Narni - dogsonline
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Comune di Narni » Per il Visitatore » La città La città La città di Narni Narni è una città a "più strati": romano, medievale e rinascimentale. Una città viva che è "passata" nella storia importante. I primi a credere in quello sperone di roccia sono stati gli Umbri: la chiamarono Nequinum. Arrivò poi il momento dei Romani, che la conquistarono prima, e la fecero diventare un loro baluardo, poi. E le cambiarono anche il nome: Narnia, dal fiume Nar che scorre nella sua valle. Il periodo di massimo splendore della città fu alla fine del Basso Medioevo quando, sfruttando la lontananza del Papa che si era rifugiato ad Avignone, conquistò potere su un vastissimo territorio che arrivava sino alla periferia dell'odierna Rieti. Grande potere e grande ricchezza. Ecco allora i palazzi nobiliari, quelli pubblici, le chiese. La decadenza si lega, contrariamente a quello che si può pensare, alla costruzione della Rocca, che non venne decisa dai narnesi ma dal Papa che voleva tornare a Roma e desiderava una serie di fortezze utili per la propria incolumità. Egidio Albornoz, cardinale, spagnolo, architetto costruirà un solenne manufatto che ancora oggi non è appieno entrato nell'immaginario dei Narnesi. L'energia a poco prezzo che si poteva trarre dal Nera fu la spinta per l'ultima trasformazione della città: fabbriche, opifici, uffici in grande quantità, hanno cambiato il volto di Narni. I segni dell'industrializzazione sono oggi importanti come quelli del suo grande passato. __________________________________________________________________________________________ UN TEMPO FU Narni fu l’antica Nequinum, importante centro degli Umbri sorta in posizione strategica sulle strette gole del Nera. A partire dal 299 a. C. la città passò sotto Roma della quale fu, prima colonia, poi municipio con il nome di Narnia dal fiume Nar che scorre nella sua valle. PERCHE' VISITARLA Arroccata su uno sperone di roccia, a dominio della piana bagnata dalle acque del fiume Nera, Narni conserva in superficie e nel sottosuolo un ricchissimo patrimonio storico-artistico che ben mostra l’importanza della città in epoca romana, medievale e rinascimentale. La città è anche nota per aver dato i natali al condottiero Erasmo da Narni (1370-1443) detto il Gattamelata, reso immortale da un monumento equestre eretto da Donatello di fronte alla basilica di Sant’Antonio a Padova. DESCRIZIONE La visita può partire da piazza Garibaldi anticamente detta del Lago poiché al di sotto della fontana ottagonale, che sorge al centro della piazza, si apre una grande cisterna di epoca medievale. Nella parte alta della piazza si apre il fianco della cattedrale di San Giovenale con il portale di epoca romanica. Sorpassata la porta del Vescovo si accede in piazza Cavour ove affacciano l’ingresso porticato del duomo e il palazzo Vescovile. Un suggestivo scorcio del campanile romanico in pietra calcarea con inserti di laterizio e bacino ornato in maiolica di epoca rinascimentale, si ha dalla via del Campanile. Via Garibaldi, “il passeggio della città”, porta all’antica “Platea Maior”, oggi piazza del Priori, dove l’istituzione comunale ha costruito i suoi palazzi di rappresentanza: il palazzo del Podestà e il palazzo dei Priori. Via Mazzini, proseguimento di via Garibaldi, è caratterizzata dalla presenza di residenze gentilizie di epoca barocca come palazzo Mosca e palazzo Bocciarelli e dalla chiesa romanica di Santa Maria in Pensole, eretta nel 1175, il cui nome “in pensulis”, deriva dalla sua posizione su di un terrazzo. Nel XIV secolo si insediarono a Narni gli ordini mendicanti che contribuirono ad un nuovo processo di sviluppo urbano edificando le rispettive chiese (San Domenico, Sant’Agostino, San Francesco). Il palazzo Eroli, a fianco della chiesa di San Francesco, oggi sede del museo della città, custodisce al suo interno operarono di maestri del calibro di Benozzo Gozzoli, Agostino di Duccio, Domenico Ghirlandaio, il Vecchietta, Piermatteo d’Amelia. Dal centro è possibile ammirare la rocca Albornoziana, recentemente restaurata, innalzata nella seconda metà del XIV secolo per volere del cardinale Albornoz sul monte di fronte alla città. CURIOSITA' A Narni, c’è una città sotto alla città, dove il tempo sembra essersi fermato. La visita alla Narni sotterranea permetterà di tornare indietro nel tempo, quando i romani conservavano l’acqua in profonde cisterne o la facevano correre all’interno di serpeggianti acquedotti, quando i longobardi combattevano contro i bizantini e costruivano cappelle ipogee completamente affrescate, quando i benedettini realizzavano chiese romaniche sopra ad altre più antiche o, infine, quando i domenicani rinchiudevano nelle segrete della Santa Inquisizione personaggi ai quali era contestato il reato di eresia. INFORMAZIONI E CONSIGLI UTILI Poco prima di entrare in città si trova il parcheggio del Suffragio, per auto e mezzi pubblici collegato al centro cittadino con una serie di ascensori. Da piazza Garibaldi è possibile raggiungere la rocca Albornoziana a piedi dalla caratteristica via del Monte, oppure con bus navetta o automobile seguendo la direzione per la Flaminia, verso Roma, quindi voltando a sinistra. __________________________________________________________________________________________ STORIA Narni fu un insediamento preromano con il nome di Nequinum, quindi nel 300 a.C. divenne al centro degli interessi di Roma, che la fece assediare con il console Quinto Appuleio Pansa ottenendo tuttavia risultati infruttuosi vista la sua impervia posizione. Ci volle oltre un anno per compiere l'impresa, avvenuta nel 299 a.C. grazie al tradimento di due persone locali che permisero ai Romani l'ingresso tra le mura. Divenne così colonia romana col nome latino di Narnia. Non si hanno molte notizie relative a quel periodo, si pensa però che la città potesse aver avuto un ruolo di una certa importanza durante il corso della prima e della seconda Guerre Puniche. Lungo il fiume Nera, nei pressi della frazione di Stifone, dove anticamente si trovava il porto della città romana, è stato infatti recentemente individuato il sito archeologico di quello che appare come un cantiere navale romano. Dell'antica navigabilità del fiume Nera si hanno peraltro notizie su Strabone e Tacito. Noto il passo in cui il console Gneo Calpurnio Pisone, nel 19, decise di imbarcarsi a Narni con la moglie Plancina al fine di raggiungere Roma senza destare sospetti. Divenne Municipium nel 90 a.C. Non si conosce con certezza quando la città di Narnia cambiò il suo nome in Narni, ma probabilmente questo avvenne gradualmente nel tempo a partire dal XIII secolo per poi divenire effettivo dopo la rivoluzione francese, anche se fino alla fine del XIX secolo si trovavano ancora nelle lapidi e negli scritti ufficiali iscrizioni con l'antico nome di Narnia. Lo scrittore Walter Hooper ha anche trattato diverse volte nei suoi libri le origini del nome "Narnia" come si nota ad esempio a pagina 306 del suo libro scritto a quattro mani con Roger Lancelyn Green C.S. Lewis: A Biography, pubblicato nel 2002. Eccone un estratto che riporta per intero quanto detto dallo scrittore C.S. Lewis a Hooper: "quando Walter Hooper chiese a C.S. Lewis dove aveva trovato la parola Narnia, Lewis gli mostrò il suo Atlante Murray's Small Classical Atlas, ed. G.B. Grundy (1904), che aveva comprato quando stava leggendo i classici con il suo istitutore Kirkpatrick presso Great Bookham [1914-1917]. A pagina 8 di questo atlante c'è una mappa dell'Italia con le iscrizioni in lingua latina. Lewis aveva sottolineato il nome di una piccola città chiamata Narnia, semplicemente perché amava il suono di questa parola. Narnia o "Narni" in Italiano, si trova in Umbria, a metà strada tra Roma ed Assisi." SIMBOLI Una leggenda narnese vuole che, in epoca medievale, nel territorio tra Narni e Perugia ci fosse un Grifone, contro il quale le due città, tra loro in guerra, si erano coalizzate per abbatterlo, una volta ucciso come trofeo Perugia si tenne le ossa del Grifone (bianca) e Narni la pelle (rossa). Per questo il Grifone di Perugia è bianco e quello di Narni è rosso. STEMMA Lo stemma della città di Narni, concesso con D.P.R. del 12 ottobre 1951, ha la seguente blasonatura: «d'argento al grifo di rosso, linguato dello stesso.» __________________________________________________________________________________________ BREVI CENNI STORICI Città di antichissima origine, Narni m 240, ab. 20160, sorge su uno sperone a dominio della gola del Nera e della conca ternana, in sito di difficile accesso per l'asperità dei versanti che ne condizionarono forma e sviluppo urbano. In prossimità del confine tra Umbria e Lazio, fu nodo stradale di fondamentale importanza per il controllo della viabilità tra Roma e l'Adriatico, legando per secoli a tale ruolo le sue fortune e subendo per questo assedi e distruzioni. L'abitato ha forma allungata, costretta dalla morfologia del colle, e un impianto articolato che ne denuncia le fasi formative: da quella umbra e romana del settore settentrionale (il terziere di S. Maria), regolare nel reticolo viario innervato dall'asse urbano della Flaminia, a quella medievale (secoli XI-XIV) che progressivamente ha occupato il monte con la formazione dei terzieri di Fraporta e di Mezule: sulla sommità, separata dalla città, la Rocca albornoziana, simbolo del potere papale. Ricco di stratificazioni, il tessuto edilizio del centro storico è l'esito dell'ampia ricostruzione seguita al sacco dei Lanzichenecchi (1527), che mostra, nella diffusa qualità urbana, il tono un po dimesso delle città pontificie sei-settecentesche ridimensionate a un ruolo culturalmente e politicamente periferico. La città moderna (Narni Scalo) si e formata come nucleo distinto e separato nel piano sottostante, dove hanno esercitato potere di attrazione il fiume e la ferrovia. LA FORMAZIONE L'abitato insiste sullo sperone occupato, nella parte settentrionale più dirupata, dall'umbra Nequinum, I' “oppi dum” murato come informa Livio - che i Romani conquistarono gia nel 299 a.C. per la sua importanza strategica al fine della penetrazione nella regione. Narnia, colonia di diritto latino, si sovrappone al precedente insediamento e conferma il suo ruolo territoriale: tappa obbligata lungo la Flaminia, che forse ne costituita l'ossatura viaria urbana dalla piazza Cavour alla piazza Galeotto Marzio, con la ristrutturazione viaria augustea diviene punto di partenza del diverticolo orientale per Terni e Spoleto. La crescita successiva si giustappone a questo nucleo originario (tuttora riconoscibile per il reticolo ortogonale) imperniandosi sulla Cattedrale, innalzata (secolo XII) immediatamente fuori del perimetro murato antico che viene ampliato per includere il polo religioso. L'urbanistica medievale disegna un impianto irregolare, che progressivamente occupa il colle avendo come cerniera l'odierna piazza Garibaldi. Oltre l'arco del Vescovo (antico ingresso in città della Flaminia) si forma il terziere di Fraporta, mentre la successiva espansione a sud da luogo al 'nuovo' terziere di Mezule. LA CRESCITA A partire dall'XI secolo, la città medievale (che si ribellerà nel 1112 a papa Pasquale II, nel 1167 a Federico Barbarossa, e nel 1242 schiererà con Roma e Perugia contro l'impero) proietta la sua influenza territoriale su San Gemini, Stroncone, Calvi, Otrlcoli e Castiglione (l'antico -Castellum Amerinum-) presso il Tevere (qui, entrava in Umbria la Via Amerina). La fase di espansione politica ed economica si traduce in città nella costruzione degli edifici pubblici (palazzo del Podestà) e delle architetture religiose che tuttora documentano la fioritura dell'arte medievale narnese (la Cattedrale, S. Maria Impensole, S. Domenico). Gli investimenti nella riqualificazione urbana (loggia dei Priori, S. Agostino; presenza di artisti quali Benozzo Gozzoli, il Vecchietta, Pier Matteo d'Amelia, lo Spagna) non si interrompo no con la fine dell'autonomia imposta dalla Chiesa, che anche qui vi erige evidenza possente del suo potere la Rocca (1367-78) sull'alto del colle. LA DECADENZA Su una città già colpita da un inarrestabile decesso (cui fa riscontro, nell'area, la progressiva crescita del ruolo di Terni) che si abbattono, al principio del '500, le truppe dei Lanzichenecchi di ritorno dal sacco di Roma (Leandro Alberti, qui in viaggio nel 1530, racconta di un abitato completamente devastato e decimato nella popolazione). Questo evento assume, nella tradizione storiografica locale, un significato negativo quasi simbolico a evidenziare una cesura irreparabile nella storia della città. L'abitato risorge ridimensionato e non conosce più significativi aggiornamenti neppure formali. Tra Otto e Novecento ha inizio nella pianura sottostante la crescita industriale attorno a Narru Scalo, che formerà un ampio agglomerato a nord del Nera. Rocche e Castelli nel Medioevo Disegno della Rocca Albornoz In tempo di guerra, le vecchie cinte murarie della città costituivano un rifugio per le popolazioni dei dintorni. Ma durante il periodo d'insicurezza che ha inizio con la dissoluzione dell'Impero carolingio, il bisogno di protezione, rese necessaria ovunque la costruzione di nuovi ripari. In quell'epoca l'Europa occidentale si coprì di numerose rocche, costruite dai principi feudali perché servissero da rifugio ai loro sudditi. Tali rocche, o borghi, sorgevano di solito sopra un bastione di terra o di pietra circondato da un fossato; nel bastione si aprivano alcune porte. I contadini dei dintorni venivano mobilitati per la costruzione e la conservazione della Rocca. All'interno aveva residenza una guarnigione permanente di cavalieri. In un torrione elevato c'era l'abitazione del Signore del luogo; una canonica provvedeva ai bisogni del culto; infine, entro le mura sorgevano magazzini e granai. In tal modo i borghi laici, non diversamente dalle città ecclesiastiche, vivevano anch'essi soltanto dei frutti della terra ed erano privi di qualsiasi attività economica autonoma. Borghi e città erano in stretta relazione con la civiltà rurale, e si può ben dire, che lungi dal contrastarne le strutture, provvedevano a difenderla. Henri Pirenne, Storia economica e sociale del medioevo La Rocca Rocca Albornoz Quella di Narni è uno degli esempi ancora "in piedi" di quelle fortezze edificate o fatte ristrutturare dall'Albornoz nel nostro territorio. La Rocca di Narni, per i caratteri e per la posizione è la classica fortezza militare di controllo e dominio della città: espressione genuina della politica di restaurazione papale operata così attivamente dall'Albornoz. E' errato accostare la Rocca alla potenza della città: al contrario ne segna il declino di autonomia, libertà e forza del libero comune, della «civitas». Con la Rocca non si volevano certo accrescer le opere di difesa comunali, essa è un elemento di quel «sistema» di fortezze che il papato, dopo Avignone, pone a presidio dello Stato. In quel tempo (1371) si ha anche la «riforma» degli Statuti Comunali: si accentua il potere centrale, dal podestà si passa al Vicario. I Narnesi ben compresero questi significati: la Rocca fu a lungo estranea alla loro vita, ignorata, spesso detestata. Dobbiamo arrivare al 1539 perché le chiavi della Rocca siano in mano ad un Narnese, Girolamo Arca: anch'egli funzionario del potere papalino. Il castello, a quota 322 s.l.m., domina la città e conclude a sud il sistema delle fortificazioni. Massiccia nelle fattezze la Rocca venne edificata sul luogo ove prima era un monastero di clarisse e prima ancora una torre. Iniziano nel 1367 i lavori preparatori per la costruzione di una fortezza su Narni e sulla Via Flaminia. Nel 1371 si può già insediare il primo castellano: Pietro di Novico. Tra gli architetti che lavorarono al progetto si fanno i nomi di Ugolino di Montemarte e di Matteo Gattapone. Nel 1378 sono ultimati i lavori: la fortezza è completa e imponente: sulla porta è l'unione di quattro stemmi, probabilmente sono quelli dei papi Gregorio XI e Urbano V e dei cardinali Angelico Grimonard e Filippo d'Alençon. Nel 1405 si trova la prima citazione del Bastione (bastiglia, bastigia): una ulteriore fortificazione della quale oggi rimane la base di una cisterna incorporata ma che aveva certamente anche una torre di avvistamento: la Rocca ebbe bisogno di un elemento aggiuntivo di sicurezza. Bastione e Rocca erano in comunicazione attraverso una via diretta sotterranea. pur non essendo un castello di residenza ma più propriamente militare la Rocca ebbe ospiti Papi, Imperatori, Cardinali, dignitari... Finì per essere carcere. La fortezza è un quadrilatero con quattro torri agli angoli, chiamate: di San Bernardo (nord-est), San Filippo (sud-est), San Giacomo (sud-ovest) e (a nord-ovest) il "Mastio" più alto e possente che risulta dall'unione di due torri. Anticamente circondata da fossato e da doppia cinta di mura ha all'interno un bel cortile con una cisterna in travertino e una cappella. Assolta la sua funzione originaria la Rocca serve indubbiamente più tardi anche per difendere la città da noie esterne. Nel 1484 Sisto IV ordina un nuovo intervento di fortificazione ultimato da Innocenzo VIII. Il castello viene collegato con un avamposto costruito nel borgo delle Arvolte presso l'ospedale e costituito da 5 torrioni rotondi. Questo elemento era collegato direttamente per via sotterranea con la Rocca la quale si dice fosse pure unita, con lo stesso sistema, con la Piazza dei Priori. Montoro Il Castello di Montoro E' forse il maggiore tra i castelli del territorio Narnese per consistenza urbanistica e per la complessità delle sue vicende storiche. Sorge sul crinale di un colle di arena gialla (color oro) e creta chiara: di qui il suo nome. Il nome di Montoro compare per la prima volta nell'anno 857 quando viene elencato tra i possedimenti dell'Abbazia di Farfa. L'ordinamento feudale vero e proprio può datarsi intorno ai secc. X-XI. Lo schema del potere è quello ricorrente: emerge la famiglia più potente che stringe legami col potere centrale. E' protagonista di vicende alterne, ma ruota quasi costantemente nell'orbita papale. Nel sec. XV vengono redatti gli Statuti di Montoro che sintetizzano ed esprimono l'avanzata organizzazione del feudo, il suo autogoverno, l'autonomia rispetto a Narni. E' proprio per difendere questa autonomia che la famiglia Montoro adottò una politica di favore con la corte papale. Una bolla di Clemente VII (1528) ordina a Montoro la restituzione di alcuni beni alla Chiesa tra cui gli Statuti del Castello: è un segno della decadenza. Nell'800 Montoro diviene frazione del Comune di Narni: il marchese Giovanni Patrizi (membro di un ramo della famiglia Montoro) rinuncia al feudo nel 1816. Per strane e poco conosciute vicende molti beni rimasero di proprietà privata. Di fatto la marchesa Porzia si impadronì di tutte le piccole proprietà di Montoro. Suo nipote arricchì il paese di una strada nel bosco intorno al paese e di un acquedotto ma il territorio, lo sviluppo, l'edificazione, l'attività agricola furono in seguito sempre alle dipendenze della volontà privata. La torre di avvistamento a pianta quadrata è collocata all'interno di un più vasto complesso residenziale nel quale è difficile oggi leggere un preesistente impianto castellare. Sulla copertura, coronata da una merlatura guelfa, è stata successivamente costruita una piccola torre campanaria sui cui archi sono stati poi aggiunti quattro orologi. E' di dimensioni notevoli: almeno di altezza doppia rispetto al complesso edilizio circostante usato ancora come residenza signorile. La struttura architettonica piramidale dell'intero complesso, su tre piani (la torre, la residenza, il paese) offre una visione fortemente caratterizzata da un punto di vista paesaggistico-ambientale. Gli altri Castelli NARNI E I CASTELLI «Ogni castello o villa aveva per rettore o podestà un Narnese, scelto tra gli abitanti della città, che pagavano le collette, ed era eletto dal consiglio con le stesse modalità con le quali si eleggevano i consiglieri speciali. Una volta all'anno i castelli venivano a riconoscere formalmente la signoria del comune, vale a dire nella ricorrenza di S. Giovenale; ed in tale occasione il comune spiegava tutto l'apparato della sua autorità. Alle pompe civili si univano le religiose; ed i sindaci dei castelli e delle ville soggette venivano a presentare il tributo dei ceri, tali tributi più tardi furono ceduti in dono all'opera di S. Giovenale (tribuna) intrapresa nel secolo successivo». da:«Il Comune di Narni durante il sec. XIII - appunti e note storiche di Giuseppe Terrenzi Borgaria L'insediamento romano è documentato dai resti di abitazioni e impianti. In epoca medievale diviene un Castello della diocesi di Narni. Dell'impianto medievale del castello e delle sue appendici rimangono pochi elementi. La torre di avvistamento è collocata in cima a un colle di fronte all'abitato. Originariamente a base poligonale rimangono oggi visibili pochi ruderi. Intorno all'abitato si scorge ancora la cinta muraria della quale restano pochi tratti insieme ad una torre a pianta circolare in buona stato di consevazione. San Vito Intorno al XI sec. San Vito costituisce una «corte» cioè un raggruppamento di fondi rurali chiusi in un recinto. La torre di avvistamento in discreto stato di conservazione è l'elemento architettonico che caratterizza e identifica San Vito. A pianta quadrata domina l'abitato di cui occupa la parte centrale e più elevata. Ha gli spigoli rinforzati con conci di pietra da taglio ben squadrati ed in ottime condizioni di conservazione. Itieli Immerso in un ambiente naturale e paesaggistico notevole questo piccolo borgo fu un tempo carico di prestigio. «Castrum Ithiulorum», castello degli Itieli, come testimoniano i documenti del XIII e XIV sec., trae probabilmente il nome dalla famiglia che ne ebbe il dominio nell'alto medioevo. La sua posizione l'ha sempre collocato sulla linea di difesa di Narni e Terni e per questo più volte ne ha condiviso le sorti durante assalti o invasioni. Nel XII sec. anche Itieli, come molti altri castelli fece atto di sottomissione a Narni ma in seguito la sua collocazione non fu costante: ora col Comune, ora col Papa. Di fatto però - come si legge dagli Statuti - gravita sempre sotto il dominio di Narni. Anche se in gran parte degradato allo stato di rudere o manomesso da trasformazioni successive si può ancora leggere l'originario impianto di difesa: cintamuraria, torri, fortificazioni, che si può datare ai sec. XIII, XIV. La torre principale sorgeva al vertice dell'abitato. Intorno correvano le mura, intervallate da torri quadrate o semicircolari. Rimangono alcuni tratti di cinta muraria con merlature e piccole torri in parte diroccate. La porta d'ingresso si trova a valle difesa da una torre circolare. Sant'Urbano Sotto Itieli, questo piccolo centro, fu abitato già al tempo dei romani. In epoca medievale era dominio della famiglia Castelli di Terni che nel 1038 lo donò per metà all'Abbazia di Farfa. Anche Sant'Urbano, pur attraverso vicende a volte alterne, è sempre stato sotto la giurisdizione di Narni. Attualmente non è possibile scorgere tracce di mura, torri o impianto castellano. Capitone La sua posizione, tra Narni e Amelia, fu ragione di assalti e saccheggi. Dominio per lungo tempo della omonima famiglia, nel medioevo è comunque soggetto a Narni. Notevole era di certo il suo impianto di difesa. Della primitiva cinta muraria rimane oggi la porta d'ingresso a doppio arco ricavata in una torre a base quadrangolare. Poco fuori il centro storico si trova una modesta torre di avvistamento. San Liberato Il piccolo centro è posto al limite del comune di Narni verso il Lazio. Se ne parla a proposito di un episodio della guerra tra Martino V (1417-1431) e suo nipote Antonio Colonna che aveva il suo dominio ad Orte. Emerge ben visibile la torre di avvistamento a base quadrata completamente inserita all'interno dell'abitato. Taizzano Il borgo è al termine della valle del Nera. Non è più visibile alcuna tarccia del castello o della cinta muraria. Nel 1229 Taizzano offre un cero per la festa di San Giovenale: è il segno della soggezione alla città della quale si trovano tracce ancora intorno al 1600. Vigne Piccolo centro in una zona già abitata al tempo dei Romani. Attualmente di fattezze piuttosto moderne non appare segno di castello o cinta muraria. Gualdo Insediamento di origine romana. Il nome deriva probabilmente da «vallum» (riparo, difesa) da cui se ne potrebbe dedurre la funzione nel periodo di assedio di Narni da parte dei Romani. Non rimane oggi traccia del castello né delle mura. Schifanoia Il castello fu sempre sottoposto a Narni e la sua costruzione può essere datata intorno al sec. XIII. Davvero pochi i frammenti dell'antico impianto: elementi della cinta muraria, ruderi delle torri minori e l'entrata che porta alla Chiesa parrocchiale. Itinerario dei Ponti All'altezza di Narni la Via Flaminia divideva il suo tracciato, quello occidentale per Carsulae e Bevagna, ritenuto il più antico, e quello orientale per Spoleto. Lungo il percorso occidentale è possibile ammirare siti di notevole interesse storico e archeologico. Tra questi emergono con particolare rilevanza i ponti che, come testimoniano le fonti antiche, furono tutti restaurati da Augusto, quando nel 27 a.C. il Senato gli conferì il potere imperiale. L'itinerario qui consigliato propone la visita a quattro ponti che si trovano lungo il percorso che conduceva a Carsulae e testimoniano l'importanza che la Via Flaminia ricopriva a Narni. Il Ponte di Augusto Il Ponte di Augusto Posto poco prima dell'ingresso del fiume Nera nelle strette gole tra lo sperone su cui sorge la città di Narni e il Monte Santa Croce, è un'importante testimonianza dell'età aurea romana. Il ponte fu costruito nel 27 a.C. in relazione agli interventi di risistemazione e potenziamento della via Flaminia intrapresi dall'imperatore Augusto. Un grave terremoto nell'847 danneggiò il ponte e, successivamente una grande alluvione, nel 1053, ne provocò la caduta, da quel momento nelle fonti è ricordato come ruptum o dirutus. Del ponte, che doveva essere a tre o quattro arcate, si possono ammirare la prima arcata, forse la più grande, e i ruderi di due pilastri. Il ponte aveva una lunghezza di 160 m, mentre l'altezza dell'arcata rimasta in piedi è di 30 m. Il rapporto tra le due dimensioni evidenzia immediatamente un forte sviluppo verticale che genera l'effetto di grande imponenza che ancora oggi caratterizza le rovine. Il ponte è costruito con grandi blocchi di travertino squadrati e bugnati posti di testa e di taglio secondo le tecniche edilizie romane. Ponte Caldaro Ponte Caldaro La sua storia si conosce poco, anzi per niente. La sorpresa di trovare un vero ponte romano, con tutte le “decorazioni” del caso, è, allora, ancora più grande: Ponte Caldaro, a nord di Narni Scalo, era uno dei tanti ponti che i romani avevano costruito nel territorio comunale per sviluppare la Via Flaminia, che dall’Urbe doveva arrivare sino al Mare Adriatico. Eppure deve scavalcare un fosso insignificante, verso Carsulae. E la “lunghezza è di 74.32 metri, la larghezza 7.90, la luce centrale di 9 metri mentre quelle laterali di 5.50 mentre quelle degli archi piccoli alle estremità di 3.50 metri” così come viene descritto nella Guida Archeologica Laterza. Un ponte che si allineava con quello più grande di “Augusto”. Ma Ponte Caldaro era ben fatto se era durato per duemila anni. Quando della Flaminia si era persa ogni traccia aveva continuato a mantenere collegamenti, a vivere. Ponte Caldaro così come progettato dagli ingegneri romani era stato “inglobato” nella strada dell’Asse, di quel nastro di asfalto che collegava le due grandi capitali, Roma e Berlino. Cui fu un rimaneggiamento, ogni aspetto antico si perse. E non c’era nessuno che aveva voglia di affacciarsi a vedere un capolavoro, un tesoro. Poi la guerra, la ritirata dei tedeschi, le mine sotto le arcate: ponte Caldaro saltò in aria: una arcata venne perduta per sempre. Sembrava così quando solo qualche anno fa dopo alcuni scavi sono venute alla luce le pietre saltate in aria dopo lo scoppio della mina. Accantonate, aspettano ora di essere rimesse al loro posto. Intanto, Ponte Caldaro continua ad essere trascurato. E bellissimo. Ponte Calamone Ponte Calamone L’antica Via Flaminia attraversava il Fosso Calamone, dopo circa 2,5 km. di rettilineo dal Ponte d'Augusto su un piccolo ponte a due fornici, dei quali ne resta uno soltanto, insieme al pilone centrale e alla maggior parte della muratura agli argini, a testimoniare la raffinata manodopera in opera quadrata con ortostati e cunei bugnati, caratteristici quest’ultimi degli archi dei ponti lungo la Flaminia. Il ponte, di età molto probabilmente augustea, vista la presenza di un piccolo arco di piena centrale, fu restaurato in mattoni dopo i danni subiti nella II guerra mondiale. Il Lago del Recentino Il Lago del Recentino E' un piccolo lago artificiale, conosciuto come Lago di Narni o Lago di Recentino, che è stato ottenuto mediante uno sbarramento sul Torrente l'Aia ai fini della produzione di energia elettrica. Il lago, alimentato artificialmente anche dalle acque provenienti dal Fiume Nera, è situato in una zona pianeggiante caratterizzata da spazi agricoli e piccoli boschetti sparsi su suoli alluvionali, circondati da sedimenti di natura villafranchiana (sabbie, argille giallastre e ghiaie), che a sud della diga vengono a contatto con un modesto rilievo caratterizzato da un affioramento di calcare massiccio, appartenente al complesso orogenico della catena amerina. Di modeste dimensioni, il bacino ospita una ricca e numerosa avifauna acquatica, che vi sverna in quantità davvero stupefacenti. Migliaia di Folaghe ed anatre di varie specie si raccolgono nelle sue acque ricche di cibo, centinaia di Cormorani e alcune migliaia di Gabbiani comuni insieme ai Gabbiani reali, le Gavine, gli Svassi maggiori, i Tuffetti vi svernano regolarmente. E’ veramente un grande spettacolo naturale quello che si pone agli occhi di un osservatore nel tardo pomeriggio invernale, quando migliaia di uccelli giungono qua per la sosta notturna. Allora si rincorrono voli ai voli, in un turbinio di ali, voci e richiami, tanto da ricordare le grandi aree naturali di esotica memoria: tutto in appena circa 80 ettari di superficie. Sul lago sono stati osservati Smergi minori, Fistioni turchi, Volpoche, Svassi piccoli e alcune decine di Oche selvatiche. Vi nidifica abbondantemente lo Svasso maggiore, la Folaga, il Germano reale, il Tarabusino, il Porciglione, la Gallinella d’acqua. Occasionalmente ha nidificato il Corriere piccolo lungo il torrente Aia. Recentemente ha ospitato una coppia di Cigni reali, che ha tentato la nidificazione, purtroppo senza successo. Le Gole del Nera Scorcio delle Gole del Nera Autentica appendice della Valnerina propriamente detta, anche dal punto di vista vegetazionale, questa porzione di territorio che congiunge idealmente i due bacini sopra menzionati si presenta interessante da un punto di vista paesaggistico (suggestivo il percorso stradale della statale Ortana di fondovalle), naturalistico e storico. Alla estremità meridionale delle Gole ci sono resti di un vecchio porto romano che testimoniano l'antica navigabilità dei Tevere e dei Nera. Grotte un tempo abitate da eremiti e l'eremo di S.Cassiano verso Narni completano l'atmosfera storico-medievale che pervade l'intera valle. Ci permettiamo di evidenziare alcuni risvolti, ancora poco noti, che rendono interessanti le Gole dal punto di vista ornitologico: le aspre pareti rocciose ospitano una vitale popolazione di Passero solitario, residente anche sulle torri narnesi, ed offrono rifugio ad alcune specie di rapaci notturni e diurni. I boschi di Leccio e Ornello, in molti punti veramente folto quasi impenetrabili, danno ospitalità ad un lungo elenco di specie migratrici.: dai Colombacci, che a volte vi si fermano a nidificare, ai Tordi, ai Merli, alle Ghiandaie, e alla moltitudine di altri Passeriforrni che nei periodi autunnale e primaverile sorvolano la nostra penisola nei loro lunghi voli migratori. La Sorgente di Feronia La Sorgente Feronia É antichissima e risale ai tempi preromani. Essa è situata poco discosta dalla Rocca, sullo stesso monte che sovrasta Narni. Era 'dedicata alla dea Feronia, una delle divinità più antiche della stirpe Umbro-Sabina, venerata prima della egemonia romana, tra gli Umbri, i Sabini, i Volsci e gli Etruschi. La dea o ninfa personificava l'eterna primavera ed era a Narni circondata di culto speciale come a Terracina, e Ferentino, Preneste, Amiterno, Pesaro, Viterbo ecc. La fonte sacra degli antichi Nequinati era un tempo circondata da un bosco di elci ombrosi, e annesso vi era un tempio e una statua della dea Feronia. Cotogni nei suoi manoscritti a pago 15 dice: « Fra li altri tempii che esistevano in Narni, dalla superstizione dei gentili applicati alle false deità, eravi quello del luco e fonte di Feronia in oggi con nome alterato detto quel sito Ferogna. Ivi probabilmente, come in altri luoghi, eravi il tempio e la statua della dea Ferocia…. essendovi anche presentemente un marmo in quel fonte in cui è scolpita una grande fiamma, forse l'insegna di quella antica vanità,.. E aggiunge: «La verità si è che quella fonte avendo transito per miniere stimate è di un'acqua molto salubre e grandemente tenuta in pregio si quanto alla sua rara limpidezza, che la prerogativa che ha di facile digestione". I primi cristiani di Narni dovettero certo abbattere il tempio e distruggere il sacro bosco, perché questo d'allora in poi si chiamò macchia morta, cioè non esistente, come rilevasi da un documento di donazione fatta al Monastero di Farfa, da Berardo figlio del q. Rolando, nobil'uomo del contado narnese e da Maria sua consorte, riportato dall' illustre storico G. Eroli. Idest omnia quae ego habeo infra comitatum narniensem, intus civitatem, vel de foris excepto petiam unam terrae ubi dicitur macc1a mortua, quae vocatur Ferone etc. (Reg. farf della Vaticana Cardo M. C. LXVIII letto C). Le altre fonti Fonte del Fico Questa sorgente si trova dopo quella di Santa Rosa a circa 2 Km scendendo in direzione del fiume Nera a sinistra verso la riva. Esce direttamente dal terreno a livello dell'acqua del fiume Nera. Quest' acqua è leggera e fresca e sembra che abbia proprietà lassative e diuretiche. Fonte di Santa Rosa Questa fonte si trova lungo la gola del Nera sulla riva destra del fiume, nello spazio compreso tra le due gallerie della ferrovia. Si va nel centro abitato di Narni Scalo in direzione Madonna del Ponte e si attraversa la ferrovia a destra lungo la strada bianca, camminando per circa due chilometri sempre sulla destra si trova la fonte. La sorgente è incanalata con tubo in poliestere che attraversa la ferrovia soprastante, sfocia in una fontanella in cemento. L'acqua di S. Rosa è leggera e fresca. Fonte del Lecinetto La sorgente del Lecinetto si trova in una grotta sulla riva destra del Nera a due chilometri dal Ponte d'Augusto, presso il piccolo villaggio dell' ENEL nei pressi della centrale idroelettrica del Recentino. Il suo nome dovrebbe essere originato da un leccio, detto nel linguaggio popolare lecino, piantato nella zona. L'acqua di questa sorgente è efficace per diverse depurazioni interne; il suo sapore è amarognolo e insieme leggermente acidetto. Agli inizi del 1900 in questa zona fu impiantato un piccolo stabilimento di bagni, che sfruttava la sorgente dell'acqua, detta della carestia e fu anche impiantato uno stabilimento per l'imbottigliamento dell'acqua. Fino al 1943, anche se limitata la diffusione dell'acqua aveva varcato anche i confini d'Italia. Al Mons. Gino Cotini, (che scrisse dei libri sulla città di Narni), un suo amico gli riferì, che trovandosi a Innsbruck, in un ristorante, l'anziano proprietario, parlando dell'Umbria, gli nominava Narni, perché prima della guerra del 1940-1945, faceva uso dell'acqua del Lecinetto. Purtroppo la guerra con i suoi bombardamenti, ha distrutto l'impianto e il terrapieno fatto con lo svuotamento della galleria del Recentino e la costruzione di alcune case hanno tolto la sua caratteristica di luogo di riposo e di distensione, facendo scomparire il laghetto, che era una piscina naturale e i corsi dell'acqua della carestia, una sorgente che scaturiva da sotto la ferrovia. Fonte di Stifone Passando per la via Ortana, si arriva ad un paesino caratteristico, Stifone, che si potrebbe chiamare paese delle Sorgenti; qui infatti se ne contano molte, alcune delle quali sono torrenti sotterranee che sfociano sotto il livello attuale del fiume. Proprio dentro l'abitato, scendendo verso i vecchi lavatoi, vi sono due sorgenti una che esce dalla roccia e l'altra vorticosa che passa vicino alle vasche. Queste acque, oltre che per gli usi civili, sono state usate, in passato, per azionare grossi mulini ed antiche ferriere che lavoravano il minerale cavato sul Monte Santa Croce. Sempre sulla stessa via del Paese, andando verso valle, si può notare un vascone, profondo d'acqua limpida con accentuati riflessi azzurri che salgono dal fondo da dove esce a pressione un torrente d'acqua proveniente, secondo la tradizione popolare, dalle montagne di San Pancrazio. Volgendo lo sguardo in alto, verso il Monte Santa Croce, al di là del Fiume, difficile da notare, c'è l'antico Eremo detto di Santa Betta o Monastero di San Giovanni, con ancora resti di edifici e cisterne. Dal lato storico è importante perché si tratta del porto di Narni sul Nera, da cui partivano le derrate e il legname per Roma, ciò si è verificato dall'epoca romana al 1700. Scendendo lungo la riva del fiume ancora si trova qualche resto importante, che ci può far ricostruire il posto di attracco delle barche. Gli edifici che formano la borgata sono di diverse epoche dal 300 al 600 con belle finestre e portali. Interessante è il monte Frumentario con la data relativa. Uno dei centri di attrazione è la chiesa parrocchiale, dove ci sono due tele del 1600 e il Fonte Battesimale. Oggi una grande diga per alimentare la centrale idroelettrica, già della Valdarno, ha sommerso molte cose importanti, tra cui le due centrali elettriche tra le prime costruite nella zona, una delle quali di proprietà del comune di Narni, che ha fornito l'energia di illuminazione alla città. L'innalzamento del livello del fiume ha quasi sommerso le sorgenti di acqua, risparmiandone una, che si può ammirare e presso la quale ci si può ristorare; è acqua leggera e abbondante. Fonte della Madonna del Lecino Questa sorgente si trova in località San Pellegrino. Bisogna percorrere la SS Amerina in direzione Amelia, all'altezza della cava nelle vicinanze della vecchia strada sulla sinistra si trova detta fonte. La sorgente proviene da un tubo in metallo che inizia dal pozzetto sovrastante dove è raccolta l'acqua sino alla fontanella più in basso che è di cemento. Quest'acqua è leggera e fresca. Fonte di Collenibbio Fonte della Capra Itinerario Benedettino L'Itinerario Benedettino è costituito da antiche chiese ed abbazie situate nei dintorni di Narni, si può partire da Schifanoia, proseguire per Visciano, Taizzano e giungere finalmente all’Abbazia di San Cassiano, uno dei monumenti più significativi del monachesimo benedettino della Bassa Umbria. L’attuale chiesa di San Michele Arcangelo sorge al posto di un’altra più antica, accanto ad un piccolo monastero e presenta caratteri di grande vetustà nell’insolita pianta e nella disposizione dei singoli elementi architettonici; essa ha origine, secondo la tradizione locale, da un antico culto di S. Michele Arcangelo che qui avrebbe sostato. Il fabbricato è piuttosto lungo e costituito da due corpi che si incontrano in un punto centrale formando un angolo ottuso .La facciata è provvista di un grande portale ad arco a tutto sesto a ghiera eccentrica con in alto una finestra tonda alla maniera dei rosoni delle chiese medievali. L’ambiente interno è in salita e ha forma di trapezio irregolare, con le pareti divaricanti e asimmetriche fino al grande arco che separa la costruzione, costituita da tre ambienti: l’aula abbaziale, il corridoio di collegamento e la chiesa propriamente detta. Tutti questi ambienti sono dipinti con affreschi; quelli dell’aula abbaziale, databili tra il XIII e il XV secolo, raffigurano l’ascensione al cielo di Gesù. Non lontano da Schifanoia sorge l’antica S. Maria di Visciano, poi Santa Pudenziana, è una chiesa facente parte di un antico monastero situata nella campagna narnese attraversata dalla Via Tiberina. Colpisce l’alto campanile ricavato dai resti di una torre medievale, la facciata ha in alto una finestrina con arco a pietra bianca e nera e a destra un bassorilievo romano; un piccolo portico quadrato costituito da quattro pilastri di mattoni , alternati con quattro colonne romaniche e sormontati da un tetto in cotto completa l’esterno. L’interno è a tre navate divise da colonne e pilastri che sostengono arcate a tutto sesto e presbiterio sopraelevato con ciborio sovrastante l’altare costituito da quattro colonne che sostengono un baldacchino tutto di pietra. Affreschi del XIII e del XV secolo decorano le pareti e i pilastri. Sempre percorrendo la Via Tiberina è possibile raggiungere l’antica Abbazia di sant'Angelo in Massa di Taizzano, ceduta ai benedettini nel 996 e divenuta poi titolo di abbati commendatari. Alla chiesa si accede attraverso un portico rinascimentale costituito da sei pilastri in pietra, che sorreggono archi a tutto sesto, la torre campanaria è una costruzione medievale con una merlatura posticcia. L’interno della chiesa è a tre navate con colonne di pietra che sostengono archi a tutto sesto, l’altare è di marmo del tardo rinascimento, voluto dal vescovo Cesi che fece costruire in fondo alle navate laterali le cappelle con portali di marmo pregiato. In quella di sinistra è conservata una tela del narnese Michelangelo Braidi del 1595 rappresentante la Natività. Venendo da Taizzano verso Narni, giunti al ponte che attraversa il Nera, sulla sinistra è impossibile non notare l’Abbazia di San Cassiano. Secondo alcuni studiosi è un po’ come la culla dell’ordine benedettino nella zona di Narni e sembra che da essa abbiano avuto origine i diversi monasteri sparsi per il territorio e di cui abbiamo ancora testimonianza. L’abbazia fortificata e protetta da mura merlate, è costituita oltre che dalla chiesa sormontata dal campanile con la cuspide a forma di piramide quadrangolare, da un complesso di fabbricati un tempo ad uso dei monaci ed oggi a disposizione dei pellegrini che qui possono sostare e raccogliersi in preghiera. I lavori di restauro hanno restituito la chiesa quasi alle sue linee originarie, si è infatti scoperto che era inizialmente a croce greca con al centro le quattro arcate più ampie e con tre absidi, una delle quali è ora occupata dal campanile. La facciata ha un bel portale con pilastri e archi concentrici, manca l’affresco della lunetta, ma è stata ricostruita la trifora e tre aperture ovali in alto. All’interno le braccia della croce greca si aprono con arcate ad ampio respiro a tutto sesto e poggiano su colonne marmore e ornate di basi e capitelli eleganti. Itinerario Mariano Il Percorso Mariano parte dal Centro Storico di Narni, precisamente dalla Chiesa di Santa Maria Impensole, così chiamata perché costruita “in pensilis”. La costruzione o ricostruzione è del 1175 e poggia su un preesistente tempio di Bacco. L’esterno si presenta con un piccolo portico ad arco ribassato, sostenuto da colonne frammentarie e portali ornati da fregi floreali e viticci a cui si aggiungono figure di animali simbolo: l’agnello, il leone, l’aquila e il pavone. Il portale centrale è sovrastato da un medaglione in cui è scolpita l’immagine di un santo, forse San Benedetto. L’interno è a tre navate, divise da due file di colonne che sostengono l’arco ribassato caratteristico dell’architettura narnese, la copertura è a capriate e la piccola abside è costruita a sbalzo, al centro è collocata una statua dell’Assunta risalente al sec. XVII. C’è un unico altare, in pietra, con mensa di notevoli dimensioni sostenuta da sei pilastrini. Tracce di affreschi del XIV e XV sec. sono presenti alle pareti.Interessanti i sotterranei della Chiesa.U na tappa fondamentale di questo itinerario è costituita dal Santuario della Madonna del Ponte che sorge nelle vicinanze del Ponte di Augusto ed è stato costruito intorno ad una grotta, ricavata dai resti delle arcate che sostenevano la Via Flaminia. Nella grotta fu ritrovata nel 1714 un'immagine della Madonna col Bambino che in breve divenne meta di pellegrinaggi, tanto che si affidò all'architetto G.Battista Giovannini, detto il Battistini, il progetto per la costruzione della Chiesa, che venne consacrata nel 1724. Il nucleo centrale è costituito dalla Cappella che racchiude la grotta, ornata di statue e stucchi che rappresentano le figure dei Santi che vincono sul demonio e su tutti domina la Madonna. Discrete le tele degli altari laterali dedicati a San Giuseppe, quello a destra, e alla Beata Lucia da Narni, quello a sinistra. Nella grotta, oltre all'immagine della Madonna col Bambino circondata da ex-voto, sono visibili altri affreschi che risalgono al XIII secolo e sono probabilmente opera dei monaci dell'abbazia di San Cassiano. La festa della Madonna del Ponte si celebra l'8 settembre con una Messa solenne officiata dal Vescovo ed una serie di manifestazioni legate alla tradizione locale. Ancora intorno alla scoperta di un'immagine sacra è sorta una Chiesa dedicata alla Madonna. Si tratta di Santa Maria della Quercia così chiamata perché è stata costruita nel 1614 a seguito del ritrovamento di un bassorilievo di marmo, raffigurante la Madonna , inserito in un tronco di quercia. L'edificio è vasto, ad una sola navata, davanti all'abside sorge il tabernacolo con il tronco di quercia nel quale è inserito il bassorilievo in marmo bianco e databile intorno al 1400. L’altare è in muratura ornato di un paliotto di legno che sostiene il tabernacolo, pure di legno, scolpito e dorato. Alle pareti si aprono quattro cappelle tre contengono apprezzabili tele del XVII secolo e nella quarta, in una nicchia, è conservata una statuetta scolpita nel legno raffigurante la Madonna col Bambino di particolare pregio. Nella chiesa sono presenti altre tele che meritano di essere visionate. Itinerario Francescano Le fonti attestano la presenza di San Francesco nel territorio narnese intorno all’anno 1213, nel corso del viaggio apostolico intrapreso dal Santo nell’Umbria Meridionale. Per seguirne le tracce si può partire dalla Chiesa di San Francesco nel centro storico di Narni, edificata dopo il 1226 nel luogo dove il Santo aveva dimorato e raccolto una piccola comunità di frati. La facciata si presenta con un ricco portale ad archi concentrici sormontato da una nicchia, trasformata in epoca successiva, ma che conserva le due colonnine originali. L’interno della chiesa è a tre navate, divise da pilastri cilindrici affrescati che sostengono arcate di ampio respiro. L’abside è poligonale con volta a vela e sul fondo si apre un finestrone a trifora la cui vetrata è in corso di ricostruzione. Sulle navate laterali si aprono cinque cappelle, la prima a destra è quella degli Eroli dalla tipica architettura gotica, decorata con affreschi che si ispirano ai soggetti di Giotto di Assisi ed attribuiti al Mesastris. Numerosi gli affreschi del ‘300, ‘400 e ‘500, sia sui pilastri che nelle cappelle. Di particolare interesse è la Sacrestia con le pareti e la volta affrescate da Alessandro Torresani con scene che raffigurano l’Annunciazione, l’Adorazione dei Magi, le Nozze di Cana e il Redentore. Proseguendo il suo viaggio San Francesco giunse nei pressi di S.Urbano ed è qui che sorge uno dei santuari più autentici del francescanesimo, non solo perché fu lo stesso Santo a fondarlo, ma anche per il misticismo, la poesia, la pace che questo luogo ispira. Per raggiungere “Lo Speco” di S. Francesco si prende la strada per S. Urbano, la si percorre per circa 13 Km fino al bivio per “Lo Speco”, si prosegue poi per altri 3 Km. E’ possibile giungervi anche con il pullman. Il complesso è costituito da un piccolo chiostro, fatto costruire da San Bernardino da Siena nel ‘400, su cui si affacciano le finestrine del dormitorio nella parte centrale e l’ingresso del refettorio sulla destra; di lato si apre la Cappella di S. Silvestro, con affreschi del ‘300 e da questa, passando per uno stretto corridoio, si giunge al pozzo, citato nei Fioretti e da Tommaso da Celano, da cui fu attinta l’acqua che San Francesco malato trasformò in vino. Una piccola chiesa costruita alla fine del 1500 è annessa al convento e vi si accede anche dall’esterno del chiostro. Uscendo dalla parte dell’orto si sale verso la Cappella di San Francesco, una cella dove sono conservati i legni che furono il giaciglio del Santo malato. Sulla sinistra una grande fenditura nella roccia è “Lo Speco” il luogo preferito dal Santo per ritirarsi in preghiera, di fronte il grande castagno che, narra la tradizione, nacque dal bastone che S. Francesco piantò in terra. Il convento è ora un eremo con orari e regole da rispettare, la S. Messa viene celebrata alle ore 11.00 e alle ore 17.00 nei giorni festivi e alle ore 17.00 in quelli feriali. Le visite al chiostro e agli annessi sono possibili dalle ore 8.00 alle ore 11.30, dalle ore 15.00 alle ore 15.45 e dalle ore 17.45 alle ore 19.00. Il percorso francescano prosegue verso Stroncone, dove poco fuori le mura sorge il convento di San Francesco fondato dal Santo nello stesso anno dello Speco di Narni, il 1213. Da Stroncone, percorrendo un sentiero che la tradizione popolare vuole conservi i segni del passaggio di San Bernardino, si giunge alla “Croce di Ruschio”, da dove si può ammirare la Valle Reatina e le alture che la circondano, dove sono situati quattro Santuari francescani tra i più importanti: Greccio dove nel 1223 S. Francesco diede avvio alla tradizione del Presepe, La Foresta, Fonte Colombo e Poggio Bustone. Il Duomo Il Duomo di Narni L'ingresso principale della Cattedrale è quella di Piazza Cavour, anche se più imponente è quello laterale di Piazza Garibaldi. La facciata, come si può vedere dal diverso genere della costruzione, ebbe una prima trasformazione nella metà del sec. XIV. Infatti, quella primitiva era più bassa del complesso attuale ed evidenziava gli spioventi delle navate laterali; probabilmente era senza portico. Aveva tre ingressi con l'architrave sotto ad un arco ribassato (piattabanda) e i portali di marmo, del quali più semplici sono quelli laterali, mentre scolpito è quello centrale. Nella trasformazione del sec. XIV, la facciata fu elevata e tutta la costruzione del tempio innalzata e prolungato. Il finestrone (sec. XVII) è una trasformazione del rosone. Il portico della Cattedrale è rinascimentale, opera del Maestri Lombardi (1497), a cura dell'Università del Muratori. Il portico è costituito da tre archi ampi, sostenuti a loro volta da due colonne e da una mensola situata all'angolo del Vescovado che sostituisce la terza colonna, tolta nel 1832 per rendere più agevole la comunicazione tra la Piazza Cavour e la Piazza Garibaldi. In quella circostanza fu demolita una parte del pavimento del portico, che allora era collegato da una scalinata con la piazza sottostante. Sopra gli archi, nella parte esterna (restaurata nel 1995/96), corre una fascia con festoni, putti e stemmi; si riconoscono lo stemma del Capitolo, quello della Città e quello del Vescovo di allora, Carlo Boccardo. Dall'Università dei Muratori fu costruita, sul lato destro del portico, la propria Cappella, come testimonia l'iscrizione che si legge lungo l'arco della stessa e come ci richiamano i diversi simboli scolpiti che si riferiscono all'arte muraria. La Cappella è, da tempo, sede del Fonte battesimale, opera del Maestri Lombardi (1506). Sull'architrave della porta destra della facciata principale è scolpita la data, anno 1111, anno in cui detto architrave fu collocato. Entrando nella Cattedrale, è opportuno portarsi al centro per dare uno sguardo d'insieme: sarà più facile comprendere la portata del monumento e la ragione di certi elementi architettonici. L'interno del Duomo appare semplicissimo: della costruzione originaria romanica osserviamo le tre navate scandite dal più regolare allineamento di colonne, divise da due file di 8 colonne ciascuna, che sostengono, fino all'arco trionfale, gli archi ribassati (caratteristica del comprensorio narnese, come è verificabile nella Chiesa di santa Maria in Pensole e nella Chiesa di san Martino di Taizzano). Immediatamente sensibile è l'armonia delle dimensioni, che risalta- no fissate come sicuro criterio proporzionale: la lunghezza (44 metri, compresi gli spessori del muri) è esattamente il doppio della larghezza, non tenendo conto, ovviamente, della quarta navata. La volta di tutta la Chiesa risale al sec. XV. L'arco trionfale è duplice: uno romanico che si apre sul transetto e il secondo gotico che si apre nell'abside. La costruzione dell'abside attuale è avvenuta nella prima metà del secolo XIV ed ha sostituito l'abside romanica, più piccola, i cui elementi di spoglio sono serviti - almeno così appare da una prima ricognizione - per rivestire la facciata dell'Oratorio del santi Giovenale e Cassio. Nella stessa epoca fu creata anche la quarta navata aprendo gli archi della parte destra: questa nuova strutturazione fu motivata dalla volontà di inglobare l'antico Oratorio - Sepolcro del Santi Patroni. Esso era situato tra la Chiesa e la roccia, su cui poggiano le mura romane; al Sepolcro si giungeva, come già accennato, attraverso un vicolo che dalla piazzetta antistante la Cattedrale portava al Sepolcro stesso. Dopo la ricognizione (1642) delle reliquie di san Giovenale e la loro traslazione sotto l'altare maggiore, il Capitolo e la Cittadinanza decretarono la costruzione del nuovo altare della Confessione, che fu completato solo nei primi anni del 1700, contemporaneamente alle cappelle della crociera. Ora ci soffermeremo sui singoli particolari, a partire dalla parte destra della Cattedrale, precisamente dalla quarta navata. Il Fonte battesimale è situato, come già affermato, nella Cappella dell'Università del Muratori. Il Fonte battesimale fu fatto costruire dal Vescovo Gormaz. In esso troviamo scolpiti: lo stemma del Vescovo Gormaz, lo stemma del Capitolo del Canonici, lo stemma di Narni, uno stemma gentilizio, san Giovenale; la cupola è sormontata dalla statua di san Giovanni Battista. Madonna con il Bambino nella nicchia della parete di fondo. L' affresco (restaurato nel 1988-90) risale al sec. XV ed è opera del Maestro di Narni del 1409. Dipinto di scuola romana (sec.XVII) raffigurante san Carlo Borromeo. L' altare era di patronato del Conti Mancinelli che avevano ottenuto di avere il sepolcro di famiglia (1470) ai piedi dell'altare. Il tutto venne restaurato nel 1726. Nel 1063, durante i lavori di restauro della Cattedrale, l'altare fu demolito. Altare di san Rocco con relativa statua (sec. XVII). Le colonne e le cornici sono quattrocentesche; sono state dipinte e modificate nel 1600. Secondo quanto è scritto sul piedistallo, la statua si conservava nella Cappella del Muratori esistente sotto il portico e qui trasferita nel 1756. Per l'occasione fu manomesso il sepolcro del Vescovo Carlo Boccardo; del sepolcro rimangono le decorazioni del fondo e la statua mutilata inserita nella parete di fianco. L' antica Cappella del SS. Sacramento (parzialmente restaurata nel 1988) con arco trionfale scolpito, interessante monumento dovuto all'arte del Maestri Lombardi (1490) (oppure nel 1499, opera di Francesco de Peregrinis di Corno). Rappresenta un significativo passaggio circa la disciplina della custodia del SS. Sacramento e rappresenta una importante testimonianza dell'arte rinascimentale. La Cappella è sostenuta da due pilastri scolpiti, con capitelli che a loro volta sostengono una cornice di bassorilievi e festoni; il timpano sovrastante reca al centro il simbolo dell'Eucaristia, sorretto da due angeli e, in basso, due medaglioni con immagini di Mosè e di David. Avanti alla Cappella si eleva un secondo arco trionfale in pietra istoriata, solenne per il suo slancio e la sua imponenza; esso è in corrispondenza rettilinea al portale laterale sinistro, che dà sulla Piazza Garibaldi. Nelle facce interne del pilastri si notano dodici bassorilievi, raffiguranti simboli eucaristici e fregi decorativi di fine fattura. la volta dell'arco, come la volta della Cappella, è decorata con riquadri di pietra con al centro scolpita una rosa. L'esterno dell'arco della Cappella ripete il motivo dell'arco trionfale: pilastri, ornati di motivi floreali, timpano con l'immagine di Dio Padre, medaglioni in alto con immagini di Elia e di Giona. L'interno della Cappella è costituito da due piccole absidi ornate di panneggio, con la volta decorata di affreschi seicenteschi. Nella piccola abside centrale è posto il tabernacolo, anch'esso di pietra scolpita secondo il disegno classico dell'epoca. Dai saggi fatti per un tentativo di restauro si può osservare come la scultura fosse decorata ad oro su fondo dipinto con magnifico riflesso di turchese che ci riporta alle terrecotte del Della Robbia. Un notevole tratto di pavimento alessandrino completa la nobiltà della Cappella che, dal lato architettonico, può essere considerata il più bel monumento rinascimentale lombardo che si trovi in Umbria. Il sacello, legato alla memoria di san Giovenale, è senza dubbio il monumento più importante che precede e sopravvisse ai secoli romanici. Nel suo interno si riconosce agevolmente la grotticella col sarcofago di arenaria, non anteriore al secolo VIII, in cui fu composto il corpo di san Giovenale quando fu riportato a Narni, a riparazione della rapina sacrilega del margravio Adalberto. E' quella grotticella che fu occultata alla fine del IX secolo e fu scoperta il 16 aprile 1642, quando il vescovo Giampaolo Bocciarelli ritrovò le sacre spoglie. Tracce di lavori e di apporti di epoche diverse sono evidenti: basti l'altare della seconda metà del secolo XVII coi sovrapposto paliotto, databile alla metà del Quattrocento. Ma più di ogni altra cosa è notevole il pavimento: è formato di tronconi, si direbbe, o almeno di relitti d'una pavimentazione precedente, di fattura nettamente cosmatesca; e i frammenti, insignificanti in se stessi, sono composti o meglio accostati in modo così rozzo da stupire. In un luogo tanto venerato e ornato, un pavimento così informe può dar luogo a una sola ipotesi: che quei frammenti, provenienti di certo da una demolizione, siano stati considerati di grande valore, quasi come altrettante reliquie, in quanto parti del sacello più antico, quale lo videro gli architetti che (forse del Seicento) diedero l'ultima sistemazione al celebrato monumento. Uscendo dal sacello e guardando al di sopra di esso, e visibile il solenne mosaico col Cristo benedicente, che si pensa sia stato danneggiato dall'alluvione del 1053 e, prima ancora, dal terremoto dell'847. E' integrato da affreschi su tre strati. Anche la colonna ancora in situ è in parte coperta da due strati di affreschi, di cui quello visibile è sicuramente del secolo XV (scuola del Maestro di Narni, 1409). Si è già detto come, accanto alla parte superiore del mosaico, si veda ancora un tratto delle mura cittadine. E' facile riconoscere all'interno (a cui si accede attraverso una attigua scaletta) tracce delle colonne di cui fu ornato, trasformandolo quasi in piccola basilica, quando fu annesso al Duomo, come pure si possono notare le iscrizioni relative ad altri vescovi. La fronte del sacello offre non pochi e non facilmente risolubili problemi di interpretazione: tutto induce a ritenere che questa facciata sia frutto di ricomposizione tarda, databile a quello stesso periodo in cui si abbandonò l'arte cosmatesca e cioè nel secolo XV. Le parti che la compongono molto probabilmente derivano dall'antica fronte, quale era stata composta prima che il sacello fosse mutilato della parte anteriore per dare continuità alla quarta navata. La lastra con l'epigrafe in onore di san Cassio e di Fausta, con la figura del due agnelli tendenti alla croce, è una splendida lapide del secolo VI (30 giugno 558) con una bella iscrizione metrica che glorifica il santo e sua moglie. Sembra che sia stata infissa in epoca assai tarda, forse durante i lavori seicenteschi. Certo è che per infiggerla si dovette rompere e mutilare una lesena, quella che separava i due riquadri centrali. La facciata del sacello è ornata dai riquadri soltanto nella parte centrale. Due statue del secolo XV (restaurate nel 1991) sono sistemate sul fronte del sacello: nella nicchia di destra la statua della Pietà, in quella di sinistra la statua di san Giovenale. Più in alto, un dipinto (sec. XVI) raffigurante San Cassio. Proseguendo, ci fermiamo davanti alla Cappella, già del Crocifisso e ancor prima Cappella Eroli, e ora dedicata alla Madonna del Ponte. Davanti all'immagine (trattasi di un dipinto che nel 1754 fu portato in processione dalla Cattedrale al Santuario in occasione dell'incoronazione dell'immagine che era stata scoperta nel 1714), riproduzione libera dell'originale esistente nel- l'omonimo Santuario situato presso il Ponte di Augusto; molte sono le persone che si fermano per meditare e pregare. Di fronte a questa Cappella, si può osservare una tavola a tempera del senese Lorenzo di Pietro detto il Vecchietta; la tempera (1470) raffigura San Giovenale. Sotto la tempera viene custodita un'asta che faceva parte del "portanale" o "baldacchino" che riportava a Narni le reliquie del Santo trafugate nel IX secolo. A destra segue la Cappella della Beata Lucia (già Cappella di santa Caterina di Alessandria), ampliata e ristrutturata (1710) dal Cardinale narnese Giuseppe Sacripante come tomba per la sua nobile famiglia. La Cappella, di bella architettura luminosa, ospita - sotto l'altare - le reliquie della beata Lucia, nobile narnese terziaria domenicana (1476-1544). I dipinti sono del Trevisani (1656 - 1746): la pala dell'altare ritrae l'estasi della Beata che riceve le stimmate; in alto la lunetta ritrae la Beata che accoglie il Bambino tra le braccia; • la tela sulla sinistra rappresenta il transito di san Giuseppe; • la tela sulla destra rappresenta la Madonna, santa Caterina di Alessandria e Santi; • affreschi dello stesso artista sono posti nelle vele e sotto la cupola: illustrano episodi della vita della Beata. Prima di superare la vetrata dell'800, a sinistra si ammira un affresco (datato 24 aprile 1517) raffigurante la Madonna con Bambino (da alcuni attribuita al Torresani); l'affresco, molto delicato nelle sue linee, è di ispirazione raffaellesca. Ai lati dell'affresco, le immagini di Sant' Anselmo e di San Marco sembrano di mano diversa. Nella nuova Cappella del SS. Sacramento del '700 (restaurata nel 1967) merita particolare attenzione l'affresco sulla sinistra - raffigurante la Pietà tra i santi Francesco e Sebastiano del secolo XV; l'affresco è attribuito al folignate Pierantonio Mezzastris che fu molto attivo nella seconda metà del '400 a Narni e nelle altre città dell'Umbria, lasciando molti lavori nella Chiesa di san Girolamo, come in san Domenico. Nel lato destro, è posta una pala d'altare (sec. XVIII) di autore ignoto, raffigurante san Filippo Neri. Passando nella navata centrale, possiamo ammirare un'opera particolarmente importante del nostro Rinascimento: gli amboni. Essi sono trasformazione di altri preesistenti come fanno fede le tracce di cosmatesco esistenti nella parte interna delle pietre e da resti di cornici. Sull'ambone di destra c'è incisa la data 1490. Gli amboni, elegantissimi, sono opera di maestri toscani (secondo alcuni del maestri lombardi). La forma è singolare, raffinata è la decorazione, specialmente nei bassorilievi che ornano i plutei: a destra san Giovanni Battista e i santi Pietro e Paolo, a sinistra la Madonna con Bambino e i santi Giovenale e Cassio. L'Altare e la Confessione furono costruiti tra il 1669 e la fine del 1714 su disegno dell'architetto fra Giuseppe Paglia, religioso domenicano; egli ha voluto realizzare un'opera sullo stile delle basiliche romane, con ricchezza di marmi e finezza di intarsi. L'opera fu decisa in seguito alla ricognizione effettuata nel 1642 delle reliquie di san Giovenale, con decreto del vescovo Giampaolo Bocciarelli, il quale in un primo tempo fece costruire l'altare della cripta. Nel 1659 il vescovo Raimondo Castelli stimolò la comunità alla costruzione e invitò l'architetto Paglia il quale fece il progetto e iniziò i lavori. Questi incontrarono ben presto difficoltà di ordine economico e fu per l'intervento del prelato narnese Monsignor Giuseppe Sacripante (divenuto poi Cardinale nel 1690) che i lavori ripresero alacremente. La cripta, settecentesca, è sistemata con un certo fasto e ricchezza di fantasia sotto il presbiterio. La data del 15 aprile 1642 rimanda al giorno in cui fu scoperta la tomba di san Giovenale, tenuta ben nascosta, come si è detto, dopo il sacrilegio del margravio Adalberto. Davanti all'altare sono state raccolte le spoglie del Vescovi che erano sepolti in Cattedrale: Picarelli, Avi, Terzago, Meloni, Borghi, Bocciarelli. Nella parte sottostante l'altare maggiore, tra marmi pregiati, si apre una grande vetrata da cui si vede l'attuale sarcofago di san Giovenale. L'altare fu fatto costruire dal Vescovo Bocciarelli dopo la ricognizione delle reliquie di san Giovenale. L'abside, in architettura gotica, è caratterizzata dalle sette Cappelle nelle quali l'architetto ha voluto collegare la singolarità dell'arco ribassato narnese con l'arco gotico. Le Cappelle, coperte dagli stalli del coro, conservano un rilevante patrimonio di affreschi (restaurati tra il 1987 e il 1989): i critici sono quasi tutti concordi nell'affermare che trattasi di pittura con matrice di scuola locale (gli affreschi sono attribuiti al Maestro di Narni del 1409 e alla sua bottega), pittura testimoniata da opere analoghe diffuse nel territorio di Narni e di Temi, risalenti ai primi del '400. • Nella seconda cappella dell'abside viene dedicato un ciclo pittorico di quattro episodi al santo provenzale Egidio. Nella cappella è anche raffigurata la Crocifissione, l'Annunciazione, una Maestà con Bambino e 4 santi. • Nella terza cappella dell'abside: Madonna con Bambino e san Francesco; Madonna con Bambino e sant'Egidio; Madonna con Bambino fra santi; san Benedetto, san Giovanni Evangelista, san Giacomo; la Crocifissione. • Nella quarta cappella: Madonna della misericordia; Sant'Antonio abate e san Leonardo. Nella quinta cappella: quattro santi. Il Coro costituisce un altro elemento importante dell'abside. Il coro (1474), dono del cardinale narnese Berardo Eroli, in parte rappresenta un elemento di disturbo alla grandiosità dell'ambiente ma, nel suo insieme, costituisce un'opera degna di attenzione per la finezza dell'intarsio che si presenta come un merletto delicato. Degni di rilievo sono i pannelli terminali, scolpiti con le figure dell'Angelo Gabriele e della Madonna per rappresentare l'Annunciazione. La loro perfezione li fa attribuire al Vecchietta che in quegli anni scolpì la statua di Sant' Antonio abate, su cui ci soffermeremo più avanti, e il san Bernardino che ora si trova al Bargello di Firenze. La tela dell'abside rappresenta la gloria di san Giovenale; la tela è attribuita a Girolamo Troppa, pittore nato a Rocchette in Sabina nel 1636. Da altri critici la tela è attribuita al Trevisani o alla sua scuola. Scendendo dal presbiterio, sulla destra si passa alla Cappella di san Giuseppe edificata nel 1757 dal canonico Risi per la sua famiglia e particolarmente per la sepoltura del fratello Antonio, abate a Città di Castello. La Cappella costituisce un bell'esemplare di barocco. Tutto il complesso è in legno finemente scolpito e decorato con sculture rappresentanti le virtù. La tela dell'altare rappresenta il transito di san Giuseppe; l'ovale di destra illustra la nascita di san Giovanni Battista e quello di sinistra la Santa Famiglia. L'autore di queste opere è il pittore palermitano Giuseppe Sortini (1760). Ci portiamo verso la navata sinistra nella cui parete terminale si nota un interessante frammento di affresco del 1238 e, a lato, una bella immagine di santa Lucia (sec. XV). Attualmente, questo angolo ospita la statua di sant' Antonio abate (1474) di Lorenzo di Pietro detto il Vecchietta. La statua (restaurata nel 1995) fu commissionata dalla Compagnia di sant'Antonio per la propria Chiesa esistente nei locali sottostanti la Sagrestia della Cattedrale (nella parte destra dell'attuale Piazza Garibaldi). Negli inventari si parla della statua posta, appunto sull'altare della Chiesa. Si incontra, quindi, un bell'esemplare di architettura toscana: la Cappella della Consolazione, detta del Coretto. Ad essa si accede attraverso una vetrata posticcia del 1700 che chiude un bellissimo arco sorretto da quattro colonne quattrocentesche. La Cappella è stata costruita per volere del vescovo Pietro Gormaz, spagnolo, che resse la Chiesa di Narni dal 1490 al 1515. La dedicò alla Madonna della Consolazione, facendovi erigere una edicola di marmo scolpito, in cui fece racchiudere una tavola quattrocentesca; essa rappresenta la Madonna della Consolazione, di ispirazione bizantina. Al lato destro, opera di marmorari toscani o lombardi (scuola del Bregno), l'imponente sepolcro che il vescovo Gormaz si fece costruire; nel fondo la Madonna col Bambino, ai lati i santi Giovenale e Cassio e i santi Pietro e Paolo. Gli stalli del coro (1726) sono di pregevole fattura, ma la loro presenza ha fatto perdere alla Cappella la sua unità architettonica. Nella parete esterna, appena usciti dalla Cappella, notiamo il ritratto (1600 circa) del Vescovo narnese Erolo Eroli. Appresso alla Cappella della Consolazione, in una nicchia, è conservato un Crocifisso ligneo a grandezza naturale del sec. XV, opera di un artigiano locale; da alcuni è attribuito a scultore tedesco (Giovanni Teutonico). Segue il monumento al senatore Pietro Cesi, opera attribuita a Bernardo da Settignano (1477) detto il Rossellino, ricordata dal D'Annunzio nella poesia dedicata alla città di Narni. Bello, anche se cadente, l'affresco della lunetta raffigurante la Madonna con il Bambino, che qualcuno attribuirebbe a Pier Matteo d'Amelia; però gli evidenti caratteri toscani del dipinto fanno dubitare di questa attribuzione. L'altare di San Pietro, con sfondo architettonico rinascimentale, presenta una tela del forlivese Livio Agresti (firma dell'autore): la consegna delle chiavi a san Pietro (1560). L'altare e la tela di san Biagio, è di autore ignoto, ma che certamente ha lavorato a Narni e nel suo territorio come testimoniano diverse tele esistenti nelle varie Chiese della città. La tela è datata 1675. Al termine della nostra visita, un affresco (sec. XIV o meno probabilmente tardo XIII), è "riconoscibile" in prossimità della navata sinistra. L'affresco è di estremo interesse. Sebbene le condizioni in cui ci è pervenuto non permettano di gustarne a pieno le qualità estetiche, rimane la sua importanza storica. La rappresentazione, infatti, di una scena di carattere civile (la stipula di un contratto con la presenza di quattro o cinque amanuensi) nell'ambito di una struttura ecclesiale è fatto significativo e notevole, in quanto raro. Uscendo dalla Cattedrale, si prende via Garibaldi: il Cardo della Narnia romana. A sinistra, in fondo alla caratteristica via del Campanile, troviamo la torre campanaria. E' una costruzione su base romana coronata da elegante architettura del sec. XV. Importanti le maioliche rinascimentali istoriate e incastnate nel muro. San Francesco San Francesco La chiesa di San Francesco è stata costruita dopo la morte del Santo avvenuta nel 1226. Fu edificata in questo luogo, perché qui dimorò il Santo. La facciata della chiesa ha un portale ad archi concentrici e sul frontone c’era il rosone, manomesso nel XVII sec. L’interno è a tre navate di stile tardo romanico, divise da pilastri cilindrici su cui poggiano archi a tutto sesto. L’abside poligonale è coperta con una volta a vela, è gotica e riprende quella della cattedrale. In fondo troviamo un finestrone a trifora con una vetrata istoriata divisa in due parti: la superiore raffigura S. Francesco con i protomartiri francescani, l’inferiore raffigura Lo Speco di Narni, S. Giovenale e la piazza dei Priori. La chiesa è ricca di affreschi del ‘300, del ‘400 e del ‘500, le cui caratteristiche sono tipiche della tradizione pittorica di Narni e dei dintorni ad eccezione della cappella Eroli: quest’ultima è caratteristica dell’architettura del ‘400 ed è decorata con affreschi raffiguranti episodi della vita del santo, ispirati dagli affreschi giotteschi di Assisi e dagli affreschi della chiesa di S. Francesco di Montefalco. La sacrestia è stata affrescata da Alessandro Torresani con scene raffiguranti l’Annunciazione, l’Adorazione dei Magi, le Nozze di Cana e il Redentore. Santa Pudenziana Chiesa di Santa Pudenziana Santa Pudenziana, è una chiesa facente parte di un antico monastero situata nella campagna narnese attraversata dalla Via Tiberina.Colpisce l’alto campanile ricavato dai resti di una torre medievale, la facciata ha in alto una finestrina con arco a pietra bianca e nera e a destra un bassorilievo romano; un piccolo portico quadrato costituito da quattro pilastri di mattoni , alternati con quattro colonne romaniche e sormontati da un tetto in cotto completa l’esterno. L’interno è a tre navate divise da colonne e pilastri che sostengono arcate a tutto sesto. Alla cripta si accede dalle due navate laterali. Si tratta di un piccolo vano tutto costruito a mattoni. L'esterno dell'abside è caratteristico per il timpano con le cornici di mattoni. Santa Maria Impensole Chiesa di S. M. Impensole La chiesa è chiamata di S. Maria Impensole perché costruita sul pendio. Le severe linee, l'accurata elaborazione delle sue parti, anche se potrebbero essere unite da un puro e semplice fatto occasionale, fanno pensare che gli artisti che l'hanno costruita, hanno voluto curarla in modo particolare, perché quasi presagivano il fascino che questo edificio avrebbe dovuto esercitare nella mente dei narnesi e dei visitatori di ogni tempo. La data di costruzione o ricostruzione è del 1175, come si legge nell'architrave della porta centrale. All'ornamentazione dei portali, composta da fregi floreali e viticci, si aggiungono figure di animali-simboli: l'agnello, il leone, l'aquila, il pavone. Sopra il portale centrale merita attenzione l'immagine scolpita nel medaglione, che più che un gesto di benedizione, compie un gesto accogliente ed incoraggiante. Secondo alcuni è l'immagine del Redentore, secondo altri è una figura simbolica e, dato che la chiesa apparteneva ai benedettini, si potrebbe pensare a San Benedetto. Qui spesso si tenevano le assemblee popolari, oppure delle corporazioni. Fu incaricato del progetto l'architetto milanese G. Battista Giovannini, detto il Battistini. La chiesa fu consacrata nel 174 e diventò un Santuario, meta di pellegrinaggi dalla bassa Umbria, dalla Sabine e dal Lazio. Oltre che centro di devozione, esso è anche un esemplare di nobile architettura settecentesca. Luminosità, armonia di linee e slancio, fanno da cornice al bel complesso, rappresentato dalla composizione centrale, che racchiude la cosidetta grotta della Madonna. Belli sono gli stucchi, espressive le figure simboliche, raffiguranti i vari titoli di onore, con cui si venera la Madonna, le figure dei Santi che in trionfo sopra il demonio sconfitto, fanno da cornice alla gloria della Madonna, che domina in alto su tutto il complesso.La grotta è un antro artificiale, creato in calcestruzzo, che non è altro che un rudere di uno degli archi o contrafforti che sostenevano la Via Flaminia, all'uscita dal Ponte d'Augusto. Lo Speco Francescano Lo Speco Francescano Si trova a 14 Km. da Narni ed è uno dei santuari francescani più autentici, non solo perché fondato da San Francesco, ma perché in esso si sente tutto ciò che forma la caratteristica dello spirito del santo di assisi: misticismo, poesia, amore, pace. Fondato da San Francesco nel 1213, mentre compiva il suo giro apostolico nella bassa Umbria. Il luogo gli piacque; una piccola cappella e un antro e forse una capanna erano il rifugio dove passare la notte. Si fermò e vi lasciò un gruppo di discepoli. E' immerso nel verde, in posizione dominante la vallata. Il piccolo chiostro risale al '400, quando San Bernardino da Siena fece costruire il dormitorio, le cui finestre si affacciano sulla parte centrale del fabbricato, e il refettorio, che è possibile visitare. Nel chiostro si può ammirare la cappella di San Silvestro, riportata alla luce con gli ultimi restauri dove si possono ammirare affreschi del '300. Da questa, attraverso uno stretto corridoio, si accede al locale che racchiude il pozzo, di cui parlano i Fioretti e Tommaso da Celano, dove fu attinta l'acqua che S. Francesco, malato, trasformò in vino. La chiesa del convento è della fine del 1500, molto semplice, conserva nella cappella una bellissima croce a intarsio di madreperla, opera di un frate francescano, e un calice del '400 originale per materiale con cui è fatto. Salendo si arriva alla cella di S. Francesco dove è custodito il "letto": quattro legni sconnessi. Accanto c'è la cappella con le pareti decorate da affreschi riproducenti gli episodi che si verificarono in questo luogo. A sinistra, uscendo, si osserva la grande fenditura nella roccia. E' lo Speco, luogo preferito da San Francesco per ritirarsi in preghiera. Di fronte, il grande castagno. Narra la tradizione, che il Santo, prima di lasciare lo Speco, levò le braccia in segno di saluto, cantando le bellezze della natura e lodando Dio, piantò in terra il suo bastone , che divenne albero vigoroso e che, dopo tanti secoli, ancora sembra voler ricordare il canto, la poesia e la preghiera del santo. Santa Maria della Quercia Santa Maria della Quercia E' stata costruita sul luogo dove alcuni pellegrini nel 1576 scoprirono un'immagine della Madonna, costituita da un bassorilievo di marmo di 40 cm. di lato inserito nel tronco di una quercia. La chiesa fu compiuta nel 1614 e divenne meta di pellegrinaggi. Vescovi e Cardinali, nobili famiglie narnesi fecero a gara per arricchirla di doni preziosi.L'edificio è di vaste dimensioni, dalle linee ampie e che denotano il carattere di nobiltà dell'architettura dell'epoca. La facciata è incompleta e a terra si notano i bei capitelli in pietra che dovevano completare i pilastri della parte inferiore. Bello il portale di pietra.L'interno, ad una sola navata, è vasto e arioso. In fondo c'è l'ampia abside, davanti alla quale sorge un tabernacolo contenente il tronco della quercia nel quale è inserito il bassorilievo raffigurante la Madonna col Bambino. L'altare in muratura è ornato di un paliotto di legno, scolpito e sostiene un tabernacolo scolpito e dorato, esso pure di legno, molto fine. Alle pareti si aprono quattro cappelle tre delle quali hanno la pala dell'altare con belle tele del sec. XVII e una quarta con nicchia dove si conserva un'artistica statuetta della Madonna con Bambino, anch'essa del sec. XVII scolpita in legno di una finezza particolare. Oltre alle tele degli altari, nelle varie parti della chiesa sono distribuite diverse altre tele quali la Madonna col Bambino e S. Anna dell'Alfani, il terz'Ordine francescano del narnese Michelangelo Braidi. La Rocca Rocca Albornoz Quella di Narni è uno degli esempi ancora "in piedi" di quelle fortezze edificate o fatte ristrutturare dall'Albornoz nel nostro territorio. La Rocca di Narni, per i caratteri e per la posizione è la classica fortezza militare di controllo e dominio della città: espressione genuina della politica di restaurazione papale operata così attivamente dall'Albornoz. E' errato accostare la Rocca alla potenza della città: al contrario ne segna il declino di autonomia, libertà e forza del libero comune, della «civitas». Con la Rocca non si volevano certo accrescer le opere di difesa comunali, essa è un elemento di quel «sistema» di fortezze che il papato, dopo Avignone, pone a presidio dello Stato. In quel tempo (1371) si ha anche la «riforma» degli Statuti Comunali: si accentua il potere centrale, dal podestà si passa al Vicario. I Narnesi ben compresero questi significati: la Rocca fu a lungo estranea alla loro vita, ignorata, spesso detestata. Dobbiamo arrivare al 1539 perché le chiavi della Rocca siano in mano ad un Narnese, Girolamo Arca: anch'egli funzionario del potere papalino. Il castello, a quota 322 s.l.m., domina la città e conclude a sud il sistema delle fortificazioni. Massiccia nelle fattezze la Rocca venne edificata sul luogo ove prima era un monastero di clarisse e prima ancora una torre. Iniziano nel 1367 i lavori preparatori per la costruzione di una fortezza su Narni e sulla Via Flaminia. Nel 1371 si può già insediare il primo castellano: Pietro di Novico. Tra gli architetti che lavorarono al progetto si fanno i nomi di Ugolino di Montemarte e di Matteo Gattapone. Nel 1378 sono ultimati i lavori: la fortezza è completa e imponente: sulla porta è l'unione di quattro stemmi, probabilmente sono quelli dei papi Gregorio XI e Urbano V e dei cardinali Angelico Grimonard e Filippo d'Alençon. Nel 1405 si trova la prima citazione del Bastione (bastiglia, bastigia): una ulteriore fortificazione della quale oggi rimane la base di una cisterna incorporata ma che aveva certamente anche una torre di avvistamento: la Rocca ebbe bisogno di un elemento aggiuntivo di sicurezza. Bastione e Rocca erano in comunicazione attraverso una via diretta sotterranea. pur non essendo un castello di residenza ma più propriamente militare la Rocca ebbe ospiti Papi, Imperatori, Cardinali, dignitari... Finì per essere carcere. La fortezza è un quadrilatero con quattro torri agli angoli, chiamate: di San Bernardo (nord-est), San Filippo (sud-est), San Giacomo (sud-ovest) e (a nord-ovest) il "Mastio" più alto e possente che risulta dall'unione di due torri. Anticamente circondata da fossato e da doppia cinta di mura ha all'interno un bel cortile con una cisterna in travertino e una cappella. Assolta la sua funzione originaria la Rocca serve indubbiamente più tardi anche per difendere la città da noie esterne. Nel 1484 Sisto IV ordina un nuovo intervento di fortificazione ultimato da Innocenzo VIII. Il castello viene collegato con un avamposto costruito nel borgo delle Arvolte presso l'ospedale e costituito da 5 torrioni rotondi. Questo elemento era collegato direttamente per via sotterranea con la Rocca la quale si dice fosse pure unita, con lo stesso sistema, con la Piazza dei Priori. Il Palazzo Comunale Palazzo Comunale Il Palazzo Comunale, detto anche Palazzo del Podestà o del Vicario, si presenta nella sua mole imponente e severo. E' la sede delle più importanti autorità. Risulta dall’adattamento di tre torri con case acquistate dal Comune nel 1282. Al piano nobile si aprono sei finestre del XV sec., mentre sulla facciata sono inserite sculture di animali o statue mutilate. Le lapidi ricordano cittadini narnesi o governatori illustri. L'ingresso rinascimentale del Palazzo, in bugnato, introduce nel bellissimo atrio, qui sono conservate una tomba romana, il pozzo quattrocentesco e una serie di misure. Tutt'intorno si possono ammirare una serie di reperti archeologici importantissimi scoperti nei dintorni di Narni. Nella Sala Consigliare è conservata la Pala del Ghirlandaio che raffigura l’incoronazione della Vergine. Il Ponte d'Augusto Ponte d'Augusto Posto poco prima dell'ingresso del fiume Nera nelle strette gole tra lo sperone su cui sorge la città di Narni e il Monte Santa Croce, è un'importante testimonianza dell'età aurea romana. Il ponte fu costruito nel 27 a.C. in relazione agli interventi di risistemazione e potenziamento della via Flamina intrapresi dall'imperatore Augusto. Un grave terremoto nell'847 danneggiò il ponte e, successivamente una grande alluvione, nel 1053, ne provocò la caduta, da quel momento nelle fonti è ricordato come ruptum o dirutus. Del ponte, che doveva essere a tre o quattro arcate, si possono ammirare la prima arcata, forse la più grande, e i ruderi di due pilastri. Il ponte aveva una lunghezza di 160 m, mentre l'altezza dell'arcata rimasta in piedi è di 30 m. Il rapporto tra le due dimensioni evidenzia immediatamente un forte sviluppo verticale che genera l'effetto di grande imponenza che ancora oggi caratterizza le rovine. Il ponte è costruito con grandi blocchi di travertino squadrati e bugnati posti di testa e di taglio secondo le tecniche edilizie romane. Ponte Cardona Ponte Cardona Il Centro Geografico della Penisola cade esattamente su Narni e per la precisione su Ponte Cardona, un manufatto della Roma Imperiale che portava l'acqua potabile alla Città. L'ufficialità di tale dichiarazione è stata data dall'Istituto Geografico Militare di Firenze che ha stabilito le seguenti coordinate: Ponte Cardona è stato dichiarato Centro d’Italia dal Centro Geografico d’Italia. Latitudine 42° 30’ 11" Longitudine 12’34’24" Ed è proprio questo il punto situato a uguale distanza da Nord a Sud, da Est a Ovest dell’Italia. L'Associazione Turistica Pro Narni, che ha compiuto le ricerche necessarie, ha anche provveduto alla installazione di un cippo nel punto mediano della Penisola. Uno speciale concorso premia chi lasci un proprio messaggio nello speciale contenitore: il primo premio consiste in un soggiorno gratuito durante la Corsa all'Anello che si svolge a Maggio. Ma a parte l'aspetto "geografico" Ponte Cardona è parte integrante dell'antica Formina, antico acquedotto che servì di acqua potabile la città sino ai primi decenni del nostro secolo. Lasciando l’auto nei pressi del ristorante "Il Montagnone", si prosegue il cammino a piedi fin dove inizia una salita. Qui sulla sinistra, dopo il fossetto, ci si immerge in un sentiero che, pur avvolto da una fitta vegetazione, lascia un respiro inaspettato. Ci si accorge, poco dopo, di viaggiare su un antico manufatto, un acquedotto di età romana, le cui bocche di sfioro dell’acqua segnano con cadenze regolari la distanza, fatto costruire venti secoli fa dal prefetto delle acque M. C. Nerva. Grandi querce e lecci accompagnano il cammino sino a quando, improvvisamente, la macchia si fa meno fitta. Seppure il fosso che costeggia la Formina raggiunge una profondità di quindici o venti metri, il percorso sembra miracolosamente proseguire nel vuoto. E’ qui Ponte Cardona in tutta la sua austera e solitaria possenza. E’ un ponte romano realizzato in opera quadrata con conci di travertino. La sua architettura si richiama a quella dell’età Augustea. E’ ad un solo arco a tutto sesto, leggermente rialzato. Si deve scendere nel letto del fosso per ammirarne tutta la sua bellezza: un’architettura vecchia di duemila anni emerge nel groviglio di una vegetazione spontanea e forte, a voler ricordare come l’uomo, quando vuole, possa accordarsi perfettamente con la natura. L’acquedotto della Formina è in parte stato scavato in galleria e parte costruito in muratura. Segue un percorso tortuoso dovuto all’esigenza di mantenere la propria pendenza costante lungo un tracciato che parte da Sant’Urbano e raggiunge Narni dopo quindici chilometri. Il Teatro Il Teatro di Narni E' nella seduta Consigliare del 20 ottobre 1840 che si decide la costruzione di un nuovo teatro Comunale per la città di Narni, che doveva sostituire il vecchio, locato all'interno del Palazzo dei priori, divenuto ormai inadeguato. Con una notificazione della Società Teatrale del 1° luglio 1844 si delibera di procedere all'appalto della costruzione. Il progetto per la realizzazione del nuovo teatro è opera dell'architetto prof. Giovanni Santini di Perugia, mentre la direzione dei lavori fu affidata all'Ing. Luigi Fedeli. La pianta del teatro di Narni è a ferro di cavallo, secondo i classici schemi ottocenteschi; si presenta tuttora con una platea non molto grande, tre ordini di palchi (il primo 16 e gli altri 17) e un loggione, per una capienza di circa 500 persone all'origine, oggi ridotta per motivi legati alla sicurezza. Due rampe di scale simmetriche partono ai lati dell'ingresso della platea e raggiungono i vari ordini di palchi. La struttura è inserita nel tessuto medievale del centro storico sovrapponendosi ad alcuni vecchi fabbricati, mentre altre costruzioni sono state demolite per ampliare lo spazio antistante l'ingresso del teatro stesso. Nei primi anni del '900 con un'altra demolizione interna si ingrandì notevolmente il palcoscenico incorporando un vicolo che passava dietro il muro primitivo. Questa operazione permise anche la creazione di due uscite di sicurezza. Per le decorazioni interne furono contattati il pittore ternano Gioacchino Altobelli che realizzò il sipario raffigurante il Gattamelata, e Giovanni Traversari che dipinse la cupola sovrastante la platea. Il sipario è andato perduto mentre i dipinti sono stati restaurati. Imponente era anche il lampadario centrale ornato di pendoli in cristallo che veniva abbassato per accendere le candele, poi sostitute dalle lampade elettriche. I bordi dei palchi erano di velluto rosso, come rossi erano gli interni, stucchi dorati e numerosi luci completavano l'insieme. L'inaugurazione ufficiale ebbe luogo il 3 maggio del 1856, giorno della festa del patrono della città S. Giovenale, con la rappresentazione della "Traviata" di G. Verdi, eseguita da celebrità dell'epoca, come la prima donna Carlotta Carrozzi Zucchi. L'acustica si rivelò ottima e il successo fu grande. Molte compagnie drammatiche e di canto calcarono le scene del teatro e il pubblico accorse sempre numeroso. Il teatro divenne il centro culturale e ricreativo della città, famosi i Veglioni di carnevale. Ai fasti iniziali seguì un periodo di decadenza e malgrado lavori di manutenzione straordinaria fatti a più riprese e che all'epoca sembravo sufficienti, agli inizi degli anni '70, il teatro fu dichiarato inagibile e dovette essere chiuso. Già nel 1973 l'Amministrazione programmò un restauro completo, ma motivi di ordine economico e la definizione della proprietà dei palchi, non permisero di intervenire subito. Le condizione statiche dell'edificio si aggravarono con il terremoto del '78 e resero improrogabile l'intervento di recupero. Il progetto, affidato all'architetto narnese Enzo Contavalli, ha mantenuto il più possibile l'ambiente originario, modificando soltanto alcuni trascurabili particolari. Con l'intervento sono state recuperate una serie di dipendenze che già facevano parte del teatro e che ora hanno un ingresso autonomo. I musei della città • • • • Il Museo di Palazzo Eroli La Rocca Albornoz Narni Sotterranea Museo delle Moto d'Epoca Agriturismo AZIENDA AGRARIA SANTO IOLO Otricoli di Narni COUNTRY HOUSE PONTE CALDARO BELVEDERE CRAMACCIOLI COLLE ABRAMO DELLE VIGNE Vigne di Narni Vigne di Narni IL COLLICELLO LA CONTEA Gualdo di Narni Ponte San Lorenzo Narni LA FONTANELLA LA TORRE ROSSA REGNO VERDE Narni Scalo Taizzano di Narni San Faustino di Narni Narni Scalo COPRITERRA Narni Scalo LA FATTORIA DI MAMMARO’ Itieli di Narni TENUTA MARCHESI FEZIA San Gemini TORRE PALOMBARA San Faustino di Narni Bed & Breakfast A CASA DI ZIA EVELINA I MONTANARI IL CASTELLO Itieli di Narni San Vito di Narni LA CASA DEL SOLE Guadamello di Narni IL RIFUGIO DEL COLOMBO LA TORRE DI CALEDRO LA TORRE DI VIA MARCELLINA Narni San Vito di Narni Narni PODERE COSTA ROMANA PODERE DEL CARDINALE SOLE E LUNA VILLA MONTIELLO 1 - 2 Itieli di Narni Narni Ponte San Lorenzo Narni Santa Lucia di Narni VILLA PINA LA CASA NEL BOSCO Montoro-Narni Itieli - Narni MYBEDANDBREAKFAST Le strutture alberghiere DA CARLO Cat. 2 San Liberato di Narni HOTEL DEI PRIORI Cat. 3 Narni HOTEL FINA Cat. 3 Narni Scalo UMBRA Cat. 4 Narni Scalo IL CHIOSTRO EX MINARETO Cat. 3 Narni LA LOCANDA DEI 4 Cat. 2 Narni Scalo LA ROCCA Cat. 3 Ponte San Lorenzo di Narni NARNIA Cat. 3 Narni Scalo PONTE D’AUGUSTO Cat. 3 Narni Scalo ALA D’ORO Cat. 2 Gualdo di Narni HOTEL TERRA Ristoranti e Pizzerie Ristoranti AL CANTO DEL GALLO photogallery Indirizzo: S.P. Maratta Bassa - Narni Scalo - Storico Recapiti: tel. 0744/750871 Chiusura lunedì IL CHIOSTRO Indirizzo: via Cappuccini Nuovi, 32 Recapiti: tel. 0744/760207 www.ristorantechiostro.com Chiusura mercoledì ALA D'ORO Indirizzo: via Flaminia Romana, 1042 Gualdo Recapiti: tel 0744/796576 Chiusura lunedì I TRE TERZIERI Indirizzo: Strada Borgaria a 5 km dal Centro Storico Recapiti: tel 0744/715224 Chiusura lunedì Pizzerie PIZZERIA "La Rustichella" Indirizzo: Piazza Garibaldi, 5/6 Narni Recapiti: tel. 0744/726922 3939225029 www.pizzerialarustichella.it Il giorno di chiusura (da valutare) Il volantino dell'innaugurazione (in MADONNA SCOPERTA progress) Indirizzo: via Flaminia Romana 392 a 5 Tavoli all'aperto/pedana coperta esterna km dal centro AL CANTO DEL GALLO Recapiti: tel. 0744/722516 Indirizzo: S.P. Maratta Bassa - Narni Chiusura mercoledì Scalo Recapiti: tel 0744/750871 LA VALLETTA Chiusura lunedì Indirizzo: loc. San Girolamo - Narni (Immediata periferia del Centro Storico) PIZZERIA LA TAVERNA Recapiti: tel. 0744/717076 Indirizzo: via Cappuccini Nuovi, 32 Chiusura lunedì Recapiti: tel. 0744/760207 ITALIA ' 61 Indirizzo: via Tiberina 1117 - Narni Scalo Recapiti: tel. 0744/750030 Sabato chiuso IL CACCIATORE - L'OMETTO Indirizzo: Strada Calvese, 128 - loc. Moricone - a 10 km dal Centro Storico Recapiti: tel. 0744/796109 Chiusura il martedì IL FEUDO LA CERQUETTA Indirizzo: via del Forno, Montoro a 7 Indirizzo: via Steppare - loc. Km dal Centro Storico Castelchiaro - a 6 km dal Centro Storico Recapiti: tel e fax 0744/735168 Chiusura lunedì Recapiti: tel 0744/744122 fax 0744/744556 LA LOGGIA Chiusura lunedì Indirizzo: Vicolo del Comune, 4 (Centro Storico) IL GATTAMELATA Recapiti: tel. 0744/726843 Indirizzo: via Pozzo della Comunità, 4 Chiusura lunedì (Centro Storico) Recapiti: tel 0744/717245 HOTEL FINA Coperti: 50 massimo Indirizzo: via Tuderte, 410 Narni Scalo www.pizzerialataverna.com DA PALMIRA Indirizzo: loc. Lecinetto, Strada Ortana - Narni Recapiti: tel. 0744/726930 Chiusura lunedì I TRE TERZIERI Indirizzo: Strada Borgaria - loc. Madonna Scoperta - a 5 km dal Centro Storico Recapiti: tel. 0744/715224 Chiusura lunedì LA TAVERNA DEL CAVALIERE Indirizzo: via degli Schioppi - Taizzano Recapiti: tel. 0744/794003 Chiusura mercoledì IL KANTUCCIO Chiusura lunedì Indirizzo: Strada della Lucciola, 4 Narni Scalo (due chilometri da Narni Scalo) PONTE D'AUGUSTO Recapiti: tel. 0744/750903 Indirizzo: via Tuderte, 303 - Narni Scalo LA ROCCA Indirizzo: via Flaminia Ternana, km 91 - Chiuso mercoledì a 3 km dal Centro Storico Narni Recapiti: tel. 0744/750635 Recapiti: tel 0744/744521 LA VECCHIA FATTORIA Chiusura martedì Chiusura lunedì a pranzo e domenica a Indirizzo: Strada Morellino, 21 cena Recapiti: tel. 0744/733593 CENERIA "GRANO E SALE" Chiusura lunedì Indirizzo: via Flaminia Ternana, 145 ad LA GALLINA LIBERATA un chilometro dal Centro Storico Indirizzo: vicolo Belvedere, 13 - Narni LA VALLETTA Recapiti: tel. 0744/714519 Recapiti: tel 349/2543515 Indirizzo: loc. San Girolamo - Narni (Immediata periferia del Centro Storico) IL PINCIO CARLO CAPITOLI CATERING Recapiti: tel. 0744/717076 Indirizzo: via XX Settembre, 117 - Narni Indirizzo: via Roma, 3 Chiusura lunedì (Centro Storico) Recapiti: tel 0744/722241 NARNIA IL PARCO DEI CAVALIERI Chiusura mercoledì Indirizzo: via della stazione, 12 - Narni Indirizzo: via Flaminia Ternana km. IL CAVALLINO Indirizzo: via Flaminia Romana, 220 Loc. Testaccio - a 2 km dal Centro Storico Recapiti: tel 0744/761020 Chiusura martedì RISTORANTE "DA FATTA" Indirizzo: via Amerina, 167/a - Cigliano due chilometri da Narni Scalo Recapiti: tel 0744/733796 Aperto tutte le sere. Sabato e domenica anche a pranzo. Gli altri giorni solo su prenotazione DA SARA Indirizzo: Strada Calvese - Moricone Recapiti: tel 0744/796138 Chiusura mercoledì SAN PELLEGRINO Indirizzo: via Amerina, 311 - Loc. San Pellegrino Recapiti: tel 0744/754749 fax 0744/751584 cell. 335/5645435 menù contadino dall'antipasto al dolce con bevande euro 18 Speciali promozioni per coloro che lavorano nel territorio [email protected] Recapiti: tel. 0744/733648 Chiusura lunedì Scalo Recapiti: tel. 0744/751004 Chiusura venerdì OSTERIA FOSCA UMBRA Indirizzo: via Tiberina, 164 - Tel 339/2375965 DA CARLO Indirizzo: San Liberato - a 12 km dal Centro Storico Recapiti: tel. 0744/742121 Chiusura domenica DA ALBERTO Indirizzo: via Ortana 995 - San Liberato- a 12 km dal Centro Storico Recapiti: tel. 0744/742143 Chiusura domenica LA TIBERINA Indirizzo: via Tiberina, 380 - Taizzano Recapiti: tel 0744/735153 Chiusura mercoledì I GHIBELLINI Indirizzo: via Belvedere 4/6/8 - Centro Storico (Tavoli all'aperto) Recapiti: tel. 0744/726082 Chiusura martedì 90,500 Recapiti: tel. 0744/744399 Chiusura martedì I GHIBELLINI Indirizzo: via Belvedere 4/6/8 - Centro Storico (Tavoli all'aperto) Recapiti: tel. 0744/726082 Chiusura martedì