Vento Largo 10

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Vento Largo 10
Vento largo (dieci)
Ogni racconto ha bisogno di una fine, oltre che di un inizio. E il racconto dell'umanità si alimenta da
sempre al mito di un'apocalisse gloriosa. In realtà nessuno verrà a salvarci, dovremo pensarci da soli.
Magari con l'invincibile impulso alla curiosità,vero marchio dell'indipendenza mentale. (Ian McEwan,
Blues della fine del mondo)
Anche Vento largo va in vacanza, ma ci rivedremo dopo l’estate: il prossimo appuntamento è per il 21
settembre con un nuovo concerto di Forensic and the Navigators (che ormai sono la house band di Zig
Zag) e molto altro ancora. A tutti, buon viaggio.
(libri) Richard Ford, Lo stato delle cose, Feltrinelli
Giunge a conclusione la trilogia imperniata sulla figura di Frank Bascombe, personaggio che era già al
centro di Sportswriter e di Independence Day. Su uno scenario tipicamente springsteeniano, il New Jersey,
Richard Ford dipinge la realtà quotidiana fatta di amore e morte, case e famiglie, felicità e malinconia,
illustrando parola dopo parola come viviamo oggi. Una lunga, intensa e accorata ballata. Un capolavoro.
(dischi) Ry Cooder, I, Flathead, Nonesuch
Un’altra grande trilogia è quella che Ry Cooder ha dedicato alla California e alle sue trasformazioni: dopo
Chavez Ravine e My Name Is Buddy è il momento conclusivo con I, Flathead, un nuovo, caleidoscopico
viaggio nelle musiche di confine, ma con una grande cuore rock’n’roll che sigla una delle poche, vere e
articolate opere di ricerca degli ultimi anni. Eccellenti tutti i musicisti coinvolti, a partire dallo storico Jim
Keltner, che contribuisce non poco alla sostanza dei ritmi.
(libri) Mario Rigoni Stern, Le vite dell’altipiano, Einaudi
Il nostro piccolo omaggio al “sergente della neve”: per ricordarlo e magari per cominciare a scoprirlo e a
riscoprirlo non c’è niente di meglio che questa splendida antologia di racconti che si leggono tutti d’un
fiato, piccoli quadri con l’amatissimo paesaggio al centro. La montagna, gli alberi, i sentieri, un cielo per
tutte le “stagioni”: la poesia della semplicità, l’eleganza dell’etica e della coerenza.
(libri) Abraham B. Yehoshua, Fuoco amico, Einaudi
Daniela intraprende un viaggio verso l’Africa, in memoria della sorella e lascia in Israele marito, figli e
bambini. E’ la prima volta che parte sola e ricordi, emozioni, rimpianti e passioni si accavallano, a partire
dalla tragedia di un nipote ucciso dal “fuoco amico”. Un grande romanzo che, raccontala storie di
ascensori, caserme, giovani e vecchi amanti con il calore di un ritmo a cui il lettore si adatta senza
esitazioni.
(libri) Magda Szabò, Via Katalin, Einaudi
"Perdere la giovinezza è terribile, non per ciò che viene tolto, ma per qualcosa che viene dato. Non è la
saggezza, né la serenità, né la lucidità, né la pace. È la consapevolezza che l'insieme si è dissolto": forse è
tutto in questa frase il senso ultimo del romanzo Magda Szabó. La perdita della gioventù coincide, per il
nugolo di protagoniste di Via Katalin, con le tragedie della storia europea che riga per riga diventano un
grido di dolore. Lucido e lirico.
(libri) Joyce Carol Oates, La figlia dello straniero, Mondadori
La versione della “strada” secondo Joyce Carol Oates mette una madre (Rebecca) accanto al figlio (Niley)
è quella di una partenza continua in fuga dalla violenza che la tormenta in tutte le forme e che sembra
essere endemica a quel grande e informe paese che è l’America. Joyce Carol Oates tratteggia una nuova,
bellissima storia “americana” che conferma, nel caso ancora ce ne fosse bisogno, la grandezza di questa
scrittrice.
(dischi) Willie Dixon, Giant of Blues, Blues Boulevard
Nel passaggio tra le prime forme della musica afroamericana e il rock’n’roll, Willie Dixon è stato
fondamentale per aver modificato sensibilmente alcuni aspetti ritmici del blues e, proprio in quella
direzione, per aver introdotto un modello di songwriting già più evoluto e moderno. Con tutte le note e
una piccola e sintetica biografia di inclusa, qui c’è la sostanza primordiale di quel territorio che sta proprio
tra le radici e il rock’n’roll.
(dischi) The Byrds, Live at Royall Albert Hall, 1971, Sundazed
Dal songbook dylaniano ai classici della tradizione musicale americana, i Byrds sfavillanti come non mai
in questo bellissimo reperto dal vivo che mostra l’essenza di un suono particolarissimo e geniale nato
proprio dentro le dodici corde di Roger McGuinn (ma senza dimenticare David Crosby) e poi
tramandatosi attraverso Tom Petty e i R.E.M. fino a diventare un classico: chitarre cristalline per sogni da
rock’n’roll star.
(dischi) Whiskeytown, Strangers Almanac, Universal
Non è da tutti sciogliersi all’indomani di un capolavoro come Strangers Almanac. Ma Ryan Adams è una
delle poche genialità del rock’n’roll degli ultimi anni e la versione deluxe è imperdibile e splendida nel
cogliere le distanze tra lui e gli Whiskeytown (chiarissima nella divisione tra i due CD): quello era un
gruppo che non riusciva a coalizzarsi in nessun modo. Se non, appunto, nel magico momento fissato da
Strangers Almanac. Da non perdere.
(dischi) Carol King, Tapestry, Legacy
Un classico assoluto della canzone d’autore e del pop: già famosa songwriter, nel 1971 Carol King fissò
un nuovo standard nell’affrontare raffinatezze e prelibatezze di strofe e ritornelli. Una pietra miliare che
viene giustamente riproposta in una nuova e lussuosa versione di due dischi, che rendono merito tanto al
suo storico successo, quanto alla sua gestazione.
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