Il 26% degli italiani ha dolori cronici
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Il 26% degli italiani ha dolori cronici
28/08/2016 Pag. 17 Ed. Bologna diffusione:226066 tiratura:334292 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato MUSCOLI E SCHELETRO/LA GUIDA SALUTE E BENESSERE/A CURA DI A. MANZONI & C. Il 26% degli italiani ha dolori cronici La schiena, il capo, il collo e le articolazioni, principalmente il ginocchio. Queste le zone in cui si localizza il dolore cronico muscolo scheletrico, che interessa il 26% degli italiani, con una percentuale che sale al 74% se si considera la fascia tra i 60 e gli 80 anni. Più colpiti, oltre agli anziani, le donne e in generale le persone a reddito medio basso. Per favorire un cambio di paradigma, far sì cioè che non sia più considerato sintomo di una malattia, ma esso stesso una patologia, da trattare secondo percorsi diagnostico terapeutici definiti con team multidisciplinari, la nuova società scientifica Guida (Società italiana per la gestione unificata e interdisciplinare del dolore muscoloscheletrico e dell'algodistrofia), ha presentato delle proposte. Anche in termini di spesa sanitaria, l'impatto del dolore muscolo scheletrico è importante. Il costo arriva al 2,3% del Pil, cumulando costi diretti (circa 1.400 euro annui a paziente) e indiretti (4.557 euro annui a paziente). TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 29/08/2016 5 30/08/2016 Sito Web QS - QuotidianoSanita.it Fratture vertebrali. La vertebroplastica precoce riduce il dolore È quanto emerge dallo studio VAPORE pubblicato su The Lancet. "Il tempo è essenziale - spiega William Clark del St. George Private Hospital di Kogarah, nel Nuovo Galles del Sud in Australia - infatti la finestra delle opportunità per il trattamento dei pazienti affetti da dolore severo a causa di recenti fratture osteoporotiche, è abbastanza stretta". 30 AGO - (Reuters Health) - Nei pazienti con fratture vertebrali osteoporotiche acute di durata inferiore a sei settimane, l'intervento di vertebroplastica sembra essere efficace nel ridurre il dolore. È quanto emerge dallo studio VAPORE pubblicato su The Lancet. "Il tempo è essenziale - spiega William Clark del St. George Private Hospital di Kogarah, nel Nuovo Galles del Sud in Australia - infatti la finestra delle opportunità per il trattamento dei pazienti affetti da dolore severo a causa di recenti fratture osteoporotiche, è abbastanza stretta". La vertebroplastica è spesso utilizzata per le fratture osteoporotiche sintomatiche, ma la tempistica ottimale è controversa; secondo molti clinici si dovrebbe intervenire solo in pazienti con dolore che persiste dopo che la frattura è guarita. Lo studio Clark e il suo gruppo hanno confrontato la procedura di vertebroplastica con una procedura placebo in uno studio randomizzato di 120 pazienti di età superiore ai 60 anni con fratture dolorose osteoporotiche di durata inferiore alle sei settimane. La riduzione media del livello di dolore era maggiore nel gruppo trattato con vertebroplastica rispetto al gruppo di controllo con placebo a tutti i tempi considerati e anche i punteggi di disabilità sono migliorati in misura maggiore nel gruppo vertebroplastica rispetto al gruppo placebo dopo i giorni 1,3 e 6. Inoltre il gruppo con vertebroplastica ha utilizzato meno farmaci analgesici e ha avuto una degenza più breve rispetto al gruppo controllo. A 6 mesi, la perdita di altezza vertebrale è stata del 27% nel gruppo vertebroplastica rispetto al 63% del gruppo placebo. Sono stati soprattutto i pazienti con fratture toracolombari ad avere i maggiori benefici. TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 31/08/2016 15 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Edizioni regionali 31/08/2016 Pag. 2 Ed. Pistoia Montecatini diffusione:82175 tiratura:111836 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato ASSISTENZA ONCOLOGICA PIU' SPECIALISTI PER I PAZIENTI DEL TERRITORIO La Società della salute «investe» su Ant MIGLIORARE i servizi domiciliari per i malati oncologici ma anche per tutti quei pazienti che soffrono di patologie croniche ed hanno bisogno di assistenza continua e specializzata. Con questo obiettivo la Società della Salute di Pistoia ha attivato una convenzione con l'associazione Ant, da più di vent'anni attiva nel territorio con specialisti e volontari nel settore delle cure palliative e del sostegno psicologico. «Il pubblico senza il sostegno del mondo del volontariato non può soddisfare tutte le richieste - ha spiegato il direttore della Società della salute Daniele Mannelli - Per questo, anche su questo particolare aspetto dell'assistenza, ci siamo voluti appoggiarev all'Ant che da anni si occupa di dare sollievo a famiglie che devono lottare contro la malattia». «Si tratta di una programmazione a lungo termine - ha aggiunto Samuele Bertinelli, presidente della Società della Salute - Un modo per incrementare i servizi già presenti sul territorio e farli accordare. L'aspettativa di vita è sempre più lunga e le istituzioni hanno il dovere di rispondere in maniera sempre più concreta alle richieste degli utenti che devono poter vivere con dignità anche situazioni come queste». A lavorare insieme saranno nel dettaglio, Benedetta Leoni direttore sanitario dell'Ant e il dottor Luca Lavacchi referente dell'Asl per le cure palliative. Le loro rispettive equipè fatte di infermieri, medici, psicologi e anche nutrizionisti collaboreranno e verranno attivati per sipsondere alle chiamate delle tante famiglie che si trovano a dover affrontare la malattia di un loro caro o il suo fine vita. «Solo in questi mesi del 2016 abbiamo già assistito 400 famiglie - commenta Lavacchi - I numeri crescono di anno in anno e questo vuol dire che il servizio funziona ed è apprezzato. Grazie alla collaborazione con Ant riusciremo a gestire le chiamate sul territorio ed a garantire ad esempio una copertura notturna che da soli era impossibile da prevedere». «Si tratta di un riconoscimento importante per la nostra associazione - conclude Silvia Leoni - In questo modo possiamo confrontarci con il mondo istituzionale e migliorare i servizi che già garantiamo ai cittadini». TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 31/08/2016 5 31/08/2016 Sito Web QS - QuotidianoSanita.it Giornata Cento Città contro il Dolore . L'ottava edizione il 1° ottobre. "Colpiti 13 mln di italiani. Ma conoscenza su cure è scarsa" L'evento, che si celebrerà in 135 città italiane e estere, con il supporto di medici, volontari e di 35 associazioni nazionali e internazionali, è organizzato è dalla Fondazione ISAL per sensibilizzare la cittadinanza sul tema del dolore cronico e offrire a chi soffre informazioni sulle cure disponibili. 31 AGO - Secondo gli ultimi dati del Rapporto del Consiglio dell'U.E. sulle malattie croniche e sul ruolo del dolore, in Europa la prevalenza del dolore cronico è compresa tra il 16% e il 46 % con una media del 24%; ciò significa che circa 80 milioni di europei sono affetti da dolore cronico moderato-grave. In Italia questa prevalenza raggiunge il 26% della popolazione: 13 milioni di persone soffrono di dolore, di queste il 40% non è a conoscenza di centri specialistici ai quali rivolgersi per il trattamento del problema presentato seppur un 90% delle sindromi dolorose preveda una cura da cui trarre giovamento. In media, le persone colpite da dolore cronico vivono in uno stato di sofferenza continua per più di 7 anni e per un quinto di loro questo periodo si estende ad oltre 20 anni; in questa drammatica condizione di vita quotidiana, che ne altera ogni dimensione fisica e psichica, chi soffre di dolore cronico si trova spesso abbandonato nel suo vagare alla ricerca di una possibile cura: il primo punto di riferimento, ossia medico di famiglia, solo nel 31% dei casi sa indirizzare il paziente verso i centri di terapia per il dolore. La conoscenza dei centri specializzati per la cura del dolore resta ancor oggi troppo scarsa: il 22% delle persone colpite da dolore, o vicine ad una persona che ne soffre, afferma di non aver mai ricevuto alcun orientamento verso una cura adeguata (dati osservatorio ISAL 2015, in press). Non perfetta appare dunque la situazione a 6 anni dall'approvazione della legge 38/10; inadempienze sono visibili anche da parte degli stessi centri di terapia del dolore di primo livello (Spoke) ove i clinici non indirizzano gli utenti che ne hanno necessità verso i centri Hub per effettuare procedimenti più complessi. Nonostante l'incremento nell'uso dei farmaci oppiacei dal 2009 (anno della sua detabellazione) ancora oggi si osservano seri pregiudizi, sia da parte dei medici che degli utenti adulti, nell'utilizzo quotidiano di tali medicinali in malattie che non siano oncologiche; solo il 26% delle persone che soffrono di dolore cronico ha sperimentato infatti trattamenti con medicinali della categoria degli oppiacei, mentre i farmaci antiinfiammatori e antidolorifici generici restano in cima alla lista delle terapie, nonostante i rilevanti effetti collaterali riscontrati nel 25% dei casi (dati osservatorio ISAL 2015, in press). Questi dati evidenziano come sia necessario oggi aumentare l'impegno per incrementare l'assestamento stabile di una consapevolezza dei cittadini sulla necessità di ottenere una cura per il proprio stato di sofferenza, e nei clinici che questo obbligo non deriva in primis dalla legge ma dalla cognizione del dolore quale malattia a cui nessuno può sottrarre diagnosi e cura ad libitum. Non esiste infatti un dolore più tollerabile di un altro ed è per questa ragione necessario che la cultura della terapia del dolore si assesti nel nostro Paese quale elemento ordinario in ogni setting di cura. Il dolore ci segnala, come i canarini nelle miniere dell'800, il rischio di un'insufficiente attenzione alla voce della gente che soffre, rivelandosi un campanello d'allarme che mostra una scarsità di qualità nei processi di umanizzazione dei servizi da parte del nostro SSN. Per questi motivi la Fondazione ISAL rilancia con urgenza un appello: riconoscere nel diritto a non soffrire un esempio di qualità di ogni servizio sanitario. Durante la Giornata Cento Città contro il Dolore, nelle piazze delle principali città italiane ed europee volontari e medici saranno a disposizione delle persone per svolgere consulenze mediche gratuite, dare informazioni sul dolore cronico e sulle possibilità di trattamento e di cura, e far conoscere l'esistenza dei tanti centri di terapia del dolore sparsi sul nostro territorio nazionale. Oltre alle piazze Cento Città contro il Dolore coinvolge strutture sanitarie nazionali ed estere all'interno delle quali viene svolta una campagna informativa con la presenza di banchetti, stand e attraverso l'organizzazione di eventi, convegni, incontri aperti con l'utenza, open-day e visite gratuite presso gli ambulatori di terapia del dolore. La Giornata Cento Città contro il Dolore sarà presentata in conferenza TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 01/09/2016 27 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Edizioni regionali 31/08/2016 Sito Web QS - QuotidianoSanita.it TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 01/09/2016 28 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato stampa venerdì 23 settembre, alle 10,00, presso la Biblioteca del Senato della Repubblica "Giovanni Spadolini", alla presenza di esperti del mondo della cultura, della medicina, della ricerca, della politica e dell'amministrazione pubblica. Chi siamo. ISAL nasce nel 1993 come Istituto di Formazione e Ricerca in Scienze Algologiche con lo scopo di promuovere la formazione medica e la ricerca sul tema del dolore cronico. Grazie ai suoi corsi, ISAL è stata la prima scuola in Italia e una delle prime in Europa dedita alla formazione post-laurea per lo studio del dolore. Dall'esperienza dell'Istituto ISAL nel 2007 nasce la Fondazione ISAL per promuovere la ricerca nell'ambito della terapia del dolore oltre che la comunicazione sociale. Dall'anno della sua istituzione ad oggi, gli scopi della Fondazione sono rimasti i medesimi ossia approfondire le tematiche inerenti alla sofferenza, favorire lo sviluppo delle ricerca scientifica, coordinare e promuovere gli studi sul dolore al fine di colmare le carenza in questo settore, promuovere la conoscenza e la comunicazione sociale sul tema del dolore cronico, una malattia tanto diffusa quanto ignorata. Dal 2009, con il patrocinio delle maggiori istituzioni nazionali e internazionali, ISAL organizza annualmente la Giornata Cento Città contro il Dolore. Per dare un primo supporto a chi soffre e indirizzare verso i centri di cura del dolore regionali, ISAL ha attivato il numero verde 800 10 12 88 attivo da lunedì al venerdì, dalle ore 10.00 alle 13. William Raffaeli Presidente di Fondazione ISAL 31 agosto 2016 © Riproduzione riservata 01/09/2016 Pag. 54 Ed. Asti diffusione:159940 tiratura:227480 Il mal di testa cronico? Dipende da una molecola ALESSANDRO MONDO In Italia affligge in forma cronica due milioni di persone sugli otto-dieci che ne soffrono periodicamente (800 mila solo in Piemonte). Ora l'emicrania persistente - tale da compromettere la qualità della vita, dal lavoro al tempo libero - ha un segreto in meno: è l'eccessiva concentrazione nel sangue delle adipochine, molecole di natura proteica prodotte dal tessuto adiposo e in grado di regolare l'attività del sistema immunitario, il peso corporeo, i processi infiammatori, persino la resistenza all'insulina; dato che i recettori per le adipochine sono localizzati in diverse aree cerebrali coinvolte nella regolazione del dolore e della cefalea, la stimolazione prolungata di queste strutture contribuisce in modo rilevante al mantenimento del dolore emicranico cronico. La scoperta Questa, in sintesi, la scoperta ottenuta a seguito di uno studio svolto a Torino su un campione di 60 persone - metà emicranici cronici e metà sani - da parte del gruppo di ricerca della prima Clinica Neurologica universitaria delle Molinette coordinato dai professori Lorenzo Pinessi e Innocenzo Rainero. Un lavoro importante perchè ha fatto cadere uno dei molti veli che tuttora avvolgono l'emicrania persistente: non un disturbo ma una vera e propria malattia, la forma più invalidante del mal di testa, che può colpire dal 3 al 4% della popolazione adulta, si manifesta prevalentemente nelle donne e è caratterizzata da una cefalea pressoché continua talora associata a nausea e vomito. Casi in aumento Praticamente un incubo. A maggior ragione, considerato che i meccanismi responsabili dell'emicrania cronica sono molteplici e non ancora indagati a fondo: dai fattori di rischio genetico a condizioni di stress passando per lo stile di vita, in particolare se sedentaria, gli «inneschi» non si contano. Anche l'abuso di farmaci, con le dipendenze del caso, può rappresentare una concausa. Disturbi correlati Quanto ai risultati, è stato calcolato che i pazienti che fanno ricorso ad un Centro cefalee presentano, in circa il 40% dei casi, questa malattia. Altro dato: i soggetti affetti da emicrania cronica possono sviluppare depressione dell'umore, disturbi d'ansia, ipertensione arteriosa ed aumento del peso corporeo. Se è per questo, la ricerca suggerisce che il paziente possa presentare un' alterazione di numerose altre funzioni, quali la risposta immunitaria e la risposta all'insulina (il principale regolatore del metabolismo corporeo). Da qui il ricorso sempre più frequente, ma non sempre risolutivo, a strutture sanitarie specializzate: con i costi sociali ed economici conseguenti. Nuove prospettive Una vera piaga, negli ultimi anni esasperata da ritmi di vita sempre più frenetici, che sovente si manifesta come la degenerazione di emicranie leggere e periodiche erroneamente sottovalutate. In quest'ottica lo studio rappresenta una svolta sotto diversi punti di vista: in primis quello terapeutico. Stando al gruppo di ricerca, il controllo delle alterazioni metaboliche, tramite farmaci specifici e di nuova generazione ma anche seguendo uno stile di vita sano, può migliorare in modo significativo il dolore cronico e le disabilità correlate all'emicrania persistente. Non ultimo, quello della funzione del tessuto adiposo: non un deposito di sostanze grasse, come si è pensato per anni, ma un insieme funzionalmente attivo e capace di produrre sostanze preziose per il nostro organismo. BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 01/09/2016 12 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato In Italia colpite due milioni di persone 02/09/2016 Pag. 10 N.36 - 9 settembre 2016 diffusione:89782 tiratura:165049 Farmaci Ecco la nuova morfina Un antidolorifico, forte come la morfina ma più sicuro. Sembra, infatti, che non inneschi gli effetti collaterali generalmente provocati dagli oppioidi. A metterlo a punto è stato un team internazionale di scienziati che lavora all'università di San Francisco (Usa). Il nuovo composto, chiamato Pzm21, è stato per ora testato su topi da laboratorio nel corso di uno studio pubblicato sulla rivista "Nature". I ricercatori hanno scoperto che attiva nel cervello un processo molecolare che sopprime il dolore ma, a differenza della morfina, non provoca l'alterazione del ritmo respiratorio. TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 02/09/2016 15 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato LE BUONE NOTIZIE DELLA SALUTE 02/09/2016 Pag. 42 N.36 - 9 settembre 2016 diffusione:89782 tiratura:165049 MAL DI SCHIENA GLI INSOLITI SOSPETTI... La spina dorsale può dare problemi per motivi anche molto lontani da ciò che si pensa comunemente. Ecco quali al di schiena? Non sempre la causa va ricercata in uno strappo, in uno sforzo eccessivo o in un movimento brusco. «E opinione condivisa che il mal di schiena abbia genesi multifattoriale» afferma il dottor Giuseppe Santoro, chirurgo ortopedico all'Humanitas research hospital di Rozzano (Milano). Che cosa significa? Che alcuni di questi fattori sono insospettabili, ma tutti hanno molto a che fare con lo stile di vita che adottiamo. Eccoli. La troppi a Lo sport fa bene allo spirito e al corpo, ma non bisogna abusarne. Attività più traumatiche di altre, come la corsa per esempio, potrebbero essere causa di dolori lombari. * «Vale per tutti i comportamenti che adottiamo durante la giornata, quindi anche per l'attività fisica: esagerare è sempre una scelta controproducente», avverte l'esperto. Gli abiti molto stretti Scarpe troppo alte o troppo basse, jeans attillati, biancheria intima (molto) contenitiva o indumenti di una taglia inferiore che costringono il corpo, possono essere causa di dolore alla parte bassa della schiena. * Perché? «Limitano la gamma di movimenti della colonna vertebrale» sostiene il dottor Santoro. «L'eccessiva compressione, poi, potrebbe influire negativamente sul funzionamento dei muscoli lombari e addominali, esponendo la schiena a possibili contratture». IL CONSIGLIO DELL'ORTOPEDICO Alcune persone preferiscono indossare abiti più piccoli della propria taglia. In realtà, scegliere indumenti comodi non solo ci fa sentire più liberi nei movimenti, ma aiuta a tenere lontano un possibile mal di schiena. IL CONSIGLIO DELL'ORTOPEDICO Sarebbe bene prediligere attività sportive più salutari per la schiena, come quelle aerobiche. Il nuoto è uno sport completo, ma possono andare bene anche camminate con passo controllato e movimenti non bruschi. In generale, però, per praticare qualsiasi attività fisica è bene munirsi delle giuste attrezzatture e dell'abbigliamento più adeguato, per non incorrere in infortuni o acciacchi di sorta. Se ci si fa male, meglio consultare uno specialista ortopedico, soprattutto se il dolore non scompare nell'arco di pochi giorni di riposo. Potrebbe essere necessaria una terapia ad hoc. Eansia eccessiva Che alcuni stati emotivi possano trovare espressione nel corpo è cosa nota. Pochi, però, sanno che ansia e depressione possono essere responsabili di disagi anche alla colonna vertebrale. * A sostenerlo è uno studio pubblicato sulla rivista "Pain", che rivela che chi ha a che fare con un malessere della psiche rischia fino a 1,6 volte in più di ritrovarsi bloccato da un dolore lombare. «Ansia e depressione creano tensioni muscolari, rendendo i movimenti meno fluidi e più rigidi. Questo potrebbe causare dolori alla schiena» conferma il dottor Santoro. IL CONSIGLIO DELL'ORTOPEDICO Quando si ha a che fare con questi problemi, che hanno motivazioni psichiche, è bene intraprendere un percorso con un esperto, come uno psichiatra o uno psicoterapeuta, per indagare le motivazioni profonde che le originano. Oltre ad avere risvolti positivi sul disagio ansiosodepressivo che si vive, si potranno riscontrare miglioramenti anche sulla postura e sulla colonna vertebrale. # non fa bene David Rogers e Grahame Brown, due medici che da anni curano i dolori alla colonna al Royal orthopedic hospital di Birmingham (Gb), hanno appena pubblicato un libro, "Backto life". • II male che affligge il 12% della popolazione, sostengono i due ortopedici, non troverebbe tutto il beneficio che si crede grazie ai massaggi, alle fisioterapie o alle terapie alternative come l'agopuntura, per esempio. Il perché è presto detto: le lombalgie, secondo i due esperti, sono principalmente il risultato di un cambiamento avvenuto tra il cervello e il sistema nervoso, v' E allora, che fare? Intraprendere una terapia biopsicosociale. Vale a dire stare alla larga da situazioni stressanti, prestare più attenzione al modo di respirare, lenire le tensioni, riacquistare fiducia in se stessi e non dare importanza a quello che gli altri pensano di noi. Stare seduti a lungo sul divano o in poltrona a guardare serie Tv, a giocare con il tablet o a leggere un libro, è una tentazione a cui a volte è difficile resistere. Soprattutto quando siamo molto stanchi, o annoiati. Ma, è bene saperlo: uno dei motivi del mal di schiena potrebbe risiedere proprio nella fossetta TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 02/09/2016 16 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Salute / COLONA VERTEBRALE 02/09/2016 Pag. 42 N.36 - 9 settembre 2016 diffusione:89782 tiratura:165049 TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 02/09/2016 17 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato che abbiamo creato sedendoci al solito posto. * «Mentre tentiamo di rilassarci in una posizione che crediamo comoda, involontariamente, potremmo procurarci uno squilibrio muscolare che genera sovraccarichi alla parte bassa della colonna con conseguente dolore. Situazione che ha maggiore probabilità di verificarsi se in passato abbiamo già avuto lombalgie» spiega il dottor Santoro. IL CONSIGLIO DELL'ORTOPEDICO Dovremmo adottare il prima possibile comportamenti che prevedano una buona "igiene posturale". Ossia fare esercizi che mirino a rinforzare i muscoli paravertebrali lombari e addominali. Attività quali pilates, yoga e nuoto sono molto indicate a raggiungere questo scopo. Si sa: il vizio delle bionde non è salutare. Fa male alla pelle e potrebbe far ammalare diverse parti del nostro organismo come per esempio cuore, polmoni e sistema circolatorio. Pochi, però, sanno che fumare potrebbe essere causa anche del mal di schiena, come ha rivelato uno studio apparso sulla rivista "Human brain mapping". * Perché? «Fumare causa una minore ossigenazione dei tessuti. Situazione che potrebbe contribuire a una maggiore difficoltà nella contrazione e nel successivo rilasciamento del muscolo» afferma il dottor Santoro. La conseguenza? Aumenta il rischio di dolore cronico alla colonna. Alcune malattie E se il mal di schiena fosse spia del fatto che qualcosa non funziona più come dovrebbe nel nostro organismo? * «Potrebbe celare situazioni problematiche riguardanti altri organi» avverte il dottor Santoro. Quali? «Se si hanno problemi allo stomaco, come gastriti, infezioni alle vie urinarie, il dolore potrebbe riflettersi sulla colonna vertebrale. Lo stesso succede in situazioni più importanti, come un aneurisma dell'aorta addominale o tumori delle pelvi o dell'apparato respiratorio». IL CONSIGLIO DELL'ORTOPEDICO Se si abbandona questo vizio si abbassano le probabilità di rischio di tumore, si riducono le possibilità di soffrire di malattie cardiovascolari e i tessuti, con il tempo, beneficiano di una migliore ossigenazione. Ora si aggiunge una motivazione in più: finirla con le sigarette, tiene alla larga anche il mal di schiena. IL CONSIGLIO DELL'ORTOPEDICO La prima cosa da fare quando si ha mal di schiena è parlarne con il proprio medico di base. Una volta che lui avrà visto la persona e ascoltato i sintomi che riferisce, potrà indirizzarla verso l'iter diagnostico più appropriato. Foto: OLI ECCESSI SONO SEMPRE DA EVITARE: QUESTO Foto: UNO SPORT INADATTO PER CHI HA MAL DI SCHIENA Foto: NON FARE AUTODIAONOSI E NON PRENDERE FARMACI DI PROPRIA INIZIATIVA CONTRO IL DOLORE Con la consulenza del dottor Giuseppe Santoro. chirurgo ortopedico, esperto in chirurgìa protesica presso l'Humanitas research hospital dì Razzano (Mi). HANNO EFFETTI NEGATIVI SU TUTTI ) TESSUTI DEL CORPO