In margine al «giusto processo - Ordine degli Avvocati di Milano

Transcript

In margine al «giusto processo - Ordine degli Avvocati di Milano
In margine al «giusto processo»
OGNI E QUALSIASI
Spesso si perde il senso esatto delle frasi che si sentono pronunziare o si pronunziano,
ma se facciamo attenzione, ne scopriamo di divertenti e di inquietanti.
In primis (questo è già un nonsenso: vi immaginate di iniziare un'elencazione con:
«infine», «inoltre»?) pensate a tutti gli atti notarili nei quali si è esclusa l'esistenza di «ogni
e qualsiasi» vizio, ipoteca, diritto di terzi o altro. I due aggettivi indefiniti sono
perfettamente sinonimi: un notaio al quale ho chiesto di spiegarmi perché li usava
congiuntamente prima è andato in confusione, poi si è offeso. Certo: l'iterazione ha valore
rafforzativo, ma allora non limitiamoci a due, proseguiamo: ogni, qualsiasi, qualunque,
tutti, ognuno, ciascuno, qualsisia, qualsivoglia... Non è possibile, perché l'effetto
rassicurante della ripetizione verrebbe spazzato via dall'effetto comico dell'elencazione,
che evidenzia l'inutilità della ridondanza. Questo è divertente (almeno per me).
Ma pensate al «giusto processo» di recente introduzione. È chiaro che non mi si riferisco
ad un processo chimico o mentale o storico o logico o di fabbricazione (processi che
possono effettivamente essere giusti o sbagliati), ma a quel complesso di attività e
formalità con cui gli organi a ciò deputati esercitano il potere di giurisdizione in nome della
legge. Questo processo non può, per definizione, essere ingiusto perché è lo strumento
attraverso il quale si attua (cioè si crea) la giustizia che - lo dice la parola stessa - ingiusta
non può essere. Potrà essere repellente, prevaricatrice, odiosa, persecutoria,
discriminatrice, oppressiva, ma ingiusta mai, per la contraddizion che nol consente.
Eppure si parla di giusto processo e non lo trovo divertente perché le autocertificazioni mi
preoccupano sempre. L'aggettivo determina la qualità dei sostantivi, quindi presuppone
che possano avere qualità diverse da quella che viene attribuita, il che significa che il
processo può essere ingiusto (e, fuori dallo scherzo linguistico, sappiamo che è vero), ma
soprattutto se questo è il giusto processo, com'era quello precedente? La ripetizione
dovrebbe avere un effetto rassicurante? Ma perché? Vi sentite rassicurati?
GUIDO SALVADORI DEL PRATO
avvocato in Milano