Odori dalla fabbrica Erregierre 2
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Odori dalla fabbrica Erregierre 2
L’ECO DI BERGAMO 42 MARTEDÌ 14 GIUGNO 2016 Lago d’Iseo e Valli «Tra Endine e Sovere esasperati dagli odori Ed è sempre peggio» L’incontro. Oggi in Provincia i due sindaci e i vertici della società indicata come responsabile dei miasmi «La situazione non migliora». Al tavolo anche l’Arpa VAL CAVALLINA DANIELE FOFFA La spinosa questione degli odori di natura chimica diffusi nel territorio di confine tra Endine e Sovere sta per arricchirsi di un nuovo capitolo. Oggi i sindaci dei due Comuni e i rappresentanti della «Erregierre», la società proprietaria dell’impianto di produzione farmaceutica che i cittadini dei paesi indicano ormai da tempo come principale responsabile di quel fetore «acido, acre, simile ad ammoniaca e candeggina» diffuso in zona, si incontreranno al palazzo della Provincia in via Sora a Bergamo. Con loro discuteran- 1 Sono tante le segnalazioni sul gruppo di WhatsApp creato a Endine efJfznfTvwFUy8JmOEq80ygQ8FyoZcQNfIr3c7tCaG8= no del problema anche incaricati di Via Tasso, dell’Arpa e di Uniacque. «Ci incontreremo in Provincia alle 14 per cercare di trovare una soluzione a questa situazione di grave disagio per i cittadini – dichiara il sindaco di Endine, Marco Zoppetti –. L’incontro sarà a porte chiuse. Adesso è ancora presto per dire quali saranno nel merito le decisioni che verranno prese. Certo è che le segnalazioni di cattivi odori al numero che il nostro Comune aveva messo a disposizione via WhatsApp il mese scorso, dopo l’incontro pubblico di aprile con Erregierre, non si sono fermate. Io mi auguro che si possa scrivere al più presto la parola fine a questa vicenda, ma non sarà una cosa facile». «La gente è davvero esasperata – fa eco a Zoppetti il sindaco di Sovere, Francesco Filippini – e si aspetta dalle amministrazioni degli atti concreti. Ricevo giornalmente lamentele della popolazione per gli odori e bisogna di- re che la situazione, rispetto a prima, sembra essere notevolmente peggiorata. Ora questi miasmi si avvertono non solo nella zona industriale al confine con Endine, ma anche in centro, e se prima erano circoscritti a periodi della settimana e della giornata ben precisi ora pare che non sia più così. In quanto sindaco sento il dovere di tutelare la salute pubblica dei miei concittadini. Con tutti gli enti interessati abbiamo perciò fissato il tavolo tecnico di discussione in Provincia. Il primo passo è determinare con precisione il problema, trovarne le cause e poi rimuoverle in collaborazione con Erregierre». La protesta dei cittadini, già infuocata da anni, aveva raggiunto lo scorso 26 aprile punte particolarmente aspre durante la conferenza che il Comune di Endine ed «Erregierre» avevano organizzato per spiegare agli abitanti della zona colpita lo stato delle cose. Quel giorno molti La sede dell’azienda chimico-farmaceutica al confine tra Sovere ed Endine dei presenti all’incontro, in sala consiliare, avevano denunciato che il fetore era aumentato così tanto nel corso del tempo, da rendere impossibile, per alcuni, stare in giardino o aprire le finestre di casa. Dal canto suo la società aveva sottolineato da un lato come «Erregierre» fosse in regola con tutti i certificati e le autorizzazioni e come, di conseguenza, non ci fosse alcun pericolo per la salute dei cittadini, e dall’altro aveva dato risalto agli importanti investimenti effettuati negli ultimi mesi e anni (circa 3,7 milioni di euro) per cercare di ridurre al minimo le emissioni da cui potevano scaturire i miasmi. Ma le puzze non si sono placate. ©RIPRODUZIONE RISERVATA Il legale della società «Ci sono altre aziende insalubri» «Erregierre» non ci sta a finire sul banco degli imputati e affida la prima replica al proprio legale, l’avvocato Tomaso Cortesi: «Erregierre ha un approccio di corretta lealtà e collaborazione con i suoi interlocutori istituzionali. Tale disponibilità viene però scambiata come un’ammissione di colpevolezza, accusa che rigettiamo nella maniera più assoluta avendo sempre dimostrato di essere in Fabbrica dei veleni «Trattavano rifiuti ma non li pulivano» Alto Sebino Ieri altra udienza del processo a carico dei fratelli Bettoni, ex proprietari dell’azienda Selca di Berzo Demo Al processo Selca che vede imputati i fratelli Flavio e Ivano Bettoni per traffico illecito di rifiuti, ieri in Tribunale a Brescia ha deposto, come testimone per la difesa, Ulisse Marchetti, di Endine, ex impiegato dell’azienda che a Berzo Demo, in Valle Camonica, trattava rifiuti pericolosi per rivenderli poi come materia prima secondaria ai cementifici o alle acciaierie di tutto il Nord Italia.Marchetti era il responsabile dell’ufficio acquisti. Secondo lui la Selca era attenta all’ambiente e ai lavoratori: «Avevo un budget annuale compreso fra i 700 e i 900 mila euro che spendevo per la manutenzione dei macchinari e per i dispositivi di sicurezza dei dipendenti come tute e mascherine; ero io a gestire anche l’acquisto delle analisi di laboratorio effettuate da società esterne. Non mi sono mai occupato invece dello smaltimento dei rifiuti, che faceva capo alla Cumuli di rifiuti all’ex Selca direzione e alla proprietà». Molto diverso il quadro tratteggiato da Sergio Damiola, ex consulente della Selca che ha spiegato come fin dal 2003 era chiaro ai Bettoni quale fosse la contestazione principale che gli enti pubblici muovevano nei confronti della loro attività: «I rifiuti venivano sottoposti solo ed esclusivamente a lavorazioni meccaniche». Anche le famose celle elettrolitiche per la produzione dell’alluminio provenienti dall’Australia «venivano macinate, sminuzzate e poi miscelate con materie prime come l’antracite e quindi rivendute». regola con tutte le autorizzazioni e superato senza problemi ogni controllo. Alla Erregierre l’Arpa non ha mosso finora nessuna contestazione, cioè il documento di cui parlano i sindaci non è un verbale “a carico” dell’azienda. Ribadisco quindi che martedì (oggi, ndr) i nostri tecnici saranno al tavolo con gli enti non per ammettere le responsabilità, ma perché l’azienda non si è mai sottratta al confronto». Di sicuro, i rappresentanti dell’azienda ribadiranno che nella zona industriale e artigianale di Sovere e di Endine ci sono molte altre attività «insalubri» che «non sono mai state controllate tanto quanto Erregierre». E proprio qui sta il nodo del processo: sollecitato da Francesco Menini, avvocato di parte civile del Comune di Berzo Demo e della Comunità montana di Valle Camonica, Damiola ha aggiunto: «Gli enti pubblici chiedevano perché le sostanze pericolose contenute nei rifiuti non venissero abbattute o inertizzate con procedimenti chimici, ma di fatto a questa domanda la Selca non ha mai risposto, cercando sia in Italia che all’estero, senza però trovarla, una giustificazione normativa». Per segnare un punto a proprio favore, l’avvocato Alessandro Stefana, difensore di Ivano Bettoni, ha chiesto a Sergio Damiola se in Selca si occupasse del processo produttivo: «No – ha ammesso Damiola – non era di mia competenza». Damiola ha tirato in ballo anche Franco Nicoli Cristiani: «L’ho visto in Selca quando era assessore all’Ambiente in Regione e l’azienda puntava a ottenere dal Pirellone il rinnovo dell’Autorizzazione integrata ambientale». Damiola oggi è consulente del Comune di Berzo Demo e in questa veste sta seguendo la messa in sicurezza del sito industriale abbandonato. Ha deposto anche Ettore Vacchina, procuratore speciale della Selca fino al 2009. Anche nei suoi confronti la Provincia di Brescia aveva notificato un’ordinanza affinché provvedesse alla bonifica di Forno Allione rimasta lettera morta. Giuseppe Arrighetti