IL CREATO SPECCHIO DELLA BELLEZZA DIVINA Vorrei

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IL CREATO SPECCHIO DELLA BELLEZZA DIVINA Vorrei
IL CREATO SPECCHIO DELLA BELLEZZA DIVINA
Vorrei innanzitutto testimoniare ancora una volta il mio affetto per Parma sono stato
posso dire in quasi tutte le città italiane ma a Parma sono venuto tante volte quando ero
residente a Milano ho avuto occasione di parlare alla vostra università di parlare
all’interno della chiesa della steccata diversi momenti eventi diversi di tipo culturale e
ho avuto occasione più di una volta di parlare all’interno di questa cattedrale cosa che
faccio anche oggi però, devo confessare, sempre con emozione, emozione per la
bellezza del contesto in cui le mie parole cadono, emozione anche per l’affetto che
ricevo da voi a partire dal vostro vescovo, dal vescovo di Reggio Emilia che è qui
presente con il suo ausiliare dalle autorità ma anche da tutta questa folla di persone che
considero amiche che in questo sabato pomeriggio nonostante lo splendore della
stagione inatteso sono qui a riflettere insieme su un tema estremamente vasto come
l’universo, come il creato, dalle molteplici iridescenze, sfumature, dai molteplici
percorsi.
E allora il titolo IL CREATO SPECCHIO DELLA BELLEZZA DIVINA che mi è stato
assegnato io ho pensato di svolgerlo in maniera piuttosto libera tenendo conto della
dimensione culturale, nel senso più ampio del termine, sappiamo che la categoria
cultura nei nostri giorni non è più quella del 700 cioè cultura, quando si invento il
termine in tedesco, l’attività intellettuale alta ormai è una categoria antropologica che
passa attraverso tutta la coscienza dell’uomo nei confronti del suo dire del suo riflettere.
Ebbene farò anche questa dimensione ma la voglio condurre alla luce di quel grande
codice della nostra cultura che è pur sempre la Bibbia.
Le scritture ebraico cristiane.
Vorrei proporvi perciò una riflessione molto semplice che vorrei distribuire in quattro
punti cardinali ideali, tanto per stare nell’immagine del’orizzonte, ma vorrei prima di far
passare questi quattro punti vorrei iniziare con una sorta di abside, fondale, cioè invitare
tutti voi per un momento chiudendo idealmente gli occhi fisici ad affacciarci
sull’universo, tra l’altro curiosamente sapete che gli scienziati ora preferiscono un’altra
espressione che ancor più ci impressiona, parlano di MULTIVERSO. Perchè si
ipotizzano più universi rispetto a quello già così immenso che sembra contenerci con in
un grembo.
Io vorrei che ci fosse un po’ ancora nell’interno di noi uomini molto concreti ormai
anche disincantati non più legati ai ritmi della natura persone che sono vincolate alla
tecnica, all’industria e alle città, all’urbanizzazione, ci fosse ancora un fremito di
meraviglia, di contemplazione, di stupore, in una giornata per esempio come questa, ma
anche in una giornata in cui la città di Parma viene contemplata attraverso il velo
lattiginoso della nebbia, avere quell’atteggiamento, e ________________ ce lo
ricordava in maniera veramente folgorante diceva “l’umanità perirà non per mancanza
di meraviglie, ma perirà per mancanza di meraviglia” non sarà più capace di stupirsi di
nulla, sarà biecamente chino sul piacere, potere, possesso e che la contemplazione di un
Pascal, per esempio, che si stupisce vedendo gli spazi siderali e scoprendo questo tenue
fuscello, questa canna che però è pensante cioè l’uomo, oppure se si vuole anche per un
momento un invito a quelli come me che amano la musica classica provate per esempio,
se avete occasione, ad ascoltare, “La Creazione” di _________ con quell’inizio
straordinario dal caos di una modulazione infinita di suoni irrompe solare quel DO
maggiore che è quasi l’incipit assoluto della creazione. Ecco la creazione è anche
cantata oppure prendere tra le mani il Salmo 8, leggerlo, che è anche preghiera ed è un
canto notturno, “Laddove il poeta contempla le stelle che sono nel cielo, i cieli, la luna,
intesse un canto sull’uomo” ed è questa la cosa più sorprendente. Creatura minima
all’interno di questi spazi giganteschi che Dio però, curioso questo, ha creato con
l’opera delle sue dita, non delle mani, che è linguaggi comune nella Bibbia si dice
creato i cieli con l’opera delle sue dita quasi fosse un ricamo, un merletto, un cesello. E
al tempo stesso come Pascal scoprire che questa creatura fragilissima e minima è però
investita da Dio di una dignità regale, e vedremo anche questo tema.
Fatta questa premessa sul tema della contemplazione, dello stupore, del silenzio di
fronte alla natura proviamo ad entrare in questi quattro punti cardinali.
Il primo, lo intitolo così per convenzione, ma naturalmente se dovessi sviluppare il
titolo dovrei come hanno fatto molti teologi dovrei scrivere un volume intero LA
TEOLOGIA DELLA CREAZIONE, DEL CREATO. E io qui vorrei soltanto
fermarmi ad un versetto della Bibbia, il versetto proprio di apertura. In principio il
famoso inizio assoluto c’è un verso che parla della creazione, l’inizio assoluto della
creazione con una frase che in ebraico è anche rimata: “________________” è una cosa
essenziale, un suono molto omogeneo … Dio in principio disse “sia la luce” e la luce fu.
Ecco vedete qual è l’elemento fondamentale, io qui non entro su una questione fisica
della luce o meno, entro su una questione teologica, la creazione avviene attraverso una
parola, la creazione è una musica è un evento sonoro, se dobbiamo parlare del mistero
credo che una delle vie più alte in assoluto è proprio la via della musica del suono, Dio
disse: “ed ecco che dal silenzio del nulla sboccia la creazione” questo è un tema che tra
l’altro attraversa anche altre religioni, altre culture per esempio, nell’interno dei
__________ che sono uno dei testi sacri della religione indiana c’è la rappresentazione
della creazione in una maniera sorprendentemente vicina a questo asserto della Genesi
la creazione non è frutto come insegnavano le culture mitologiche mesopotamiche della
lotta intradivina, il negativo e il positivo, il Dio acquatico, che è il Dio che attenta allo
splendore della creazione come il mare e la terra ferma rappresentata dal Dio positivo
non è neppure una fatica un lavoro la creazione invece è un ordine divino, una parola. E
la parola noi sappiamo è uno strumento di comunicazione la parola in sé è ciò che
permette in questo momento di stare insieme un’ora e stare insieme con una comunione,
una comunicazione, ebbene nell’interno di questo libro sacro indiano si immagina che
all’inizio Dio chiamato _ sia un suono, il suono esplode e si sfrangia in tanti suoni
minori che lentamente si cristallizzano e danno origine agli alberi, ai fiumi, alle acque,
ai monti, agli animali, e così via a tutto il creato e alla fine uno di questi frammenti di
suono dà origine all’uomo. Ma l’uomo che caratteristica ha? L’uomo può parlare, può
cantare, ed ecco per questo che loda Dio, risponde a Dio e così si chiude il ciclo della
creazione. Ecco vedete la creazione per ciò è vista all’interno della Bibbia come una
rivelazione, è un messaggio non è quindi una realtà da esaminare soltanto fisicamente
direi neppure filosoficamente come un dato ontologico un dato reale è qualcosa di più
profondo è un dato che ha un senso. Tanto è vero che Cardinale Danielù, questo famoso
teologo del secolo scorso francese, aveva coniato quell’espressione che era la
rivelazione aperta a tutti anche quelli che non sono qui in questa cattedrale come
credenti, quelli che non lo sono partecipano di questa stessa rivelazione che sto dicendo
io ma anche quelli che sono fuori tutti hanno la possibilità di avere una coscienza di
rivelazione cosmica, naturale, e qui voi tutti potete immaginare che sarebbe
indispensabile riuscire a leggere il Salmo 19, questo canto al sole che diventa poi canto
della Legge, della Bibbia, vedete perché sono insieme? Perché si canta prima il sole?
Sole che sta correndo che sta compiendo il suo ciclo, che si immagina sul suo cocchio
come un eroe, come uno sposo che esce dal suo talamo, il talamo della notte, perché lo
si unisce alla Torà, poi subito dopo, alla seconda parte del Salmo, alla parola di Dio?
Parola che è luminosa. Proprio perché due sono le rivelazioni, due sono le parole che
Dio ci rivolge, la prima è quella che c’è nel mondo, nel creato per cui noi non
consideriamo il creato, legittimamente anche lo consideriamo così, come un fenomeno
fisico lo consideriamo, anche come un fenomeno metafisico trascendente. I cieli narrano
la gloria di Dio e l’opera delle sue mani annuncia il firmamento, il giorno - la notte - ne
trasmette notizia, è un dialogo è una musica silenziosa è stato detto da un commentatore
di questo Salmo ma è un messaggio. Quando nel giorno di pentecoste, ___________ per
gli ebrei, la festa delle settimane, gli ebrei celebrano il loro culto sinagogale cantano un
inno che è molto curioso, questo inno dice nella sostanza “tra cielo e terra è distesa una
pergamena su questa pergamena Dio ha scritto le sue parole, e la pergamena è aperta a
tutti perché è fuori non è in sinagoga e gli uomini cosa devono fare? Devono staccare il
calamo, la ___________ della penna, dalla natura, dall’arbusto, per scrivere il loro
Alleluia lodate Dio, lodate il Signore, questa prima concezione, l’unica tra le mille
possibili che io vorrei fare attorno, teologica, la teologia della natura, la teologia del
creato come parola, parola potente, efficace, divina, parola che ha un senso solo che
dobbiamo avare in ogni caso gli occhi purificati, l’orecchio capace di cogliere
quest’armonia segreta, tra parentesi non dimentichiamo, come comincia il Nuovo
Testamento idealmente comincia ancora così: ________________ “in principio c’era la
parola” la parola era Dio, era presso Dio ed era Dio, tutto è stato fatto per mezzo della
parola e senza di esso nulla è stato fatto di ciò che esiste. Vedete ancora una volta la
stessa concezione, esiste un LOGOS che si esprime attraverso la parola e si esprimerà
attraverso Gesù Cristo nella storia ma, questa sarà la seconda rivelazione quella della
Torà per gli Ebrei e quella del Vangelo per i cristiani. Ecco perché abbiamo una
sacralità ideale della natura tra l’altro, tra parentesi adesso mi viene in mente un tema
che spesso cito quando parlo del prologo di Giovanni di questo inno stupendo col suo
avvio “in principio era il verbo” noi ricordiamo nel Faust di Goethe tutta la fatica che fa
il Faust per tradurre quel LOGOS ha quattro traduzioni, logos da ________ “parola”,
ma dice no è qualcosa di più nella creazione e allora dice in principio c’era ________ la
potenza, perché lì si vede anche pensiamo la potenza della natura, pensiamo la natura
nel suo mistero come misterioso è Dio, ma dice ancora c’è qualcosa di più che
dobbiamo scoprire dice in principio c’era __________ il senso il significato, e poi alla
fine qui c’è un’ambiguità a dire il vero nel Faust mentre in realtà è profondamente
biblica anche la quarta traduzione non satanica in principio c’era ___________ l’atto,
l’azione quella parola è anche atto in ebraico un unico termine da _________ indica
contemporaneamente parola e azione e atto.
Ecco allora questo primo punto cardinale che io vorrei infiggere nella nostra mappa
ideale perché ci faccia riscoprire ancora la bellezza, la grandezza di questa rivelazione
che è la rivelazione cosmica.
Secondo punto cardinale, qui entriamo un po’ anche nel titolo, in una parte del titolo, la
seconda parte, ed è questo l’ESTETICA DELLA CREAZIONE, la consapevolezza
che esiste l’essere creato e l’essere anche bello essere e bellezza si incrociano voi sapete
che se prendete la Bibbia trovate che c’è quella frase che viene ripetuta sette volte “e
Dio vide che era ____________”. __________ vuol dire in ebraico, si usa 731 volte
nell’Antico Testamento, vuol dire contemporaneamente buono, bello, utile io direi che
si potrebbe veramente far prevalere la traduzione bello per una ragione Dio sta creando
come un artista abbiamo detto con la parola e quando vede che fioriscono, sbocciano le
sue opere mirabili egli vede guarda e se tu guardi una cosa vedi che è bella ne vedi la
qualità estetica prima di tutto poi l’assapori poi la tocchi e scopri che è anche buona la
senti la interloquisci ma la prima cosa vide che era bello e io penso che tutto questo è
nell’interno di una sorta di cabala che c’è nel capitolo I della Genesi nel capitolo della
creazione che è tutto intessuto su una simbolica numerica e questa simbolica numerica è
ritmata su quale numero il 7, i 7 giorni della creazioni, bene abbiamo 7 giorni, 7
sappiamo è il numero della pienezza della perfezione della bellezza, è un numero
estetico, tutta la creazione viene fatta ogni giorno con l’uso di 7 formule diverse. 7 volte
abbiamo il verbo ________ creare, 35 (7x5) volte abbiamo il nome di Dio ________, 21
volte (3x7) abbiamo l’espressione terra-cielo, il primo versetto la prima frase è
composta da 7 parole ebraiche, la seconda frase da 14 parole (7x2). Riuscite a capire
perciò che c’è nell’interno di questa visione dove attraverso questa mistica delle cifre la
consapevolezza che esiste una dimensione estetica del creato. Una dimensione di
armonia, di perfezione e questa armonia è quella che ti permette una delle grandi vie
teologiche. Vie per parlare di Dio quella che, poi vedremo anche l’uomo sa declinare
anche l’uomo sa creare la via _____________ la via della bellezza per parlare d Dio lo
dice la Bibbia con una frase che è fulminante illuminante sapienza capitolo 13 versetto 5
“dalla grandezza e bellezza delle creature anologos per analogia , gradino per gradino, si
contempla il creatore”, la via _________ una via in ascesa come il sogno di Giacobbe
bel capitolo 28 della Genesi quando Abetel sogna la scala sulla quale corrono gli angeli
di Dio. Uno scrittore ha usato un’immagine molto suggestiva “e che cos’è
quest’immagine della scale di Giacobbe? È la scala che gli angeli hanno lasciato sulla
terra, è la scala musicale per cui le note che si mettono sulla scala musicale sono ancora
gli angeli che continuano a parlarci di Dio. Il creato, stando al libro della sapienza, che è
un libro di dialogo interculturale perché è un libro scritto probabilmente ad Alessandria
d’Egitto dagli ebrei, scritto in greco col tentativo di dialogare col mondo Platonico che
tanto amava la bellezza ecco il desiderio di dire l’estetica c’è nel creato, purtroppo
questa estetica, questa affresca può essere sfregiato dall’uomo ma esiste e da lì si
potrebbe procedere per ascendere fino al creatore, all’autore. In questo senso ci ha
aiutato anche Cristo, ha intrecciato questi primi due punti cardinali, sono intrecciati tra
di loro perché l’estetica conduce al divino d'altronde io mi sto interessando molto nel
dialogo tra fede e arte ma fede e arte sono sorelle tra di loro, la fede e l’arte autentiche
diciamo non le pseudo rappresentazioni idolatriche della fede oppure le degenerazioni
dell’arte. _____________ grande pittore non aveva esitazione quando diceva, che lui
non era particolarmente credente, l’arte non ha il compito di rappresentare il visibile ma
l’invisibile che è nel visibile” e questa alla fine è anche la teologia, per questo dicevo
questi due temi si incrociano tra di loro fede e arte, teologia ed estetica.
Un grande teologo come _____________ ha insegnato come sia necessaria, lui l’ha
fatto in una maniera molto sofisticata, penetrare in profondità anche su questa strada e
dicevo, e concludo, Gesù ci ha ininterrottamente questa via, Gesù è stato un predicatore
affascinante molto diverso da noi ecclesiastici che spesso parliamo sopra le vostre teste,
Cristo parlava partendo dai piedi partiva dalla terra coi semi dalla spiaggia il mare i
pesci partiva dalla moneta perduta nel terriccio di una casa partiva dagli animali partiva
anche dalle case nostre coi figli difficili i magistrati inerti la corruzione le vicende
quotidiane di ogni tipo e da lì saliva al regno di Dio e vedete che la sua era una via
perché parlava in maniera affascinante, quindi qualità estetica delle parabole, e
ascendeva, ho appena ricevuto un commento appena uscito alle parabole di Gesù,
commento che per uscire a commentare queste parabole perché è difficile identificare la
parabola, la metafora espansa, il paragone sviluppato, ecc. si arriva a cifre più alte
rispetto alle 35 di base che di solito si propongono. Ebbene ci sono 1600 pagine per
riuscire a commentare ciò che Cristo affidava all’immediatezza, alla bellezza delle sue
parole, voi tutti avete in mente quel passo del capitolo 7 di Giovanni in cui i sacerdoti
un giorno decidono di far tacere queste voce che da fastiDio e mandano la loro polizia
privata ad arrestare Gesù e questa gente semplice torna, torna e i sacerdoti li guardano e
dicono “ma, non ce l’avete condotto?” e quelli rispondono con molta sapienza
sostanzialmente “la parola non si arresta”, rispondono “mai un uomo ha parlato come
parla quest’uomo” cioè le mani sono cadute difronte alla forza della parola e alla
bellezza della parola.
Terzo punto cardinale: è quello che intitolerei così: L’ANTROPOLOGIA DEL
CREATO perché la Bibbia non ha dubbi, il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del
suolo e soffiò nelle sue narici una ____________, alito di vita (non è una traduzione
felice) quindi prima di tutto noi siamo materia la Bibbia non ha nessun imbarazzo a
risaltare la corporeità a differenza del mondo greco, la corporeità è un valore l’interesse
per le cose materiali per il mondo, per le cose quindi anche creature, fa parte della
natura perché noi abbiamo una fraternità con la natura e la natura ha una sororità con
noi però c’è qualcosa di più. Noi, prima di tutto, siamo legati parentalmente al creato,
tanto è vero che il nostro nome è lo stesso nome della terra almeno per la Bibbia, noi ci
chiamiamo Adamo, Adamo = uomo in ebraico, sapete da cosa deriva la radice, la radice
è il color ocra, il colore dell’argilla, noi abbiamo lo stesso colore della terra, la stessa
materia, fraternità dicevo, ma dall’altra parte ecco che qui entra un’altra componente
che ci permetterà di sviluppare questa antropologia anche in un’altra dimensione c’è
però questa ___________ che non è l’anima per la Bibbia l’anima l’hanno anche gli
animali.
___________è una cosa che hanno solo l’uomo e Dio, è una specie di filo diretto che ci
unisce che esce dalla nostra interiorità, e l’__________________ è spiegata bene in uno
dei nostri proverbi in cui si dice che è una lampada del Signore, una fiaccola che
illumina le profondità del cuore e del ventre dell’uomo al di là dell’immagine barocca si
riesce a capire bene che siamo in presenza di una rappresentazione della coscienza,
autocoscienza e della coscienza etica morale, Dio è l’uomo soltanto hanno
_____________________. Quindi vedete che allora a questo punto noi siamo sopra
l’uomo ha una sua dignità ulteriore e la Bibbia va avanti e dice questa dignità viene
espressa attraverso la funzione sulla la quale purtroppo poi spesso l’uomo ha
degenerato. Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza e domini sui pesci, gli
uccelli, il bestiame selvatico, le bestie domestiche e i rettili, domini ma _______ è il
verbo regale; l’uomo ha la funzione di luogotenente di Dio nella creazione è investito da
Dio di una funzione regale e qui ecco questa funzione regale come deve essere
espletata? Genesi 2,15 lo collocò sulla terra perché la coltivasse e la custodisse,
coltivare e custodire, qui c’è tutto quello che noi chiamiamo la scienza, tutto quello che
noi chiamiamo arte, la creatività dell’uomo nella natura, nel creato e qui abbiamo tra
l’altro nell’ebraico, bisogna fare tante volte riferimento all’originale perché l’originale è
molto più significativo che non le traduzioni, le traduzioni sono pallide la Belle enfidele
è infedele sempre la traduzione diceva un grande stuDioso francese, ci sono due verbi
per indicare coltivare e custodire che sono ___________ e _____________ che in
ebraico vogliono dire anche: __________ è il verbo del culto quindi anche della
preghiera, della liturgia e ____________ è il verbo che viene indicato normalmente
anche per osservare la legge il verbo della morale: i verbi dell’alleanza con Dio.
Quindi vedete che io lavorando nella terra ho un’alleanza con la terra un legame
profondo religioso che mi è stato dato da Dio una missione ma qui la nostra
antropologia gloriosa subisce un duro colpo ed è questo l’altro aspetto che dobbiamo
considerare l’uomo però libero, l’unica creatura libera può anche decidere anziché
essere il sovrano diventare un tiranno. La Bibbia registra questa devastazione
ambientale la registra quest’armonia infranta con la nostra sorella che umiliamo che
sfregiamo, basti ascoltare le parole che voi tutti sapete di Genesi 3, 17-19 “maledetto sia
il suolo per causa tua con dolore trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita spine e
cardi produrrà per te col sudore del tuo volto mangerai il pane finché non ritornerai alla
terra da cui sei stato tratto perché polvere tu sei e in polvere tornerai”.
Vedete l’armonia si è infranta. Questa nostra sorella si ribella non vuole più maltrattata
com’è dall’uomo libero che cade nel peccato, la pagina del peccato originale cioè del
peccato radicale ebbene questa terra in un certo senso si ribella all’uomo si rifiuta di
essere insieme, di dare i suoi doni, guardate soltanto, se questo autore avesse scritto ai
nostri giorni probabilmente avrebbe usato non l’immagine del deserto avete sentito che
sotto c’è l’immagine della steppa spine e cardi, che è il deserto che lui aveva di fronte,
avrebbe usato immagini connesse ad esempio all’uso perverso che può esserci delle
energie del creato pensiamo anche la questione nucleare cioè la natura ad un certo
momento da se stessa si ribella. C’è una bellissima parabola nel mondo musulmano
islamico che parla della creazione in questi termini. Dio sta creando il mondo crea il
mondo come un grande giardino, l’idea del paradiso terreste, mette l’uomo e all’uomo
dice guarda ogni volta che tu commetterai un atto iniquo contro la terra e contro te
stesso e tuo fratello io lascerò cadere sul giardino del creato un granello di sabbia. E gli
uomini, che sono cattivi in questo racconto, dissero ma che cosa è mai un granello di
sabbia nello splendore di questo giardino in cui siamo immersi e allora allegramente
cominciarono a violentare la terra e colpire i fratelli e Dio con la sua promessa continua
a far cadere granelli di sabbia ed è per questo, continua questa parabola, che i deserti
continuano ad avanzare sulla faccia della terra.
Al di là della parabola voi riuscite a capire come anche tante volte questa degenerazione
dell’ambiente nasce proprio da una immoralità dell’uomo.
Quarto e ultimo punto cardinale: L’ESCATOLOGIA DEL CREATO abbiamo parlato
della teologia, dell’estetica la bellezza del creato, dell’antropologia, l’uomo che è
nell’interno fratello della terra signore della terra.
Non si parla tanto della fine del mondo ma del fine del mondo e della storia che è
un’altra cosa. Non è solo l’esplosione, non è tanto anche se si usano immagini
apocalittiche il messaggio è escatologico, dare un messaggio sul fine qual è la meta e
qui io vi inviterei a leggere con pazienza magari con qualche riga di commento sotto il
capitolo ottavo della lettera ai romani, il capolavoro di Paolo (non dimentichiamo mai,
questo è un po’ un atto di accusa nelle chiese, non dimentichiamo che Paolo non ha
scritto per noi teologi se voi vedete la titolazione iniziale dice ____________________
“tutti quelli che in Roma sono amati da Dio” cioè tutti i cristiani il ché vuol dire che i
cristiani di allora dovevano sforzarsi di conoscere le profondità di Dio e della propria
fede con grande fatica e serietà. Ebbene provate a leggere il capitolo ottavo soprattutto
dai versetti 19 in avanti Paolo sta parlando del fine, della storia e dell’essere e
dell’esistere, e quest’approdo ultimo quest’estuario ha questo estuario non giungere
soltanto noi uomini e donne giungerà anche tutto il creato tutta la creazione, la quale
durante la storia la terra il creato alza il capo guardando quell’orizzonte ultimo (la
creazione - traduco - alza la testa in attesa della rivelazione dei figli di Dio) attende di
essere liberata lei stessa dalla schiavitù, la schiavitù della corruzione del male che noi
abbiamo seminato nella terra per entrare nella libertà dei figli di Dio, ed allora qui c’è
un guizzo poetico di Paolo, Paolo ricorre ad un’immagine la creazione è, noi la
sentiamo quasi gemere, c’è un gemito, un gemito cosmico, ed è il gemito però fecondo
delle doglie del parto, ed usa due verbi greci che sono ___________ che è il verbo del
dolore lacerante prima del parto e poi ______________ che è il dolore delle doglie
quando il momento è giunto. Prima e dopo però evidentemente questo dolore, che vuol
dire anche la sofferenza del limite, del limite creaturale, del limite anche del male della
storia dell’umanità e dell’essere. Ha però non come meta il nulla, il vuoto, ha come
meta la generazione, è un parto fecondo, ecco perché l’Apocalisse canta come
redenzione ultima non solo la nostra redenzione ma anche cieli nuovi e terra nuova. E
questa è una visione significativa molto cara alla teologia orientale per esempio per cui
la salvezza è anche cosmica è anche corporea di fatti noi la domenica quando si
celebrerà la liturgia i fedeli, senza badarci magari, professeranno la loro fede della
resurrezione della carne, non nell’immortalità dell’anima come avrebbe detto un greco e
per questo che allora e concludo la mia riflessione.
Vorrei concludere quasi stringendo alcuni fili su questo discorso sui quattro punti ripeto
il punto della teologia, dell’estetica, dell’antropologia e dell’escatologia. Concludo
dicendo che la Bibbia ci ricorda la nostra religione ebraico-cristiana ma io direi anche la
stessa visione culturale più compiuta, ci ricorda che il creato non può essere letto solo in
maniera meramente scientista, grandi scienziati non sono mai tecnici soltanto, i grandi
scienziati, pensate Einstein hanno bisogno anche delle formulazioni di carattere
filosofico per poter parlare del tempo e dello spazio. Come fai a parlare del multiverso
solo in termini meramente sperimentali? Ecco allora la natura non è da leggere in
maniera meramente materialistica noi non siamo un grumo di cellule soltanto, siamo
anche, il mondo non è soltanto tanti grumi di atomi, il fisicismo non spiega se non
parzialmente la creazione, l’ambiente in cui siamo immersi. Secondo la Bibbia però, la
nostra visione, anche una visione culturale direi, non accetta neppure però un
ecopanteismo ove Dio e l’uomo si dissolvono in una sorta di cosmolatria panica in cui
c’è una confusione una sorta di groviglio oscuro come un po’ insegna una certa
tradizione indiana l’uomo è il creato sono distinti, l’uomo nel creato può fare meraviglie
così che continuano lo splendore del creato così come può fare anche orribili periferie
può fare anche inquinamenti di ogni generi. Non è un unico grande grembo divino in
cui ci perdiamo. Terzo però la Bibbia anche ci insegna che non è possibile leggere il
creato e noi stessi soltanto in chiave spiritualistica solo spiritualistica, la nostra è una
religione dei corpi, è una religione cosmica anche storica e cosmica ed è a questo punto
che allora finisco così come ho cominciato. Vi ho invitato ad adottare una delle vie di
conoscenza che è la via della contemplazione. È la via estetica è la via spirituale è la via
anche teleologica. Noi non abbiamo un unico canale di conoscenza che è quello
scientifico che è quello razionale. Abbiamo altri canali. Quando qui c’è una persona
innamorata che guarda il volto della donna che ama o dell’uomo che ama lo guarda solo
cercando solo di identificare la struttura cerebrale o la struttura ossea e delle varie
composizioni della fisionomia, pensa che è soltanto una questione di pelle, epidermide,
derma, ecc. evidentemente no. Guarda quel volto e scopre un’infinta serie di messaggi
che tra l’altro come diceva Pascal si esprimono tacendo, i due innamorati nella fede
come in amore i silenzi sono più eloquenti delle parole perché i due innamorati quando
si amano veramente e hanno esaurito tutto il bagaglio delle parole si guardano e
tacciono si guardano negli occhi. E quel linguaggi è più profondo delle parole, della
grammatica delle parole, ecco allora la contemplazione. E allora finirò immaginando
due persone che contemplano e contemplano in maniera diversa a loro modo
ritrovandosi. Voglio evocare qui, fare idealmente passare davanti a voi, un credente ma
scienziato, credente un po’ a suo modo ma scienziato, e dall’altra parte un credente puro
limpido, completo.
Cominciamo con lo scienziato è il padre della scienze moderna insieme a Galileo cioè
Newton, scrive non so che immagine abbia di me il mondo ma io mi vedo come un
bambino che gioca sulla riva del mare e di tanto in tanto si diverte a scoprire un ciottolo
più levigato o una conchiglia più bella del solito ma davanti a lui si estende ancora
inesplorato l’immenso oceano della verità.
E vedete che qui lo scienziato non è più il calcolatore, si calcola sulla conchiglia, ma
dall’altra parte la sua è contemplazione dell’infinito segreto dell’essere, la
contemplazione che è conoscenza e dall’altra parte scelgo il mondo ebraico, il mondo
degli __________ questa corrente ebraica mistica del 700 che ancor sopravvive un po’.
La loro canzone si chiama la canzone TU = Dio
La strofa che vi leggo per finire è la strofa di contemplazione nel mondo del TU di DIO
Uno col quale entrerai in contratto TU pronome personale non forza oscura, non
groviglio fato, non energie cosmiche segrete.
Dovunque io vada Tu
Dovunque io sosti Tu
Solo Tu
Ancora Tu
Sempre Tu
Cielo Tu
Terra Tu
Dovunque giro e ammiro Tu
Solo Tu
Ancora Tu
Sempre Tu