Le zone umide costituiscono ambienti con elevata diversità

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Le zone umide costituiscono ambienti con elevata diversità
Le zone umide costituiscono ambienti con elevata diversità ecologica, notevole produttività, caratterizzati
da una considerevole fragilità ambientale e dalla presenza di specie ed habitat che risultano fra quelli
maggiormente minacciati a livello globale. Oltre ad essere dei serbatoi di biodiversità, questi ambienti
forniscono un’elevata quantità di servizi ecosistemici, quali la regolazione dei fenomeni idrogeologici o la
fissazione del carbonio presente nella biosfera, con conseguente mitigazione degli effetti dei cambiamenti
climatici (APAT, 2005; Strategia Nazionale sulla Biodiversità, 2010). Da dati recenti del gruppo tecnicoscientifico di supporto al Segretariato della CBD (CBD/SBSTTA/14/3), emerge non solo che gli obiettivi del
2010 non sono stati raggiunti, ma addirittura che il tasso di declino/perdita di alcune popolazioni degli
ecosistemi acquatici è quadruplicato negli ultimi 10 anni. A livello europeo risulta che gli habitat acquatici e
le torbiere, sono fra quelli maggiormente minacciati (Report UE art. 17 - Direttiva Habitat). Appare quindi
urgente attuare azioni di tutela delle risorse idriche e degli ecosistemi acquatici ad esse associati. Pertanto
fra i diversi indirizzi della Strategia Nazionale sulla Biodiversità che riguardano le zone umide, vi è
l’attuazione delle sinergie fra le Direttive Quadro sulle Acque (WFD - 2000/60/CE), Habitat (HD - 92/43/CE)
e Uccelli (BD - 2009/147/CE) e, per le Aree marino-costiere, con la Strategia per l’ambiente marino (SMD 2008/56/CE). Infatti l’integrazione degli strumenti delle diverse direttive permetterebbe di ottimizzare le
risorse e i tempi necessari per attuare azioni di tutela e di monitoraggio della biodiversità degli ecosistemi
acquatici per la valutazione dell’efficacia delle misure di conservazione, sia dentro le aree protette ed i siti
della Rete Natura 2000, che nelle aree di connessione. Seguendo questo approccio e, più in generale, le
indicazioni della Strategia Nazionale Biodiversità, l’ISPRA (Servizio Aree Protette e Territorio), in
collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e l’ARPA Toscana, sta
coordinando un Tavolo tecnico sulle «zone umide» che ha la finalità di definire un inventario di questi
ambienti, secondo il metodo del «Pan Mediterranean Wetland Inventory », e le linee guida per la loro
tutela. Al Tavolo tecnico hanno aderito 15 Regioni, 2 Province, 15 ARPA, 9 Autorità di Bacino, il Corpo
Forestale dello Stato, 3 Parchi Nazionali, 9 Aree Protette Regionali, Federparchi - Coordinamento Parchi
Fluviali, Agenzia Regionale Parchi Lazio, l’Istituto Superiore della Sanità, l’ENEA (Centri di Saluggia e
Casaccia), il CRA-FLP, il Centro di Ecologia Fluviale, ONG (WWF, Legambiente e LIPU), ricercatori e
professori delle Università di Urbino, La Sapienza, Roma Tre e L’Aquila.
Per la formazione sui metodi di inventariazione del PMWI sono stati realizzati due corsi di formazione nel
dicembre 2007 (Firenze) e nel novembre 2008 (Riserva Naturale Nazzano, Tevere-Farfa –RM), che hanno
visto, fra i relatori, gli esperti dei gruppi tematici di MedWet che hanno redatto i Manuali per
l’inventariazione, il monitoraggio e la gestione delle zone umide (http://www.medwet.org/codde).
Nell’ambito del Tavolo tecnico, avviato nel maggio 2009, sono stati discussi gli approcci generali per la
realizzazione del progetto fra cui i criteri di selezione delle aree da inserire nel PMWI, le problematiche per
la tutela della biodiversità legata alle zone umide, i dati a disposizione utili alla redazione dell’inventario,
all’analisi dello stato ed alla definizione delle indicazioni per il monitoraggio ed alla gestione di questi
ambienti.
I risultati del progetto sono sintetizzati nelle pagine di questo sito, dove potranno essere effettuate le
ricerche delle aree di interesse (Ricerca zone umide – Ricerca Ramsar), visualizzando i dati contenuti nelle
schede del PMWI o accedendo ai dati georiferiti (Geoviewer), seguendo le apposite istruzioni.
Le zone umide che sono state inventariate nel PMWI sono in totale 1498, di cui 1092 forniti dalle 11
Regioni che hanno inserito i dati secondo il sistema di inventariazione (Sardegna, Sicilia, Puglia, Basilicata,
Molise, Lazio, Marche, Toscana, Emilia Romagna, Piemonte e Friuli Venezia Giulia) e 406 delle restanti
Regioni, tratti principalmente dall’inventario realizzato dall’Università di Ferrara (Prof. Piccoli) nel 2003 per
conto del MATTM. I dati emersi dalle attività del Tavolo tecnico e dai sotto-gruppi tematici (A-Valori zone
umide, B-Monitoraggio e C-Gestione), sono sintetizzati in un Rapporto tecnico che verrà a breve reso
disponibile in questo sito e che potrà costituire la base su cui elaborare indicazioni per la tutela di questi
ambienti.
In seguito alla risoluzione di alcuni problemi tecnici, i dati del PMWI saranno pubblicati sul sito on-line
MedWet Web Information System (MedWet/WIS) http://www.wetlandwis.net/.
Per maggiori info sulle attività del Tavolo tecnico e sullo stato di avanzamento del Progetto:
[email protected]