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stadium SABATO 26 MAGGIO 2007 32 SPORT SPECIALE CSI ilpunto Ci vorrebbe una pentecoste per i sacerdoti e per gli sportivi i vorrebbe una "Pentecoste sportiva"! Uno "spirito" che dall’alto scenda a porre rimedio ai mali dello sport moderno. Uno "spirito" generatore di nuove figure al servizio dei valori. Ma, ahimè, questa è pura utopia! È una facile scorciatoia al bisogno di persone che attraverso la pratica sportiva sappiano rigenerare il cuore, ridare fiducia a chi pratica e promuove lo sport. È il sogno di tutti i manager: poter contare su persone perfette che si sostituiscono a noi per risolverci i problemi. E’ il sogno di ogni Vescovo e desiderio di ogni parrocchia: poter contare sulla collaborazione di sacerdoti ben preparati, uomini di fede esperti in teologia e relazioni umane. Ma pure lo sport giocato coltiva il C di Claudio Paganini La formazione della Pontificia Università Lateranense (foto Daniele Colarieti ACP) Oggi all’Oratorio San Pietro di Roma la finale della Clericus Cup chiude una rassegna molto riuscita e spettacolare che ha visto scendere in campo 321 giocatori di 51 nazionalità S sabato 26 maggio 2007 Presidenza Nazionale Via della Conciliazione, 1 00193 Roma tel. 06 – 68404550 fax 06- 68802940 www.csi-net.it [email protected] blocknotes Paderno chiama Andasibè Questa sera allo stadio del centro sportivo comunale "E. Toti" di Paderno Dugnano (Milano) si disputa un torneo di calcio a 7 pensando al Madagascar. "One night for Africa", questo il nome della competizione, organizzata dal circolo ricreativo sportivo CSI San Luigi per promuovere una raccolta di fondi a favore del progetto di solidarietà "Una scuola per Andasibè", per realizzare una scuola professionale di carpenteria e falegnameria appunto nella regione di Andasibè, nell’isola africana. Si vuole così dare ai giovani del posto una possibilità concreta di imparare una professione di cui c’è grande necessità. Previste borse di studio per gli studenti più meritevoli costituite dalla fornitura degli attrezzi di lavoro che permetteranno di avviare un’attività in proprio. sport moderno non scherza. Oltre alla figura dell’allenatore, si contano: il vice, il preparatore atletico, il fisioterapista, il medico, il team manager, lo psicologo, il procuratore, il cappellano (!). Soltanto le tifoserie mancano di formazione … e si capiscono le conseguenze. 2) l’educazione è un percorso che non si limita ai saperi ma coinvolge l’umanità della persona. Prova ne è che esiste un calcio giocato ed un calcio parlato. Dove il calcio giocato è imprevedibile e soggetto al fattore umano motivazionale più che alle strategie dei teorici. Così pure le statue nelle Chiese, testimoniano di santi dotti ed ignoranti, di teologi e di pastori. Ed ai futuri presbiteri sarà richiesta una grossa competenza in passione e motivazione per essere veri evangelizzatori. 3) la pratica sportiva è un bene per tutti. Se anche i preti hanno saputo organizzarsi da protagonisti in un evento sportivo, ciò significa che non si può lasciare governare lo sport solo ai mercanti o alla forza pubblica. Essendo un bene comune, come tale va affrontato. Con le logiche del progetto e della condivisone: non dell’affare, del contenimento o della repressione. Ed infine. Il trofeo della Clericus Cup rappresenta un pallone con scarpe da calciatore e cappello da prete, simbolo di uno sport che unisce le realtà della terra con quelle del sacro. Ed è l’augurio per questa "Pentecoste sportiva": lasciare meno solo lo sport, dare più umanità alla fede. La formazione del Redemptoris Mater (foto Daniele Colarieti ACP) Il Mondiale del Cupolone DI FELICE ALBORGHETTI Dal 1906 la voce del Centro Sportivo Italiano sogno di una rinascita e di una nuova credibilità a partire da "sportivi perfetti", professionisti sul campo e testimoni nella vita privata. A questi "desiderata", la manifestazione "Clericus Cup", che vive oggi l’assegnazione del titolo e la cerimonia conclusiva, può dare un suo contributo per la riflessione. A fronte di tanto interesse mediatico e curiosità comportamentali sui sacerdoti in campo, si possono fare alcune constatazioni e parallelismi: 1) per rinnovare, occorre investire in equipe che formano e educano i giovani. Basti ricordare che nei seminari esistono figure diversificate: rettore e vice rettore, padre spirituale, docenti in teologia e scienze umanistiche, equipe di educatori, consulenti psicologi, eccetera. Ma pure lo apremo nella tarda mattinata di oggi chi tra la Pontificia Università Lateranense e la Redemptoris Mater alzerà all’ombra del Cupolone la Clericus Cup. La Coppa della Chiesa, non avrà le grosse orecchie della Champions League, simbolo continentale dello spettacolo del calcio-business, ma ha invece il tradizionale “saturno” dei chierici, che sembra voler proteggere con la sua larga tesa, il fascino di un "pallone" modello acqua e sapone, quale quello mostrato in campo nel corso di questi tre mesi dal campionato pontificio. Nelle semifinali giocate sette giorni or sono, le due finaliste hanno eliminato rispettivamente i Legionari di Cristo del Mater Ecclesiae (7-6 ai rigori) ed il Collegio trasteverino, scuola Opus Dei, del Sedes Sapientiae, battuto per 1-0 con gol del costaricense Pedro Ugalde. Quella tra i bianchi universitari della Lateranense e i gialloblu neocatecumenali del Redemptoris Mater sarà una rivincita: le due formazioni finaliste si sono già incrociate nel giorno del compleanno di Papa Ratzinger, il 16 aprile. Finì 1-0 per il Red Mat con un rocambolesco gol dell’esterno sinistro Grisanti nei minuti di recupero del primo tempo e per la Lateranense due traverse, colpite su punizione dal bravo centrocampista Parasmo. Sono due formazioni, quelle arrivate in finale, che ben sintetizzano la predominanza italiana (uno su tre) tra i seminaristi ed i sacerdoti scesi in campo nella Clericus Cup, e nello stesso tempo l’internazionalità del torneo. Nella Lateranense, oltre a 15 italiani, giocano infatti due “don” polacchi, ed ancora un bosniaco, un macedone ed un colombiano. Nella rosa del Red Mat sono invece 13 gli italiani (di cui 11 romani, un veronese e un triestino), c’è poi un seminarista della Costa d’Avorio (infortunato il goleador Gboko), uno del Costarica (Ugalde, suo il gol in semifinale) un ecuadoregno, un cileno, un peruviano ed un ragazzo nato nelle Filippine. Complessivamente il Mondiale della Clericus ha visto sul rettangolo verde 51 nazionalità rappresentate, 58 partite disputate, 321 giocatori, e la bellezza di 251 gol realizzati, alcuni di pregevole fattura, altri con la complicità evidente del portiere. Insieme al fair play, alle preghiere collettive pre e post gara, ai pali, ai rigori concessi e reclamati a gran voce, non sono mancate le emozioni e i cartellini. Oltre alle 4 espulsioni (rosso diretto al salvadoregno Cucufate del Sedes Sapientiae proprio contro la Lateranense, doppia ammonizione per Trotta del Capranica, Parasmo della PUL, ed Inguscio del Vicariato), sono stati esibiti anche due cartellini azzurri, quelli dell’espulsione temporanea per 5 minuti a Twite de- gli agostiniani ed a Dos Santos del Divino Amore. Come in ogni Mondiale ci sono state partite entrate nella storia, come il derby del Gianicolo tra i due Collegi confinanti sul colle a due passi dal Vaticano, il Nordamericano e l’Urbano, terminato ai rigori con la vittoria degli statunitensi, o come quello tra Vicariato e Lateranense, i due istituti limitrofi a S. Giovanni, terminato con un rotondo 5-1 pro PUL. Avvincente ed accesissimo il 3-1 tra Seminario Romano Maggiore e Almo Collegio Capranica, dove oltre al passaggio del turno c’era in ballo l’orgoglio storico della tradizione dei due seminari capitolini. Non poteva mancare alla Clericus l’apporto decisivo del 12° in campo: quelle tifoserie che hanno saputo creare intorno all’evento un contesto di grande simpatia e colore. Su un ipotetico podio del tifo salgono quelle del Seminario Romano Maggiore, quella dei Croati, e dei Nordamericani, le due dai ritmi latinoafricane dell’Urbano e del Mater Ecclesiae e la marea gialloblu dei neocatecumenali del Red Mat, anche quest’oggi sono circa in trecento attesi sulle tribune dell’Oratorio San Pietro. Il programma prevede alle ore 10 l’incontro per il 3° e 4° posto che oltre ad assegnare la piazza d’onore deciderà la palma per il miglior cannoniere: in campo ci saranno il bomber d’El Salvador Peña (Sedes) che è a quota 10 ed il boliviano Laime (Ecclesiae), che di gol ne ha segnati 8. A contendersi il pallone di cristallo messo in palio dallo sponsor tecnico Lotto, concorreranno anche i due lateranensi Tumiel e Di Giandomenico, decisi nella finalissima (ore 11.30) ad interrompere l’imbattibilità nel torneo del portiere del Red Mat, inviolata la porta di Simone Pegoraro, tra i papabili per la palma di miglior portiere messa in palio dal main sponsor INA Assitalia. Entrambi i match saranno preceduti da un minuto di silenzio per ricordare la memoria di Daniele Colarieti, 33enne fotografo ufficiale della Clericus Cup deceduto giovedì a Roma. UNIVERSITÀ LATERANENSE REDEMPTORIS MATER Monsignor Rino Fisichella: «Un successo comunque vada» Don Gianvito Sanfilippo: «Cristo unisce in campo» «Naturalmente speriamo di vincere la finale. In questi casi è d’obbligo dire «Vinca il migliore» e noi contiamo che in questa partita decisiva, la migliore sia l’Università del Papa, che possa sportivamente restituire alla Redemptoris Mater l’1-0 con il quale in precedenza abbiamo perso nei loro confronti». Così mons. Rino Fisichella, rettore della Pontificia Università Lateranense, che conta di essere presente oggi alla finale. Si dice comunque soddisfatto della Clericus, mons. Fisichella: «È stata un’esperienza molto positiva perché ha permesso di riscoprire dei valori fondamentali, di confrontarsi anche nello spazio dello sport. Che deve essere sempre un elemento di unione e mai di divisione. La Clericus ha permesso a diverse squadre di diversi seminari di confrontarsi, strutturando quanto veniva fatto in precedenza tra le diverse università e collegi pontifici che si sfidavano nello sport. Il tocco di ufficialità che il CSI ha voluto dare ha stimolato tutti ad accreditarsi meglio. Lo sport nei seminari è sempre stato un elemento importante. Non dimentichiamo che Giovanni Paolo II ha sempre sostenuto che i chierici e i seminaristi dovessero avere una vita attiva nello sport, perché questo aiuta inevitabilmente non soltanto nella formazione globale e personale di ciascuno, ma aiuta anche ad entrare in relazione con gli altri. La Clericus accredita ulteriormente l’impegno a vivere l’esperienza dello sport come esperienza di partecipazione alla formazione globale dei nostri giovani». «Siamo alla vigilia dell’atto conclusivo della prima edizione della Clericus Cup ed è per noi una grande soddisfazione essere parte attiva di questa finale», dichiara don Gianvito Sanfilippo, vicerettore del seminario missionario romano Redemptoris Mater. «È stato un evento che nel corso di due mesi ha mobilitato tutto il seminario cambiando, a volte, consuetudini ed orari; e siamo arrivati sin qui tutti insieme, chi è sceso in campo e chi ha avuto un ruolo non meno importante né meno faticoso: quello vocale. Attraverso i siti internet – prosegue il vicerettore che oggi sarà in tribuna con il Rettore del Redemptoris Mater, Mons. Claudiano Strazzani - hanno seguito le nostre gare da molti dei nostri 64 seminari nel mondo ed in particolare dai 5 italiani di Pinerolo, Firenze, Macerata, Cosenza e quello “in pectore” di Venezia. Sarebbe per tutti bellissimo se riuscissimo a vincere e ad alzare la Coppa, ma è già bello aver preso parte a questo torneo, ed è ancora più bello scendere in campo oggi. Forse sul terreno di gioco non ci sono state grandi occasioni per conoscerci, forse a volte c’è stato grande agonismo, ma tutto ciò ha manifestato una realtà più profonda che in mezzo a tutte le divisioni, c’è solo una persona che unisce: Cristo». “La grande sfida” di Verona: incontrare il volto dell’altro DI ANDREA DE PASCALIS S i rinnova oggi e domani a Verona, per la dodicesima edizione consecutiva, la tradizione de "La grande sfida", manifestazione di incontroconfronto, cultura, festa, gioco e sport, che vede coinvolti ragazzi diversamente abili di varie città italiane ed europee. La sfida che dà il nome all’evento è quella di abbattere steccati e pregiudizi che creano frattura tra disabili e comunità. "La Grande sfida recita uno slogan della manifestazione - è incontrare il volto dell’altro". Un concetto, questo, ribadito dal motto che guida l’edizione 2007: "Guardami negli occhi", come invito a regalare e ricevere sguardi di riconoscimento, di accoglienza, di dignità, di fiducia, di allegria! La sfida da raccogliere è qui: lo sguardo può vedere, osservare, contemplare, comprendere, riconoscere, includere… oppure escludere, negare, disconoscere, allontanare, ferire, evitare. Collaudato e articolato il programma dell’evento, posto sotto l’alto patrocinio del Ministero delle Politiche Comunitarie. Anche quest’anno sarà "invasa" la famosa piazza dell’Arena di Verona, trasformandola in un grande centro polisportivo, per gare di wheelchair hockey, basket in carrozzina, pallavolo, tennis, scherma, torball (calcio per non vedenti), ginnastica, bocce e perfino equitazione. Verrà "profanato" uno dei templi della cultura (l’Auditorium comunale della Gran Guardia) con un convegno, tema "Guardami negli occhi", tenuto domattina dagli stessi ragazzi, con testimonianze di esperienze sportive raccontate dai protagonisti. Oggi pomeriggio una grande festa farà esplodere di energia pura la discoteca le "Cupole". Si entrerà quindi nella sfera dell’arte, in teatro, con uno spettacolo proposto da compagnie in cui recitano anche persone diversamente abili, e in campo musicale, con uno spettacolo in piazza. Come lo scorso anno saranno presenti atleti diversamente abili con tutte le tipologie di deficit, fisici, psichici e sensoriali provenienti anche da Francia, Svizzera, Germania, Austria e, forse, Romania. Se questo è il clou della grande sfida, come sempre la manifestazione ha avuto un lungo e decentrato prologo in provincia che ha impegnato una dozzina di giornate durante l’intero mese di maggio: a Oppiano, Legnago, Bogara, S. Ambrogio di Valpolicella, Isola della Scala, Bardolino, S. Giovanni Lupatoto, Grezzana, S. Bonifacio. Ovunque gare sportive, concorsi cinematografici e grafico-pittorici.