La collezione Gandini.

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La collezione Gandini.
La collezione Gandini. - Introduzione
LA COLLEZIONE GANDINI MERLETTI RICAMI E GALLONI DAL XV AL XIX SECOLO
Colophon - Premessa - Introduzione
INTRODUZIONE
Sono ormai passati dodici anni da quando i Musei Civici modenesi riaprirono al pubblico con un allestimento parziale della collezione
tessile Gandini, esposta nella grande sala realizzata nel 1886 sulla base di precise indicazioni fornite dal collezionista, il nobile
modenese Luigi Alberto Gandini (1827 - 1906). La raccolta comprende oltre duemilacinquecento frammenti tessili di produzione
prevalentemente europea, databili tra il Medioevo e l’Età Moderna; tra questi circa settecento sono stati studiati e restaurati nel
corso degli anni Ottanta ed esposti nel 1990 con particolari accorgimenti tecnici, che hanno consentito di salvaguardare i criteri
espositivi ottocenteschi, purtroppo sacrificati nella maggior parte delle analoghe raccolte europee.
Ai tessili prodotti tra Sei e Ottocento, si è aggiunta nel dicembre 2000 la raccolta di pizzi, ricami, galloni, nastri, frange e fiocchi,
composta da circa ottocento frammenti di produzione italiana o più genericamente europea, databili tra la fine del Quattrocento e la
prima metà dell’Ottocento. Questa importante sezione della collezione Gandini è stata riproposta all’attenzione del pubblico in un
allestimento che segue sostanzialmente i criteri adottati nel 1990, introducendo tuttavia alcuni elementi di novità, indispensabili alla
valorizzazione di frammenti così piccoli e ornati da motivi minuti. La grande vetrina creata al centro della sala intorno al 1890 per
ospitare le parti V e VI della collezione Gandini, comprendenti la prima pizzi, ricami, nastri e galloni e la seconda i tessuti orientali –
al momento non ancora studiati e restaurati - è stata internamente modificata con l’inserimento di un sistema di illuminazione a
fibre ottiche che consente di apprezzare al meglio la qualità e la varietà degli esemplari tessili in essa esposti, garantendo al
contempo una corretta conservazione degli stessi. L’esposizione, realizzata sulla base degli studi qui pubblicati, è corredata di
aggiornati apparati didascalici, che rendono fruibili al vasto pubblico materiali altrimenti riservati agli esperti del settore.
Nei mesi successivi al riallestimento della Parte V il museo ha poi realizzato nelle proprie sale due piccole esposizioni temporanee
dedicate, la prima, all’attuale produzione del merletto in Italia e la seconda all’intreccio inteso quale forma di espressione artistica
contemporanea. Contemporaneamente, grazie anche ad alcune donazioni che verranno esposte nei prossimi mesi, si è avviato un
mirato programma di incremento della collezione di merletti, volto a colmare alcune lacune in essa presenti, lacune riguardanti in
particolare il Seicento ad ago veneziano e la produzione di pizzi meccanici, esclusa quest’ultima dagli interessi del collezionista
ottocentesco. Lo scopo è quello di valorizzare in vario modo e di rendere pienamente percepibile al pubblico di oggi la complessità e
la ricchezza di un’antica forma di artigianato artistico che conserva aspetti di vitalità anche nel presente più prossimo.
Il rapporto tra la collezione di esemplari storici ed il mondo produttivo contemporaneo era stato, d’altra parte, un motore
fondamentale degli interessi e delle aspirazioni dello stesso Gandini. Gli studi condotti anche in occasione della pubblicazione del
presente catalogo lo qualificano infatti come significativo esponente di quella fase di intense sperimentazioni che, accogliendo il
messaggio del morrisoniano movimento Arts and Crafts, espresse intenti di rinnovamento e sviluppo delle arti decorative in
collegamento con le imprese industriali, fase questa che nella vicina Bologna trovò un significativo parallelo nel movimento
dell’Aemilia Ars. Ciò che proiettava una raccolta come la Gandini nel vivo dei suoi tempi era il carattere di repertorio propositivo di
modelli, così che il significato degli esemplari tessili andava ben oltre la loro musealizzazione ed il loro valore di testimonianza
storica, facendone una fonte di ispirazione per la produzione contemporanea, sia artigianale che industriale.
Non a caso, nella figura di Luigi Alberto Gandini il gusto collezionistico e la competenza di studioso di storia del costume si
coniugarono costantemente con l’impegno in campo culturale, sociale e politico. Significativo appare in merito il ruolo da lui svolto
nel promuovere la produzione di ricami e di pizzi, forme di artigianato a carattere domestico che a Modena, negli ultimi decenni del
secolo XIX, giunsero a coinvolgere, da un lato, note esponenti della nobiltà e della borghesia come le stesse figlie di Gandini e le
sorelle Pelati, restauratrici e mercanti di tessili conosciute a livello europeo, e dall’altro istituzioni dedite alla pubblica assistenza e
all’educazione delle fanciulle bisognose, quali l’Istituto San Paolo e quello delle Figlie del Gesù. I prodotti, ispirati ad antichi modelli
reperiti talora nella stessa collezione Gandini, incontrarono l’apprezzamento del pubblico nell’ambito delle esposizioni alle quali
parteciparono, a Modena, Firenze, Napoli, Vienna e Parigi. A giudicare dalla stampa locale dell’epoca, si sperò addirittura che tale
attività potesse diventare per la città una vera e propria risorsa economica, grazie alla produzione di alto livello qualitativo realizzata
nell’ambito delle scuole di ricamo attive presso le Figlie di Gesù e l’Istituto San Paolo e alle capacità imprenditoriali di un’esponente
della locale borghesia, Anna Cristoni Meloni. Questa sembrò infatti essere in grado di dar vita a una produzione di merletti a fuselli
realizzati ad imitazione dei famosi Malines, grazie ad una tecnica particolare, da lei stessa messa a punto, che consentiva di
velocizzarne la produzione (A. Cabonargi, I trapunti delle Figlie del Gesù ed i pizzi della signora Meloni, in Albo della Società
d’Incoraggiamento per gli artisti della provincia di Modena. Vo triennio, Modena, Soliani, 1879, pp.27-29). Episodi salienti di questo
clima fervido e ottimista furono l’omaggio alla regina Margherita di Savoia di un ricamo realizzato dalle fanciulle dell’Educatorio di
San Paolo ad imitazione di una tela dipinta settecentesca della collezione Gandini (Luigi Alberto Gandini, D’un ricamo di stile antico e
d’altri di foggia moderna, in Albo della Società d’Incoraggiamento per gli artisti della provincia di Modena. VIIo trienno, Modena,
Soliani, 1886, pp. 25-31), il campionario di pizzi e ricami inviato alle Scuole professionali di Berlino su richiesta della granduchessa
di Baden e "la raccolta di ricami a colori, ricopiati su antichi e classici modelli" destinata alla contessa De Vitzhum di Parigi. Nella
realizzazione dei due campionari, curata dallo stesso Gandini, furono naturalmente coinvolte sia le scuole dei due istituti che le
singole ricamatrici nobili e borghesi (Il successo dei ricami modenesi all’estero, in "Il Panaro", 9 maggio 1891).
In questo senso riteniamo il presente volume – terzo tra i cataloghi dedicati alla Gandini dopo quello del 1985 relativo ai tessili del
Sette e dell’Ottocento e quello del 1993 incentrato sui tessuti di produzione seicentesca – particolarmente significativo anche sotto il
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La collezione Gandini. - Introduzione
profilo della storia del collezionismo e più in generale dei gusti e della cultura del secondo Ottocento, oltre che per la piena
comprensione della figura di Gandini. Temi questi anticipati nella Premessa al volume da Santina Levey e sviluppati nei saggi di
Birgitt Borkopp e Iolanda Silvestri, dedicati rispettivamente alla storia del collezionismo di merletti in campo europeo e alla figura di
Gandini collezionista di questo particolare settore del tessile, nonché all'analisi della consistenza e del significato della raccolta da lui
donata al Museo Civico modenese.
Il catalogo costituirà sicuramente anche un importante strumento di lavoro per gli specialisti e gli appassionati di storia del tessuto e
del costume. Esso è infatti organizzato per tipologie di materiali, individuate grazie ad un’analisi tecnica, oltre che formale,
estremamente rigorosa, condotta dagli autori delle schede con la supervisione di Iolanda Silvestri per quanto riguarda i manufatti a
telaio e di Thessy Schoenholzer Nichols per i merletti e i ricami. Il saggio della Schoenholzer, oltre a tracciare un profilo della
stampa specialistica dedicata a ricami e merletti tra Otto e Novecento, illustra anche nei dettagli i criteri, per molti versi innovativi,
adottati per la schedatura, sottolineando al contempo la perdurante mancanza di un lessico comune. Ai problemi di carattere
terminologico si è cercato di porre rimedio redigendo un glossario finale, che si aggiunge agli apparati presenti anche nei precedenti
cataloghi, la bibliografia e le tavole di raffronto tra la vecchia numerazione Gandini e quella del catalogo.
La maggiore novità del volume è comunque forse la trattazione rigorosa di galloni, frange, fiocchi e nastri, materiali eterogenei e
ancora poco noti, ma interessantissimi sia sotto il profilo della realizzazione tecnica che sotto quello della storia del costume e
dell’arredo. Condotta da Lorenzo Lorenzini, con la consulenza di Davide Righini per quanto riguarda i galloni araldici, la schedatura
di tali manufatti è accompagnata da un saggio che, da un lato, riassume lo scarno panorama bibliografico degli studi
sull’argomento, dall’altro presenta documenti inediti relativi alla produzione dei passamantieri bolognesi del Settecento, costituendo
un utile punto di partenza per considerazioni più generali sull’argomento.
Una puntuale e ricchissima analisi documentaria condotta negli archivi lombardi caratterizza anche il saggio di Marialuisa Rizzini,
dedicato ai ricami e ai merletti in filato metallico. Per quanto riguarda questi ultimi, in particolare, l’autrice giunge a delineare una
mappa dei centri produttivi e propone un’interessante ricostruzione dei metodi di organizzazione del lavoro.
Completano il panorama dei saggi dedicati a specifici aspetti dell’argomento trattato nel volume, lo scritto di Silvia Urbini dedicato ai
libri di modelli rinascimentali, veri e propri repertori di motivi utilizzati da artefici attivi nei più svariati settori dell’artigianato artistico
e l’intervento di Claudia Cremonini e Iolanda Silvestri, ancora una volta ricco di inediti riferimenti documentari e dedicato ai parati
liturgici estensi tra Sei e Settecento, significativi esempi questi ultimi della produzione suntuaria più ricca e prestigiosa.
A conclusione di queste note introduttive ci sembra doveroso ringraziare chi, più degli altri, si è assunto l’onere del complesso e
lungo lavoro di riordino e di studio dell’intera Parte V della collezione: Thessy Schoenholzer Nichols e Iolanda Silvestri, la
disponibilità e competenza delle quali sono andate ben oltre la semplice cura del catalogo; Lorenzo Lorenzini, che ha curato la
redazione del volume e seguito il riallestimento della sezione; Marialuisa Rizzini, sempre pronta a fornire consigli e pareri
professionalmente ineccepibili. Un sincero ringraziamento va anche alla casa editrice Franco Cosimo Panini, per lo spirito di fattiva
collaborazione con la quale ha affrontato questo lavoro, ed in particolare a Rolando Bussi. Fondamentale poi il ruolo dell’Istituto
Beni Artistici Culturali e Naturali della Regione Emilia Romagna, che da ormai vent’anni collabora con il Museo Civico d’Arte nel
complesso lavoro di riordino e di studio della collezione tessile Gandini, finanziando i restauri e fornendo un indispensabile supporto
tecnico e scientifico.
Francesca Piccinini
Conservatore del Museo Civico d’Arte
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