MAL ROSSINO nel Suino - Confagricoltura Ascoli Piceno
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MAL ROSSINO nel Suino - Confagricoltura Ascoli Piceno
MAL ROSSINO nel Suino L’agente eziologico del Mal rossino del suino è Erysipelothrix rhusiopathiae. Isolato per la prima voltada Koch nel 1878, esso può infettare una cinquantina di specie animali diverse: volatili, mammiferi domestici e selvatici, ma anche pesci e rettili. La malattia ha una diffusione cosmopolita e in alcuni casi può avere una certa rilevanza economica. Il germe è stato isolato anche da roditori; il tacchino e gli ovini spesso costituiscono il serbatoio di infezione per il suino. Nell’uomo causa la “erisipela di Rosembac”, con lesioni cutanee a carico di mani, braccia e viso; in alcuni casi può complicarsi con endocardite e setticemia (Shimoji, 2000). Il mal rossino è diffuso in tutti i paesi ove si pratica l'allevamento dei suini. In Italia si riscontra specialmente in Lombardia, nel Veneto e nella Venezia Tridentina. La malattia, restando generalmente limitata nell'ambito della stessa porcilaia e dello stesso pascolo, insorge di regola per l'introduzione di suini infetti o anche sani, ma alberganti nel proprio intestino l'agente causale. Sono comunque principali veicoli di propagazione: alimenti inquinati con feci, urine, secrezioni di animali infetti; resti organici di suini morti o macellati perché malati; qualsiasi cosa che di tali materiali infettanti ha potuto essere inquinata. Contraggono l'infezione i suini dai 3 mesi a 1 anno di età. La malattia può sorgere per contaminazioni avvenute attraverso la cute; quasi sempre però i germi vengono introdotti con l'alimento e con le bevande nell'apparato gastro-intestinale dove in primo tempo si moltiplicano determinando fatti infiammatorî topici; in seguito, superate le resistenze locali, passano nel circolo linfatico, poi in quello sanguigno, realizzando la forma setticemica pressoché tipica della malattia. La durata media del periodo d'incubazione è di 3-5 giorni. La denominazione di mal rossino è giustificata dalla caratteristica comparsa di macchie rosse sulla pelle, di forma, d'estensione, di tinta variabili: sono a bordi piuttosto rettilinei che circolari, dapprima isolate, poi spesso confluenti, d'un rosso di gradazione diversa (dal rosso pallido al bluastro) in rapporto alla loro diversa età. L'apparizione di tali macchie cutanee non è tuttavia costante, né patognomonica; nelle forme iperacute, in cui la morte può avvenire nello spazio di poche ore, esse possono-mancare (mal rossino bianco) mentre, d'altro lato, si possono manifestare anche in altre malattie (urticaria, peste suina, setticemia emorragica, ecc.). Prima ancora che le macchie cutanee si manifestino, i malati presentano febbre, depressione nervosa, anoressia. Le forme cliniche più comuni sono: quella iperacuta, in cui la morte può prodursi in 12-24 ore, l'acuta, evolvente in 3-5 giorni e caratterizzata, oltre che dai fatti descritti, da diarrea; la cronica(come evoluzione di quella acuta), che può esprimersi sotto gli aspetti di endocardite vegetante, o di necrosi cutanea, o di artrite deformante. Nelle forme rapide la mortalità può raggiungere l'85-90%; l'aver superato il quarto giorno di malattia, rappresenta indice prognostico favorevole. La prognosi è in generale fatale anche nelle forme croniche. La forma cutanea è facilmente diagnosticabile per l'evidenza dei pomfi romboidali. Per le altre forme la diagnosi sicura può essere ottenuta con esami di laboratorio. La profilassi si attua con intervento vaccinale ripetuto sugli animali da riproduzione. La terapia individuale si attua con iniezioni di antibiotico ripetute. La terapia di massa si effettua con somministrazione di antibiotico nel mangime per 5 -7 giorni. Rubrica a cura dell’Ambulatorio Veterinario Dott. Brunetti Marco & Dott. Sapia Francesco