N ov i tà editoriale CIPA XI nv i to alla lett u ra

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N ov i tà editoriale CIPA XI nv i to alla lett u ra
S T RUMENTI DI PAC E
VEGLIE DI PREGHIERA
Ogni mese il Cipax organizza a Roma
una veglia ecumenica di preghiera
per la pace il primo mercoledì del
mese nella chiesa battista della Garb a tella (Via G. Pullino 20) e sono
preparate insieme alla locale comunità. Evangelica. La veglia del 7 novembre è stata animata da Paolo Ricca, il 5 dicembre da Carlos Mesters e
il 9 gennaio da P. Giancarlo Bregantini, vecovo di Locri. I prossimi appuntamenti sono mercoledì 6 marzo,
10 aprile, 7 maggio e 5 giugno, sempre alle ore 21.
EDUCAZIONE ALLA POLITICA.
Si sta organizzando un gruppo di studio, che attraverso incontri seminariali, con cadenza (forse) quindicinale, proseguirà l’esperienza dell’anno
passato, concentrandosi su uno dei
seguenti temi:
- la guerra diffusa della quale non si
parla o di fronte alla quale siamo diventati insensibili;
- le responsabilità personali e politiche nei confronti degli “esclusi” a noi
vicini (si pensi agli immigrati, necessari all’economia, ma privi di diritti);
- la cultura indigena latino americana
come specchio analizzatore della nostra cultura. Chi è interessato a partecipare fin dall’inizio, contribuendo
anche a definire il tema di studio, si
metta in contatto (riferimento: Giorgio Piacentini).
Invito alla lettura
LABORATORI SUI CONFLITTI.
Nel il primo semes t re del 20 02 si
prevede lo svolgimento di un modulo base del laboratorio e di uno app ro f o n d i m e n to, più altri incontri
durante il fine settimana che affronteranno i temi del conflitto, del con senso e della gestione del potere nei
Memoria
di Oscar Romero
“Le violenze delle
guerre, la forza profetica della nonviolenza” è il tema che guida
quest’anno la tradizionale memoria dell’ass assinio di mons.
Oscar Romero, arcivescovo di San Salvador
ucciso il 24 marzo del 1980. La celebrazione romana è anticipata a giovedì 14
marzo alle ore 18 per l’imminenza delle
festività pasquali. Si continua così una
tradizione iniziata venti anni fa dal
compianto direttore della Caritas diocesana mons. Luigi Di Liegro. Nella basilica dei Santi Apostoli, vicino a piazza
Venezia, si terrà una grande concelebrazione presieduta da padre Giancarlo Bregantini, vescovo di Locri e presidente della commissione episcopale
“lavoro e pace” della Conferenza episcopale italiana. Dopo la comunione il
biblista brasiliano Carlos Mesters parlerà del significato simbolico del martirio di mons. Romero per l’America Latina e per tutte le chiese.
L’immagine di mons. Romero qui riprod o tta è disponibile in poster (cm.
60X80) al Cipax..
processi decisionali. Informazioni e
iscrizioni al Cipax o direttamente da
Roberto Tecchio (tel. 06.76963043).
PER LA PACE A PASSO DI DANZA
Gli incontri di danze sacre, ormai una
tradizione del Cipax, saranno come
sempre animate dall’instancabile Stefania Lepore. Gli appuntamenti prossimi sono di sabato (26 gennaio, 23
febbraio, 23 marzo, 20 aprile, 25 maggio) presso le Suore dell’Assunzione,
via A.Viviani 10 (al Quadraro), l’intero
pomeriggio. Iscrizioni al Cipax o presso Stefania Lepore (tel. 06.76963043).
DOCUMENTAZIONE: NOVITA’
15. Lynch R. –I profeti della nonvio lenza, pp. 40 ¤ 2,50.
16. Lumia G. – I luoghi della politica,
pp 15 ¤ 1,00
17. Chiodo R. – Dopo Porto Alegre, pp.
12, ¤1,00.
18. Sr. R. A. Osorio, L. Marcos Pereira
– Le popolazioni indigene del Brasile,
pp 10, ¤ 0,80
19. J. M. Benjamin, S. Chiarini, G. Franzoni, M. Correggia – Iraq, una tragedia
senza fine, 2001, pp. 14, ¤ 1,00.
20. F. Gui, S. Milia – L’Europa con-di visa, pp. 14, ¤1,00.
21. AA.VV. – Lacrime amare. Presentazione del libro, pp. 16, ¤1,30.
22. S. Tanzarella – La purificazione
della memoria, pp 13, ¤1,00.
23. G. Marcon – Il pacifismo dopo la
marcia per la pace, pp. 9, ¤0,80.
Novità editoriale CIPAX
Strumenti di Pace n. 6 - nuova serie
Tamburino
LUIGI SANDRI
CITTA’ SANTA
E LACERATA
Gerusalemme per Ebrei, Cristiani,
Musulmani
Edizioni Monti
pp.420 ¤ 20,66 L. 40.000
(il libro può essere richiesto anche al Cipax)
Per quali ragioni storiche e teologiche
Ebrei, Cristiani e Musulmani si sono contesi da sempre la “città santa”?
In quale contesto geopolitico si situa il
sanguinoso contrasto tra Israeliani e Palestinesi per la “spartizione” della stessa
terra?
Il nuovo libro di Luigi Sandri rivisita qua tt ro millenni di storia, osservando gli
eventi da tre punti di vista, quello degli
Ebrei, dei Cristiani e dei Musulmani.
Il CIPAX (non più onlus dal novembre 2001) è
un’associazione culturale nata a Roma nel
1982 per promuovere l’impegno ecumenico su
Giustizia, Pace, Salvaguardia del Creato. Il comitato direttivo è composto da: Anna Colombo, Giancarlo Contaldi, Cesare Frassineti
(Presidente), Doriana Giudici (Vicepresidente), Antonietta Moretti, Gianni Novelli (Direttore), Patrizia Pellini, Giorgio Piacentini, Maurizio Spedaletti (tesoriere), Ornella Stazi, Roberto Tecchio, Francesco Zanchini.
La sede del Cipax è in Via Ostiense, 152,
00154 Roma; tel. e fax 0657287347,
email: [email protected], www.romacivica.net/cipax. Orario di apertura: 15.30/19,
sabato chiuso.
Quota di partecipazione al cantiere: ¤ 50,00
(di sostegno), ¤ 25,00 (ordinaria), ¤ 15,00
(per studenti e precari). Ccp n. 56702004;
ccb n. 505030 ABI 5018 CAB12100 presso
Banca Popolare Etica, Padova.
Grafica: Simona e Stafania Guerra, Bologna.
Editing: Nuova Anterem, Roma.
L’autore dei disegni in questo numero: Enrico
Pulsoni nato ad Avezzano nel ‘56, vive e lavora
a Roma.
THOMAS MICHEL
ALLA CONFLUENZA DEI
DUE MARI
Un cristiano incontra l’Islam
ICONE Edizioni (www.icone.it) pp. 112,
¤ 5,16 (L.10.000). In distribuzione nelle Librerie Feltrinelli, presso l’editore o al CIPAX.
Padre Thomas Michel SJ ha lavorato per
più di trent’anni in paesi musulmani, insegnando in varie università islamiche.
E’ responsabile del Segretariato per il
dialogo interreligioso della Curia generalizia dei gesuiti. Il libro, scritto con
s e m p l i c i tà e competenza, definisce i
fondamenti dell’identità islamica, descrive la religione, la fede e la vita quotidiana dei musulmani, la spiritualità sufi, racconta la vita del Profeta Muhammad e dei primi tempi dell’Islam, si conclude sui temi attuali del cosiddetto
fondamentalismo e individua le basi del
possibile dialogo con l’Islam.
N U M E R O
U N O
-
G E N N A I O
D U E M I L A D U E
S T RUM E N T I
DI PAC E
Lettera ai soci°
N OT I Z I A R I O D E L C I PA X / C E N T R O I N T E RC O N F E S S I O N A L E P E R L A PA C E O N L U S
Un anno di pace?
Il 2002 sarà, per Gerusalemme, l’anno
della pace nella giustizia o l’anno di
una maggior devastazione? L’interrogativo è grave e ineludibile. Grave,
perché adombra eventi decisivi non
solo per lo Stato d’Israele e per i Territori palestinesi, ma per il mondo intero. Ineludibile, perché non può non
porselo chi senta su di sé i drammi del
nostro tempo.
E’ lunghissimo il rosario dei “punti
caldi” del pianeta, là ove la pace nella
giustizia è minacciata o infranta. Vorremmo farci carico di tutti perché, come Cipax, nessun grido di dolore che
salga dal mondo ci è estraneo. Ma, date le nostre poche forze, siamo costretti a focalizzare la nostra attenzione solo su alcuni di questi problemi.
Così, quest’anno, vogliamo affrontare
– con la riflessione e l’azione – due temi: l’America latina e Gerusalemme.
Per l’America latina, l’asse del nostro
impegno sarà, come sempre, la cele-
LUIGI SANDRI
brazione eucaristica nella basilica dei
Santi Apostoli, a Roma, per ricordare
l’anniversario dell’assassinio di mons.
Oscar Romero. Data la concomitante
Settimana santa, quest’anno la celebrazione non sarà tuttavia il 24 marzo
(Romero fu ucciso il 24 marzo 1980),
ma sarà anticipata a giovedì 14 marzo.
A spingerci poi ad approfondire i temi
legati a Gerusalemme è stata l’attualità,
la drammatica attualità della Città,
cuore del sanguinoso conflitto israelopalestinese che pare senza sbocchi. Da
una parte vogliamo dunque capire meglio le radici del conflitto che divide
due popoli; e, dall’altra, interrogarci sul
dialogo interreligioso – le sue possibilità, le sue difficoltà, le sue speranze –
tra ebrei, cristiani e musulmani, le tre
religioni abramitiche che considerano
Santa la città di Gerusalemme. Questo
dialogo, sempre necessario, lo è ancor
RO S E M A RY L I N C H
ResisteRE
Alcuni anni fa una giovane poetessa, Carolyn Forshe, ha descritto la
sua visita di commiato a Monsignor
Oscar Ro m e ro, con il quale aveva
lavorato come volontaria in Salvador. Avendogli chiesto cosa avrebbe potuto fare per aiutarlo dopo il
r i torno negli Stati Uniti, con sua
grande sorpresa ebbe questa gentile risposta: “Continua a fare ciò
che sai fare meglio. Scrivi poesie”.
Forse questo consiglio è importante per noi tutti oggi: “continuare a
fare ciò che sappiamo fare meglio”,
tener duro nonosta n te il dolore
In ricordo
Il 3 dicembre 2001 ci ha lasciato Luciano
De Giovanni, grande amico e grande poeta, di cui il Cipax ha pubblicato due bellissimi libri. Pochi giorni prima, ci ha dettato
per telefono questa poesia, piena di speranza pur in tempi tanto duri:
Visioni
Il torrente i suoi calici
li scava nella pietra.
Osservo
cascatelle d’acqua
farsi sicura strada
tra i macerati sassi.
che abbiamo nel cuore, perché vediamo così bruscamente deluse le
nostre speranze per un “millennio
di pace”. Forse la serena e inaspettata sapienza di Monsignor Romero
può darci in ques to momento la
forza di essere all’altezza della nostra vocazione, di scrivere la nostra
poesia.
E’ necessario provare il dolore, per
c o n d i v i d e re con gli altri la sofferenza per l’odio, per la paura, per
l’aggressione. Quando riusciamo a
fare questo, le divisioni cominciano a dissolve rsi e noi possiamo
aprirci all’amore, al perdono e anche alla sapienza.
Un’antica preghiera azteca così dice a Dio:
“Solo per un momento ci hai dato
in prestito gli uni agli altri, perché
noi prendiamo forma nel tuo disegnarci, prendiamo vita nel tuo dipingerci, respiriamo nel tuo canto.
Ma solo per un momento”.
Rendersi conto della brevità del mo mento aiuta ad andare avanti, a scrive re la nostra poesia, in qualsias i
forma si manifesti. Lentamente saremo in grado di capire quali compiti sono più alla portata delle nostre mani.
più dopo gli eventi tremendi degli ultimi mesi: l’attacco kamikaze dell’11 settembre contro le torri gemelle di New
York, “benedetto” dal miliardario saudita Osama Bin Laden, e la successiva
guerra che gli anglo-americani hanno condotto contro l’Afghanistan dei
Taleban, con tutto quello che ne è seguito.
Noi sappiamo bene che – per calcoli
politici, per interessi economici, per
una lettura fondamentalista delle proprie Scritture – seguaci delle religioni
abramitiche ritengono benedetto da
Dio l’odio contro il diverso. Ma sappiamo anche – e lo dimostra la storia
di ieri e di oggi – che da queste religioni possono sgorgare decisivi impulsi
per diventare costruttori di pace. Perché, come stella, la pace nella giustizia
sorga su Gerusalemme, vogliamo quest’anno dedicare il nostro tempo, la
nostra preghiera e il nostro impegno.
L ’ E D I TO R I A L E
Nel numero precedente di “Strumenti di
pace” avevo scritto un accorato appello alle amiche e agli amici per la situazione finanziaria del Cipax. Le risposte sono state
numerose e significative sia per le donazioni che per le espressioni di affetto e di
incoraggiamento. Grazie a quelle voci e a
quelle mani amiche, anche se insufficienti,
possiamo continuare a lavorare, sia pure in
modi precari, nel cantiere di pace del Cipax. Abbiamo così colto l’opportunità di
renderlo “sostenibile”, facendoci più poveri, riducendo le spese e programmando le
iniziative in base alla disponibilità di volontarie e volontari (tutti ora lo sono al
Cipax). Diradiamo l’informazione cartacea (compresa questo notiziario), riducendola all’essenziale, mentre privilegiamo gli
incontri e la comunicazione via e-mail:
mandateci il vostro indirizzo! Sosteniamo
e collaboriamo con chi lavora nell’informazione per la pace, in particolare Adista,
Mosaico di pace, Confronti. Chi desidera
riceverne copia, ci scriva. Restiamo fedeli
all’impegno di “pregare e operare insieme
per la pace”. Le difficoltà sono grandi,
compresa quella di capire dove passi oggi
il sentiero della pace. E’ una ricerca quotidiana, aperta, da fare “insieme”, con l’aiuto di tutti. Buon cammino nelle vie della
pace!
Gianni Novelli
S T RUMENTI DI PAC E
I tragici attentati dell’11 settembre hanno
innescato una drammatica serie di conseguenze, di cui oggi non conosciamo ancora gli esiti. In tutto il mondo la reazione
più umana e costruttiva alla situazione è
stata quella di stringersi insieme a familiari, amici e compagni di strada per cercar di capire, di mettersi in discussione,
di aprirsi al dialogo.
Questo è avvenuto fin dai primi giorni
anche al CIPAX con incontri di grande
intensità e partecipazione. Riteniamo utile condividere alcuni momenti significativi di questo dialogo di pace.
Il prof. Paolo Ricca della Facoltà valdese di Roma
Per introdurre la riflessione comune
voglio proporvi due domande e una
constatazione.
La prima domanda riguarda l’immenso scatenamento di odio che attraversa il mondo. L’attacco alle torri gemelle – forse una simboleggia gli Stati
Uniti d’America e l’altra l’Europa – ha
manifestato quest’odio, in modi allo
stesso tempo simbolici e materiali.
Perché tanto odio? Odio che ne ha
generato altrettanto. L’odio è misterioso: da dove nasce, come mai mi
odi?
Nel secolo passato abbiamo assistito
a una tremenda manifestazione d’odio nei confronti degli ebrei da parte
dei nazisti. Si trattava, al di là di giustificazioni fittizie, d’odio puro, irrazionale e senza una vera ragione. E
oggi? L’odio di cui siamo oggetto è
senza ragione, o ne ha? E’ utile cercare di rispondere a questa domanda,
p e rché solta n to così si possono
smontare i meccanismi che si esprimono in forme di inedita violenza,
come a suo tempo le camere a gas.
La seconda domanda riguarda gli
aspetti simbolici dell’attacco dell’11
settembre: il simbolo è la decapitazione, la demolizione: quello che io ho
costruito viene demolito. Di cosa è
segno il crollo delle Torri? Qualche
volta tu vedi una mela, poi la apri e
dentro è vuota, marcia, si spappola.
Qual è il segno mortale che corrode
da dentro e rende alla fine fra g i l e
l’apparente? La torre è massiccia, è
strumento di difesa, nel gioco degli
scacchi è l’ultima difesa.
La terza è una constatazione: la constatazione è un po’ amara e riguarda
l’impotenza della Chiesa. Zero, nulla:
le Chiese non sono in grado di incidere in nulla. Siamo addirittura al
paradosso: chi getta le bombe getta
anche il sacchetto di viveri. Di solito
sono le Chiese a occuparsi di quest’attività samaritana. Ma la Chiesa
dov’è? Non la vediamo da nessuna
parte e questo è certamente motivo
di umiliazione e di scoramento. Resta
solo la preghiera, che è sacrosanta e
dobbiamo fare con convinzione ancora maggiore. Ma non abbiamo trovato
nulla di evangelicamente significativo
in questa situazione disperata e disperante. Dov’è la costruzione della
pace?
Concludo con questa preghiera:
Signore nostro Dio e nostro Padre, per i
discorsi che abbiamo fatto e per la sincerità anche amara con cui abbiamo parlato è bene che ci rivolgiamo a Te, è necessario e salutare fare un silenzio prolungato. Vogliamo disporci a un ascolto che
non sia sapere già prima quello che Tu ci
vuoi dire, che non sia ascoltare noi stessi
e le parole facili per le quali non si paga
nessun prezzo. Vogliamo ascoltare le parole pesanti e liberatrici che il tuo evangelo ci offre, parole che sono anche la nostra croce: “Chi non perde la sua vita,
non la troverà”.
Noi, Signore, siamo qui per una veglia,
cioè per tenere la nostra lampada accesa
nella notte, lampada della fede e della fiducia in Te, lampada della preghiera e
dell’invocazione, lampada della solidarietà con chi soffre e muore, lampada della
speranza. Che questa notte lunga e cupa
lasci presto il campo all’aurora.
Noi, Signore, confessiamo davanti a Te
che non abbiamo vissuto e non viviamo la
beatitudine di Gesù per i mansueti, che
erediteranno la terra e per i costruttori di
pace, che saranno chiamati figli di Dio.
Ti chiediamo per noi, per le nostre chiese,
per le nostre scuole, per tutta la comunità
umana della quale facciamo parte, di diventare nonviolenti, di liberarci dalla
grande tentazione della violenza per diventare strumenti di pace.
Ascolta o Signore la nostra preghiera,
ascolta il grido di chi soffre più direttamente per questa guerra e rispondici, o
Signore. Nella notte fa’ che sentiamo la
Tua voce.
Giovanni Franzoni della Comunità di
S. Paolo
Il pacifismo è rimasto ancorato alle
par
S T RUMENTI DI PAC E
buone o con le cattive. Il fondamento
antropologico della nostra persona,
che si riflette nella società, è l’io: io
devo fare la mia vita, devo raggiungere la mia meta, la mia identità.
Il cristianesimo non è riuscito a eliminare questo egoismo; forse lo ha
accentuato con il concetto di persona, che deve formarsi e raggiungere
una meta, pensando anche all’altra
vita. Tutta la nostra pedagogia, e di
qui la nostra politica e la nostra economia, è tipicamente egoista e individualista. Anche le nostre forme di
carità, di apertura agli altri spesso sono motivate dal desiderio di guadagnare la stima degli altri: apparteniamo a una società narc i s i s ta. Tu tto
l’Occidente è narcisista e sempre cerca di essere al di sopra degli altri, di
affermare la sua cultura.
Noi, strutturalmente egoisti, siamo
stati capaci di mandare nei forni crematori milioni di persone e oggi siamo capaci di costruire un mercato
che sta mandando alla morte milioni
di persone. La globalizzazione nasce
qui, in casa nostra, in casa cristiana:
apparteniamo a una società che per
mantenere il livello raggiunto ha bisogno di uccidere, o con le guerre, o
con la fame, di succhiare il sangue
degli altri. Dobbiamo cominciare a
sentire questa responsabilità.
Ma in mezzo a questo inverno così
drammatico ci sono dei pensatori,
che hanno cominciato a diffondere
una nuova antropologia non individualista, una concezione dell’uomo in
cui è centrale l’alterità: la relazione
con l’altro non è espressione di buon
cuore, ma è parte integrante della nostra persona. La persona non raggiunge la sua identità, se non sviluppa
questa dimensione dell’alterità.
Oggi possiamo rivedere le basi della
nostra cultura, sintetizzata nelle formule ‘l’uomo è lupo all’uomo’ e ‘penso, dunque sono’, sostituendole con
‘io non posso ra g g i u n g e re la mia
identità senza l’altro’. Delle persone
che vivono con un dollaro al giorno
noi siamo responsabili: non sono lontani da noi, non vivono nelle stelle,
sono parte della nostra famiglia e
dobbiamo cominciare a sentire la responsabilità dell’umanità nella quale
siamo stati chiamati a vivere.
In questi giorni, andando a Trento
per un convegno sulle malattie mentali, ho riflettuto molto sull’evento
dell’11 settembre, che fino al 10 settembre era inimmaginabile; leggevo
in treno che stavano frugando tra le
macerie di Manhattan per trovare i
resti, e le cose perdute. Il titolo del
convegno era “Le parole ritrovate” e
pensavo che sarebbe stato bello se,
frugando, avessero trovato delle parole e le parole potevano es s e re :
"Caino, che ne hai fatto di tuo fratello?”. Finora non le hanno ritrovate.
Gli Stati Uniti si sentono ancora il
regno del bene, noi europei ci sentiamo il regno del bene. Gli ‘altri’ sono il male. Noi dobbiamo ritrovare
subito quelle parole che Dio rivolge
a Caino e che sono all’origine di tutto il male. E dobbiamo rispondere
non come Caino "che cosa ho a che
vedere con mio fratello?” ma “io sono responsabile di mio fratello.”
Padre Thomas Michel S. J., responsabile del Segretariato per il dialogo interreligioso dei Gesuiti, autore del volume del Cipax “Alla confluenza dei
due mari - Un cristiano incontra l’Islam”, così conclude il suo scritto.
Ho scritto queste pagine prima dei
tragici eventi dell’11 settembre, ma
sento che esse hanno assunto una
rinnovata urgenza a seguito dell’attentato terroristico a New York e a
Washington e al bombardamento in
Afghanistan. Il pericolo che tutti noi,
musulmani e non musulmani, dobbia-
Enrico Pulsoni, disegno, Roma 2001
mo affrontare oggi è quello di scivolare inconsapevolmente in una forma di
pensiero che vede l’Occidente contro
l’Islam. Una mentalità di questo genere finirebbe per considerare che la civiltà islamica e quella occidentale sono fondate su valori talmente distanti
da condannarle allo scontro o per ritenere che la fede dei musulmani e
quella dei cristiani sono così diverse,
da non lasciare spazio a un dialogo
concreto.
Il Cristianesimo e l’Islam sono due
universi spirituali che hanno molto
da dirsi. Il dialogo musulmano-cristiano oggi si trova “alla confluenza
dei due mari” per parafrasare le parole del Corano (18, 60). Si tratta di
far incontrare questi due modi coinvolgenti di rispondere all’Unico Dio,
modi che sono più complementari
che contradditori. Il dialogo tra cristiani e musulmani ha quindi come
scopo non la conversione o la conquista, ma il reciproco arricchimento e la crescita, non la divisione ma
la convergenza. Solo se cristiani e
musulmani saranno in grado insieme
di offrire a tutti un modo di vivere
sul pianeta più pacifico, umano e
aperto alla speranza, potranno giocare il ruolo al quale Dio li ha destinati. Solo così essi potranno diventa re nella re a l tà ciò che già sono,
sentieri di pace che guidano alla
pienezza del Dio della pace.
Giulio Marcon, Presidente del Consorzio Italiano di Solidarietà (ICS)
La marcia della pace Perugia/Assisi
del 2001 è stata un evento straordinario, non si era mai vista una partecipazione così imponente, così plurale. La marcia ha indicato un cammino che può continuare nei prossi mi mesi e nei prossimi anni, cioè il
cammino di un movimento per la pace che sa confrontarsi con le grandi
questioni che riguardano gli assetti,
le relazioni internazionali, gli equilibri del mondo. Non a caso, lo slogan
iniziale della marcia era “Cibo, Acqua, Lavoro per tutti”.
Il motivo conduttore era quello della
globalizzazione dal basso, che ha al
centro i diritti, la solidarietà, la giustizia, in contrapposizione alla globalizzazione che abbiamo conosciuto in questi anni, che ha acuito la
povertà, gli squilibri e le disuguaglianze del mondo. Il mov i m e n to
della pace ha fatto proprio un significato della pace, che va oltre la protesta contro la guerra e sa coniugare
la parola pace con diritti umani, solidarietà, giustizia.
Questi incontri continueranno a svolgersi in sede il mercoledì sera (2122 . 30), per seguire il corso degli
eventi e per riaffermare i valori della
pace e della nonviolenza.
Ricetta equa e solidale
Casseruola ai sapori d’oriente
La condivisione del cibo è da sempre gesto
di pace. Dall’oriente oggi in grande affanno viene ques ta ricetta. Ingredienti per
6/8 persone: un pezzo da 1 Kg di carne
magra (manzo o vitello, maiale, tacchino e
ci perdonino i ve g e tariani), 1/2 litro di
latte, 1 cucchiaino scarso sia di cardamomo che di coriandolo (equi e solidali), 2
cipolle, sale e olio. Soffriggere le cipolle in
poco olio. Mischiare sale, olio, cardamomo
e coriandolo e cospargerne la carne. A parte far rosolare brevemente e da ogni parte
la carne nell’olio in una casseruola alta .
Aggiungere le cipolle, coprire la carne con
latte e acqua e farla cuocere (2 o 3 ore a
seconda del tipo, girandola), fino a far addensare il latte. Se si asciuga troppo aggiungere latte e acqua. Frullare il sugo con
il minipimer. Salam