Eutanasia (la dolce morte) una parola a molti
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Eutanasia (la dolce morte) una parola a molti
Eutanasia (la dolce morte) una parola a molti sconosciuta, il cui significato nasconde risvolti morali, psicologici, legali e affettivi. Argomento attuale e spinoso, sul quale è sembrato doveroso chiarire alcuni concetti fondamentali, senza tuttavia prendere alcuna posizione al riguardo. Cominciamo con il chiarire alcuni termini, spesso usati senza conoscerne a fondo i significati. L’eutanasia consiste nel determinare o nell’accelerare la morte mediante il diretto intervento del medico, utilizzando farmaci letali, come barbiturici o cloruro di potassio. L’astensione terapeutica indica la morte del malato, determinata o accelerata dall’astensione del medico dal compiere degli interventi che potrebbero prolungare la vita stessa. Il suicidio assistito indica l’atto mediante il quale un malato si procura una rapida morte grazie all’assistenza del medico, il quale prescrive i farmaci necessari al suicidio e consiglia il paziente riguardo alle modalità d’assunzione. In tal caso, viene a mancare l’intervento diretto del medico. Il testamento biologico è l’atto formale con il quale una persone esprime in anticipo il desiderio di non essere curato o di ricevere la morte in presenza di una malattia a decorso incurabile. In Italia, l’eutanasia ( in tutte le forme, anche in quelle del suicidio assistito), è vietata. E’ punita dal codice penale come omicidio del consenziente (art. 579) e d’istigazione o aiuto al suicidio (art. 580) con pena da sei a quindici anni. Nonostante questo la morte dolce è molto richiesta e praticata più di quanto si voglia ammettere. Infatti, da uno studio condotto dalla Fondazione Florian, risulta che il 39% dei medici ha ricevuto richieste da pazienti, in stadio terminale, per essere aiutati a morire. Lo stesso ministro della Sanità Umberto Veronesi ha espresso la delicatezza di questo tema affermando: « Come medico ho il compito di prolungare al massimo la vita. Tuttavia, come cittadino mi rendo conto che il problema esiste. Tanto vale parlarne e non considerarlo un tabù. Io non ho mai avuto occasione di praticarla, però capisco che in molti casi può essere quasi un atto di carità». Il Papa, in occasione del Giubileo dei medici cattolici, ha affermato la sua posizione: « Al cattolico non è mai lecito farsi complice di un presunto diritto all’aborto o all’eutanasia». Sua Santità ha rivolto un appello ai medici affinché offrano il loro apporto per assicurare all’umanità condizioni di salute migliori, sempre rispettando la dignità e la sacralità della vita Il dibattito, in Italia, è iniziato nell’autunno 1997 quando l’associazione torinese EXIT ha fatto parlare di se’ con una campagna per il riconoscimento giuridico di un «testamento biologico». Lo schema di disegno di legge per la legalizzazione dell’eutanasia e del suicidio assistito, prevede cinque articoli, dei quali riportiamo i passi più indicativi. Art. 1 1. Non è punibile il medico, regolarmente abilitato che agevola o provoca la morte di un paziente alle seguenti condizioni: a. la persona ha richiesto espressamente di morire b. a giudizio di un medico, la persona, al momento della richiesta, era nel pieno possesso delle proprie facoltà mentali. c. A giudizio di due medici regolarmente iscritti all’albo, almeno uno dei quali non deve essere il medico curante del paziente, l’interessato si trovi in una delle seguenti situazioni: stato di malattia terminale stato estremo di sofferenza fisico o mentale. L’età minima per presentare la richiesta di cui al comma 1 è stabilita in 16 anni, salvo che, al giudizio del medico, la persona che la presenta non possa essere ritenuta giuridicamente capace a tali fini. Art. 2 La richiesta di cui all’articolo 1 può esser verbale o scritta. Nel caso la richiesta si riferisca ad eventi futuri, può essere inserita in un documento sottoscritto davanti ad un notaio o ad altro pubblico ufficiale. Art. 3 L’immunità prevista dall’art. 1 si estende alle altre persone che hanno fornito i mezzi per l’eutanasia o il suicidio assistito e a chiunque abbia collaborato all’intervento, sotto la direzione del medico. L’EUTANASIA NEL MONDO OLANDA: L’Olanda dispone della legislazione più tollerante in materia. Infatti, l’eutanasia non è punibile. Di fronte a ripetute richieste del paziente di «staccare la spina», il medico olandese avvia una complessa procedura che prevede anche la compilazione di un questionario di 50 domande, poi può effettuare l’iniezione letale. OREGON : E’ l’unico stato americano che, dal 1994, ha una legge che consente ai medici di prescrivere farmaci letali ad ammalati terminali. La legge è rimasta inapplicata per una serie di ricorsi fino allo scorso ottobre, quando la Corte Suprema ha stabilito che, pur non essendo l’eutanasia un diritto costituzionale, i singoli stati possono permetterla. INGHILTERRA : Oltre la metà dei medici inglesi vogliono una legge che consenta il suicidio assistito. Nel settembre scorso, il Royal College of Pediatrics and Child Health, sostenendo la liceità dell’eutanasia ai bimbi nati con malformazioni letali, ha stilato un codice di regole per i pediatri. AUSTRALIA : L’argomento eutanasia trova qui un certo consenso. Infatti, la regione del Northern Territory, che gode di una certa autonomia legislativa, ha avuto per quasi due anni una legge che legittimava la morte dolce. Poi la normativa è stata abrogata dal Parlamento nel ’97 dopo che ne avevano usufruito già 4 persone. DANIMARCA : Dal 1992 vige una normativa che consente a ciascuno di manifestare anticipatamente la volontà di non essere curato. Il Living Will obbliga il medico solo in caso di malati terminali. In tal caso, anche in assenza di dichiarazione anticipata di volontà, il medico è autorizzato a sospendere le cure e a somministrare forti dosi d’analgesici, anche se la somministrazione può anticipare la morte. ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITA’ (OMS) Nel documento «Health 21» ha affermato che «Le scelte dell’individuo devono essere messe al centro nella decisione del morire». Nika