Veronica Napoli, quando scatta è imprendibile
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Veronica Napoli, quando scatta è imprendibile
4 15 marzo 2014 CALCIO FEMMINILE/SERIE A f Nata a Bressanone, ma per anni a Boston. L’attaccante italo-americana dell’Agsm Verona si confessa: «Il mio sogno? La Nazionale azzurra» Veronica Napoli, quando scatta è imprendibile la Nazionale USA) e di giocare con la campionessa olimpica Heather O’Reilly con la maglia dei Boston Breakers. «Ho imparato parecchio da loro – confessa Napoli ~# ha permesso di realizzare un sogno. Lilly e O’Reilley hanno una mentalità vincente incredibile e trasmettono una carica pazzesca». E fuori dal campo? «Da grande vorrei occuparmi di politiche internazionali, per proseguire il percorso di studi dell’Università. Desidero aiutare gli altri, lavorare per provare a trovare le soluzioni giuste ai problemi del mondo come la povertà. I miei hobby? Mi piace il footing, passeggiare con le amiche e con gli amici, e fare shopping. D’estate, poi, adoro stare in spiaggia, sia al mare che sul lago. !# Uniti lo praticavo, e il basket: abitando a Boston, andavo spesso a seguire l’NBA e i Boston Celtics. Vedere dal vivo campioni come Kevin Garnett, Paul Pierce e Rajon Rondo era fantastico». L’orgoglio italiano, però, Veronica ce l’ha proprio dentro: «Ho vissuto in 79& anni, poi sono andata negli Stati Uniti. Ma quando qualcuno mi chiede da dove vengo, dico sempre Italia. Mio padre è americano, mia madre italiana: si sono conosciuti a Vicenza e oggi abitano a Newport, Rhode Island. La Finlandia? Non mi sono trovata benissimo: il clima è troppo freddo, mentre a me piacciono il sole e il caldo. Inoltre, il calcio non viene vissuto in modo molto professionale, è più un hobby». ITALIA E STATI UNITI A CONFRONTO: CALCIO DIVERSO, APPROCCIO ALLO SPORT DIFFERENTE Era curiosa di scoprire il calcio italiano. Lei che viene da una realtà dove le donne dominano il mondo del pallone. «Negli Stati Uniti il calcio femminile è un movimento all’avanguardia, sviluppato e davvero seguito pure dai media, in Italia invece no – commenta Veronica Napoli -. Al contrario, da voi il calcio maschile è una parte importante della cultura, mentre negli USA non è tanto popolare, nonostante stia crescendo. Negli States gli uomini prediligono il basket, il football, il baseball e l’hockey. Non vedevo l’ora di confrontarmi con una realtà differente». DIFFERENZE TRA SERIE A E NWSL. Detto, fatto. L’attaccante dell’Agsm Verona è una che osserva con attenzione. E cerca di imparare il più possibile. «Il campionato italiano mi piace, anche se è molto diverso da quello degli Stati Uniti: la serie A è più 69#[%77 imparando molto: quando sono arrivata l’estate scorsa facevo fatica a capire i movimenti e il modo di giocare del vostro calcio. Ora invece mi sono ambientata e mi diverto tantissimo». Un aspetto, però, non le va proprio giù: «Quando dico a qualcuno che gioco a calcio, noto spesso sorpresa e incredulità. L’Italia, purtroppo, è un Paese maschilista per quanto riguarda il calcio. Negli Usa, al contrario, è normale che una donna giochi a pallone. La serie A femminile italiana, per esempio è un torneo dilettantistico, non \ USA E ITALIA: L’APPROCCIO ALLO SPORT. Sport sostenuto da una parte. Sport poco considerato dall’altra. C’è differenza tra Stati Uniti e Italia, pure in questo caso. La differenza è palese, si nota facilmente. In America ci sono strutture idonee, investi91&63& ruolo di primario valore. In Italia, invece, di intenzioni verso questa strada ce ne sono meno. «È una differenza di cultura e di mentalità – sottolinea l’attaccante dell’Agsm Verona -. Sarebbe bello che in Italia venisse data maggiore importanza allo sport. Capisco, però, che negli USA ci siano più soldi da poter investire. Per esempio, quando la scuola riesce a combinarsi con le discipline sportive di qualsiasi genere, si crea un mix vincente. Purtroppo ho notato che, in Italia, lo studio e lo sport sono entità separate: negli Stati 3%%%%%%gono spesso di tutor che aiutano a studiare». STANCHEZZA? BABY CALCIATRICI, I COLLEGE USA VANNO A CACCIA Soccer femminile d’oro. Boom di baby star negli USA. Le Università e i college fanno a gara per portarsi a casa le ragazze migliori, si contendono i talenti e le top girls del domani. Un’inchiesta condotta dal New York Times mette a nudo dati sorprendenti, sintomo del successo del calcio in rosa negli Stati Uniti: il 24% delle ragazze viene infatti opzionato, reclutato, dai college quando sono ancora giovanissime (15-16 anni). Nel basket maschile, invece, ovverosia l’elite dello sport universitario americano, solo il 4% degli atleti viene reclutato così presto. Pratica vietata o no? In teoria sì, visto che bisognerebbe aspettare l’ultimo anno di scuola superiore prima di offrire una borsa di studio simile. Ma questi dati fanno capire quanto il calcio femminile sia sviluppato nel States: le squadre in rosa sono ben 322, quelle per uomini 204. C’è però chi contesta l’exploit dei reclutamenti di baby talenti: «Le giovani si bruciano, vengono messe sotto pressione troppo presto e rischiano di rovinarsi. Servono regole più rigide per salvaguardare le atlete» queste le dichiarazioni di Anson Dorrance, famoso allenatore statunitense, apparse su La Repubblica. «Ha ragione Dorrance. There’s so much stress, c’è troppo stress per le ragazze – spiega Veronica Napoli -. Gli scout della North Carolina State University mi avevano cercato quando avevo 16 anni. Io avevo accettato subito, perché la scuola mi piaceva e perché avrei fatto parte di una squadra di buon livello. Poi però ho cambiato idea: mi sono resa conto di essere troppo giovane per sapere cosa fare, e ho scelto la Northeastern University di Boston, anche per restare più vicina a casa. Gli scout si sono arrabbiati, mi ricordo. Ma sono felice della scelta che ho fatto». DA BOSTON A VERONA: VERONICA CAMBIA VITA Foto: Giorgia Petruzziello e scattare, ma devo migliorare dal punto di vista tecnico». Tredici gol in campionato non le bastano, «so che posso dare di più», la dedizione e il lavoro sono i suoi marchi di fabbrica. Napoli si è innamorata subito dell’Italia e di Verona. Nata con il pallone tra i piedi, Veronica segue il calcio a 360°. La passione per il suo sport è davvero qualcosa di profondo. «Mi piace il calcio maschile, in Italia c’è una grande passione. Il mio idolo è Lionel Messi e mi piace l’Hellas Verona: quando ho la possibilità, vado volentieri a vedere i gialloblù al Bentegodi. Sono rimasta impressionata: i tifosi sono numerosi, fanno un rumore fortissimo e provano un amore incredibile per la propria squadra». Negli Stati Uniti, l’attaccante dell’Agsm di soddisfazioni se n’è tolte: un titolo di conference e un campionato vinti all’Università, un altro titolo di conference e un terzo posto ai playoff messi in bacheca dei ricordi con i Boston Breakers. Ma, soprattutto, l’onore di essere allenata da Kristine Lilly (352 presenze con Veronica Napoli Dalla Freedom Trail a piazza delle Erbe, passando per via Mazzini, dal Bunker Hill Monument alla Torre dei Lamberti, dalla Old North Church al Duomo di Verona, dal Museum of Fine Arts a l’Arena, dal Boston Public Garden a Castelvecchio. Cittadina del mondo Veronica Napoli. Di cose ne ha viste, studiate, ammirate. Spirito libero sia nella vita che sulla fascia. Boston le ha fatto apprezzare le bellezze americane, lo spirito all’avanguardia statunitense, sempre alla ricerca del colpo a effetto. Verona, invece, le ha permesso di conoscere la storia, l’arte italiana, i paesaggi e i panorami di una piccola realtà, se paragonata alla metropoli oltreoceano. Dove, però, lei si trova perfettamente a suo agio. «Adoro l’Italia, mi piace tantissimo – confessa Veronica -. Verona è una città meravigliosa. Amo la storia, l’architettura, le persone e la moda: a Boston non hanno molto gusto nel vestirsi (sorride). Il mio luogo preferito è piazza delle Erbe, ma pure la Valpolicella e lago di Garda sono posti stupendi: quando sono andata con l’Agsm in ritiro a San Zeno di Montagna sono stata benissimo. Voglio rima$ Una coincidenza magica. Perché Veronica e la città di Romeo e Giulietta si erano già incrociate in passato: «A 14 anni sono venuta a visitare Verona, però non avrei pensato che un giorno sarei tornata per viverci e per giocare». Da una metropoli a una realtà di poco più di 250 mila abitanti. Dal fermento americano alla tranquillità scaligera. Napoli non ci ha messo molto per ambientarsi. Anzi, sembra proprio aver trovato la sua dimensione. «Abitare a Boston e a Verona è completamente diverso – racconta l’attaccante dell’Agsm -. Mi piacciono tutti e due gli stili di vita ed entrambe le città: negli Stati Uniti c’è perennemente qualcosa da fare, incontri tanti studenti con cui scambiare opinioni e la gente è molto disponibile. Purtroppo, però, in America si pensa in modo esagerato a lavorare e a guadagnare. Preferisco l’Italia da questo punto di vista: il lavoro è fondamentale, necessario, ma esiste anche una vita privata. Per esempio, fare aperitivo è un passatempo che gli USA non conoscono. I veronesi, poi, sono simpatici: all’inizio non % % Cosa non sopporto dell’Italia? Trovare i negozi chiusi alla domenica (ride). La cucina italiana? Ottima, deliziosa. Mi piace tutto». Gusto ARANCIA ROSSA REINTEGRA R E LA TUA SETE AFFATICAMENTO? DAL TUO FARMACISTA DI FIDUCIA con 200 mg di Mg2+, 300 mg m di K+ e 60 mg di Vitamina C AL GIORNO www.ideare.eu «My best skill is speed». La velocità è la sua arma migliore. Rapidità allo stato puro. Scheggia dai capelli biondi. Saetta americana. Anzi, italoamericana. Veronica Napoli ci tiene, «perché sono nata a Bressanone e mi sento più italiana che statunitense. Il mio sogno è giocare proprio con la Nazionale azzurra ai Mondiali e alle Olimpiadi». Ti regala sempre un sorriso l’attaccante dell’Agsm Verona. A ogni risposta. Sta imparando l’italiano («frequento la scuola due volte alla settimana») ma si fa capire benissimo. Per il resto c’è sempre il suo inglese ad aiutarla. Ventiquattro anni appena compiuti, passato univer Northeastern University, esperienza da professionista nei Boston Breakers nella National Women’s Soccer League (NWSL). Senza dimenticare una breve avventura in Finlandia all’Ilves di Tampere. Napoli va di corsa, è costantemente all’attacco. «Preferisco giocare davanti, però sto imparando a dire la mia anche sull’esterno. Amo correre