CORRIEREFC_NAZIONALE_WEB(2015_01_11)
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Codice cliente: 8727381 CRONACHE Corriere della Sera Domenica 11 Gennaio 2015 25 A confronto Italia Francia Germania Finlandia Olanda Corea del Sud Orario settimanale: 27-30 ore (modulo) / 40 (tempo pieno) Giorni per settimana: 5 Giorni di lezione in un anno scolastico: 200 Orario settimanale: 24 ore (alle scuole primarie) Giorni per settimana: 5 Giorni di lezione in un anno scolastico: 180 Orario settimanale: 15-20 ore (alle scuole primarie) Giorni per settimana: 5 Giorni di lezione in un anno scolastico: 188 Orario settimanale: 19 ore (alle scuole primarie) Giorni per settimana: 5 Giorni di lezione in un anno scolastico: 190 Orario settimanale: 22 ore (alle scuole primarie) Giorni per settimana: 5 Giorni di lezione in un anno scolastico: 195 Orario settimanale: 20 ore (alle scuole primarie) Giorni per settimana: 5-6 Giorni di lezione in un anno scolastico: 220 Scolari come zombie, in aula troppo presto Il dibattito sugli orari delle lezioni in Usa e Inghilterra. Il pedagogo: «E per i più piccoli giornate lunghissime» C’è la campanella della scuola e ci sono i ritmi biologici dei nostri figli. Purtroppo, i due orologi non sono molto ben sincronizzati. Banalizzando: i bambini delle elementari rendono meglio al mattino, mentre i loro fratelli maggiori iniziano a carburare dopo. L’orario scolastico, però, non fa sconti. Per i più piccoli, nelle grandi città almeno, vige il tempo pieno: 8 ore al giorno, dalle 8 e mezza alle 4 e mezza. Escono che fuori inizia a fare buio. I ragazzini delle medie, invece, iniziano alle 8 in punto per poi sciropparsi 6 ore consecutive di lezione fino alle due. I due orologi appaiono inconciliabili. Da un lato il tempo imposto dalle esigenze della società, dall’altro quello dei nostri figli. Ma in realtà dei margini di manovra ci sono. E infatti attorno ai ritmi scolastici, dalla Francia agli Stati Uniti passando per la Gran Bretagna, impazza il dibattito. Anche politico. A Parigi l’ex ministro dell’Istruzione Vincent Peillon ha condotto tutta la sua battaglia contro la settimana scolastica di 24 ore in soli quattro giorni (le elementari fino all’anno scorso restavano chiuse il mercoledì) in nome dei bambini e dei loro bisogni. Spiega Claire Leconte, professore emerito di Pedagogia a Lille: «Io lavoro molto sui laboratori del sonno e dell’apprendimento e, in base alle mie ricerche, posso dire che è proprio il mattino il momento in cui i bambini sono più disponibili a imparare. Il pomeriggio, invece, dovrebbe essere destinato solo ad attività light». Raffaele Mantegazza, docente di Pedagogia generale all’università Bicocca, è d’accordo con lei: «I bambini a scuola ci stanno troppo. Basta con la scuola usata come un deposito, un magazzino. Il tempo pieno non risponde a esigenze pedagogiche ma sociali: non è pensato per i figli ma per i genitori». E poi, dice Mantegazza, l’orario è troppo spezzettato. Un punto su cui conviene anche Alessandro Antonietti, docente di Psicolo- Inchiesta a Torino Mille tonnellate di amianto importate dall’India Giallo sulla destinazione Dal 1992 in Italia è vietato usare amianto (asbesto), importarlo ed esportarlo. E laddove presente c’è l’obbligo di bonifica. L’amianto è una «bomba a tempo» per la salute di chi vi deve convivere, soprattutto respirandolo. È tra le cause più subdole di tumori professionali finora incurabili: il mesotelioma pleurico e il carcinoma polmonare. Tant’è che nel «ricco» Occidente è stato vietato quasi ovunque a partire dagli anni ‘80. Ma vi sono Paesi, la maggior parte in Africa e in Oriente, che lo usano ancora. Tra questi l’India, che lo importa da Russia, Brasile, Canada, Kazakistan, Cina. Ma lo esporta Il logo del sito governativo indiano anche, sotto forma di manufatti. Dove? Basta entrare nel sito dell’ufficio governativo delle risorse minerarie (Indian bureau of mines: www.ibm.gov.in) e leggere il rapporto (Indian minerals Yearbook) del 2012. Alla voce asbesto si trovano Paesi da cui importa e Paesi a cui esporta. Sorpresa. Nel 2011-2012 è stata l’Italia il massimo importatore di manufatti all’amianto dall’India: 1.040 tonnellate su un totale generale di 1.296. Le altre Nazioni: Nepal (124 tonnellate), Nigeria (38), Kenya (28), Ghana (15), Camerun... Tutti Paesi africani, in via di sviluppo. Ma come mai c’è l’Italia? Il pubbli- co ministero di Torino Raffaele Guariniello, sempre in prima linea nelle battaglie contro l’amianto, visto il documento indiano ha aperto un’inchiesta e interpellato l’Agenzia italiana delle dogane. Tutto confermato. Di più: le importazioni sono continuate nel 2013 e nel 2014. Una decina le aziende importatrici. I carabinieri del Nas sono già all’opera. Alcune di esse lavorano nel settore auto. Perché queste importazioni? Violando la legge del 1992 che vieta l’estrazione e la lavorazione dell’amianto sul territorio nazionale, ma anche la sua importazione ed esportazione. Con deroghe per l’importazione, su richiesta, previste solo fino al 2000. La pena: una sanzione (art. 1 della legge 57/1992) di 25 mila euro. A proposito di cifre, sul documento indiano si parla di 1.040 tonnellate per un valore di 1.850 rupie (circa 23 mila euro) a unità. Se per unità si intende una tonnellata, il valore totale sarebbe di quasi 25 milioni di euro. Ma su questo punto la Procura deve ancora chiarire. Le aziende italiane, secondo le prime informazioni acquisite dai Nas, avrebbero importato dall’India solo amianto sotto forma di guarnizioni per freni e frizioni, lastre e pannelli in fibrocemento. E sembra che lo riutilizzino per produrre materiale analogo. Destinato a chi? Mario Pappagallo @Mariopaps © RIPRODUZIONE RISERVATA gia generale alla Cattolica di Milano: «Una volta c’era un solo maestro per quattro ore, quattro ore e mezza. Adesso invece, ci sono diverse figure che si alternano: finita un’attività ne inizia subito un’altra e i bambini non hanno il tempo per digerire le informazioni ricevute». E i ragazzi? «Il loro orario è spostato in avanti di un’ora e mezza — spiega ancora Leconte —. Vanno a letto tardi (complice anche il fatto che restano L’esperto Basta usare la scuola come deposito. Ci si sta troppo attaccati al web, ndr) e avrebbero bisogno di dormire di più al mattino. La maggior parte dei nostri ragazzi è vittima di una mancanza di sonno cronica. La mattina arrivano a scuola completamente zombizzati». L’American Academy of Pediatrics ha pubblicato un documento ufficiale in cui chiede di non far cominciare la scuola prima delle 8 e mezza, mentre l’Università di Oxford ha promosso una sperimentazione su 30 mila studenti che li vede en- trare in classe alle dieci. Il professor Antonietti è scettico: «Così finirà che andranno a letto anche molto più tardi». Mantegazza, pragmaticamente, propone di tornare a un orario disteso su sei giorni, come accade ancora in provincia, mentre a Milano e Roma le scuole medie e anche alcune superiori restano chiuse al sabato per risparmiare sulle bollette di luce e gas. Orsola Riva © RIPRODUZIONE RISERVATA Su Corriere.it Consulta lo speciale del Canale Scuola sulle iscrizioni online alle Primarie e Secondarie che partiranno dal 15 gennaio Tutte le notizie su corriere.it/scuola