Edit_ottobre_2014

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ESISTE UNA SPECIFICITA’ DEL FANTASMA E
DELL’OGGETTO NELLE DONNE?
Marisa Fiumano’
Inizierei da una nota umoristica che pone la questione di sapere se la
psicoanalisi consiglia o meno il “matrimonio per tutti” con l’oggetto e ciò
che le donne possono dire al riguardo. Poiché l’oggetto è inscritto nel
fantasma, l’interrogativo concerne l’organizzazione del fantasma nelle
donne. C’è un’organizzazione specifica del fantasma nelle donne? La
domanda non equivale ad affermare che esista un fantasma femminile ma
piuttosto se esistono alcune specificità del fantasma nelle donne, sia dalla
parte dell’oggetto che dalla parte del punzone.
A proposito delle specificità del fantasma nelle donne, partirei da uno dei
grandi testi di Freud, Un bambino viene picchiato, dal quale scaturisce la
struttura del fantasma: S/ ◊ a.
La parte sinistra della scrittura del
fantasma, il S/ è molto ben illustrata nel testo di Freud. La barra che cade
sul soggetto è la barra del linguaggio: si è barrati sia se si è uomo o
donna. Roland Chemama afferma che il fantasma un bambino viene
picchiato ha una struttura masochista: non si tratta però di un masochismo
perverso bensí di un masochismo strutturale. E’ una struttura condivisa fra
uomini e donne, ma le donne ne parlano di più. Jean-Paul Hiltenbrand
interpreta il fantasma della bambina di essere picchiata dal padre come un
acconsentire al posto simbolico che le viene dall’Altro.
Condivido questa tesi perché è originale è ricca di conseguenze per ciò che
attiene il posto delle donne nel Simbolico che non è del tutto precario. E’
costruito nel Simbolico, le viene dall’Altro, funziona nella logica del
simbolo. La donna è un oggetto di scambio come lo mostra bene la logica
del dono. E’ portatrice del principio di fecondità, principio di natura
simbolica. Certamente, lei deve acconsentire ad occupare questo posto, il
posto dell’oggetto di desiderio di un uomo. Nel fantasma un bambino
viene picchiato, la bambina dice “sì” nel secondo tempo, inconscio, quello
che si presenta come “mio padre mi picchia”. Per la bambina acconsentire
a questo fantasma vuol dire accettare il suo posto femminile: non ha
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l’oggetto, lei è l’oggetto e accetta di esserlo. Lei accetta o può accettare
ma non senza ambiguità e non una volta per tutte. Accetta per amore, per
amor del padre. Per le donne in questo fantasma si tratta di provare il
godimento Altro.
Alla domanda se c’è un oggetto causa di desiderio specificamente
femminile risponde Melman affermando che le modalità secondo le quali
il fantasma si organizza non sono specifiche di un sesso o di un altro.
Eventualmente la specificità riguarderebbe la scelta dell’oggetto. Per le
donne l’oggetto è fallico ed è quella la loro specificità. Per gli uomini
l’oggetto non è necessariamente fallico tranne nel caso degli omosessuali.
Le donne condividono con gli omosessuali lo stesso oggetto.
Melman precisa che per le donne castrazione, frustrazione e privazione si
riuniscono attorno allo stesso oggetto fallico. Lo stesso oggetto organizza
le tre categorie ed è per questa ragione che la sessualità ha per loro un
carattere pulsionale o di domanda imperativa. La sessualità femminile,
d’altronde, è organizzata da una forma di oralità che può facilmente
impaurire gli uomini. Si sentono minacciati, è così che io intendo la
formula di Melman di una domanda senza limiti, che loro percepiscono
come molto aggressiva. Sottolineo il suo carattere orale, pulsionale,
imperativo. Se l’oggetto femminile è fallico, la sessualità nelle donne è
caratterizzata da una domanda di carattere pulsionale, dunque infinita,
quella di appropriarsi dell’oggetto.
Melman precisa che non si tratta unicamente di un oggetto fallico ma
dell’oggetto pene, dell’organo reale. D’altronde, questa tesi è illustrata
molto bene nel film L’impero dei sensi di Nagisa Oshima, che narra la
storia di amore sconcertante e passionale fra una donna e il suo capo. I
due amanti passano il loro tempo al letto senza mangiare né vedere delle
persone fino al momento nel quale la donna taglia il pene del suo amante.
Questo fantasma, appropriarsi del pene dell’uomo, è un fantasma isterico
frequente nelle donne. Nella realtà non ci sono molti peni tagliati dalle
donne mentre ci sono molte donne ammazzate dagli uomini.
La questione importante è questa: possiamo affermare che questo
fantasma interessi tutte le donne? Oppure, la stessa donna vi è sempre
interessata alla stessa maniera? Possiamo affermare che una donna possa
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essere abitata da questo fantasma ma che possa cambiare e che in alcune
donne questo fantasma sia completamente assente? Per le donne non si
può mai dire “tutte” e probabilmente nemmeno “sempre”.
In effetti, nelle donne il fantasma può cambiare dal lato dell’oggetto. Lo
espliciterò a partire dalla scrittura del fantasma: S/ ◊ a. Dalla parte
sinistra del punzone, il S/, il soggetto diviso resta sempre diviso e per gli
uomini e per le donne. Dalla parte destra del punzone, dalla parte
dell’oggetto piccolo a, l’oggetto può non solo cambiare ma prendere i
colori dell’oggetto del fantasma del partner. Se una donna ama a un uomo,
si appassionerà di ciò che fa il suo uomo. In seguito se si innamora di un
altro, si appassionerà per ciò che suscita l’interesse di questo nuovo
uomo. Inoltre, anche all’interno della cura analitica ci sono delle
modificazioni del fantasma legate a una modificazione dell’oggetto del
fantasma. La nostra ipotesi è che non si può parlare di un fantasma che sia
specificamente femminile né di un oggetto che sia lo stesso per tutte le
donne anche se l’oggetto pene, come dicevano Freud, Lacan e Melman è
in genere l’oggetto eletto perché il pene occupa il posto dell’oggetto
piccolo a. Ad ogni modo, non possiamo dire per tutte le donne o che per
una donna l’oggetto rimanga lo stesso per tutta la vita.
Abbiamo esaminato una delle forme che può prendere l’oggetto femminile
per una donna: il fallo nella sua dimensione reale, il pene. Ciò però non
esaurisce la questione dell’oggetto del fantasma per una donna né quella
del suo desiderio.
Non si può dire che l’oggetto più comune per una donna, l’oggetto
bambino, colmi il suo desiderio. Il desiderio di maternità risponde a una
dimensione fallica del desiderio. Resta una parte del desiderio della donna
che non è esaudita. Questa parte è legata alla madre. Questa tesi
suggerisce che al di là della istanza fallica, per una donna la presenza del
legame con la madre insiste così come la frustrazione legata alla antica
domanda posta alla madre: quanto il sesso femminile conta per te? Ami
il mio corpo sessuato? Anche se la madre risponde con il dono dell’amore,
la frustrazione resta a livello immaginario e rischia di non poter essere
integrata a livello simbolico. La frustrazione poi si produce di maniera
indipendente dalla risposta della madre perché è la struttura verbale della
domanda ciò che la determina. Si potrebbe aggiungere che le domande di
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analisi più numerose nelle donne sono legate a questa difficoltà strutturale
di uscire da questa dialettica madre-figlia per poter trovare la via del
proprio desiderio.
Il bambino non basta a una donna così come non basta l’offerta
dell’uomo, del suo uomo. Certamente, dice Lacan ironicamente, c’è
sempre la possibilità dell’unione perfetta, la stretta amorosa nella quale
l’essere amato si fonde con il suo organo, un momento “poetico” ironizza
Lacan ma anche il momento apocalittico “dell’unione sessuale perfetta”.
La donna, anche se raggiunge una femminilità appagante, ha a che fare con
l’oggetto fallico in quanto separato perché non forma parte del suo corpo.
E’ per questo motivo che l’uomo la può percepire come castrante. A
livello inconscio la formula singolare con la quale risolve il suo rapporto
con il fallo è che lei ce l’ha e allo stesso tempo che lei lo è, lo è
simbolicamente. Vuole essere desiderata in quanto fallo e allo stesso
tempo vuole averlo.
La questione della separazione si esprime per una donna nell’avere il fallo
ma in quanto separato. Ciò che fa sì che nella sua economia inconscia ci
sia una equivalenza simbolica fra il fallo e gli altri oggetti che si possono
separare da lei. I suoi “oggetti naturali” (per esempio le feci) funzionano
come degli oggetti di desiderio perché sono degli oggetti dai quali lei si
separa. Un processo che si ripete con gli oggetti successivi: la
separazione mensile dai suoi ovuli, le regole mestruali, il bambino che
partorisce. Nella dialettica della separazione bisogna includere la
menopausa come perdita della fecondità. La clinica ci mostra la
depressione legata a questa sorta di universo simbolico della fecondità. Si
tratta comunque di processi di separazione che necessitano di un lutto.
Anzi, la separazione compare come una dialettica alla quale le donne
hanno sempre a che fare. Sono obbligate a fare un lavoro di trasportare le
diverse perdite da un piano reale a un piano simbolico. Gli sviluppi di
Lacan ci permettono di avanzare un’altra lettura dell’algoritmo del
fantasma, in particolare una lettura del punzone. Si potrebbe leggere il
punzone, per ciò che riguarda le donne: separazione/appropriazione.
In questo senso, l’appropriazione dell’oggetto reale, del pene, farebbe
parte della dialettica della separazione, in ciò che sarebbe una sua
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conseguenza, un’azione reattiva. L’appropriazione sarebbe il tentativo di
arrestare la sequenza delle separazioni, di concludere il processo di lutto.
Tentativo destinato al fallimento se si ferma a livello del Reale. Alla
specificità dell’oggetto (pene/fallo: Melman) o significante del desiderio
dell’Altro (Hiltenbrand), alle sue possibili variazioni di una donna all’altra
oppure per la stessa donna durante la sua vita si potrebbe aggiungere –è
questa la ipotesi che propongo- un’altra particolarità del fantasma in una
donna: la funzione del punzone di S/ ◊ a, che scrive la dialettica che
segnala il rapporto con l’oggetto, il fantasma per le donne si potrebbe
allora scrivere: S/ separazione ◊ appropriazione a.
Tratto da La Revue Lacanienne, Objet et objectivité in psychanalyse, no.
15, maggio 2014
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