Agroindustria e distribuzione

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Agroindustria e distribuzione
Rilevazione promossa da FRIULADRIA CRÉDIT AGRICOLE
Quaderni FNE
Collana Osservatori, n. 170 – maggio 2013
AGROINDUSTRIA E DISTRIBUZIONE
a cura di Gianluca Toschi
coordinamento di Daniele Marini
Sommario
1.
Strategie commerciali: i canali di vendita
2.
I rapporti con la grande distribuzione organizzata
3.
Diretti al consumatore finale
4.
I problemi delle imprese che esportano
5.
Scelta del canale di vendita e andamento dei ricavi
Appendice
a) Nota metodologica
b) Dati strutturali
Fondazione Nord Est - 2
Quali sono i canali di vendita scelti dalle imprese del comparto agroalimentare del Nord
Est per raggiungere i consumatori finali? E quali sono i problemi che devono affrontare
le imprese che hanno scelto di utilizzare la grande distribuzione organizzata? Di
esportare i propri prodotti o di cercare direttamente il contatto con il consumatore
finale? La scelta del mix di canali di vendita che risultati ha determinato in termini di
variazione dei ricavi rispetto all'anno precedente? Il questionario che ha coinvolto 722
imprese del comparto agroalimentare del Nord Est è stato costruito partendo da queste
domande, con l'obiettivo di ricostruire i profili delle imprese rispetto alle strategie
commerciali, di rilevare i principali problemi legati alle diverse scelte distributive e i
risultati (in termini di variazione dei ricavi) che tali scelte hanno determinato nel 2012.
Fondazione Nord Est - 3
1. STRATEGIE COMMERCIALI: I CANALI DI VENDITA
Il 71,2% delle imprese del settore agro-industriale del Nord Est utilizza il canale del
commercio all’ingrosso per far arrivare i propri prodotti al consumatore finale. Il 54% si
rivolge al dettaglio tradizionale, il 39,5% direttamente ai consumatori finali e il 38,6%
utilizza la grande distribuzione organizzata (GDO). Quasi un’impresa su tre (32,4%) ha
come cliente imprese del settore HO.RE.CA (hotel, restaurant e caffè) e il 19,7% lavora
per altre imprese di produzione e trasformazione. Quando le imprese nordestine
scelgono di affrontare i mercati esteri, l’impresa partner privilegiata è ancora una volta
un’impresa del commercio all’ingrosso (19,9%), il 6,5% si rivolge alla GDO, il 5,5%
alla ristorazione (HO.RE.CA), il 4,6% al dettaglio tradizionale, il 2,9% ad altre imprese
di produzione e trasformazione e solamente l’1,9% al consumatore finale.
Tab. 1 – Utilizzo dei canali di vendita (val.% al netto delle non risposte)
Commercio all’ingrosso - Intermediario - Grossista
Dettaglio tradizionale
GDO Grande distribuzione organizzata
Ristorazione HO.RE.CA.
Consumatore finale
Altre imprese di produzione trasformazione
Altro
Canale di
Vendita
71,2
54,0
38,6
32,4
39,5
19,7
4,2
Anche
all'estero
19,9
4,6
6,5
5,5
1,9
2,9
0,4
Fonte: Fondazione Nord Est – FriulAdria Crédit Agricole (aprile 2013, n. casi 722)
Per ogni canale di vendita è possibile analizzare la frequenza di utilizzo per dimensione,
per territorio e per settore. Rispetto al dato medio (71,2%) le imprese di dimensione
intermedia (quelle nelle fasce da 10 a 19 addetti e da 20 a 49 addetti) utilizzano con
maggior frequenza il canale del commercio all’ingrosso (rispettivamente 76,7% e
78,6%). La percentuale meno elevata si riscontra tra le imprese di dimensione maggiore
(57,9% in quelle con più di 50 dipendenti). Il canale dei grossisti appare meno utilizzato
(rispetto alla media) tra le imprese trentine (63%). Se si passa a considerare il settore le
imprese “altri prodotti alimentari” (lavorazione e conservazione di frutta e ortaggi,
pesce, crostacei e molluschi, produzione di altri prodotti alimentari e di oli e grassi
vegetali) sono quelle che maggiormente dichiarano di utilizzare intermediari e grossisti
per arrivare al consumatore finale (81,1%), seguono le imprese che operano nel settore
della lavorazione della carne (78%). Nella produzione di prodotti da forno e farinacei si
registra la minor frequenza di utilizzo del canale “commercio all’ingrosso”: 57,2%.
Al dettaglio tradizionale fanno ricorso con maggior frequenza rispetto alla media (54%)
le imprese della provincia di Trento e del Veneto (rispettivamente 64,5% e 64,1%),
quelle che si occupano della produzione di bevande (65,2%), e le imprese di dimensione
minore (59,9% nella fascia 1-9 addetti). Il ricorso al dettaglio tradizionale decresce
all’aumentare della dimensione (42,5% sopra i 50 addetti) e in settori quali quello della
lavorazione della carne (46%).
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Graf. 1a – COMMERCIO ALL’INGROSSO
Utilizzo per dimensione, territorio e settore (val.% al netto delle non risposte)
0,0
20,0
40,0
60,0
Agroindustria
Dimensione
1-9
10-19
20-49
50 e +
Territorio
Trento
Veneto
Friuli Venezia Giulia
Settori
Lavorazione carne
Altri prodotti alimentari
Prodotti lattiero-caseari
Prodotti da forno e farinacei
Bevande
80,0
100,0
71,2
68,3
76,7
78,6
57,9
63,0
69,7
73,6
78,0
81,1
71,3
57,2
76,1
Fonte: Fondazione Nord Est – FriulAdria Crédit Agricole (aprile 2013, n. casi 722)
L’utilizzo della grande distribuzione organizzata aumenta con l’aumentare delle
dimensioni. Se tra le imprese di dimensione minore si attesta al 22,3%, nella fascia
successiva (quella con aziende che hanno tra 10 e 19 addetti) raddoppia (44,4%),
salendo al 66,3% tra quelle che hanno tra 20 e 49 addetti. Sopra i 50 addetti si attesta al
73,4%. I settori che utilizzano con maggior frequenza tale canale sono gli altri prodotti
alimentari (42,2%), dei prodotti lattiero caseari (41,3%) e quello della lavorazione della
carne (40,2%)
Graf. 1b – DETTAGLIO TRADIZIONALE
Utilizzo per dimensione, territorio e settore (val.% al netto delle non risposte)
0,0
Agroindustria
Dimensione
1-9
10-19
20-49
50 e +
Territorio
Trento
Veneto
Friuli Venezia Giulia
Settori
Lavorazione carne
Altri prodotti alimentari
Prodotti lattiero-caseari
Prodotti da forno e farinacei
Bevande
20,0
40,0
60,0
80,0
100,0
54,0
59,9
52,3
43,4
42,5
64,5
64,1
48,7
46,0
51,3
59,4
55,6
65,2
Fonte: Fondazione Nord Est – FriulAdria Crédit Agricole (aprile 2013, n. casi 722)
Fondazione Nord Est - 5
Graf. 1c – GDO
Utilizzo per dimensione, territorio e settore (val.% al netto delle non risposte)
0,0
20,0
Agroindustria
Dimensione
1-9
10-19
20-49
50 e +
Territorio
Trento
Veneto
Friuli Venezia Giulia
Settori
Lavorazione carne
Altri prodotti alimentari
Prodotti lattiero-caseari
Prodotti da forno e farinacei
Bevande
40,0
60,0
80,0
100,0
38,6
22,3
44,4
66,3
73,4
34,7
41,4
39,1
40,2
42,2
41,3
34,9
32,9
Fonte: Fondazione Nord Est – FriulAdria Crédit Agricole (aprile 2013, n. casi 722)
Graf. 1d – HO.RE.CA
Utilizzo per dimensione, territorio e settore (val.% al netto delle non risposte)
0,0
Agroindustria
Dimensione
1-9
10-19
20-49
50 e +
Territorio
Trento
Veneto
Friuli Venezia Giulia
Settori
Lavorazione carne
Altri prodotti alimentari
Prodotti lattiero-caseari
Prodotti da forno e farinacei
Bevande
20,0
40,0
60,0
80,0
100,0
32,4
27,4
35,6
43,2
34,3
29,1
41,6
30,9
25,8
61,1
21,2
32,2
26,5
Fonte: Fondazione Nord Est – FriulAdria Crédit Agricole (aprile 2013, n. casi 722)
Il canale HO.RE.CA è particolarmente utilizzato (61,1%) dalle imprese che si occupano
della lavorazione e conservazione di frutta e ortaggi, pesce, crostacei e molluschi,
Fondazione Nord Est - 6
produzione di altri prodotti alimentari e di oli e grassi vegetali (quelle raggruppate in
“altri prodotti alimentari”). Solamente una impresa su cinque (21,2%) nel settore dei
prodotti lattiero-caseari ricorre, invece, a tale canale. Rispetto alla dimensione, le
imprese nella fascia 20-49 addetti appaiono quelle che maggiormente (43,2%) si
rivolgono a ristoranti, caffè, bar e hotel per veicolare i propri prodotti.
Quattro imprese su cinque (39,5%) si rivolgono direttamente al consumatore finale. Una
percentuale che raggiunge il 46,4% e il 46,7% tra le imprese della provincia di Trento e
del Veneto. Il ricorso al rapporto diretto con il consumatore finale è maggiormente
diffuso tra le imprese di dimensioni minori, 44,1% nella fascia 1-9, e va via via
diminuendo con l’aumentare delle dimensioni fino ad arrivare al 23,9% sopra i 50
addetti. Nel settore delle bevande, più della metà delle imprese (51,1%) ha scelto di
inserire, tra i propri canali di vendita, il rapporto diretto con il cliente finale.
A rivolgersi ad altre imprese di trasformazione e/o produzione sono soprattutto le
imprese più grandi (36,1% sopra i 50 addetti, 19,7% il dato medio) e, se si considerano
le specificità settoriali, quelle che si occupano della lavorazione della carne.
Graf. 1e – CONSUMATORE FINALE
Utilizzo per dimensione, territorio e settore (val.% al netto delle non risposte)
0,0
Agroindustria
Dimensione
1-9
10-19
20-49
50 e +
Territorio
Trento
Veneto
Friuli Venezia Giulia
Settori
Lavorazione carne
Altri prodotti alimentari
Prodotti lattiero-caseari
Prodotti da forno e farinacei
Bevande
20,0
40,0
60,0
80,0
100,0
39,5
44,1
39,5
32,8
23,9
46,4
46,7
35,9
28,2
45,5
35,4
46,4
51,1
Fonte: Fondazione Nord Est – FriulAdria Crédit Agricole (aprile 2013, n. casi 722)
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Graf. 1f – ALTRE IMPRESE DI TRASFORMAZIONE/PRODUZIONE
Utilizzo per dimensione, territorio e settore (val.% al netto delle non risposte)
0,0
Agroindustria
Dimensione
1-9
10-19
20-49
50 e +
Territorio
Trento
Veneto
Friuli Venezia Giulia
Settori
Lavorazione carne
Altri prodotti alimentari
Prodotti lattiero-caseari
Prodotti da forno e farinacei
Bevande
20,0
40,0
60,0
80,0
100,0
19,7
10,0
30,7
25,1
36,1
17,6
15,0
21,4
25,3
17,9
18,5
16,9
17,9
Fonte: Fondazione Nord Est – FriulAdria Crédit Agricole (aprile 2013, n. casi 722)
Oltre a considerare la frequenza con cui le imprese si rivolgono ai diversi canali di
vendita è possibile analizzare anche l’intensità (in termini di quota sul fatturato totale)
di tali scelte.
La quota media di ricavi realizzata attraverso il canale del commercio all’ingrosso è pari
al 32,1% del totale, con la metà delle imprese che realizza almeno il 20% del fatturato
attraverso relazioni commerciali con grossisti e intermediari. Il dettaglio tradizionale
“pesa” per il 18,6% dei ricavi (dato medio), e la metà delle imprese realizza più del 5%
dei ricavi utilizzando tale canale.
Graf. 2a – COMMERCIO
ALL’INGROSSO
Quota di fatturato (media e mediana)
Graf. 2b – DETTAGLIO
TRADIZIONALE
Quota di fatturato (media e mediana)
700
700
600
600
500
500
Media 18,6
Media 32,1
400
Mediana 5,0
400
Mediana 20,0
300
300
200
200
100
100
0
0
0
1-10 11-20 21-30 31-40 41-50 51-60 61-70 71-80 81-90 91-100
0
1-10 11-20 21-30 31-40 41-50 51-60 61-70 71-80 81-90 91-100
La grande distribuzione assicura, mediamente, il 17% dei ricavi. Il dato si attesta al
6,9% per quanto riguarda il canale HO.RE.CA.
Fondazione Nord Est - 8
Graf. 2c – GDO
Quota di fatturato (media e mediana)
Graf. 2d – HO.RE.CA
Quota di fatturato (media e mediana)
700
700
600
600
500
500
Media 6,9
Media 17,0
400
400
300
300
200
200
100
100
0
0
0
1-10 11-20 21-30 31-40 41-50 51-60 61-70 71-80 81-90 91-100
0
1-10 11-20 21-30 31-40 41-50 51-60 61-70 71-80 81-90 91-100
La vendita diretta al consumatore finale pesa, mediamente per il 16,3% dei ricavi, quella
ad altre imprese di produzione e/o trasformazione per l’8,9%.
Graf. 2e – CONSUMATORE FINALE
Quota di fatturato (media e mediana)
700
Graf. 2f – ALTRE IMPRESE
Quota di fatturato (media e mediana)
700
600
600
Media 16,3
Media 8,9
500
500
400
400
300
300
200
200
100
100
0
0
0
1-10 11-20 21-30 31-40 41-50 51-60 61-70 71-80 81-90 91-100
0
1-10 11-20 21-30 31-40 41-50 51-60 61-70 71-80 81-90 91-100
Fonte: Fondazione Nord Est – FriulAdria Crédit Agricole (aprile 2013, n. casi 722)
Ancora una volta è possibile analizzare la variazione del dato medio relativo ai ricavi
realizzati per canale di vendita, dimensione, territorio e settori. Le imprese che
producono bevande sono quelle che realizzano la parte più consistente del proprio
fatturato rivolgendosi a grossisti e intermediari (39,6% il dato medio), un canale che
risulta poco utilizzato dalle imprese più grandi (14,3% dei ricavi sopra i 50 addetti). Il
dettaglio tradizionale è utilizzato soprattutto da imprese che si occupano della
lavorazione della carne (25,8% dei ricavi) e risulta poco rilevante (8,5% dei ricavi) per
quelle con più di 50 addetti. La GDO assorbe il 45% dei ricavi delle imprese con oltre
50 addetti e solamente l’8,4% di quelle con meno di 10 addetti. Il settore della
ristorazione, dei bar e degli hotel assicura il 18,1% dei ricavi delle imprese che
producono bevande, ma risulta un canale poco interessante per le imprese chi si occupa
della lavorazione della carne (3,1%). Il canale diretto verso i consumatori privati appare
particolarmente rilevante per le imprese che producono prodotti da forno e farinacei
Fondazione Nord Est - 9
(26,6% dei ricavi) e prodotti lattiero-caseari (24,6%). Le imprese di maggior
dimensione sembrano invece meno coinvolte nel rapporto diretto con i consumatori con
cui realizzano il 6,4% dei ricavi. Le relazioni con altre imprese interessano soprattutto le
imprese di dimensione maggiore (19,5% dei ricavi sopra i 50 addetti), un canale che
appare poco diffuso tra le imprese del Friuli Venezia Giulia (6,4%).
Commercio ingrosso Intermediario - Grossista
Dettaglio tradizionale
GDO Grande
distribuzione organizzata
Ristorazione HO.RE.CA.
Consumatore finale
Altre imprese di
produzione
trasformazione
Altro
Totale
Tab. 2 – Percentuale di ricavi garantita dai diversi canali di vendita (dato medio,
val. %)
32,1
18,6
17,0
6,9
16,3
8,9
0,2
100,0
33,2
23,7
8,4
6,8
20,7
7,1
0,1
36,6
30,5
16,6
10,5
17,0
31,0
6,7
8,5
13,9
10,8
9,2
8,5
0,0
0,3
14,3
8,5
45,0
5,2
6,4
19,5
1,1
100,0
100,0
100,0
100,0
30,7
33,9
19,5
17,8
17,2
17,4
7,7
7,0
18,1
13,6
6,8
10,1
0,0
0,3
26,6
21,2
15,1
5,5
25,1
6,4
0,0
31,0
36,9
25,8
14,5
17,9
19,9
3,1
6,8
15,1
9,1
7,1
12,6
0,0
0,2
30,0
24,7
18,3
21,2
15,8
14,9
3,8
4,2
24,6
26,6
7,5
8,3
0,0
0,2
39,6
11,7
15,3
18,1
7,7
7,0
Fonte: Fondazione Nord Est – FriulAdria Crédit Agricole (aprile 2013, n. casi 722)
0,6
Agroindustria
Dimensione
1-9
10-19
20-49
50 e +
Territorio
Trento
Veneto
Friuli Venezia Giulia
Settori
Lavorazione carne
Altri prodotti alimentari
Prodotti lattiero-caseari
Prodotti da forno e farinacei
Bevande
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fondazione Nord Est - 10
2. I RAPPORTI CON LA GRANDE DISTRIBUZIONE ORGANIZZATA
Come evidenziato in precedenza, in media, ogni impresa dell'agroindustria nordestina
realizza il 17% dei ricavi attraverso il canale della grande distribuzione organizzata, una
percentuale che arriva al 45% tra le aziende di dimensione maggiore (quelle con più di
50 addetti) e supera il 30% nella fascia 20-49 addetti. Per analizzare in profondità il
rapporto tra agroindustria e GDO è stato chiesto alle imprese che hanno partecipato alla
rilevazione di esprimere dei pareri che riguardano quattro temi cha appaiono critici nel
rapporto tra GDO e aziende agroindustriali: i requisiti del prodotto, i prezzi e i margini,
i servizi richiesti e elementi che riguardano gli aspetti organizzativi.
Nei rapporti tra GDO e agroindustria gli aspetti più problematici riguardano l'area dei
prezzi e dei margini. Il 65,2% delle imprese che serve la GDO mette al primo posto tra
le criticità le crescenti richieste di sconti avanzate dai propri clienti, il 58,4% la
remunerazione non adeguata del prodotto e i bassi margini di guadagno, il 55,6%
l'aumento della frequenza delle azioni promozionali, il 37,6% la richiesta (da parte della
GDO) di contributi per l'apertura di nuovi punti vendita, il 30,1% i costi di entrata
eccessivi, il 28,7% l'incremento continuo dei costi dovuti ai rinnovi contrattuali, il
22,6% i tempi lunghi di riscossione, l'11,5% le condizioni contrattuali difficili da
interpretare, chiude l'elenco il rischio di insolvenza legato alla scelta di servire piccole
catene di distribuzione, indicato dal 10,8% delle imprese.
La seconda area indicata riguarda il servizio richiesto dalla GDO. Le imprese del Nord
Est sottolineno le condizioni problematiche legate alle richieste di consegna delle catene
(tempi e quantità), indicato dal 43,4% delle imprese, segue la rigidità di fornitura che
non va d'accordo con il processo naturale della produzione (26,9%).
Al terzo posto tra le categorie di criticità si collocano gli aspetti organizzativi: il 41,2%
delle imprese lamenta il fatto che il costo per le eccessive attese nello scarico delle
merci sia a carico del produttore e non della GDO, il 26,5% evidenzia una certa
difficoltà nel contatto diretto con i responsabili di riferimento, il 26,2% indica la
gestione dei resi come aspetto problematico, il 25,4% trova difficile relazionarsi con
organizzazioni complesse, il 25,1% sottolinea come la professionalità dei buyer (della
GDO) non sia sempre all'altezza, il 17,9% che la necessità di contrattare a livello di
singolo punto vendita determini alti costi di gestione nei rapporti.
Tra i temi proposti chiude quello che riguarda i requisiti del prodotto: il 29,4% indica
come problematica la richiesta, da parte della GDO, di capitolati molto restrittivi, il
27,6% i rigidi controlli ai quali vengono sottoposti i prodotti, soprattutto nel caso delle
private label, il 25,4% l'eccesso nella richiesta di parametri qualità, solamente il 6,8%
indica come critica la gestione dell'imballo.
Fondazione Nord Est - 11
Graf. 3 - I principali problemi nel rapporto tra agroindustria e GDO (val. % al netto delle non risposte)
0,0
10,0
20,0
30,0
40,0
50,0
60,0
70,0
REQUISITI DEL PRODOTTO
25,4
27,6
29,4
Eeccesso nella richiesta di parametri qualità
Rigidi controlli cui si è sottoposti, soprattutto producendo per le private label (marchi privati)
Richieste di capitolati molto restrivi
Riguardo all'imballo, imposizione di rifornirsi da determinati fornitori
6,8
PREZZI E MARGINI
55,6
Aazioni promozionali sempre più frequenti
65,2
Crescenti richieste di sconti
30,1
Costi di entrata eccessivi
58,4
Remunerazione non adeguata del prodotto e bassi margini di guadagno
37,6
Richiesta di contributi per apertura negozi
Rischi di insolvenze con le piccole catene
10,8
22,6
Tempi di riscossione lunghi
28,7
Incremento continuo dei costi per i rinnovi contrattuali
Condizioni contrattuali difficili da interpretare
11,5
SERVIZI RICHIESTI
26,9
rigidità di fornitura che non va d'accordo con il processo naturale della produzione
43,4
Condizioni problematiche di consegna richieste dalle catene (tempi e Quantità)
ASPETTI ORGANIZZATIVI
Alti costi di gestione dei rapporti, legata alla necessità di contrattare a livello di singolo punto vendita
17,9
41,2
Costo a carico del produttore, e non della Gdo, per le eccessive attese dello scarico merci
Gestione resi
Difficoltà nel contatto diretto con i responsabili di riferimento
Professionalità dei buyer non sempre all'altezza
Difficoltà nel relazionarsi con organizzazioni complesse
26,2
26,5
25,1
25,4
Fonte: Fondazione Nord Est – FriulAdria Crédit Agricole (aprile 2013, n. casi 722)
Fondazione Nord Est - 12
3. DIRETTI AL CONSUMATORE FINALE
Ill 39,5% delle imprese agroindustriali del Nord Est ha scelto di inserire tra i propri
canali di vendita anche il rapporto diretto verso il consumatore finale. Una scelta che
appare maggiormente diffusa tra le imprese di dimensioni minori (44,1% sotto i 10
addetti) e nel settore delle bevande (51
(51,1%)
,1%) e che assicura, mediamente, il 16,3% dei
volumi totali dei ricavi (20,7% per le imprese nella fascia 11-9
9 addetti, il 26,6% nel
settore dei prodotti daa forno e farinacei, il 24,6% in quello lattiero
lattiero-caserio e l’11,7%
l’
nel
settore delle bevande). Il rapporto con il cliente finale viene attivato e gestito
principalmente (81,4%) tramite il negozio aziendale (o spaccio), il 35,1% utilizza
internet, attraverso
o il sito aziendale o i social network, il 13,3% si avvale del telefono, il
5,3% utilizza il sistema del porta a porta, il 3,9% ha scelto di avvalersi dei servizi di
portali internet di terzi, il 2,9% raggiunge i consumatori finali tramite agenti.
Graf. 4 - Il canale verso il consumatore finale (val. % al netto delle non risposte)
0,0 10,0 20,0 30,0 40,0 50,0 60,0 70,0 80,0 90,0
Negozio aziendale (spaccio…).
81,4
Internet, sito aziendale,
social network
35,1
Telefono/corrispondenza
Porta a porta
13,3
5,3
Internet, sito di terzi
3,9
Agenti
2,8
Altro
10,5
Fonte: Fondazione Nord Est – FriulAdria Crédit Agricole (aprile 2013, n. casi 722)
Fondazione Nord Est - 13
4. I PROBLEMI DELLE IMPRESE CHE ESPORTANO
Alle
lle imprese che esportano è stato chiesto di esprimere un parere circa i principali
problemi che si trovano ad affrontare sui mercati esteri. Il 38,9% indica nella mancanza
di un "sistema paese" che accompagni all'estero i prodotti del made in Italy il pro
problema
principale. Il 37,4% soffre, invece, della concorrenza in termini di prezzo da parte dei
produttori che hanno sede nei paesi di esportazione, il 35,4% indica gli alti costi per la
logistica e per gli imballaggi (che riducono i margini), il 32,8% la burocrazia, il 32,3%
gli alti costi da sostenere per la diffusione della conoscenza dei prodotti italiani e della
loro qualità, il 28,8% l'esistenza di normative che proteggono
proteggono i prodotti locali o
alimentano contestazioni, il 20,2% indica la presenza di imitazioni dei prodotti del made
in Italy che sviliscono i prodotti italiani, solamente il 9,1% difficoltà di riscossione.
Graf. 5 - I principali problemi delle imprese esportatrici (val. % al netto delle non
risposte)
0,0
10,0
20,0
30,0
40,0
Mancanza di un sistema
paese che accompagni il made in Italy
Concorrenza in termini di
prezzi, da parte dei produttori locali
Alti costi per la logistica e per gli
imballaggi (riduzione dei margini)
38,9
37,4
35,4
Burocrazia
32,8
Alti costi da sostenere per la diffusione
della conoscenza dei prodotti italiani e…
Normative di
produzione/contestazioni/protezionismo
Presenza di imitazioni dei prodotti del
made in Italy che sviliscono i prodotti…
32,3
28,8
20,2
Difficoltà di riscossione
Altro
50,0
9,1
5,1
Fonte: Fondazione Nord Est – FriulAdria Crédit Agricole (aprile 2013, n. casi 722)
Fondazione Nord Est - 14
5. SCELTA DEL CANALE DI VENDITA E ANDAMENTO DEI RICAVI
Esiste una relazione tra la scelta del mix dei diversi canali di vendita scelti dalle imprese
e l'andamento dei ricavi nell'ultimo anno? Per rispondere a questa domanda, attraverso
una cluster analysis sono stati ricostruiti sei profili di mix di canali di vendita. Una
impresa su tre (33%) si caratterizza per adottare un mix multicanale che prevede un
sostanziale equilibrio (in termini di percentuale di ricavi) tra le diverse vie scelte per
arrivare al consumatore finale. Il 19% si caratterizza per un mix che vede la prevalenza
del canale "vendita all'ingrosso", il 13,9% ha scelto di rivolgersi, prevalentemente, al
consumatore finale, il 12,8% al dettaglio tradizionale, il 12,4% alla GDO e l’8,9% ad
altre imprese.
Tab. 3 – Profili delle imprese rispetto al mix di canali di vendita (val. %)
Profilo
Altre imprese
Consumatore finale
GDO
Ingrosso
Mix
Dettaglio tradizionale
Totale
Val. %
8,9
13,9
12,4
19,0
33,0
12,8
100,0
Fonte: Fondazione Nord Est – FriulAdria Crédit Agricole (aprile 2013, n. casi 722)
Dopo aver tracciato i profili delle imprese agroindustriali rispetto alle scelte del mix di
canali di vendita è possibile confrontare i dati relativi all'andamento tendenziale del
fatturato nel 2012 (variazione rispetto al 2011) delle imprese che appartengono ai
diversi profili rispetto all'andamento generale.
Il calo dei consumi interni avvenuto nell'ultimo anno sembra aver colpito
particolarmente le imprese che hanno scelto di servire, prevalentemente, il consumatore
finale, che vedono arretrare il proprio fatturato nel 45,6% dei casi. Le imprese che
hanno come clienti principali altre aziende di produzione e trasformazione si
caratterizzano invece per una stabilità del fatturato più elevata rispetto al dato medio. Il
51,1% delle imprese ha visto i ricavi del 2012 in linea con quelli dell'anno precedente, il
20,4% li ha visti aumentare, il 28,5% diminuire. Tra le imprese che hanno un mix di
canali in cui prevale la GDO il 25,5% ha visto crescere i ricavi, il 39,2% li ha visti
diminuire, dati meno positivi rispetto a quelli medi. Gli altri canali si collocano in linea
con la media del comparto.
Fondazione Nord Est - 15
Tab. 4 – Andamento tendenziale del fatturato (val. %) per profilo di mix di canali
di vendita
Proflo mix canali di vendita
Altre imprese
Consumatore finale
GDO
Ingrosso
Mix
Tradizionale
Totale
+
=
-
20,4
30,5
25,5
32,1
32,5
29,0
29,6
51,1
23,9
35,3
31,3
28,3
36,6
32,6
28,5
45,6
39,2
36,6
39,2
34,4
37,8
Saldo di
opinione
-8
-15
-14
-4
-7
-5
-8
Fonte: Fondazione Nord Est – FriulAdria Crédit Agricole (aprile 2013, n. casi 722)
Fondazione Nord Est - 16
APPENDICE
Fondazione Nord Est - 17
a) Nota metodologica
L’indagine, promossa da Friuladria – Crédit Agricole, è stata progettata e realizzata
dalla Fondazione Nord Est.
La popolazione oggetto di campionamento è costituita dall’insieme delle imprese dei
settori dell’industria agroalimentare attivi nel Nord Est italiano. Il campione ammonta
per quanto riguarda i dati della congiuntura a 722 unità.
Le imprese sono state estratte fra quelle iscritte alle CCIAA del Friuli Venezia Giulia,
del Trentino e del Veneto.
Il campione è stato stratificato per quote in base alle seguenti variabili: provincia
(dell’unità locale), settore ATECO 2007 (codici a 2 cifre: 10-11-12) e classe
dimensionale.
Dal campione sono state escluse tutte le attività di panificazione (ateco07 10.71.10),
nelle quali l’attività prevalente fosse il commercio al dettaglio e il numero addetti non
superasse le 5 unità. Tale scelta è stata motivata dal fatto che l’indagine è rivolta a
organizzazioni di stampo manifatturiero e non commerciale.
Le interviste sono state realizzate telefonicamente con un sistema misto C.A.T.I. –
C.A.W.I. (Computer Assisted Telephone/Web Interviewing), in aprile 2013 per la
congiuntura dalla società di rilevazione Questlab srl.
Daniele Marini ha diretto l’indagine. Silvia Oliva e Gianluca Toschi hanno impostato
l’indagine. Fabio Marzella ha elaborato i dati. Gianluca Toschi ha realizzato il report
finale.
Fondazione Nord Est - 18
b) Dati strutturali
Tab. A1 - Distribuzione delle imprese
per Territorio (v.a. e val. %)
Trento
Veneto
Friuli Venezia
Giulia
Totale
v.a.
119
476
%
16,5
66,0
127
17,5
722
100,0
Fonte: Fondazione Nord Est – FriulAdria Crédit Agricole (aprile 2013, n. casi 722)
Tab. A2 - Distribuzione delle imprese per raggruppamento e settore (v.a. e val. %)
Raggruppamento e settore
Altri prodotti alimentari
Lavorazione e conservazione di frutta e ortaggi
Lavorazione e conservazione di pesce, crostacei e molluschi
Produzione di altri prodotti alimentari
Produzione di oli e grassi vegetali
Bevande
Industria delle bevande
Lavorazione carne
Lavorazione e conservazione di carne e prod. di prodotti a base di carne
Prodotti da forno e farinacei
Lavorazione delle granaglie, produzione di amidi e di prodotti amidacei
Produzione di prodotti da forno e farinacei
Prodotti lattiero-caseari
Industria lattiero casearia
Totale complessivo
v.a.
187
41
20
120
6
117
117
158
158
201
39
162
59
59
722
%
25,9
5,7
2,8
16,6
0,8
16,2
16,2
21,9
21,9
27,8
5,4
22,4
8,2
8,2
100,0
Fonte: Fondazione Nord Est – FriulAdria Crédit Agricole (aprile 2013, n. casi 722)
Fondazione Nord Est - 19
Tab. A3 - Distribuzione delle imprese per classe dimensionale - Territorio e Settori
(val. %)
Agroindustria
Territorio
Trento
Veneto
Friuli Venezia Giulia
Settori
Lavorazione carne
Altri prodotti alimentari
Prodotti lattiero-caseari
Prodotti da forno e farinacei
Bevande
1-9
51,5
10-30
25,3
31-50
14,9
oltre i 50
8,4
Totale
100,0
56,1
46,9
64,6
26,4
26,7
18,9
13,8
17,0
8,0
3,7
9,5
8,6
100,0
100,0
100,0
61,0
45,8
43,5
50,9
53,0
18,8
25,1
29,9
30,1
23,6
11,6
18,6
11,6
14,9
14,9
8,6
10,6
15,1
4,1
8,4
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: Fondazione Nord Est – FriulAdria Crédit Agricole (aprile 2013, n. casi 722)
Tab. A4 - Distribuzione delle imprese per quota di fatturato esportata - Territorio
e Settori (val. %)
Agroindustria
Territorio
Trento
Veneto
Friuli Venezia Giulia
Settori
Lavorazione carne
Altri prodotti
alimentari
Prodotti lattierocaseari
Prodotti da forno e
farinacei
Bevande
Non
esporta
54,5
da 0,1
a 9%
16,1
da 10
a 30%
15,1
da 31
a 505
5,5
Oltre
50%
8,1
66,6
50,9
56,7
14,4
16,5
16,1
9,4
16,4
15,8
1,5
6,4
6,0
63,2
21,1
9,4
41,3
21,8
66,3
n.r.
Totale
0,7
100,0
6,8
9,3
4,6
1,3
0,5
0,8
100,0
100,0
100,0
2,8
3,5
0,0
100,0
19,6
7,7
9,5
0,0
100,0
17,5
6,5
5,3
1,8
2,6
100,0
76,2
8,4
10,5
2,8
1,0
1,0
100,0
20,7
12,6
27,9
10,5
27,1
1,2
100,0
Fonte: Fondazione Nord Est – FriulAdria Crédit Agricole (aprile 2013, n. casi 722)
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