Satana Re, Padrone del male e Signore della Tenebra, seduttore e

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Satana Re, Padrone del male e Signore della Tenebra, seduttore e
Satana Re, Padrone del male e Signore della Tenebra, seduttore e aguzzino dei
dannati, simulò aspetti e fattezze, eluse sorveglianze, penetrò in Paradiso e rapì la
Madonna Immacolata.
Poi precipitò sulla terra e portandola con sé, la condusse in un enorme rifugio
dell’antico sottosuolo di Napoli ricavato sotto la storica cappella del Principe di S.
Severo.
Incatenò la giovane e semprevergine Maria e diede vita al suo scellerato e diabolico
piano.
La Madonna, come nella iconografia più classica, mostrava poco più di 16 anni, età
in cui più o meno a detta degli Apostoli, aveva partorito Gesù.
Era bellissima.
Quanto fosse bella è difficile descriverlo. Non avrebbe mai potuto fare l’indossatrice,
e questo la dice lunga sulla distanza che esiste fra lo stereotipo della bellezza e la
bellezza vera.
Difficile descriverla.
Lei era un unguento per gli occhi, possedeva il candore della valle innevata vista
dalla vetta, occhi e sguardo il rimedio per ogni ferita, labbra di fragola e corallo e
dalle labbra ogni sospiro, ogni parola, ogni fiato, un fresco profumo di tiglio, di
malva o più in breve di un balsamo distillato da tutti i fiori.
Fissava il suo aguzzino incuriosita, e la sua curiosità tergeva l’aria.
Satana si sfilò i panni che aveva indossato per l’impresa e rimase a torso nudo. Si
odorò. Emanava odore di pelle di Connoly negli interni di una Rolls Royce, e la sua
pelle ne ricordava anche il magnifico aspetto.
“Prima notte e primo giorno a Napoli, ti farò vivere la città, e vivere…è una
esperienza estrema. Poi Londra, poi il Darfur e fine settimana a Roma. Una sola
settimana Maria” disse “una sola settimana, ma potrebbe sembrarti molto… molto
lunga” e aveva parlato le parole come seta damascata che scivola lieve sul
padiglione dell’orecchio. “Solo una settimana. Dopo, se vorrai, tornerai libera”.
Satana Re si avvicinò alla sua preda.
“Ma dovrai cambiar d’abito” disse “questa mantellina azzurra su tunica bianca non
va bene… è desueta.”
Disse così, e mentre lo diceva l’accerchiava, in un incedere sinuoso di squalo.
Poi si fermò. Le si piazzò davanti e la fissò deciso. Maria restituì il suo sguardo.
Maria lo capiva, lo comprendeva a fondo, poche cose conosceva così bene come il
male. Lei era la Corredentrice, questo il suo ruolo grazie a un figlio Redentore. E la
Corredentrice deve conoscere bene il male, deve conoscere il male fino all’osso se
intende redimerlo.
Per cui Maria lo “comprendeva”.
Satana le strappò le vesti con un gesto spettacolare.
Maria rimase nuda.
Il Diavolo si turbò.
“Magnifiche tettine, fottuta troia! Oooops, pardon… forse per te l’aggettivo fottuta
non calza… nes pas?”
Una Dea è perfetta. Giunone è appetitosa come il pane appena sfornato, una
ballerina brasiliana di Oba Oba è una chiavata pazzesca.
Maria no.
Ma il suo piccolo ed esile corpo era attraente come il polo magnetico della terra, e
perfino Satana soggiaceva alle leggi fisiche della terra.
Le strizzava i seni fra le mani mentre premeva il corpo contro il suo.
Maria socchiuse gli occhi per concentrarsi a determinare le sensazioni, poi li riaprì, li
indirizzò allo sguardo di Satana e sorrise.
Quel sorriso era più di quanto Satana si aspettasse. Belzebù tirò fuori l’arnese e la
pompò fino allo sfinimento.
Fra l’altro la sverginò.
La Santa Vergine fu spiazzata dalla momentanea e provvisoria “lacerazione” che le
ricordava tanto il momento del parto e della bellezza della nascita del figlio. Per lei,
che del figlio aveva seguito la passione, sopportare quell’attimo di dolore fu facile
cosa, ma per Satana la vista di quelle gocce di sangue furono l’innesco di un furore
erotico mai conosciuto e sempre desiderato.
Letteralmente non la smise più, andò avanti a mai termine.
Dopo ore, quando finalmente si tolse,cadde in terra.
L’Immacolata si concentrò socchiudendo gli occhi alcuni istanti sulle percezioni
sperimentate dai propri sensi. Poi li riaprì e puntò lo sguardo sul corpo disteso del
Demonio. Ne ebbe compassione.
“Sei esausto?” disse.
Belzebù la fissò interdetto.
Le braccia ancora in catene. Il corpo perfetto imperlato del sudore della battaglia, lo
sguardo fisso su di lui come su di un’unica priorità.
“E no cazzo!” si sentì dire “No cazzo! Non sono stanco per niente!” . Schizzò in piedi.
Si guardò intorno inviperito finché non individuò una frusta per tori. “Non sono
stanco manco per il cazzo!” disse. E iniziò a flagellarle i seni e il corpo tutto. Le
ingiunse di contare ad alta voce il numero dei colpi e Maria che lo comprendeva,
contò.
Al duecento cinquantesimo colpo, Satana le piombò ai piedi e prese a leccarle il
sangue che le sgorgava da ogni ferita. Nonostante il dolore, la Madonna ebbe la
forza di dirgli “A me piace, grazie per questo lenimento che mi dai con la tua lingua,
ma sta attento, potresti andare contro la tua natura”
Satana Re emise un latrato cupo raccapricciante, poi riprese a leccarle le ferite.
Maria socchiuse gli occhi e reclinò il capo all’indietro in un gesto tanto perfetto
quanto estatico.
Londra finì nel dimenticatoio. Il Darfur finì nel dimenticatoio.
Per i giorni successivi rimasero a Napoli.
Satana tolse Maria dalle catene, la vestì secondo la moda fetish del tempo e la portò
con se.
Si mosse in un nero Ferrari Modena Spider, una bottiglia di Lagavulin (scotch torbato
dal sapore di legno bruciato) sempre fra le gambe, una miscela di coca e jopo
sparata nel naso da due tubicini dell’aeresol, Diamanda Galas e Vincenzo Persico
(ultimo esordio neomelodico) sparati a tutto volume.
Commise qualsiasi crimine efferato in quei giorni, polverizzò esagerazioni e
smodatezze.
Sgommando con gran stridore di pneumatici e urla di motore, architettò un paio di
orge ben fatte. Mise su un buon numero di puttane convinte, un bel gruppo
multietnico e transgenerazionale, e obbligò Maria alle più vergognose nefandezze.
La Madonna Immacolata imparò cosa vuol dire essere oggetto delle attenzioni
erotiche del re degli assatanati.
All’inizio Satana diceva “Voglio che mi guardi, voglio che mi fissi dritto negli occhi
mentre ti sbattiamo tutti” ed era convinto che la Santa Vergine obbedisse
semplicemente a un suo comando. Ma dopo un po’ si rese conto che non c’era
nessun bisogno di impartirle quell’ordine, perché qualsiasi cosa fosse costretta a
fare, Maria volgeva lo sguardo allo sguardo di Satana, lo fissava con una completa
presenza di se, con uno sguardo profondo e soave. Il Principe delle Tenebre ne era
lusingato. Il suo piano era far innamorare la piccola e portarla al Regno del Male. E lo
sguardo di Maria aveva in se un elemento inequivocabile: Amore.
E più Lucifero l’avvertiva, più nefandezze la costringeva a subire.
Alla fine della settimana, periodo in cui mai lasciarono la vecchia capitale del Regno
delle due Sicilie, Satana portò Maria a Roma.
La portò di notte alla Città del Vaticano.
“Avrai notato bambina” le disse Satana “che in questa settimana l’unica parte del
tuo corpo che ho lasciato salva è il culo”
“No” rispose Maria con disarmante candore “non ci avevo proprio fatto caso…
chiedo scusa…”
Un’onda incontenibile di sentimento mai provato si riversò su Lucifero che sotto il
porticato di S. Pietro, inculò Maria a quel dio biondo (come diremmo noi) o alla
bruttoddio (come invece disse lui).
Per tutto il tempo Maria, con il capo e il collo torti verso il Maligno in uno sforzo ai
limiti del sostenibile, non smise mai di fissarlo. “Mi sto innamorando…” sussurrò il
Demonio “…mi sto innamorando di te”, e per tutto il tempo si beò di quello sguardo.
Quando si contrasse nel satanico orgasmo, per la prima volta sgorgò seme caldo,
anziché gelido, come dall’inizio del tempo era stato.
Allora Satana sentì distintamente la propria voce urlare “Ti amo! Giuro davanti a Dio
padre! Amo solo te… voglio solo te… sei la Madonna!”
Maria, madre d’amore, gli carezzò tenera il viso.
“Se mi ami sei salvo. Ho subìto tutto solo per te, per arrivare a sentirti dire questo”
gli disse “perché tutti coloro che mi amano, sono già nella salvezza.”
“Che significa –tutti coloro che mi amano-? Io non parlo dell’amore di tutti gli altri…
io parlo di te e di me! Parlo di noi… di me! Di questa cosa sconvolgente che mi è
successa! Che nell’eternità che mi porto sulle spalle mi è successa per la prima volta
ora, e solo con te! Non me ne frega niente degli altri… io ti amo! Ti voglio solo per
me!
“E se mi ami mi avrai” rispondeva Maria “Sarai anche tu nella grazia, se accetterai
l’amore che ora, per la prima volta avverti in te… come per tutti gli altri uomini che
mi…”
“No!” ruggì il Demonio “Non voglio amarti come il tuo belante gregge del cazzo! Ti
voglio per me! Ti supplico in ginocchio, guarda! Da questo momento ogni singolo
respiro senza di te sarà una lama nel petto! Ti voglio mia… solo mia!”
Maria abbassò per un istante lo sguardo addolorato. Poi tornò ai suoi occhi con
un’espressione di grande tenerezza, ma che non ammetteva repliche.
“Questo non è possibile” disse, “lo sai.”
Satana urlò di un dolore inedito all’Universo.
E urlando iniziò a sprofondare lentamente verso gli inferi.
Maria, che pure era di carne, seppe che avrebbe provato il dolore di una mancanza a
causa di quella creatura. Ma sapeva con altrettanta certezza che avrebbe riempito
quella mancanza con la salvifica pienezza celeste nella luce della Grazia.
Satana Re pianse, per la prima volta.
Pianse, e le lacrime gli bruciavano gli occhi e le guance come fuoco.
Pianse sangue, spine, demoni, crocefissi, vampiri, troll, pianse volti contorti dal
dolore, volti dei dannati, tutti racchiusi in quelle sue lacrime gotiche che gli rigavano
il viso bello come un oltraggio.
“Non puoi amare tutti! Non puoi essere di tutti! Che vuol dire l’amore di tutti gli
altri? Io sono io… e non sono come gli altri! Io sono diverso! Diverso! Io non sono
come gli altri! Io non sono come tutti gli altri…”continuò a strepitare mentre
scompariva negli inferi, con la consapevolezza di una mancanza lacerante d’amore
che l’avrebbe straziato fino alla fine del tempo.