In una situazione di emergenza oltre alle competenze tecniche
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In una situazione di emergenza oltre alle competenze tecniche
I PRINCIPI DELL’AVIAZIONE PER CREARE UN SISTEMA SANITARIO PIU’ SICURO CRM CRISIS RESOURCE MANAGEMENT In una situazione di emergenza oltre alle competenze tecniche (esempio la conoscenza degli algoritmi internazionali come quelli BLSD e ACLS) sono indispensabili anche quelle che vengono definite competenze non tecniche come ad esempio la comunicazione fra i vari membri del team, la leadership il corretto utilizzo delle risorse la distribuzione dei compiti. Molti errori medici infatti dipendono da un’organizzazione non adeguata o da una comunicazione non corretta. Da tempo si sente l'esigenza in campo sanitario di ridurre al minimo l'impatto nefasto dell'errore professionale, sia decisionale, sia operativo, che genera purtroppo un importante eco negativo sulla stampa e sui mass media, facendo pagare, a chi lo commette, un pesante tributo in termini medico legali e di responsabilità civile e professionale. Nei paesi anglosassoni si è deciso di attingere all'enorme esperienza maturata in campo aerospaziale dalla NASA e dagli specialisti di Human Factors e di Human Performance - quindi piloti militari ed istruttori di volo, medici, psicologi, fisiologi, i cui studi hanno tanto contribuito a ridurre al minimo l'impatto dell'errore umano nel campo delle operazioni di volo - per creare un addestramento "ad hoc" per chi opera in campo sanitario: medici, chirurghi, infermieri e soccorritori. E’ nata così una metodica addestrativa nota inizialmente come "Crew Resource Management"(CRM), che ha permesso a piloti e tecnici di volo di implementare notevolmente le loro prestazioni in situazioni operative difficili, pericolose e critiche, innalzando enormemente la sicurezza delle prestazioni e limitando notevolmente il ripetersi di errori fatali. Tale metodica addestrativa è stata poi applicata in campo medico chirurgico diventando "Medical CRM", solo che questa volta il "Crew" era il team che operava nelle aree critiche come la sala operatoria, la terapia intensiva, il pronto soccorso. Le organizzazioni ad alta affidabilità (High Reliability Organization - HRO) – come le strutture ospedaliere – sono contesti in cui le persone, lavorando a stretto contatto tra di loro in situazioni rischiose, possono trovarsi nella condizione di gestire potenziali errori con conseguenze disastrose (Sundar et al. 2007). Recenti studi confermano che per 2.677 incidenti in medicina e per 5.610 fattori contribuenti, il 50% può essere attribuito alla carenza di Non-technical Skill (Reader et al. 2006). A tal proposito, anche nel settore sanitario, si sta diffondendo sempre di più la necessità di promuovere programmi formativi volti a sviluppare le competenze non tecniche per aumentare il livello di affidabilità e di sicurezza, sfruttando la simulazione con applicati i principi del CRM. I primi simulatori medici sono stati concepiti negli anni ’60 per istruire gli anestesisti nella gestione delle vie aeree. Da tali prototipi, dalle capacità limitate, si sono evoluti sistemi complessi in grado di simulare con realismo il comportamento di un paziente critico. Poiché la simulazione deve avvenire in un contesto il più realistico possibile è necessario che il centro di simulazione sia strutturato esattamente come l’ambiente in cui si verifica lo scenario da simulare. Una postazione di simulazione dovrà quindi possedere le attrezzature di una terapia intensiva, di un pronto soccorso o di altre strutture in cui si desideri ambientare gli scenari. Sarà necessario disporre di materiali e strumentazioni usate nelle aree critiche dai ventilatori alle prese per i gas medicali ai dispositivi di aspirazione ecc. Il simulatore ad elevata tecnologia è costituito da due componenti: una componente robotizzata, in forma di manichino dotato di varie funzionalità, ed una componente informatica che consente di programmare le risposte del paziente simulato. I modelli più recenti riproducono fedelmente l’anatomia esterna ed interna (ad esempio le vie aeree) di un individuo, simulano una gran quantità di funzioni e condizioni fisiologiche e patologiche, come il respiro spontaneo con espansione delle cassa toracica, i rumori respiratori fisiologici e patologici; espirazione di aria dalla bocca con CO2 (capnografia); polsi arteriosi; toni cardiaci; rumori intestinali, tosse e lamenti. Consentono inoltre una corretta gestione delle vie aeree sia in condizioni normali che di difficile intubazione/ventilazione, rendendo possibile l’incannulamento venoso e il posizionamento di drenaggi toracici. Alcuni modelli sono in grado, con un sistema di codici a barre e microchip, di riconoscere il tipo di farmaco e la quantità iniettata per via endovenosa. Con questi simulatori è possibile programmare un ampio spettro di eventi critici, dalle aritmie più semplici fino all’arresto cardiaco, dal broncospasmo alla crisi asmatica, dallo pneumotorace allo shock anafilattico. SALA SIMULAZIONE Sala che riproduce in maniera realistica una area critica con il simulatore ad elevata tecnologia. Nella sala di simulazione sono presenti alcuni dispositivi audio-video, come telecamere e videoregistratori, con i quali gli scenari vengono registrati e successivamente riesaminati in sessioni di debriefing. I partecipanti alla simulazione comprendono gli allievi e diversi istruttori. Gli istruttori gestiscono lo scenario dalla sala regia e alcuni di loro, a seconda di quello che è stato deciso di simulare, possono recitare ruoli diversi (ad esempio, elementi di disturbo come la presenza di un familiare, o fingersi un collega). SALA REGIA Da questa postazione dietro ad un vetro monodirezionale che non permette di essere visti gli istruttori gestiscono lo scenario. In questo modo l’allievo viene a confrontarsi non solo con gli aspetti puramente clinici della pratica professionale, ma anche con le interazioni e le problematiche complesse che derivano dall’operare in quelle particolari situazioni. Come si svolge una tipica simulazione Generalmente, la simulazione inizia con un istruttore che spiega all’allievo il caso clinico in un contesto definito “scenario”. In un’altra stanza, quindi non a conoscenza di quanto sta avvenendo nella sala di simulazione, si trovano di solito altri allievi che svolgono altri ruoli: o quello del 118 che arriva in soccorso oppure di colleghi medici o infermieri. Chi svolge la simulazione può chiamare qualsiasi consulente nel caso ritenga di avere bisogno d’aiuto. Dopo aver condotto lo scenario, i partecipanti vengono riuniti per esaminare la videoregistrazione, in modo da commentare collettivamente e costruttivamente gli eventi ed i comportamenti. Questa fase chiamata “debriefing”, costituisce un elemento cardine della simulazione: consente infatti, a chi ha effettuato lo scenario, di rivedere il proprio comportamento, di focalizzare gli eventuali errori e di esaminare con gli altri le possibilità alternative di comportamento. SALA DEBRIEFING Alla fine dello scenario istruttori, allievi e partecipanti discutono del caso clinico. Nella organizzazione di uno scenario possiamo focalizzarci su un definito numero di obiettivi didattici, sia di tipo pratico che teorico, con la possibilità di porre la nostra attenzione sui processi decisionali e sugli aspetti comportamentali del team. Sulle basi descritte, presso AOUP è stato avviato un percorso formativo centrato sulla simulazione e dedicato in prima istanza ai corsi di base per la rianimazione cardiopolmonare (corsi BLSD) e ai corsi avanzati ACLS per tutto il personale medico e infermieristic o. Con questo tipo di corsi il personale acquisisce le competenze tecniche per affrontare una situazione di emergenza. Ma niente può essere messo in pratica se nella formazione non si pone la dovuta attenzione a quegli elementi, apparentemente scontati, che favoriscono il lavoro di squadra e la comunicazione efficace tra i membri del team e che sono stati già evidenziati e riaffermati nelle linee-guida 2010 dall’American Heart Association per la rianimazione cardiopolmonare di base (BLS-D) e avanzata (ACLS). Infatti, la conoscenza delle procedure certamente conferisce maggiore sicurezza e autonomia nella gestione dell’emergenza o anche semplicemente nel ricoprire un ruolo qualsiasi all’interno del team, ma se a tutto ciò non si accompagna la capacità comunicativa e relazionale, il rischio del fallimento assistenziale è alto e porta con sé un senso di negatività e di frustrazione che limiteranno la crescita del sanitario e del gruppo nell’affrontare le situazioni di emergenza. Spesso le tensioni, lo stress e l’ansia scaturiscono maggiormente dai rapporti interpersonali tra i membri del team e dalle dinamiche di gruppo, piuttosto che dalla paura d’insuccesso nei confronti del paziente.