Marazzi: «Il piacere di tornare, dopo un rapporto intenso»

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Marazzi: «Il piacere di tornare, dopo un rapporto intenso»
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Domenica 6 marzo 2016 · GIORNALE DI BRESCIA
SPETTACOLI
tando la Fondazione MichelettieilMuseoNazionaledellaFotografia. Per il finale della messa in scena, invece, ho realizzato ritratti video di tanti cittadini
bresciani.
La rassegna al Collegio Lucchinisièapertacon«Un’orasolati vorrei»,che nel 2002hasegnatounalineadidemarcazione nella sua carriera: ha inauguratoun’epocadallosguardo
maggiormente intimo e tracciato le caratteristiche di una
metodologiadiricercadestinata a definire il suo stile...
Sì,èstatoproprioilfilmdedicato a mia madre a condurmi
verso le tematiche femminili,
chepoihocontinuatoadapprofondire, focalizzandomi anche
su alcune specifiche modalità
di approccio ai temi: l’uso di filmatid’archivioelasceltadeldocumentario narrato «in prima
La regista milanese. Alina Marazzi in occasione della sua precedente venuta a Brescia // REPORTER FAVRETTO
persona».
Nel 2012 un’altra evoluzione: ha coinvolto l’attrice Charlotte Rampling in «Tutto parla
di te», il suo primo lungometraggio di finzione. Com’è stata l’esperienza?
La Rampling mi sembrava
perfetta per il ruolo e, contattataseguendoilnormaleiter professionale, ha creduto nel mio
progetto. Affrontando la fiction
nonhorinunciatoall’ibridazione con le immagini preesistenti.C’èinoltreunlegametematico con gli altri film, il pubblico
miconoscecomeautricelegata
a temi all’universo femminile e
sento una certa responsabilità:
darne una rappresentazione
Marazzi:lesuememoriebre- più sfaccettata e complessa di
scianeriguardanolacollabora- quella solitamente veicolata
zione con Mauro Montalbetti dai media.
Sta lavorando a nuovi proper l’opera lirica «Il sogno di
una cosa» prodotta dal Teatro getti?
Sono appena tornata da un
Grandeinoccasionedel40°anniversario della strage di Piaz- tourdilezionieproiezioniinvarie università americane: dalla
za Loggia, nel maggio 2014?
Ucla di Los Angeles
Esatto. È stato
alla Nyu di New
unlavoromoltosti- Prossimamente
York, ma anche in
molante, ho crea- sui canali Rai,
Texas e Arizona. Il
de l’entusiasmo, preparandosi to una «scenogracon il ritratto di
pubblicodi studenall’incontro pubblico di doma- fia filmica» per
Cinema
ti è stato molto parni,lunedì,alle20.45,seratacon- l’opera. Come per una giornalista
tecipe.
clusiva della rassegna dedicata imiei film, ho fatto di moda
Paolo Fossati
Arrivata in Italia
allacineastamilanesedalColle- ricerche su mategio universitario Luigi Lucchini rialid’archivio:grandelasoddi- ho concluso la produzione di
incittà(viaValotti3/c-d;ingres- sfazione quando all’Archivio un documentario per la tv che,
so gratuito); l’iniziativa è dello audiovisivo del Movimento perunavolta,riguardauntema
/ «Torno a Brescia con grande
stessoCollegioconCcdceAcca- Operaio Democratico di Roma leggero,masemprealfemminipiacere, ho vissuto un rapporto demia Cattolica. L’autrice, in horitrovatoalcunifilmatiinedi- le: il ritratto della giornalista di
intensocon lacittà eneconser- dialogo con il critico Matteo tia coloridel giornodeifunerali moda Anna Piaggi, firma di Vovounbellissimoricordo».Lare- Asti, presenterà una serie di se- dellevittime.ABresciahorepe- gueItalia.Andràinondaprossirito molte immagini frequen- mamente sui canali Rai. //
gistaAlinaMarazzinonnascon- quenze tratte dai suoi film.
Marazzi: «Il piacere
di tornare, dopo un
rapporto intenso»
PRIMA VISIONE
«Suffragette»
MANIFESTO POLITICO
DI MEMORIA
Alberto Pesce
N
on è agrodolce commedia «Suffragette», con
quel titolo a calco di come tra scherzo e
disprezzo benpensanti inglesi del primo 900
pizzicavano seguaci del movimento per il
suffragio elettorale. Sul binario di una sceneggiatura a
firma Abi Morgan storicamente trinata su diari e reperti
d’archivio, Sarah Gavron ne fa politico manifesto di
memoria, esaltante epopea di un Femminino dopo tante
lotte finalmente trionfante, non solo nel 1918 in Gran
Bretagna, ma, come in elenco d’epilogo, via via anche
altrove, in ogni Paese civile, dalla metà dell’ 800 fino alla
«promessa» 2015 in Arabia Saudita.
Gavron non indugia su carismatiche figure, si limita a
sfiorarle, quasi brevi cammei, Meryl Streep per Emmeline
Pankhurst più volte arrestata fondatrice del «Women
Social and Political Movement», Helena Bonham-Carter
per Edith Ellyn, farmacista organizzatrice nel 1913 di corsi
per insegnare alle donne come difendersi da poliziesche
violenze, Natalie Press per Emily Davison in frenesia di
pubblica attenzione alla causa, nella aristocratica festosità
di galoppatoio tragicamente sotto cavallo di Re Giorgio V.
Ma di tutte le suffragette spiate, percosse, arrestate,
bistrattate da stampa, incomprese in famiglia, e del loro
crescendo reattivo tra vocianti cortei, pietre contro
vetrine, bombe in edifici di rappresentanza, in carcere
scioperi della fame, ne fa icona con Maud Watts (cui
Carey Mulligan sa donare accensioni ribelli e trepidi
sussulti), giovane lavandaia di contro a maschilistiche
molestie padronali e succube dipendenze sotto cappa
maritale, in emergente e proselitica coscienza militante.
Titolo. Suffragette
Regista. Sarah Gavron
Attori. Carey Mulligan, Helena
Bonham-Carter, Meryl Streep
La regista sarà domani
al Collegio Lucchini
per presentare sequenze
tratte dai suoi film
Richie Ramone,
vulcano rock che
incendia la notte
Il concerto
Trascinante esibizione
alla Molloy del
batterista e cantante
dell’epoca punk
BRESCIA. Sembrava di essere in
unclub diNew York, in pienianni Settanta, l’altra sera alla Molloy. Non che abbondassero le
creste o i giovanissimi: è piuttostoquestionedell’atmosferacreatasi intorno a Richie Ramone,
uno dei sopravvissuti della band
americana sinonimo di musica
punk. Il quale, faccia da reduce e
abbigliamento in puro stile Ramones, si prende il centro del
palcoconlasuabatteriaepoiancheilcentrodellascena:d’altron-
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de,luièl’attrazioneelavocesolista. A tratti si alza e si muove da
consumato frontman, relegando a un ruolo da comprimario
Alex Kane, istrionico e atletico
chitarrista.
Centrifuga sonora. Laformazio-
ne è un classico del punk rock:
basso, batteria e due chitarre
(ma rimane la sola chitarra solista quando il titolare della ritmica rimpiazza Richie alla batteria). La centrifuga sonora, trascinante e divertente, prende il via
con «Durango» e «I Don’t Wanna Go Down the Basement», rispettivamente da «Too Tought
To Die» (1984, il primo disco a
cui Richie partecipò, nonchè il
preferito), e da «Ramones»
(1976), seminale esordio della
band.Leggenda vuolechetraun
brano e l’altro dei Ramones non
Simbolo punk. Richie Ramone dal vivo in Latteria // REPORTER
ci fosse «nemmeno il tempo per
accendere una sigaretta» (Joe
Strummer dixit): aldilà dell’iperbole, constatiamo come l’unica
pausasiaconseguenzadiunproblema tecnico, che Richie copre
dialogandoconilpubblico,mentre Kane abbozza un electro-flamenco.Poi tornano a pompare i
volumi e si rientra nel vortice: allafine contiamo oltreventi pezzi
in poco più di un’ora, sufficienti
a rinverdire la leggenda di uno
dei batteristi più rapidi di sem-
pre. Dote che risulta ancor più
evidente per contrasto: quando
Richiemollalabatteriaperinterpretarelecanzoniscrittenelperiodo Ramones («Animal Boy»,
«I’m not Jesus», «Somebody Put
SomethinginMyDrink»)oquelle di «Entitled» (2013), il ritmo si
abbassa inesorabilmente. Ma è
questionediattimi:Richieriguadagnalaposizioneealloralamateria torna incandescente, un
vulcanorockcheincendialanotte. // E. DAN.
PRIMA VISIONE
«Pedro - Galletto coraggioso»
PUGILE NEL POLLAIO
AL RITMO DI ROCKY
Marco Bertoldi
U
n tempo centellinati, i film d’animazione sono
sempre più frequenti in sala ed a quelli made
in Usa si aggiungono anche produzioni di
Paesi fuori dal giro tradizionale. Come questo
«Pedro - Galletto coraggioso» dei fratelli messicani Gabriel
e Rodolfo Riva Palacio Alatriste. Da cui uno non si attende
molto, ma che costituisce invece, nonostante qualche
ingenuità, una simpatica sorpresa per gli scettici e
soprattutto per i bambini, che seguono la sfida tra il
protagonista e il campione Sylvester Pollone (facile capire
a chi gli autori si siano ispirati), applaudendo come se
assistessero ad un vero incontro di boxe. Ultimo - e unico
distribuito in Italia - capitolo di una trilogia con uova
animate, il film vede il galletto bolso e imbranato Pedro
che per salvare la fattoria in cui vive (la proprietaria è
vittima di una truffa) e per conquistare la gallinella che
ama deve sconfiggere un gallo supercampione dal fisico il
triplo del suo. Da qui in poi allenamenti con uovo
istruttore nervosetto, ma capace, citazioni di «Karate Kid»
e vari (c’è pure «Il padrino») e allenamenti al suono della
musica di «Rocky». I colori sono accesi, l’animazione non
è fluida al massimo (ma neppure scarsa), qualche
momento di stanca c’è, presto rimpiazzato da sequenze
decisamente buffe, vedi i disastrosi tentativi per imparare
a volare e lo scontro decisivo che pare ripreso dalla saga
di Stallone. Una piacevole scoperta. A proposito, per
sapere che fine fanno i topi a caccia di uova bisogna
vedere tutti i vivaci titoli di coda.
Titolo. Pedro - Galletto coraggioso
Registi. Gabriel e Rodolfo Riva Palacio Alatriste
Genere. Animazione