fc - 24 - Gabriele Salari
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COME VANNO LE COSE C’era una volta la foresta africana IL 2011 È L’ANNO INTERNAZIONALE DELLE FORESTE. ECCO UNA MAPPA DEI LUOGHI PIÙ PERICOLOSI PER GLI ALBERI DEL PIANETA. L’Africa è il secondo continente al mondo per tasso di deforestazione, secondo i dati della Fao. Le foreste vengono abbattute al ritmo di circa 3,4 milioni di ettari l’anno. La Nigeria, in particolare, nel 1976 aveva 23 milioni di ettari di foresta, mentre oggi ne restano appena 9,6 milioni, meno del 10% della superficie del Paese. Ogni anno migliaia di alberi di iroko vengono abbattuti Rischio Asia per il mondo verde L’ anno che si chiude è stato dedicato dalle Nazioni Unite alla biodiversità e non pare che si siano registrati progressi. Non ci rimane che sperare nel 2011, Anno internazionale delle foreste. Sono molti i fronti caldi del pianeta, a partire dall’Indonesia. Come è possibile che, con un’economia scarsamente industrializzata, sia diventata il terzo Paese per emissioni di carbonio dopo Usa e Cina? «Vaste foreste torbiere ricche di carbonio vengono convertite in piantagioni di acacia per rifornire le cartiere e in piantagioni di palma per ricavarne olio. Questo determina l’immissione in atmosfera di imponenti quantità di gas serra», spiega Sergio Baffoni, responsabile Foreste della Onlus Terra! «La deforestazione è guidata da tre settori alla ricerca di profitti di breve periodo: la carta, il legno e l’olio di palma». Oltre 40 organizzazioni ambientaliste (tra cui Greenpeace, Terra! e Wwf) hanno scritto alle aziende del settore cartario chiedendo di non acquistare più carta dalla multinazionale APP (Asia Pulp and Paper), che espande le piantagioni mettendo a rischio le ultime fore- Un’azione di protesta di attivisti di Greenpeace contro la deforestazione massiccia in Indonesia. 300 tonnellate di carbonio per ettaro nelle foreste torbiere dell’Indonesia ste del Borneo. L’Indonesia detiene il più alto tasso di deforestazione nel mondo e l’Italia, primo importatore europeo di carta da questo Paese, ha le sue responsabilità. Altro grande business è l’olio di palma, ingrediente di numerosi prodotti, dalle merendine al cibo per animali, dai cosmetici ai biocarburanti. Negli ultimi anni il boom del biodiesel ne ha fatto lievitare la domanda e ancora una volta l’Indonesia è divenuto il primo produttore mondiale. Le principali aree di coltivazione della palma da olio sono nel Sudest asiatico ma, denuncia il Wwf nello studio Foreste tropicali per il biodiesel?, sono in rapida espansione in Centro America (Colombia, Ecuador, Brasile) e in Africa. Oltre 5 milioni di ettari di terreno sono stati acquisiti da imprese straniere per creare piantagioni in 11 Paesi africani. Gabriele Salari Il taglio dei boschi in Nigeria. illegalmente, per un valore di circa 100 milioni di dollari. E così quest’albero dal legname pregiato è in pericolo d’estinzione. Un altro Paese saccheggiato è il Madagascar. Un nuovo decreto governativo del 2010 lo proibisce, ma esemplari di mogano, ebano e palissandro continuano a essere tagliati persino nei parchi nazionali. Finiscono in mobili made in China e in strumenti musicali prodotti in Europa e Usa. Alla popolazione locale va ben poco. Rimane un territorio distrutto, anche se il turismo è una voce economica importante per il Madagascar. 89% la quota di taglio illegale di alberi in Indonesia 200 le associazioni indigene che hanno chiesto all’Europa una moratoria sui biocarburanti ITALIANI BRAVA GENTE C’È SEMPRE PIÙ BOSCO Rispetto agli anni Cinquanta è raddoppiata in Italia la superficie forestale: da 5 a 10 milioni di ettari. Ormai un terzo della superficie nazionale è coperta da boschi, come nel Centro e Nord Europa. Questo è dovuto a interventi di forestazione ma soprattutto all’abbandono dei terreni agricoli, riconquistati dai boschi. «Il processo è lento ma di dimensioni tali che è possibile identificarlo come la più grande trasformazione d’uso del suolo italiano», spiega Lorenzo Ciccarese, dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale). «Rimangono il problema degli incendi, nel Sud e nelle isole, e altri fattori di disturbo: l’ozono che danneggia la vegetazione forestale, soprattutto lungo i litorali e i confini con la Svizzera; la diffusione di specie esotiche a scapito di specie native; i danni da insetti (sulle pinete liguri) e funghi; i cambiamenti climatici, che da qui alla fine del secolo potrebbero alterare i processi fisiologici, la fotosintesi e la crescita delle piante, a causa dell’aumento delle temperature medie e della riduzione delle precipitazioni». Se la passerebbero male le specie forestali di alta montagna, tra cui l’abete rosso (il classico albero di Natale), e potrebbero sparire conifere come il larice, l’abete bianco e il pino nero. La foresta nel parco dei Colli Euganei. Il fazzoletto è più morbido se la carta è riciclata Non si può stare tranquilli neanche alla toilette se si ha una coscienza ambientalista. Negli ultimi anni la richiesta di polpa di cellulosa per la produzione di carta sta accelerando la distruzione degli ultimi polmoni del pianeta. Tra le carte igieniche in commercio sono solo cinque i prodotti riciclati al 100%: Coop Vivi Verde, Grazie Lucart, Esselunga Riciclata, Carrefour 24 famiglia cristiana n. 2/2011 Ecoplanet e AS. Prima di acquistare, però, si deve fare attenzione al nome completo del prodotto: alcuni marchi hanno anche altri tipi di carta igienica, valutati insufficienti o pericolosi dalla guida di Greenpeace Foreste a rotoli. Soltanto Coop e AS utilizzano esclusivamente carta riciclata e certificata Fsc (Forest Stewardship Council). Stesso discorso per rotoloni, tovaglioli e fazzoletti usa e getta. Nella “fascia rossa”, secondo Greenpeace, i prodotti di Auchan, Sma e Pam. “Non classificabili”, perché l’azienda si è formalmente rifiutata di fornire le informazioni necessarie per l’inserimento in classifica, i prodotti a marchio Tenderly e Tutto. «Non è pazzesco che per produrre un fazzoletto che viene usato solo una volta prima di finire nel cestino si utilizzi carta così pericolosa?», chiede Barbara Tabita, testimonial della campagna Deforestazione Zero e protagonista della serie Tv I Cesaroni. «Sono orgogliosa di prestare la voce per un appello ai consumatori: prima di fare la spesa consultate la guida e fate una scelta consapevole per salvare le foreste». Occhio, infine, a termini come “ecologico”, “eco” o “green”. Fioriscono su prodotti che invece non contengono fibre riciclate o certificate Fsc o ne contengono bassissime percentuali. 25 famiglia cristiana n. 2/2011