Agorà 1999

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Agorà 1999
Ettore Cella
Dorfstr. 17
8311 Brünen
Tel. + Fax 052/345 2342
fiGORfi
1799-1999: a duecento anni dalla sua scomparsa
In ricordo dell'abate Lazzaro Spallanzani
e dei suoi stretti rapporti con la Svizzera
di Ettore Cella
N a t o nel 1729 a S c a n d i a n o di
R e g g i o Emilia, cittadina c h e il
C a r d u c c i c h i a m e r à «rocca
dei
Fogliano e de' Bojardi» e «terra
di sapienti
e di poeti»,
l'abate
L a z z a r o Spallanzani si spense a
Pavia e fu seppellito nella sua
celebre C e r t o s a d o p o che il suo
fegato era stato d o n a t o alla locale
università ed il suo cuore inviato
al paese natale per essere rinchiuso nel m o n u m e n t o m o r t u a r i o fatto
e r i g e r e nella m a g g i o r e c h i e s a
della città. La p r i m a infanzia la
passò a Scandiano, studiando
malvolentieri le discipline scolastiche tradizionali, ma m o s t r a n d o
grande interesse per l ' o s s e r v a z i o ne diretta della natura, soprattutto
per i piccoli animali, suscitando
s p e s s o l ' a m m i r a z i o n e dei suoi
c o m p a g n i che lo s o p r a n n o m i n a rono «il piccolo
astrologo».
A
quindici anni i parenti, grazie ad
un s u s s i d i o della
«Fondazione
Vallisneri», lo m a n d a n o a studiare
retorica e filosofia dai Gesuiti di R e g g i o
Emilia, che lo g i u d i c a r o n o subito
«giovane
d'ingegno
svegliato
ed aperto a
molteplici
generi di snidi». Si perfezionò in latino e
greco, s c r i v e n d o in queste lingue in prosa ed
in versi. I Gesuiti gli offrirono di entrare nella
loro «Compagnia
di Gesù» e, grazie all'intervento del v e s c o v o Castelvetro di Reggio,
ottenne di esser m a n d a t o a B o l o g n a per studiare g i u r i s p r u d e n z a in q u e l l a u n i v e r s i t à .
Venne allora ospitato da u n a sua celebre
parente, l ' a c c a d e m i c a e r i n o m a t a poetessa
Laura Bassi Verati, c h e i n s e g n a v a filosofia in
q u e l l ' a t e n e o ed a v e v a aperto nella sua residenza un r i n o m a t o gabinetto scientifico c o n
u n a scuola di fisica sperimentale. 11 g i o v a n e
Spallanzani e b b e così m o d o di specializzarsi
in fisica, c h i m i c a e storia naturale, senza tuttavia tralasciare lo studio di altre materie,
c o m e ad e s e m p i o quello della lingua e della
letteratura francese. Inutili furono tuttavia le
insistenze del p a d r e p e r c h é c o n t i n u a s s e lo
studio della g i u r i s p r u d e n z a per poter dare poi
un aiuto finanziario alla famiglia. A ventisei
anni, nel 1754, d o p o aver preso gli ordini
minori, accettò un posto c o m e insegnante nel
C o l l e g i o di R e g g i o Emilia. D a v a lezioni di
greco, latino, francese e, c o m e lui la c h i a m a va, di fisica-matematica. D o p o due anni fu
i n v i t a t o a d a r e lezioni a l l ' u n i v e r s i t à di
R e g g i o . Prese gli ordini maggiori e d i v e n n e
s a c e r d o t e d e l l a C o n g r e g a z i o n e d e l l a «B.
Vergine» e «S. Carlo» di M o d e n a . Il suo gran-
Maggio 1999
de interesse fu la biologia. G i à le sue prime
pubblicazioni gli fecero avere delle n o m i n e
per le cattedre di C o i m b r a , P i e t r o b u r g o e di
M o d e n a . Nel 1768 p u b b l i c ò un g r a n d e lavoro
«Sul movimento
del sangue negli
animali»,
che d e d i c ò allo scienziato svizzero Albrecht
von Haller, con il quale m a n t e n e v a un fitto
carteggio sulle più svariate questioni scientifiche del t e m p o . L ' i m p e r a t r i c e M a r i a Teresa
d ' A u s t r i a lo fece n o m i n a r e , c o n d e c r e t o
«imperiale
e recde», professore della storia
naturale a l l ' u n i v e r s i t à di Pavia. Tenne questa
cattedra per t r e n t ' a n n i . S e m p r e dal g o v e r n o
austriaco v e n n e c i r c o n d a t o d a favori, licenze e
p e r m e s s i di viaggio, e concessioni di stipendi
elevati. G i à nel 1770 a v e v a iniziato delle
ricerche biologiche c o n dei rospi e dei bachi
d a seta. In un a r t i c o l o , s t a m p a t o nel
«Prodromo
della nuova Enciclopedia
italiana» (Siena 1779), egli si e s p r i m e così: «Fin
qui parlato abbiamo di quella classe di animali che si chiamano ovipari. La
fecondazione artificiale
con mezzi alquanto
diversi, o
che agissero dentro dell'animale,
si potrebbe
per avventura estendere anche ai vivipari. Il
lettore ha già inteso la mia mente». C e l e b r e
nella storia della biologia è r i m a s t o q u e s t o suo
e s p e r i m e n t o : presa una c a g n a , di taglia m e z zana, che aveva già partorito parecchie volte,
la chiuse in una stanza, d a n d o l e r e g o l a r m e n t e
m a n g i a r e e bere. G i u n t o il p e r i o d o della fregola la fecondò c o n lo s p e r m a preso d a un
g i o v a n e cane della stessa razza. Nei «saggi
scientifici»,
Spallanzani racconta
che, ottenne il tutto per erezione
naturale. M a , il p r e m i o N o b e l , Jean
Rostand, che scrisse un lavoro sulla
sua vita, dice che lo fece mediante
una siringa a cannula lunga e finissima, tenendo lo s p e r m a alla temperatura di 3 0 gradi, aiutandosi «con
eccitazione
meccanica!».
Due giorni d o p o la c a g n a non era più in fregola e 62 giorni d o p o
«inseminazione artificiale» n a c q u e r o tre cuccioli:
due maschi ed una f e m m i n a . Spallanzani scrisse su questo soggetto
nella sua dissertazione: «Così a me
riuscì di fecondare quel
quadrupede, e la contentezza
ch'io n'ebbi è
siala una delle maggiori che provate abbia in mia vita, dapoichè
mi
esercito nella sperimentale
filosofia». Questa esperienza a v v e n n e nel
1792. Il biologo ginevrino Bonnet,
gli scrisse: «Ecco una delle
novità
più interessanti che siano mai offerte alla considerazione
dei naturalisti e dei filosofi da che mondo è
mondo... avete nelle vostre mani un filo prezioso, che vi guiderà alle scoperte più importanti e impensate. E non è detto che la vostra
recente scoperta non abbia un giorno
nella
specie umana applicazioni
a cui non
osiamo
pensare...».
In s e g u i t o le e s p e r i e n z e di
Spallanzani v e n n e r o replicate con successo. Il
russo Ivanov pieno di lode, scrisse, che a m m i rava il c o r a g g i o di Spallanzani di pubblicare i
suoi risultati, m a l g r a d o fosse un abate, sottom e s s o alla chiesa. Solo q u a n d o , nel corso del
X I X secolo, alcuni medici sperimentarono la
f e c o n d a z i o n e artificiale u m a n a , la C h i e s a
c o n d a n n ò fermamente queste pratiche. A n c h e
il m o n d o l e t t e r a r i o del r o m a n t i c i s m o si
o c c u p ò del t e m a . Si r a c c o n t a v a ,
che
Spallanzani avesse creato l ' u o m o artificiale.
E . T Hoffmann prese q u e s t o fatto c o m e t e m a
nel suo «Sandmännchen»
(«L'ometto
di sabbia»). Il librettista francese J. Barbier scrisse
un d r a m m a : «Les contes d'Hofmann»,
che il
musicista J a c q u e s Offenbach trasformò in
u n ' o p e r a , nella quale, nel secondo q u a d r o , si
vede e si sente, nel gabinetto di Spallanzani,
la d o n n a c r e a t a dal m a g o
scienziato
Spallanzani, danzare e cantare. Oggi le parole
di B o n n e t si s o n o verificate, la fecondazione
artificiale viene studiata applicata e discussa
in tutto il m o n d o . Per il bicentenario della
morte del grande scienziato italiano quella
cagna barboncina meriterebbe, a l m e n o , onori
e r i n o m a n z a c o m e l ' o d i e r n a clonata pecora
Dolly.
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