1 Il mistero delle Piramidi di Giza? Combustibile per

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1 Il mistero delle Piramidi di Giza? Combustibile per
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Il mistero delle Piramidi di Giza?...
Marcello Garbagnati
con la consulenza di Marco E. Chioffi
Il mistero delle Piramidi di Giza? Combustibile per la mente e democratizzazione dell’Aldilà.
Le piramidi di Giza sono avvolte da numerosi misteri, dagli strani poteri presenti al loro interno,
alle presunte prove che dovrebbero dimostrare la loro appartenenza a una civiltà diversa da quella
degli Antichi Egizi. In realtà sappiamo molte cose sui grandiosi monumenti, cose accuratamente
messe da parte da chi ha scritto libri e promosso teorie alternative sulla loro natura.
Imponenti e affascinanti le piramidi della IV Dinastia
solo l’unica antica meraviglia rimasta ancora in
piedi. Potrebbe sorprendere il fatto che le piramidi
del periodo successivo siano decisamente più
modeste sia nelle dimensioni che nella qualità
costruttiva.
Questo fatto ha dato adito a molte fantasiose ipotesi
sui motivi di questa decadenza nell’ingegneria delle
costruzioni degli antichi sepolcri.
Molti sostengono che le piramidi siano il prodotto di
un’antica civiltà – Atlantide? – esistita circa dieci
mila anni prima degli Egizi. Tale civiltà avrebbe
raggiunto una tecnologia incredibilmente avanzata
Le piramidi di Giza: foto di Ossama Boshra
che le permise di costruire le piramidi. Purtroppo, un
cataclisma spazzò via tale civiltà dalla faccia della terra, facendo tornare l’umanità all’età della
pietra.
Altri sostengono che i costruttori delle piramidi siano stati extraterrestri approdati sulla terra
migliaia di anni fa e poi, per qualche inspiegabile motivo, tornati a casa loro senza lasciare tracce.
Probabilmente gli stessi extraterrestri che, secondo altri, ogni tanto tornano a farci visita.
Chi sostiene queste ipotesi si basa sul fatto che non ci sono prove scritte e concrete che
attribuiscano le piramidi di Giza ai faraoni della IV dinastia: Cheope, Chefren e Micerino.
A questo, si aggiunge il fatto che, ancora oggi, non si sa come siano state costruite. Ci sono molte
ipotesi, ma nessuna appare soddisfacente. Documentandomi sulle varie teorie che si discostano
dall’archeologia classica io stesso ho avuto l’impressione che le teorie proposte dagli egittologi
erano addirittura meno convincenti o per lo meno poco chiare.
Ho quindi chiesto a Marco E. Chioffi, Archeologo esperto di Egittologia, di illuminarmi sulla realtà
dei fatti, e su quali prove archeologiche si basino le teorie classiche.
Il fatto che mi ha stupito di più, e che porta in confusione parecchi egittofili, è che l’archeologia
ufficiale ammette che ancora non si sa esattamente come siano state costruite le piramidi ed in
quanto tempo. Sono state fatte numerose ipotesi, tutte molto valide e che spiegano quelle che
potevano essere le tecniche impegnate, ma nessuna da risposte definitive e sicure. Con questo
s’intende che l’archeologia ufficiale allo stadio attuale non da “la risposta” bensì propone delle
risposte alla fatidica domanda: “come son state costruite le Piramidi di Giza?”
Vi sono ancora molti dubbi anche sulle date e varie diatribe sulla cronologia corta proposta dagli
egittologi classici e la cronologia lunga ipotizzata dagli studiosi contemporanei di Manetone.
Quest’ultimo fu un sacerdote egizio di epoca Tolemaica che si prese la briga di redigere una
cronaca dei re Egizi. Purtroppo le versioni dell’opera che sono giunte fino a noi sono state più volte
rimaneggiate e modificate rendendola quasi del tutto inaffidabile.
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Personalmente però trovo interessante quanto ipotizzato dai contemporanei di Manetone che
studiarono tale opera e che suggeriscono in un periodo di circa 277 anni circa la durata della IV
dinastia.
Sono anche convito che l’intera piana di Giza sia un’opera geniale frutto della mente di qualche
grande personaggio. Rimanendo nel campo delle ipotesi, identificherei tale personaggio in Imothep,
visir di re Djoser e inventore delle tombe a struttura piramidale. Perciò una prosecuzione di un
progetto risalente alla III dinastia. Si estende cosi il periodo di compimento dell’opera a circa 400
anni, in totale accordo con i calcoli effettuati dalla facoltà di ingegneria di Napoli.
Ritornando alle teorie suffragate da prove archeologiche, Marco mi spiega che la sicurezza del fatto
che le piramidi sono opera della IV dinastia ci viene da alcune prove storico-culturali1 . Tali prove
sono contenute in numerosi papiri e documenti pervenuti fino a noi.
Sono prove che rafforzano la teoria sopra esposta e che vede come unitario il progetto di Giza.
E’ necessario considerare la costruzione delle piramidi di Giza, non tanto come la realizzazione di
tombe fini a se stesse, ma come lo sforzo di un’intera società per costruire qualcosa di grandioso
facendo uno sforzo comune.
Chi diede il via alla costruzione delle piramidi – Imothep? – probabilmente aveva come scopo
principale l’unita dell’Egitto e delle numerose tribù da cui era formato.
Era necessario trovare qualcosa che unisse le persone provenienti da gruppi molto diversi. Spesso
sono state le guerre a fornire un motivo di coesione, ma, siccome l’Egitto non aveva mire
espansionistiche tali da giustificare una guerra, probabilmente si decise di realizzare una grande
opera facendo perno sull’unico elemento che poteva motivare tutte le popolazioni del Nilo: la
religione.
Il popolo Egizio si impegna cosi nella realizzazione della più grande delle necropoli/santuario che
siano mai state realizzate dall’umanità.
Ed è qui il vero mistero che sta intorno alla piramide, il mistero della logistica e dell’organizzazione
del popolo Egizio. Un intero popolo che riuscì a organizzarsi in modo da costruire quello che oggi
possiamo ammirare e, nel contempo, continuare tutte le attività necessarie per la vita comune, quali
agricoltura, allevamento, costruzione di case, oggetti ecc.
Si tenga poi presente che nella documentazione in nostro possesso si parla sempre di lavoratori
specializzati e ben remunerati e mai di schiavi. Sappiamo quindi che il popolo Egizio era composto
da professionisti altamente qualificati che svolgevano al meglio il loro lavoro con un alto grado di
motivazione. Questo spiega sicuramente il livello della qualità raggiunta. Purtroppo, nessun
documento spiega tecnicamente le metodologie utilizzate ed è per questo che non si sa nulla sulle
tecniche di costruzione.
Una volta realizzato il progetto di Giza il popolo Egizio si trovò unito e socialmente molto forte e
colto, tanto che la classe sacerdotale ebbe la necessità di riguadagnare un distacco rispetto alla gente
comune.
Ecco allora che anche i sacerdoti e i personaggi più potenti meritano degna sepoltura e una vita
migliore dopo la morte. Lo sforzo economico effettuato per la realizzazione di Giza non è certo
ripetibile, nascono così i testi delle piramidi. Non è più la fisicità del monumento grandioso a
premettere al faraone di raggiungere gli dei ma è la lettura dei “Testi delle Piramidi” a consentirlo.
Facendo un parallelo con le moderne tecnologie, si potrebbe dire che le piramidi delle IV dinastia
sono un po’ come i grandi computer degli anni ’80. Poi, con la loro diffusione, le dimensioni si
riducono e si affina il software – i testi delle piramidi – fino ad arrivare ad un software veramente
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per tutti non più legato solo al computer ma anche ad altri oggetti d’uso come il cellulare o la
macchina fotografica. Questo software onnipresente potrebbe essere paragonato al libro dei morti.
Con il libro dei morti tutti possono accedere all’aldilà, vi è quindi quella che potremmo chiamare la
democratizzazione dell’aldilà. Ed è chiaro che non potendo costruire una piramide per ogni defunto,
si arriva a realizzare sepolture pratiche ed economiche. Naturalmente, anche in questo periodo le
tombe rispecchiano lo stato sociale del defunto. I faraoni saranno sempre circondati da tesori
inestimabili.
Queste non sono ipotesi, ma sono prove archeologiche derivate dall’analisi e dalla traduzione di
innumerevoli papiri e iscrizioni.
Chi avanza ipotesi fantasiose non tiene conto di queste prove per vari motivi, dei quali il primo è
sicuramente che queste sono accessibili solo a chi ha un’approfondita conoscenza del geroglifico e
della lingua Egizia.
I misteri intorno alle piramidi di Giza sono ancora molti e riguardano sicuramente le metodologie
costruttive. Misteri che vanno svelati tenendo conto di quello che si sa per certo, non trascurando
nozioni di fisica e chimica oltre a quelle di archeologia.
Ogni ipotesi che metta in dubbio la natura umana delle piramidi va contro tutto quanto si conosce
per certo. Quello che è da considerarsi un mistero e un potere “paranormale” delle piramidi di Giza
è il fatto che il loro semplice esistere costringe migliaia di persone, che nemmeno le hanno viste
davvero, a studiare le più svariate discipline quali storia, fisica, astronomia, trigonometria, e chi ne
ha più ne metta.
Svariate teorie attribuiscono alle piramidi funzioni diverse, l’archeologia dimostra chiaramente che
siano delle tombe ma che i motivi per cui sono state costruite esulano dalla loro funzione. Una cosa
è certa, mi dice Marco E. Chioffi, le piramidi sono un eccezionale combustibile per la mente di
chiunque ne rimanga affascinato ed io sono pienamente d’accordo con lui.
Come approfondimento ai dettagli storico archeologici vi rimando alle note seguenti che, pur non
entrando nel dettaglio delle singole argomentazioni, spero chiariscano che non c’è mai stato in
Egitto alcun intervento “dal di fuori” sia terrestre sia extraterrestre .
Autore:
Marcello Garbagnati
Con la consulenza di Marco E. Chioffi
Note storico archeologiche di Marco E. Chioffi
1. La IV dinastia
Le vicende storiche dei sovrani della IV dinastia (2630 – 2510 a.C. circa) sono poco conosciute
nonostante la grandiosità dei monumenti da loro fatti costruire: la Piramide Rossa (antico nome
Snefru appare in gloria) , la Piramide Romboidale (antico nome Snefreu appare in gloria del Sud),
le tre piramidi di Giza (antichi nomi l’Orizzonte di
,
(o
) è grande e
(o
) è divino, le molte mastabe decorate, la Sfinge etc.
Manetone parla di otto re, il papiro regio di Torino, danneggiato in questa parte, sembra elencarne
nove, ma i monumenti attestano soltanto sei nomi.
Snefru regno per circa 40 anni, e la Pietra di Palermo ci fa intendere che fu un re guerriero.
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Di Kheope non si sa molto, nemmeno quanto tempo abbia governato il paese, 23 anni
secondo il Canone di Torino, 63 secondo Manetone.
Gedefra ( o Ragedef), il successore, restano lati oscuri; non si sa neppure se regno 8 anni, secondo il
Canone di Torino, ovvero per un periodo più lungo, senza però arrivare ai 63 anni di Manetone.
Gedefra segno una svolta nella dinastia, perché fu il primo re a fregiarsi del titolo dei “Figlio di Ra”
e che lascia Giza per farsi costruire la tomba ad Abu Roash, una decina di km a nord. La scelta si
deve probabilmente ad un ritorno ai valori anteriori a Kheope.
2. L’evoluzione forma piramidale.
La forma architettonica della piramide rappresenta, secondo me, il punto terminale di un processo
evolutivo che parte dal tumulo, il quale già in epoca predinastica, ricopriva la fossa dove era sepolto
il defunto. E’ possibile che nel tumulo si vedesse la collina primordiale dov’era apparso per la
prima volta il Sole creatore, secondo la teologia di Eliopoli.
Durante le prime due dinastie il processo di evoluzione investe sia l’infrastruttura sia la
sovrastruttura della tomba e si viene costituendo, piano piano, il tipo classico di mastaba.
A Gioser, l’evoluzione morfologica della tomba reale, dalla mastaba alla piramide.
Gli studi di J. Ph. Lauer ricostruiscono la tappe successive del passaggio alla forma piramidale.
Lauer interpreta l’aspetto esterno del monumento come il desiderio del sovrano di rendere più
visibile il suo sepolcro.
All’inizio Imhotep incluse la mastaba iniziale entro una piramide a quattro gradoni, poi sopraelevò
ancora fino ai sei gradoni (altezza totale circa 60 metri).
La costruzione venne ripresa da Sekhemkhet sempre a Saqqara, mentre le piramidi di Zauiet elAryan preannunciano l’impiego di una nuova tecnica, il cui esempio migliore è la piramide di
Snefru a Medium (risultato finale una piramide con inclinazione di 51° 52’, alta 92 metri e lati di
144,32 metri).
Il nuovo tentativo di Snefru a Dashur si concretò nella piramide romboidale, modificata in corso
d’opera da 54° 31’ a 43° 21’.
Non contento Snefru fece costruire ancora a Dashur una piramide (la “rossa”) con pendenza di 43°
36’ (il tempio funerario rimase incompiuto).
Non mi soffermo sulla piramide di Kheope (sarebbe inutile e banale). Soltanto: nessuna piramide
raggiunse mai le dimensioni e la perfezione della piramide di Kheope. Quella di Gedefra, è giunta a
noi troppo danneggiata per consentire paragoni, Quella di Khefren riproduce abbastanza fedelmente
il modello di Kheope, così come quella di Macerino, più piccola, che presenta però una profonda
differenza nella sistemazione interna.
3. I Testi delle Piramidi, i Testi dei Sarcofagi e il Libro dei Morti.
Le piramidi della V e VI dinastia riproducono l’aspetto esterno del modello di Giza, senza
raggiungerne l’imponenza. Esistono, però differenze nell’evoluzione delle stanze interne, la cui
disposizione viene stabilita all’epoca di Unas.
La sua piramide è importante per un altro motivo: è infatti la prima ad avere le pareti interne
ricoperte da testi funerari: i cosiddetti Testi delle Piramidi.
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Essi si trovano nelle tombe reali di Saqqara – Unas, Teti, Pepi I, Merenda, Pepi II ed Aba, ma anche
in quelle delle consorti di Pepi II, ed in quelle del complesso funerario di Pepi I (scoperte dalla
missione francese).
I Testi delle Piramidi sono composti da una seria di formule, alcune solo nella piramide di Unas, ma
globalmente tramandata fino all’epoca di Aba.
In seguito parte di esse apparirà nei testi funerari i cui esemplari più antichi sono stati rinvenuti
nell’oasi di Dakhla e datano alla VI dinastia: i cosiddetti Testi dei Sarcofagi, che all’epoca del
Medio Regno raccoglieranno l’eredità dei Testi delle Piramidi, senza però essere esclusivo
appannaggio del sovrano.
A loro volta, questi testi influenzeranno i Libri dei Morti, del Nuovo Regno e di epoca tarda.
La lettura di tutti questi testi consente di comprendere taluni elementi dello sviluppo della sepoltura
reale dell’Antico Regno.
Perché , ad esempio, Imhotep decise di ricoprire la mastaba con una piramide?
I testi ci spiegano che il fine del re è la salita al cielo, ove lo attende un destino alle stesso tempo
solare ed astrale.
Per raggiungere questo scopo il re dispone di vari mezzi; i turbini di sabbia, l’aiuto del dio Shu che
lo innalza nelle sue braccia, la trasformazione in volatile, di solito il falco, l’uccello che raggiunge
maggiori altezze, ovvero in modo più romantico, le nuvole d’incenso, che vanno verso il cielo.
Più terrenamente, può servirsi di una scala, che può essere formata dai raggi del sole. E tale scale è
costituita dalla piramide a gradoni, il cui simbolo nella scrittura geroglifica serve a determinare il
verbo “salire, sollevare” (
).
A partire dalla IV dinastia, viene impiegata la piramide liscia, che simboleggia, come il benben, il
raggio di sole pietrificato per mezzo del quale il re ascende al cielo.
Il passaggio alla piramide liscia e l’introduzione del benben, hanno lo scopo di riconciliare
l’opposizione tra Atum e Ra, che dopo i tentativi di Gedefra e Khefren, tovano soluzione della V
dinastia, con l’assimilazione dell’uno all’altro.
Così, Unas è assimilato ad Atum nel mondo sotterraneo, presentato come un equivalente del Nun, le
acque primordiali in cui fluttuava il Creatore, e ne viene estratto sotto forma di Atum solare
I testi raccontano proprio questo passaggio, gia verosimilmente simboleggiato in concreto dalla
figura della Sfinge di Giza.
Essi hanno dunque il senso di lettura legato al loro punto di collocamento nella tomba, il quale
corrisponde, in un primo tempo, allo svolgimento dei funerali e, in seconda battuta, al momento
della rinascita.
In altre parole:
Dopo la caduta del governo centrale alla fine della VI dinastia, la gran massa della gente comune si
appropriò dell’elaborato culto funerario che fino ad allora era stato prerogativa del re e poi della
nobiltà soltanto, e i sarcofagi rettangolari di legno in cui gli Egiziani del Medio Regno seppellivano
i loro morti si coprirono di passi tratti dagli antichi testi funerari. Questi testi, tuttavia, erano stati
sistemati in una nuova versione; alcuni dei vecchi Testi delle Piramidi erano stati scartati, e si era
aggiunto nuovo materiale, mentre il ruolo svolto da Osiride come dio dei morti aumentava
considerevolmente.
Questa versione è chiamata Testi dei Sarcofagi, che sono considerati come gli antecedenti del Libro
dei Morti del Nuovo Regno, quando tutti, ma proprio tutti andavano nell’aldilà.
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La raccolta di formule era chiamata dagli Egiziani Le formule per uscire al giorno, e questo titolo
indica lo scopo generale della raccolta.
Tuttavia, sebbene questi fosse lo scopo generale del Libro dei Morti, le formule contenute sono
spesso abbastanza estranee ad esso, e devono aver avuto in origine un uso diverso del tutto.
In sintesi risulta quindi importante considerare che nel tempo furono elaborati incessantemente
sortilegi verbali resi vivi dalla magia della parola e della scrittura affinché il defunto associandosi a
Ra in cielo e ad Osiride nell'
oltretomba potesse gioire di una vita radiosa senza temere una seconda
volta la morte.
Dapprima composti per la persona del sovrano, e poi, per successive fasi di democratizzazione del
culto funerario, concesse a tutti, queste opere più vivificatrici che funerarie comprendono: I Testi
delle Piramidi, I Testi dei Sarcofagi, che raccolgono i testi già compresi ne precedenti Testi delle
Piramidi arricchiti di nuove formule, trascritti in grafia ieratica sui sarcofagi di privati cittadini,
illustrati con scene dipinte, apparsi durante il Primo Periodo Intermedio; il Libro dei Morti, ultimo
stadio di evoluzione dei testi magico-religiosi, caratteristico del Nuovo Regno e della Bassa Epoca.
A questi trattati funerari si aggiungono il Libro dell'
Amduat, il Lbro delle Caverne ed altri che
rievocano, elaborandoli, miti ancestrali e leggende che esprimono
il mistero della rigenerazione
quotidiana del dio Ra; si tratta di opere più omogenee rinvenute nelle tombe della Valle dei Re.
Esistono anche libri rituali come il Libro dell'
Apertura della Bocca ed il Libro dell'
Imbalsamazione,
posti nella tomba per garantire la quotidianità delle funzioni.
Bibliografia (relativa all’articolo, quella relativa alle note è troppo ampia):
1) Cimino, F. 1993. Storia delle Piramidi, Rusconi
2) Donadoni, S. 1996. L’uomo egiziano, Roma-Bari: Economica Laterza
4) Sofra, S. 2000. “Le piramidi di Giza”. www.stefaniasofra.it
5) Community di Egittologia.net. Discussioni e dibattiti sui forum. www.egittologia.net
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