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Primo piano
di Vincenzo Iorio
◗ IVREA
Le mazzette venivano chiamate uova fresche, altre volte le
stecche erano indicate come
gallo o gallina. «Domani arrivano le uova fresche da...»,
scrive uno degli operatori socio sanitari addetto alla sala
mortuaria dell’ospedale di
Ivrea riferendosi a una nota
impresa di onoranze funebri
in un sms spedito al collega. E
l’altro, a stretto giro di posta,
gli risponde: «Totale 4 per ora.
Sì, ottima frittata». Quel quattro sta per i decessi avvenuti
nell’arco della giornata. E ogni
defunto poteva valere per i
quattro socio operatori sanitari degli ospedali di Ivrea e
Cuorgnè fino a 100 euro.
Lemazzette
A sganciarle, senza batter ciglia, in un sistema ormai consolidato da tempo, nove imprese di onoranze funebri con
sedi a Ivrea, Cuorgnè, Strambino, Caluso e Biella. E il sistema
di corruzione non si arresta
neanche quando gli operatori
delle camere mortuarie hanno il sentore di essere finiti nel
mirino della magistratura.
«No, non posso fermarmi - dice uno di loro -. Io ho bisogno
di quei soldi». Per gli inquirenti si tratta di un vero e proprio
sodalizio criminale che con
gran disinvoltura e senso
dell’impunità gestiva l’assegnazione dei servizi funebri
negli ospedali di Ivrea e Cuorgnè. Il blitz della Guardia di finanza è scattato lunedì mattina all’alba con oltre 40 militari
impegnati in 17 perquisizioni
tra abitazioni private e uffici
delle imprese funebri coinvolte. Quattordici le persone finite nel registro degli indagati
con l’accusa di corruzione:
due agli arresti domiciliari,
dieci con obbligo di dimora;
due a piede libero.
Gliindagati
La misura cautelare più pesante (i domiciliari) è stata concessa dal gip Marianna Tiseo
all’operatore socio sanitario
dell’obitorio di Ivrea Mauro
Colmuto, 56 anni, di Cascinette, e a Giuseppe Pavese, 63 anni, di Forno, titolare dell’omonima impresa di onoranze funebri. I due, che ogni probabilità questa mattina (mercoledì) verranno sottoposti a interrogatorio di garanzia, sono accusati di corruzione. L’obbligo di dimora (divieto di allontanarsi dal Comune nel quale
si risiede abitualmente senza
l’autorizzazione del giudice) è
la misura cautelare applicata
a Gianni Biolatti, 39 anni, di
San Giusto, Daniela Capelli,
49 anni, di Cascinette, convivente di Calmuto, Gianni Piero De Filippi, 48 anni, di Busano, tutti operatori socio sanitari degli ospedali di Ivrea e
LA SENTINELLA MERCOLEDÌ 21 GENNAIO 2015
Mazzette per i funerali
quattordici indagati
Operatori degli ospedali di Ivrea e Cuorgnè intascavano fino a mille euro
Dieci titolari di imprese di onoranze funebri accusati di corruzione
Truffa, i colleghi
hanno timbrato
al posto suo
IVREA. Non solo mazzette per
la vestizione e i funerali. C’è
anche un episodio di truffa
nell’inchiesta sul caro estinto
negli ospedali di Ivrea e
Cuorgnè. Episodio che viene
contestato a tre dei quattro
operatori socio sanitari. Il 30
maggio scorso, Mauro
Colmuto non si reca al lavoro
nella camera mortuaria di
Ivrea. Resta a casa. Ma per
l’Asl/To4 lui quel giorno ha
lavorato, perché mediante il
passaggio del suo badge
personale, Daniela Capelli, la
sua convivente, lo fa risultare
presente. A fine giornata è il
suo sodale Gianni Biolatti a
passare il badge per l’uscita.
E così per quel giorno
l’Asl/To4 corrisponde a
Colmuto gli emolumenti come
se fosse stato presente al
lavoro.
Cuorgnè. Obbligo di dimora
anche per Paola e Giovanni
Battista Allera, 55 e 47 anni, di
Castellamonte, rispettivamente socio e rappresentante legale dell’impresa di onoranze funebri Allera Costantino di
Ivrea; Mauro Ceregati, 55 anni, di Montalto, titolare
dell’impresa Ceregati; Piero
Florian, 47 anni, titolare della
Florian di Strambino; Marco
Da destra
in senso
antiorario:
lo scambio
di soldi
nella camera
mortuaria
di Ivrea:
l’ingresso
dell’obitorio;
uno degli
operatori
conserva i soldi;
la procura della
Repubblica
Regis, 36 anni, di San Giusto,
socio dell’impresa Bergonzo
Regis di Ivrea; Giuseppe Sanapo e Stefano Spinucci, 51 e 59
anni, entrambi di Strambino,
soci della Bellis Enrico di
Ivrea. Indagati a piede libero,
anche loro per corruzione, Roberto Giglio Tos, 49 anni, di
Chiaverano, della Giglio Tos
Cattai di Biella e Lauretta
Schiumsky, 52 anni, di Calu-
so, socia dell’impresa Aura
Sas di Caluso e Ponderano.
Leintercettazioni
Le indagini, coordinate dal
procuratore della Repubblica
Giuseppe Ferrando, sono state condotte con l’ausilio di intercettazioni telefoniche e riprese video. Strumenti che
hanno consentito di accertare
come dagli obitori arrivavano,
in alcune occasioni, indicazio-
ni specifiche ai familiari delle
persone decedute sulle imprese a cui rivolgersi per ottenere
un buon servizio funebre, e
con minor spesa economica,
per il caro estinto. In altre occasioni dalle camere mortuarie partivano telefonate ad alcune imprese per consentire
un pronto intervento al fine di
avvicinare prima degli altri i
parenti del defunto. Decine e
L’esposto: «Lavorano sempre gli stessi»
Alcuni sospettavano di essere sotto inchiesta: «Bisogna stare attenti, hanno messo le telecamere»
◗ IVREA
Giuseppe Ferrando, procuratore della Repubblica di Ivrea
Tutto comincia nell’inverno
scorso, quando il titolare di
una nota impresa funebre di
Ivrea si rivolge direttamente al
procuratore della Repubblica
Giuseppe Ferrando, dopo aver
tentato invano, negli anni scorsi, di farsi ascoltare dalle forze
dell’ordine. Lui le tangenti
non le ha mai pagate e non
vuole cominciare ora che ha
superato i sessant’anni. «Non
è possibile andare avanti così,
negli ospedali di Ivrea e Cuorgnè lavorano sempre le stesse
persone». Ferrando, che nel
2001 condusse a Torino l’inchiesta sul caro estinto, delega
le indagini alla Guardia di finanza.
L’inchiesta però non è semplice. Poche settimane dopo
l’avvio del lavoro, le Fiamme
gialle non riescono a mettere
le telecamere nella camera
mortuaria di Cuorgné. Qualcuno vede un camioncino fuori
all’ingresso e comincia a sospettare. La voce circola e arriva fino a Ivrea, dove però le attrezzature sono state già montate da tempo. Due titolari di
imprese funebri vengono intercettati al telefono il 27 giu-
gno 2014. «Bisogna fare molta
attenzione quando si parla... lì
a quanto pare ci sono i controlli. Hanno messo le telecamere,
le hanno messe dappertutto.
C’è anche il sonoro, non registrano solo le immagini». La
voce si sparge tra gli addetti ai
lavori che si scambiano informazioni via telefono. «Bisogna
fare attenzione, non fare casini». «Fate attenzione quando
parlate perché adesso sia a
Ivrea che a Cuorgne ci sono le
telecamere, probabilmente
qualcuno ha fatto un esposto».
E anche gli operatori socio sanitari degli obitori hanno il so-
decine, infine, i casi in cui gli
operatori socio sanitari venivano pagati dalle imprese per
la vestizione delle salme e il disbrigo delle pratiche per consentire il funerale.
Lavestizione
La stecca veniva elargita affinchè il personale dell’obitorio
effettuasse la vestizione con
maggiore attenzione e cura,
nonostante il servizio, come
spetto di essere intercettati e
ripresi, tanto che decidono di
far passare le mazzette attraverso una stretta di mano e di
non farle più appoggiare sulla
scrivania. Ma non demordono, come dimostra questa intercettazione tra Colmuto e
Biolatti. Quest’ultimo consiglia un po’ di cautela. «Bisogna
stare un po’ tranquilli». Colmuto: «No, non posso fermarmi, io di quei soldi ne ho bisogno. Devo fare la spesa, devo
mangiare». Però poi confessa
alla compagna di temere di
perdere il lavoro se scoperto.
Daniela Capelli gli consiglia
però di non usare più gli sms
ma Whatsapp per cumunicarle l’andamento delle cose.
«Usa delle immagini che mi
facciano capire che va tutto bene. A te ogni tanto ti vengono
queste fisse».
(vi.io.)