Colto e popolare, ironico e sofisticato Lo sguardo di Umberto

Transcript

Colto e popolare, ironico e sofisticato Lo sguardo di Umberto
Codice cliente: 8727381
42
CULTURA
Giovedì 10 Marzo 2016 Corriere della Sera
#
Le iniziative del Corriere
La collana Dal «Pendolo di Foucault» al «Diario minimo»: i romanzi e i saggi del semiologo in edicola da sabato 12
Colto e popolare, ironico e sofisticato
Lo sguardo di Umberto Eco sulla storia
Il Medioevo fantastico, il Rinascimento iniziatico, il passato come reperto
L’approccio (postmoderno) di un intellettuale che amava simboli e citazioni
Il piano dell’opera
di Pierluigi Panza
S
ebbene Umberto Eco
non sia completamente
iscrivibile nella Postmodernità, in quanto nasce
come semiologo strutturalista, lo sono la sua opera letteraria, in parte quella saggistica
e la sua passione da bibliofilo.
E poiché la Postmodernità, nata nel ’79 con La condizione
postmoderna di Jean-François
Lyotard, si è interrotta con la
crisi del 2008, come ha scritto
Carlo Bordoni su «la Lettura»
(2 agosto 2015), possiamo inquadrare la produzione di Eco
in questo arco di tempo.
Cosa sia stata la Postmodernità è noto: rottura nella fiducia per il Moderno, uso del
passato come reperto, piacere
per la citazione, mix di colto e
popolare, costruzione di «simulacri» (Baudrillard), adesione all’Ermeneutica con dosi
di Relativismo... Sono aspetti
che si ritrovano nei romanzi di
Eco a partire da Il nome della
rosa (1980), il più rappresentativo, ricco di citazioni, leggibile su più livelli, mix di sofisti-
Insegnamenti
Dalla scuola di Warburg
eredita il culto per
la lettura iconologica
delle immagini
cazione e gothic romance.
Sin dal 1983, quando scrisse
Postille a Il nome della rosa
(Bompiani), Eco appare consapevole di esser parte della
svolta Postmoderna: «Arriva il
momento che l’Avanguardia
(il Moderno) non può più andare oltre — scrive —, perché
ha ormai prodotto un metalinguaggio che parla dei suoi impossibili testi (l’arte concettuale). La risposta postmoderna
consiste nel riconoscere che il
passato (...) deve essere rivisitato: con ironia, in modo non
innocente».
La perdita dell’innocenza
nello sguardo sul passato, che
Les Annales e l’Ermeneutica
hanno contribuito a puntellare, ha caratterizzato lo sguardo
di Eco su momenti e personaggi della storia che si piegavano al gioco colto, alla decontestualizzazione, alla «logica
del travisamento» (Bloom). In
particolare, al Medioevo e alla
cultura ermetica del Rinascimento; solo la sua tesi di laurea (uscita nel 1956) su Il problema estetico in Tommaso
d’Aquino (discussa con Luigi
Pareyson) si discosta da ciò.
Nella collana Bompiani dedicata a «Il Pensiero Occidentale», diretta dal rimpianto
Giovanni Reale, gli Scritti sul
pensiero medievale di Eco sono 1.332 pagine di testi che,
partendo dal ’56 giungono alla
«Intervista (immaginaria) a
Tommaso d’Aquino» per il
«Corriere della Sera» (21 ottobre 2010). In Eco, il Medioevo
si sposa con Rinascimento e
Barocco nella sotterranea dimensione dell’Anticlassicismo esplorata da grandi studiosi del ’900, da Jurgis Baltrušaitis (Il Medioevo fantastico, Adelphi, 1973) a Eugenio
Battisti (L’Antirinascimento,
Feltrinelli, 1962), Rudolf Wittkower (Allegoria e migrazione dei simboli, Einaudi, 1987) e
tutta la scuola di Warburg, dalla quale Eco eredita il culto per
la lettura iconologica delle immagini. E quali sono le icone
che attraggono il nostro Guglielmo da Baskerville? Sono
quelle del Medioevo e Rinascimento sapienziale e iniziatico,
filone nel quale ha preso forma, in modo iconograficamente stabile, il culto per la
«Prisca sapientia». Come
scrisse lo stesso Eco nel 1985
(Sugli specchi e altri saggi,
Bompiani), questo filone è il
luogo in cui «ha preso forma il
culto del misticismo ebraico e
arabo, e della gnosi. È il Medioevo sincretistico che vede
nella leggenda del Graal, nella
vicenda storica dei Cavalieri
del Tempio e da questi, attraverso la affabulazione alchemica, gli Illuminati di Baviera,
sino all’attuale massoneria, il
dipanarsi di una sola e continua storia iniziatica. Acritico e
antifilologico, questo Medioevo vive di allusioni e di illusioni, riesce sempre e mirabilmente a decifrare, ovunque e
con qualsiasi pretesto, lo stesso messaggio. Fortunatamente, per noi e per gli adepti, il
messaggio è andato perduto,
ciò che rende l’iniziazione un
processo senza fine... Mistico
e sincretistico, esso voracemente ascrive alla propria storia intemporale tutto ciò che
non può essere né provato né
falsificato». Da qui le critiche
dei filologi, la «stroncatura»
di Cesare Segre («Corriere della Sera», 7 aprile 2010) di Il
Medioevo. Cattedrali Cavalieri Città (a cura di Eco, EncycloMedia Publishers), gli attacchi
da sinistra e da destra per il so-
Studioso
In alto: una scena d’amore
nel campo di grano, miniatura
tratta da Libro d’Ore (XV secolo),
Bibliothèque nationale
de France, Parigi. Qui sopra:
Umberto Eco (1932-2016)
vrapporsi dei piani saggistico
e letterario, quest’ultimo non
abbastanza engagé o lontano
dalla Lebenswelt.
Con il passare degli anni
credo che Eco abbia maturato
una compulsiva ossessione
verso i libri che contenevano
illustrazioni di simboli sapienziali sino a farli diventare la
sua Via del Rifugio che conduceva dalla parte opposta rispetto ai comportamenti sociali contemporanei, anche alla «idiota» fascinazione per il
digitale. Anzi, in un magistrale
articolo («la Repubblica», 27
giugno 2013) mostrò come il
celebrato metodo di Wikileaks
fosse già compreso nella cultura rosacrociana.
L’ultimo ricordo che ho di
Eco è alla presentazione della
mostra Da Brera alle Piramidi
alla Biblioteca Braidense nel
febbraio di un anno fa. La
inaugurò con un incontro sui
geroglifici di Athanasius Kircher. Ovviamente falsi.
1
12 marzo 2016
Il nome della rosa
2
19 marzo
Il pendolo di Foucault
3
26 marzo
L’isola del giorno prima
4
2 aprile
Diario minimo
5
9 aprile
Apocalittici e integrati
6
16 aprile
Baudolino
7
23 aprile
Sei passeggiate
nei boschi narrativi
8
30 aprile
Il costume di casa
9
7 maggio
Il cimitero di Praga
10
14 maggio
Lector in fabula
Seguiranno
altri titoli
Sulla letteratura
Numero Zero
Il secondo diario minimo
La bustina di Minerva
La misteriosa fiamma
della regina Loana
Costruire il nemico
e altri scritti occasionali
Cinque scritti morali
Opera aperta
Tra menzogna e ironia
Dall’albero al labirinto
Sette anni di desiderio
Come si fa una tesi di laurea
Dire quasi la stessa cosa
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera
Il primo volume in uscita: «Il nome della rosa»
L’avventura di Guglielmo da Baskerville tra gli amati libri
C
on la prima opera narrativa del
grande semiologo e scrittore
scomparso il 19 febbraio, si apre una
nuova iniziativa editoriale del «Corriere
della Sera», la collana intitolata «Umberto
Eco. Romanzi e saggi», realizzata in
collaborazione con Bompiani. Sarà
l’occasione per scoprire o rileggere alcune
delle opere più note di Eco (1932-2016),
proprio a partire dal suo romanzo più
celebre nel mondo, Il nome della rosa, che
sarà in edicola da sabato 12 marzo (ciascun
volume in vendita al prezzo di e 9,90 più il
costo del quotidiano). Dopo il bestseller
che ha venduto 30 milioni di copie da
quando uscì nel 1981, e che ha segnato
un’epoca nella letteratura italiana, la
collana prosegue offrendo alcuni dei titoli
più significativi di Umberto Eco sia in
ambito narrativo, con Il pendolo di
Foucault in edicola il 19 marzo e L’isola del
giorno prima (nella nuova edizione) in
vendita il 26 marzo, sia con una nutrita
serie di testi saggistici, che rendono conto
della varietà e della profondità degli
interessi dell’intellettuale. Una lucidità di
analisi che afferisce alla semiotica, alla
letteratura, alla storia del pensiero,
all’estetica, e che esercita la propria
capacità di lettura sul costume, sul
quotidiano, sull’attualità, sul fenomeno
pop. Sono presenti nella collana ad
esempio storici saggi come Diario
minimo, che contiene il famoso
Fenomenologia di Mike Bongiorno (in
edicola dal 2 aprile), e il fondamentale
Apocalittici e integrati sulla cultura di
massa in tutti i suoi elementi, letteratura,
pubblicità, mass-media, in cui si
enunciano questioni e conflitti tuttora vivi
dell’industria culturale (in edicola dal 9
aprile). E poi il saggio Come si fa una tesi
di laurea, l’ultimo romanzo Numero zero,
e così via. Insomma un ritratto il più
possibile a tutto tondo di un pensiero
intellettuale dalla ricchezza inesauribile.
Ida Bozzi
© RIPRODUZIONE RISERVATA