primo levi, un uomo probo che cerca l`onestà della parola

Transcript

primo levi, un uomo probo che cerca l`onestà della parola
46
Sabato 24 settembre 2016 · GIORNALE DI BRESCIA
CULTURA&SPETTACOLI
[email protected]
L’intervista
Giovanni Tesio, critico e scrittore
Tre lunghi colloqui, a pochi giorni dalla morte, per preparare una biografia
«PRIMO LEVI, UN UOMO PROBO
CHE CERCA L’ONESTÀ DELLA PAROLA»
contenuti, dalle altre.
È un modello unico, se così si può dire. Non
avevamo un "piano di battaglia", come
chiedeva Levi, ma c’era un disegno, quello di
raccogliere notizie per un lavoro successivo.
o delle remore...
Levi stesso diceva che molte sue affermazioni
ho delle remore».
sarebbero state "da tradurre". Era un lavoro
Si sta parlando di
preparatorio ad una biografia che avremmo
Fossoli, il primo
redatto assieme. Il tempo non ce lo ha
periodo di
permesso...
prigionia, ancora
E per 29 anni lo scritto è rimasto nel
in Italia, ma Primo Levi non va oltre,
cassetto. Perché?
paralizzato di fronte al baratro orribile del
Mai avrei pubblicato una biografia senza il
lager. E Giovanni Tesio spegne il
consenso. E nei primi tempi la vedova dello
magnetofono. «Parole e silenzi in Primo Levi»:
scrittore era assolutamente contraria. Poi il
non poteva essere più calzante il titolo
direttore della Fondazione Levi lesse quanto
dell'incontro che la Ccdc dedicherà a «Io che
avevo scritto e fece da intermediario con la
vi parlo», il libro-conversazione tra lo scrittore
famiglia. Solo ora i figli hanno dato il loro
torinese e l’amico docente di letteratura,
parere positivo.
appena pubblicato da Einaudi.
Levi appare assai riservato, a
«Si colgono
L’indimenticabile autore di "Se
volte sembra persino reticente,
questo è un uomo", "La tregua", "Il
quasi inibito. Solo per la sua
i sussulti
sistema periodico", "La chiave a
naturale ritrosia?
dell’animo
stella", per tre lunghe giornate del
Non era un’intervista abituale,
quando
1987 - lunedì 17 gennaio, lunedì 26
ma una conversazione che
gennaio e domenica 8 febbraio avveniva in momenti di difficoltà
si toccano
conversa con Giovanni Tesio e parla
corde segrete» psicologica evidente e condizionati
della sua infanzia, della famiglia, dei
dalla sensibilità dell’attimo. Spesso
giorni noiosi della scuola, della
abbiamo dovuto interrompere e
giovinezza un poco appartata, degli
attendere. Si colgono i sussulti
studi, del lavoro, della guerra...
dell’animo quando si toccano
L’ultima intervista prima che l’11
corde segrete.
aprile ponesse fine ai suoi giorni.
E ci si ferma davanti ai cancelli
Prof. Tesio, nelle intenzioni
di Auschwitz. Ci sareste entrati?
questo libro nasce come terapia,
Sì, ci saremmo entrati se non
una medicina offerta allo scrittore
fosse accaduto l'irreparabile.Ed è
in un momento particolarmente
sintomatico di quei momenti:
Giovanni Tesio
difficile. Come?
l’irreparabile davanti all’abisso. Io
critico e scrittore
Con Levi in quegli anni ci
volevo sapere, avevo bisogno di
frequentavamo con discreta assiduità e lo
sapere. Primo Levi aveva scritto e raccontato
vedevo sempre più sprofondare in una
del lager, ma la letteratura sempre trasforma i
depressione che quasi gli impediva ogni
dati di veridicità e c'erano ancora margini di
attività. Per questo provai a lanciare l’idea di
ulteriore riflessione...
una "biografia autorizzata": lunghi colloqui
Raccontando dei mesi prima della cattura
per fare incetta di notizie che poi avremmo
si ha la sensazione che Levi e il suo mondo
rielaborato assieme. Sapevo che aveva molte
non avessero consapevolezza di quanto stava
riserve su biografie e interviste, ma avevo
accadendo. Nel luglio del ’43 se ne vanno in
insistito, convinto che raccontare è una
vacanza un mese...
medicina sicura... Lui invece mi sorprese e
E questo la dice lunga sull’inesperienza del
aderì subito alla proposta. E durante le tre
gruppo. Avevano progetti personali, vivevano
conversazioni ebbe momenti di discreta
quasi sganciati dalla realtà, nonostante le leggi
vitalità.
razziali li avessero già messi di fronte al
L’intervista appare assai diversa, per toni e
dramma. Avevano una sorta di coscienza
Claudio Baroni
[email protected]
«H
Chimico e scrittore. Primo Levi nel suo laboratorio. Per lui chimica e scrittura avevano un rapporto stretto
Mercoledì alla Pace
per iniziativa della Ccdc
BRESCIA. Mercoledì 28 settembre, alle
20,45 nella Sala Bevilacqua alla Pace, si
terrà l’incontro dedicato a «Parole e
silenzi in Primo Levi». Nell’occasione sarà
presentato il libro «Io che vi parlo.
Conversazione con Giovanni Tesio» (Einaudi,
125 pagine, 1 2 euro). Con Giovanni Tesio,
interverranno Pietro Gibellini e Rolando Anni.
L'iniziativa è promossa dalla Cooperativa
Cattolico-democratica di Cultura.
Giovedì 29 settembre, alle 10,30, Giovanni Tesio
e Rolando Anni presenteranno la figura di
Primo Levi agli studenti delle scuole superiori
all’Auditorium S. Barnaba con lettura di pagine
di Primo Levi da parte dell’attore Luca Muschio.
adolescenziale.
E parlando del periodo successivo alla
guerra, Levi sembra raccontare più volentieri
del suo lavoro di chimico che del suo
impegno di scrittore.
Aveva certamente consapevolezza del suo
valore di scrittore, ma si sentiva uno scrittore
"a parte". La chimica, la conoscenza
tecnico-scientifica lo ponevano a contrapporsi
all’artificiosità dei letterati di professione.
E alla fine, che cosa resta?
La figura di un uomo probo. E la sua
letteratura onesta. Levi aveva un’idea precisa
dell’onestà della parola, che non deve avere
avventure, ma va accudita con precisione di
riferimento. Deve esistere una concretezza e
una misurabilità della parola, sorretta dalla
riflessione adeguata di chi la pronuncia. È
questo che dà forza autentica al suo valore
testimoniale di una tragedia orribile. //
ELZEVIRO
L’Orma pubblica «Martin il romanziere», una raccolta di irresistibili racconti tutti giocati sul paradosso
MARCEL AYMÉ, SPIRITO LIBERO COME LA SUA IMMAGINAZIONE
Paola Baratto
M
arcel Aymé (1902-1967) aveva il gusto del
paradosso. E l’arte di condurlo alle estreme
conseguenze. Sapeva accostare il registro ironico
al surreale, mettendo tuttavia a nudo le relazioni
umane, i vizi dei singoli, le pecche della società. È il caso di
«Martin il romanziere» (216 pagine, 16 euro) pubblicato da
L’Orma (stesso editore del fortunato «Gli anni» di Annie
Ernaux). Una raccolta di sei irresistibili racconti, che sembrano
tutti scaturire dalla medesima domanda: cosa succederebbe
se...?
Se, per esempio, una donna avesse il dono dell’ubiquità e
potesse moltiplicarsi in tante copie di se stessa, nei panni delle
quali vivere avventure in ogni continente, pur restando
confinata nel proprio tranquillo mondo piccolo borghese...
10vQvN+yUnLO8Tm1KG191H3qNDXUCdz19w3F2JXKeHM=
Oppure, a quali conseguenze porterebbe una legge che
istituisse l’anno di 24 mesi, facendo ringiovanire di parecchio
la popolazione francese? Ad una rivolta dagli accenti
rivoluzionari di quei giovani tornati all’improvviso bambini,
nuovamente sotto tutela di genitori e nonni ovviamente
euforici. E così un fatto prodigioso si trasforma in un dramma.
Anche personale. Come nella storia di Monsieur Duperrier,
l’individuo più pio di Montmartre. In ragione della sua
rettitudine, un giorno Dio decide di cingergli il capo con
un’aureola, che, in principio, il buon uomo accoglie come una
benedizione. Ma presto scopre che indossare, da vivo, un
«cerchio biancastro che pare ritagliato in un cartone
abbastanza robusto e spande una luce fioca» non è da tutti
considerato segno di distinzione. Soprattutto da sua moglie:
«Che roba è questa? Vorrei sapere che figura ci facciamo coi
vicini, coi negozianti del quartiere e con mio cugino Leopold!».
Per quieto vivere, Duperrier è quindi costretto, contro la propria
natura, ad imboccare una «discesa agli inferi», nella speranza di
sottrarsi all’ingombrante grazia divina.
In ogni storia Aymé azzarda l’impossibile, ma lo sviluppa con
tale coerenza e spietata lucidità che anche le più fantasiose
costruzioni finiscono per apparirci assolutamente verosimili. E
non stupisce che siano opera d’un genio anticonformista.
Marcel Aymé (noto in Italia solo come autore per ragazzi), in
anni di forti ideologie fu figura solitaria rispetto ai salotti
intellettuali. Antinazista, fu tuttavia amico di Céline e Brasillach
(che cercò inutilmente di salvare dalla pena di morte). Uno
spirito libero, come la sua immaginazione.