siamo persone e non ideologie!

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siamo persone e non ideologie!
Gli Stornelli del Manzoni
Editoriale
Cari lettori
Cari fedeli lettori,
scrivo a voi per annunciarvi l’AGISCO, un nome, un progetto, un’idea, nato dalla volontà
di riunire i migliori elementi delle migliori redazioni dei migliori giornalini delle scuole
milanesi, per costruire insieme, unendo i pregi di tutti. Carducci, Berchet, Volta, Parini e
Manzoni hanno già risposto all’appello ma chiunque avesse contatti con altre redazioni
farebbe un grande favore a tutti noi se ci informasse al riguardo. Se volete contribuire
dal punto di vista degli articoli non avete che da mandare tutto alla nostra redazione, a
mano, alla casella blu, alla casella virtuale [email protected]. Gli argomenti che più
interessano sono: l’Italia come la vorremmo noi, politica all’interno delle scuole, il sabato
sera, dietro i banchi, libri film & cultura, vignette e fumetti. Contattateci se vi servono
chiarimenti
Io AGISCO, e tu?
Ciappo
Sommario
3 - Prima Pagina
8 - Agisco
6- Politica
10 - Attualità
13 - Visto per Voi
14 - Maggika Miusika
15 - Lettere
16 - Scuola
17 - Dialoghi & Racconti
19 - Poesie
22 - Acchiappasogni
II
Gli Stornelli del Manzoni
Prima Pagina
Il Governo di Prodi,
La vittoria di Berlusconi
di Davide Canzano Vª B
Il 9 e 10 Aprile si sono tenute le elezioni politiche per l’elezione
del nuovo parlamento e di conseguenza per la scelta del nuovo
governo. Il risultato di queste elezioni è stato quanto mai sul
filo del rasoio in quanto si è vista prevalere di soli ventiquattro
mila voti la coalizione di centro-sinistra alla Camera, coalizione
che ha ottenuto la maggioranza anche al Senato solo grazie
ai voti degli italiani all’estero. Prima di passare alla mia
riflessione vorrei solo fugare ogni dubbio sulla irregolarità del
voto. Il governo di Romano Prodi, infatti, avrà ogni diritto ad
esistere e a governare sia perché la legge elettorale VOLUTA
DA BERLUSCONI ha assegnato ai vincitori un ampio premio
di maggioranza, ma soprattutto perché il risultato è stato
certificato dal Ministero dell’Interno presieduto da Pisanu
(Forza Italia), dai vari uffici elettorali delle procure (i cui
procuratori sono scelti proprio da Pisanu) e infine dalla suprema
corte italiana, la Corte di Cassazione. Prima di chiudere questa
parentesi vorrei anche ricordare che proprio Bush nel 2000
vinse le elezioni presidenziali per 300 voti in uno stato (che gli
assegnarono la maggioranza in parlamento) benché la totalità
dei voti popolari di tutti gli stati fossero a favore del candidato
democratico Al Gore.
Nonostante la vittoria elettorale di Prodi, però, è chiaro che il
vincitore morale di queste elezioni è proprio Berlusconi.
Quest’uomo , dopo cinque anni di malgoverno, dopo aver
approvato decine di leggi che gli hanno permesso di essere
scagionato dai suoi processi per corruzione, dopo aver tentato di
aiutare Dell’Utri (condannato a 9 anni ma ugualmente candidato
ed eletto in Lombardia in Fi) a far cadere in prescrizione il suo
processo per mafia, dopo aver operato un’epurazione in rai di
tutti i giornalisti a lui scomodi, dopo aver candidato nelle liste
del suo partito fascisti del calibro di Romagnoli, dopo tutte le
scellerate riforme, dopo aver fatto promesse irrealizzabili, dopo
aver screditato l’Italia agli occhi degli altri paesi, dopo aver
cercato di distruggere la nostra Costituzione, bene dopo tutto
questo e molto altro ancora il suo partito ha ottenuto il 23%
confermandosi il primo partito italiano!
La storia del signor B. è la storia di un uomo che, attraverso
appoggi misteriosi e soldi guadagnati attraverso falsi e
finanziamenti poco chiari, è riuscito a scalare il potere,
governare per cinque anni in modo disastroso, creare attraverso
il controllo del 90% dell’informazione televisiva un consenso
senza precedenti… ma la sua opera più drammaticamente
riuscita è stata quella di rimontare lo svantaggio accumulato
in questi anni nei confronti della sinistra diffondendo la
paura del ritorno dei comunisti, invadendo gli schermi
televisivi, ignorando la par-condicio, cercando di calpestare le
regole democratiche e conducendo una campagna elettorale
nel segno delle divisioni (con o contro di lui, dividendo il
popolo di Confindustria, comunisti o anticomunisti, coglioni
o intelligenti). Ora dopo aver invano sperato che una netta
maggioranza degli elettori avessero deciso di voltare pagina
una volta per tutte, non resta che constatare che milioni e
milioni di Italiani gli hanno creduto ancora una volta, che
milioni di Italiani non sono stati così “coglioni da votare contro
i loro interessi” e che se non fosse per quello 0,06%, ci sarebbe
ancora lui al governo.
Questa del centrosinistra è ahimè una vittoria al sapore di
sconfitta.
Gli Stornelli del Manzoni
Agisco
Ecco, di seguito, il primo passo del progetto AGISCO spiegato nell’editoriale.
Abbiamo pensato di iniziare condividendo una breve descrizione della propria scuola.
I testi che leggerete sono pubblicati allo stesso modo sui numeri
di maggio del Giornalotto (Liceo Volta), della Finestra sul cortile (Liceo Carducci)
e del Flogisto (Liceo Berchet). Speriamo che l’idea di allargare le nostre conoscenze
e la diffusione dei nostri articoli vi piaccia, e che questa iniziativa sia
uno stimolo per cominciare un lungo confronto tra le scuole di Milano.
Uno sguardo al Liceo Manzoni di Lorenzo Casullo
Il Liceo Classico Manzoni si trova in Via Orazio e ha circa 850studenti, numero in costante ascesa. Già, sempre più ragazzi e ragazze decidono di
iscriversi nella nostra scuola. Di certo è una tendenza in generale aumento, quella dell’iscrizione ai Licei, ma perché scegliere proprio il Manzoni?
Non per una particolare offerta formativa, uguale a quella degli altri Classici e che Elettra descrive bene nel suo articolo.
Probabilmente per la fama di scuola politicamente impegnata e attiva. Fama non ingiustificata, visto che, ormai da molti anni, al Manzoni
si organizza l’occupazione, oltre a molte assemblee d’istituto e conferenze pomeridiane. Il Collettivo Politico ha l’egemonia in questo campo,
confermata dalle vittorie alle elezioni per il Consiglio d’Istituto, che dà una forte connotazione politica alla scuola. Tuttavia non mancano le
critiche e le proposte alternative (il “pensiero unico” non alberga al Manzoni), aumentate negli ultimi anni, che hanno portato novità politiche
e culturali. Tra queste novità, la principale è “Gli Stornelli del Manzoni”, il giornale che, da due anni, offre a tutti - alunni e professori - uno
spazio mensile di confronto e di espressione. Sfogliando le sue pagine, si possono scoprire le opinioni, i sogni e tanto altro degli studenti del
Manzoni, liberi di partecipare alla sua realizzazione o di pubblicarvi un loro scritto. Parlando di partecipazione, però, si tocca un tasto negativo
della nostra scuola: le attività alternative sono molte, ma non altrettante le persone che vi prendono parte: disinteresse? scetticismo? mancanza
di informazione? Chissà…
Che cos’altro caratterizza la nostra scuola? I corsi di cinema e di teatro - con i ragazzi che li frequentano sempre impegnati in rappresentazioni
dei classici nel teatro dell’aula magna, a maggio - i tornei di pallavolo e di calcetto. Poi ci sono persone come Gianni, ufficialmente tecnico ma in
pratica factotum che risolve ogni tipo di problema nella struttura, o Franchina, la commessa sempre informata su tutto e pronta ad aiutarci, che
fanno un lavoro fondamentale anche se meno visibile.
Se volete scoprire qualcosa di più, venite a trovarci nel catartico momento dell’uscita, ma fate attenzione a non farvi insultare dagli automobilisti e
soprattutto a non farvi investire…purtroppo abbiamo solo uno stretto marciapiede intorno all’edificio e questo è un problema, forse il più grande,
del Liceo Classico Manzoni.
★★★
Il Berchet di Francesco Sala
Il liceo Berchet si erge maestoso in quel della Commenda, fondato nel 1911 e dedicato ad onore di un non notissimo personaggio della letterature
italiana dell ‘800, nonché eroe risorgimentale.
Vanta tra le sue glorie numerose lapidi all’interno dell’atrio e del cortile, le quali ricordano alle generazioni future l’eroismo dei tempi che furono;
tra cui spicca quella dell’arcigno primo preside della scuola. Ha inoltre una delle biblioteca scolastiche più grandi della regione con oltre 13.000
volumi, e si fregia anche di uno dei migliori siti dedicati ad una scuola e anche di un record di presenze nell’anno 2002-2003 che hanno superato
le 1300 unità.
Tutte queste fastose glorie hanno spinto più di 5 anni fa una band uscente dell’ultimo anno a comporre un inno per celebrare debitamente le glorie
di questa scuola, che mi è stato presentato quand’io m’iscrissi; inno che grazie al cielo è stato sepolto nelle nebbie dell’oblio…
Il Flogisto, del quale io sono caporedattore, non può vantare ahimè, né cotanta gloria né prestigio.
Esso fu fondato, dopo due tentativi falliti, come giornale del collettivo 3 anni fa dal carismatico Rocco Polin, poi passo nelle mani di Andrea
Parapini, e infine nelle mie anche se l’ordinamento assolutistico che ha caratterizzato la sua redazione sembra tirare le sue ultime ore.
Per dovere di cronaca non può vantarsi nemmeno di essere l’unico giornale dell’istituto (seppur può dirsi il più attivo) dato che ne esistono
altri due.
Tuttavia la redazione quest’anno si è allargata e stabilizzata (rispetto all’oligarchia precedente) e può dirsi sicura di mantenere in vita il giornale
per i prossimi anni a venire.
Gli Stornelli del Manzoni
Agisco
Il solitario Carducci, ovvero dell’isolamento del liceo classico di Elettra Capisani
Quando, ormai cinque anni fa, mi destreggiavo tra i mille open day apparentemente indispensabili alla scelta del futuro luogo di studio, tutti i licei
classici venivano sponsorizzati allo stesso modo: questa tipologia di scuola apre la mente e sviluppa la capacità di ragionamento, forma cittadini
acculturati e consapevoli, spalanca le porte della conoscenza e conseguentemente della coscienza critica – oggi indispensabile per comprendere
questo complesso mondo. Addirittura, in un opuscolo di cui si dotavano i visitatori del mio attuale istituto, si affermava “il concetto della cultura
come possesso profondo dell’individuo, deposito dei suoi valori, fonte di una disciplina in grado di produrre frutti in ogni ambito professionale”.
Tuttavia, dopo circa 1000 giorni passati sui banchi di scuola, capisco che le succitate frasi erano solo modi di dire, come tali privi di sostanziale
significato: dalla quarta ginnasio fin alla terza liceo, quel che ai professori interessa è esclusivamente il tuo prendere bene appunti, saper esporre con
proprietà di linguaggio e riassumere i concetti principali. Conseguentemente, il cosiddetto bagaglio culturale si trasforma in sterile nozionistica,
inutile tanto nella realtà quotidiana – qualcuno ci chiederà mai chi è l’Anonimo del Sublime? – quanto in quella scolastica – visto che il tutto è
dimenticato dopo il momento di verifica.
Con stimoli quali dibattiti sull’attualità in classe, assemblee plenarie serie, confronti continui con compagni o professori, la scuola dovrebbe aiutare
ed incoraggiare la prassi dell’interiorizzazione delle conoscenze in quanto arricchimento personale, dell’interesse per l’attualità, interpretata
attraverso gli strumenti forniti dalla scuola, della lettura tra le righe di processi storici in realtà ancora modernissimi, e invece tutto questo è
lasciato alla libera iniziativa. Addirittura, quelle rare volte che ciò avviene – vuoi per un retroterra famigliare particolarmente “fecondo”, vuoi
per personale spirito di sacrificio – l’imperfetta istituzione non solo non lo riconosce, perché il sapersi orientare tra competenze e mondo reale
non rientra nei parametri con cui giudicare, ma nemmeno favorisce la diffusione delle idee così faticosamente partorite – che rimangono dunque
personali e acerbe, prive di quelle critiche (costruttive) necessarie al loro arricchimento o evoluzione.
Il liceo classico è già un’ottima scuola, ma potrebbe esserlo di più, se solo si sforzasse di non ripiegarsi su di sé, estraniarsi dal mondo, indietreggiare
di fronte all’attualità – come di fatto accade al Carducci, perché se è vero che la sua attenzione dev’essere rivolta (come d’altronde dice il nome) al
mondo antico, è anche vero che questo serve a comprendere la realtà in cui viviamo.
★★★
Il Volta di Marco Fasola
Il Volta è un edificio labirintico e tortuoso, che si snoda su sei piani (senza contare gli ammezzati) in lunghi corridoi e scale faticose. Nonostante
l’aspetto poco brillante dell’edificio, nasconde nelle sue classi una popolazione di studenti tra le più interessanti che conosca: gente capace di
trascorrere le notti sui libri come di passare giorni e giorni senza toccarne uno.
Lo “Scientifico” inciso nella lunga sigla di metallo affissa sulla facciata della scuola non deve ingannare: le materie umanistiche si studiano, e
anche parecchio.
Questo Liceo scapestrato vanta un grande passato di manifestazioni e proteste studentesche, e soprattutto, dal 1980 fino a pochi anni fa, un
grande Preside: il Professor Ferdinando Giordano, il quale seppe dare al Liceo un enorme impulso e lo portò ad ottenere il famoso “bollino blu”,
la certificazione di qualità, della quale ancora oggi gli insegnanti ci ricordano l’importanza. Tre anni fa, la sua morte improvvisa ed inaspettata
sconvolse l’anima del Liceo.
Oggi, a quasi tre anni da quel lontano pomeriggio di maggio, le iniziative sono ancora vive. Dal Comitato Studentesco, proprio nel 2003, è nata
una nuova forma di attività studentesca: l’”Ataldì”, acronimo di ATtività DIdattica ALternativa (l’edizione 2006 si è conclusa pochi giorni fa).
Si tratta di un periodo di più giorni completamente gestito dagli studenti, sia per i contenuti che per l’organizzazione, in cui chiunque ha la
possibilità di organizzare un gruppo di lavoro sull’argomento che desidera, invitando se vuole un “esperto” esterno alla scuola per approfondire
il tema. Infine, ad allietare le ore di filosofia e matematica, c’è il Giornalotto, mensile di opinioni, informazione e deliri di giovani menti milanesi
alle prese con il mondo: le sue pagine, com’è giusto che sia, sono dedicate al Professor Giordano.
Il Volta è così: una scuola palpitante, piena di potenzialità (anche se molte spesso non vengono sfruttate appieno); un luogo dove se vuoi, se ti
impegni, le tue idee trovano lo spazio per crescere. Un Liceo dove di occasioni ce ne sono molte, e spetta solo a chi lo frequenta saperle cogliere.
Gli Stornelli del Manzoni
Politica
…solo un coglione…
di Perfetti Nicolò IIª B
Sono a casa e sto faticosamente
tentando di scrollarmi di dosso un
senso di opprimente svogliatezza
dovuta all’enorme quantità di tempo
libero che per il ponte del 24-25 aprile
ci è stato concesso. Ventiquattro o
meglio 25 aprile, quello che è stato
scelto come il girono simbolo della
liberazione dai regimi nazi-fascisti. Il
giorno della liberazione che di fatto
ha sancito la nascita della repubblica
italiana, dovrebbe essere non solo un
momento di ricordo ma soprattutto
un momento di unità, la stessa che ha
avuto il popolo nostrano nel plaudire
alla Liberazione del ’45. Ma qualcuno
pare non aver capito, ancora oggi,
cosa significhi la parola Unità, parola
che magari ha la stessa radice della
coalizione per cui ha votato. Ma non
mi voglio addentrare nei meandri della
disputa politica, semplicemente voglio
spiegarvi il motivo che mi ha spinto a
buttare giù queste quattro righe.
Proprio oggi 25 aprile in varie piazze
italiane, Roma, Milano, ecc. si sono
tenute varie manifestazioni appunto
per ricordare il giorno della liberazione,
ma ora giungo al punto che più mi
interessa: ciò che mi ha colpito, e
sinceramente disgustato, è stato il fatto
che alcuni esponenti, vedesi esponenti
leggesi Rutelli, hanno dichiarato che
persone come Berlusconi o quelli che
hanno lavorato con lui nel governo di
centrodestra non sarebbero meritevoli
di partecipare a manifestazioni contro
i regimi o PRO liberazione in quanto
essi stessi ICONE di privazioni o
restrizioni alla libertà. Io ritengo che
il voto, quale per altro ha permesso al
centrosinistra di salire al governo, sia
la Massima espressione della libertà
di ogni individuo nel particolare e di
ogni stato in generale. E a quanto pare
il popolo italiano questo diritto lo ha
esercitato più che pienamente. Ma
quel che è più grave è che purtroppo
non solo esponenti del mondo
politico si lascino andare a queste
INTELLIGENTISSIME dichiarazioni,
ma ancor meglio alcuni manifestanti si
sono resi protagonisti di contestazioni
nei confronti di Letizia Moratti e di
suo padre che pure erano presenti
per manifestare in ricordo della
liberazione e non certo per essere presi
come bersagli, fortunatamente solo di
cori, sfottò e parolacce. Ora mi chiedo:
la manifestazione era prerogativa di
qualche gruppo politico particolare?
Ed ancora, cosa diavolo centra lo
slogan: “SCUOLA PUBBLICA PER
TUTTI” durante una manifestazione
per il 25 APRILE? E poi: perché il
padre della Moratti, ultrasettantenne,
in carrozzina, vittima esso stesso del
regime fascista deve essere fischiato?
Ed ora odiatemi tutti se ridendo
scrivo che chi fischia, fomenta il
rancore,
coglie
l’occasione
per
strumentalizzare una manifestazione,
non solo è un CRETINO come direbbe
il prof. Gianazza, ma è anche un
COGLIONE…..
★★★
La replica
di Ciappo
Certe volte pare che anche dei fatti
all’apparenza banali possano essere
ingigantiti e letti in modo tale da
distorcerli completamente. 25 aprile,
la Moratti è in corte e viene fischiata.
E allora? Non è certo per la sua
partecipazione che la cara Letizia è così
amata, ma molto più probabilmente è
a causa della sua meravigliosa riforma
della scuola che qualcheduno si è sentito
in dovere di manifestarle i propri pensieri
e il proprio disappunto in maniera più
o meno accalorata. Bisogna invece
indignarsi quando per difendere l’ex
ministro della“pubblica”istruzione viene
tirato in ballo il povero papino invalido
a cui penso nessuno abbia granché
da rimproverare, salvo il fatto di aver
generato un tale disastro in gonnella,
o che si citi la famigerata Unione per
qualsiasi cosa succeda in manifestazioni
e cortei per fare della mera demagogia
propagandistica. Penso anche che la
Moratti, adulta vaccinata, non si ritirerà
in camera sua a piangere se qualcuno
le ha rivolto qualche colorito epiteto, e
non si può nemmeno biasimare chi lo ha
fatto perché si tratta di legittima difesa:
lei ha insultato gli italiani ritenendoci
troppo RINCOGLIONITI per accorgerci
della sua opera distruttrice, gli italiani
rispondono a tono.
Direi che è tutto; se volete replicare però
non scrivetemi che la democrazia (inizio
a provare la nausea quando sento questa
parola) si basa sul rispetto delle idee
degli altri: uno stato è libero quando
le opinioni si scontrano, quando si
possono passare delle ora a litigare con
gli amici e i nemici; discutere con chi la
pensa diversamente è come mangiare:
qualcosa dell’altro si scarta, qualcosa
si accetta, qualcosa si metabolizza e si
riutilizza.
Non vorrei mai vivere nello stato di un
ipotetico Grande Fratello (mi riferisco a
Orwell); la libertà non è solo rispettare,
la libertà è confrontare.
Gli Stornelli del Manzoni
Politica
Che fare? (solouncretino 6)
del professor Giampiero Gianazza
1) Chi ha vinto?
In un sistema elettorale maggioritario o
con premio di maggioranza non c’è niente
di straordinario né di scandaloso se una
delle parti vince per una manciata di voti.
E ciò è avvenuto spesso in paesi di antica
tradizione democratica senza creare
uno scandalo. Talvolta addirittura (negli
Stati Uniti, ma anche in Francia o in
Inghilterra) si è dato il caso di situazioni
in cui l’esecutivo e il parlamento, o anche
i due rami del parlamento, hanno avuto
orientamenti contrapposti a causa della
presenza di maggioranze diverse. Senza
andare tanto lontano è bene ricordare
che negli ultimi cinque anni, il governo
sciagurato e criminale testè dimessosi ha
legiferato dispoticamente al di fuori di un
qualsiasi controllo e confronto sulla base
del 46% dei consensi. Ciò -ricordiamolo- è
avvenuto a causa del mancato accordo tra
il centro sinistra e la sinistra antagonista,
che insieme disponevano di un consenso
elettorale maggiore (2001). La nuova
legge elettorale, quella con cui abbiamo
votato, è stata voluta dalla destra proprio
con lo scopo di evitare la vittoria del
centrosinistra unito.
Ma il centrosinistra ha vinto ugualmente.
2) La cagnara.
Eppure dopo lo spoglio dei voti è iniziata una
operazione massiccia volta a delegittimare
la parte vincente, respingendo il dato
elettorale. Di questa cagnara ringhiosa e
delle minacce golpiste dei perdenti non
c’è da meravigliarsi.
Stupisce invece - e preoccupa - il credito
e il sostegno che la stampa e la televisione
di stato offrono alla tesi dell’ingovernabilità.
Non abbiamo potuto nemmeno leggere
i dati elettorali definitivi, comprensivi del
voto degli italiani all’estero e della Valle
d’Aosta, dove si è votato sulla base di una
diversa modalità.
Se qualcuno volesse prendersi la briga
di fare un po’ di conti scoprirebbe da sé
che alla Camera l’Unione dispone di una
maggioranza più sicura sulla base di una
differenza di consensi ben maggiore dei
24.000 sbandierati dalla destra.
E scoprirebbe che ora al Senato il
vantaggio per la destra è scomparso. Ma
la stampa, la televisione, anche quella
che si è schierata con la sinistra in favore
del cambiamento, vuole così imporre al
nuovo governo un basso profilo, per
impedire che il peso di quelle forze che
hanno aperto il dialogo con i movimenti
(come il pacifismo, i no-tav, i no-global
e via dicendo) possano condurre a scelte
che vadano nella direzione del controllo
sociale sulla finanza e sul mercato,
impedendo il progetto di un liberalismo
moderato che riesca a mantenere la
pace sociale senza rinunciare alla rapina
imperialistica e senza combattere la
disuguaglianza. E in questa operazione
è evidente la complicità di vasti settori
del centro-sinistra. E allora?
Abbiamo sicuramente un problema: il
bilancio dello Stato, dissestato in questi
cinque anni da una politica irresponsabile
e criminale. Il nuovo governo deve essere
posto nella condizione di rimediare ai guasti
senza dover sostenere l’urto di una forte
opposizione. Tuttavia deve raggiungere
questo obiettivo attraverso azioni che
vadano nella direzione del riequilibrio
economico e sociale, invertendo l’attuale
tendenza alla incentivazione del privilegio.
E lo può fare con significativi segnali
(Zapatero docet!):
a) il ritiro delle truppe italiane all’estero
(che comporterebbe anche un grosso
risparmio).
b) il ripristino della progressività fiscale,
che faccia pagare le tasse ai ricchi
piuttosto che ai lavoratori salariati (lo ha
fatto anche la Merkel in Germania, pur
essendo una conservatrice).
c) la persecuzione dell’evasione fiscale.
d) l’abolizione della legge che depenalizza
il falso in bilancio, uno dei provvedimenti
legislativi più vergognosi di tutti i tempi,
volto ad autorizzare la truffa verso lo stato.
e) il ripristino della centralità della scuola
statale e l’abolizione delle sovvenzioni
alla scuola privata.
f) il ripristino di una assistenza sanitaria
efficiente e tempestiva, gratuita per tutti.
g) la difesa della separazione dei poteri.
Su questi problemi potremo giudicare
il nuovo governo e su questi temi sarà
decisiva la vigilanza militante di tutti
coloro che non sono cretini.
★★★
Seeeeeeeeeeeee
di CiGo
finalmente, era ora che qualcuno si facesse
sentire, che qualcuno trovasse i coglioni
per dire che non ci stava e li tirasse fuori,
era ora che quei fantomatici, semprecitati
e mai davvero sentiti fascisti saltassero
fuori con qualcosa che vada oltre il
pestaggio bieco da quartiere gratosoglio
o le scritatrelle da asilonidomariuccia su
muri che chiedon benaltro.
una
dichiarazione
di
presunta
“indipendenza
intellettuale”,
che
probabilmente scritta da chi si ritiene
fascista fa unpo’ ridere, ma è pur sempre
un inizio....
la volontà da parte di quella che era fino
a questo momento un’entità piu o meno
astratta d’imporsi concretamente su
un piano diverso da quello della mera
violenza fisica.
ci dovrebbe forse far paura questo gesto
cosi concreto, tinto di fosche minacce e
vaticini oracolari che inneggiano a croci
bruciate e piombini colanti??
direi piuttosto che dovrebbe essere da
stimolo per menti pensanti, stimolo ad un
confronto che vada oltre gli slogan
nostalgici e le canzonette da parata.
la cosa che davvero preoccupa è che giovani
studenti ancora oggi s’identifichino
con ideali che prendono l’individuo,
lo spersonalizzano, lo annientano lo
mortificano lo distruggono in nome di
ideali burletta
la cosa preoccupante è che la cultura,
per la quale si paga un prezzo cosi alto,
non fornisca la capacita critica minima
che permetta a tutti di capire come un
individuo che persegue la felicità o solo il
quieto vivere non possa
NON POSSA crisstoiddio in alcun caso
neanche lontanamente
pensare di abbracciare ideali totalitari.
e questo si riferisce al rosso e al nero
al bianco e al giallo al verde e
all’azzurro....
e chi ha le orecchie per intendere intenda
e chi non intenda sele lavi e chi non ha le
orecchie un po’ mi spiace per lui...
Gli Stornelli del Manzoni
Politica
Elezioni sinistre
di Francesco Fiero Vª I
Lo schietto e fiero votante di sinistra si
alza con un ghigno beffardo al sorgere
del mattino. Si stira senza ferro, corre
a prendere dal cassetto bandiera e
maglietta di Che Guevara e si spiattella
sulla cocozza un cappellino misura
“neonato prematuro” che gli stringe la
calotta cranica neanche fosse una mors
senza alfabeto. Sa che è il suo giorno. Sa
che dopo 5 anni di sofferenze, dopo 1825
giorni di sbeffeggiamenti dagli amici del
bar berlusconiani e per giunta milanisti,
dopo il varo di leggi che era meglio non
solo non leggerle ma anche non scriverle,
finalmente vivrà il suo momento di gloria
(e anche di Giovanna, dipende dalle
persone).
Neanche il tempo di sbattere le ciglia e
sbattere la macchina contro un palo, che
subito il gagliardo votante di sinistra si
ritrova in piazza, in mezzo a bandiere
sventolanti, fazzoletti sventolanti, e
anche qualche sventola sventolante, vista
la prematura ubriacata di successo.
Il tempo vola tra canti partigiani e ballate
russe. Sono già le 15.00.
Arrivano i primi Exit Poll, e danno la
sinistra a +5 rispetto alla destra. In piazza
partono orge, limonamenti di gruppo e
venditori di limonate che lavorano a tutta
birra (nonostante vendano limonate).
La sinistra votante è in delirio, la gioia
incontenibile, in particolar modo per gli
incontinenti, il palco viene già preparato,
il discorso di Prodi ci sarà tra poco, già
nel primo pomeriggio.
Tra i partiti si respira aria orgasmica. La rosa
nel pugno ha smesso di lamentarsi per le
spine, Pannella ha interrotto lo sciopero
della fame e sta svuotando il ristorante
“L’impepata imperitura”, Santoro ha già
ripreso in mano il microfono e Biagi ha
già chiesto la riassunzione per lavorare
al Fatto, ora diretto da Lapo. Tutti
festeggiano senza ritegno, non facendo
minimanente caso alla previsione a
braccio degli Exit Poll, che specialmente
nel periodo dell’aviaria non sono molto
affidabili. Le ore passano, di voce nelle
corde vocali ce n’è ancora, così come
rimane ancora qualche riserva di Chianti
d’annata. Qualcosa però va storto. E
non mi sto riferendo alla camminata
di uno zoppo, ma all’andamento dello
spoglio dei voti (che detto così non
sembra sfigurare in un film erotico). I
punti di vantaggio sono sempre meno, la
sinistra pare la Juve a fine campionato. Le
bandiere si arrotolano da sole, i megafoni
si spengono, la strizza comincia a farsi
sentire. “Perché diavolo dobbiamo avere
paura?”, pensano i baldi votanti di
sinistra. “Stasera saremo di nuovo qui
a festeggiare!”. Sono le due di notte e
le bandiere giacciono ancora per terra,
in mezzo a sei milioni di mozziconi di
sigaretta, i megafoni sono ormai la nuova
dimora dei ragni, il palco sta marcendo e
di Prodi nemmeno l’ombra. Addirittura
al senato è in vantaggio la destra. Alla
camera regge la sinistra, fortunatamente,
e qui bisogna ringraziare Bertinotti che la
camera l’aveva prenotata due settimane
prima. Alle tre spunta la testolina di
Prodi sul palco. Qualche applauso e
qualche fischio di incoraggiamento
(per sé stessi, presumibilmente). Prodi
è stanco, visibilmente. Le borse sotto
gli occhi sono sotto i piedi. Chiede un
attimo di silenzio e urla: “Compagni…
Dai, abbiamo vinto! Sì, sì, abbiamo vinto,
dai! Sono le tre, voglio andare a letto. Dai
che abbiamo vinto!”.
La folla urla non si sa per gioia o per
disperazione. Prodi ha già davanti agli
occhi il suo cuscino imbottito, ma gli
elettori sono ancora lì, sudati, puzzolenti,
incazzati, con il culo stretto stretto. E’
notte fonda e in tv ci sono ancora Vespa
che ronza da una parte e Mentana che
rinfresca la gola dall’altra. Dal quirinale
i risultati arrivano a pizzichi e morsichi,
anzi, non arrivano proprio. Sembra che
bisognerà aspettare la mattina per sapere
chi ha vinto.
L’elettore di sinistra apre gli occhi alle
7.00 del mattino, in mezzo a lattine e
merde di piccioni, si guarda in giro e non
vede più nessuno.“Dove sono finiti tutti?
Non avrà veramente vinto la destra?”
Corre a casa e accende la tv. “No, allora
non mi ero sognato niente! La destra è
ancora in vantaggio al senato!”. Affranto
spegne la scatola con gli occhi spenti,
spegne la luce e spegne la sigaretta. Ma
si sa, le storie a lieto fine piacciono. Nel
primo pomeriggio la piazza si ripopola,
e “Miracolo!” le bandiere sono aperte,
e sventolano orgogliose nell’aere. “Ma
com’è possibile tutto ciò! Come?”.
E la risposta sta in una maglia. Anzi, in
tre.
Grazie Tremaglia, grazie. Grazie per
aver voluto una legge che dava il diritto
agli Italiani all’estero di votare, grazie.
Sinceramente, però…Detto tra noi…Un
uomo così masochista deve tifare per
forza di cose l’Inter!
6
199
o
m
re
San
Gli Stornelli del Manzoni
Politica
Vaghe discordanze screpolate nella società odierna
di Victor Campagna Iª D
Partiamo da un
presupposto:
l’attenzione
politica
nel
Manzoni
è
bassissima.
Perché? A mio
avviso questa
disattenzione
è data da una
forte incapacità di comunicare da parte
della nostra società. Siamo, infatti, al
cospetto di una snaturata civiltà, in cui
prevale il proprio interesse, non più
l’interesse di tutti, ma l’interesse del
singolo, sprofondando così nell’egoismo
più che totale, nell’invidia, nel malessere.
Cosa molto grave, perché noi, uomini,
siamo uomini se viviamo in società,
se abbiamo rapporti interpersonali,
affinché il nostro intelletto sia messo
alla luce, perché se no non potremmo
mai e poi mai accorgerci delle nostre
capacità, in quanto è il rapporto con
gli altri a concederci la stessa dignità
umana, è il rapporto con gli altri a
portarci allo sviluppo, perché non può,
l’uomo, essere senza che ci siano altri
dopo di lui, in quanto non riuscirebbe
a sopravvivere come specie. Colpevole
di ciò è lo sviluppo del Capitalismo.
Sia ben chiaro: non condanno il
capitalismo all’oblio totale. Sarei un
pazzo. Constato, semplicemente, che il
capitalismo è divenuto uno scettro per
una parte, un bastone per l’altra, una
percossa per l’altra ancora. Ovviamente
è uno scettro per la classe alta, un
bastone per la classe media, una
percossa per la classe povera. Cosa c’è di
male? Il male è che la classe alta tende
a voler di più e a diventare egoista, la
classe media diviene simile alla classe
alta, ma più moderata, perché più
eterogenea, e la classe povera diviene
un comodo incomodo molto invidioso,
quindi, scontroso e di conseguenza
emarginato. Inoltre non aiuta il fatto
che la ricchezza stia in poche mani, il
benestare in una buona parte, la povertà
in gran parte (nel mondo). Quindi cosa
si può fare? Nulla? No! Bisognerebbe,
prima di tutto, riequilibrare nelle varie
nazioni ricche la ricchezza, affinché non
ci siano distinzioni economiche, poi
ridistribuire la ricchezza d’avanzo nei
vari paesi arretrati così da sviluppare
un mercato mondiale equilibrato e
giusto. Ovviamente è una soluzione
semplicistica e utopistica (alla grande!).
Però è un punto d’inizio: abbiamo
capito che la causa della diffidenza,
dell’egoismo e del malessere (inteso
come insoddisfazione) è il capitalismo
e abbiamo abbozzato una prima
soluzione economica. Modernamente
il diffusore del capitalismo è la
televisione, che trasmette una società
idilliaca, dove tutti sorridono e le storie
finiscono bene. È una tipica società
medio borghese, che invita l’altro ad
imitare e desiderare questa società
idilliaca, vedendo così nell’interesse
materiale-economico la fonte della
felicità. Ma l’avere non genera altro se
non la diffidenza, in quanto si ha paura
d’essere derubati di ciò che si ha, da
parte degli invidiosi. E così nasce la
diffidenza, la delinquenza, l’egoismo
ecc., che divorano l’animo, inacidendo
le menti. E ciò porta anche alle guerre
per l’interesse (l’Iraq è l’esempio più
eclatante). Quindi l’individuo non si
vede più come membro della società,
ma come singolo che deve badare a se
stesso. E così la politica al Manzoni,
come in molti altri licei (penso tutti)
cade nel buio dell’inutile, perché è
vista come generatrice di problemi e
liti feroci. Ma non si capisce che “se
tu non ti occupi di politica, sarà lei ad
occuparsi di te”. E penso che ciò sia
poco giovevole alla costruzione di noi
giovani, in quanto così la politica ci può
fregare come vuole, perchè rimangono
in pochi a combattere. Ma se fossimo
in un numero più consistente, se
fossimo più uniti ed interessati, allora
avremmo più successo nelle nostre
battaglie (vediamo l’esempio della
Francia). Però non c’è la voglia, non
c’è l’interesse, non c’è il bisogno tanto se ne occupa un altro - così si
cade nella pigrizia, male supremo
dell’humana civilitas. Ora mi appello
a voi, o Manzoniani dai cervelli
atrofizzati, non fatevi intrappolare dalla
semplicità, dal conformarsi e rendersi
ugualmente anticonformisti fumandovi
un cannone o, semplicemente, una
sizza. Non vi rendete conto d’ essere
prigionieri di qualcosa: di essere
prigionieri della società capitalista,
che voi criticate, senza sapere cosa sia
il capitalismo, o apprezzate, pensando
ad esso come al consumismo ed al
benessere? Perché non ricostituiamo
una società veramente felice, dove
l’altro pensa all’altro, dove non ci sia
preoccupazione di ladri e assassini e
il capitalismo sia veramente una fonte
di benessere generale? Vi direte che è
una cosa utopistica ed irrealizzabile.
Ma, prima di dirlo, ponetevi una
domanda: avete mai tentato? Io penso
che voi non abbiate mai tentato, o
almeno la maggior parte di voi a cui sto
indirizzando quest’articolo, e che siate
rassegnati. Eppure la cosa è semplice,
molto semplice: tutto è possibile, basta
tentare, basta non arrendersi, basta
continuare a lottare, senza resa, senza
gettare la spugna, per giungere alla
realizzazione del mio e, credo, vostro
sogno di una società equilibrata, equa,
felice. E ciò è rappresentato dalla
politica, che è la ricerca della felicità, e
che deve rappresentare tutti gli italiani.
Ma ciò accade in ogni nazione: la
politica ha lo stesso obiettivo in tutto
il mondo. Non è un marchio a darvi la
felicità o un pezzo di carta con dentro
catrame o erba, ma deve essere la
politica, perché essa non deve agire in
nessun modo, neanche lontanamente,
nell’interesse di coloro che governano
e basta, come ai giorni nostri, perché
ciò porta il popolo che governano ad
imitare i politici, in quanto è la politica
a guidare e a rappresentare il paese, e
così il popolo comincia un preoccupante
processo di decomposizione mentale,
che porta alla paura per l’altro e al
malessere, perché sente minacciati
i propri interessi, ai quali lo stesso
politico tiene molto; al contrario la
politica dovrebbe fare l’interesse di
tutti e stimolare questi “tutti” ad agire
a favore della collettività. Potrei fare
l’esempio dell’antica Grecia, dove tutti,
nella polis, partecipavano alla vita
politica, riunendosi nell’agorà, dove
si discuteva, si proponeva e si cercava
una soluzione assieme per l’individuo e
per tutti. Adesso l’interesse è solo per
l’individuo e la politica, di conseguenza,
si
occuperà
principalmente
dei
politici e della classe a cui i politici
appartengono. Attualmente siamo in
una talassocrazia, un governo del più
ricco, dove si tutelano gli interessi
del più ricco. Vi pare giusto? Vi pare
equo? Pensate che ciò possa essere
concepibile? Io penso di no!
Gli Stornelli del Manzoni
Attualità
Milano.doc
di Lorenzo Casullo Iª E
Il 28 maggio i cittadini milanesi voteranno
per eleggere un nuovo sindaco. La scelta
sarà tra una decina di candidati. I principali
sfidanti sono Letizia Moratti (centrodestra),
ex Ministro dell’Istruzione, e Bruno
Ferrante (centrosinistra), ex Prefetto di
Milano; gli altri candidati guidano quattro
liste civiche indipendenti.
La campagna elettorale comunale è
aperta da mesi, si può dire da novembre,
quando Ferrante ha vinto le primarie del
centrosinistra e la Moratti ha ufficializzato
la sua candidatura. Una campagna che ha
proposto temi più concreti e più stimolanti
rispetto a quella per le elezioni nazionali,
forse per il contesto più specifico e
ristretto, o forse perché i due candidati
sono apartitici, non politici.
In ogni caso, queste elezioni sono
un’occasione per fare il punto sulla
situazione della nostra città e per esprimere
alcuni desideri per il suo futuro.
Milano è la città nella quale ho sempre
vissuto: posso dire di esserle affezionato,
ma non posso dire di amarla. Il primato
economico di Milano, la città più ricca,
produttiva e“avanti”d’Italia, non dovrebbe
escludere quello della qualità della vita.
Eppure spesso è così.
Trasporti e inquinamento
Milano è all’ 82° posto tra
le 103 province italiane
nella classifica 2005 sugli
ecosistemi urbani, rapporto
di Legambiente-Sole24ore.
E’ interessante analizzare le
varie graduatorie che portano
a quella generale, per vedere
dove Milano è più avanti o più
indietro.
Per esempio, i suoi trasporti
pubblici sono i migliori:
l’Atm fornisce la disponibilità
di mezzi più elevata in
Italia..
Questo
successo
non impedisce comunque a
Milano di primeggiare per
quanto riguarda la presenza di
polveri sottili (Pm10), biossido
di azoto e benzene, nocivi
al nostro organismo: tra le
città principali, solo Torino è
più inquinata. Sono ancora
troppi infatti, coloro che usano
l’automobile per spostarsi,
soprattutto
chi
proviene
dall’hinterland. Anche le
immatricolazioni dei motorini
sono in continuo aumento, mentre
diminuiscono i parcheggi a loro destinati.
Chi invece vuole spostarsi in bicicletta non
è certo facilitato: con solo 1,85 metri di piste
ciclabili per abitante, Milano è al 60° posto
in Italia. (prima Ravenna con 27, 53m; tra
le grandi città Bologna 6,85 – Torino 2,95
– Roma 0,67). L’associazione Ciclobby
denuncia ormai da anni la mancanza di
segnaletica e di percorsi strategici sulle
piste milanesi, e chiunque provi a muoversi
in bici all’interno della circonvallazione
può provare quanto sia difficile e rischioso.
Ciclobby inoltre lamenta il fatto che non
ci sia una campagna di sensibilizzazione a
favore della bicicletta.
Infine, a Milano scarseggiano le aree
pedonali: solo 0,09 metri per abitante, 70°
posto in Italia.
Rifiuti
Un altro problema è quello dei rifiuti: ogni
milanese produce ogni anno 550 kg di
spazzatura, in media con il resto d’Italia,
ma con una popolazione ben superiore
alla media. Una soluzione agli inceneritori
sarebbe la raccolta differenziata, che però
è applicata soltanto al 30% dei rifiuti: è
comunque una percentuale in crescita,
10
che vede Milano al 37° posto.
Aree verdi
I candidati sindaco promettono una fascia
continua di verde intorno alla città che
congiunga i principali parchi già presenti
(il cosiddetto parco orbitale), ma la
situazione del verde a Milano è peggiorata
con gli anni. Oggi ogni cittadino milanese
dispone di 14 metri quadrati, pochi, ma
più di un romano o di un napoletano.
Solidarietà e assistenza
La qualità della vita in una città si misura
anche dalla qualità dei rapporti tra le
persone e le associazioni del territorio. Non
ci sono né classifiche né cifre per questa
voce, solo sensazioni. E le sensazioni
che ci ispira la nostra città, suggeriscono,
anzi esigono, qualche cambiamento. Lo
chiedono i più piccoli che hanno bisogno
di una città a misura di bambino con più
spazi gratuiti per giocare, sperimentare e
sognare, e vorrebbero un pranzo migliore,
perlomeno commestibile, nelle scuole;
lo chiediamo noi ragazzi che viviamo
una forte divisione e rivalità tra scuole,
gruppi politici o modaioli, che abbiamo
poche opportunità di aggregazione e di
confronto, che dobbiamo pagare tutto
come gli adulti, dai locali ai cinema; lo
chiedono gli automobilisti e i ciclisti,
costretti a convivere sgomitando nel
traffico quotidiano, in costante ricerca di
parcheggi; lo chiedono gli abitanti delle
periferie, svuotate progressivamente di
interesse e di vitalità, già morte alle sette di
sera; lo chiedono gli anziani, soprattutto i
più poveri e isolati e soprattutto le persone
che ogni sera fanno la coda davanti
all’Opera San Francesco e alle altre mense
per poveri.
E’ innegabile il fatto che Milano presenti,
accanto agli aspetti negativi, molte fasce di
benessere,modernità,opportunità culturali
e lavorative. Il ruolo del prossimo sindaco,
in sinergia con i cittadini, dovrebbe essere
quello di estendere questi aspetti positivi
e conciliarli sempre di più con il rispetto
dell’ambiente e con la formazione di una
società civile responsabile e solidale.
Penso che le idee per realizzare questo
sviluppo
socio/eco-sostenibile
non
mancheranno (Milano è creativa e vivace)
e avremo tanto più successo nel migliorare
la nostra città quanto più chi la governerà
avrà l’umiltà e il coraggio di ascoltarla il
più spesso possibile.
Gli Stornelli del Manzoni
Attualità
La vera Cuba
di Emiliano Mariotti IVª F
Che cosa intitolano o hanno intitolato
giornali e telegiornali, quando si trovano
o si sono trovati a parlare di Cuba, di
Fidel e della rivoluzione? Violazione dei
diritti umani, oppressione, mancanza
di libertà, un paese sull’ orlo del tracollo
controllato da un dispotico vecchio
bolscevico che non ha capito che il
muro di Berlino è caduto, un progetto
insensato di socialismo antiquato M a
come ben sappiamo l’informazione va
sempre presa con le pinze, meglio se
grosse. Ed in effetti la vera Cuba, in
realtà, è un’ altra, così come è diverso
il vero Fidel. Certo, se intendete come
violazione dei diritti umani catturare
ed imprigionare anticastristi che,
finanziati dalla Cia, sbarcano sull’ isola
per spianare la strada ad un ormai
prossimo avvento statunitense a suon
di attentati (3000 morti negli ultimi
trent’ anni), potete smettere di leggere.
Avete mai sentito parlare, invece,
di embargo a Cuba? Questa è una
violazione dei diritti umani! L’embargo,
che dura dal 1959 e che, attuato ora dagli
USA, Israele e isole Marshall, ha subito
ben 11 sanzioni da parte dell’ONU, ha
quasi cancellato nell’isola gli sforzi fatti
dal governo della Habana. Gli Stati
Uniti, che continuano ad esportare la
democrazia (forse perché non sanno
che farsene), hanno più volte imposto a
paesi europei ed extraeuropei di adottare
l’embargo. Ma l’embargo è solo uno dei
modi con cui gli Americani tentano di
riappropriarsi dell’ isola caraibica, che
come ha detto espressamente Ronald
Reagan dovrebbe essere “un paradiso
di frutti tropicali e gioco d’azzardo
per gli statunitensi”. Ed era ciò che
succedeva prima della rivoluzione,
ovvero fino al 1958: a Cuba comandava
il dittatore-fantoccio Fulgencio Batista,
arricchitosi con traffici illeciti di droga
e prostituzione e al quale il governo
di Washington aveva segretamente
affidato il “governo” del paese (dopo
il trionfo di Fidel e compagni si
rifugerà, infatti, a Miami). E poi, si è
mai sentito qualcosa a proposito dell’
arruolamento che la Cia fa (con il più
che pieno consenso della Casa Bianca
e del Pentagono) degli anticastristi
fuggitivi? Vere e proprie scuole militari
in cui si prepara un intervento armato
che passa invece come una rivolta della
popolazione cubana.
Ogni Presidente americano da Kennedy
(organizzatore
quella
disastrosa
spedizione nella Baia dei Porci, 1962)
in poi, chi più (Reagan) chi meno
(JimmyCarter), ha finanziato questo
tipo di politica militare.
Ma la lista delle vergognose attività che
a questo punto si possono realmente
definire “terroristiche” non è terminata:
c’ è ad esempio il discorso della Baia di
Guantanamo, dove dal 1901 gli Stati
Uniti hanno una vera e propria colonia.
Qui hanno impiantato una prigione
militare, nella quale si svolgono le
peggiori torture e violazioni possibili,
ed immaginabili. Grazie al governo di
Washington, i Cubani si trovano nel loro
territorio, una spaventosa quantità di
prigionieri di guerra e presunti terroristi
da anni in attesa di un “processo” ...e il
bello è che, a differenza di altre zone
del mondo dove dopo il crollo dell’
U.R.S.S. le basi e carceri americane
sono via via andate diminuendo, la
Baia di Guantanamo sarà in possesso
statunitense per altri cent’ anni circa.
Un ultimo esempio di vero e proprio
terrorismo: sonò state più volte accertate
immissioni sul suolo cubano ‘ di virus
animali, sostanze chimiche tossiche,
mangimi chimicamente modificati e
altri sabotaggi a dir poco vergognosi (e
ancora si parla di arretratezza nel Terzo
Mondo!!!!) e, guarda caso, il sospetto
cade sul governo a stelle e strisce...
Siete ancora del tutto convinti del fatto
che a Cuba ci siano mancanza di libertà,
un governo corrotto ed un’economia
sul lastrico per colpa di Fidel?
Tanto per far capire gli sforzi del lìder
maximo per il suo paese (nonostante
i continui sabotaggi del paese che
11
guarda Cuba dalla punta della Florida),
ecco alcuni dati: l’alfabetizzazione è
al 96.7% (in Italia è del 98.5), un dato
guardato con ammirazione da tutti i
paesi dell’ America Latina e dell’ intero
Terzo Mondo. L’assistenza sanitaria,
peraltro molto avanzata (i medici cubani
sono molto richiesti nei paesi in via di
sviluppo) è completamente gratuita. Le
famiglie meno abbienti sono aiutate
a campare con delle speciali tessere
annonarie, le cosiddette libretas, che
garantiscono farina, riso, verdure,
latte e carne in quantità sufficienti. La
speranza di vita va tra i 73 anni degli
uomini e i 78 delle donne (ad Haiti,
dove pure c’ è un regime “democratico”
in buonissimi rapporti di dipendenza
dagli Stati Uniti va dai 47 ai 51).
Quindi, iniziamo a vedere le cose come
stanno.
Se Fidel, o meglio il mostro Fidel Castro,
indicesse libere elezioni Washington
non avrebbe alcun problema a
comprare voti su voti e a riportare
quell’ isola di frutti tropicali sotto il
proprio controllo; d’altronde il paese
che ha sconfitto la Germania nazista
e il “pericolo” comunista dell’ U.R.S.S.
non è riuscito in quarantasette anni ad
imporre nuovamente il proprio dominio
e il proprio disumano sfruttamento su
un’ isola distante 90 km dalle proprie
coste.
Gli Stornelli del Manzoni
Attualità
How would you stop “global war”?
di Alberto Pozzi Vª I
Muovere critiche è sempre facile.
Cercare di spiegare le cose è invece
difficile. Beh, è da prima di settembre
che si parla di “guerra globale”, quella
che va dall’Iraq fino a qui, a Milano.
Dato che io non comprendo i volantini
che mi prendo o che mi vengono dati,
cercherò ora di spiegare che cosa ho
capito dal ciclostilato girato venerdì 7
aprile in assemblea. 1) si dice che ci sono
popoli chiamati “sottovilupati”, e con
sarcasmo si vuole invece intendere che i
“sottosviluppati” siamo noi Occidentali;
se così fosse non vivremmo in una
“metropoli”, non avremmo lettori mp3 e
tutti gli altri beni di consumo e comfort
di cui siamo consuma-tori e succubi,
nel bene e nel male. Secondo me non
si può essere “no-global” perché volenti
o nolenti lo siamo e non possiamo non
esserlo. Quasi ogni cosa che facciamo è
legato all’apetto del globalizzato: anche
questo articolo, è scritto a computer
ed è stato inviato tramite mail (= uso
di Internet, che connette in tempo
reale TUTTO il mondo); anche i vestiti
che indossiamo provengono nella
maggioranza dalla Cina, tanto per fare
un esempio. Quindi come è sempre
stato da quando esiste l’umanità, cioè
una cosina che soppravvive da millenni,
ci sono e ci saranno popoli e culture più
all’avanguardia su altre. Non penso che
si possa dire che molti stati dell’Africa
o dell’Asia siano per diritti umani,
tecnologia e sviluppo in generale pari
agli USA, all’Europa, al Giappone o al
Canada per esempio. Poi c’è chi non
ritiene giusto, political-correct dire
che sono sottoviluppati, ma penso
che se potessero questi stati/nazioni
vorrebbero avere il benessere che deriva
dallo sviluppo. 2) non è certo solo colpa
dell’Occidente se ci sono flussi migratori,
non credo che a nessuno piaccia
emigrare, andare in un paese dove non
conosce né lingua né leggi né abitudini,
usi e costumi. Non si può però neanche
lasciare frontiere aperte a chiunque e
tenerle aperte indiscriminatamente:
la minaccia lanciata dal terrorismo
fondamentalista islamico non è ancora
stata sventata (proprio poco prima delle
elezioni sono stati sventati 2 attentati,
uno alla nostra metropolitana e uno
a una chiesa di Bologna, perché c’era
e c’è un affresco ritraente Maometto
all’Inferno). 3) lo scontro di civiltà
è sempre esistito da quando esiste
la civiltà stessa; modi di concepire il
mondo e la realtà (quindi anche in
materia di religione) si sono sempre
incontrati: l’Antica Grecia (baluardo
e antipode dell’Occidente) e la Persia,
l’Impero Romano e i Barbari, l’Europa
Cristiana e il Medio Oriente IslamicoIslamizzato, Comunismo e Capitalismo.
Questo non può essere evitato. Ci si
può rispettare, stimare ma non si può
bloccare l’incontro/scontro di due
pensieri. È poi la massa o il pensiero più
forte, innovativo e recente a far vedere
chi prevarrà (e per quanto riguarda
l’Occidente, e l’Europa in particolare,
non la vedo molto bene). 4) [citazione]
“fino a quando in nome della nostra
sicurezza, del nostro benessere di pochi
cittadini privilegiati, continueremo a
circondare gli altri di mura e filo spinato
[…]?”. Tolto il fatto che il benessere o
è “nostro”, cioè generalizzato o di tutti,
o è “di pochi cittadini privilegiati” (ma
magari, per chi l’ha scritto, nessuno ha
problemi economici…), vorrei vedere
come la pensereste se avessimo avuto
qui in Italia un 11 settembre, o 11 marzo
o un 7 luglio. Se fossero stati Nostri
concittadini a morire, vittime civili di
attacchi che prevedono la morte di civili,
non saremmo così distanti, cinici e critici
rispetto a questa nuova forma di guerra,
perché di questo si tratta. La guerra
non può più essere intesa come lo era
12
PS: ci tengo a precisare che il volantino
che ha preceduto l’assemblea d’istituto
del venerdì pre-elettorale non recava
una croce celtica, o una svastica come
hanno vagheggiato/insinuato i membri
del CPM, ma una CROCE BRETONE. In
secondo luogo, data la mia spiegazione
affrettata
e
confusa,
AZIONE
STUDENTESCA è un organo-unione di
studenti, come il CPM, che è presente
in più scuole, e come, per esempio
“Gioventù Studentesca” è legato a CL o
il CPM è legato al Cantiere, così AS è
legata ad A.G.
a
at
n
i
im
cr
n
i
oce
r
La c
prima. Si è evoluta perché rispetto ai
bombardamenti indiscriminati della 2^
guerra Mondiale (Londra, Dresda e le
più significative Hiroshima e Nagasaki,
introduzione all’era atomica), ora i civili
sono presi molti più in considerazione
e, se si volesse essere un po’ più cinici, in
una qualsiasi guerra è impossibile non
fare vittime civili. Poi dipende, perché
il terrorismo colpisce i non combattenti
invece che i soldati, sennò perché si
chiamerebbe terrorismo, se non facesse
leva sul terrore di poter essere colpiti
anche se non si combatte? Ed è questo il
vero punto, ora spetta a tutti capire che
lo scontro di civiltà esiste ed è inevitabile
e che ne siamo tutti partecipi. Io sto
dalla parte dell’Occidente, e soprattutto
dell’Italia. Voi cominciate a chiedervi
come volete che finisca.
Gli Stornelli del Manzoni
Visto per voi
Grazie Nanni
di Anna Crosta Vª A
Sincero, concreto ed estremamente umano
è quel film lì, chiamato Il Caimano.
Un piccolo edificio sofferente, costruito
mattone dopo mattone, raccogliendo le
esili macerie d’Italia, brandelli di un paese
frantumato dalla violenza disumana e
invisibile del nulla supremo.
Scava, suda nella profonda buca italiana,
pur respirando piano in superficie, col
fiatone, sorridendo, piangendo, riflettendo
per far vivere il silenzio a cui è condannato
un paese come il nostro.
Il mal d’Italia, nonostante i marcati sintomi,
è solo una maleodorante sfumatura che
aleggia attorno all’edificio morente, da
cogliere però negli sguardi parlanti di
un papà o nei silenzi impazienti di una
ragazza omosessuale o nel melodico
profumo di una pellicola neonata.
Dobbiamo affrontare Il Caimano come
un film incondizionato dalla squallida
lista di giudizi e pregiudizi che sotterrano
e oscurano.
Parole del maestro, parole fisiche, parole
che vivono nel corpo di un regista non
considerato ciò che è.
Ancora una volta ribadisco il mio timido
grazie al maestro Moretti.
La violenza e la testardaggine politica
ostacoleranno il desiderio inconscio di
molti prigionieri italiani di apprezzare il
film per ciò che è e il cinema per ciò che
vuol essere, perché di fronte all’arte, la
politica, che non rientra oggettivamente
in questa categoria non ha il diritto di
sbarrare le porte.
Quindi,
un’esortazione
a
tutti,
indipendentemente dalla scomoda ed
inutile tendenza politica: Il Caimano va
visto e, perché no, magari anche capito
nella diabolica e spietata semplicità del
suo messaggio? IN QUANTO FIGLIO DI
CINEMA E NON DI PROPAGANDA?
P.S: Al di là delle riflessioni elaborate
sopra, un consiglio al nostro ex premier:
finalmente qualcosa di realmente
onorevole che la riguarda, ringrazierei
Nanni per averla interpretata.
★★★
Il tradimento
di Ippocrate
di Martina Lippi IIIª C
Grazie per aver varcato la soglia della
muta e offuscata stanzetta italiana, grazie
per aver modellato con tanto amore e
fedeltà quel personaggio dalle sembianze
caimane, grazie per averlo reso umano,
capace di piangere e di far piangere.
Grazie per aver agito col mezzo più
sincero, affascinante ed inviolabile: il
cinema.
Grazie, grazie, grazie per il tuo cinema.
Bisogna apprezzare il cinema come dolce
frutto di un viaggio giunto al termine,
bisogna assaporarlo come insieme di
gesti, di sguardi, di suoni e di colori e non
di giudicarlo dal piatto contenuto visivo
ma da quello umano.
Davvero sconcertante quello che si vede
in tv al giorno d’oggi..a parte i soliti
reality in cui casualmente due concorrenti
copulano come ricci guarda caso proprio
davanti alle telecamere (che cosa non
si fa per l’audience)..a parte politici (o
mezz’uomini) che si azzuffano come
polli e gracidano come zitellacce o gli
uni con gli altri o con i rappresentanti
di
confindustria, o
abbandonano
una trasmissione giornalistica a fine
informativo solo perchè gli si stavano
ponendo delle domande (ma pensa un
po? )..a parte quella pletora di donnacce
che insieme alla loro paladina Maria de
Filippi si insulta su questioni così banali e
inconcludenti da far venire la pelle d’oca
per il poco spessore morale di queste
ultime...si vede addirittura qualcosa
di più raccapricciante in televisione.
..no??impossibile dite? e invece è proprio
così. Ogni domenica sera su rai tre va
in onda (dopo la favolosa trasmissione
condotta da Fabio Fazio “che tempo che
fa” che a tutti consiglio di vedere) un’altra
trasmissione,sublime... si... il termine è
questo..sublime (che precisamente significa
13
terribilmente bello,spiazzante).. si chiama
w l’Italia. Sono inchieste che un uomo
con la u maiuscola (il giornalista Iacona)
conduce su tutti quei temi di cui in Italia
tanto si discute, ma sempre rimanendo
in superficie..sempre non entrando nello
specifico..nell’umano. Ieri il tema era
la sanità italiana; ospedali..sublime era
la capacità di quest’uomo di indagare
scavando nella questione, e nei problemi
(ad esempio) che molta gente che in Italia
ha bisogno di curarsi deve affrontare..
questo è schifoso..1a situazione attuale
in cui riversa la sanità pubblica italiana..
non privata..non la guarigione di quelli
che se la possono permettere. .ma quella
che toccherebbe democraticamente a
tutti. purtroppo ho saltato un pezzo della
trasmissione causa studio ma vi cito due
casi..casi che casualmente(scusate il gioco
di parole) riguardano gente del sud. Un
ragazzo di 26 anni provava un tenace
fastidio ad un neo..va da un medico che
a Palermo viene considerato una figura
di tutto rispetto..quest’ultimo,senza
sottoporlo a un benchè minimo esame
(istologico), glielo leva e lo getta nel
cestino..quel neo era un melanoma..
oggi curabile se diagnosticato in tempo..
peccato per Mauro che, dopo aver tentato
una cura sperimentale all’ospedale di
Forlì,è deceduto a 26 anni. Si..1’ospedale
di Forlì..Emilia Romagna...regione che
investe sul pubblico..e ha ospedali di tutto
riguardo..ospedali che diventano meta
di tutti quei malati disperati che al sud
(o in altre zone d’Italia dove il cittadino
conta meno) non possono essere curati
per mancanza di strutture..un viaggio di
1000 km ha dovuto affrontare un altro
povero siciliano malato di tumore..arriva
a Bologna... e gli vengono chiesti 350
milioni per essere operato dei 3 tumori
che lo affliggevano (2 dei quali spuntati
in seguito a operazioni,per quello che ho
capito, mal eseguite)..dopo essere stato
derubato in questo modo disumano,
approda finalmente all’ospedale di Forlì..
dove viene curato... efficacemente... in un
ospedale pubblico!!! Ma perchè solo in
Emilia e in poche altre zone privilegiate..
Perchè in Sardegna bisogna aspettare
8 mesi per una tac? Un contribuente di
Nuoro non paga le tasse come uno di Forlì?
ragazzi è terribile... è sconcertante... e io
invito tutti voi... persone coscienziose...
a vedere programmi d’inchiesta come w
l’Italia.
Gli Stornelli del Manzoni
Maggika Miusika
Tool - Aenima
The Clash - London
Calling
di Lucia Ventura Iª A
di Filippo “Rude Boy” Siracusa
Preparatevi, perchè quello che sto per
recensire è un vero capolavoro: Aenima,
uscito nel 1996 e secondo album dei Tool,
non è semplicemente un bell’album,
definizione che risulterebbe alquanto
riduttiva.
Aenima, infatti, è di una particolare
raffinatezza e di un suono unico, al punto
che, tecnicamente, è difficile classificare il
gruppo in un genere preciso: il loro è stato
spesso definito un Progressive Metal.
E’ un album unico e indissolubile, di
incredibile intricatezza, tanto che una
nota in meno ne sminuirebbe tutto il resto.
Emblematico della sperimentazione dei
Tool è Eulogy, caratterizzato da un’intro
molto lento e rilassante, atmosfera
interrotta dall’entrata di una chitarra
nervosa e dalla voce, dapprima filtrata,
di Keenan. Finale sorprendente, in cui
emergono le elevate capacità tecniche dei
singoli componenti.
Molto particolare anche Pushit, in cui
assistiamo ad una parte finale che lascia
senza fiato.
Ai brani per così dire “tradizionali” si
affiancano vari interludi. Uno di questi
è”Intermission”, ove il suono di un organo
anticipa quella che sarà la “melodia” di
Jimmy, lo splendido brano successivo, in
cui parti “tranquille” si alternano ad altre
più dure.
Molto inquietante e particolare, (esempio
della grande enigmaticità, anche per
quanto riguarda i significati dei testi, dei
Tool) l’intermezzo successivo, Die Eier
von Satan, in cui una voce lancia deliri
in tedesco, con in sottofondo suoni
industriali accompagnati da cori similnazisti. In realtà Die Eier von Satan non
è altro che una ricetta, di cui la voce ne
elenca semplicemnte gli ingredienti..
Infine, come conclusione dell’album
abbiamo “Third Eye” brano di 13minuti,
che ci immerge nelle atmosfere più
disparate, in cui il forte incedere della
batteria gioca un ruolo fondamentale.
E’ stato scelto il finale perfetto per questo
ed. Aenima è un lungo ed inquietante
viaggio nell’oscurità più complessa e
profonda, viaggio che, - anche se può
sembrare scontato, vi consiglio vivamente
di percorrere con la massima apertura
mentale. Vi assicuro che al termine del
percorso vi sentirete trasformati, ma
sarà solo l’inizio...più lo ascolterete più
vi renderete conto della genialità di
quest’album.
(N.B, prendete nota: il 19 giugno al Forum
di Milano, Tool in concerto!! Chiunque
decida di andarci si faccia vivo al numero
3358047149!)
★★★
Goa, un viaggio
psicotropico
attraverso
transpaesaggi
tribedelici
di Ciappo
Fermo. Non cercare di capire il
significato della frase, ti sarà chiaro
dopo. Ascolta. Ascolta il suono
della frase, lascia che evochi nella
tua mente l’immagine di un mondo
lontano e sconosciuto.
Se vuoi ascoltare la Goa, techno
psy-trance, l’approccio deve essere
lo stesso. Non bisogna sforzarsi di
capire, bisogna solo lasciare che i
suoni sintetici entrino nel cervello
dai timpani, mentre il ritmico pulsare
dei bassi crea il sottofondo ideale.
Inizia così il viaggio psicotropico,
una gita senza barriere che porta a
vedere i transpaesaggi tribedelici,
posti inesplorati perché confinati nel
subconscio, dove reale e assurdo si
uniscono, si mischiano
e
si
confondono,
generando un vortice a
cui è difficile sfuggire.
14
Maturazione: ecco la parola più
azzeccata per descrivere questo
album. i tempi del punk selvaggio,
di “White Riot” per intenderci, sono
lontani, lasciati tre anni prima.
Influenze Rock’nRoll, Soul, Jazz ma
prevalentemente Jamaicane. Ad aprire
il disco è il pezzo omonimo, rude e
ruvido, in pieno stile Rock’n’Roll.
Basse influenze punk, ma presenti
sopratutto nella voce del mitico
Strummer. Degna di nota la stupenda
“Jimmy Jazz”, la terza; Jazz’n’Roll,
atmosfere gangster anni ‘30. Influenze
Jamaicane, dicevamo: “Rudie Can’t
Fail”,”Guns Of Brixton”,”Wrong ‘em
Boyo”, ma sopratutto “Revolution
Rock”. Queste le tracce più made
in Jamaica dei quattro rude boys
londinesi - come nel loro film, “Rude
Boy”. “Wrong ‘em Boyo” invece è la
cover di un gruppo ska original, che a
sua volta si era rifatto ad una canzone
di Mr Soul music Wilson Pickett.
Track 8:”Lost in the Supermarket”,
il pezzo migliore non sol odel disco,
ma di tutta la produzione dei quattro.
Il ritmo, lento ma sostenuto, riporta
direttamente ai sobborghi londinesi,
tra litigi, bottiglie e bambini che
giocano.
Il più bel lavoro dei Clash in assoluto,
e forse uno degli album più belli del
Rock’n’Roll, e quindi indispensabile
per tutti gli amanti del Rock con
contaminazioni.
Gli Stornelli del Manzoni
Comunicato della Legione Studentesca
Abbiamo letto con molto piacere gli
articoli che ci avete dedicato sul vostro
giornaletto, ridendo calorosamente di
fronte al vostro imbarazzo e alla vostra
paura che copiosa traspariva tra le righe,
paura di fronte al crescente pericolo
fascista; e ci ha fatto ridere soprattutto
il pensiero dei vostri volti quando
starete leggendo questa nostra lettera…
immaginiamo che ci saranno volti carichi
d’odio… Ma altri visibilmente preoccupati
dalla strana piega che stanno prendendo
gli avvenimenti.
Innanzi tutto vi ringraziamo per la
descrizione obiettiva che ci avete dato
negli articoli: tanti, assetati di sangue e
soprattutto armati fino ai denti…ma che
ci volte fare, noi siamo i fascisti vigliacchi
e violenti mentre voi siete quelli buoni e
coraggiosi. Solo che chi ha scritto quegli
Lettere
articoli sa che le cose non sono andate
cosi: sa che in Ripamonti c’erano almeno
una 60 di persone, sa che i “compagni”
dall’altra parte non hanno neanche
provato ad avvicinarsi al nostro presidio,
sa che quando ci siamo presentati al
Manzoni eravamo a volto scoperto e non
in 20 e che eravamo la davanti perché
un nostro camerata era stato picchiato e
derubato della sua roba.
In verità le scritte non sono che l’inizio,
il peggio per voi deve ancora arrivare, la
Legione è si fatta di braccia e di gambe,
ma anche di cervelli e di cuori. Porteremo
il nostro seme rivoluzionario in tutte
le vostre roccaforti, daremo fuoco alle
coscienze che voi avete sapientemente
lobotomizzato con le droghe e quando
sarà giunto il momento di rompere gli
schemi, li romperemo facendo vedere a
tutti di chi siete servi e da chi prendete
ordini. Saremo la goccia di piombo
che lenta scivola mortifera sulle vostre
dilaniate coscienze. Saremo la spada di
San Michele che si stende contro i vostri
cuori impuri. Saremo il sasso che cade e
darà il via alla frana. Presto, molto presto
vedrete sventolare bandiere… vedrete
croci infuocate ovunque, vedrete che il
seme è sparso e che la speranza e rinata
nei cuori di coloro che hanno resistito alle
vostre menzogne.
A presto con nuove lettere d’amore
LEGIONE STUDENTESCA
P.S.
Stiamo
scommettendo
se
pubblicherete questo articolo o se lo
straccerete e farete finta di nulla.
Visto che quello che scrive ha scommesso
che lo pubblicherete, fate i bravi e vedete
di non deludermi.
★★★
La risposta della redazione
Cari legionari,
abbiamo deciso di pubblicare il vostro
comunicato, per non deludervi, e di
rispondere, per indicare tre punti di
metodo, non di contenuto.
1) Gli articoli da pubblicare si consegnano
a noi della redazione, non al Collettivo,
che è cosa ben diversa.
2) Quando si chiede di pubblicare
qualcosa, è bene mettere il proprio nome
e prendersi le responsabilità di ciò che si
scrive.
3) Sul “giornaletto” pubblichiamo tutto
quello che ci arriva. Se volevate rispondere
agli articoli che attaccate nel comunicato,
potevate farlo sfruttando meglio lo spazio
a disposizione.
★★★
La risposta del Collettivo, affidata ad una lettera di Michele Serra su Cuore
“Ehi, Amico! Tu leggere qui!
Caro naziskin, io scrivere te con parole facili facili, così forse tu capire. Io leggo su giornali che tu essere ‘bestia’ e ‘belva’, ma io non
credere. Io credere tu essere ignorante: e ignoranza è grande problema per tutti, anche per me. Perché persona ignorante è persona debole,
e persona debole è persona che ha paura, e persona che ha paura è persona che diventa cattiva e aggressiva, e fa “bonk” con bastone su
testa di poveraccio. Vere ‘bestie’ e ‘belve’ sono certi giornalisti (molti) e certa televisione (quasi tutta), che dicono stronzate così noi restare
tutti ignoranti e potere resta in mano di potenti. Io vuole dire questo: se tu picchia un poveraccio, tu non dimostra tua forza. Tu dimostra
tua debolezza e tua stupidità. Perché sua testa rotta non risolve tuo problema. Tuo problema è che tu vivere in periferia di merda, senza
lavoro o con lavoro di merda. Tuo problema è che tu essere ultima ruota del carro. Allora tu volere diventare forte, e tu avere ragione. Ma
nessuno diventa forte picchiando (quaranta contro due) due persone deboli. Se tu volere diventare forte, tu dovere ribellarti a tua debolezza.
Tu dovere pensare. In tua crapa rapata esserci cervello. Tu allora usare cervello, non bastone. Tuo cervello avere bisogno di cibo, come tua
pancia. Tu allora provare a parlare, a leggere, a chiederti perché tu vivere vita di merda. Questo essere: cultura. E cultura essere sola
grande forza per migliorare uomo.
Io sapere: leggere essere molto faticoso. Pensare essere ancora più faticoso.
Molto più faticoso che gridare “negro di merda”, o “sporco ebreo”: gridare stronzate essere molto facile, basta vedere presidente skinhead
Cossiga. Tutti essere capaci di insultare e odiare.
Me non importare niente se tu avere crapa rasata e scarponi: per me, tu potere anche metterti carciofo su testa e tatuare tue chiappe. Me
importare che tu rispetta te stesso, tuo cervello e tua dignità, così forse tu impara anche a rispettare altri uomini. Se tu grida “sporco ebreo”,
tu dovere almeno sapere cosa essere ebreo. E se tu sapere cosa essere ebreo, tu provare a chiederti come sarebbe bello se bruciassero in forno
tua madre, tuo padre, tuoi fratelli, tuoi amici e te. Se tu comincia a fare domande, tu comincia a vincere. Domande essere come chiavi di
macchina: basta una domanda per accendere motore e andare lontano.
Io molto preoccupato per te (e anche per testa di quelli che vuoi picchiare). Io preoccupato perché il potere, quando vede persone ignoranti
e cattive, può fare due cose: metterti in prigione, e prigione è come immenso “bonk” su tua testa. Oppure servirsi di te come uno schiavo,
mandarti a picchiare e torturare e bruciare mentre lui, intanto, vive in bella casa con bella macchina e bella figa. Vuoi essere libero? Tieni
tua testa rapata, ma impara ad amare tuo cervello. Forza e potere abitano lì: dentro zucca, non sopra zucca. Ciao.”
15
Gli Stornelli del Manzoni
Lettere
SIAMO PERSONE E NON IDEOLOGIE!
Il contenuto del Comunicato della Legione Studentesca è deprecabile, ma è
inutile e controproducente rispondere alla violenza con la violenza.
L’attuale spaccatura politica dovrebbe mostrare quanto mai sia necessaria una
fattiva collaborazione che rilanci ogni soggetto sociale e politico alla
costruzione del bene comune. E’ auspicabile, invece di lanciarsi reciprocamente
accuse e minacce, di fare provocazioni e di sentirsi provocati, instaurare un
clima di vero dialogo su ciò che realmente conta nella vita di ciascuno di noi.
Di questo, infatti, si tratta: avere una proposta positiva per sé e per gli altri
sulla quale chiamare ad un lavoro comune, altrimenti resta solo la lotta sulle
idee astratte di fascismo o antifascismo: ognuno quindi si sentirà in diritto di
proibire la parola all’altra parte, troppo “cattiva” per meritare di essere trattata
come un essere umano.
Noi di Gioventù Studentesca ci auguriamo pertanto che i fatti accaduti possano
essere occasione di un sincero dialogo e di una costruttiva operosità fra tutti gli
studenti, invece che un casus belli per nuovi scontri tra fazioni politiche
avverse.
Gioventù Studentesca Liceo Classico A. Manzoni
Gli Stornelli del Manzoni
Scuola
Che senso ha
di Clizia Morrone IIª E
Nello scorso numero del giornalino
ho notato con piacere che almeno una
voce solitaria si è alzata contro il coro
dei sostenitori di questa occupazione.
Sinceramente mi aspettavo qualche voce
in più,ma fa niente. Se mi è concesso
vorrei dire la mia in questione.
Anche quest’anno, nella nostra scuola,
si è perpetrato il rito dell’occupazione.
Come ogni anno c’è stata una bellissima
riunione di tutti gli studenti del nostro
Istituto per deliberare sulla proposta di
questo rito.
Alla fine di questa fantastica giornata, la
maggioranza dei partecipanti ha deciso
di non votare a favore della mozione,
quindi di non fare occupazione e la
decisione del comitato studentesco
quale è stata? E’ stata quella, guarda un
po’, di fare lo stesso occupazione.
A questo punto mi chiedo; CHE
SENSO HA aver fatto un’assemblea?
Aver chiesto l’opinione di tutti? Essersi
impegnati ad esprimere un parere per
poi ottenere esattamente il contrario di
quello che la maggioranza ha espresso
con il voto?
Non mi si venga a dire che i favorevoli
erano la maggioranza. Tutti coloro
che erano presenti hanno visto il
risultato della votazione e tutti devono
riconoscere che il NO all’occupazione
era palese.
Allora perché questo atteggiamento?Qual
è il bisogno impellente che spinge una
minoranza a decidere contro la volontà
di tutte le persone di buon senso?
Ho cercato di darmi una spiegazione e
sono arrivata alle seguenti conclusioni:
1. Siamo manipolati da uno sparuto
gruppo (con l’eccezione di pochissimi)
che, sotto le mentite spoglie dei
benefattori della nostra comunità
studentesca, agiscono invece solo per
soddisfare i loro interessi personali:
approfittare dell’occupazione per non
fare nulla. Tra l’altro tutti sanno che
questa è la motivazione che spinge (a
eccezione dei pochissimi citati prima)
a votare a favore.
2. Quali sono le iniziative meritevoli
(dibattiti,discussioni,incontri) che vengono
organizzate durante l’occupazione?
Veramente poche,quest’anno solo due o
tre. La cosa che mi ha più colpito è stato
che durante l’assemblea il collettivo si
è profuso in una lunga spiegazione
riguardo ad un’iniziativa VERAMENTE
interessante: ”la storia dell’hip-hop”,
interessantissimo iter nella nascita e
crescita di questo genere musicale (che
per altro, da voci di corridoio, sembra
sia stato il collettivo più seguito tra
tutti quelli proposti,il che è tutto dire).
E c’è stata anche una proposta per un
“corso per barman”, che mi domando
cosa ce ne possa fregare a noi.
Perché
non
fare
tutte
queste
”interessantissime” cose nei pomeriggi
dei giorni feriali, senza intaccare le
ore di normale svolgimento delle
lezioni e quindi senza compromettere
i programmi d’insegnamento? Perché
ogni anno bisogna perdere tempo in
occupazioni poco organizzate,poco
seguite
e
anche
molto
poco
interessanti?
E’ vergognoso il modo in cui quest’anno
è stato condotto il tutto. Ho sentito con
le mie orecchie persone che hanno
votato a favore dell’occupazione e
hanno poi detto: ”quest’anno ho
temuto seriamente che l’occupazione
saltasse”, con evidente riferimento alla
maggioranza dei voti contrari e ancora
la stessa persona(fortissima sostenitrice
del collettivo e, quindi,dell’occupazio
ne), dopo che da me le era stato fatto
notare che era stata tutta una farsa,ha
detto: ” si è vero, però chissenefrega,
l’importante è che si stia a casa una
settimana!”
Ma allora ripeto: CHE SENSO HA
fare un occupazione di questo genere,
con questo spirito? Per carità, anch’io
sono studentessa e mi rendo conto che
una settimana in più di riposo di certo
non fa male, anzi,ma di certo non va
ritagliata una settimana-riposo con
queste modalità e motivazioni.
Ma il vero problema è: se siamo in
una democrazia come sostengono
i nostri”capetti”, se la scuola è di
tutti,come loro hanno ripetuto più volte
durante l’assemblea iniziale, allora
com’è che al momento della votazione
la democrazia si è trasformata in
un’oligarchia immotivata? CHE SENSO
HA votare?
Tra l’altro,già che ci sono, vorrei
sottolineare una situazione che vedo
ormai da 5 anni e che,sinceramente,
mi disgusta profondamente:la assoluta
mancanza di rispetto nei confronti
di coloro che intervengono alle
assemblee.
16
Già ho detto che si richiama a gran
voce la democrazia e i principi di
uguaglianza, che sembrano sentiti
molto forti da tutti. Ma allora qualcuno
potrebbe spiegarmi perché quando
viene espresso un parere contrario a
quello del collettivo (cosa successa
nell’assemblea pre/pro-occupazione)
l’unica cosa che si sente sono fischi,
”vattene a casa” urlati senza motivo
e altri insulti vari ed eventuali? Ho
visto veramente pochissimi ragazzi
del collettivo (se non forse uno solo)
rispondere con proprietà di linguaggio
e, soprattutto, con pertinenza alle
critiche.
Onestamente sono stanca di tutte queste
contraddizioni, stanca di dovermi chiedere
CHE SENSO ABBIA partecipare tutti gli
anni a questo genere di eventi ridicoli,
stanca di dovermi rapportare, in queste
situazioni, a persone che forse non
hanno ben capito che non siamo una
massa di stupidi pecoroni che seguono
“il buon pastore”, ma abbiamo una
nostra ragione, grazie a dio, che ci
aiuta a capire che NON HA NESSUN
SENSO continuare a seguire questo
genere di persone e di situazioni che
non rispecchiano per niente la nostra
volontà.
Gli Stornelli del Manzoni
Dialoghi & Racconti
Liceo Minzioni - Classe di Sostegno di Francesco Fiero Vª I
LEZIONE 4
PROF: Nonostante lo spiacevole episodio
di ieri, vorrei continuare il discorso sulla
politica.
Kevin ha già parlato…Quindi toccherebbe
a te…brr…Steiner…
STEINER: Io sono un convinto comunistastalinista!
PROF: Ti facevo più fesso, Steiner!
TAHREG: Ma ieri non eri mica nazifascista?
STEINER: Cambiare idea non è reato!
TAHREG: Ma è simbolo di grande
indecisione! Non puoi andare dove tira il
vento!
KEVIN: Anche perché poi fai la fine di
Daniele!
PROF: Ragazzi, ognuno fa le sue scelte.
Steiner era stufo di far parte di un’ideologia
marcia dentro e retrograda, e ha deciso
quindi di passare dal lato della staccionata
più consono ai suoi pensieri, e a quello che
si addice a una persona sana di mente!
TAHREG: Scusi, prof, ma non era lei a dare
del malato a Steiner? Vedo che cambia
spesso idea come il suo prediletto!
PROF: Prediletto…Mah…Non usiamo
parole grosse adesso…Diciamo che l’ho
giudicato male all’inizio…
STEINER: Capito, compagno Tahreg? Sono
il migliore della combriccola! Eh, eh!
TAHREG: Visto che ti senti così
partigiano…Dimmi il nome del leader
politico di sinistra qui in Italia!
STEINER: Vediamo…direi Reggiano!
TAHREG: Eh?
STEINER: Sei stato tu a parlare di
parmigiano!
TAHREG: Per le bombe di Allah! Questo
non sa una sega di sinistra!
STEINER: Veramente è con la destra che
mi…
PROF: Silenzio, Steiner! Dì la verità al tuo
prof.! Tu non sei comunista, vero? Lo hai
detto solo per fare bella figura con me,
eh?
STEINER: Sì, professore…
PROF: Maledetto ballista estremista
di destra! Mi costringi a mantenere la
promessa delle tenaglie! Eh, eh!
ZAC!!!
TAHREG: Quello sì che deve far male…
PROF: E adesso che mi dici, Steiner?
STEINER: Le quota rosa! Vogliamo le
quote rosa!
spiccioli alle 8 del mattino! 3 euro e 90 per
un pacchetto di sigarette! Pazzesco!
STEINER: Prof., faccia come me! Si attacchi
alla presa della corrente con le dita!
PROF: Come, scusa?
STEINER: E’ la nuova frontiera degli
spinelli!
PROF: Se tu avessi un testicolo di riserva…
Uff…E’ un vero peccato! Comunque
avrete già capito l’argomento quotidiano:
il caro prezzi!
STEINER: Un tema molto caro a lei…non
è vero professore?
PROF: Steiner, per tua informazione ora
sto puntando al tuo bulbo oculare!
STEINER: Ok... farò occhio a quello che
dico…
PROF: Kevin, come al solito il giro
comincia da te! Tu che ne pensi?
KEVIN: Che lei ha ragione. Tutto è
aumentato. E soprattutto ogni cosa ha
un costo. Sono riusciti persino a dare un
prezzo alla vita!
PROF: Quello è un proverbio, Kevin…
KEVIN: D’ora in poi mi vedrò bene dal
disturbare il can che dorme…
PROF: Qualcuno gli faccia una tac…
TAHREG: Mi permetta di fare una
considerazione.
PROF: Siamo qui per questo, Tahreg!
TAHREG: Si rende conto che il prezzo
degli armamenti si è quasi triplicato? Pensi
che l’altro giorno dei contrabbandieri mi
hanno chiesti addirittura 10.000 euro per
una, e dico una mina antiuomo!
PROF: Direi di passare alle opinioni di
Steiner… Forse è meglio.
STEINER: Sono anch’io d’accordo con lei,
Prof.!
PROF: Lo dici sinceramente?
STEINER: Certo!
PROF: Continua pure, allora!
STEINER: Giusto per fare un esempio,
anche nelle lettere si è notato un
raddoppiamento…Mi sono ritrovato due
volte la frase “Caro Steiner”…
PROF: No! No! No! Non è questo il
caro prezzi, dannazione! Perché sei così
imbecille? Perché?
STEINER: Caro Prezzi? Non conosco
nessun Prezzi! Mai inviato lettere a questa
persona!
PROF: Graaaarrgh!
TAHREG: Ti consiglio di coprirti gli occhi,
Steiner…
LEZIONE 5
PROF: Miseriaccia lorda! Sono già senza
LEZIONE 6
PROF: Da oggi avrete una nuova
17
compagna, ragazzi! Non fatevi spaventare
dagli occhi rossi, mi raccomando. Da
quanto mi ha detto soffre d’insonnia.
Comunque sia, bando agli indugi! Ecco a
voi Tina Nico, per gli amici Nico Tina!
TINA: Buongiorno a tutti…Blearghhh!
KEVIN: Ma ha vomitato!
TINA: Dannata Cannabis…Ultimamente
faccio fatica a reggerla…
PROF: Vuoi parlarci un po’ di te, Tina?
TINA: Boh…Frequento da poco questa
scuola.
PROF: Quindi sei una studentessa in
erba!
TINA: Direi proprio di sì…
PROF: Poi?
TINA: Per un lungo periodo ho lavorato…
tra l’altro tirando su la famiglia.
PROF: Fantastico! Mantenevi i tuoi
genitori!
TINA: No, li ho venduti per 50 grammi di
cocaina…
PROF: Ehm…
TINA: Sono una ragazza diligente…
PROF: Davvero?
TINA: Sì, sto sempre in riga…Mangio
in bianco, sono testarda anche se i
miei progetti vanno spesso in fumo…
E non capisco perché talvolta soffro
d’alluncinazioni…
TAHREG: Chissà come mai, eh, eh!
STEINER: Tahreg, qualcosa mi dice che
Tina è una tossicomane drogata!
TAHREG: Davvero molto perspicace!
KEVIN: E’ brutto soffrire d’insonnia,
Tina?
TAHREG: Tsè…hai capito tutto!
PROF: Ehm, ragazzi, direi di cambiare
discorso!
PAPA’ DAN: E’ permesso?
PROF: E voi chi siete?
MAMMA DAN: Siamo i genitori di
Daniele! E’da un po’di giorni che manca da
casa…Voi per caso ne sapete qualcosa?
PROF: Oh, cazz…
TAHREG: Ehi, ditemi…Conoscete la
roulette iraniana?
LEZIONE 7
PROF: Ormai ci conosciamo da una
settimana. Credo sia il momento giusto
per parlare di un argomento scottante…
STEINER: Il calorifero!
PROF: No, bifolco! Sto parlando del
sesso!
KEVIN: Ommammamia!
PROF: Cosa?
KEVIN: E’ volgare!
Gli Stornelli del Manzoni
PROF: Ma i coglioni non li avevo tagliati
a Steiner? Comunque ho portato qui con
me un testicolo…ehm…un testo che
servirà a introdurre…
STEINER: …L’attrezzo?
PROF: Cosa? Dove?
STEINER: Nella f…
KEVIN: Ommammamia! E’ volgare!
PROF: Fate silenzio, dannazione!
TAHREG: Vuole leggercelo o no questo
brano?
TINA: Altrimenti può passarlo a me…Ci
farei su una bella cartina…
PROF: Il testo, di Sterone, un filosofo
greco, dedica il seguente brano all’amata
Sara Toga:
“Sento qualcosa lì sotto, uno strano
movimento.
Dialoghi & Racconti
Sento tirare laggiù, un bizzarro moto.
E’ il mio pe…ana dentro al cuore. E’ lui che
batte così forte.
E’ il mio pen…siero che ho per te, a
provocar questo fenomeno.
Con la mia mano destra tiro su e giù…
parole con lo stilo, su di questo papiro.
Con la mia mano destra stimolo la ca…
ndida girandola di sogni d’amore.
Avvicinati.Voglio tastare la tua vag…hezza
armoniosa.
Te lo infilo lentamente…l’anello di
fidanzamento. Ti amo.
Ora però passiamo al sodo, bagascia!”
Che ne pensate?
KEVIN: Ommammamia! E’ volgare!
TAHREG: Che razza di imbecilli, questi
greci…Che senso ha infarcire una
relazione di sdolcinatezze se poi non si
batte il chiodo?
STEINER: Ma che c’entra? Giuseppe era
un falegname, eppure…nisba!
KEVIN: Gesù: il primo bambino nato in
provetta…
PROF: Ma tu guarda che classe doveva
capitarmi…Idiota e blasfema!
TAHREG: Che ci vuole fare, Prof…E’ una
classe di sostegno, questa. Chi sta qui
dentro ha dei problemi…
STEINER: E non sminuirti! Gioisci, invece!
Senza di noi la scuola andrebbe a pezzi!
TAHREG: Eh?
STEINER: E’ una classe di sostegno, no?
PROF: Sigh…Direi di continuare
domani…
★★★
Storia di un’amicizia
di Elena Martinuzzi IVª F
Il mese scorso è venuto a trovarmi
il figlio di un’amica di mia mamma.
Viene da Gerusalemme: è israeliano.
E’ sempre stato un ragazzo allegro, ma
ora è cambiato. Ha lo sguardo perso
nel vuoto, non mangia molto. Mentre
ascoltiamo musica incomincia a parlare,
e ciò che dice mi raggela. In un afoso
pomeriggio di Marzo, nel 1991, due
bambini si incontrarono su un campo di
calcio improvvisato. I due si scrutarono a
lungo, da nemici, ma la voglia di giocare
prevalse e si divertirono insieme. Due
bambini: uguali ma diversi. Uno israeliano
e uno palestinese. Ronny, nato in una
famiglia di commercianti, e Amir il cui
padre era contadino e la madre casalinga
con quattro figli. Senza rendersene conto
diventarono amici e di nascosto, almeno
due volte alla settimana si incontravano
in quel campo alla periferia della città.
Lì giocavano a calcio e parlavano delle
proprie realtà. Nella vita di Ronny la
figura più importante era il nonno, Mosè,
che gli raccontava sempre della guerra
e dei campi di concentramento, della
paura e delle violenze subite dai tedeschi.
Ronny si stancava di sentire queste storie
e diceva: < Nonno, tutto ciò è passato!
>. Questo ragazzo era molto timido e
introverso, bravo a scuola. Era amico di
Amir forse perchè era l’unico che non lo
prendeva in giro per la sua testa troppo
grossa. Amir quasi non se ne accorgeva,
forse perchè per lui quello non era un
problema, lo era di più avere la pancia
vuota. Amir era affascinato da questo
bambino così diverso da lui: i vestiti
sempre nuovi, il suo parlare così garbato
e, soprattutto, il suo odore di pulito. Il
bambino palestinese, invece, vestiva con
i vestiti del cugino, sempre troppo piccoli
o troppo grandi per lui, ma non poteva
lamentersi, era già fortunato. Adorava
la madre, Anah, una donna forte che gli
faceva sempre le coccole, di nascosto dal
padre perchè nella loro cultura troppe
smancerie non erano da maschio. Il
tempo passava e i due si ritrovarono a
parlare anche di sentimenti e di amore.
Ronny si era perdutamente innamorato
di una sua compagna di scuola, “con
uno sguardo d’ angelo” che purtroppo
era rivolto al più bello della classe. Amir
lo prendeva in giro, non capiva questo
sentimento.D’ accordo, lui non era mai
andato a scuola e a malapena sapeva
leggere, ma sulle donne sapeva tutto:
se ne sceglie una da sposare e sifanno
figli. Il vero amore per Amir era quello
per la sua terra e il suo popolo. Ogni
tanto parlava di Allah,ma lo faceva senza
guardare negli occhi l’ amico. Ormai
avevano diciassette anni, e i loro incontri
dimin uirono drasticamente.Poi arrivò
quel giorno. Ronny aveva accusato Amir
di non tenere più alla loro amicizia e
questi, guardandolo dall’alto in basso gli
aveva risposto che non doveva parlare
proprio lui dell’amicizia, lui, nemico
della libertà. Ronny lo trovò ingiusto e,
ricordando le parole del nonno, lo offese
dicendo:< Ma cosa parli tu, che mangi
pane e bombe>. Ognuno aveva preso
18
la sua strada. Passarono alcuni giorni e
Ronny incominciò a sentire la mancanza
dell’amico e decise di andarlo a trovare
nel quartiere palestinese. Vide tante
facce, alcune erano ostili, altre facevano
molta tristezza, era tutta gente povera.
Dappertutto c’era un odore di fritto, che
Ronny sentiva spesso su Amir, ma di
lui neanche l’ ombra.Il giorno seguente,
dopo aver percorso qualche isolato, sentì
un boato gigantesco: era uscito appena
in tempo dal centro commerciale, prima
che un kamikaze si facesse saltare in
aria e ammazzasse un centinaio di
persone. Solo quella sera seppe che quel
kamikaze era il suo amico Amir. Questo
racconto mi ha perseguitato a lungo, di
giorno e di notte, poi in un mio sogno
ho incontrato Amir che ritrovava il suo
amico con questa poesia:
Ho avuto paura, amico mio
avrei potuto chiamarti
avrei potuto prenderti per mano
e scappare via da quell’inferno.
Per un attimo ho visto noi
in un luogo di pace, giustzia... amicizia!
Quante volte mia madre,
Anah,
prendendomi tra le braccia
mi consigliava di andarmene
di salvarmi
Poi all’improvviso sono tornato alla realtà
come tante formiche al centro commerciale
tu che ne uscivi
sollievo
ho avuto paura amico mio
poi ho seguito il mio destino.
Gli Stornelli del Manzoni
Alla ricerca della felicità
di Stellina
Un bel giorno di fine estate
nelle menti delle giovani abbronzate
c’è posto per un solo pensiero
“gonna a pois o vestito nero?”
infatti bisognava prepararsi
e, finalmente dopo tanto, con gli amici
ritrovarsi
quella sera stessa
ad una mitica festa.
Dai mille racconti
annunciati senza sconti,
alle troppe storie
da riempire le memorie,
il ritrovo che era nostalgico
divenne tutt’a un tratto magico.
A cambiar le cose
diventate noiose
ci pensarono gli imbucati
fino ad allora tanto odiati,
in particolare uno
che si credeva il numero uno,
presuntuoso ma con un tale
atteggiamento
da far cadere le donne ai suoi piedi sotto
il cemento.
LEI non l’aveva mai benvisto
LUI non l’aveva mai vista,
ma quella sera erano a favore le stelle
perchè diventassero una delle coppie più
belle.
LUI la notò e non poté più smettere di
fissarla,
pensò subito che voleva baciarla.
LEI, furbetta, se n’era accorta
ma si rifiutò di fare la gattamorta,
preferì di gran lunga fare finta di niente
e ai suoi sguardini rimase indifferente.
Soprattutto non va dimenticato,
che secondo LEI, LUI era uno scostumato
e quindi non le interessava affatto
che LUI fosse attratto.
LUI volendo in compenso
qualche consenso,
chiamò un suo amico
per farsi dire se anche questi aveva
gradito.
Ovvio che l’amico acconsentì,
i maschi sono tutti così,
per primo dei gran pecoroni
in seguito degli ingenti maialoni.
Quindi, rivolgendo di nuovo l’attenzione
alla signorina
che con il consenso dell’amico era anche
diventata più carina,
e sentendosi ignorato
(poverino LUI che veniva sempre lodato!)
decise di richiamare la sua attenzione
con la tipica presunzione.
Poesie
“Ooooooh!” esclamò!
che LEI si girasse aspettò,
ma vedendola scocciata,
forse anche un po’ lusingata,
(ma si sa le persone non si capiscono
e spesso si sbagliano)
votò per un “No niente!”
facendo l’indifferente.
Da quel momento però,
LEI più attentamente lo osservò
E cominciò ad avere un apprezzamento.
Quel suo fare da bulletto
Direi anche un po’ stronzetto,
ma anche quel lato tenero che si
intravedeva
la intrigava e lo sapeva.
D’altronde si sa, ci cascano tutte le
ragazze
che non vogliono ammettere di andare
pazze
per i soliti belli omaccioni
sicuri e simpaticoni
oppure per i bei bambini
con fascino e tanti soldini.
Sarà quel che sarà
fatto sta che LUI da quella sera sempre la
penserà.
E come dimenticare quel contatto?
Sarà forse matto?
Finalmente capita l’occasione
e ci pensa LUI a fare andare bene la
situazione.
Dopo qualche sorriso imbarazzato,
qualche guardino sgamato,
qualche parola scambiata con il mento
abbassato,
si trovò una scusa per passare la serata
assieme
e cominciare a conoscersi bene.
A cena cominciarono lentamente a
parlare
Facendo tutti e due finta di ignorare,
ma si scambiavano sguardi troppo
intensi,
p sorrisi a trentaquattro denti.
Che io descriva la scintilla non ce n’è
bisogno,
si sono già tutti persi in questo sogno,
perciò procediamo con la serata
che la seconda parte non va di certo
tralasciata.
La compagnia decise di andare a ballare,
e chi ha il coraggio di contestare?
Quindi si dirigono verso il fatidico posto,
dove finalmente si scoprirà l’amore
nascosto.
LEI è sola su un divanetto:
questo è il momento perfetto.
Forse no, forse non è quello,
beviamo ancora un po’ e aspettiamone
uno più bello.
Poi si sa LUI è un bel marpione,
perché non dovrebbe approfittare della
19
situazione?
Così tante belle tipe,
tutte insieme, tutte amiche,
sembrano lì ad aspettarlo
tutte pronte ad adorarlo.
“Guarda quello, quanto è bello?”
E lui sente solo quello..
“Bellissime mi offrite qualcosa da bere?”
(Chiarisco mi offrite e non desiderate
perché parliamo del solito scroccone
opportunista, antipatico e provaccione)
“sì, perché no? Mi va un bicchiere!”
Povere illuse non avevano compreso
Che LUI era già troppo preso
Per un’altra che lo aveva colpito al cuore
E affiorava alla sua mente con tanto
ardore.
LUI si girò e la vide sempre più bella,
“Cosa faccio qui? Dovrei essere accanto
a quella!”
Non si sa, probabilmente fu l’effetto delle
bollicine,
si da il caso che abbandonò le ragazzine,
e trovò il coraggio di avvicinarsi ai
divanetti,
e guardarla senza imbarazzi a tutti gli
effetti.
“6 BELLISSIMA!” pensò...
anzi, addirittura lo esclamò!
Non era riuscito a tenere a freno
Quel suo pensiero che fischiava come un
treno.
La guardò arcuando la bocca
LEI esterrefatta si spostò una ciocca
E accennò un dolce sorriso
Che le illuminò tutto il viso.
LEI si vergognava,
sapeva che LUI la guardava,
LUI infatti senza contegno
Continuava a fissare quello splendido
disegno.
Si sedette e mentre si stava avvicinando
LEI ebbe la crisi e disse scappando:
“Devo andare in bagno!”
Chiamò la sua migliore amica
e le raccontò tutto a fatica.
Eh sì! Così sono le donzelle,
non stanno mai nella pelle;
devono sempre raccontare tutto alle
compagne
senza sognarsi di fare le taccagne.
Mille dilemmi, mille problemi,
stando lì a progettare sistemi,
alla fine esaminando la situazione
capisce di aver sbagliato posizione.
“Come ho fatto a scappare?
Devo assolutamente ritornare.”
Ma non occorreva,
LUI era là fuori che sorrideva:
la guardava...la voleva...
La raggiunse e le rubò il cellulare,
così con l’amica cominciò a scherzare.
LEI gli tirò tanti centroni
Gli Stornelli del Manzoni
Che LUI non riuscì neanche a fare le sue
osservazioni.
Così ridendo tornò in sala,
LEI sapeva...la aspettava.
Dopo un po’ di tempo
decise che era il momento.
Rientrò,
ma non lo trovò.
Allora un po’ offesa,
si accese una sigaretta, arresa.
Dopotutto cosa si aspettava che
succedesse?
Che lui veramente ci provasse?
Neanche finito di articolare quel parere,
che livide lì che prendeva da bere,
con affianco due belle signorine
che gli facevano da veline;
lo mangiavano con gli occhi, provocanti
come pochi.
LEI d’istinto si girò!
“Che stupida!” pensò.
Ma non ebbe neanche il tempo di fare
un passo
Che arrivò il bel gradasso,
la prese per le guance,
si unirono le loro pance,
e le sussurrò all’orecchio senza stizza:
“Mi mandi una sizza?”
Lei due volte non ci pensò
E rispose con un secco “NO!”
Della serie non mi prendere in giro,
non sono una delle tipe tutte in tiro
che ti cascano ai piedi
e tu neanche le vedi.
Ma lui di certo non si arrese,
non dopo tutte queste attese,
la prese per mano e la invitò a ballare,
voleva cominciare a sognare.
Era da tanto tempo alla ricerca della
felicità
Ed eccola qua
Sapeva che era LEI
Di mano sul fuoco ne avrebbe messe sei.
LUI riprende il suo viso tra le mani e
tenta di baciarla,
mossa azzardata, poteva evitarla
LEI infatti anche se tentata,
ha girato la testa e non c’è stata.
Innanzitutto non si fidava
E purtroppo faceva bene, il giorno dopo
lo dimostrava.
In seguito aveva così tanto bevuto
Che era persino caduto
E quindi non le sarebbe convenuto,
non ci vuole un astuto!
Terzo, lo sanno tutti che il figo del
momento
Non si bacia mai al primo
appuntamento.
LUI però troppo non se la prese,
e soprattutto non si arrese.
La serata proseguì in risi, balli abbracci e
bacini autorizzati...
Poesie
Sulla guancia, sulla testa e sul collo, tanto
desiderati.
C’erano risate,
timide occhiate;
c’erano continue presentazioni,
stupide fissazioni;
c’era l’emozione
nel sentire il proprio nome;
c’erano i battiti forti del cuore,
mentre saliva alle stelle l’umore;
c’era il solamente voler stare abbracciati,
l’essere più desiderati,
più affiatati;
C’era il bisogno di essere amati,
di sentirsi ricambiati;
c’era uno scambio di baci,
sconnessi e audaci,
che anche se non sposavano le bocche
facevano arrossire le orecchie,
perché l’emozione e il sentimento
continuavano a salire e a prendere il
sopravvento.
Ma poi successe così:
il giorno dopo tutto questo svanì.
LUI fece girare una scusa troppo facile,
ma ugualmente fattibile.
“Oh raga ieri ero così ubriacato,
che appena arrivato a casa ho sboccato
e non mi ricordo più dove sono stato!”
A lei veniva quasi da ridere,
non ci riusciva a credere!
Dopo tutte le prevenzioni che si era data
Ci era comunque cascata.
Perché le aveva fatto tutto questo?
Le era sembrato così onesto!
E se non fosse stata una scusa?
E se non si ricordasse veramente di averle
fatto le fusa?
Forse gli avrebbe dovuto dare quel bacio
vero,
unico e sincero.
E se così fosse stato?
Qualcosa sarebbe cambiato?
Beh, sicuramente in qual momento
gliel’avrebbe dato,
quel bacio che gli era tanto mancato,
e che non darglielo tanto le era costato.
Ormai tra di loro si sentivano in
soggezione,
LUI non aveva neanche avuto il coraggio
di mettere in chiaro la situazione,
probabilmente non voleva perdere la sua
grande reputazione
infatti provava a mettere a freno
l’emozione.
Spesso chi si ritiene un grande
omaccione,
dimostra di essere un sublime fifono.
Nonostante ciò, la guardava e a volte le
parlava,
ma lei lo odiava e quasi non lo ascoltava.
Era ferita,
pentita
20
e indispettita.
Così pian piano fecero sempre più finta
di niente,
non sapendo cosa l’altro avesse in mente.
Lei non voleva perdere il treno,
eppure pensava: “Un uomo in più un
uomo in meno!”
Era alla ricerca del principe sul cavallo
bianco
E si era ritrovata un insulso bambinetto
su un triciclo stanco.
Chiaro che così doveva andare,
queste cose non si possono
programmare,
si viene sempre attratti dal meno pensato
perché tutto lo decide il fato.
Quindi ora che aveva l’intenzione
Non voleva perdere l’occasione.
Questo però negava
Anche se in fonfo ci sperava:
si capisce, si sa,
lui era la sua felicità!
(si ringrazia:
- per gli utili consigli Chiazza
- per l’appoggio e il prestito dell’accetta
Polpetta
- per il sostentamento Cleopatrina col
suo astenimento.)
So quanto sia lungo questo brano,
e quanto dal limite di spazio sia lontano,
ma ho un urgente bisogno che venga
pubblicato,
perché sappia cosa è stato.
Piuttosto fatelo pure a puntate,
ma vi prego non lo scartate.
★★★
Su e giù
di Victor Campagna Iª D
Ombreggiava la luna il tendone:
mille care ascete hanno violentato
il sesso. Un violento e assoluto coito
spezzò le marce note d’una musica
ecclesiastica, le marce note d’una
frivola e drastica matita, grezza
e curiosa di antri selvaggi, di foreste
nere sparse per l’aere in un paradiso
di fiati e demiurghi. Solo un fiore,
solo un forse potrebbe associare
le ombrose associazioni del tutto
e selvaggiamente riprodurre un
sentimento
di spermatozoi dentro un signorile
casolare, un dolce mugugno del vento.
Gli Stornelli del Manzoni
Vento
di Andrea Benigno Vª B
Il vento soffia e ogni giorno miete
milioni di vittime innocenti,
che in esso cercan un po’ di quiete
e fuggon da vite a lor’ opprimenti,
appese a uno stelo che toglie
ogni libertà nei movimenti,
sono milioni di piccole foglie.
Così il vento fa coi piaceri;
spazza i pensieri,lascia le voglie,
resta il ricordo,rimpianto di ieri,
lascia le lacrime,se ne va lento,
col peso grave di passati e meri
sorrisi lasciati ad un soffio di vento.
Capita a volte di sentirlo gridare,
talvolta invece slitta contento
su onde che battono e scuotono il mare;
o d’improvviso porta il sereno,
e appare caro,amico,compare,
ci libera d’ogni male terreno,
alzandoci alti con ali di seta.
Ma più di tutto è privo di freno,
il vento è libero,perche senza meta,
molti ci provano,eppure ancor mai
nessuno l’ha chiuso in un vaso di creta.
(“Vento” è il componimento che ha vinto
il concorso di Poesia 2006. Ringraziamo
il suo autore per averci concesso
l’anteprima!)
Poesie
nel suo brodo primordiale: dobbiamo
avere grinta e pace nel nostro cuore,
nascondendo un latente vocabolario,
sì, però almeno una piega, un’orecchia
ci vuole, cara amica.
E sai com’è: l’amore va e viene,
e così la marea sporca di parole
contagia e non contagia, cercando un
semplice sguardo (sai che cosa sei),
cercando un sorriso, uno solo,
che assalti il volto da ebete.
Comunque, riprendendo il discorso:
non essere troppo radicale,
gloriosa statua: sii modesta e
guarda in faccia al volgo con pietà
almeno, non con disprezzo, mai
con disprezzo; perché esso ti controllerà,
perché esso potrà fare di te ciò che vorrà:
credo sia meglio che non succeda…
indi stai tra le sue mani, sii amichevole
con esso
ed abbi fede, ché un giorno qualcosa
cambierà:
basta volerlo.
La poesia è selvaggia senza ch’essa sia
resa
selvaggia: non ne ha bisogno: nacque già
da un
orgasmo e finirà in un orgasmo, nacque
già nella selvaggia selva e continua ad
essere
lì, cara gloriosa statua.
★★★
★★★
Risposta in versi
all’articolo di Gloria
del n. 5
di Victor Campagna Iª D
Sarò casa d’un coglione,
ma le poesie sentono solo
un cuore battere, mille volte
adorno di parole ed occhiate
disperse e di certo non
saràunaparola così composta
a ridurre la poesia a selvaggina:
elaborazione e mente cascano
su quelle sibilanti sillabe.
Purtroppo il vento dell’illogicità
s’è spento: un suggerimento almeno
occorre a questo povero volgo
infarinato di politica e calcio;
non possiamo trascurarlo, lasciarlo
Pretesto psichedelico
di Tommaso Sciotto Vª E
sciotto.deviantart.com
Tagliato il naso con una fetta biscottata.
Girava cadendo in del vino d’annata.
Un fiotto di sangue che scivola su aghi
dentro ad un pagliaio di dorati spaghi,
che forma torrenti, poi fiumi, poi laghi.
Le mucche ferite a picco nel liquore,
calan nel latte sanguigno e una muore.
Il sole la cuoce e la brucia e la fuma
la soffia sul mondo e lo copre di bruma
Gli abeti si picchiano con violenza,
rotolando ripidi insieme in pendenza.
Immensa vetrata separa i miei occhi
si fissano e ascoltano assorti i rintocchi
del cuore che liba un inchiostro di bile
nero come il mare chiuso in un barile.
Chiome, lozioni e boccali di plasma,
elettricità su griglie fantasma.
21
Urla nel vuoto e pareti di acciaio
vecchi che nuotano in mare a gennaio
Sogni che fanno la fila agli uffici
timbri che mettono radici
cieli stellati diventano grigi
lampade accese rivelano effigi
di uomini che il medioevo han vissuto
e ce n’è uno castano e barbuto,
che mangia castagne attraverso un
imbuto
Un ippocampo che strimpella il liuto
vede un puledro che cala un bullone,
canta e si inietta del testosterone.
Un trio di scarpe suona il pianoforte,
un’oca vomita foglie morte,
poi suona l’organo principale
della più grande cattedrale
del distretto dell’impero del male.
Un uomo scrive dei versi sconnessi
cento lo leggono in catalessi.
★★★
Pippo style
di Filippo Siracusa Vª B
io sono bello
e guardo contento
e non mi pento
l’uccello
senza vergogna
così come viene
senza un rene
t’insulto
io sono il latinista
che con simpatia
ti conquista
un danno ti reco
con mia zia
e con il greco
Gli Stornelli del Manzoni
Acchiappasogni
Oblio e sogno
di Stella Vª L
E’ come se vivessi in una bolla di sapone..
vedo quello che succede attorno a me
ma non lo vivo attivamente, è come
se vedessi un film senza accorgermi di
esserne la protagonista.. ore di vuoto e
di agonia, dove il mio cuore non sa cosa
pensare, cosa provare, come battere,
per chi battere.. e se poi allungo un po’
la mano e la sporgo timidamente al di
fuori della mia bolla di sapone subito mi
appare un mondo buio, freddo, triste e
brutto, ed è come se non ci fosse spazio
per me! Vivo con un perenne nodo allo
stomaco, non sono né felice né triste, e
così niente riesce a sciogliere quel nodo,
né una risata né delle lacrime. Galleggio
nell’oblio della bolla di sapone, non ho
impulsi, desideri, entusiasmo, speranze,
niente che mi dia la forza per sfondare
la bolla di sapone e per precipitare nella
Vita, quella vera. Vivo di ombre e di
echi, di frammenti di felicità e di amore
passivo. Questa disperazione mi sfianca,
mi distrugge, mi trascina sempre più sul
fondo e allontana ancora più da me la
possibilità si salvarmi..
E’ come se qualcosa dentro di me lottasse
per liberarsi, per uscire, per urlare
quello che sente. Il mio cuore è rimasto
in silenzio troppo a lungo, per troppo
tempo è rimasto legato dentro di me
senza viaggiare tra sogni e speranze, e
ora chiede di uscire, di vivere di amare..
L’amore, l’Amore...Come ho fatto a
vivere senza amare per così tanto tempo?
Sopravvivevo, giorno dopo giorno,
come se fosse qualcosa di superiore a
spingermi a fare quello che dovevo. Mi
tirava verso qualcosa, mi spingeva a fare
un passo dopo l’altro, ma non mi ha mai
lasciato capire dove stessi andando. E
io camminavo cieca e ignare verso una
meta che non conoscevo, ogni giorno
andavo sempre più giù, senza avere la
forza per ribellarmi e per prendere le
redini della mia vita.. Vedevo ogni cosa
passarmi di fianco, sapevo che la stavo
vivendo, ma la disprezzavo totalmente,
e nonostante la mia infelicità non avevo
il coraggio di allontanarla da me.. La
vita mi scivolava addosso velocemente
e non mi lasciava niente, solo infelicità
e stanchezza. Piccole luci di speranza si
avvicinavano raramente alla mia strada,
e io le osservavo da lontano, senza
fermarmi per coglierle, forse per paura di
non arrivare in tempo dove dovevo..
C’era una strada già tracciata davanti a
me, e io semplicemente la percorrevo
svogliatamente, sperando che in fondo
ci fosse la felicità.. Invece avrei dovuto
fermarmi, guardare dal fuori quello che
mi stava succedendo, accorgermi che
quella non era la vita che volevo! Così
avrei potuto dare una svolta ai miei
desideri, ai miei pensieri, alla mia vita...
Ma il problema è: come è possibile tutto
questo? Mi manca un impulso, una
spinta, qualcosa che faccia rinascere
in me il desiderio di vivere come
voglio.. Si,si,ho solo bisogno di essere
innamorata!
Un incontro inaspettato, un sorriso
sfuggente, un’occhiata particolare, un
sogno realizzato, un sogno... un sogno
che rinasce, mi sveglia, mi riempie di
desiderio, di amore.. Ma è solo un lampo,
veloce e improvviso, un attimo eterno
e infinito, difficile da dimenticare.. È
stato un raggio di sole tra le nuvole, una
boccata d’aria pura prima di rituffarsi in
acqua, un salto nel vuoto, un battito del
cuore che rimbomba nel silenzio buio
e triste, un sorriso su un viso sempre
scuro e serio, una calda occhiata nel gelo
dell’inverno, un fiore tra le rocce, un
sogno.. un bel sogno..
Ma ora c’è la vita da vivere! Ce la farò
senza quel sogno?
★★★
E la vita va avanti..
di Irene Belluzzi Vª E
Quando capisci che le cose non puoi
farle da sola, ma che per costruire
qualcosa o per risolvere qualcosa
bisogna essere in due, ma tu puoi fare
la tua parte. Quando capisci che ogni
situazione ha mille facce e può essere
affrontata e vissuta da mille punti di
vista contrastanti. Quando capisci che
i fraintendimenti sono moltissimi e
se non affrontati si sovrappongono
inarrestabilmente fino a creare un
nodo inestricabile. Quando la realtà si
confonde con il sogno, quando mille
imprevisti ti allontanano sempre di più
dalla tua meta. Quando le certezze e
le convinzioni si sbriciolano con uno
sguardo, quando ti accorgi che non sei
22
riuscita a trasmettere quello che sei.
Quando spari a zero su te stessa e su gli
altri, perché il tuo corpo rigetta qualsiaisi
altra reazione. Quando giochi d’azzardo
con il tempo lasciandolo scorrere, senza
sapere se sistemerà le cose o riderà di
te guardandoti affogare. Quando sei
troppo celebrale per capire che si può
star bene senza calpestare il cuore ....
togli la ragione lasciami sognare lasciami
sognare in pace Quando t’incazzi e
sbraiti per qualcosa che non ha più un
inizio né una fine, che ha valore per te
ma per nessun altro, che ti fa sembrare
di stare facendo un solitario. Quando
vuoi, vuoi, vuoi ma non sai cosa o forse
lo sai, o forse fingi di saperlo per non
sentirti disperso. Quando hai la testa
chissà dove, e non ti ricordi nemmeno
cosa hai mangiato a pranzo o dove
hai parcheggiato il motorino, quando
i ricordi t’invadono il cervello con
violenza e tu sorridi ote li scrolli di dosso
mettendo su un buon cd e fumandoti
una sigaretta. Quando ogni giorno è
come se riniziassi a fumare perché anche
se non hai mai smesso quel gesto ha
sempre un valore diverso. Quando ci
provi, ci provi a migliorarti, ci provi a
studiare di più, ci provi a non fare gli
stessi errori, ci provi a lasciar perdere
quando è giusto farlo e non ci riesci,
ma tu continui a provarci. Quando le
stelle nel cielo ti sembrano troppe e a
volte ti sembrano troppo poche, quando
senti di avere mille possibilità e quando
credi di non averne nessuna. Quando
ti affezioni alle persone sbagliate, e le
persone sbagliate si affezionano a te.
Quando è stato tutto fantastico, non hai
niente da rimpiangere, è andata come
doveva, come poteva, quando ti volti un
secondo e il sogno è svanito. Quando
parli nel momento sbagliato, stai zitta
nel momento sbagliato, ridi quando
non dovresti e piangi quando dovresti
ancora meno, e quando capisci che è
propruo questo il bello di te. Quando
sei inopportuna, esagerata, troppo o
troppo poco, quando qualcuno è sempre
pronto a giudicarti e capisci di essere
la prima a farlo. Quando hai davanti
mille possibilità e ne vuoi solo una, per
prepotenza o per reale interesse, ma
questa possibilità non vuole te. Quando
non ci sono spiegazioni, e io cazzo odio
non avere spiegazioni, ma lo amo anche
in un modo altrettanto folle. Quando
Gli Stornelli del Manzoni
capisci che il confine tra normalità e follia
è più sottile di quello che credevi, quando
hai soltanto voglia di ballare, ballare
finché il tuo corpo non sarà stremato.
Quando hai voglia di metterti in gioco
sempre e comunque, senza paura di
prendere le peggio bastonate, perché sei
masochista?, o hai voglia di vivere le cose
fino in fondo Quando stai bene, bene,
bene, così bene che non sai più dove
finisci tu e inizia tutto il resto. Quando
vorresti esprimerti e non sai farlo,
quando pensi k la realtà sia ben diversa
dall’apparenza, quando qualcuno sceglie
per te che devi comunque accettarlo.
Quando non c’è niente che non
va,però...Però c’è un però che ti pesa sul
cuore come un macigno. Quando il tuo
sesto senso ti dice di fare una cosa e tu
la fai, perché l’istinto è l’espressione più
vera di noi stessi. Quando diventi cinica
e ti convinci che stai dicendo un mucchio
di stronzate, che è solo un passatempo
per crogiolarti la mente, quando ti
abbandoni alle speranze e credi che tutto
andrà per il meglio, quando non sai più
dove sta la realtà, perché c’hai pensato
troppo e ti sei intrippata... Quando non
sai rispondere a questa domanda perché
il futuro ancora non esiste, così chiudi
la penna e con un sospiro vai a berti un
caffè.
★★★
Pensiero sulla Vita
di Ciappo IIª B
Forse la Vita è una giovane creatura che
corre rapida e ad ogni passo diventa
più bella e complicata, non ha il tempo
di voltarsi e raccogliere i suoi figli che
cadono.
Se inciampi non hai nessuno che
ti consola o che ti aiuta, non c’è un
paradiso accogliente che ti aspetta: sei
solo in mezzo a tanti, e tutti quanti
corriamo lungo una strada che non
conosciamo. Noi siamo fatti per vivere,
è impresso a fuoco nel nostro cervello e
da lì si generano tutti gli altri istinti; puoi
smettere di mangiare ma avrai sempre
fame, puoi cercare di soffocarti ma i tuoi
polmoni cercheranno sempre l’ossigeno,
puoi cercare di ucciderti ma la vita vuole
Acchiappasogni
continuare in te.
Siamo i portatori di uno dei più grandi
misteri dell’universo, quel qualcosa che
sulla terra si è generato in un brodo di
sostanze chimiche unite in cellule da
potenti scariche elettriche.
E allora….
..cosa vuol dire vivere?
..cos’è la vita?
Non lo so e non mi interessa, sono
troppo impegnato a vivere per pormi
domande tanto gravose.
….e se questa corsa non avesse un
traguardo?
Lo spero, è troppo bella per finire
★★★
Adolescemi, capitolo 2
di Tommaso Sciotto Vª E
sciotto.deviantart.com
Non è passato tanto tempo dall’ultima
volta, ma si sa: alla nostra età le cose
cambiano così velocemente, e allora
scegliamo di non restare indietro,
scegliamo di andare avanti! Soprattutto
adesso che Berlusconi non è più il
Presidente del Consiglio e farò un
po’ fatica a dissociarlo dal ruolo, ma è
uno sforzo che sono ben disposto ad
affrontare. Adesso ci troviamo a pagare il
conto di questi cinque interminabili anni
di danni, e spero che il nuovo governo
non consista in cinque terminabilissimi
mesi di contrattempi. Ma basta Politica,
è una cosa che non ci riguarda. Sesso.
Non ho niente da scrivere su questo
argomento, quindi parliamo di... Musica!
Sperate che sia una velatissima metafora
che mi riporti a parlare di sesso? Mi
dispiace deludervi, ma presto usciranno
sia il nuovo album dei Muse sia quello
dei Radiohead dopo rispettivamente
Absolution e Hail to the thief, entrambi
del 2003. Mi sto anche avvicinando ai
Pink Floyd, ma ormai lo so che state
leggendo solo per vedere se in realtà da
qualche parte ci sono cose erotiche, cari
birboni. La lettura di quanto segue è
riservata ad un pubblico adulto quanto
basta a saper leggere. Chi non sa leggere
si fermi dove c’è l’apposito ideogramma.
Visto che l’avviso è stato scritto in
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scrittura e nessuno dei non lettori
avrebbe capito che quell’ideogramma
gli indicava di smettere di leggere, non
ho messo nessun ideogramma, così
almeno chi ha letto fino a qui non ha
motivi di fermarsi. Stavo dicendo, sono
in dolce attesa e la cosa mi riempie
di contentezza. Anche la mamma è
abbastanza contenta, tranne quando
di sera torno a casa ubriaco fradicio
tipo la volta che sono stato a due feste
di fila e ho bevuto altrettante medie
doppio malto facendo la fine degli omini
disegnati sui muri di camera mia, ma
dato che alla mamma piacciono i miei
disegni posso supporre che anche quella
sera a conti fatti dovesse essere piuttosto
compiaciuta. Ma perché ubriacarsi?
Perché fuggire da questo mondo ingrato?
Perché la società precaria ci complica
la vita e ci offre solo delle stampelle
fatiscenti su cui appoggiare pochi passi
aggrappandosi avidamente ad esse
finché reggono? Non reggono! Cado in
pezzi con loro, se continuo a trascurare
gli appigli migliori! Gli amici li tratto
male, la famiglia la tratto male, lo studio
non lo tratto... ma c’è una persona con
cui ho risolto tutto. Finalmente mi ha
detto quello che aveva da dirmi ma si
era sempre tenuta dentro: “Io e te non
abbiamo niente da dirci!” ...Anche nelle
situazioni peggiori c’è sempre chi ti tira
su di morale e ti fa stare bene, e se avessi
qualcosa da dire a questa persona credo
che alla fine sarebbe un grazie, e infatti
questa è la fine. Grazie.
Gli Stornelli del Manzoni
Acchiappasogni
Metafora
di Tommaso Sciotto Vª E
sciotto.deviantart.com
Quando accendo la tv attorno alle
quattro del pomeriggio mi sembra di
tornare a quando ero alle elementari.
Allora sì che masticavo il pane della
corporazione e ne traevo un ingenuo
piacere. Tutta quella pubblicità, tutti
quei cartoni giapponesi senza trama
o soggetto, tutti quei gadget e tutti
quegli snack. Mi crogiolavo in una
sauna di colori catodici e guastavo il
doposcuola pagando almeno un’ora
al giorno. Com’era noioso studiare, e
com’era sterile per la corporazione che
me lo faceva rifiutare, lo studio. Peccato
che poi, a scuola, i miei compagni mi
prendevano in giro eccome, per i bei
voti, ma quelli erano altri tempi. Perché
da piccoli, i compagni, quando andavo
meglio di loro, mi invidiavano perché
non avevano la mia stessa facilità. Poi alle
medie è cambiato: non glie ne fregava
assolutamente niente di come andavo io,
però comunque mi invidiavano perché
non avevo la loro stessa difficoltà. È una
logica molto più grigia. La corporazione
non cambiava, la tv non migliorava, i
cartoni peggioravano e anche i coetanei
peggioravano. Non so se fosse la
generazione che cresceva o la collettività
che cambiava. Mi sentivo sempre più
alieno, e mi piaceva pensarlo, perché
avevo paura di essere come gli altri, come
vuole la corporazione. Ma prendiamo
la pubblicità dell’IBM, per esempio.
Impiegati americani stereotipati che
vivono in una metropoli stereotipata e
lavorano in un grattacielo stereotipato
ed escono da un ascensore cantilenando
all’unisono “Io non sono come tutti gli
altri”. Questo sì che fa davvero paura,
perché sono tutti diversi, ed è ciò che
la corporazione vuole fargli credere,
vendendo computer in serie assemblati
da orientali alienati e trasformando il
prodotto nella spina dorsale delle loro
identità. Si inserisce nel loro controllo e
lo automatizza, li aliena. Forse di questo
dovrei avere paura, di essere diverso da
tutti gli altri. Ma sia che socializzi sia
che non socializzi seguo determinate
istruzioni, diversi progetti, mi accomodo
in diverse confezioni e ne mastico le
attraenti etichette. Il catodo porta in
carrozza la mia generazione e io vorrei
buttarmi sulle rotaie, finire davanti al
treno e farmi schiacciare, passare le
colonne d’Ercole e sprofondare nel
vortice, ma ho bisogno di marinai, ho
bisogno di compagni e non li so trovare.
La sauna mi ha cotto i muscoli, la testa
desidera fuggire dalla finestra che dà
sul vuoto. Forse qualcuno noterebbe
la mia assenza e sposterebbe con un
lungo rastrello sterile i miei avanzi
nel subconscio, in attesa che passi
il Netturbino. Non può andare così.
Il tempo slitta alla sua insuperabile
velocità, e io non voglio essere assorbito,
non sono una macchia e il panno
corporativo non può trascinarmi via. Ho
messo radici, ma hanno chiuso la finestra
e hanno chiuso la porta e dietro di me
non so se mi han chiuso dentro o se
sono rimasti con me, non so da che parte
siano andati o rimasti gli alieni, e le radici
non possono scappare, solo scavare. Ho
paura di girarmi, ho paura di fermarmi
e allora continuo a correre, perché temo
di essere superato anche se non mi sta
seguendo nessuno... se mi fermo e mi
faccio superare ho faticato inutilmente,
quindi devo allungare le mie radici
fino a raggiungere il terreno più fertile,
riossigenare i muscoli e alzarmi, aprire
la porta e scappare, raggiungermi nella
corsa, fermarmi e farmi voltare indietro
e vedere che qualcuno mi ha raggiunto,
e sono io, e non ho più nulla da temere
perché ora ho qualcuno che mi protegge
dalla comunità. Ma scendendo dai
miei infiniti e vasti parquet celesti su
cui corro e percorro parabole e colli di
azoto, precipito al suolo e mi accorgo
che Io è rimasto a coprirmi le spalle sulla
dimensione disabitata. Dove non ha altri
non ha alieni, e anche io adesso non
sono più alieno. Mi conforto di essere
solo e torno a coltivare le mie radici, a
portare linfa immortale ai miei muscoli
che la fan defluire lentamente, che non
la possono trattenere. Prendo la testa e la
metto in cima a un pendio e inizio a farla
rotolare, presso il fuoco della Parabola.
Mentre Io ruota mi accorgo che sto
rotolando in salita, e precipito in avanti e
corro giù verso l’alto, sempre più ripido,
sempre più rapido, e rido e mi inseguo
verso i limiti del parquet, e vedo davanti
a me i coetanei che da soli rotolano e si
inseguono su tante parabole, ma vedo
che il Panno passa e spezza i rami e le
radici delle parabole e delle iperboli,
e appiattisce i binari su cui la carrozza
raccoglie le teste che senza più inerzia
si vanno fermando, e vedo la carrozza
che precipita nel sacco del Netturbino
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e li vedo senza conservare ricordi. Il mio
pendio è sempre più ripido e io continuo
a precipitare verso l’assoluto, e salgo
e salgo e qualcuno raggiungo, sul mio
binario sempre più lontano e solitario, Io
che mi aspetta e mi raccoglie e mi porta
sul mio binario e davanti vedo infinite
rette che tangono la mia, infiniti nonalieni paralleli al mio moto, e li vedo
convergere sullo Zenith, e lì una carrozza
ci aspetta e ci aspetta, ma è oltre i limiti
dell’assoluto, e realizzo di poterla solo
contemplare per sempre. Così reclino
il mio Binario all’insù e traccio una
circonferenza che mi riporta al punto di
partenza. Mi corico sul divano e spengo
la televisione. Prendo un libro e cerco di
leggerlo, cerco di capirne il messaggio. A
me piace capire i messaggi delle cose che
leggo, e so che piace anche a tanti altri.
Ma questo non mi fa paura. Mi rassicura.