Il 26% degli italiani ha dolori cronici

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Il 26% degli italiani ha dolori cronici
28/08/2016
Pag. 17 Ed. Bologna
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MUSCOLI E SCHELETRO/LA GUIDA SALUTE E BENESSERE/A CURA DI A. MANZONI & C.
Il 26% degli italiani ha dolori cronici
La schiena, il capo, il collo e le articolazioni, principalmente il ginocchio. Queste le zone in cui si localizza il
dolore cronico muscolo scheletrico, che interessa il 26% degli italiani, con una percentuale che sale al 74%
se si considera la fascia tra i 60 e gli 80 anni.
Più colpiti, oltre agli anziani, le donne e in generale le persone a reddito medio basso. Per favorire un
cambio di paradigma, far sì cioè che non sia più considerato sintomo di una malattia, ma esso stesso una
patologia, da trattare secondo percorsi diagnostico terapeutici definiti con team multidisciplinari, la nuova
società scientifica Guida (Società italiana per la gestione unificata e interdisciplinare del dolore muscoloscheletrico e dell'algodistrofia), ha presentato delle proposte. Anche in termini di spesa sanitaria, l'impatto
del dolore muscolo scheletrico è importante. Il costo arriva al 2,3% del Pil, cumulando costi diretti (circa
1.400 euro annui a paziente) e indiretti (4.557 euro annui a paziente).
TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 29/08/2016
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30/08/2016
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Fratture vertebrali. La vertebroplastica precoce riduce il dolore
È quanto emerge dallo studio VAPORE pubblicato su The Lancet. "Il tempo è essenziale - spiega William
Clark del St. George Private Hospital di Kogarah, nel Nuovo Galles del Sud in Australia - infatti la finestra
delle opportunità per il trattamento dei pazienti affetti da dolore severo a causa di recenti fratture
osteoporotiche, è abbastanza stretta".
30 AGO - (Reuters Health) - Nei pazienti con fratture vertebrali osteoporotiche acute di durata inferiore a
sei settimane, l'intervento di vertebroplastica sembra essere efficace nel ridurre il dolore. È quanto emerge
dallo studio VAPORE pubblicato su The Lancet. "Il tempo è essenziale - spiega William Clark del St.
George Private Hospital di Kogarah, nel Nuovo Galles del Sud in Australia - infatti la finestra delle
opportunità per il trattamento dei pazienti affetti da dolore severo a causa di recenti fratture osteoporotiche,
è abbastanza stretta". La vertebroplastica è spesso utilizzata per le fratture osteoporotiche sintomatiche,
ma la tempistica ottimale è controversa; secondo molti clinici si dovrebbe intervenire solo in pazienti con
dolore che persiste dopo che la frattura è guarita. Lo studio Clark e il suo gruppo hanno confrontato la
procedura di vertebroplastica con una procedura placebo in uno studio randomizzato di 120 pazienti di età
superiore ai 60 anni con fratture dolorose osteoporotiche di durata inferiore alle sei settimane. La riduzione
media del livello di dolore era maggiore nel gruppo trattato con vertebroplastica rispetto al gruppo di
controllo con placebo a tutti i tempi considerati e anche i punteggi di disabilità sono migliorati in misura
maggiore nel gruppo vertebroplastica rispetto al gruppo placebo dopo i giorni 1,3 e 6. Inoltre il gruppo con
vertebroplastica ha utilizzato meno farmaci analgesici e ha avuto una degenza più breve rispetto al gruppo
controllo. A 6 mesi, la perdita di altezza vertebrale è stata del 27% nel gruppo vertebroplastica rispetto al
63% del gruppo placebo. Sono stati soprattutto i pazienti con fratture toracolombari ad avere i maggiori
benefici.
TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 31/08/2016
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Pag. 2 Ed. Pistoia Montecatini
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ASSISTENZA ONCOLOGICA PIU' SPECIALISTI PER I PAZIENTI DEL TERRITORIO
La Società della salute «investe» su Ant
MIGLIORARE i servizi domiciliari per i malati oncologici ma anche per tutti quei pazienti che soffrono di
patologie croniche ed hanno bisogno di assistenza continua e specializzata. Con questo obiettivo la Società
della Salute di Pistoia ha attivato una convenzione con l'associazione Ant, da più di vent'anni attiva nel
territorio con specialisti e volontari nel settore delle cure palliative e del sostegno psicologico. «Il pubblico
senza il sostegno del mondo del volontariato non può soddisfare tutte le richieste - ha spiegato il direttore
della Società della salute Daniele Mannelli - Per questo, anche su questo particolare aspetto
dell'assistenza, ci siamo voluti appoggiarev all'Ant che da anni si occupa di dare sollievo a famiglie che
devono lottare contro la malattia». «Si tratta di una programmazione a lungo termine - ha aggiunto Samuele
Bertinelli, presidente della Società della Salute - Un modo per incrementare i servizi già presenti sul
territorio e farli accordare. L'aspettativa di vita è sempre più lunga e le istituzioni hanno il dovere di
rispondere in maniera sempre più concreta alle richieste degli utenti che devono poter vivere con dignità
anche situazioni come queste». A lavorare insieme saranno nel dettaglio, Benedetta Leoni direttore
sanitario dell'Ant e il dottor Luca Lavacchi referente dell'Asl per le cure palliative. Le loro rispettive equipè
fatte di infermieri, medici, psicologi e anche nutrizionisti collaboreranno e verranno attivati per sipsondere
alle chiamate delle tante famiglie che si trovano a dover affrontare la malattia di un loro caro o il suo fine
vita. «Solo in questi mesi del 2016 abbiamo già assistito 400 famiglie - commenta Lavacchi - I numeri
crescono di anno in anno e questo vuol dire che il servizio funziona ed è apprezzato. Grazie alla
collaborazione con Ant riusciremo a gestire le chiamate sul territorio ed a garantire ad esempio una
copertura notturna che da soli era impossibile da prevedere». «Si tratta di un riconoscimento importante per
la nostra associazione - conclude Silvia Leoni - In questo modo possiamo confrontarci con il mondo
istituzionale e migliorare i servizi che già garantiamo ai cittadini».
TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 31/08/2016
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31/08/2016
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Giornata Cento Città contro il Dolore . L'ottava edizione il 1° ottobre.
"Colpiti 13 mln di italiani. Ma conoscenza su cure è scarsa"
L'evento, che si celebrerà in 135 città italiane e estere, con il supporto di medici, volontari e di 35
associazioni nazionali e internazionali, è organizzato è dalla Fondazione ISAL per sensibilizzare la
cittadinanza sul tema del dolore cronico e offrire a chi soffre informazioni sulle cure disponibili.
31 AGO - Secondo gli ultimi dati del Rapporto del Consiglio dell'U.E. sulle malattie croniche e sul ruolo del
dolore, in Europa la prevalenza del dolore cronico è compresa tra il 16% e il 46 % con una media del 24%;
ciò significa che circa 80 milioni di europei sono affetti da dolore cronico moderato-grave. In Italia questa
prevalenza raggiunge il 26% della popolazione: 13 milioni di persone soffrono di dolore, di queste il 40%
non è a conoscenza di centri specialistici ai quali rivolgersi per il trattamento del problema presentato
seppur un 90% delle sindromi dolorose preveda una cura da cui trarre giovamento. In media, le persone
colpite da dolore cronico vivono in uno stato di sofferenza continua per più di 7 anni e per un quinto di loro
questo periodo si estende ad oltre 20 anni; in questa drammatica condizione di vita quotidiana, che ne
altera ogni dimensione fisica e psichica, chi soffre di dolore cronico si trova spesso abbandonato nel suo
vagare alla ricerca di una possibile cura: il primo punto di riferimento, ossia medico di famiglia, solo nel 31%
dei casi sa indirizzare il paziente verso i centri di terapia per il dolore. La conoscenza dei centri specializzati
per la cura del dolore resta ancor oggi troppo scarsa: il 22% delle persone colpite da dolore, o vicine ad una
persona che ne soffre, afferma di non aver mai ricevuto alcun orientamento verso una cura adeguata (dati
osservatorio ISAL 2015, in press). Non perfetta appare dunque la situazione a 6 anni dall'approvazione
della legge 38/10; inadempienze sono visibili anche da parte degli stessi centri di terapia del dolore di primo
livello (Spoke) ove i clinici non indirizzano gli utenti che ne hanno necessità verso i centri Hub per effettuare
procedimenti più complessi. Nonostante l'incremento nell'uso dei farmaci oppiacei dal 2009 (anno della sua
detabellazione) ancora oggi si osservano seri pregiudizi, sia da parte dei medici che degli utenti adulti,
nell'utilizzo quotidiano di tali medicinali in malattie che non siano oncologiche; solo il 26% delle persone che
soffrono di dolore cronico ha sperimentato infatti trattamenti con medicinali della categoria degli oppiacei,
mentre i farmaci antiinfiammatori e antidolorifici generici restano in cima alla lista delle terapie, nonostante i
rilevanti effetti collaterali riscontrati nel 25% dei casi (dati osservatorio ISAL 2015, in press). Questi dati
evidenziano come sia necessario oggi aumentare l'impegno per incrementare l'assestamento stabile di una
consapevolezza dei cittadini sulla necessità di ottenere una cura per il proprio stato di sofferenza, e nei
clinici che questo obbligo non deriva in primis dalla legge ma dalla cognizione del dolore quale malattia a
cui nessuno può sottrarre diagnosi e cura ad libitum. Non esiste infatti un dolore più tollerabile di un altro ed
è per questa ragione necessario che la cultura della terapia del dolore si assesti nel nostro Paese quale
elemento ordinario in ogni setting di cura. Il dolore ci segnala, come i canarini nelle miniere dell'800, il
rischio di un'insufficiente attenzione alla voce della gente che soffre, rivelandosi un campanello d'allarme
che mostra una scarsità di qualità nei processi di umanizzazione dei servizi da parte del nostro SSN. Per
questi motivi la Fondazione ISAL rilancia con urgenza un appello: riconoscere nel diritto a non soffrire un
esempio di qualità di ogni servizio sanitario. Durante la Giornata Cento Città contro il Dolore, nelle piazze
delle principali città italiane ed europee volontari e medici saranno a disposizione delle persone per
svolgere consulenze mediche gratuite, dare informazioni sul dolore cronico e sulle possibilità di trattamento
e di cura, e far conoscere l'esistenza dei tanti centri di terapia del dolore sparsi sul nostro territorio
nazionale. Oltre alle piazze Cento Città contro il Dolore coinvolge strutture sanitarie nazionali ed estere
all'interno delle quali viene svolta una campagna informativa con la presenza di banchetti, stand e
attraverso l'organizzazione di eventi, convegni, incontri aperti con l'utenza, open-day e visite gratuite presso
gli ambulatori di terapia del dolore. La Giornata Cento Città contro il Dolore sarà presentata in conferenza
TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 01/09/2016
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TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 01/09/2016
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stampa venerdì 23 settembre, alle 10,00, presso la Biblioteca del Senato della Repubblica "Giovanni
Spadolini", alla presenza di esperti del mondo della cultura, della medicina, della ricerca, della politica e
dell'amministrazione pubblica. Chi siamo. ISAL nasce nel 1993 come Istituto di Formazione e Ricerca in
Scienze Algologiche con lo scopo di promuovere la formazione medica e la ricerca sul tema del dolore
cronico. Grazie ai suoi corsi, ISAL è stata la prima scuola in Italia e una delle prime in Europa dedita alla
formazione post-laurea per lo studio del dolore. Dall'esperienza dell'Istituto ISAL nel 2007 nasce la
Fondazione ISAL per promuovere la ricerca nell'ambito della terapia del dolore oltre che la comunicazione
sociale. Dall'anno della sua istituzione ad oggi, gli scopi della Fondazione sono rimasti i medesimi ossia
approfondire le tematiche inerenti alla sofferenza, favorire lo sviluppo delle ricerca scientifica, coordinare e
promuovere gli studi sul dolore al fine di colmare le carenza in questo settore, promuovere la conoscenza e
la comunicazione sociale sul tema del dolore cronico, una malattia tanto diffusa quanto ignorata. Dal 2009,
con il patrocinio delle maggiori istituzioni nazionali e internazionali, ISAL organizza annualmente la Giornata
Cento Città contro il Dolore. Per dare un primo supporto a chi soffre e indirizzare verso i centri di cura del
dolore regionali, ISAL ha attivato il numero verde 800 10 12 88 attivo da lunedì al venerdì, dalle ore 10.00
alle 13. William Raffaeli Presidente di Fondazione ISAL 31 agosto 2016 © Riproduzione riservata
01/09/2016
Pag. 54 Ed. Asti
diffusione:159940
tiratura:227480
Il mal di testa cronico? Dipende da una molecola
ALESSANDRO MONDO
In Italia affligge in forma cronica due milioni di persone sugli otto-dieci che ne soffrono periodicamente (800
mila solo in Piemonte). Ora l'emicrania persistente - tale da compromettere la qualità della vita, dal lavoro al
tempo libero - ha un segreto in meno: è l'eccessiva concentrazione nel sangue delle adipochine, molecole
di natura proteica prodotte dal tessuto adiposo e in grado di regolare l'attività del sistema immunitario, il
peso corporeo, i processi infiammatori, persino la resistenza all'insulina; dato che i recettori per le
adipochine sono localizzati in diverse aree cerebrali coinvolte nella regolazione del dolore e della cefalea, la
stimolazione prolungata di queste strutture contribuisce in modo rilevante al mantenimento del dolore
emicranico cronico. La scoperta
Questa, in sintesi, la scoperta ottenuta a seguito di uno studio svolto a Torino su un campione di 60
persone - metà emicranici cronici e metà sani - da parte del gruppo di ricerca della prima Clinica
Neurologica universitaria delle Molinette coordinato dai professori Lorenzo Pinessi e Innocenzo Rainero.
Un lavoro importante perchè ha fatto cadere uno dei molti veli che tuttora avvolgono l'emicrania persistente:
non un disturbo ma una vera e propria malattia, la forma più invalidante del mal di testa, che può colpire dal
3 al 4% della popolazione adulta, si manifesta prevalentemente nelle donne e è caratterizzata da una
cefalea pressoché continua talora associata a nausea e vomito. Casi in aumento
Praticamente un incubo. A maggior ragione, considerato che i meccanismi responsabili dell'emicrania
cronica sono molteplici e non ancora indagati a fondo: dai fattori di rischio genetico a condizioni di stress
passando per lo stile di vita, in particolare se sedentaria, gli «inneschi» non si contano. Anche l'abuso di
farmaci, con le dipendenze del caso, può rappresentare una concausa. Disturbi correlati
Quanto ai risultati, è stato calcolato che i pazienti che fanno ricorso ad un Centro cefalee presentano, in
circa il 40% dei casi, questa malattia. Altro dato: i soggetti affetti da emicrania cronica possono sviluppare
depressione dell'umore, disturbi d'ansia, ipertensione arteriosa ed aumento del peso corporeo. Se è per
questo, la ricerca suggerisce che il paziente possa presentare un' alterazione di numerose altre funzioni,
quali la risposta immunitaria e la risposta all'insulina (il principale regolatore del metabolismo corporeo).
Da qui il ricorso sempre più frequente, ma non sempre risolutivo, a strutture sanitarie specializzate: con i
costi sociali ed economici conseguenti. Nuove prospettive
Una vera piaga, negli ultimi anni esasperata da ritmi di vita sempre più frenetici, che sovente si manifesta
come la degenerazione di emicranie leggere e periodiche erroneamente sottovalutate. In quest'ottica lo
studio rappresenta una svolta sotto diversi punti di vista: in primis quello terapeutico. Stando al gruppo di
ricerca, il controllo delle alterazioni metaboliche, tramite farmaci specifici e di nuova generazione ma anche
seguendo uno stile di vita sano, può migliorare in modo significativo il dolore cronico e le disabilità correlate
all'emicrania persistente.
Non ultimo, quello della funzione del tessuto adiposo: non un deposito di sostanze grasse, come si è
pensato per anni, ma un insieme funzionalmente attivo e capace di produrre sostanze preziose per il nostro
organismo. BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 01/09/2016
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In Italia colpite due milioni di persone
02/09/2016
Pag. 10 N.36 - 9 settembre 2016
diffusione:89782
tiratura:165049
Farmaci
Ecco la nuova morfina
Un antidolorifico, forte come la morfina ma più sicuro. Sembra, infatti, che non inneschi gli effetti collaterali
generalmente provocati dagli oppioidi. A metterlo a punto è stato un team internazionale di scienziati che
lavora all'università di San Francisco (Usa). Il nuovo composto, chiamato Pzm21, è stato per ora testato su
topi da laboratorio nel corso di uno studio pubblicato sulla rivista "Nature". I ricercatori hanno scoperto che
attiva nel cervello un processo molecolare che sopprime il dolore ma, a differenza della morfina, non
provoca l'alterazione del ritmo respiratorio.
TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 02/09/2016
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LE BUONE NOTIZIE DELLA SALUTE
02/09/2016
Pag. 42 N.36 - 9 settembre 2016
diffusione:89782
tiratura:165049
MAL DI SCHIENA GLI INSOLITI SOSPETTI...
La spina dorsale può dare problemi per motivi anche molto lontani da ciò che si pensa comunemente. Ecco
quali
al di schiena? Non sempre la causa va ricercata in uno strappo, in uno sforzo eccessivo o in un movimento
brusco. «E opinione condivisa che il mal di schiena abbia genesi multifattoriale» afferma il dottor Giuseppe
Santoro, chirurgo ortopedico all'Humanitas research hospital di Rozzano (Milano). Che cosa significa? Che
alcuni di questi fattori sono insospettabili, ma tutti hanno molto a che fare con lo stile di vita che adottiamo.
Eccoli. La troppi a Lo sport fa bene allo spirito e al corpo, ma non bisogna abusarne. Attività più
traumatiche di altre, come la corsa per esempio, potrebbero essere causa di dolori lombari. * «Vale per tutti
i comportamenti che adottiamo durante la giornata, quindi anche per l'attività fisica: esagerare è sempre
una scelta controproducente», avverte l'esperto. Gli abiti molto stretti Scarpe troppo alte o troppo basse,
jeans attillati, biancheria intima (molto) contenitiva o indumenti di una taglia inferiore che costringono il
corpo, possono essere causa di dolore alla parte bassa della schiena. * Perché? «Limitano la gamma di
movimenti della colonna vertebrale» sostiene il dottor Santoro. «L'eccessiva compressione, poi, potrebbe
influire negativamente sul funzionamento dei muscoli lombari e addominali, esponendo la schiena a
possibili contratture». IL CONSIGLIO DELL'ORTOPEDICO Alcune persone preferiscono indossare abiti più
piccoli della propria taglia. In realtà, scegliere indumenti comodi non solo ci fa sentire più liberi nei
movimenti, ma aiuta a tenere lontano un possibile mal di schiena. IL CONSIGLIO DELL'ORTOPEDICO
Sarebbe bene prediligere attività sportive più salutari per la schiena, come quelle aerobiche. Il nuoto è uno
sport completo, ma possono andare bene anche camminate con passo controllato e movimenti non
bruschi. In generale, però, per praticare qualsiasi attività fisica è bene munirsi delle giuste attrezzatture e
dell'abbigliamento più adeguato, per non incorrere in infortuni o acciacchi di sorta. Se ci si fa male, meglio
consultare uno specialista ortopedico, soprattutto se il dolore non scompare nell'arco di pochi giorni di
riposo. Potrebbe essere necessaria una terapia ad hoc. Eansia eccessiva Che alcuni stati emotivi possano
trovare espressione nel corpo è cosa nota. Pochi, però, sanno che ansia e depressione possono essere
responsabili di disagi anche alla colonna vertebrale. * A sostenerlo è uno studio pubblicato sulla rivista
"Pain", che rivela che chi ha a che fare con un malessere della psiche rischia fino a 1,6 volte in più di
ritrovarsi bloccato da un dolore lombare. «Ansia e depressione creano tensioni muscolari, rendendo i
movimenti meno fluidi e più rigidi. Questo potrebbe causare dolori alla schiena» conferma il dottor Santoro.
IL CONSIGLIO DELL'ORTOPEDICO Quando si ha a che fare con questi problemi, che hanno motivazioni
psichiche, è bene intraprendere un percorso con un esperto, come uno psichiatra o uno psicoterapeuta, per
indagare le motivazioni profonde che le originano. Oltre ad avere risvolti positivi sul disagio
ansiosodepressivo che si vive, si potranno riscontrare miglioramenti anche sulla postura e sulla colonna
vertebrale. # non fa bene David Rogers e Grahame Brown, due medici che da anni curano i dolori alla
colonna al Royal orthopedic hospital di Birmingham (Gb), hanno appena pubblicato un libro, "Backto life". •
II male che affligge il 12% della popolazione, sostengono i due ortopedici, non troverebbe tutto il beneficio
che si crede grazie ai massaggi, alle fisioterapie o alle terapie alternative come l'agopuntura, per esempio.
Il perché è presto detto: le lombalgie, secondo i due esperti, sono principalmente il risultato di un
cambiamento avvenuto tra il cervello e il sistema nervoso, v' E allora, che fare? Intraprendere una terapia
biopsicosociale. Vale a dire stare alla larga da situazioni stressanti, prestare più attenzione al modo di
respirare, lenire le tensioni, riacquistare fiducia in se stessi e non dare importanza a quello che gli altri
pensano di noi. Stare seduti a lungo sul divano o in poltrona a guardare serie Tv, a giocare con il tablet o a
leggere un libro, è una tentazione a cui a volte è difficile resistere. Soprattutto quando siamo molto stanchi,
o annoiati. Ma, è bene saperlo: uno dei motivi del mal di schiena potrebbe risiedere proprio nella fossetta
TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 02/09/2016
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Salute / COLONA VERTEBRALE
02/09/2016
Pag. 42 N.36 - 9 settembre 2016
diffusione:89782
tiratura:165049
TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 02/09/2016
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
che abbiamo creato sedendoci al solito posto. * «Mentre tentiamo di rilassarci in una posizione che
crediamo comoda, involontariamente, potremmo procurarci uno squilibrio muscolare che genera
sovraccarichi alla parte bassa della colonna con conseguente dolore. Situazione che ha maggiore
probabilità di verificarsi se in passato abbiamo già avuto lombalgie» spiega il dottor Santoro. IL
CONSIGLIO DELL'ORTOPEDICO Dovremmo adottare il prima possibile comportamenti che prevedano
una buona "igiene posturale". Ossia fare esercizi che mirino a rinforzare i muscoli paravertebrali lombari e
addominali. Attività quali pilates, yoga e nuoto sono molto indicate a raggiungere questo scopo. Si sa: il
vizio delle bionde non è salutare. Fa male alla pelle e potrebbe far ammalare diverse parti del nostro
organismo come per esempio cuore, polmoni e sistema circolatorio. Pochi, però, sanno che fumare
potrebbe essere causa anche del mal di schiena, come ha rivelato uno studio apparso sulla rivista "Human
brain mapping". * Perché? «Fumare causa una minore ossigenazione dei tessuti. Situazione che potrebbe
contribuire a una maggiore difficoltà nella contrazione e nel successivo rilasciamento del muscolo» afferma
il dottor Santoro. La conseguenza? Aumenta il rischio di dolore cronico alla colonna. Alcune malattie E se il
mal di schiena fosse spia del fatto che qualcosa non funziona più come dovrebbe nel nostro organismo? *
«Potrebbe celare situazioni problematiche riguardanti altri organi» avverte il dottor Santoro. Quali? «Se si
hanno problemi allo stomaco, come gastriti, infezioni alle vie urinarie, il dolore potrebbe riflettersi sulla
colonna vertebrale. Lo stesso succede in situazioni più importanti, come un aneurisma dell'aorta
addominale o tumori delle pelvi o dell'apparato respiratorio». IL CONSIGLIO DELL'ORTOPEDICO Se si
abbandona questo vizio si abbassano le probabilità di rischio di tumore, si riducono le possibilità di soffrire
di malattie cardiovascolari e i tessuti, con il tempo, beneficiano di una migliore ossigenazione. Ora si
aggiunge una motivazione in più: finirla con le sigarette, tiene alla larga anche il mal di schiena. IL
CONSIGLIO DELL'ORTOPEDICO La prima cosa da fare quando si ha mal di schiena è parlarne con il
proprio medico di base. Una volta che lui avrà visto la persona e ascoltato i sintomi che riferisce, potrà
indirizzarla verso l'iter diagnostico più appropriato.
Foto: OLI ECCESSI SONO SEMPRE DA EVITARE: QUESTO
Foto: UNO SPORT INADATTO PER CHI HA MAL DI SCHIENA
Foto: NON FARE AUTODIAONOSI E NON PRENDERE FARMACI DI PROPRIA INIZIATIVA CONTRO IL
DOLORE Con la consulenza del dottor Giuseppe Santoro. chirurgo ortopedico, esperto in chirurgìa
protesica presso l'Humanitas research hospital dì Razzano (Mi). HANNO EFFETTI NEGATIVI SU TUTTI )
TESSUTI DEL CORPO