Rassegna Stampa - Ordine dei Farmacisti di Salerno

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Rassegna Stampa - Ordine dei Farmacisti di Salerno
FEDERAZIONE ORDINI DEI
FARMACISTI
Rassegna Stampa del 25/03/2016
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INDICE
IN PRIMO PIANO
25/03/2016 Il Piccolo di Alessandria
Farmacisti: opuscolo in otto lingue con le frasi più usate per scegliere un
medicinale
5
25/03/2016 Il Ticino
"Il farmacista, un professionista sempre al servizio dei cittadini"
6
24/03/2016 QS - QuotidianoSanita.it
Pillola del giorno dopo. Fofi: "I farmacisti rispettino le prescrizioni sulle modalità di
dispensazione"
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SANITÀ NAZIONALE
25/03/2016 L'Espresso
In sala operatoria con l'Oculus Rift
9
25/03/2016 ItaliaOggi
In Francia sigarette in vendita in pacchetto neutro con il solo marchio e le scritte
sanitarie minatorie
10
25/03/2016 Corriere della Sera - Sette
«Cari genitori, le fragilità e la timidezza dei vostri figli sono grandi doti»
12
25/03/2016 Corriere della Sera - Sette
Quando la causa del mal di schiena non si vede nelle radiografie
15
25/03/2016 Il Venerdi di Repubblica
L'EUROPA DEGLI ANNI 50 ERA POVERA MA VITALE OGGI È RICCA MA SENZA
SPERANZA
16
25/03/2016 Il Venerdi di Repubblica
DAL FEGATO AL CUORE IL CAFFÈ FA BENE, MA A PICCOLE DOSI
17
25/03/2016 Il Venerdi di Repubblica
IL FARMACO SI RIPOSIZIONA E VA CONTRO ALTRE MALATTIE
18
25/03/2016 Torino7
UN UOMO ALL'ANGOLO
19
25/03/2016 Viver Sani e Belli
HPV VACCINO GRATIS ANCHE PER LUI
20
VITA IN FARMACIA
Il capitolo non contiene articoli
PROFESSIONI
25/03/2016 DONNA AL TOP
LA NUOVA RICETTA
23
PERSONAGGI
25/03/2016 Il Giornale di Vicenza
Farmacie e salute ruolo sempre più centrale
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IN PRIMO PIANO
3 articoli
25/03/2016
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Il Piccolo di Alessandria
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Farmacisti : opuscolo in otto lingue con le frasi più usate per scegliere
un medicinale
Verrà presentato ufficialmente giovedì 31 marzo, all'Ordine dei Farmacisti, l'opuscolo 'La salute e i
medicinali - Guida all'uso (traduttore tascabile in otto lingue)', a disposizione, in ogni farmacia della
provincia, dei cittadini stranieri. La guida comprende traduzioni dall'italiano in otto lingue delle frasi principali
che un cittadino straniero può trovarsi a dover dire per scegliere, acquistare o assumere in sicurezza un
medicinale. «Nella breve introduzione - spiegano dall'Ordine - sono state inserite le definizioni che
riguardano i differenti prodotti destinati alla salute e le modalità di conservazione e di smaltimento. Infine,
sono stati inseriti dei pittogrammi per l'immediata comprensione delle vie di somministrazione dei
medicinali». Uno strumento utile e intelligente, insomma, sia per i farmacisti che per i clienti. (M.F.)
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Il Ticino
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Il dott.Roberto Braschi, titolare della Farmacia Moderna, di Pavia curerà su "il Ticino" una rubrica sulla
salute
"Il farmacista, un professionista sempre al servizio dei cittadini"
"Ogni cittadino che necessita di un consiglio utile in materia sanitaria, può sempre contare sull'aiuto di un
farmacista: è una presenza garantita sul suo territorio 7 giorni su 7 e 24 ore su 24. Il parere gli arriverà
sempre da un professionista che svolge la sua attività all'interno della rete del Servizio sanitario nazionale".
Il dottor Roberto Braschi, presidente dell'Ordine provinciale dei farmacisti di Pavia e titolare della "Farmacia
Moderna" di via Trento 5 a Pavia, sottolinea la "competenza e l'attenzione alla persona" di chi opera nel
suo settore. Ed è proprio partendo da queste qualità che il dottor Braschi curerà una rubrica che,
periodicamente, sarà pubblicata sulle pagine de "il Ticino". Si comincerà con il numero della prossima
settimana (in uscita nelle parrocchie della diocesi di Pavia e nelle edicole di tutta la provincia da venerdì 1
aprile), con un articolo dedicato all' "alimentazione"; successivamente sono previsti interventi sui temi "sole
e vacanze", "influenza e vaccini" e sulla "cura e prevenzione del diabete". "Oggi è fondamentale ripristinare
un'informazione corretta in campo sanitario afferma il dottor Braschi -. Viviamo un'epoca dominata da un
eccesso di comunicazioni, trasmesse via internet, che spesso possono risultare fuorvianti: il medico più
ascoltato rischia spesso di essere...il 'dottor Google'! E' importante, invece, ritrovare più equilibrio, prima di
tutto nell'interesse delle persone. Un cittadino in stato di necessità, che non sempre diventerà un paziente,
deve ricordarsi che le risposte vanno chieste ai professionisti della sanità: in prima battuta a un farmacista,
che a sua volta, se necessario, gli consiglierà di rivolgersi a un medico". E' un percorso ragionevole, che
deve essere affrontato per tutelare la salute delle persone, ma anche per non sprecare inutili risorse. "Il
bene-farmaco, se non è accompagnato da un'informazione corretta, finisce per costare troppo al nostro
'servizio sanitario nazionale'. Attraverso la rubrica che cureremo sulle pagine del settimanale 'il Ticino',
cercheremo di fornire informazioni utili ai lettori per aiutarli a tenere stili di vita adeguati alla prevenzione e
alla cura delle malattie".
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Sito Web
QS - QuotidianoSanita.it
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Scienza e Farmaci
Pillola del giorno dopo. Fofi : "I farmacisti rispettino le prescrizioni sulle
modalità di dispensazione"
Dopo il via libera di Aifa alla vendita senza ricetta per le donne maggiorenni di tutti i farmaci per la
contraccezione d'emergenza, la Federazione degli ordini dei farmacisti invita i Presidenti di Ordine a
sensibilizzare gli iscritti all'albo sulla necessità di attenersi scrupolosamente alle regole previste
24 MAR - È importante che i farmacisti rispettino regole sulle modalità di dispensazione dei medicinali
ellaOne (c.d. pillola dei 5 giorni dopo) e Norlevo (c.d. pillola del giorno dopo). È quanto ha comunicato in
una nota inviata ai presidenti degli Ordini, la Federazione degli ordini dei farmacisti, dopo il via libera di Aifa
alla vendita senza ricetta per le donne maggiorenni di tutti i farmaci per la contraccezione d'emergenza. "La
Federazione, anche a seguito di alcune segnalazioni pervenute - hanno sottolineatoil presidente Andrea
Mandelli e il segretario Maurizio Pace in una lettera inviata oggi a tutti gli Ordini provinciali dei farmacisti ritiene opportuno richiamare l'attenzione su quanto indicato nelle circolari federali n. 9375 del 28.5.2015 e
n. 9539 del 12.10.2015 relative alle modalità di dispensazione del medicinale EllaOne, nonché n. 9775 del
14.3.2016 relativa alle modalità di dispensazione del medicinale Norlevo. A tal proposito - hanno concluso si invitano i Presidenti di Ordine a sensibilizzare gli iscritti all'albo sulla necessità di attenersi
scrupolosamente alle regole previste per la dispensazione di tali farmaci, evitando di porre in essere
comportamenti non conformi alle regole". 24 marzo 2016 © Riproduzione riservata
IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 25/03/2016
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SANITÀ NAZIONALE
9 articoli
25/03/2016
Pag. 88 N.13 - 31 marzo 2016
diffusione:152528
tiratura:210541
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In sala operatoria con l'Oculus Rift
Daniele Arghittu e Michela Perrone
Una discesa fuori pista sul Monte Bianco e un'operazione alle vene varicose. Diffcile immaginare due
attività più lontane. Eppure è possibile viverle entrambe in modo immersivo e a 360 gradi, grazie ai nuovi
visori per la realtà virtuale: come l'Oculus Rift, il "caschetto" più atteso, in commercio a breve. Se
l'applicazione di questa tecnologia agli sport estremi è quasi naturale, vederla tra pinze e bisturi può
sorprendere: «Le potenzialità dei caschi per la realtà virtuale in ambito medico sono però notevoli», spiega
Jean Daniel Rostan, chirurgo del Vein Care Team di Torino. «Penso alla formazione dei futuri specialisti,
che a distanza possono partecipare a un intervento visionando ciò che ritengono più utile, mentre con un
video tradizionale la scelta è imposta dal regista». L'Italia, nel settore della realtà virtuale applicata alle
medicina, è tra i pionieri: un corso che si avvale di questa tecnologia partirà a breve sotto le insegne della
Ialph (International Academy on Laser in Phlebology). «Inoltre», prosegue Rostan, «la realtà virtuale è un
ottimo modo per informare i pazienti in modo completo. Per ridurre la paura dell'intervento è infatti
indispensabile la conoscenza. Non puoi più operare senza prima spiegare nel dettaglio cosa farai: il
paziente si presenta in studio con le stampate delle sue ricerche su Google. Attraverso il video immersivo a
360 gradi potrai rispondere a molti interrogativi che, con un semplice colloquio, non emergerebbero
neppure». Non è un caso se una delle prime applicazioni pratiche riguarda le vene varicose: queste
colpiscono il 35 per cento della popolazione adulta bianca in Europa e Nord America. «Il nostro team
utilizza tecniche avanzate e poco invasive per il trattamento delle varici: e i video non sono splatter»,
assicura Rostan. Con la tecnologia attuale è consigliabile non andare oltre i cinque minuti consecutivi di
visione, per ridurre il rischio di vertigini. Diverse case produttrici stanno però investendo in nuovi modelli per
garantire immagini ancora più fuide. Caschetti come il Gear Vr della Samsung hanno già portato la realtà
virtuale nel mondo dei videogiochi e anche l'Oculus Rift verrà utilizzato dal grande pubblico, almeno
all'inizio, soprattutto per il gaming: le applicazioni specialistiche saranno una declinazione più di nicchia,
anche se forse più utili. I visori a "caschetto" consentono la fruizione dei video in modo immersivo coprendo
completamente gli occhi, ma è possibile accedervi anche attraverso dispositivi più tradizionali come pc e
smartphone.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 25/03/2016
9
25/03/2016
Pag. 16
diffusione:33717
tiratura:72280
In Francia sigarette in vendita in pacchetto neutro con il solo marchio e
le scritte sanitarie minatorie
GIUSEPPE CORSENTINO
Addio al dromedario delle Camel, all'elmo alato di guerrieri Galli, quello di Asterix, con la scritta « Liberté
toujours» (Libertà sempre) delle Gauloises, alla silhouette della ballerina di flamenco delle Gitanes, al
pacchetto bianco e rosso della Marlboro e al cerchio rosso delle Lucky Strike. Insomma adieu alle icone più
care del popolo dei fumatori, al pacchetto azzurro delle Gauloises di Humphrey Bogart di Casablanca o al
logo barocco delle Chesterfield fumate in continuazione da Onassis. Dal 1° gennaio prossimo, qui in
Francia, i pacchetti saranno tutti uguali, neutri, solo con il nome della marca, stampato su « un paquet vert
fonce », pacchetto verde scuro, per l'esattezza Pantone 448C « finition mate », che non potrà in ogni caso
occupare più del 35% della superficie del packaging perché il restante 65% sarà riservato alla
comunicazione sanitaria, alle campagne del ministero contro il tabagismo, a quei messaggi terrorizzanti
(tipo: se fumi avrai seri problemi sessuali, oppure muori) che i fumatori incalliti, come si sa, fanno finta di
non vedere o su cui preferiscono ironizzare mentre accendono l'ennesima sigaretta della giornata. Lo
stabilisce la legge pubblicata mercoledì 23 marzo sul Journal Officiel de la Santé, la Gazzetta Uffi ciale, e
anticipata il giorno prima con gran soddisfazione dal ministro della sanità, Marisol Touraine, socialista, figlia
del famoso sociologo Alain Touraine (autore dei primi saggi sulla globalizzazione) e portatrice di un
progetto di riforma radicale del sistema sanitario pubblico che ha già fatto inviperire la lobby dell'industria
farmaceutica, non meno potente della lobby dell'industria del tabacco e dei tabaccai. Marisol, per questo, si
è mossa con prudenza: il pacchetto no-logo doveva essere introdotto già quest'anno, ma temendo le
reazioni degli industriali e dei grandi distributori si è preferito aspettare e diluire l'operazione. Gli industriali
hanno tempo fino al 20 maggio prossimo per cambiare il packaging delle sigarette, i grossisti e i tabacchini
fi no al 20 novembre per smaltire le scorte dei vecchi pacchetti. Dal 1° gennaio 2017, dunque, solo
pacchetti no-logo, color verde scuro con tutte le scritte antitabagismo decise dalla sanità pubblica. La
Francia è il primo paese europeo a seguire l'esempio dell'Australia che dal 2012 ha vietato loghi e marchi. Il
ministro, che avrebbe voluto anche alzare drasticamente il prezzo delle sigarette ma è stata fermata in
extremis dallo stesso Hollande (perché i fumatori votano), si fa forte di uno studio di marketing che l' Ecole
des hautes études en santè le ha consegnato l'anno scorso e da cui risulta che un packaging decisamente
brutto, come appunto un pacchetto di cartoncino verde scuro, contribuisce ad abbassare il consumo perché
respinge i fumatori occasionali. Karine Gallopel-Morvan, autrice dello studio, lo ha raccomandato al
ministro: il pacchetto deve essere « laide, fade, terne, peu attirant, ininteressante, ennuyeux », brutto,
insipido, scialbo, poco attrattivo, senza alcun interesse, noioso. E a sostegno del suo studio ha portato una
sessantina di ricerche scientifi che (americane, francesi, inglesi) da cui risulta che «le paquet neutre in
uence les comportments et les perceptions des fumeurs », il pacchetto no-logo in uisce sulle scelte dei
fumatori, li spinge in qualche modo a lasciar perdere. Sarà davvero così in un paese dove 78mila persone
muoiono ogni anno di cancro ai polmoni? «È solo una mossa pre-elettorale», la butta già in politica Pascal
Montredon, presidente della Conféderation des buralistes, l'organizzazione sindacale dei tabacchini, e da
bravo sindacalista avanza già la sua richiesta: se gli stock con i vecchi pacchetti non saranno stati venduti
lo stato s'impegna a ritirarli e a indennizzare i tabacchini. Difficile che passi di questi tempi, anche se va
detto che la legge antitabagismo del ministro Touraine, di cui il « paquet neutre» è solo un aspetto, ha fatto
fatica ad essere approvata dall'Assemblea nazionale. Il 16 settembre 2015 una maggioranza trasversale di
228 senatori (tutti fumatori o tutti sensibili alle ragioni della lobby del tabacco?) ha provato a bloccarla. Due
mesi dopo, il 25 novembre, la legge è passata ma con una maggioranza risicatissima: due voti! Ma la cosa
che più spaventava Marisol Touraine era una raffi ca di ricorsi giudiziari contro il « paquet neutre»
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 25/03/2016
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UNO STUDIO DICE CHE IL PACKAGING BRUTTO RESPINGE I FUMATORI OCCASIONALI
25/03/2016
Pag. 16
diffusione:33717
tiratura:72280
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 25/03/2016
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
considerato dai grandi avvocati della lobby del tabacco « un atteint porté au droit de propriété intellectuelle
et à la liberté d'entreprendre », un attentato al diritto di proprietà intellettuale e alla libertà d'impresa. Per
fortuna, a gennaio scorso, con una deliberazione, il Conseil constitutionel ha stabilito che « le paquet
generique ne raprésent aucune atteinte disproportionnée... », insomma che cancellare loghi e immagini non
è un attentato alla libertà d'impresa della British american Tobacco o di Altadis, la multinazionale francospagnola che produce le mitiche Gauloises e le Gitanes. Partita chiusa, pare. Anche se qualcuno non si
rassegna. Come la Jti, la Japon tobacco international, quella delle Camel con il dromedario, che ha
presentato un altro ricorso al Consiglio di stato. Diffi cile accettare che miliardi di fatturato vadano in fumo
per colpa di un pacchetto verde scuro, pantone 448C. @pippocorsentino
Foto: Marisol Touraine
25/03/2016
Pag. 48 N.12 - 25 marzo 2016
«Cari genitori, le fragilità e la timidezza dei vostri figli sono grandi doti»
«Invece», sostiene lo psichiatra, «si prende in considerazione solo la performance, il bambino-ragazzo è da
subito ipervalutato, ultrapremiato. E ciò crea gravi danni»
a / intervistato da Vittorio Zincone
È il cantore delle fragilità umane. Il paladino della debolezza adolescenziale. Il difensore strenuo del disagio
mentale. Eugenio Borgna, 85 anni, psichiatra, mi accoglie con passo lento nella sua casa di Novara. Libri
alle pareti, uno spartito originale di Ennio Morricone sul tavolo del salotto. Lui ha una lieve cadenza
piemontese e modi gentili, accoglienti. Ha studiato per sessant'anni le ferite dell'anima, il dolore e le
sofferenze dei suoi pazienti e non ha mai abbandonato la parte della barricata che oppone la parola all'uso
dell'elettroshock o dei farmaci "un tanto al chilo". Dice: «Non sono uno psichiatra robot che passa
attraverso le fiamme della vita con tranquillità». Racconta con garbo un breve periodo di depressione: «Mi
sono auto-curato». E si accende quando chiacchierando trova una formula sintetica per descrivere l'opera
di Simone Weil su cui ha appena scritto il volume L'indicibile tenerezza (Feltrinelli): «È il ritrovare in un
essere umano che racconta le proprie sofferenze, quelle di tutti». Tra testi scientifici e divulgativi ha
sfornato più di venti opere: adolescenza, malinconia, amore tragico... Spiega: «I pazienti considerati matti, i
bipolari, gli schizofrenici... rappresentano circa l'1,5% della popolazione. Il 25%, invece, soffre di
depressione, di diverse forme d'angoscia, di ansia o di malattie psicosomatiche». Chiedo: «Sono così
frequenti i problemi mentali?». Replica secca: «Certo». Uno dei punti centrali del Borgna-pensiero è il
tempo. Quello da usare per l'ascolto, da concedere a chi sta male, da dedicare all'educazione delle giovani
generazioni. Educazione. Per prepararli alla concorrenza globalizzata, oggi ai bambini sono richiesti voti
ottimi sin da quando vanno alle elementari e performance eccellenti. «E così si rischia di far danni. L'ho
scritto. Lo dico nel deserto, inascoltato». Danni? «Certo. Molte delle défaillance scolastiche dei bambini
nascono dalla timidezza e dalla fragilità, che in realtà sono grandi doti, ma finiscono per essere dilatate e
drammatizzate da chi non le comprende. Una caratteristica positiva può essere trasformata in una
drammatica auto-distruttività. Si prende in considerazione solo la performance, il bambino-ragazzo è da
subito ipervalutato, ultrapremiato. L'insegnante e il maestro, quando esagerano, si trasformano in agenti
patogeni, causano sofferenze evitabili». Meno studio e meno esami per tutti? «No. Ma di fronte alla fragilità
di un bambino non posso imporre un significato della vita tutto incentrato sulla prestazione, sulla riuscita e
sul successo. Anche perché quando poi arriva un insuccesso, una sconfitta, dovuta magari a un fattore
esterno, si rischia il crollo. Quel che dovrebbe essere chiaro è che spesso le connessioni tra modelli sociali
e ricadute psicologiche è strettissimo». Mi fa un esempio? «Negli Stati Uniti la paura delle conseguenze
della iperattività e del deficit di attenzione ha portato alla diffusione dell'utilizzo del Ritalin per i ragazzi. Non
è facile resistere alla pressione sociale e a quella pubblicitaria. Anche i medici sono in difficoltà. Il problema
è sempre pensare che la semplice somministrazione del farmaco risolva tutti i problemi. Perché non fa
perdere tempo: è più facile dare una pasticca a un bambino piuttosto che ascoltarlo e giocarci. Lo stesso
discorso si può applicare ai malati psichiatrici». Si preferisce impasticcarli piuttosto che ascoltarli? «Esatto.
Il tempo di cui il paziente ha bisogno per essere compreso, interpretato e curato, si scontra con il tempo dei
medici e dei familiari. Loro pensano al farmaco come a un bisturi e cercano di sbrigare subito la faccenda.
Come se l'ansia, la depressione e l'angoscia equivalessero a una appendice infiammata che il chirurgo
asporta con un taglietto». Lei non è un fan degli psicofarmaci. «Sono indispensabili in alcuni casi, ma non in
tutti come si tende a pensare oggi. Serve anche la parola che tolga le ombre, che sciolga le ansie. Serve
per comprendere la sofferenza. Gli psicofarmaci non sono come gli antibiotici che agiscono
indipendentemente dal consenso del paziente. Ed è un'illusione che il paziente guarisca più rapidamente
ricevendo dosi maggiori o mix di farmaci». Di nuovo il tempo, la fretta... «Il tempo non dovrebbe essere
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 25/03/2016
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Eugenio Borgn
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Pag. 48 N.12 - 25 marzo 2016
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 25/03/2016
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percepito come moneta di scambio, ma come occasione per ascoltare. A proposito di tempo: ci sono
cliniche universitarie in cui vengono ancora praticati gli elettroshock». In Italia? «Sì. In anestesia generale.
Non costa, non c'è bisogno di assistenza, si fa in fretta... Io la considero una pratica intollerabile. Non l'ho
mai usata e non ho mai permesso che un mio paziente vi fosse sottoposto». Pratiche intollerabili. Sono
state scovate strutture dove i malati psichici venivano legati e maltrattati. «La formazione dei medici e degli
infermieri oggi non è sempre adeguata. Si assumono quelli risoluti e tecnicamente più preparati». Le pare
sbagliato? «Le persone migliori per un ospedale psichiatrico sono quelle fragili, che abbiano qualche
insicurezza. Un medico che conosce la fragilità non aggredirà mai un paziente e cercherà di comprenderne
i problemi». Lei esalta le fragilità, il "tempo lento" e le debolezze umane. Ma siamo nell'era della velocità,
dei tweet e del cinismo spinto. Non c'è spazio per questo buonismo mieloso. «È vero. Oggi il tempo deve
essere usato per produrre qualcosa, non per ascoltare. Il dialogo si è trasformato in rapido scambio di sms.
Sguardi, pause, silenzi sono considerati superui. La comunità è ferita. Travolta dalla corsa individualistica,
narcisistica, egoistica. L'"altro", soprattutto se debole viene messo ai margini, respinto o nascosto. Oggi
persino la fragilità di Aldo Moro e di Enrico Berlinguer non verrebbero accettate. E così si perderebbero le
altezze vertiginose del loro spessore politico e umano". Frequenta ancora i malati psichici? «Sì. Avendo
diretto per diciassette anni un ospedale psichiatrico femminile ho soprattutto pazienti donne». C'è una
differenza tra pazienti maschi e pazienti femmine? «Le donne sentono più acuto il desiderio di capire
qualcosa di sé. Una donna dopo aver tentato un suicidio di solito chiede aiuto, l'uomo anche per un motivo
nobile come la vergogna, tende a non rivolgersi a un medico e ripete il tentativo». Da quando ha
cominciato, sessanta anni fa, le patologie psichiatriche sono cambiate? «Le ferite dell'anima sono sempre
le stesse. A causa di una tendenza esasperata degli americani si sono moltiplicate le denominazioni e le
diagnosi. C'è chi sostiene che questo avvenga per rendere più giustificata l'applicazione di psicofarmaci
selezionati». Lei come si è avvicinato alla psichiatria? «Mio padre era avvocato, ma non voleva che
seguissi la sua carriera». Perché? «Pensava che ci sarebbe stata un'altra guerra e che un medico sarebbe
stato più utile. Dopo sei anni di università sono entrato in una grande clinica neurologica a Milano per
occuparmi di disturbi del cervello. Nel piccolo reparto di psichiatria uno degli assistenti era Gillo Dores».
Dores, il critico d'arte? «Sì, lui. Capii presto che non eccellendo nelle discipline matematiche e tecnologiche
non avrei combinato molto nel settore neurologico e in più la psichiatria mi sembrava una specialità medica
non lontana dall'aspirazione originaria che era quella di fare l'avvocato». Che cosa hanno in comune
avvocati e psichiatri? «La parola e l'ascolto. Quando se ne presentò l'occasione, nello stupore generale,
lasciai Milano e tornai a Novara per entrare nell'ospedale psichiatrico». A che cosa era dovuto lo stupore?
«Chi finiva a lavorare in manicomio era considerato un medico fallito. A Genova e a Milano c'erano migliaia
di pazienti in condizioni disperate. Erano fosse di serpenti. A Novara, nel reparto femminile dove andai io, la
situazione era meno drammatica». Qual è l'errore più grande che ha fatto? «Non aver accolto alcuni
consigli di un collega. Se lo avessi ascoltato negli anni Ottanta non sarei stato bocciato a un concorso per
la cattedra in Psichiatria». Lei ha un clan di amici? «A Milano e a Borgomanero. Ne cito due: Alberto,
psichiatra, e Carlo, informatico». Che cosa guarda in tv? «Non guardo la tivù». Il film preferito? « Il posto
delle fragole di Ingmar Bergman». La canzone? «Il mio compositore preferito è Franz Schubert». Il libro? «I
quaderni di Malte Laurids Brigge di Rainer Maria Rilke». Lei fa la spesa? «No». Conosce l'articolo 3 della
Costituzione? «No». Sa quali sono i confini della Libia? «Vagamente. L'Egitto...». Scrive al computer, con la
macchina per scrivere o a penna? «A penna, con una stilografica, scrivo solo le lettere più personali. Per i
libri uso il computer. In pratica senza mai correggere». A cena col nemico? «Con uno di quelli che non
danno alla vita psichica deragliata alcuna significazione umana. Non faccio nomi, ma non sono pochi i
medici psichiatrici che considerano la sofferenza umana un sintomo da estirpare come se fosse un
meningioma. Sono quelli che hanno tutte le certezze in tasca». È sbagliato che un medico abbia certezze?
«Guai. In psichiatria solo chi sta male e impazzisce detiene la chiave segreta del proprio dolore». Giovanni
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Pag. 48 N.12 - 25 marzo 2016
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 25/03/2016
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Giovannetti/Olycom
Foto: Grandi a confronto. Eugenio Borgna, 85 anni. Ha appena pubblicato L'indicibile tenerezza (Feltrinelli,
224 pagine, 18 euro), un saggio sull'opera di Simone Weil.
25/03/2016
Pag. 117 N.12 - 25 marzo 2016
Quando la causa del mal di schiena non si vede nelle radiografie
Dario Oscar Archetti
Tutti i pazienti, gli uomini più delle donne, cercano una causa precisa del loro mal di schiena. Facile da
capire (per mancanza non di intelligenza, ma di pazienza) e da curare (per lo stesso motivo). Nella maggior
parte dei casi, però, la situazione è un po' complicata. Non grave ma complicata. Per esempio, può esserci
più di una causa e quasi sempre tra queste ci sono abitudini, posture, attività fatte in maniera non corretta
oppure che non vanno bene per quella persona. Le terapie fisiche, manuali e/o farmacologiche servono,
ma per stare davvero bene, subito e in futuro, i pazienti devono ricevere tutte le informazioni necessarie,
poi fare tutto ciò che devono. Il che succede di rado. In non pochi casi, la situazione è ulteriormente
complicata dal fatto che radiografie, ecografie, risonanze, tac non evidenziano nulla: al mal di schiena,
allora, si aggiunge una vaga malinconia. Spesso il paziente continua per anni la trafila dei medici e degli
esami, spendendo un capitale (anche pubblico), finché un medico spiega che il dolore può avere origini
psicosomatiche. Non significa che il mal di schiena è invenzione della mente. Significa che stress, fatica,
frustrazione, pessimismo, ansia, paura, tensione a lungo andare possono provocare vere e proprie
modificazioni fisiche che non compaiono in alcuna radiografia ma fanno un gran male. Dunque, la soluzione
è un approccio multidisciplinare (o "integrato"), sicuramente più complesso di una semplice terapia
farmacologica o fisioterapica, ma l'unico, dicono gli studi più recenti, che possa dare risultati, quando non ci
sono evidenze cliniche, ma il dolore persiste. Sia chiaro, vanno fatti tutti gli esami del caso, a cominciare da
una corretta radiografia "in toto" (cioè di tutta la colonna e non solo del pezzetto che fa male) in ortostasi
(cioè in piedi) e test che gli specialisti sanno fare, per valutare per esempio asimmetrie o rigidità muscolari
e articolari. Nulla vieta di cercare sollievo al dolore con farmaci, ginnastiche dolci e terapie manuali. Ma se
la situazione non migliora in maniera decisa, è il caso di lavorare su più fronti. il peso dello stress. Questo è
il senso di un approccio multidisciplinare: prendere in esame anche gli aspetti psicologici quali concause
del dolore di schiena. Si deve valutare lo stress e il carico di problemi, passati o attuali: la schiena, oggi si
sa, sopporta ogni tipo di carico, dalle valige alle preoccupazioni. Non sarà inutile, ai fini della nuova forma
fisica, valutare anche l'atteggiamento con il quale si affronta l'esistenza, aiutare a capire quali fardelli
possiamo eliminare dalla nostra vita e come affrontare quelli inevitabili in modo più leggero, perché il nostro
corpo non reagisca con una rigidità vertebrale. Introducendo anche gli aspetti psicosociali nella cura del
dolore di schiena, quando non ci sono altre evidenti storie cliniche, si può stare meglio, molto meglio.
Parliamone con serenità con i nostri specialisti di riferimento.
Foto: [email protected]
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 25/03/2016
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Dolori addio
25/03/2016
Pag. 12 N.1462 - 25 marzo 2016
diffusione:295204
tiratura:398792
L'EUROPA DEGLI ANNI 50 ERA POVERA MA VITALE OGGI È RICCA MA
SENZA SPERANZA
MICHELE SERRA
Caro Serra,guardo con sgomento quello che succede sulla frontiera greca. A Idomeni è nato un bimbo in
una tenda, la sua introduzione al mondo è stata l'acqua fredda senza medico, infermiere, nessun aiuto
tranne l'amore della sua famiglia. L'Europa dove sta, e cosa sta facendo? La gravissima crisi greca (della
quale so qualcosa perché il mio ex marito è greco, come due miei fgli, e mia sorella abita in Atene) è
avvenuta perché l'Europa, la Merkel in primis, ha scelto questo piccolo grande Paese come capro
espiatorio. Ma si rendono conto i politici che la Grecia è in ginocchio? Le pensioni minime sono state
tagliate, le medicine mancano nelle farmacie per gli stessi greci, il popolo è allo stremo. Nonostante ciò il
popolo greco sta dimostrando la volontà di aiutare questa marea umana. Si vergogni l'Europa. Durante la
seconda guerra mondiale mia madre, profuga russa, ha sposato mio padre, inglese. Io sono nata nel 1943
e nel 1949 siamo arrivati a Roma, deve mio padre è stato il primo sacerdote anglicano inglese dopo la
guerra. Mi sono sempre sentita profondamente europea. Sono cresciuta con i valori dei miei genitori,
fratellanza, tolleranza e amore per il prossimo. I miei genitori erano pieni di ottimismo e speranza per
un'Europa unita, nei diffcili anni Cinquanta, in particolare a Roma, che mi ricordo bene perché avevo allora
6 anni e la povertà in Italia mi colpì, nonostante la mia giovane età, paragonata alla Londra, anche se
bombardata, di allora. E ora l'Europa pretende che il paese più povero e stremato, con migliaia di chilometri
di costa, aiuti più o meno da solo i profughi. Che si svegli l'Europa perché vivremo tempi molto bui. Non
sono purtroppo molto ottimista. Maria Findlow Cara Maria, nella sua lettera colpisce il contrasto tra le
speranze degli anni Cinquanta - popoli usciti dalla distruzione e dall'odio che non vedevano l'ora di
ricominciare a vivere - e il senso di impotenza odierno, con i profughi ammassati ai bordi di un continente
ricco ma inaridito, politicamente paralizzato dal ricatto nazionalista e xenofobo. Lei mi ha fatto ricordare
come mia madre e mio padre raccontavano il dopoguerra, il loro incontro in una Roma disastrata, ma
luminosa e viva, della quale ho ricordi remotissimi (sono del '54) ma struggenti. Mi viene da dirle che c'è
bisogno di cadere in basso (e l'Europa era rasoterra, eticamente ed economicamente) per risorgere, per
progettare un futuro, per ricominciare a guardare gli altri negli occhi senza voltare le spalle al dolore.
Neanche io, a breve termine, sono ottimista. Vedo un vecchio ordine politico deperire, aggrappato ai suoi
ostinati conti economici che sarebbero del tutto rispettabili se fossero parte di un progetto di comunità. Ogni
sacrifcio sembra minimo se fatto nel nome di una qualche condivisione; e sembra insopportabile se questa
condivisione manca. Il successo elettorale dell'estrema destra discende dalla mancanza di un progetto
europeo davvero percepito. La Grecia vista come un impiccio, e non come un'occasione di solidarietà, ne è
la desolante prova. Chissà se siamo ancora in tempo a ritrovare il bandolo di noi stessi, che in quanto
europei non abbiamo altra scelta, e aggiungo altro dovere, se non quello di credere nell'unità dei popoli.
Proprio perché di guerre e persecuzioni siamo stati i primatisti indiscussi.
Foto: LE LETTERE PER MICHELE SERRA VANNO INDIRIZZATE A il Venerdì Via Cristoforo Colombo, 90
00147 Roma [email protected]
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 25/03/2016
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PER POSTA
25/03/2016
Pag. 51 N.1462 - 25 marzo 2016
diffusione:295204
tiratura:398792
DAL FEGATO AL CUORE IL CAFFÈ FA BENE, MA A PICCOLE DOSI
Gli effetti positivi (anche contro i tumori ) sembrano chiari, ma non si sa ancora da cosa dipendano. E la
dose ideale? Non oltre le tre tazzine al giorno
Elena Dusi
Il segreto del caffè è nella misura. Se bere più di 3-4 tazzine al giorno viene sconsigliato, da un consumo
moderato continuano a emergere effetti benefici per metabolismo, cervello, sistema nervoso e prevenzione
dei tumori. Quale sia l'ingrediente specifco che fa abbassare il rischio di diabete negli adulti, ridurre di un
terzo quello di sclerosi multipla, diminuire le probabilità di malattie al fegato, di infarto, cancro e demenza
non è chiaro. Molto probabilmente non si tratta della caffeina, visto che il decaffeinato offre benefci analoghi
e la Coca-Cola no. Gli energy drinks poi, che di caffeina sono ricchi, vengono considerati tutt'altro che
salutari dall'American Heart Association. Secondo la società americana di cardiologia, basterebbe infatti
una sola lattina di bevande energetiche per far aumentare in modo pericoloso pressione sanguigna e
ormoni dello stress. La stessa associazione americana ha promosso, al contrario, il caffè pubblicando, lo
scorso novembre, un articolo dell'Università di Harvard sulla sua rivista Circulation . Due o tre tazze al
giorno, dice lo studio, riducono leggermente il rischio di morte per malattie di cuore, neurologiche, diabete
di tipo due e suicidio. La ricerca di Harvard ha un pregio e un limite. Il pregio è la dimensione: oltre 200 mila
persone sono state seguite per trent'anni. Ciascuna di esse ha periodicamente compilato un questionario
con le sue pratiche di vita e si è sottoposto a un accurato check-up medico. Il limite è che lo studio osserva
un legame fra consumo di caffè e maggiore durata della vita, ma non è in grado di spiegare esattamente il
perché. Gli amanti della tazzina, poi, si sono rivelati anche più affezionati del normale a bacco e tabacco (e
in questo caso gli effetti positivi sul rischio di mortalità fniscono per annullarsi). «Chi ha un consumo
moderato di caffè tende effettivamente ad ammalarsi di meno» spiega Carlo La Vecchia (nella foto) ,
epidemiologo dell'Università di Milano, autore di uno studio sul consumo della bevanda e la riduzione del
tumore del fe gato. «L'aumento della durata della vita può essere tradotto con un minore rischio di morte
del 5-10 per cento ogni anno. Non è un dato eclatante, ma è comunque evidente e signifcativo. Di certo il
dibattito sul caffè si è spostato dalla sua presunta pericolosità ai suoi reali effetti benefci». La Vecchia ha
pubblicato il suo studio sulla rivista Clinical Gastroenterology and Hepatology . La sua osservazione è che
nei bevitori moderati di caffè il rischio di tumore del fegato diminuisce del 40 per cento. «È un dato davvero
forte, ma non è l'unico. Il rischio del tumore dell'endometrio scende del 20 per cento e quello dell'intestino
del 15-20». È sotto esame anche il legame fra tazzina e salute del fegato in generale. «Il caffè è ricco di
antiossidanti e lipidi che hanno effetto positivo. I bevitori affezionati hanno in generale valori degli enzimi
epatici più bassi. Un segno che il fegato sta funzionando bene». Un effetto protettivo sui neuroni potrebbe
essere invece alla base anche di un rischio ridotto fno al 30 per cento di ammalarsi di sclerosi multipla.
L'osservazione è stata fatta a inizio marzo dai ricercatori del Karolinska di Stoccolma, delle Università
americane Johns Hopkins e Berkeley, ed è stata pubblicata sul Journal of Neurology, Neurosurgery and
Psychiatry . Con il caffè bisognerebbe invece andare cauti in gravidanza. C'è il sospetto che oltre 1-2
tazzine il neonato corra il rischio di nascere sottopeso.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 25/03/2016
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tecnologia psicologia natura medicina SCIENZE
25/03/2016
Pag. 52 N.1462 - 25 marzo 2016
diffusione:295204
tiratura:398792
IL FARMACO SI RIPOSIZIONA E VA CONTRO ALTRE MALATTIE
Il drug repositioning è la ricerca di nuovi impieghi per molecole già note. Gli Usa la sostengono. Ma bisogna
che le industrie aprano i loro archivi
Simone Porrovecchio
Solo nel 2015, sul mercato occidentale, sono arrivati 45 nuovi farmaci. Il numero più alto da venticinque
anni. Secondo alcuni esperti, però, il futuro della ricerca farmacologica non è nello sviluppo di nuovi
preparati, ma nella riscoperta di quelli vecchi. Perché più si conoscono i principi attivi dei farmaci, più può
crescere, e sta crescendo, il loro uso per curare malattie anche molto diverse da quelle per cui il farmaco è
stato sviluppato. Ne è convinto Charbel Moussa, della Georgetown University di Washington, uno dei
ricercatori più attivi negli Stati Uniti nel campo del drugs repositioning (riposizionamento dei farmaci).
Moussa ha fatto recentemente parlare di sé per una scoperta relativa a un principio attivo chiamato
nilotinib, presente in un farmaco usato nel trattamento di adulti affetti da leucemia mieloide cronica. Moussa
si è accorto che il nilotinib è effcace anche contro la malattia di Parkinson e la demenza da corpi di Lewy,
due malattie neurodegenerative (la seconda correlata all'Alzheimer). «Il farmaco ha prodotto un netto
miglioramento della funzione cognitiva e motoria in 11 di 12 pazienti che hanno completato il trial di sei
mesi. Ed è la prima volta che una terapia sembra invertire il declino in pazienti con queste patologie». Il
nilotinib agisce infatti sulle proteine sentinella delle nostre cellule, quelle che ci proteggono dall'intrusione di
acidi nucleici estranei, per esempio da Dna e Rna di batteri e virus. Nelle persone affette da malattie
neurodegenerative queste proteine non funzionano più. Il nilotinib le risveglia e queste tornano a lavorare
per eliminare le proteine tossiche che si accumulano nelle cellule nervose delle persone malate di
Parkinson. Quello del nilotinib non è un caso isolato. Con la Yale University il team di Moussa ha scoperto
anche che un principio attivo antitumorale è effcace contro l'Alzheimer. E, al momento, Moussa sta
testando un'altra trentina di principi attivi per un loro eventuale riposizionamento. «Per portare una nuova
molecola sul mercato l'industria farmaceutica deve in media investire 1,5 miliardi di dollari, per riposizionare
un vecchio farmaco bastano 500 milioni» dice. «Se potessimo rimettere le mani su tutti i farmaci utilizzati, le
cui composizioni chimiche sono conservate da decenni nelle banche dati delle industrie farma ceutiche,
circa il 40 per cento di essi troverebbero oggi un nuovo uso. Con benefcio per i pazienti, la ricerca scientifca
e l'industria». In America il National Institute of Health, l'istituto nazionale della sanità, dà impulso al drug
repositioning concedendo sgravi fscali alle industrie che aprono gli archivi. L'Europa su questo fronte è
invece indietro. Molto attivo è però il britannico Medical Research Council, l'agenzia nazionale di ricerca
farmaceutica, che ha di recente stretto un accordo con il National Center for Advancing Translational
Sciences americano. E delle potenzialità di questo nuovo accordo si parlerà il 1314 giugno a Berlino al 17
Annual Drug Discovery Summit 2016, dove verranno presentati 55 studi sulla nuova vita di vecchi farmaci.
GETTY IMAGESIMAGES
Foto: IN ALTO, INDUSTRIA FARMACEUTICA. QUI SOPRA CHARBEL MOUSSA , GEORGETOWN
UNIVERSITY: HA TESTATO L'EFFICACIA CONTRO IL PARKINSON DI UN FARMACO FIN QUI IN USO
PER LA LEUCEMIA
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 25/03/2016
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SCIENZE
25/03/2016
Pag. 27 N.1344 - 25 marzo 2016
UN UOMO ALL'ANGOLO
LUCA MORINO
Pergamo, antica città dell'Asia Minore che raggiunse il suo apice circa due secoli a.C.: da qui veniva
Galeno, medico e studioso che si formò e formulò le sue teorie grazie anche all'incarico presso la scuola
dei gladiatori. Chiamava le ferite "le finestre nel corpo". Poi si trasferì a Roma e divenne medico personale
di Marco Aurelio. La preparazione dei farmaci da parte del farmacista viene tuttora chiamata galenica.
Torino, via Garibaldi n. 24: il busto del grande Galeno appare all'ingresso della Farmacia Chimica Tullio
Bosio, fondata nel 1715 e attualmente incastonata tra negozi di abbigliamento anonimamente luccicanti.
Non c'è pietà per questa facciata monumentale che, in punta di piedi, a distanza di oltre duemila anni evoca
un personaggio e una simbologia difficilmente notati dai passanti. Tra il busto e la scritta Galenos in greco
si trova il caduceo, bastone con due serpenti attorcigliati che possono identificare, a seconda delle
interpretazioni, correnti di polarità del grande agente magico, la Luce Astrale, così come rappresentazione
fisica del bene e del male, equilibrio necessario in tutte le cose, energia solare e lunare, kundalini. Mentre
questo concentrato di sapere prende polvere due ragazzi, fermi di fronte alla farmacia, cercano di attaccar
bottone con le persone chiedendo - con fare abbastanza grossolano quale sia l'ultimo libro letto. Non
capisco dove vogliano arrivare perché tutti proseguono senza rispondere veramente, tranne una signora
che urla "l'oroscopo", andando. Tra queste folate di umanità sento involontariamente frammenti di discorsi,
parole sospese che non hanno senso ma un po' anche sì: mobilità, collocamento, non è il momento,
cocaina, abbiamo altri problemi, quando arrivano i soldi... Galeno, medico di gladiatori, ne ha sentite ben di
peggio.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 25/03/2016
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RUBRICHE
25/03/2016
Pag. 62 N.13 - 1 aprile 2016
diffusione:83565
tiratura:152443
HPV VACCINO GRATIS ANCHE PER LUI
Servìzio di Stefanìa Rattazzi.
Perche i maschi rischiano di più Come di recente sottolineato dall'Aiom, gli uomini sono 5 volte più a rischio
di contrarre l'Hpv rispetto alle donne. •< Quando si parla di Hpv, automaticamente si pensa al tumore del
collo dell'utero, ma in realtà questo virus può provocare altre forme tumorali che interessano anche gli
uomini. Il tumore del pene e dell'ano, ma anche quelli della testa e del collo (per esempio alla lingua, alla
gola, alla faringe, alla bocca eccetera)» dice il professor Carmine Pinto. Gli uomini, al contrario delle donne,
non seguono programmi di screening per identificare il virus e le lesioni pretumorali che provoca e proprio
per questo l'Hpv risulta particolarmente pericoloso nel sesso maschile. «Le donne eseguono, in genere,
con regolarità visite ginecologiche ed esami di controllo (come il Pap-test), che permettono di individuare e
curare prontamente le lesioni da Hpv prima che causino forme tumorali» dice l'esperto. Pericolo infertilità I
rischi dell'Hpv per gli uomini non riguardano solo i tumori: il virus può, infatti, favorire l'infertilità maschile.
«L'Hpv si può legare agli spermatozoi e rimanere sulla loro superficie, riducendone la motilità e, quindi, la
fertilità» spiega il professor Pinto. ^Come si previene La prevenzione del Papilloma virus può essere fatta
con successo dalle donne. Infatti, per individuare le infezioni croniche da Hpv o le lesioni pretumorali al
collo dell'utero, sono disponibili vari test (Pap-test, Hpv-Dna test che individua la presenza del virus,
colposcopia, che analizza i tessuti interessati durante una visita ginecologica). Negli uomini, invece, le
lesioni iniziali passano spesso inosservate. «Una buona igiene intima e frequenti controlli urologici possono
aiutare a prevenire il tumore del pene, così come evitare il fumo e rapporti non protetti con partner
sconosciuti. Anche per stare alla larga dai tumori di ano, bocca, testa e collo, è bene evitare i rapporti orali
e anali non protetti» dice l'esperto. // vaccino L'arma principale per prevenire il Papilloma virus è il vaccino,
disponibile già da una decina d'anni. «Ne esistono più tipi che hanno già dimostrato efficacia e sicurezza.
Uno di questi protegge dai ceppi 16 e 18, responsabili delle forme tumorali provocate dal virus. Un secondo
protegge dall'Hpvó, 11, 16 e 18, quindi dalle forme che provocano condilomi e tumori. Un terzo tipo, non
ancora disponibile in Italia, protegge da altri tipi di Papilloma virus, tra cui i più temuti» spiega l'esperto.
Come si esegue Tutti i tipi di vaccino contro il Papilloma virus vengono eseguiti con un'iniezione nella
spalla. «Il vaccino per il Papilloma virus contiene particelle microscopiche molto simili alla capsula del virus,
ma del tutto innocue. Con la vaccinazione queste particelle entrano nel corpo (non c'è però la parte attiva
del virus e, quindi, non ci sono pericoli di infezione) e il nostro sistema di difesa diventa così in grado di
riconoscere il virus ed eliminarlo prima che si diffonda» spiega il professor Pinto. Se il vaccino è eseguito
durante l'adolescenza (fino ai 14 anni per il bivalente e fino ai 13 anni per il quadrivalente) bastano due dosi
senza ulteriori richiami. Se, invece, ci si vaccina dopo questa età, occorrono 3 dosi, senza altri richiami. Per
le adolescenti e, in 8 Regioni italiane, anche per gli adolescenti maschi il vaccino è gratuito. Per gli adulti, in
molte Regioni il vaccino è offerto a un prezzo agevolato, nei centri vaccinali della Asl di appartenenza o altri
enti del Servizio sanitario. Vaccino bivalente (protegge dall'Hpv di tipo 16 e 18) Indicato nella prevenzione
di lesioni precancerose della vulva e della vagina e del cancro del collo dell'utero nelle femmine dai 9 anni
di età. Vaccino quadrivalente (protegge dall'Hpv di tipo 6,11,16 e 18) Indicato in entrambi i sessi dai 9 anni
di età per la prevenzione del tumore del collo dell'utero e dell'ano e delle lesioni genitali precancerose del
collo dell'utero, della vagina, della vulva e dell'ano e anche dei condilomi ano-genitali. Vaccino nonavalente
(protegge dall'Hpv di tipo 6,11,16,18,31,33, 45,52,58) È appena giunto il parere positivo del Comitato
europeo per i medicinali a uso umano (Chmp) dell'Agenzia europea per i medicinali {Ima) relativo alla
schedula a 2 dosi. Il vaccino sarà introdotto in Europa nel 2016 e 2017 sulla base delle autorizzazioni dei
singoli Paesi. E ora anche per i ragazzi over 12 Visti i dati sulla diffusione dell'Hpv nel sesso maschile,
alcune Regioni hanno deciso di iniziare a offrire gratuitamente il vaccino anche ai maschi di 12 anni. «Al
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 25/03/2016
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SALUTE / INFEZIONI
25/03/2016
Pag. 62 N.13 - 1 aprile 2016
diffusione:83565
tiratura:152443
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 25/03/2016
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momento il vaccino contro l'Hpv è gratuito per i ragazzina soltanto in Liguria, Puglia, Sicilia, Friuli Venezia
Giulia, Veneto, Calabria, Molise e in Sardegna nelle Asl di Sassari e Olbia. Proprio per sensibilizzare i
cittadini sull'importanza della prevenzione con il vaccino, l'Associazione italiana di oncologia medica (Aiom)
ha realizzato la prima guida al vaccino anti-Hpv» conclude l'esperto. Una iniziativa importante se si pensa
che la scarsa conoscenza dei rischi che l'Hpv comporta nel sesso forte rende i giovani particolarmente
vulnerabili.
L'Associazione italiana di oncologia medica ha messo a punto una guida informativa proprio su
questo virus, distribuita nei reparti di oncologia e nelle farmacie.
Con la consulenza del professor Carmine Pinto, presidente nazionale dell'Associazione italiana di
oncologia medica (Aiom).
PROFESSIONI
1 articolo
25/03/2016
Pag. 67 N.13 - 31 marzo 2016
diffusione:137909
tiratura:221180
Ho letto che da marzo sarà possibile avere la ricetta elettronica in tutte le regioni italiane. In che cosa
consiste? Gianluca, Salerno Al posto di compilare la ricetta cartacea, il dottore inserirà la richiesta tramite
computer su una banca dati indicando numero identificativo, codice fiscale del paziente, farmaco o l'esame
prescritto ed eventuali esenzioni. Il sistema informatico sarà visibile in automatico al farmacista che ci
consegnerà pillole o sciroppo.
PROFESSIONI - Rassegna Stampa 25/03/2016
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LA NUOVA RICETTA
PERSONAGGI
1 articolo
25/03/2016
Pag. 41
diffusione:33027
tiratura:41183
Farmacie e salute ruolo sempre più centrale
Fra i diversi attori della sanità italiana non ci sono dubbi: il ruolo affidato alle farmacie sarà sempre più
importante negli scenari futuri. La farmacia infatti da tempo non è più solo il luogo dove si va per acquistare
i farmaci, ma offre tutta una serie di servizi, che vanno dalla misurazione della pressione a diversi tipi di
analisi. Al farmacista ci si rivolge con fiducia anche per avere consigli e consulenze, per questo è
importante il ruolo di queste attività, soprattutto fuori dalle città, dove il farmacista si ritrova spesso a fare da
ponte fra il medico e il paziente.Ecco perché la categoria chiede a gran voce di rinnovare la convenzione
fra il Servizio sanitario nazionale e le farmacie.Troppe cose sono cambiate dall'ultimo accordo di categoria
scaduto nel '98. E per risparmiare tempo, la negoziazione potrebbe procedere di pari passo con quella dei
medici di famiglia, per il rinnovo del loro contratto. È quanto è stato concordato tra Federfarma e il
coordinatore della commissione Salute delle Regioni, Antonio Saitta, nell'incontro che si è svolto nei giorni
scorsi a Roma, su iniziativa dello stesso Saitta per fare il punto sul rinnovo della Convenzione: nel corso del
colloquio il sindacato titolari - rappresentato da Annarosa Racca, presidente e dal segretario nazionale,
Alfonso Misasi - ha consegnato all'assessore un documento (lo stesso già recapitato a suo tempo a
Massimo Garavaglia, presidente del Comitato di settore) con le proposte della Federazione in materia di
farmacia dei servizi, governance del farmaco e collaborazione medici-farmacie. «I titolari delle farmacie
stanno facendo grossi sforzi per la digitalizzazione» ha rimarcato in particolare la presidente Racca
«possiamo e potremo fare molto per il monitoraggio dell'appropriatezza e dei consumi».Saitta è sicuro che
il nuovo contratto dovrà tenere conto delle «profonde trasformazioni» che domanda di salute e Servizio
sanitario hanno subito nei vent'anni circa trascorsi dal 1998, da quando è scaduta l'ultima
Convenzione.«Dobbiamo prendere atto - ha detto - dei mutamenti che ha subito il mercato del farmaco
negli ultimi anni: mi riferisco allo sviluppo degli equivalenti, che di fatto hanno avviato un percorso
concorrenziale tra le aziende farmaceutiche, e più di recente alla comparsa di farmaci altamente innovativi
ma molto costosi».
PERSONAGGI - Rassegna Stampa 25/03/2016
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MOLTO È CAMBIATO DALL'ULTIMO ACCORDO CON IL SSN, ED È NECESSARIO TENERNE CONTO