attività, i "camosci forestali" provocheranno con i loro morsi danni più o meno importanti. Anche la meteo svolge un ruolo I disturbi causati dalle attività del tempo libero non sono certamente il solo fattore di disturbo per i camosci. Anche un sole troppo forte e venti violenti possono costituire per gli animali un motivo sufficiente a spingerli nella foresta-rifugio. Il progetto del GEP registra perciò minuziosamente, oltre alle attività aeree, tutti i dati meteorologici. L'inverno è la stagione critica per i camosci. La neve alta trasforma ogni fuga in un atto di forza. Il nutrimento è scarso, rendendo quindi difficile la compensazione della perdita di energia attraverso supplementi nutritivi. I fianchi ripidi, ben soleggiati del Männlichen costituiscono però una buona superficie di sosta in tal senso. La neve scivola via facilmente liberando aree dove è possibile trovare un po' di erba secca. Ma la regione è allettante anche per gli amanti del parapendio. Non lontano dalla stazione alpina delle funivia del "Männlichen" si trova una pista di decollo. Il volo verso Lauterbrunnen sorvola la superficie dove sono soliti sostare i camosci. La problematica del progetto non è limitata ai fattori di disturbo artificiali, sottolinea il professor Paul Ingold, direttore del GEP: "Il comportamento dei camosci durante l'inverno non è ancora stato studiato a sufficienza. Come se la cavano gli animali nelle condizioni ambientali che l'inverno determina sulle zone dove abitualmente essi sostano? Anche su ciò vorremmo saperne di più." 06.03.2006 09:23