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ASSOCIAZIONE ITALIANA DI SCIENZA E TECNOLOGIA DELLE MACROMOLECOLE AIM Magazine B O L L E PERIODICO QUADRIMESTRALE SPED. IN A.P. 45% ART. 2 COMMA 20/B LEGGE 662/96 - FILIALE DI PISA - AUT. TRIB. DI PISA N. 13/96 DEL 04/09/1996 STAMPE A TARIFFA RIDOTTA - TASSA PAGATA - AUT. E.P.I. DIR. FILIALE DI PISA - N. A.S.P./32424/GB DEL 30/12/1997 - TAXE PERCUE - ITALIA - I.P. Anno XXVII • vol. 56 • n° 3 T T I N O A I M Settembre-Dicembre 2002 RICERCA E SVILUPPO IN ITALIA: LA CREATIVITÀ LA NOSTRA RISORSA AIM MAGAZINE COMPIE 5 ANNI: ALL’INTERNO UN INSERTO STACCABILE CON L’ARCHIVIO DI QUANTO PUBBLICATO RUBRICA PER RUBRICA Sommario L’EDITORIALE Cinque anni di AIM Magazine. Bilancio e prospettive per la comunicazione di AIM (M. Galimberti, M. Aglietto, E. Amendola, R. Rizzo) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 3 Un’analisi dei finanziamenti del sistema ricerca in Italia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 5 Carta dei principi della ricerca . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 8 » 9 industriale (A. Crestana, M. Galimberti) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 10 Il CNR esce dall’European Science Foundation per mancanza di fondi ...................... » 14 I Nobel per la chimica del 2002 (R. Rizzo) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 15 » 18 » 22 » 25 Complimenti per AIM Magazine (G. Pezzin) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 27 Richiesta di materiale pubblicato su AIM Magazine (G. Conti) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 27 Errare Humanum Est (R. Filippini Fantoni) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 28 » 29 L’ATTUALITÀ Commento all’intervista sul Corriere della Sera a Renato Ugo, Presidente dell’AIRI (A. Crestana, M. Galimberti) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Ricerca e sviluppo in Italia: un’istantanea dal rapporto dell’associazione italiana per la ricerca I BIOPOLIMERI L’AMBIENTE Lo sviluppo di nuovi materiali polimerici rinforzati per l’industria automobilistica (E. Amendola, G. Nocerino, D. Acierno) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . POLYMERS AND LIFE Nature Works PLA: a new approach in the development of everyday products (S. Cavallo) . . . . . . . I GRUPPI DI RICERCA MACROMOLECOLARE Centri di eccellenza in Chimica Macromolecolare: da Lodz, Polonia (S. Slomkowski) . . . . . . . . . . . . LETTERE AL DIRETTORE DOSSIER Living Free-Radical Polymerization: la nuova frontiera della polimerizzazione radicalica (N. Cardi, R. Po’, A. Longo, M. Laus, K. Sparnacci) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1 POLYMERS ABROAD Vitamin E – A new choice for polyolefin stabilization (D. Müller, W. Voigt, J. Ghosh) . . . . . . . . . . . . . » 35 I giovani e l’AIM: due facce della stessa medaglia (L. Giorgini, G. Gorrasi) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 42 Neolaureati con curriculum macromolecolare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 43 L’Accademia dei Lincei commemora Giulio Natta nel centenario della nascita . . . . . . . . . . . . . . . . . » 45 “Stereospecific Polymerization and Stereoregular Polymers” (EUPOC 2003) . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 45 Summer School “Nanostructured Polymer Materials” . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 46 XVI Convegno Italiano di Scienza e Tecnologia delle Macromolecole . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 46 Nato ASI Macromolecules 2003 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 47 CALENDARIO ............................................................ » 49 In ricordo di Gianpiero Talamini (G. Pezzin) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 52 » 53 » 55 » 56 I GIOVANI I CONGRESSI FUTURI EPF 2 nd I CONGRESSI CONGRESSI SVOLTI International Workshop on Advanced Frontiers in Polymer Science (AFPS 2002) (R. Bongiovanni) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . AIM: L'ATTIVITÀ EDITORIALE Libri e Atti AIM . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Presentazione del volume AIM: esercizi, esperimenti e metodi di analisi di polimeri e di loro proprietà (G. Di Silvestro, L. Fambri, M.P. Luda, M. Pizzoli) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . IL MONDO DI AIM 1998-2002: cinque anni di AIM Magazine (inserto speciale staccabile) 2 L’EDITORIALE CINQUE ANNI DI AIM MAGAZINE. BILANCIO E PROSPETTIVE PER LA COMUNICAZIONE DI AIM di Maurizio Galimberti, Mauro Aglietto, Eugenio Amendola, Roberto Rizzo 2. La situazione della Ricerca e Sviluppo (R&S) in Italia, tradizionale bacino di riferimento delle iniziative di AIM, è sempre più difficile (come illustrato anche dagli articoli che pubblichiamo in questo numero): i fondi ad essa dedicati e gli addetti del settore sono in costante calo. 3. La composizione del comparto industriale è mutata e va mutando secondo una direzione ben precisa. Le grandi aziende, le sole a poter garantire una massa critica in R&S vanno progressivamente scomparendo e la realtà italiana è ormai quasi esclusivamente composta da piccole e medie imprese. Lo spazio dedicato dalle aziende a studi e approfondimenti (es: scuole, congressi) è sempre più compresso. C ari lettori, in questo numero trovate un inserto speciale, da staccare e conservare, se ci passate un’espressione certo più da rivista usa a farsi pubblicità. È la banca dati di 5 anni di AIM Magazine, tutti gli articoli pubblicati rubrica per rubrica. Una rapida scorsa e “mamma mia, quanta strada e quanto lavoro abbiamo fatto!”, a noi quattro del comitato di redazione l’esclamazione è venuta spontanea. Con questa edizione del Magazine arriviamo a più di 300 pezzi pubblicati. Nessuna autocelebrazione, inutile prima ancora che inelegante. Piuttosto la consapevolezza di trovarsi di fronte a numeri importanti, di articoli, rubriche, collaboratori, mesi e mesi passati in redazione. Numeri che ci consigliano di tracciare un bilancio e, soprattutto, di disegnare una prospettiva per AIM Magazine, e per la comunicazione di AIM più in generale. Sapevamo cosa volevamo fare e perché lo facevamo. La domanda dopo cinque anni è semplice: ci siamo, almeno in parte, riusciti? Ed inoltre: gli strumenti di comunicazione, dal Magazine al sito, costano. I benefici che si ottengono sono commisurabili agli sforzi? AIM LA COMUNICAZIONE DI AIM. LA MISSIONE Appare evidente come sia sempre più difficile per AIM realizzare la sua missione e come al tempo stesso sia strategico il ruolo della comunicazione. Cosa deve fare dunque la comunicazione per AIM? 1. Presentare AIM, fornendo un’immagine di grande credibilità consona alla sua storia ed al livello della sua proposta. 2. Portare AIM ai soggetti attivi nel settore dei polimeri, se essi non vengono spontaneamente ad AIM. 3. Distribuire informazioni e notizie in modo il più possibile ampio, sempre di più in mondi altri da AIM. 4. Far crescere la consapevolezza sulla presenza e sull’importanza delle macromolecole nella nostra vita, promuovendo dunque una base culturalmente sensibile. 5. In una prospettiva più concreta ed al tempo E IL MONDO CHE CI CIRCONDA Per dare una risposta convincente, consentiteci di ricordare la situazione nella quale ci troviamo a comunicare, perlomeno nei suoi aspetti più importanti. 1. Ancora oggi a più di 25 anni dalla sua nascita la missione di AIM è diffondere la cultura macromolecolare e fare incontrare mondi fra loro diversi, quali quello accademico e quello industriale. 3 stesso più ambiziosa, quasi naif con i tempi che corrono, convincere o perlomeno trasmettere il dubbio che la comprensione e l’approfondimento siano di aiuto e non di ostacolo alla produttività. 6. Creare una rete fra persone di mondi diversi, con esperienze diverse, di generazioni diverse. 7. Diventare una realtà, con una dimensione credibile ed un’identità precisa, nata da AIM ma, proprio perché dotata di una propria indipendenza, capace di contribuire all’identità di AIM tutta. UN Il Magazine ha coinvolto generazioni diverse di collaboratori e, come tradizione di AIM, ha avuto una preferenza particolare per i più giovani. Diverse forme di espressione sono state promosse, dall’uso dei siti internet per promuovere le iniziative AIM all’uso di lingue diverse, sul magazine ma anche nelle Scuole. Ci pare si possa dire che il bilancio è soddisfacente. Ed ora, che fare? Purtuttavia, se vogliamo vincere la nostra sfida in una situazione così difficile per la Ricerca e Sviluppo nel nostro Paese, tutto ciò non basta. Dobbiamo utilizzare gli strumenti fino a qui sviluppati per raggiungere nuove frontiere: 1. Diventare sempre più leggibili, divulgabili e flessibili alle esigenze dei mondi con cui AIM deve entrare in contatto. 2. Servirsi della Comunicazione per portare in AIM nuove realtà, soprattutto internazionali, valorizzando la valenza formativa della Comunicazione stessa. Seguire quindi l’esempio della Scuola AIM, che tanto successo ha avuto diventando europea. 3. Utilizzare la comunicazione ed i ritorni che essa porta in AIM per ottimizzare la proposta di AIM. 4. Diffondere sempre più, arrivando alle Università ed anche alle Scuole, il messaggio di AIM, confidando nel metodo che esso porta con sé. In conclusione, noi siamo convinti che quanto più i momenti sono difficili, tanto più è importante cosa si fa ma soprattutto come lo si fa. Ed è sulla base di questa convinzione che l’esame di ciò che abbiamo fatto fino ad ora ci rende ottimisti non solo per quanto saremo capaci di fare in futuro ma soprattutto per l’impatto che ciò avrà. BILANCIO SODDISFACENTE E allora, cosa abbiamo fatto? La comunicazione di AIM è una realtà. Gli strumenti creati, dal Magazine al Sito alla Mailing List, sono punti di riferimento affidabili. Adesso sì ha senso ricordare i 300 articoli, così come i contatti con il sito www.aim.it, più di 37.000 (!) dal gennaio 2001. È una realtà riconosciuta e, valutando i riscontri che abbiamo, utile ed apprezzata. Per molti è una fonte di informazioni. Ci chiedono spesso articoli pubblicati dal Magazine, come si può leggere anche in una lettera pubblicata in questo numero. AIM Magazine è stato il format sul quale è nato EPF Magazine. La comunicazione di AIM arriva in mondi prima inesplorati. Molti dei redattori e dei collaboratori del Magazine non conoscevano neppure AIM. Appartengono a mondi diversi ed hanno portato AIM nei loro ambienti. Molti di essi hanno creato una rete di collaborazioni e di contatti che arriva anche molto distante da AIM, come nel caso degli esperti di brevetti. Soggetti non tradizionali per AIM, come esponenti di PMI hanno sostenuto le iniziative di AIM e non solo quelle di comunicazione. 4 L’Attualità DOVE VA LA RICERCA IN ITALIA? Il sistema della ricerca in Italia, nella sua articolazione tra Università ed Enti Pubblici, sta attraversando un momento di grande incertezza per le ricorrenti voci di profonde trasformazioni organizzative e legislative. Molto spesso in Italia si sente parlare sia a livello politico che di opinione (giornali, TV etc.), dell’importanza della ricerca scientifica per un paese moderno e competitivo. Tuttavia non sempre alle parole corrispondono i fatti e questo è molto vero nell’attuale situazione economica del nostro paese. In previsione di scelte politiche importanti che tentano di ridisegnare le strutture di ricerca pubbliche del paese, è con piacere che ospitiamo, su proposta di Mario Malinconico, ricercatore del CNR dell’area di Ricerca di Napoli, due rilevanti riflessioni, la prima di carattere più analitico, la seconda basata sull’affermazione di principi irrinunciabili, riconosciuti dalla comunità scientifica internazionale, indispensabili per la salvaguardia di una scienza libera, non asservita al potere politico, ma alle regole della competizione e della qualità. Ci auguriamo che “gli addetti ai lavori” contribuiscano all’apertura di un forum sulla ricerca in Italia. Il Comitato di Redazione UN’ANALISI DEI FINANZIAMENTI DEL SISTEMA RICERCA IN ITALIA Comitato Promotore Alfredo Budillon, Istituto Nazionale dei Tumori “G. Pascale” Jacopo D’Alessio, Consiglio Nazionale della Ricerche Giovanna Grimaldi, Consiglio Nazionale delle Ricerche Eliana Minicozzi, Università “Federico II” Andrea Motta, Consiglio Nazionale delle Ricerche Mario Nicodemi, Università “Federico II” Nicola Spinelli, Università “Federico II” zati ci collochiamo al 14° posto. Nel rapporto 2001 della Commissione Europea, figuriamo negli ultimi posti secondo tutti gli indicatori di investimenti utilizzati per il benchmarking della Ricerca Europea e Internazionale (2). Particolarmente evidente è la scarsa quota di fondi del Bilancio dello Stato allocati alla Ricerca e Formazione (4,95 Francia-1,36 Italia). • Negli scorsi mesi del 2002 (Aprile - 1° Ottobre) il GOVERNO ITALIANO, seguendo in ritardo le indicazioni della UE, SI PONEVA L’OBIETTIVO DI INCREMENTARE drasticamente gli investimenti pubblici in Ricerca e Sviluppo nel triennio 20032006 (3), 5400 MILIONI DI EURO nel triennio di cui 1495 MILIONI nel 2003. • Il Consiglio straordinario della UE a Lisbona (2000) ha dichiarato la Ricerca un settore chiave strategico per lo sviluppo dell’Unione e ha sancito come obiettivo fondamentale per la UE e gli stati membri l’avanzamento della spesa in Ricerca e Sviluppo al 3% del PIL entro il 2010. Questo obiettivo rappresenta per questo decennio una sfida equivalente a quella del precedente (Maastricht) per stare nella UE. • La “Finanziaria 2003” (Ottobre), come quella 2002, tradisce le linee guida della UE e la credibilità concreta, anche a livello internazionale, del governo italiano NON INCREMENTANDO, MA RIDUCENDO ULTERIORMENTE gli investimenti in Ricerca e Formazione. I provvedimenti colpiscono in maniera irreparabile il sistema pubblico della ricerca e delle Università. • In Italia l’investimento in Ricerca e Sviluppo è diminuito dal 1,3% del PIL nel 1992, all’1,1% nel 1999, fino a circa l’1% nel 2002 (1). Nel 2002 la quota pubblica è stata dello 0,57% del PIL (1). Nel consesso dei principali 18 paesi industrializ- • Lo stanziamento per i FONDI ORDINARI per le 5 • Il blocco delle assunzioni (senza deroghe) è previsto per il secondo anno consecutivo, gettando nel caos qualunque programmazione della gestione delle risorse umane. Ricordiamo che in Italia l’età media dei ricercatori è di circa 48 anni, un dato che pone un drammatico problema di turn-over. Inoltre, nuove proposte di legge (4) (di maggioranza e opposizione) sullo stato giuridico di docenti e ricercatori, prevedono che qualunque passaggio di fascia o nuova immissione avvenga secondo contratti a TEMPO DETERMINATO, rinnovabili fino a un massimo di 6-10 anni. Università subisce una diminuzione del 2,9% rispetto al 2002 (oltre una riduzione del 30% delle spese per l’Edilizia Universitaria). Ne è seguita la denuncia della Conferenza dei Rettori (CRUI) del “pericolo per la sopravvivenza stessa del sistema universitario”. Lo stanziamento totale per gli ENTI di RICERCA è analogamente ridotto di oltre il 2,5%. SI SOMMA A QUESTI TAGLI L’ULTERIORE DECURTAZIONE DEL 10% imposta alla Funzione Pubblica, che compromette la vitalità stessa degli Enti e delle Università. Particolarmente grave il caso del CNR la cui struttura di bilancio vede l’87% del budget ordinario a copertura dei salari, per il quale è intervenuta la Conferenza dei Direttori degli Istituti CNR. Già nel 2002, i tagli avevano COSTRETTO L’ENTE ALLA SOSPENSIONE di qualunque attività di agenzia e COMPROMESSO le capacità di cofinanziamento (nazionale ed internazionale) degli Istituti. • La Finanziaria “2003” impone alle pubbliche amministrazioni, incluso Enti di ricerca e Università, di contrarre la spesa per l’assunzione di personale a tempo determinato (contratti etc.) nel limite del 90% della spesa sostenuta nel triennio 1999-2001. Si riduce così la già scarsa possibilità di provvedere ai percorsi formativi post-laurea dei ricercatori più giovani e si tagliano posti di lavoro. Un altro tra i molti casi gravi è a carico dell’Istituto Nazionale di Fisica della Materia (INFM), un gioiello riconosciuto a livello internazionale, che subisce un taglio complessivo del 34%. • Infine il Governo sta perseguendo l’obiettivo di trasformare gli enti pubblici di ricerca e le Università in SpA o Fondazioni di Diritto Privato attraverso una delega per la riforma delle pubbliche amministrazioni (art. 21 comma 5 disegno di legge finanziaria). Tale scelta si accompagna a quella già operata dal Ministero della Salute che trasforma gli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) in Fondazioni Private e mette in discussione la natura e le finalità pubbliche della alta formazione e della ricerca. Ciò è tanto più grave nel quadro di riduzione di risorse pubbliche per la Ricerca e l’Università. • Gli effetti dei tagli ai fondi ordinari di Enti e Università si amplificano drammaticamente considerando che, oltre l’inflazione, sui bilanci graveranno l’aumento incomprimibile delle spese fisse tra cui gli aumenti salariali delle categorie afferenti, che comunque restano tra i più bassi della UE. • Mancano stanziamenti adeguati per finanziare LE EFFETTIVE ATTIVITÀ DI RICERCA di Enti Pubblici e Università i cui fondi ordinari già coprono a malapena le spese fisse. Questo è particolarmente evidente per quanto attiene gli interventi a sostegno della ricerca fondamentale e rivolta all’aumento della conoscenza (previste dalla UE). Le linee guida del governo di Aprile 2002 prevedevano UN AUMENTO, già insufficiente, di 270 MILIONI DI EURO. • Inoltre, una serie di atti di governo, come la ventilata Riforma degli Enti Pubblici di Ricerca e la più recente legge succitata sullo “stato giuridico” dei docenti universitari che tra l’altro tentano di imporre la nomina politica del 50% dei membri del “nuovo” CUN e dei 5/9 del “nuovo” C.d.A. del CNR, denunciano la volontà di instaurare un CONTROLLO POLITICO DIRETTO sulla gestione della Ricerca e Università. • I fondi dedicati al Diritto allo Studio scendono dell’1,1% e del 4% rispetto al 2002-2001. Inoltre, come denunciato dalla CRUI, i tagli previsti ai fondi ordinari delle Università avranno ripercussioni sulle famiglie italiane, implicando inevitabilmente un aggravio delle spese per le TASSE UNIVERSITARIE. È difficile cogliere un progetto unitario costruttivo alla base dell’azione di governo (ma anche dei governi precedenti) su questi temi che vada al di là di un brutale tentativo di fare cassa (qualche 6 punto percentuale sul già misero 0,6% del PIL) e di IMPORRE IL CONTROLLO POLITICO sulla gestione di Università e Ricerca. L’effetto netto sarà inevitabilmente di strozzare la già impoverita ricerca pubblica italiana e demolire la sua secolare tradizione scientifica e culturale. Come chiaramente descritto nel Consiglio UE di Lisbona, l’assenza di programmazione e scarsi investimenti in ricerca pubblica si ripercuotono inevitabilmente sulle capacità industriali ed economiche. Non a caso, dunque, la più grande industria italiana, la FIAT, è sul baratro della chiusura e molti altri esempi preoccupanti (Pirelli, Olivetti, Cirio etc.) sono purtroppo all’ordine del giorno. È l’assenza di una consolidata e seria programmazione e l’assenza dell’”ambiente” ricerca che si ripercuotono sul già precario mondo industriale italiano. L’attuale trattamento riservato alla comunità scientifica nazionale su vari fronti ordinamentali e sulle risorse pubbliche ad essa destinate concretizzano uno scenario volto o a demolire o a convogliare forzosamente il sistema pubblico della ricerca e formazione in elemento ESCLUSIVAMENTE rivolto a finanziare e sostenere l’innova- zione tecnologica delle imprese nazionali. Che costituirebbe l’ultimo baratro. Il sistema di Ricerca e Formazione Nazionale Pubblico ha bisogno effettivo ed immediato di: • immediate e dignitose risorse in linea con gli impegni e le indicazioni UE; • autonomia di governo, scelte, gestione e valutazione scientifiche; • capitalizzare e valorizzare il proprio patrimonio di risorse umane; • essere partecipe con le altre parti sociali e politiche di tutte le scelte che riguardino e richiedano le sue competenze; • essere riconosciuto e sostenuto come uno degli elementi di riferimento per lo sviluppo del paese. Bibliografia (1) (2) (3) (4) 7 Governi della Repubblica Italiana (Linee guida PNR 05/2000, Linee guida PST 04/2002). Key Figures 2001 R&D, rapporto Commissione UE. Linee guida per la politica scientifica e tecnologica del governo (04/2002), Audizione commissione VII Ministro Moratti (1/10/2002). Articoli non smentiti su L’Espresso (17/10/2002). “CARTA DEI PRINCIPI DELLA RICERCA” PROPOSTA DEL 10 SETTEMBRE 2002 Comitato Promotore Franco Bassani (Scuola Normale Superiore di Pisa, Pres. Società Italiana di Fisica – a titolo personale) Roberto Battiston (Università di Perugia) Enrico Bellone (Università di Milano) Carlo Bernardini (Università di Roma “La Sapienza”) Marcello Buiatti (Università di Firenze) Cristiano Castelfranchi (ISTC-CNR) Gianna Cioni (IASI-CNR) Rosaria Conte (ISTC-CNR) Paolo De Nardis (Università di Roma “La Sapienza”) Rino Falcone (ISTC-CNR) Vincenza Ferrara (Università di Roma “La Sapienza”) Giovanni Giudice, ordinario di Biologia dello sviluppo (Università di Palermo) Marco Gori (Università di Siena e Pres. Associazione Italiana Intelligenza Artificiale – a titolo personale) Patrizia Grifoni (IRPPS-CNR) Margherita Hack (Università di Trieste) Francesco Lenci (IBF-CNR) Marina Montacutelli (ISSM-CNR) Giovanni Nicolosi (Istituto di Chimica biomolecolare, CNR, Catania) Giorgio Parisi (Università di Roma “La Sapienza”) Franco Pacini (Osservatorio di Arcetri) Giulio Peruzzi (Università Padova) Francesco Polcaro (IASF-CNR) Lino Polito (IGB-CNR) Tullio Regge (Politecnico di Torino) Flaminia Saccà (Università di Roma “La Sapienza”) Oliviero Stock (ITC-IRST) Francesco Tampieri (ISAC-CNR) Settimo Termini (Istituto di Cibernetica - CNR) Giuliano Toraldo di Francia (Università di Firenze) Carlo Umiltà (Università Padova, Pres. Associazione Italiana di Psicologia – a titolo personale) Cirino Vasi, Istituto processi chimico-fisici, CNR, Messina Cristiano Violani (Università Roma “La Sapienza”) 1. La ricerca fondamentale e di base è presupposto dello sviluppo civile, sociale, economico di ogni paese e come tale “patrimonio fondamentale dell’umanità “ e deve essere completamente autonoma. 2. Per la ricerca finalizzata, alla politica l’individuazione degli obiettivi prioritari e strategici, agli scienziati la direzione e l’organizzazione della ricerca per l’ottenimento di quegli obiettivi. 3. La specializzazione e l’interdisciplinarietà ha da sempre portato alla definizione di nuovi saperi. Società e sistemi sempre più complessi, come quelli in cui viviamo, richiedono l’integrazione di saperi differenti. 4. La ricerca ed il finanziamento della ricerca pubblico e privato sono entrambi indispensabili. L’esperienza dei paesi avanzati ha dimostrato che solo all’interno di una sana comunità scientifica nascono spontaneamente le migliori possibilità di integrazione tra questi due sistemi. 5. Un forte innesto di giovani ricercatori è necessario alla ricerca italiana. Per non essere definitivamente emarginati dalla comunità scientifica internazionale si deve raccogliere l’importante capitale di conoscenza dei ricercatori esperti ed allo stesso tempo introdurre forti elementi di dinamismo verso indirizzi originali ed innovativi. 6. Nessuna ricerca è possibile senza finanziamenti adeguati. È necessario recuperare la sproporzione dei finanziamenti per la ricerca rispetto a quelli degli altri paesi. 7. I parametri di valutazione dell’attività di ricerca, i meccanismi di reclutamento e di sviluppo di carriera e le risorse economiche minime da destinare alla ricerca di base devono essere riferiti a quelli fissati in ambito dell’Unione Europea. 8 COMMENTO ALL’INTERVISTA SUL CORRIERE DELLA SERA A RENATO UGO, PRESIDENTE DELL’AIRI di Anna Crestana e Maurizio Galimberti* liane, appare evidente l’inadeguatezza dei fondi destinati alla R&S (alla Legge 297/99) dalla Finanziaria di quest’anno. Questa propone 100 milioni di Euro solamente, in tre anni, a fronte di delle migliaia di milioni di Euro di cui sopra. Peraltro, questi soldi sono devoluti al solo Fondo per la Ricerca Applicata (Fra), mentre il già citato fondo Fit è stato completamente ignorato. Il fondo per la Ricerca di Base ha invece ottenuto 300 milioni di Euro, anch’essi da suddividersi in tre anni. Decisamente diverse erano le linee guida auspicate (e approvate!) dal Governo stesso, in primavera, e pubblicate sul supplemento 199 della Gazzetta Ufficiale n° 248 (22/10/2002): 6.330 milioni di Euro finalizzati alla ricerca industriale. Queste direttive erano ben motivate: dal 2000 in poi le aziende hanno mostrato, infatti, di voler investire molto di più in Ricerca e Sviluppo; l’incremento annuo per questa voce di spesa è stato del 6-8%, materializzatosi anche sotto forma di progetti di innovazione tecnologica richiesti al Miur ed al Map, trovatisi quindi presto in deficit di denaro. Ben giustificata appare quindi la preoccupazione del presidente dell’AIRI per il futuro della Ricerca Industriale in Italia, se il trend degli investimenti ad essa destinati non cambiasse: retrocessione (peraltro già in atto) nello sviluppo tecnologico e conseguente calo di competitività delle aziende del nostro Paese, oltre ovviamente alla perdita di posti di lavoro nei Centri di Ricerca Industriale. O gni autunno ha luogo la medesima “battaglia”: la Ricerca industriale italiana che deve difendere se stessa, insoddisfatta dai pochi e sempre più ridotti fondi stanziati dalle Finanziarie, nonostante l’aumento delle domande di finanziamento a progetti per la Ricerca e lo Sviluppo (R&S) presentate dalle aziende italiane agli enti competenti. Il presidente dell’AIRI (Associazione Italiana per la Ricerca Industriale), Renato Ugo, ha recentemente confrontato sul Corriere della Sera (CorrierEconomia del 21 ottobre 2002) la situazione dei fondi italiani destinati alla R&S con la (scarsa) disponibilità della legge Finanziaria 2002. Questi i numeri del confronto: in Italia i Ministeri dell’Istruzione, Università e Ricerca (Miur) e della Ricerca Applicata (Map) gestiscono dei fondi per le attività di sviluppo tecnologico. Il Miur, alle soglie dell’approvazione dell’attuale Finanziaria, doveva far fronte alle circa 1500 richieste di progetti di ricerca, per un totale di circa 4.200 milioni di Euro, una somma non coperta dalle disponibilità del Ministero. Il Map ha dovuto addirittura bloccare le domande presentate al Fondo per l’Innovazione Tecnologica (Fit) dopo metà marzo di quest’anno, a causa dell’insufficienza dei fondi: mancano infatti ben 1.100 milioni di Euro per finanziare le richieste avanzate da novembre 2001 al luglio 2002. Visto l’ordine di grandezza dei numeri per fare ricerca e dare quindi competitività alle aziende ita- * Pirelli Pneumatici, Materiali Innovativi, viale Sarca 222, 20126 Milano. 9 RICERCA E SVILUPPO IN ITALIA: UN’ISTANTANEA DAL RAPPORTO DELL’ASSOCIAZIONE ITALIANA PER LA RICERCA INDUSTRIALE di Anna Crestana e Maurizio Galimberti COLPO D’OCCHIO SUL RAPPORTO AIRI È stato pubblicato a giugno il rapporto dell’AIRI (Associazione Italiana per la Ricerca Industriale) sulla situazione della Ricerca e Sviluppo (R&S) in Italia, a confronto con i principali Paesi industrializzati. Dall’analisi dei dati raccolti fino al 2000 si può vedere che: • la ricerca e quindi la competitività delle aziende italiane dipendono fortemente dagli stanziamenti pubblici, sotto forma di fondi assegnati dai Ministeri competenti (Ministero dell’Istruzione, l’Università e la Ricerca, Ministero delle Attività Produttive); al contrario, nei Paesi di riferimento, cioè Germania, Francia, Regno Unito, USA e Giappone, la maggior parte della spesa per R&S proviene da finanziamenti privati; • l’incidenza sul PIL dei finanziamenti per R&S in Italia è diminuita di anno in anno nel periodo 1990-2000 ed è, comunque, circa la metà della media europea; • il numero di ricercatori in Italia è in continua e drastica diminuzione; • nonostante la scarsezza dei fondi finalizzati alla R&S, il numero dei brevetti richiesti dai ricercatori italiani all’Ufficio Europeo dei Brevetti è in linea con quello degli altri Paesi presi a confronto. LA SPESA PER CIPALI PAESI RICERCA E SVILUPPO Figura 1: Spesa globale per la Ricerca e lo Sviluppo, nei principali Paesi industrializzati, espressa in miliardi di dollari e a parità di potere d’acquisto. (Fonte: AIRI, R&S Dati Statistici, Quinta edizione - giugno 2002. Figura 1.3). Avendo sotto gli occhi il grafico precedente, sembra essere alquanto piuttosto irraggiungibile, perlomeno per noi, l’obiettivo del Consiglio Europeo di Barcellona tenutosi quest’anno: raggiungere il 3% del PIL entro il 2010 (ulteriori notizie a riguar- NEI PRIN- INDUSTRIALIZZATI Il confronto tra il volume globale (in milioni di dollari e a parità di potere d’acquisto) della spesa per R&S nei principali Paesi industrializzati conferma l’insoddisfacente attenzione verso la Ricerca in Italia. In Figura 1 è palese la scarsità dei fondi italiani. Analogo andamento segue l’incidenza sul PIL della spesa globale per la Ricerca: la media annuale italiana dell’1,10% deve confrontarsi con il 2,35% della Germania, il 2,60% degli USA e il 2,93% del Giappone. In Figura 2 sono riportati i valori percentuali anno per anno, dal 1990 al 1999. Figura 2: Incidenza sul PIL della spesa per la Ricerca e lo Sviluppo, nei principali Paesi industrializzati. (Fonte: AIRI, R&S Dati Statistici, Quinta edizione - giugno 2002. Figura 1.4). 10 do si possono trovare nella pubblicazione dell’11/9/2002 “COM (2002) 499 final – More research for Europe: towards the 3% of GDP”). In effetti, in altri Paesi europei, in particolare quelli scandinavi, la percentuale è già vicina a questo target; per l’Italia, invece, anche il commento del commissario per l’innovazione europea, Philippe Busquin, non lascia certo spazio a false speranze (vedere l’intervista su “La Repubblica”, 8 novembre 2002). Dati alla mano, infatti, la spesa per la Ricerca e lo Sviluppo ha subito un drastico calo dal 1990 ad oggi, con un solo lieve recupero, come mostrato in Figura 3. La fonte dei finanziamenti è senz’altro un aspetto di grande interesse. In Italia i maggiori finanziatori sono gli enti pubblici, a differenza di altri Paesi industrializzati. In questi ultimi la ricerca viene sovvenzionata in percentuali maggiori dalle aziende private, come si può vedere nella Figura 4. Si capisce quindi quanto l’innovazione e la competitività delle aziende italiane dipenda anche dai finanziamenti stanziati dal Governo per il Miur (Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca) e il Map (Ministero delle Attività Produttive), quindi dalla disponibilità dei fondi e dalla volontà politica di investirli in R&S. Purtroppo, l’articolo di Renato Ugo commentato nell’Attualità ci parla di una situazione che sembra ulteriormente peggiorata. Questo dato riflette la particolare situazione del mondo dell’Impresa in Italia, caratterizzata in larghissima percentuale da Piccole e Medie Imprese, ovverosia da soggetti che non hanno le dimensioni per promuovere sforzi significativi in R&S. Per riportare finalmente un dato positivo, seguendo il dinamismo europeo degli ultimi anni, dal 2000 in poi le aziende del nostro Paese hanno cominciato ad investire di più in progetti di innovazione e sviluppo tecnologici, con un incremento annuo del 6-8%. Nonostante ciò, le aziende italia- Figura 4: Spesa per Ricerca e Sviluppo nei principali Paesi industrializzati, suddivisa per finanziatore (Fonte: AIRI, R&S Dati Statistici, Quinta edizione - giugno 2002. Tabella 7.4). ne spendono comunque in R&S circa la metà della media europea, come si può vedere in Figura 5. I RICERCATORI NEI PAESI INDUSTRIALIZZATI Mentre il numero di ricercatori negli altri Paesi di riferimento aumenta, in Italia è diminuito di ben 10.000 unità dal 1996 al 1999! L’andamento per il nostro Paese dal 1987 al 1999 è quello riportato in Figura 5: Spesa delle imprese italiane per la Ricerca e lo Sviluppo, espressa in percentuale rispetto al PIL (Fonte: AIRI, R&S Dati Statistici, Quinta edizione - giugno 2002. Figura 4.4). Figura 6, da confrontare con quello in Figura 7, riferito al numero di ricercatori impiegati nei Paesi di riferimento, dal 1987 al 1999. LA CREATIVITÀ BREVETTI ITALIANA: IL NUMERO DI Viene spesso riportato sui giornali il basso numero dei Brevetti prodotti in Italia. La Tabella 1, in cui si considera il numero di Brevetti per Paese sul Figura 3: Spesa R&D in Italia, normalizzata sul PIL (Fonte: AIRI, R&S Dati Statistici, Quinta edizione - giugno 2002. Figura 1.2). 11 Figura 6: Numero dei ricercatori italiani dal 1987 al 1999 (Fonte: AIRI, R&S Dati Statistici, Quinta edizione - giugno 2002. Tabella 6.10). Figura 7: Numero di ricercatori in alcuni Paesi industrializzati (Fonte: AIRI, R&S Dati Statistici, Quinta edizione giugno 2002. Tabella 6.10). totale della popolazione, conferma questo stato di cose. Ad una lettura superficiale, questo dato potrebbe essere letto come un indice di una minore produttività del Ricercatore italico o, addirittura, come un venire meno della tradizionale creatività del nostro Paese. Lo stesso si può dire del grafico di Figura 8, che riporta il numero di Brevetti concessi all’Ufficio Brevetti degli Stati Uniti. In esso si può apprezzare, oltre alla differenza dei “volumi”, anche la differenza sull’incremento annuo delle concessioni ottenute. Invece, nonostante la non concorrenzialità delle risorse disponibili per i progetti di innovazione scientifica e tecnologica, la “produttività” italiana non sembra certo essere da meno rispetto a quella dei Paesi di riferimento, se normalizzata al numero di Ricercatori. Il numero di domande di brevetto richieste all’Ufficio Europeo dei Brevetti è scelto di seguito come indice dei frutti delle attività di ricerca (siano essi sotto l’egida di enti pubblici o di aziende private). Nella Figura 9 è riportato il Figura 8: Numero dei brevetti concessi dall’Ufficio dei Brevetti degli Stati Uniti, per anno e per Paese, espressi in migliaia (Fonte: AIRI, R&S Dati Statistici, Quinta edizione - giugno 2002. Tabella 7.3). confronto con le domande degli altri Paesi per ogni 1.000 addetti alla Ricerca o laureati. Dalla precedente Figura, si può vedere come i bre- Tabella 1: Numero totale di brevetti richiesti all’Ufficio Europeo dei Brevetti, per anno e per Paese (Fonte: AIRI, R&S Dati Statistici, Quinta edizione - giugno 2002. Tabella 7.1). Numero domande % su totale mondiale Anno 1997 1998 1999 2000 1997 1998 1999 2000 Italia 2.485 2.845 3.006 3.199 3,41 3,47 3,36 3,18 Francia 5.091 5.644 6.180 6.791 6,98 6,88 6,92 6,74 13.846 16.117 18.190 20.104 18,99 19,63 20,36 19,97 3.991 3.972 4.138 4.359 5,47 4,84 4,36 4,33 Stati uniti 20.497 23.502 25.333 28.499 28,12 28,63 28,35 28,30 Giappone 12.856 13.813 14.617 17.124 17,63 16,83 16,36 17,01 Germania Regno unito 12 Tabella 2: Numero di pubblicazioni per Paese, ogni 10000 abitanti. Dati del 1997 (Fonte: AIRI, R&S Dati Statistici, Quinta edizione - giugno 2002. Tabella 8.2). Numero pubblicazioni per 10.000 abitanti (1997) Italia Francia Germania Regno Unito Stati Uniti Giappone 5,1 8,1 7,8 11,7 9,5 5,5 vetti richiesti in Italia, normalizzati rispetto al numero di persone addette alla ricerca e allo sviluppo, non siano di meno di quelli richiesti in altri Paesi, e siano addirittura quasi il doppio degli Stati Uniti, se si considerano solo Ricercatori e Laureati. LE PUBBLICAZIONI SCIENTIFICHE Un’analoga considerazione può essere fatta riguardo alle pubblicazioni scientifiche, per ogni 10.000 abitanti (dati del 1997, vedi Tab. 2). In conclusione, nonostante in Italia si debba lottare contro la mancanza di sensibilità verso la Ricerca, nonché contro Leggi Finanziarie sempre più scarne in questa direzione, si può sostenere che il livello dei ricercatori italiani non ha nulla da invidiare a quello di altri Paesi, più lungimiranti. È per questo motivo che abbiamo voluto fare ricorso alla “provocazione” riportata in copertina, un po’ per esprimere solidarietà ma anche considerazione per i tanti (o pochi) “nipotini” di Leonardo costretti a lavorare in condizioni sempre più difficili. Figura 9: Numero di domande di Brevetti per 1000 Ricercatori o Laureati, per anno e per Paese (Fonte: AIRI, R&S Dati Statistici, Quinta edizione - giugno 2002. Tabella 7.4). 13 Abbiamo deciso di inserire nella Rubrica l’Attualità, già del resto completamente dedicata ai problemi della ricerca sia accademica che industriale, un preoccupato comunicato dell’Ufficio Stampa del CNR con il commento di Mariano Pracella che ce lo ha inviato e che ringraziamo. La Redazione Vi trasmetto un comunicato dell’ufficio stampa del CNR del 28 novembre, che ritengo particolarmente significativo e degno di attenzione. Il contenuto del comunicato, che è stato anche riportato da quotidiani nazionali, riguarda la partecipazione italiana ai programmi dell’European Science Foundation e, pur se riferito al futuro prossimo, rappresenta un caso emblematico della situazione della ricerca scientifica e tecnologica nel nostro paese. Il fatto che l’annuncio provenga dal più importante Ente pubblico di ricerca italiano è un segnale chiaro e allarmante, non solo per i suoi effetti nel caso specifico, ma soprattutto se riferito alla globalità delle attività di ricerca e alla loro ricaduta sul tessuto sociale e produttivo. Evidentemente, se siamo caduti agli ultimi posti (in un anno siamo passati dal 26° al 39°) della classifica dei paesi più competitivi in base agli indicatori macroeconomici e allo sviluppo tecnologico, significa che la nostra capacità di guardare al futuro, considerando la “ricerca” solo come un capitolo di spesa, non riesce a superare l’arco di tempo di una “finanziaria’. Non credo siano necessari ulteriori commenti. Mariano Pracella IL CNR ESCE DA EUROPEAN SCIENCE FOUNDATION PER MANCANZA DI FONDI una lettera al responsabile dell ESF, Enric Banda, la impossibilità dell Ente di confermare la partecipazione a programmi internazionali di grande rilievo, quali Eurocore, per mancanza di fondi. Il CNR contribuisce attualmente all European Science Foundation con una quota di 500.000 euro circa, pari al 71% della quota italiana di partecipazione (il 20% è di competenza dell INFM e il 7% circa dell’INFN). “Una spesa certamente modesta -sottolinea Bianco - che tuttavia in questo momento non possiamo garantire a partire dal 2004, dal momento cheil MIUR ci ha comunicato ufficialmente che nel 2003 l ‘Ente subirà una decurtazione del 2% rispetto alla dotazione ordinaria del 2002 e addirittura del 10% nel 2004.” I l Consiglio Nazionale delle Ricerche ha comunicato all’European Science Foundation la rinuncia alla sua partecipazione a partire dal 2004 per mancanza di risorse finanziarie. Una situazione che comporta l’interruzione di programmi europei di grande prestigio quali Eurocore. “Gentile Segretario Generale, le difficoltà in cui versa attualmente il bilancio dello Stato italiano si ripercuotono inevitabilmente anche sul sistema nazionale della ricerca...... per questo sono costretto ad annunciarle che, qualora nel 2003 non dovessero intervenire elementi di novità, il Consiglio Nazionale delle Ricerche si trova costretto a rinunciare dal 2004 alla sua partecipazione all European Science Foundation”. E’ con queste parole che il Presidente del CNR Lucio Bianco ha comunicato in (Ufficio Stampa CNR, Roma 28 novembre 2002) 14 I Biopolimeri Per questo numero della rivista la redazione ha deciso di dedicare la rubrica Biopolimeri ad una breve illustrazione delle motivazioni scientifiche che hanno portato quest’anno all’assegnazione dei premi Nobel per la chimica. Il motivo della decisione risiede proprio nella frase, riportata all’inizio dell’articolo, contenuta nel comunicato stampa dell’Accademia delle Scienze Svedese, che dice: “… per lo sviluppo di metodi di identificazione e di analisi strutturale di macromolecole biologiche …”. Roberto Rizzo I NOBEL PER LA CHIMICA DEL 2002 di Roberto Rizzo * dell’assegnazione dei premi Nobel non solo per illustrare l’attività scientifica dei tre vincitori, ma anche perché oggi esse sono sempre più utilizzate per investigare le proprietà dei biopolimeri e stanno dando risultati eccellenti nella “nuova” disciplina che va sotto il nome di “proteomica”. La ricerca sulla struttura delle proteine non è evidentemente una novità, ma la proteomica, cioè la ricerca sul modo in cui diverse proteine ed altre sostanze agiscono in modo concertato in una cellula, ha fatto notevoli progressi solo negli ultimi anni, in particolare dal momento in cui il genoma di diversi organismi, unicellulari e pluricellulari, è stato mappato nella sua interezza. Le domande che oggi vengono poste sono, per esempio, come è possibile che nell’uomo circa 30.000 geni possano codificare per centinaia di migliaia di proteine diverse? Qual è l’origine di malattie gravi come il morbo di Alzheimer o la sindrome della mucca pazza (3). Lo scopo di rispondere a queste domande è naturalmente non solo quello di capire cosa succede a livello molecolare ma anche, e soprattutto, quello di arrivare alla formulazione di farmaci molto specifici utili nel trattamento di queste malattie. Per quel che riguarda la spettrometria di massa, i metodi di ionizzazione cosiddetti soffici, cioè senza frammentazione della molecola, hanno contribuito in modo determinante alla possibilità di studiare grandi molecole ed è proprio in questo campo che L’ annuncio stampa è stato dato il 9 ottobre scorso: “The Royal Swedish Academy of Sciences has decided to award the Nobel Prize in Chemistry for 2002 ‘for the development of methods for identification and structure analyses of biological macromolecules’ with one half jointly to John B. Fenn Virginia Commonwealth University, Richmond, USA, and Koichi Tanaka Shimadzu Corp., Kyoto, Japan ‘for their development of soft desorption ionisation methods for mass spectrometric analyses of biological macromolecules’ and the other half to Kurt Wüthrich Swiss Federal Institute of Technology (ETH), Zürich, Switzerland and The Scripps Research Institute, La Jolla, USA ‘for his development of nuclear magnetic resonance spectroscopy for determining the three-dimensional structure of biological macromolecules in solution’”. La motivazione del riconoscimento fa esplicita menzione alle macromolecole biologiche ed in particolare allo sviluppo di metodi di indagine che hanno permesso l’utilizzo della risonanza magnetica nucleare e della spettrometria di massa per lo studio strutturale di proteine, acidi nucleici ed altri biopolimeri. Questa rubrica ha già ospitato contributi che hanno trattato di risonanza magnetica e di spettrometria di massa (1, 2), ma forse vale la pena parlare ancora di queste metodologie in occasione * Dipartimento Biochimica, Biofisica e Chimica delle Macromolecole. Via Licio Giorgieri 1. Università di Trieste, 31427 Trieste Email: [email protected] 15 Fenn e Tanaka hanno dato il loro contributo. Il primo nella messa a punto della tecnica di Electrospray (ESI) ed il secondo nello sviluppo del desorbimento soffice mediante laser (da cui è derivata la tecnica MALDI). La tecnica MALDI è stata già illustrata in AIM Magazine (2), mentre vale forse la pena di spendere alcune parole per illustrare la tecnica ESI. In questa metodologia, molecole elettricamente cariche, o neutre ma in presenza di opportuni sali, sono disciolte in una soluzione e quindi iniettate sotto forma di spray nello spettrometro dove un forte campo elettrico e la presenza del vuoto portano alla formazione di molecole cariche (o complessate con ioni) che sono alla fine analizzate in base al loro rapporto massa/carica. La spettrometria di massa non è una novità nelle menzioni per l’attribuzione dei premi Nobel. Essa fu utilizzata da H. Urey (premio Nobel nel 1934) per la scoperta del deuterio e da R. Curl, H. Kroto e R. Smalley (premi Nobel 1996) per la caratterizzazione dei fullereni. La ricerca di Fenn fu pubblicata nel 1988. In un primo lavoro, l’autore dimostrò che macromolecole come il polietilenglicol potevano essere studiate con la spettrometria di massa ESI arrivando alla definizione dei pesi molecolari di frazioni polimeriche a massa incognita. In un secondo lavoro, divulgato durante un convegno a S. Francisco (4), egli dimostrò la possibilità di analizzare pesi molecolari di proteine con massa molecolare di 40 kDa e con una accuratezza dello 0,01%. I risultati di Tanaka, che lavorava presso la Shimadzu Corp., furono presentati in un simposio ad Osaka nel 1987 (5) dove discusse i suoi studi sullo studio di proteine intatte mediante spettrometria di massa assistita da desorbimento mediante laser. Nel 1987-1988 pubblicò i suoi risultati sul chimotripsinogeno, carbossipeptidasi A e citocromo C (6, 7). Negli ultimi cinque anni le tecniche di spettrometria di massa applicate allo studio delle macromolecole biologiche, ed in particolare ai peptidi di sintesi ed alle proteine ricombinanti, hanno fatto enormi progressi tanto che questa strumentazione è presente praticamente in tutti i laboratori e le industrie che si occupano di proteomica. Gli esempi di applicazioni recenti della spettrometria di massa, riportati qui di seguito, mostrano l’utilità della tecnica nel campo della salute umana. Nel campo farmaceutico la possibilità di applicare tecniche di separazione, quali l’elettroforesi capillare o la cromatografia HPLC, alla spettrometria di massa ESI, che infatti richiede una iniezione sotto forma di soluzione, permette di poter analizzare diverse centinaia di composti al giorno al fine di selezionare prodotti con l’attività biologica desiderata. Nel campo medico vale la pena di citare due applicazioni della spettrometria di massa assistita dal laser che riguardano malattie molto comuni nel mondo: la diagnosi precoce della malaria, necessaria spesso per salvare vite umane e per seguire efficacemente il diffondersi dell’infezione, e quella dei tumori della mammella, delle ovaie e della prostata. Nel campo dell’alimentazione, l’analisi di cibi, soprattutto quelli messi in commercio già pronti, mediante spettrometria di massa può mettere in evidenza la qualità del prodotto e soprattutto l’eventuale formazione di sottoprodotti indesiderati durante la preparazione. Anche la risonanza magnetica non è nuova agli allori del premio Nobel. Nel 1952 Felix Bloch ed Edward Purcell ebbero il premio per la fisica per aver per primi verificato sperimentalmente il fenomeno della Risonanza Magnetica Nucleare. In seguito, Richard Ernst ottenne nel 1991 il premio Nobel per la chimica per aver introdotto la tecnica della Risonanza Magnetica in Trasformata di Fourier. Fino al 1985 circa, la struttura tridimensionale di proteine era studiata esclusivamente mediante diffrazione dei raggi X su cristallo. In seguito, nelle banche dati di struttura di proteine cominciarono a comparire i primi contributi mediante risonanza magnetica nucleare ed oggi, su un totale di circa 14.000 strutture di proteine depositate, circa il 20% è ottenuto mediante NMR. Il contributo di questa tecnica è d’altra parte essenziale per quelle proteine che non possono essere cristallizzate. Il lavoro di K. Wüthrich è stato determinante per mettere a punto la tecnica di assegnamento sequenziale (8, 9) delle bande di risonanza dei protoni che, sfruttando convenientemente tecniche bidimensionali COSY e NOESY, permette di trovare una correlazione fra struttura primaria della proteina in esame e struttura dello spettro NMR. Egli ha inoltre mostrato che, sempre mediante tecniche bidimensionali, esiste la possibilità di conoscere la distanza tra coppie di atomi di idrogeno, vicini nello spazio, in modo da costruire una mappa delle distanze che orientasse la ricostruzione della struttura terziaria della proteina (10, 11). Pochi anni dopo fu pubblicata la prima struttura tridimensionale di un oligonucleotide in soluzione mediante NMR (12). Da un punto di vista biochimico è interessante notare che strutture di proteine determinate sia mediante NMR che diffrazione dei raggi X su cristallo sono risultate quasi identiche. È però doveroso, ed interessante, sottolineare che la risonanza magnetica si applica in soluzione e che le zone della struttura della proteina a contatto con il solvente possono mostrare conformazioni in parte 16 diverse da quelle delle stesse zone nel cristallo. Inoltre la risonanza magnetica può dare informazioni sulla dinamica delle macromolecole ed anche questa è un’informazione di grande rilevanza per capire a fondo il meccanismo dell’attività biologica di queste molecole. A questo proposito, va citato il contributo di K. Wüthrich circa la definizione della struttura in soluzione del prione coinvolto nella sindrome della mucca pazza. Nel lavoro pubblicato (13), è stato mostrato che l’intera struttura del prione è formata da due diversi domini. Uno assume una struttura rigida e dominata dalla presenza di diverse porzioni in conformazione α-elicoidale, mentre l’altro non possiede una struttura terziaria definita ed è al contrario piuttosto flessibile. Questa osservazione è in diretta relazione con la trasformazione della forma benigna del prione nella forma associata alla malattia (3). Il progredire delle tecniche di analisi chimica ha portato alla possibilità di studiare e capire la struttura di molecole molto complesse o addirittura di aggregati macromolecolari come per esempio il ribosoma. In alcuni casi, come nel caso della spettrometria di massa, è sufficiente una quantità molto piccola di sostanza e questa condizione è spesso vincolante nel campo della biochimica. Oggi lo scenario della ricerca nel campo delle macromolecole biologiche sta decisamente cambiando. Si cercherà sempre di più di capire che ruolo giocano le interazioni tra molecole diverse nei meccanismi delle reazioni biochimiche ed in quale modo queste interazioni possono controllare i complessi meccanismi di regolazione dei processi biologici. Tutto questo impegno scientifico avrà sicuramente rilevanti ricadute nel campo medico e farmaceutico e queste arriveranno, molto probabilmente, piuttosto presto mettendo sicuramente in moto un processo di crescita veloce del miglioramento del trattamento di molte gravi malattie. (2) (3) (4) (5) (6) Tanaka K, Waki H, Ido Y, Akita S, Yoshida Y, Yoshida T. Protein and polymer analysis up to m/z 100,000 by laser ionisation time-of-flight mass spectrometry. Rapid Commun. Mass Spectrom 19882;2:151-3. (8) Wagner G, Anil K, Wüthrich K. Systematic application of two-dimensional: 1) H nuclear magnetic resonance technique for studies of proteins; 2) Combined use of correlated spectroscopy and nuclear Overhauser spectroscopy for sequential assignments of backbone resonances and elucidation of polypeptide secondary structures. Eur J Biochem 1981;114:37584. (9) Wüthrich K, Wider G, Wagner G, Braun W. Sequencial resonance assignment as a basis for determination of spatial protein structure by high resolution proton nuclear magnetic resonance. J Mol Biol 1982;155:311-9. (10) Braun W, Bosch C, Brown LR, Go N, Wüthrich K. Combined use of proton-proton Overhauser enhancement and a distance geometry algorithm for determination of polypetide conformations: application to micelle-bound glucagon. Biochim Biophys Acta 1981;667:377-96. (11) Williamson MP, Haved TF, Wüthrich K. Solution conformation of proteinase inhibitor IIA from bull seminal plasma by 1H nuclear magnetic resonance and distance geometry. J Mol Biol 1985;182:295-315. (12) Hare DR, Reid BR. Three-dimensional structure of a DNA hairpin in solution. Two-dimensional NMR studies and distance geometr y calculations on d(CGCGTTTTCGCG)2. Biochemistry 1986;25:534150. (13) Rick R, Hornemann S, Wider G, Glocshuber R, Wüthrich K. NMR characterization of the full.length recombinant murine prion protein mPrP(23-231). 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Tali materiali, inoltre, hanno il vantaggio di essere processati mediante le tecnologie tradizionali esistenti. Vi siete mai chiesti quante autovetture sono state prodotte dall’invenzione di tale mezzo di locomozione fino ai nostri giorni e quante di queste circolano attualmente nel mondo? Forse sarebbe meglio non rispondere o, come alcuni preferiscono, far finta di non sapere, ma la realtà è che del miliardo e mezzo di veicoli prodotti fino ad oggi un terzo è ancora in circolazione. La produzione mondiale del 1998 si è aggirata intorno ai 53 milioni di esemplari e le tendenze per i prossimi anni sono in costante crescita [rif: http://www.eplast.it]. Con questi numeri l’industria automobilistica non può trascurare le problematiche ambientali, ma propone nuove soluzioni, che non si limitano alla sola riduzione delle emissioni nocive, ma alla sempre più attenta programmazione della successiva rottamazione dei veicoli. Ad esempio la politica ambientale della Fiat prevede una serie di misure atte a prevenire conseguenze negative derivanti dall’utilizzazione dei propri prodotti. I punti in cui è articolato tale programma sono i seguenti: • eliminazione dell’amianto dai freni e frizioni; • eliminazione del cadmio, utilizzato prima come pigmento colorante dei plastici e come rivestimento lubrificante e anticorrosione della bulloneria, e sua sostituzione con coloranti organici; • istituzione del Progetto Fenice, volto all’introduzione sistematica, ove possibile, dell’uso di tecnologie e prodotti finalizzati al recupero o riciclo di residui di lavorazione, riducendo al minimo la quantità da mettere in discarica; • istituzione del sistema F.A.Re., nell’ottica che il costruttore deve farsi carico di tutelare l’impatto 18 ambientale dell’auto sia quando circola, sia quando viene rottamata, secondo un approccio dell’intero ciclo di vita del prodotto; • imposizione dell’obiettivo della possibilità di riciclaggio del 100% delle vetture, secondo un criterio a cascata: per esempio i materiali in polipropilene vengono recuperati, triturati e fusi per fabbricare componenti che richiedono prestazioni inferiori (es. plancia, filtri), i quali a loro volta, dopo fine vita, verranno riciclati in prodotti ancora più semplici (es. tappetini delle auto). Nell’ottica di migliorare sempre più certe caratteristiche, quali sicurezza, comfort e styling è spontaneo non trascurare il contributo che le materie plastiche assicurano al miglioramento di tali parametri e quindi programmare anche per queste ultime un successivo recupero durante la rottamazione del veicolo. Attualmente, in particolare per le autovetture prodotte in Europa, il contenuto medio dei polimeri in un’auto si aggira sui 100 kg. Facendo un po’ di conti si può immaginare quali siano i residui in materia plastica provenienti dalla sola industria automobilistica. E non finisce qui! Questi citati sono i residui originati dal post-consumo a cui, per un bilancio complessivo, bisogna aggiungere quelli derivanti dal pre-consumo, costituiti da scarti di lavorazione o manufatti non adatti per l’immissione in commercio. E allora cosa fare con tutti questi materiali “spazzatura”? Esistono fondamentalmente due metodi per il recupero di materie plastiche. Uno è il riutilizzo della plastica alla fine del processo produttivo e del ciclo di vita, che avviene sostanzialmente tramite mezzi fisici o chimici. La lavorazione della plastica da riciclo deve essere effettuata prendendo in considerazione la presenza di materiale estraneo, che può indurre reazioni di degradazione termica. L’alternativa consiste nel recupero di energia, reso possibile dal fatto che la plastica deriva dal petrolio e quindi ha un potere calorifico uguale o maggiore a quello del carbone. Tale valore energetico si può recuperare tramite combustione controllata in impianti di rivalutazione energetica e quindi sfruttabile o in processi ad intenso consumo energetico o nella produzione di energia e calore. Nel caso invece dei materiali compositi tradizionali, il problema è complicato dalla presenza delle fibre solide di rinforzo, che aumentano tra l’altro la viscosità del fuso. L’elevata viscosità del materiale fuso, che si traduce in un aumento degli sforzi interni con con- seguente degradazione meccanica e termica, costringe ad utilizzare elevate temperature nel processo. Inoltre esiste il ben noto problema della riduzione della lunghezza delle fibre a causa degli intensi sforzi indotti durante la lavorazione. Tale problema ovviamente si accentua ulteriormente durante il processo di materiali da riciclo, con il risultato che la lunghezza media delle fibre ottenute è molto inferiore rispetto alla lunghezza iniziale. Con queste premesse è ovvio che lo sviluppo di materiali cha abbiano vantaggi significativi rispetto ai polimeri e compositi tradizionali sia fortemente voluto e ricercato. Nascono così i nanocompositi a matrice polimerica, che impiegando un contenuto di fase inorganica che tipicamente varia dal 3 al 5%, permettono comunque un significativo miglioramento delle proprietà caratteristiche dei materiali polimerici (sia commodities sia tecnopolimeri), come ad esempio l’aumento della resistenza a trazione, della HDT (Heat Deflection Temperature) e del ritardo alla fiamma. Il tutto con il vantaggio di avere materiali a densità minore, migliore processabilità, maggiore trasparenza e con una diminuzione della permeabilità rispetto ai compositi convenzionali. La tecnologia dei nanocompositi è assai recente ed ha suscitato enorme interesse in ambito scientifico ed industriale nei settori più disparati, in particolare nel settore dell’ingegneria dei materiali avanzati. La peculiarità di questi materiali innovativi risiede 19 nell’intima miscelazione (appunto su scala “nanomerica”) di polimeri e particelle inorganiche che determina prestazioni eccezionali e del tutto fuori dal comune. In particolare il materiale all’interfaccia tra la fase organica e inorganica acquisisce proprietà nuove, intermedie tra le due fasi, tanto da poter parlare di una vera e propria interfase dello spessore di alcuni nanometri (nm). Le proprietà dell’interfase giocano quindi un ruolo determinante sulle proprietà finali del materiale. Tali nuovi materiali sono quasi esclusivamente ottenuti dall’intercalazione del polimero (o del monomero successivamente polimerizzato) negli spazi tra gli strati dei cristalli della carica presente. Esiste una vasta gamma di carica cristallina, sia sintetica sia naturale, che è capace, sotto specifiche condizioni, di essere intercalata da un polimero. Le cariche più diffusamente utilizzate e studiate sono costituite dalle argille e dai silicati stratificati. La ragione di ciò è dovuta essenzialmente alla ampia disponibilità ed al lungo studio, dal punto di vista chimico, sull’intercalazione di tali materiali. I silicati stratificati utilizzati nei nanocompositi, appartenenti alla famiglia dei fillosilicati, hanno una struttura cristallina costituita da strati bi-dimensionali, il cui spessore è circa 1 nm (1x10-9 m) e le dimensioni laterali possono variare da 300 Å (1x10-10 m) a qualche micron (1x10-6 m). Tali strati sono disposti uno accanto all’altro e tenuti insieme da forze relativamente deboli, per cui è facile intercalare piccole molecole tra essi. La natura inizialmente idrofila dei fillosilicati viene modificata con degli ammonioalchili, rendendoli maggiormente compatibili con le matrici polimeriche organiche ed ottenendo delle argille con minore energia superficiale. L’unione delle argille stratificate con i polimeri può dare origine a tre tipi principali di compositi, che dipendono dalla natura dei componenti utilizzati e dai metodi di preparazione. Quando le catene polimeriche non riescono a penetrare tra gli strati di silicati si ottengono compositi con fasi separate, le cui proprietà rientrano nella classe dei microcompositi. Al fianco di questa classica famiglia ci sono due tipi principali di nanocompositi. Il primo ha una struttura intercalata in cui singole catene polimeriche si interpongono tra gli strati di silicati producendo una morfologia multi-strato, costituita da un’alternanza ordinata di strati polimerici ed inorganici. Il secondo è caratterizzato da una struttura esfoliata, in cui gli strati di silicati sono completamente ed uniformemente dispersi nella matrice polimerica. Un aspetto fondamentale e di grande interesse applicativo dovuto alla natura nanometrica della carica è che i nanocompositi risultano materiali trasparenti ed otticamente isotropi. In questo ambito si stanno evidenziando esempi applicativi tecnologicamente avanzati quali i nanocompositi metallo-polimero. A questi materiali vengono riconosciute proprietà utili nel campo nei settori dell’ottica, delle microonde e della sensoristica [rif: AIM Magazine, anno XXVII, Vol.56, n.2]. Nella preparazione dei nanocompositi si utilizzano tutte le classi di matrici polimeriche: termoplastici, termoindurenti, ed elastomeri. Per la produzione stessa si utilizzano le tecnologie tradizionali, leggermente modificate. Alcuni sostengono che la tecnica ad estrusione, vale a dire la miscelazione di polimero e silicato stratificato nella massa fusa ottenuta in un estrusore, si è rivelata la più appropriata. Premessa una buona compatibilità fra carica e polimero, questo processo fa sì che il polimero possa introdursi in maniera ottimale negli strati descritti. Il vantaggio rispetto ad altri tipi di produzione è che con tale tecnica non sono necessari solventi. Dall’estrusione si ottengono granuli che possono essere successivamente trasformati attraverso le tecniche tradizionali o direttamente prodotti finiti attraverso lo stampaggio ad iniezione, che consiste nell’iniezione di polimero fuso all’interno di uno stampo. Esistono, quindi, molteplici vantaggi nello sviluppare e produrre tali materiali. Tra le proprietà più significative si ricorda l’aumento della rigidità, che consente di sostituire parti metalliche con compositi polimerici più leggeri ed economici da produrre; l’aumento della resistenza agli agenti chimici e 20 atmosferici, all’abrasione ed alla combustione e la diminuzione della permeabilità. In secondo luogo, aumentando e modulando a piacere le proprietà di polimeri di uso comune si possono drasticamente ridurre le tipologie di polimeri necessari per le varie applicazioni; in questo modo, utilizzando una serie di materiali con base polimerica comune, più facile sarà il riciclo di tali prodotti ed il loro recupero al ciclo produttivo. Bibliografia (1) (2) (3) (4) (5) 21 http://www.eplast.it/mercato3.html http://www.geocities.com/ResearchTriangle/ Thinktank/1036/casi.html#FIAT http://www.plastica.it/podium/6.pdf AIM Magazine, anno XXVII, Vol.56, n.2 h t t p : / / w w w. m e s s e - d u e s s e l d o r f . d e / k online/en/pr_specialist_articles.html Polymers and Life Plastica dalle piante!! L’uomo, specialmente negli ultimi due secoli, ha percorso la strada del potenziamento industriale e tecnologico in modo sempre più frenetico, dimenticandosi che le risorse del pianeta (e la sua capacità di rigenerarle) non sono infinite. Ecco perché oggi è diventato così importante e improrogabile il tema della compatibilità ambientale, del monitoraggio degli inquinanti, del riciclaggio e della biodegradabilità. Da una positiva collaborazione con Cargill Dow, grossa multinazionale che opera nel settore agricolo ed industriale, ha preso forma l’articolo che riporto qui all’attenzione di voi lettori, cercando di mostrare un concreto esempio di come l’industria, anche nel campo dei polimeri, possa orientarsi verso quei materiali di base che la natura stessa ci mette a disposizione. In particolare è stata messa a punto l’estrazione dell’acido polilattico (PLA) da vegetali dove nasce dai processi di fermentazione degli zuccheri che vengono naturalmente accumulati attraverso le vie fotosintetiche. Una vera e propria “rivoluzione della plastica ecologica” deve ancora venire, ma si procede nella direzione giusta. In questo caso specifico potremo vedere come il PLA dimostri potenzialità interessanti per la sostituzione di materiali plastici sintetici tradizionali (ad esempio il PET) in alcune applicazioni (specialmente nel settore del packaging) e come si stia lavorando per migliorarne altre: uno stimolo, quindi, verso tutti gli operatori del settore, ad alimentare gli sforzi della ricerca in questa direzione di uno sviluppo più sostenibile. Michele Suman NATURE WORKS PLA: A NEW APPROACH IN THE DEVELOPMENT OF EVERYDAY PRODUCTS di Stefano Cavallo* INTRODUCTION “Our success in the fibers and packaging industries is resulting in a range of end-use applications, from comforters to plastic cups. But, what’s astounding is the draw for industry experts is the performance of the material. The environmental aspect is just an added benefit”. Environmental awareness is prompting companies around the globe to explore alternative means in the development of commonly used products made from plastic. One company, Cargill Dow, has discovered an option to ease this growing concern, and it comes from the most unlikely source-maize. NatureWorks™ PLA is a polymer that, unlike its petroleum-based competitor, is made from 100 percent annually renewable resources. By using annually renewable resources, Cargill Dow has created a polymer that performs equal to or better than petroleum-based materials and positively impacts the overall environment. “At Cargill Dow, our goal is to provide a high performance, more sustainable solution to petroleum-based materials,” said Randy Howard, president and CEO, Cargill Dow. * MAKING NATUREWORKS The process to make NatureWorks begins by “harvesting” the carbon that plants remove from the air during photosynthesis. Carbon is stored in plant starches, which can be broken down into natural plant sugars. The carbon and other elements in these natural sugars are then used to make PLA. This process relies on basic fermentation and distillation as its core, and uses 20 percent to 50 percent less fossil fuel resources than required by conventional plastic resins. Business Development Manager Cargill Dow BV; e-mail: [email protected] 22 reduced environmental benefits not found with traditional materials. The new fibers can be used in a range of fiberfill, knitted and woven fabrics, and non-woven applications like bedding, clothing, wipes, carpet tiles, upholstery, as well as interior and outdoor furnishings. Products from NatureWorks fibers provide the desired cost/performance differentiation in broad market applications that will make the new technology widely accepted. Independent testing has confirmed NatureWorks fibers have superior or equal performance to incumbent materials in key application areas. The inherent benefits of the fabrics include excellent moisture wicking, flame resistance, superior hand and drape and functionality. For the packaging industry, NatureWorks PLA fulfills the characteristics needed for high performance film, rigid and bottle applications. Overall characteristics include high visibility, printability, gloss, clarity and strength, as well as flavour and aroma barrier. As a film, NatureWorks is used in end products such as twist-wrap candy, heat sealable film overlays, and window envelope film. Films made with NatureWorks exhibit better twist retention than incumbent materials. Plus, the film can be heat sealed by adding a layer of different grade PLA. NatureWorks also has the performance attributes necessary for high visibility and rigid bottle applications that help differentiate products. NatureWorks is also ideal for objects such as thermoform trays, cold drink cups and short-shelf life bottles. In fact, it molds into detail as well or better than PET. If compared to other plastic materials, PLA has very peculiar performances. PLA stiffness is comparable to PET (Figure 3). Barrier performances are similar to PS. Indeed Oxygen transmission rate is lower and water transmission rate is higher for PLA than PP (Figures 4, 5). Figure 1: Nature Works PLA – raw materials. Because growing corn removes carbon dioxide from the air, the overall carbon dioxide emissions are lower than comparable plastics. In addition to corn, someday Cargill Dow will use other materials, such as the stalks and leaves of plants, wheat straw and even grass as sources for NatureWorks. PRODUCT PERFORMANCE PACKAGING INDUSTRIES FOR THE FIBERS & NatureWorks offers to the fibers industry the only natural-based performance fiber from annually renewable resources that can compete head-on with traditional synthetic fibers. The fibers combine the benefits of a natural origin with synthetic processing to create a product that competes on cost and performance, and provides Figure 2: PLA products – Packaging Applications. Figure 3: BOPLA films – Modulus ASTM D882. 23 Figure 4: BOPLA films – Oxygen Barrier Resulth. Figure 5. BOPLA films – Water Vapor Barrier Results. On the other side PLA flavour and aroma barrier are better than any other plastic. Current applications for PLA bottles are vegetable oil and fresh milk. As far as PLA rigid thermoformed containers are concerned, convenience food, produce and bakery are the major targets today. CD’s R&D Department is actively working in order to improve the barrier performances of PLA: we have targeted soft drinks for PLA bottles and protective atmosphere for PLA thermoformed parts by mid 2003. Furthermore, NatureWorks can be recycled and incinerated, reacting much like paper when burned. CREATING A MORE SUSTAINABLE FUTURE As the population grows, so does the demand on finite resources, of which there is not enough to meet society’s needs. Cargill Dow’s solution comes from creating a more sustainable future by contributing to society today, without compromising the Earth for future generations. Randy Howard sees the development of this technology as the beginning of a new industrial revolution. “NatureWorks PLA makes ideas never thought possible a reality, while at the same time sustaining the Earth”, he said. The scope of our operation is proof of our commitment to the social, economical and environmental growth of this technology. And, the reality is that companies like The CocaCola Company, Sony Pacific, IPER, Dunlop Pacific and Pacific Coast Feather Company, to name a few, realize the value NatureWorks PLA brings to their brands. UNMAKING NATUREWORKS PLA NatureWorks can fit with all disposal systems including the option of composting in municipal/industrial facilities. The resin composts through a two-step process; first, chemical hydrolysis reduces the molecular weight of the polymer. In the second step, microorganisms degrade the fragments of lactic acid into carbon dioxide and water. The breakdown of NatureWorks is perfected so thick products, such as an injection-molded fork, will degrade nearly as fast as a thin, film-like product. 24 I gruppi di ricerca macromolecolare CENTRI DI ECCELLENZA IN CHIMICA MACROMOLECOLARE: DA LODZ, POLONIA Laboratory for Biomedical Polymers Centre of Molecular and Macromolecular Studies, Polish Academy of Sciences Lodz, Poland di Stanislaw Slomkowski* 4. Studies on synthesis of block copolymers with biodegradable segments and studies of selfassembly of copolymer macromolecules into nanoparticles with controlled surface properties. 5. Studies of surface layers of microspheres and nanoparticles. 6. Studies of protein rearrangements at microsphere interfaces. 7. Studies of biological activity of proteins adsorbed and/or immobilized covalently onto microspheres. 8. Studies of morphology and properties of microsphere assemblies at liquid-solid interfaces. 9. Studies of microspheres designed for medical diagnostic (aggregation tests, microsphere assemblies for biosensors) and pharmaceutical (biodegradable drug carriers) applications. Laboratory is equipped with: UV and FTIR spectrometers, capillary electrophoresis, quasielastic light scattering apparatus equipped with module for determination of zeta potential of colloidal particles, micelles and large macromolecules, sets for liquid chromatography (for protic and aprotic media) with IR, UV, fluorescence, multiangle light scattering, and viscosity detection, osmometer and tonometer for average molecular weight mea- I n 1989, in Department of Polymer Chemistry of the Centre of Molecular and Macromolecular Studies of the Polish Academy of Sciences in Lodz there was created a research team assigned to study synthesis and properties of polymer microspheres suitable for biomedical applications. In 2000 on the basis of this team there was created the Laboratory for Biomedical Polymers (head, Prof. Stanislaw Slomkowski – five members of permanent staff plus variable number of Ms and PhD students). Both, fundamental and applied studies are carried on in this Laboratory. Research is concentrated on synthesis and characterization of polymer microspheres for medical diagnostics and on synthesis of biodegradable microspheres suitable for drug delivery. In particular, studies are carried on in the following areas: 1. Synthesis of polymer microspheres suitable for controlled adsorption and covalent immobilization of biologically active compounds, mainly proteins. 2. Synthesis of colored and fluorescent microspheres. 3. Studies of direct synthesis of biodegradable microspheres by ring-opening polymerization (carriers of drugs and other bioactive compounds). * Centre of Molecular and Macromolecular Studies, Polish Academy of Sciences, Laboratory for Biomedical Polymers, Sienkiewicza 112, 90-363 Lodz, Poland Tel. +48 42 6826537; Fax: +48 42 6847126; E-mail: [email protected] 25 Fluorescent polylactide microspheres (synthesized by PhD student Mariusz Gadzinowski) with various teams outside of Poland including: 1. Team of Professor Francesco Ciardelli, University of Pisa, Italy. 2. ESCA group of Professor Mohamed Chehimi, ITODYS, University Denis Diderot, Paris, France. 3. Team of Professor Christian Pichot, ENS Lyon, France. 4. Group of Professor Jean-Pierre Majoral, Laboratoire de Chimie de Coordination, Toulouse, France. 5. Group of Professor Hans. R. Kricheldorf, Hamburg University, Germany. 6. Laborator y of Professor Abraham Domb, University of Jerusalem, Jerusalem, Israel. surements, goniometer for contact angle determinations. Syntheses can be carried on using standard laboratory set-ups (air, nitrogen, argon atmosphere) and in fully sealed glassware using the high vacuum technique. In addition, we have a full access to various institute equipment including, among other, scanning and transmission electron microscopes, 200, 300, and 500 MHz NMR spectrometers equipped with multinuclear heads and with heads for CP MAS experiments, mass spectrometers with various means of ionization, MALDI TOF mass spectrometer for characterization of synthetic and natural polymers. Laboratory for Biomedical Polymers collaborates 26 Lettere al Direttore Ci fa veramente piacere riportare qui di seguito una breve lettera del prof. Gianni Pezzin, attualmente professore di Chimica Fisica presso l’Università di Padova ma che è stato a lungo direttore del Centro Studi del CNR per la Fisica delle Macromolecole di Bologna nonché Presidente della nostra associazione nel biennio 1979-81. I complimenti di Gianni Pezzin ci lusingano, siamo molto felici che si mantenga in contatto con noi ma gli saremmo molto grati se in questo momento estremamente difficile per la ricerca scientifica in Italia facesse sentire la sua voce. Caro Gianni grazie ancora e restiamo in attesa del tuo pensiero sul CNR e sul suo futuro. Il Comitato di Redazione Caro Roberto, ti scrivo per due motivi. Per accludere un breve ricordo di Talamini da pubblicare su AIM Magazine* (solo se lo riterrete opportuno e se nessun altro collega lo farà …). L’ho scritto spontaneamente, senza accordi con nessuno. E per complimentarmi con te per la rivista, che leggo con interesse, che è eccellente e che costerà a te e ai tuoi ottimi collaboratori molto lavoro. Se ti capita, estendi i miei complimenti all’astronomo Guaita che ho conosciuto secoli fa a Ceriano Laghetto. Cari saluti Gianni Pezzin Riteniamo interessante mettere al corrente i nostri lettori di questo scambio di corrispondenza tra Giuseppe Colucci, curatore della rubrica “Intellectual Property Monitor” di AIM Magazine con l’ing. Giuseppe Conti, coordinatore del servizio brevetti del Politecnico di Milano. Il Comitato di Redazione Egr. Dott. Colucci, sono il coordinatore del Servizio Brevetti del Politecnico di Milano e le scrivo per complimentarmi con Lei in merito all’articolo del Papero. Vorrei inoltre sapere se ci permette di inserire il suo articolo (e se sì, avremmo bisogno della striscia di fumetti perché sul file pdf è di bassa qualità) nelle lezioni che teniamo agli studenti sulla brevettazione. La ringrazio anticipatamente. Cordiali saluti. Giuseppe Conti Caro Ing. Conti, senz’altro! Le raccomando di specificare la fonte dell’“AIM Magazine” (copio questo messaggio al caporedattore). Allego un file con la migliore riproduzione della striscia in mio possesso. Mi compiaccio per l’iniziativa di includere l’insegnamento della proprietà intellettuale nella formazione dei vs. studenti. Le lezioni sono nell’ambito di una disciplina (in tal caso quale?) o si tratta di attività isolata? Cordiali saluti, Giuseppe Colucci * Lo troverete a pag. 52 di questo numero di AIM Magazine 27 ERRARE HUMANUM EST In una rivista di settore (La Chimica e l’Industria) c’è sempre stata una rubrica, “Errare humanum est”, prima ed ora “Specchio deformante” a cura di Gianni Fochi, sugli errori madornali relativi alla chimica e pubblicati su libri, giornali e persino enciclopedie. Non vogliamo copiare quella simpaticissima rubrica ma vorremmo segnalare un caso eclatante che riguarda un polimero noto come il policaprolattame o poliammide 6 che dir si voglia. Il Gazzettino, quotidiano veneto, il 5 novembre di quest’anno in una pagina che trattava i ben noti, e ahimè tristi, problemi del polo chimico di Porto Marghera, titolava su quattro colonne “Fibre di nylon simili al latte di capra”. Al di là del titolo, che molto spesso non è nemmeno scelto dall’autore del pezzo, ma da capi-redattori, sempre pressati e molto spesso distratti, l’assurdo concetto viene ribadito all’inizio dell’articolo in cui testualmente viene riportato quanto segue: “Il nome caprolattame deriva dal fatto che le fibre di nylon sottilissime che escono dall’impianto assomigliano al latte delle capre. Lunghi fili bianchi utili all’impresa tessile per produzioni di alto valore aggiunto”. Non è dato di sapere se quest’assurdo collegamento sia da ascrivere alla fervida fantasia del cronista o alla sua confusione mentale avendogli qualcuno accennato al fatto che il caprolattame deriva dall’acido capronico, che ha preso tale nome in quanto trovato nel latte di capra. Il fatto che la parola lattame derivi dall’unione di lattico e ammina e che lattico derivi da acido lattico, che ha preso questo nome in quanto trovato presente nel latte, potrebbe forse ingenerare, in persone che non masticano chimica, qualche piccola confusione ma non tale da inventarsi un’assurda analogia tra i fili di nylon che escono dalla filiera e il latte delle capre che, tra l’altro, dal punto di vista dell’aspetto non è certo distinguibile dal più comune latte bovino. Tra l’altro l’articolista mostra qualche incertezza anche nella lingua madre e nelle citazioni economiche: “Il caprolattame (125 mila tonnellate prodotte ogni anno) colloca quasi per intero la sua produzione presso clienti italiani operanti nel settore delle fibre e delle resine poliammidiche, con una quota di mercato pari a circa il 150 per cento. Il mercato italiano di questo prodotto è il maggiore d’Europa”. Innanzitutto, come esperto del settore, sono rimasto allibito nel venire a sapere che il caprolattame è un ottimo agente di mercato, in grado di piazzare da solo la propria produzione: sai che brutto colpo per i responsabili di vendita del prodotto che si sentirebbero tanto inutili! Poi mi piacerebbe sapere cosa s’intende con quota di mercato pari al 150%: ma di che cosa? Sicuramente in Italia si utilizza molto più caprolattame di quello che si produce e quindi c’è una larga quota di importazione (più del doppio) ma la frase citata senza riferimenti resta incomprensibile. Nonostante questa larga fetta di importato, il mercato italiano di questo prodotto non è sicuramente il maggiore d’Europa. Complimenti per la fantasia e le imprecisioni! Vengo da una famiglia di giornalisti e io stesso lo sono part-time, per cui capisco che la fretta può creare problemi e ingenerare imprecisioni o mancanza di fedeltà alla cronaca. Ma qui l’articolo è stato preparato con molto tempo a disposizione in quanto generalmente le pagine “a soggetto” sono pre-confenzionate e non sono frutto di un assemblaggio dell’ultim’ora. In questo caso non ci resta che una stroncatura senza appello! Giusto per rimanere in tema di errori, anche nel campo della gente che utilizza materiali plastici, potrei citare tutta una serie di esempi da far drizzare i capelli in testa. Mi limiterò a citarne uno tra i più eclatanti tra quelli che ho dovuto registrare nella mia lunga carriera di tecnico di poliammidi. Un giorno l’ufficio commerciale di una ditta per la quale allora lavoravo come ricercatore mi passa una telefonata di un “potenziale” cliente che aveva richiesto un’informazione tecnica che l’ufficio commerciale non riusciva a soddisfare. Riporto le parole quasi alla lettera perché, nonostante i quasi cinque lustri passati, me le ricordo ancora distintamente: “Buongiorno, mi hanno detto di rivolgermi a lei per un’informazione tecnica. Io compro da anni nylon 12 per stampare pezzi particolari. Ho letto sui vostri cataloghi che voi producete nylon 66. Considerando che il nylon 12 che io compro costa assai (N.d.R. Costava circa tre volte di più rispetto al nylon 66), mi sono detto che in fondo 6 + 6 fa 12 e quindi potrei sostituire il mio 12 con il vostro 66”. Non faccio commenti, ma potete capire perché rimasi per almeno 30 secondi muto alla cornetta: non sapevo se ridere o piangere e soprattutto da che parte cominciare a rispondere senza offendere il cliente. Roberto Filippini Fantoni 28 Dossier LIVING FREE-RADICAL POLYMERIZATION: LA NUOVA FRONTIERA DELLA POLIMERIZZAZIONE RADICALICA Nicoletta Cardi, Riccardo Pò*, Aldo Longo**, Michele Laus***, Katia Sparnacci*** INTRODUZIONE La LFRP è essenzialmente una polimerizzazione radicalica convenzionale effettuata in presenza di specie in grado di reagire in modo reversibile con il radicale della catena crescente (Fig. 1). Dopo la prima reazione di inizio, il radicale al termine della catena polimerica P· (“specie attiva”) può reagire con il monomero M oppure con la specie X (“controllore”) e formare la “specie dormiente” P-X; quest’ultima, in determinate condizioni di reazione, può “liberare” nuovamente il radicale P· (si tratta infatti di una reazione di equilibrio) che potrà quindi reagire nuovamente con M e proseguire quindi la polimerizzazione. In questo modo quello che si ottiene è la “protezione” della specie attiva (la sua concentrazione nell’ambiente di reazione è molto bassa – 10-6M) e quindi la conseguente drastica diminuzione della probabilità La polimerizzazione radicalica è un processo di sintesi di polimeri molto versatile, largamente utilizzato a livello industriale; contrariamente alle polimerizzazioni ioniche e metallo-coordinate, l’uso di monomeri e solventi non perfettamente puri e/o anidri non pregiudica l’andamento della reazione. In effetti, molte polimerizzazioni radicaliche vengono effettuate in mezzo acquoso, e anche in presenza di piccole tracce di ossigeno si possono ottenere polimeri ad alto peso molecolare. Attraverso tale tecnica non è però possibile ottenere polimeri aventi composizioni, architetture e funzionalità ben definite (ad esempio copolimeri a blocchi), contrariamente a quanto avviene per la polimerizzazione anionica – che possiede carattere vivente – essenzialmente a causa dell’elevata reattività del radicale propagante e della forte presenza di reazioni di trasferimento e di terminazione di catena. Lo sviluppo di una nuova tecnica di polimerizzazione radicalica denominata “Controlled Radical Polymerization” (CRP) o “Living Free Radical Polymerization” (LFRP), comparsa nella letteratura scientifica e brevettuale nella seconda metà degli anni ’80 (1, 2), ha aperto un capitolo completamente nuovo nella sintesi dei polimeri. Questa nuova tecnica racchiude in sé molti dei vantaggi della polimerizzazione radicalica e delle polimerizzazioni viventi, ampliando i campi di applicazione della prima e permettendo di ottenere i polimeri a struttura controllata caratteristici della seconda. Figura 1: Schema generale della polimerizzazione radicalica vivente. I = iniziatore; M = monomero; P = polimero; X = controllore; • = radicale. * Istituto “Guido Donegani”, Polimeri Europa SpA, Novara; ** Polimeri Europa SpA, Mantova; *** Università del Piemonte Orientale, Alessandria 29 che essa possa dare reazioni di trasferimento o terminazione di catena, come avverrebbe invece in una normale polimerizzazione radicalica. La natura della specie X è ovviamente di importanza fondamentale per guidare l’andamento della reazione nella direzione voluta, ed è su di essa che verte tutta la ricerca del settore. La Figura 2 confronta il comportamento osservato nella polimerizzazione radicalica vivente con quello di una polimerizzazione radicalica classica; in quest’ultimo caso il peso molecolare massimo viene raggiunto già a basse conversioni (linea tratteggiata), stabilizzandosi rapidamente ad un valore limite. L’andamento della curva di distribuzione pesi molecolari durante la polimerizzazione (misurata mediante Gel Permeation Chromatography) sarà quindi sempre costante e crescerà solo in intensità (aumento della conversione). Nella polimerizzazione vivente, il peso molecolare medio numerale cresce linearmente con la conversione; il picco GPC si sposta all’aumentare del tempo di reazione, concordemente con l’aumento costante del peso molecolare e aumenta in intensità. La polidispersità (il rapporto tra i pesi molecolari medio ponderale e medio numerico) si mantiene a valori molto bassi (inferiori a 1.5) come avviene in una polimerizzazione anionica: perciò il segnale GPC è più stretto rispetto al meccanismo classico. Una conseguenza molto importante del carattere vivente della reazione e della presenza di terminali termolabili P-X consiste nella possibilità di recuperare i polimeri e di farli reagire successivamente con lo stesso monomero (ricrescita della catena) o con monomeri differenti (formazione di copolimeri a blocchi) (Fig. 3). La cinetica di polimerizzazione è più lenta rispetto a quella di una polimerizzazione radicalica e i pesi molecolari ottenuti sono più bassi. Oltre a questo fatto è bene ricordare che l’efficienza della reazione di protezione non è totale e che quindi parte Figura 3: Formazione di polimeri a blocchi. delle catene non ha carattere vivente. La definizione “polimerizzazione radicalica vivente” non è quindi a rigore esatta, anche se viene comunemente accettata. PRINCIPALI TECNICHE DI POLIMERIZZAZIONE RADICALICA VIVENTE Il primo approccio al controllo nella polimerizzazione radicalica fu introdotto nel 1982 da T. Otsu (3) attraverso l’uso dei cosiddetti “iniferter” (initiator-transfer agent-terminator) come iniziatori fotochimici. Essi sono particolari disolfuri in grado, per scissione omolitica del legame C-S, di iniziare la polimerizzazione radicalica e, contemporaneamente di agire da trasferitori e terminatori di catena; il fatto che il tioradicale formatosi possa agire anche da iniziatore ed attaccare una molecola di monomero porta però ad una perdita del controllo della polimerizzazione. In letteratura erano descritti da tempo i radicali nitrossilici come “trappole di radicali” (radical trap), molecole stabili in forma radicalica in grado di reagire, a temperature moderate, con specie radicaliche instabili. Un gruppo di ricercatori australiani, capeggiati da D. Solomon e E. Rizzardo, ebbero l’intuizione di applicare tale reazione a radicali generati da monomeri acrilici e a temperature alle quali la reazione stessa potesse essere reversibile; in tal modo riuscirono a sintetizzare oligomeri e polimeri a basso peso molecolare. In seguito, M.K. Georges della Xerox Co. 2 introdusse l’uso di nitrossiradicali stabili in unione con un iniziatore radicalico nella sintesi di polistireni ad alto peso molecolare. Uno dei nitrossiradicali stabili maggiormente utilizzato è il TEMPO (2,2,6,6-tetrametilpiperidinilossi radicale): l’iniziatore radicalico (in genere un perossido) reagisce con una molecola di monomero ed il radicale che si forma è in grado di reagire reversibilmente con il nitrossiradicale. Tale comportamento è esemplificato nel caso dello stirene in Figura 4. Il radicale della catena crescente forma una specie “dormiente” che, in seguito a riscaldamento ad una determinata temperatura, si scinde nuovamente a dare nitrossi radicale e radicale polimeri- Figura 2: Controllo del peso molecolare nella LFRP (tratto continuo) e nella polimerizzazione radicale classica (tratteggiato). 30 TEMPO possiamo schematizzare R’R”NORn come segue: La reazione reversibile di scissione omolitica del legame R’R”NO-Rn porta alla formazione di un radicale Rn• transiente, di un radicale nitrossilico persistente stabile e della loro ricombinazione (reazioni 1 e 2); il radicale transiente può reagire con un monomero e formare una nuova specie radicalica Rn+1• (reazione 3) oppure reagire con un altro radicale Rm• transiente e portare ad una specie non radicalica (reazione 4). Quest’ultima reazione provoca una diminuzione delle specie radicaliche transienti (Rn• ed Rm•) portando, come effetto finale, ad un aumento della concentrazione di nitrossiradicale stabile nell’ambiente di reazione; calcoli cinetici dimostrano che, conseguentemente a ciò, la velocità della reazione (2) tende ad aumentare con il tempo fino a divenire dominante rispetto alla reazione (4). Nel corso del tempo verrà ad instaurarsi un “quasi equilibrio” tra le reazioni (1) e (2), e se questo equilibrio verrà raggiunto più rapidamente rispetto alla conversione del monomero in polimero (kd>>kp) allora tutte le catene cresceranno uniformemente e la polimerizzazione avrà quindi carattere vivente. Questo è quello che viene chiamato “persistent radical effect”. Secondo gli autori è molto importante conoscere il valore di kd della reazione (1) per poter prevedere il carattere vivente della polimerizzazione; questo deve infatti essere sufficientemente piccolo da garantire una conversione adeguata, ma non deve scendere sotto il limite oltre il quale il controllo del “persistent radical effect” venga meno. In tale modello cinetico risiede l’assunzione fondamentale che kd non dipenda da n e quindi dalla lunghezza della catena polimerica. Il sistema TEMPO/perossidi è applicabile con buoni risultati a monomeri stirenici e a miscele stirene/acrilati o metacrilati, ma non controlla le polimerizzazioni dei (met)acrilati da soli o dei dieni. Attraverso l’aggiunta sequenziale di monomeri differenti si possono sintetizzare copolimeri a due o più blocchi normalmente non ottenibili attraverso polimerizzazioni ioniche e quindi materiali assolutamente nuovi; un esempio è il copolimero Figura 4: Schema polimerizzazione di stirene con TEMPO. co propagante o transiente: quest’ultimo sarà in grado di legare monomero portando così alla crescita della catena. La reazione sopra descritta è una reazione di equilibrio ed il ciclo può ripetersi nuovamente. La concentrazione di radicale crescente libero è sufficientemente bassa da rendere limitate le reazioni di trasferimento e terminazione tipiche di una normale polimerizzazione radicalica. Il successo nel controllo della crescita della catena nella polimerizzazione radicalica vivente, basata sull’uso di nitrossi radicali stabili, risiede proprio nell’avere la giusta quantità di nitrossiradicale libero nella miscela di reazione tale da mantenere la concentrazione della catena polimerica propagante in grado di polimerizzare con una adeguata velocità e tale da rendere minime le reazioni di terminazione. Al fine di meglio dosare il sistema iniziatore, e di ottenere quindi un miglior controllo della polimerizzazione, Hawker, ricercatore dell’IBM, ha sviluppato sistemi iniziatori “unimolecolari” basati su strutture alcossiamminiche tipo R’R”NOR che, per decomposizione termica, forniscono la specie radicalica, in grado di iniziare la polimerizzazione, ed il nitrossiradicale (4). Se immaginiamo una generica alcossiammina R’R”NORn (con Rn radicale polimerile) il più semplice meccanismo che possiamo ipotizzare durante la polimerizzazione è quello descritto nello schema seguente (5): 1 2 3 4 R’R”NO-Rn R’R”NO • + Rn• Rn• + M Rn• + Rm• kd→ kc→ kp→ kt→ R’R”NO • + Rn• R’R”NO-Rn Rn+1• prodotto non contenente radicali Nel caso specifico dello stirene, per esempio, e del 31 PS-SAN in cui il primo blocco è formato da polistirene ed il secondo da un copolimero random stirene/acrilonitrile (7, 8). Macromolecole a struttura ramificata (es: dendrimeri) possono essere sintetizzate a partire da alcossiammine contenenti più gruppi nitrossilici. Nel 1995 compaiono in letteratura i primi articoli in cui si riferisce l’uso di complessi metallici nella polimerizzazione radicalica vivente di acrilati 9; successivi studi portarono alla razionalizzazione dei risultati ottenuti ed alla formulazione di un nuovo meccanismo di polimerizzazione denominato ATRP (Atom Transfer Radical Polymerization). Il sistema di reazione è formato in questo caso dal monomero, da un iniziatore R-X (X=Cl, Br) e da un catalizzatore composto a da un metallo di transizione M (il rame è uno dei più efficaci) e da un opportuno legante L (solitamente una ammina chelante). Il radicale, o specie attiva, viene generato attraverso un processo reversibile ossido-riduttivo catalizzato dal metallo di transizione complessato; in questo caso il “controllore” è l’alogeno X che si trasferisce, inizialmente dall’iniziatore e succesivamente dalla catena radicalica, al complesso metallico in modo reversibile. Il metallo subisce un ciclo di ripetute ossidazioni e riduzioni, liberando X sotto forma di radicale (Fig. 5). L’accurata scelta di tutti i componenti il sistema catalitico è un fattore fondamentale per ridurre al massimo le reazioni di terminazione e trasferimento radicalico e per ottenere un potenziale redox ottimale. In generale possono essere polimerizzati stireni, (met)acrilati, (met)acrilamidi e acrilonitrile; come iniziatori vengono preferiti gli alogenuri alchilici. Il metallo deve avere almeno due stati di ossidazione accessibili separati da un elettrone, una buona affinità con l’alogeno e la sua sfera di coordinazione espandibile al fine di legare l’alogeno stesso; sono stati utilizzati complessi di Cu, Mo, Cr, Re, Ru, Fe. La funzione del legante è essenzialmente quella di solubilizzare il sale del metallo di transizione e di regolare il potenziale redox della reazione di equilibrio. I leganti maggiormente uti- lizzati sono quelli a base di fosforo e azoto. L’interesse accademico intorno a questa tecnica è notevole ed alcuni dubbi sono legati oltre che alla complessità, come si è visto, del sistema catalitico anche alla possibilità che l’uso di metalli quali il rame possano dare problemi di degradazione in sede di trasformazione dei polimeri qualora non venga adeguatamente allontanato. La più recente e flessibile tecnica di polimerizzazione “vivente” è la polimerizzazione RAFT (Reversible Addition-Fragmentation chain Transfer) sviluppata da E. Rizzardo et al. (10). Tale polimerizzazione si basa sull’aggiunta di un composto tiocarbonilico ad una polimerizzazione radicalica convenzionale (stesso monomero, iniziatore, solvente, temperatura di reazione). Il meccanismo della polimerizzazione RAFT coin- Figura 5: Schema generale del meccanismo ATRP. Figura 6: Schema generale del meccanismo RAFT. Formula generale di un agente RAFT volge una serie di processi di addizione e frammentazione come mostrato in Figura 6. Nei primi stadi della polimerizzazione si ha l’addizione del radicale propagante (Pn˙) al ditio composto [S = C(Z)SR] con formazione di un intermedio radicalico [PnS(Z)C˙SR]. Questo intermedio successivamente si frammenta per dare origine al ditio composto [PnS(Z)C = S] e ad un radicale (R˙) in grado a sua volta di addizionarsi al monomero formando un nuovo radicale propagante (Pm˙). Il nuovo ditio composto [PnS(Z)C = S] ha caratteristiche simili al composto originale ed è in grado di sommare il radicale propagante (Pm˙) per formare l’intermedio radicalico [PnS(Z)C˙SPm] che si frammenta, rigenerando il radicale propagante (Pn˙) ed il ditio composto [PmS(Z)C = S]. Si ha 32 così la formazione di un equilibrio tra la forma “attiva” dei radicali propaganti (Pn˙ e Pm˙) e la forma “dormiente” dell’intermedio ditio radicalico. Questo equilibrio fa sì che tutte le catene abbiano eguali possibilità di crescere e quindi permette di ottenere un polimero con bassa polidispersità. Perché il meccanismo RAFT possa essere efficiente e permetta di ottenere polimeri a bassa polidispersità, il ditio composto utilizzato deve essere in grado di addizionarsi e frammentarsi molto velocemente (con una costante di trasferimento maggiore della costante di propagazione della polimerizzazione). La scelta dei gruppi Z ed R nel ditio composto [S = C(Z)SR] riveste quindi un’importanza critica. Quattro sono i principali fattori che influenzano l’efficacia del ditio composto come agente RAFT: 1. la velocità di reazione del ditio composto [S = C(Z)SR e PnS(Z)C = S] con i radicali; 2. la partizione degli intermedi radicalici [PnS(Z)C˙SPm e PnS(Z)C˙S] tra materiali di partenza e prodotti; 3. la velocità di frammentezione degli intermedi radicalici [PnS(Z)C˙SPm e PnS(Z)C˙S]; 4. l’abilità del radicale espulso (R˙ e Pn˙) di ri-iniziare la polimerizzazione. Il sostituente Z deve essere scelto in modo che sia in grado di attivare il doppio legame C = S verso l’addizione, ma che non diminuisca eccessivamente la costante di frammentazione dell’intermedio radicalico portando ad un inaccettabile rallentamento della polimerizzazione. Ad esempio, la costante di trasferimento del ditio composto aumenta nella serie in cui Z = -NMe2 < -OMe < SMe < -Me < -Ph. I composti con Z = -NEt2, e –Oalchile hanno una costante di trasferimento molto bassa e non sono efficaci nella polimerizzazione dello stirene né del metil metacrilato, mentre i ditio composti con Z = -S-alchile, -alchile, o -arile, hanno un’elevata costante di trasferimento e sono in grado di conferire caratteristiche “viventi” alla polimerizzazione di stirene e metil metacrilato. Il sostituente R deve essere scelto in modo da essere un buon gruppo uscente nelle condizioni di polimerizzazione e deve essere in grado di ri-iniziare la polimerizzazione. Nella polimerizzazione dello stirene un’ampia varietà di gruppi R, come C(Me)2Ph, -C(Me)2CN, -C(Me)2CO2alchile, C(Me)2CH2C(Me)3, -C(Me)3, -C(Me)HPh, -CH2Ph, CH2CO2H, si sono dimostrati in grado di produrre polimeri con basso indice di polidispersità. Nella polimerizzazione del metil metacrilato, invece, l’efficacia dei ditio composti diminuisce nella serie in cui R è: –C(Me)2Ph -C(Me)2CN > C(Me)2CO2alchile > -C(Me)2CH2C(Me)3 -C(Me)3 > -C(Me)HPh > -CH2Ph. Di questi, solo i composti con R = –C(Me)2Ph o -C(Me)2CN, sono effettivamente in grado di dare polimeri con peso molecolare controllato e basso indice di polidispersità. Il ditio composto con R = C(Me)2CO2alchile è in grado di dare un buon controllo del peso molecolare, ma porta a polimeri con elevata polidispersità. Questo effetto è legato alla costante di trasferimento del ditio composto ed alla capacità del gruppo R di funzionare come gruppo uscente rispetto al radicale propagante. Ad esempio, i sostituenti R = -C(Me)HPh e -CH2Ph, i cui ditio composti non sono in grado di conferire caratteristiche “viventi” alla polimerizzazione del metil metacrilato, sono gruppi uscenti peggiori rispetto alla catena propagante del metil metacrilato. I relativi ditio composti hanno una costante di trasferimento molto bassa (0,15 e 0,03 rispettivamente). I fattori 3 e 4 determinano la possibilità di un ritardo nella polimerizzazione e quantificano l’entità del ritardo: se la velocità totale di ri-inizio è maggiore o uguale alla velocità di propagazione non ci sarà ritardo. Questi fattori sono influenzati da entrambi i sostituenti Z e R e dalla natura del radicale propagante. Anche le condizioni di reazione devono essere ottimizzate al fine di ottenere polimeri con bassa polidispersità. Nella polimerizzazione RAFT una parte delle catene polimeriche formate non portano il gruppo ditiocarbonile e sono quindi “morte”. Il numero massimo di catene “morte” sarà uguale al numero di radicali derivati dall’iniziatore impiegato nella polimerizzazione. Come conseguenza occorrerà scegliere un alto rapporto tra ditio composto e i radicali derivati dall’iniziatore per ottenere un polimero a bassa polidispersità anche se a spese del peso molecolare. APPLICAZIONI DELLA POLIMERIZZAZIONE RADI- CALICA VIVENTE IN POLIMERI EUROPA Polimeri Europa lavora nel campo della polimerizzazione vivente da diversi anni. Presso i Centri Ricerche di Novara e Mantova sono stati sviluppati dei nuovi sistemi iniziatori (11) ed un processo per la sintesi di un polimero a blocchi polistireneSAN, in cui il secondo blocco è costituito da un copolimero statistico stirene-acrilonitrile. Il polimero risultante ha interessanti applicazioni come compatibilizzante di miscele polimeriche e come componente in grado di migliorare alcune proprietà di materiali stirenici (7). Un altro materiale di interesse applicativo, brevettato in collaborazione con il gruppo di ricerca dell’Università del Piemonte Orientale, consta di un polistirene avente un blocco terminale corto a base di monomeri fluorurati. Il materiale mostra buone proprietà autodistaccanti grazie alla presenza del 33 blocco fluorurato, pur mantenendo le proprietà e le caratteristiche di lavorabilità tipiche del polistirene 12. PROSPETTIVE (3) Otsu T, Yoshida M. Makromol Chem Rapid Commun 1982;3:127. (4) Hawker CJ. J Am Chem Soc 1994;116:113-14; Hawker CJ, Hedrick JL. Macromolecules. 1995;28:2293; Koster RA, Priddy DB. Macromolecules 1996;29:8554. (5) Marque S, Le Mercier C, Tordo P, Fischer H. Macromolecules 1996;33:4403. (6) Zink M, Kramer A, Nesvadba P. Macromolecules. 2000;33:8106; Gnanou Y, Robin S, Guerret O, Couturier JL. Polymer Preprints. 2000;41:1352; Marque S, Le Mercier C, Tordo P, Fischer H. Macromolecules. 2000;33:4403; Chong YK, Ercole F, Moad G, Rizzardo E, Thang SH. Macromolecules. 1999;32:6895; Hintermann T, Kramer A, Nesvadba P, Fink J. Polymer Preprints. 2002;43:86; Li IQ, Howell BA, Koster RA, Priddy DB. Macromolecules.1996;29:8554. (7) Cardi N, Pò R, Longo A, Callaioli A. US Pat. 6143824, EniChem. (8) Pò R, Cardi N, Schimperna G, Longo A, Caldararo M. Patent pending. Polimeri Europa. (9) Kato M, Kamigaito M, Sawamoto M, Higashimura T. Macromolecules. 1995;28:1721; Wang JS, Matyjaszewski K. J Am Chem Soc 1995;117:5614. (10) Le TP, Moad G, Rizzardo E, Tang SH. PCT Pat. Appl., n. WO98/01478, E.I. DuPont de Nemours. (11) Cardi N, Pò R, Schimperna G, Caldararo M, Cardaci MA, Garbassi F. Eur Pat Appl n 1156041, EniChem. (12) Laus M, Cardi N, Pò R. It Pat 002103/A MI99, EniChem. FUTURE-CONCLUSIONI Negli anni recenti sono stati pubblicati moltissimi lavori riguardanti la polimerizzazione radicalica vivente ed in questo campo sono attivi numerosi gruppi di ricerca accademici ed industriali. I polimeri da polimerizzazione radicalica vivente sembrano offrire prospettive molto interessanti nel settore dei materiali polimerici funzionali ad alto valore aggiunto, dove aziende come la Xerox e la Zeneca hanno già dei prodotti in fase avanzata di sviluppo applicativo. Per quanto riguarda i polimeri di massa, la strada verso sbocchi applicativi appare ancora non priva di difficoltà, legate principalmente al costo dei catalizzatori e alla possibilità di eliminazione di questi ultimi dal polimero finale. Due sfide a tutt’oggi aperte appaiono quelle di applicare questa nuova tecnica alla polimerizzazione delle olefine e all’ottenimento di polimeri a blocchi o ad innesto mediante modifica reattiva. Gli anni a venire dimostreranno se queste sfide potranno essere vinte. Riferimenti (1) (2) Solomon D, Rizzardo E. US Pat 4581429, 1986, CSIRO Australia. Veregin RPN, Georges MK, Kazmaier PM, Hamer GK. Macromolecules 1993;26:5316. 34 Polymers Abroad XXXXXXXXXXXXXXXX XXXXXXXXXXXXXXXX XXXXXXXXXXX L’utilizzo di prodotti chimici nell’industria dell’imballaggio, specie quello alimentare e farmaceutico, è sicuramente uno degli argomenti “sensibili” di interesse attuale e futuro. Quando poi tali imballi sono manufatti in poliolefine, l’argomento diviene di interesse “macromolecolare” tale da pretendere un posto nella nostra rivista. La stabilizzazione del polietilene, nelle sue diverse densità, come quella del polipropilene, avviene tradizionalmente mediante composti a base di fenoli stericamente impediti. Recentemente la stabilizzazione di detti polimeri attraverso l’utilizzo di prodotti “alternativi” quali quelli a base vitamina E sta riscuotendo crescenti consensi sia da parte dei produttori di imballaggi da sempre attenti alla riduzione delle quantità di additivi utilizzati nelle varie formulazioni, sia da parte delle associazioni di consumatori più attente alle caratteristiche organolettiche dei prodotti. I contenuti più squisitamente tecnici del seguente articolo mettono inoltre in risalto aspetti quali la buona resistenza all’estrazione dell’additivo a base vitaminica e la sua bassa migrazione. L’articolo che presento è il risultato di un lavoro di ricerca condotto dagli amici-colleghi Daniel e Wolfgang della Ciba Specialty Chemicals Basel in collaborazione col collega americano Jay, tutti da tempo impegnati a studiare le varie tipologie di stabilizzanti termici utilizzabili nell’industria dei polimeri. Michele Potenza VITAMIN E – A NEW CHOICE FOR POLYOLEFIN STABILIZATION Daniel Müller*, Wolfgang Voigt*, Jay Ghosh** cate that Vitamin E improves gel suppression during film manufacturing, particularly in resins which are prone to gel formation. Some studies have also indicated that packaging formulations stabilized with Vitamin E have a positive effect on the organoleptic (taste and odor) properties of the product. Other testing suggests that the shelf life of the product may be improved through the use of a packaging material stabilized with Vitamin E (5, 7, 8). Finally, though more costly than traditional stabilizers on a “per kilogram” basis, Vitamin E can be a cost effective stabilization system due to its significantly reduced use concentration. INTRODUCTION The packaging industry is competitive, dynamic and growing. Consumers are looking for greater convenience such as improved package design and longer product shelf life, higher levels of package security, and they are more aware of the chemical additives used in their foods and packaging. Vitamin E has a positive public perception and is enjoying market awareness which led to its increasing inclusion in consumer products in the food and cosmetic industry. Vitamin E offers an attractive alternative to traditional stabilizers such as BHT (butyl hydroxyl toluene), due to its positive public perception, its GRAS (Generally Recognized As Safe) status by the FDA when used as a polymer stabilizer, and its worldwide approvals for use in food contact applications. As the data demonstrates, Vitamin E is an excellent polymer antioxidant providing superior melt flow control at low concentrations. Data also indi- * Ciba Specialty Chemicals Inc., Switzerland; ** THE AUTOXIDATION OF POLYMERS A simplified model for the inhibited autoxidation cycle for polyolefins is shown in Scheme A. In this cycle, which is representative for various stages of the life cycle of the polymer, the polymer is subjected to a variety of energy sources, stresses and contamination, e.g. high temperatures and Ciba Specialty Chemicals Corp., US 35 shear rates from the multiple melt extrusion steps, etc. Catalyst residues, entrained oxygen and other types of impurities play a role in promoting further degradation of the polymer (1). In an effort to eliminate these types of reactions, a variety of stabilization chemistries have been developed (2, 3) and commercialized. These stabilizers concurrently work to help preserving the original molecular architecture of the polymer both above and below its melting point as it moves through its life cycle (Fig. 1). Vitamin E, phosphite secondary antioxidants, and the lactone is depicted above in Scheme A (6). CURRENT STABILIZATION PRACTICE IN POLYOLEFINS Autoxidation affects the initial molecular architecture of all polymeric materials, e.g. in LDPE and LLDPE films it can cause cross-linking of the resin leading to difficulty in film processing, gel formation, etc. In PP, the dominant reaction due to autoxidation is chain scission. In HDPE, depending on the catalyst technology, it can lead to either cross linking or chain scission. Autoxidation can also cause yellowing of the product. Degradation of physical properties, as a result of autoxidation, can lead to unacceptable product performance characteristics. For LDPE and LLDPE, the current standard systems are widely based on traditional binary blends of high molecular weight di-tertiary butyl phenols (AO-1/ AO-2) and phosphites (P-1/P-2). New high performance ternary blends involving lactones (L-1) together with traditional phenols and phosphites are utilized more and more for demanding applications. Vitamin E based systems provide an alternate solution for food, medical and cosmetic packaging. It can meet or exceed the performance standards of traditional stabilizers with little or no cost premium. Potential applications for Vitamin E in HDPE are blow molded and film products for food and medical packaging. For Ziegler catalyzed HDPE, the traditional choice is a binary phenol/phosphite blend (combination of AO-1 or AO-2 with P-1) while in more demanding applications ternary blends of L-1 with AO-1 (or AO-2) and P-1 are used. In very color critical applications instead of P-1, more desirable phosphites like P-2 are used. In Chromium catalyzed grades similar systems are used, but with a relatively higher proportion of phosphite. Stabilization packages for PP are based on phenol/phosphite binary blends as well, but typically at a higher level. The most common ones are based on AO-1 and P-1. High performance ternary blends of L-1, AO-1 and P-1 offer considerable performance advantages over binary blends at low concentrations in applications with severe processing conditions like BOPP films, thermoforming or fibers. For PP film grades in food and medical packaging applications, Vitamin E based systems offer an alternate choice for stabilization. For extremely color critical applications like fibers, phenol-free stabilization systems are provided by combination of Hindered Amines (HAS-1 or HAS2) either with hydroxylamine (NOH) or with a mixture of lactone (L-1) and phosphite (P-1). Figure 1: Autoxidation of Polyolefins and Possibilities to Interrupt the Cycle Antioxidants interrupt the degradation process in different ways, depending on their structure. The two major classifications are: (i) chain terminating primary antioxidants, and (ii) hydroperoxide decomposing secondary antioxidants. Vitamin E belongs to the class of chain terminating primary antioxidants. Like classical hindered phenols, e.g. AO-1, AO-2 or BHT, it is also a sterically hindered phenol, but the degree of sterical hindrance is much less (Fig. 2). Figure 2: Structure of Vitamin E. Since these additives react with radicals they are known as “radical scavengers”. Like another new processing stabilizer, the Lactone - 5,7-di-t-butyl3-(3,4 di-methylphenyl)-3H-benzofruan-2-one (L1) (4), Vitamin E can act both as an oxygen centered as well as a carbon centered radical scavenger (5). The roles of different antioxidants, e.g. 36 and the following melt flow measurements were done under the conditions described in the different figures. Color Measurement: Yellowness Index (YI) were measured on 1st, 3rd and 5th pass extrudate according to ASTM-1925-77. 125 mil compression molded plaques; ACS Spectrophotometer; Large Area View; Spectral Component Included; C Illuminant, 2o Observer. Long Term Heat Aging (LTHA): To determine LTHA characteristics, compression molded 40 mil samples were oven aged to measure color development and embrittlement characteristics with a 90o bend test. The aging temperature varied depending on the substrate. What is Vitamin E? Vitamin E is also known as α-tocopherol (9). There are four types of tocopherol found in nature, α, β, γ and δ, which differ only by the number and position of the methylation of the arene ring. a-tocopherol has the strongest activity (10). Its mode of action has been extensively documented in the open literature (11-22). Basically three factors account for the high activity of a-tocopherol (6). • Simple (methyl) alkyl substitution at both orthoand meta-positions resulting in less sterical hindrance. • No electron-withdrawing groups bonded to the oxygen atom in the para-position of the arene ring. • Good overlap between the 2p orbitals of the lone-pair on the para-oxygen atom and the aromatic p-electron system. These factors lead to a thermodynamically stable phenoxyl radical (tocopheroxyl radical) derived from the abstraction of the phenolic hydrogen atom of a-tocopherol which accounts for its high activity. RESULTS AND DISCUSSIONS LLDPE The first set of results (Figs. 3, 4) has compared the performance of Vitamin E by itself as well as in binary systems in combination with different phosphites, with a traditional formulation based on 1000 ppm of the binary blend B1. 100 ppm of Vitamin E could match the melt flow control of 1000 ppm of B1, but led to stronger color. Addition of 400ppm of a high performance phosphite, P-2, to 100 ppm of Vitamin E improves the melt flow control over the B-blend and also improved the color versus the use of 100 ppm of Vitamin E alone. One interesting observation is the fact that the effectiveness of Vitamin E, compared to B1, is more evident in the 1st pass. This may very well be due to the fact that there is a greater percentage consumption of Vitamin E during the earlier passes compared to the B-blend. This phenomenon is more pronounced when the extrusion is done into open air. In a nitrogen-blanketed envi- Mechanism as a Melt Processing Stabilizer α-Tocopherol and its transformation products provide excellent melt processing stability by functioning as a: • H-atom donor; • Oxygen-centered radical scavenger; • Carbon-centered radical scavenger. α-Tocopherol transformation products are also very effective radical scavengers and that’s part of the reason the compound is very active even at low concentrations (22). Vitamin E-Based Stabilization Systems in Polyolefins Since the ramifications of a poorly stabilized polyolefin resin can be rather diverse due to autoxidation (as described above), selection of appropriate stabilizer systems is of utmost importance to ensure that the performance requirements of the end users are met by preserving the original architecture of the molecule. In order to differentiate the efficiency of the various stabilizer systems, multiple pass extrusion experiments were carried out to assess melt processing stability, both in terms of melt flow rate and color control. See Appendix II for the structural identification of the various stabilization chemistries used in this study. Experimental Melt Flow Measurement: Multiple pass extrusion FIgure 3: Melt Flow Control of LLDPE During Processing Vitamin E and Combinations with Phosphites 37 FIgure 4: Color Control of LLDPE During Processing Vitamin E and Combinations with Phosphites FIgure 6: Color Control of LLDPE During Processing Vitamin E and Combinations with Phosphites ronment the propensity of the Vitamin E to be consumed at a higher rate would be less. In the second set of results (Figs. 5, 6) it is shown that a ternary system, with the addition of 200 ppm of hindered phenol AO-1, has improved the melt flow control significantly. Due to the additional amount of phenol used, the discoloration of the combination Vitamin E/B2 is somewhat stronger than Vitamin E used alone. This indicates that the right choice of the phenol and also the phenol/phosphite ratio is important to obtain the desired performance. Additionally, the use of a high performance phosphite like P-2 could help to further improve the color behavior of these types of ternary systems. Vitamin E improves the melt flow control only marginally (Fig. 7), with no improvement in color (Fig. 8). One interesting observation in the case of LDPE was the good performance of a high performance ternary system based on lactone (L-1), hindered phenol (AO-2) and phosphite (P-1). 250 ppm of that system could match the melt flow control (Fig. 7) and surpasses by far the performance of the binary phenol/phosphite system in terms of color (Fig. 8). Systems as shown above are the right choice for demanding LDPE applications. LDPE For LDPE, 100 ppm of Vitamin E could match the melt flow and color control of 500ppm of the binary blend of B-1 (Fig. 7). Addition of phosphites to HDPE In this project, the work was done with Vitamin E on a carrier system in a blow molding grade HDPE resin. It was observed that Vitamin E alone could not match the melt flow control of a standard benchmark phenol/phosphite blend (B-3). When used together with the binary blend B-3, the performance FIgure 5: Melt Flow Control of LLDPE During Processing Vitamin E and Combinations with Phosphites FIgure 7: Melt Flow Control of LLDPE During Processing Vitamin E and Combinations with Phosphites 38 FIgure 8: Color Control of LLDPE During Processing Vitamin E and Combinations with Phosphites FIgure 10: Melt Flow Control of LLDPE During Processing Vitamin E and Combinations with Phosphites improved a lot (Figs. 9-11). All the systems with B3 showed strong discoloration. Change in the ratio between phenol and phosphite could improve this issue. As an example Blend B-3 was combined with Vitamin E. The effect was a much better color, slightly compromising melt flow control. SUMMARY AND CONCLUSIONS Vitamin E based systems can provide comparable performance to current state-of-the-art processing stabilizers. Approx. 100 ppm of Vitamin E can match the melt flow control obtained with approx. 1000 ppm of a traditional phenol/phosphite binary blend. Addition of phosphites improves the melt flow control and lowers color. High performance phosphites yield better results. PP For this particular PP grade the base stabilization requirement was rather high, necessitating a phenol/phosphite binary blend in the 2000 ppm range. Like HDPE, the experimental work done here was conducted with Vitamin E on a carrier system. Vitamin E alone was not adequate enough to stabilize the polymer at a reasonable concentration level. A binary phenol/phosphite blend, however, combined with Vitamin E could match the melt flow control of 2000 ppm of B3 with some improvement in color control (Figs. 12-13). Ternary systems of Vitamin E/phosphite/traditional phenol can lead to further improvement in melt flow control. The type of phenol and the ratio of the different additives influences both the melt flow control as well as the color development. Vitamin E based systems provide a novel approach to differentiate products in food/medical packaging industry without sacrificing performance. FIgure 9: Melt Flow Control of LLDPE During Processing Vitamin E and Combinations with Phosphites FIgure 11: Color Control of LLDPE During Processing Vitamin E and Combinations with Phosphites 39 (3) (4) (5) (6) FIgure 12: Melt Flow Control of LLDPE During Processing Vitamin E and Combinations with Phosphites (7) (8) (9) (10) (11) (12) (13) (14) (15) FIgure 13: Color Control of LLDPE During Processing Vitamin E and Combinations with Phosphites (16) Vitamin E can address odor and taste requirements in specific applications. (17) Vitamin E can lead to suppression of gel formation and improvement of the shelf-life of packaged products. (18) In summary, Vitamin E represents an attractive choice to resin producers, converters, packaging manufacturers and consumer goods manufacturers to differentiate their products. The positive public perception of Vitamin E, its broad regulatory approvals and its environmentally friendly appeal to consumers provide the opportunity for an alternate stabilizer system. (19) (20) References (1) (2) (21) King III RE. “Phenol” and “Phenol Free” Stabilization of High Density Polyethylene. TAPPI 98, Toronto, August 1997. Moss S, Pauquet J-R, Zweifel H. Degradation and Stabilization of Polyolefins during Melt Processing. (22) (23) 40 International Conference on Advances in the Stabilization and Degradation of Polymer, Lucerne 1991, Conference Preprints (A. Patsis, Ed.). Zweifel H, Moss S. Degradation and Stabilization of High Density Polyethylene during Multiple Extrusion. 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Bull Chem Soc Jpn 1982;55:1551-5. Burton GW, et al. J Am Chem Soc 1985;107:7053. Al-Malaika S, et al. J Poly Sc Part A: Poly Chem 1994;32:3099. Evans et al. J Am Chem Soc 1992;114:4589. Appendix I AO-1: AO-2: Tetrakis(methylene(3,5-di-tert-butyl4hydroxyhydrocinnamate))methane Octadecyl 3,5-di-tert-butyl-4hydroxyhydrocinnamate L-1: P-2: HP-136 5,7-di-t-butyl-3-(3,4 di-methylphenyl)3H-benzofruan-2-one Bis[2,4-di-tert.-butyl-6-methyl)phenyl]ethyl phosphite P-1: Composition Of Different Blends Tris(2,4-di-tert-butylphenyl)phosphite B1: 1:2 blend of AO-2 and P-1 B2: 1:2 blend of AO-1 and P-1 B3: 1:1 blend of AO-1 and P-1 B4: 1:4 blend of AO-1 and P-1 HP1: Proprietary blend of AO-1, P-1 and L-1 41 I Giovani I GIOVANI E L’AIM: DUE FACCE DELLA STESSA MEDAGLIA di Loris Giorgini e Giuliana Gorrasi perseguire subito gli obiettivi “più possibili”. A nostro parere il Macrogiovani deve rimanere una delle esperienze cardine di AIM per i giovani, ma sicuramente esso necessita di alcune modifiche. Innanzitutto esso sarà organizzato a Gargnano ad anni alterni (gli anni della scuola AIM), e dovrà essere inserito all’interno della scuola, né a monte né a valle. In tal modo i giovani partecipanti alla scuola (sempre in numero elevato e provenienti da contesti molto diversi) avranno modo di “fare” insieme il Macrogiovani “senza accorgersene” e senza gravare in maniera drammatica sul proprio budget e su quello dell’associazione. Negli anni in cui si svolge la scuola EPF proponiamo di organizzare delle giornate (sullo stile delle giornate tecnologiche) in diverse regioni di Italia in cui i giovani potranno incontrarsi e discutere di problematiche, non solo scientifiche, ma anche lavorative. Sarà fondamentale in questi casi il contributo dell’organizzazione locale, la quale avrà modo di presentare ai partecipanti la propria realtà e dare un taglio personale alla giornata. L’appuntamento programmato “più prossimo” sarà il convegno biennale dell’AIM che si svolgerà a Pisa nel periodo 22-25 Settembre 2003. Per discutere insieme di quanto brevemente appena descritto, e di eventuali nuove iniziative in proposito, all’interno del convegno sarà organizzata una tavola rotonda a cui tutti i giovani sono invitati a partecipare. La tavola rotonda sarà incentrata sulle problematiche della ricerca macromolecolare in Italia, in riferimento ovviamente ai giovani, e avrà un momento conclusivo in cui proposte, idee e progetti per sviluppare iniziative di scambio, tramite AIM, saranno accolti con grande interesse e entusiasmo. Intanto, se qualcuno volesse già far sentire la propria “voce” può senz’altro contattare la redazione del Magazine o chi scrive: [email protected], [email protected]. I ndipendentemente dal presidente e/o dal consiglio direttivo del “momento”, l’AIM ha avuto sempre un obiettivo costante: rivolgere particolare attenzione al mondo dei giovani macromolecolari. In questi ultimi tempi l’esigenza di potenziare il “mondo giovane” all’interno dell’associazione si sta facendo sempre più forte. Per tale ragione l’AIM ha programmato di impegnarsi massimamente in questa direzione sostenendo o facendosi promotrice di iniziative che favoriscano gli incontri tra i giovani ricercatori (neolaureati, borsisti, dottorandi, assegnisti di ricerca, giovani ricercatori dell’industria, dell’università e del CNR …) e i ricercatori “più maturi” (professori universitari, ricercatori del CNR e dell’industria). Lo scopo primario è quello di favorire gli scambi “culturali” fra giovani macromolecolari provenienti da contesti lavorativi e geografici molto diversi, e fra i “ceti sociali” degli Enti italiani presso cui si svolge la ricerca sulle macromolecole. Simili eventi porterebbero a delle inevitabili ricadute positive, tra le quali: dare modo ai giovani di conoscersi a vicenda, favorendo la possibilità di creare collaborazioni scientifiche e il trasferimento tecnologico tra il mondo della ricerca pubblica e privata. La prima e unica (finora) iniziativa che AIM aveva fortemente voluto e sponsorizzato a questo proposito, è stata il “Macrogiovani”. Abbiamo avuto già modo, attraverso questa rubrica, di ripercorrere la “storia” di tale evento, di gioire per il successo delle prime edizioni, di osservare il raggiungimento di un plateau e poi la “caduta” di entusiasmo dell’ultima edizione. Stimolati dall’attuale Presidente e dal Consiglio Direttivo, abbiamo avuto modo di riflettere sul “fenomeno” e siamo stati investiti del compito di istituire una “Commissione giovani” che si occupi di gestire le attività appena descritte. Pensare di potere dare concretezza a tutte le idee che ci sono subito venute in mente è senza dubbio molto difficile, abbiamo deciso allora di 42 NEOLAUREATI CON CURRICULUM MACROMOLECOLARE Riportiamo, come nostra tradizione, informazioni sui neo laureati con curriculum macromolecolare. Per rendere più funzionale la rubrica da questo numero abbiamo volentieri accettato di inserire, oltre alle informazioni basilari, altre informazioni, inviate dai giovani neolaureati, sui loro interessi scientifici, la conoscenza delle lingue, ecc. Vorremmo effettivamente creare una rubrica utile sia ai giovani che ai ... potenziali interessati del mondo industriale. Nome e cognome: Luogo e data di nascita: Laurea: Relatori: Titolo della tesi: Recapito: Altri dati utili: Nome e cognome: Luogo e data di nascita: Laurea: Relatori: Titolo della tesi: Recapito: Altri dati utili: Nome e Cognome: Luogo e data di nascita: Laurea: Relatori: Titolo della tesi: Recapito: Altri dati utili: Lorenzo Brizi Foligno, 27/09/1976 Università di Pisa, 21/11/2002, Laurea in Chimica Industriale (110/110) Prof. Giancarlo Galli, Prof. Emo Chiellini Nuovi copolimeri a blocchi con blocchi fluorurati: sintesi e proprietà in massa e di superficie Via Chiascio 1/A, 06034 Foligno (PG); Tel. 0742-350807; cell.349-3183016 E-mail: [email protected] 1995 Maturità scientifica conseguita presso il liceo Scientifico Statale Guglielmo Marconi di Foligno (PG). Ottima conoscenza della lingua inglese parlata e scritta conoscenza di base della lingua francese. Partecipazione al congresso AFPS 2002 e presentazione di un poster in tale congresso. Conoscenza dei sistemi operativi: MSDOS, Windows, OS2, del pacchetto office di Windows (Word, Excel, Power Point), dei linguaggi di programmazione: Fortran77, Turbo Pascal, linguaggio C, dei programmi applicativi: Mathcad, Origin, Conoscenza delle più diffuse tecniche strumentali FT-IR, UV-VIS, 1H-NMR, 19F-NMR, 13C-NMR, DSC, TGA, GC, GPC, HPLC. Milite esente. In possesso della patente di guida cat. B. Disponibilità a trasferimenti. Ada Delle Donne Gissi (CH), 13/06/1978 Università di Bologna, 19/07/02, Laurea in Chimica Industriale (109/110) Prof. Luigi Angiolini, Dr. Loris Giorgini Sintesi e proprietà di polimeri fotocromici otticamente attivi contenenti in catena laterale il residuo della L-alanina c.da Colle Pizzuto 4, 66052 Gissi (CH); Tel. 0873/93194; Cell. 3403654652; E-mail: [email protected] Maturità scientifica conseguita presso il Liceo Scientifico Statale “R. Mattioli” di Vasto (CH) nel 1997 con votazione 50/60. Buona conoscenza della lingua inglese. Conoscenza a livello scolastico della lingua francese. Conoscenza di programmi informatici: Windows, Word, Excel, Chemwind. Conoscenza pratica delle tecniche strumentali FT-IR, H e C-NMR, DSC, TGA, GPC, DC. Giacomo Giammattei Lucca, 31/12/1976 Università di Pisa, 18/10/2002, Laurea in Chimica Industriale (110/110 e lode) Prof. Giovanni Conti, Dr. Elpidio Tombari; Prof. Francesco Ciardelli Studio termodinamico e dielettrico del processo di dispersione di cromofori tertiofenici tioalchilati in matrici poliolefiniche Via Passamonti, trav.2, n.39, 55100 Lucca.; Tel. 0583-56036 Cell.347-6307673, E-mail: [email protected] 1995 Maturità classica conseguita presso il Liceo Ginnasio Statale “N. Machiavelli” di Lucca. Ottima conoscenza della lingua inglese parlata e scritta. Presentazione di due poster al XXIV congresso AICAT-GICAT 2002. Conoscenza dei sistemi operativi Windows, del pacchetto Office (Word, Excel, Power Point), dei linguaggi di programmazione: Fortran, Quick Basic, dei programmi applicativi: Mathcad, Origin, ChemOffice, ChemSketch. Conoscenza delle seguenti tecniche strumentali: FT-IR, UV-VIS, 1H-NMR, 13C-NMR, DSC, TGA, Spettroscopia Dielettrica nel dominio del tempo e nel dominio della frequenza, DMTA, GPC, GC e HPLC. In possesso della patente di guida cat. B. Disponibilità a trasferimenti. 43 Nome e cognome: Luogo e data di nascita: Laurea: Relatori: Titolo della tesi: Recapito: Altri dati utili: Nome e cognome: Luogo e data di nascita: Laurea: Relatori: Titolo della tesi: Recapito: Altri dati utili: Laura Paolini Castelnuovo di Garfagnana (LU), 28/05/1971 Università di Pisa, 19/07/02, Laurea in Chimica Industriale (101/110) Prof. Emo Chiellini, Prof. Roberto Solaro Sintesi e caratterizzazione di materiali polimerici multifunzionali idonei alla formulazione di sistemi nanostrutturati per il rilascio mirato di farmaci Via della Torre 2 Palleroso, 55032 Castelnuovo di Garfagnana (LU) Maturità scientifica conseguita presso il Liceo Scientifico Statale “G. Galilei” di Castelnuovo di Garfagnana (LU) nel 1990 con votazione 54/60. Conoscenza a livello scolastico della lingua inglese. conoscenza di programmi informatici: Windows, Word, Mac. Conoscenza pratica delle tecniche strumentali FT-IR, H e C-NMR, DSC, TGA, GPC. Elena Pucci Lucca (LU); 17/11/1975 Università di Pisa, 18/07/2002, Laurea in Chimica (110/110 e lode) Prof. Emo Chiellini, Prof. Giancarlo Galli Nuovi poli(vinilciclopropani) fluorurati: sintesi e caratterizzazione delle proprietà in massa e di superficie Via E. Squaglia 215/B San Concordio Lucca (LU); Tel. 0583/954659; Cell. 3495381143; E-mail: [email protected] Maturità Scientifica conseguita presso il Liceo Scientifico Statale A. Vallisneri (LU) nel 1994 con votazione 60/60. Buona conoscenza della lingua inglese scritta e parlata. Conoscenze informatiche: Sistemi operativi per PC (Windows 98/2000/XP) e Macintosh (MacOs 9.1.). Programmi: Office per Mac e Windows, ChemDraw, Internet Explorer, Photoshop, Canvas, Igor Pro. Programmi dedicati per strumenti di misura: Mettler per DSC/TGA. Tecniche strumentali conosciute: Spettrofotometria FT-IR e UV-Vis, Spettrometria 1H-NMR, 13C-NMR e 19F-NMR, Calorimetria Differenziale a Scansione (DSC); Analisi Termogravimetrica (TGA), Gas Cromatografia (GC), Misure di Angolo di Contatto, Spettroscopia Fotoelettronica di Raggi X (XPS), Diffrattometria di Raggi X, Analisi Cromatografica di Permeazione su Gel (GPC), Analisi Cromatografica ad Alte Prestazioni (HPLC). Sintesi organica: Tecniche sintetiche conosciute: chimica Macromolecolare: sintesi di polimeri per usi speciali mediante reazioni di polimerizzazione radicaliche; sintesi di polimeri per apertura d’anello. Modifica chimica di polimeri: innesto e reticolazione. Fotopolimerizzazione. Nome e Cognome: Daniele Viscardo Luogo e data di nascita: Santa Maria Capua Vetere, 12.04.1971 Laurea: Università degli Studi “Federico II” di Napoli, 31.10.2002, Laurea in Chimica Industriale (99/110) Relatori: Prof. Elio Santacesaria, Dott. Mario Malinconico Titolo della tesi: Preparazione e caratterizzazione delle proprietà chimiche, fisiche e meccaniche di materiali polimerici multifasici a base di esteri acrilici Recapito: Via E. Ricciardi 25, Tel.0823-846988, Cell.333-1775077 E-mail: [email protected] Altri dati utili: Diploma di Geometra conseguito presso l’istituto I.T.G.C. “Leonardo da Vinci” di Santa Maria Capua Vetere nel 1991 con voto di 58/60. Esperienza biennale maturata presso studio tecnico di progettazione d’impianti industriali Buona conoscenza di diverse metodologie di analisi in relazione alla caratterizzazione dei composti organici con particolare riguardo ai materiali polimerici (spettroscopia FTIR, 1H-NMR, UVvis), buona conoscenza nell’applicazione di metodi analitici cromatografici (TLC, PC, CC, HPLC, GC), controllo di qualità e analisi dei dati in laboratorio chimico. Ottima conoscenza di sistemi operativi Windows, MsDos, di programmi come Word, Excel, Power Point, programmi di disegno grafico-tecnico (AUTOCAD, 3Dhome arch., 3D studio Max), buona conoscenza di linguaggi di programmazione (Fortran, Pascal, Matlab, Assembler) di programmi di Desk-top publishing come Pagemaker, Ventura, e a programmi di presentazione come Adobe Premiere, Adobe Acrobat. Buona conoscenza della lingua inglese scritta e parlata. Possesso di patente di guida Cat.B. Disponibilità per trasferimenti. 44 I Congressi futuri Nel corso del 2003 ci saranno due importanti manifestazioni in occasione del centenario della nascita di Giulio Natta, una a Roma organizzata dall’Accademia dei Lincei e l’altra a Milano, l’EUPOC 2003 organizzato dal Politecnico di Milano, dall’ISMAC-CNR e dall’AIM. Inoltre si terranno a Gargnano, a fine maggio, la 2nd EPF School dedicata ai Nanostructured Polymer Materials e a Pisa, in settembre, il XVI Convegno Italiano di Scienza e Tecnologia delle Macromolecole, il tradizionale convegno biennale dell’AIM. AIM Magazine ha presentato diffusamente queste manifestazioni nei numeri scorsi. Ormai è tutto in rete e qui ci limitiamo a riportare dei riquadri con le informazioni fondamentali e gli indirizzi da contattare. Il Comitato di Redazione COMMEMORAZIONE ALL’ACCADEMIA DEI LINCEI DEL CENTENARIO DELLA NASCITA DEL PROF. NATTA Roma, 12-13 marzo 2003 http://www.lincei.it International Symposium on STEREOSPECIFIC POLYMERIZATION AND STEREOREGULAR POLYMERS (EUPOC 2003) in honor of Giulio Natta on the occasion of the centenary of his birth Milano, Italy, June 8-12, 2003 http://server1.dcci.unipi.it:~bea/eupoc03/ The program is now available. For more information contact: Giovanni Ricci, e-mail: [email protected] 45 EPF 2ND SUMMER SCHOOL AIM XXV SCUOLA MARIO FARINA GFP JOURNÉES PÉDAGOGIQUES NANOSTRUCTURED POLYMER MATERIALS Gargnano, Brescia, Italy, Palazzo Feltrinelli, 25-30 Maggio, 2003 http://www.dcci.unipi.it/~bea/epfschool2003 The second circular is now available, please contact: EPF 2nd Summer School “Nanostructured Polymer Materials” Elisa Taburoni, Dip. Chim. Chim. Ind.le, Università di Pisa, Via Risorgimento 35, 56126 Pisa (Italy) Fax +39-050-918320 or 918260; E-mail: [email protected] XVI CONVEGNO ITALIANO DI SCIENZA E TECNOLOGIA DELLE MACROMOLECOLE Pisa, 22-25 settembre 2003 Aula Convegni – Area della Ricerca CNR Il programma del convegno è ormai definito. Potete trovare tutte le informazioni necessarie per la preparazione degli abstract, la sistemazione logistica e per il pagamento della quota di iscrizione sul nostro sito www.aim.it. Per informazioni contattare: Mariano Pracella, e-mail: [email protected] Mauro Aglietto, e-mail: [email protected] 46 NATO ASI MACROMOLECULES 2003 Chemical Modification and Blending of Synthetic and Natural Macromolecules for Preparing Multiphase Structural and Functional Materials: Principles, Methods and Properties Tirrenia, Pisa, Italy, Grand Hotel Golf, 6-16 Ottobre 2003 Scientific committee F. Ciardelli P. Lemstra K. Matyjaszewski S. Penczek N. Platè J.-P. Vairon Local committee Scientific Problems M. Aglietto A. Altomare S. Bronco V. Castelvetro E. Passaglia G. Ruggeri ([email protected]) Organizational Aspects B. Pistoresi E. Taburoni ([email protected]) F. Ciardelli, Univ. of Pisa, (Pisa, Italy) “Functionalization of Polyolefins in the Melt” G. Groeninckx, Catholic Univ. of Leuven, (Leuven, Belgium) “Reactive Processing of Polymer Blends Using Reactive Compatibilisation and Dynamic Crosslinking. Phase Morphology Control and MicrostructureProperty Relations” N. Hadjichristides, Univ. of Athens, (Athens, Greece) “Hyperbranched Macromolecules” A.R. Khokhlov, Moscow State Univ., (Moscow, Russia) “Functional Copolymer Macromolecules: Design, Characterisation and Properties” P. Lemstra, Eindhoven Univ. of Technology, (Eindhoven, The Netherlands) “Processing of Intractable Polymers by Reactive Solvents” G.J. Marosi, Budapest Univ. of Technology and Economics, (Budapest, Hungary) “Role of Interfaces in Multicomponent Polymer Systems” K. Matyjaszewski, Carnegie Mellon Univ., (Pittsburgh, USA) “Preparation of Nanocomposites with Well-Defined Organic (co) Polymers” T. Pakula, Max Planck, Institute for Polymer Research, (Mainz, Germany) “Effects of Intramolecular Composition and Topology Variation on Intermolecular Structure and Bulk Properties of Complex Polymer Systems: (a) Experimental Characterisation and (b) Simulation” D.R. Paul, Dept. Chem. Engin., Univ. of Texas, (Austin, USA) “High Performance Engineering Thermoplastics Via Reactive Compatibilization” Objectives • A comprehensive presentation of the experimental approaches for modifying to different extents the chemical structures of well established synthetic and natural macromolecules by means of sustainable one step processes. Particular attention will be given to melt processing and reactions in water dispersion. Related process engineering, mechanism and product analysis will be also presented and discussed. • A review of the reactive or interactive mixing of polymers with biopolymers, organic and inorganic products assisted by modified macromolecules as components or compatibilizers at the interface for the easy and safe preparation of materials, with micro and nanophase morphology. These materials having varied mechanical properties for structural applications or optical/electronic properties for application in advanced devices. A review of the preparation of inorganic fillers with controlled size and surface structure. • The transfer of basic and advanced knowledge in the subject to younger participants. For this purpose the above reviews and presentations will be made by internationality known experts with proven communication capacity. The active and productive attendance of young participants will be further encouraged by tutorial activity, also focused on the spin off of international cooperative research projects in the field. LECTURERS and their TOPICS C. Bianchini, ICCOM, CNR, (Firenze, Italy) “Combination of Transition Metal Catalysts for Reactor Blending” 47 S. Penczek, Polish Academy of Sciences, (Lodz, Poland) “Poly(alkylene phosphates) and Block Copolymers thereof: From Models of Biomacromolecules to Modification of Mineral Particles” N. Platé, Russian Academy of Sciences, (Moscow, Russia) “Theoretical Considerations on the Reactions in Polymer Blends” S. Slomkowski, Polish Academy of Sciences, (Lodz, Poland) “Characterisation of Complex Systems by Fluorescence” R. Stepto, UMIST and Univ. of Manchester, (Manchester, UK) “Development and Processing of Thermoplastic Starch Materials” J.-P. Vairon, Universitè P. et M. Curie, (Paris, France) “Free Radical Processes in Water Dispersion” Publication An edited version of the lectures presented at the ASI will be published in a book of the NATO ASI series. No publication is planned for participant’s short contribution. Fees and grants The fee for full board accommodation will be offered at a cost of Euro 1,200.00, including breakfast, lunch and dinner for the total duration, lecture notes and one volume of proceedings. There will be no tuition fees for participants from academic institutions. Participants from industry will be asked to pay a tuition fee of Euro 300,00 or, better, to have their companies make a more substantial contribution to the school (with appropriate recognition in the program and publication). A limited number of grants covering a substantial part of living expenses will be available for academic participants from NATO Member Countries, Partner Countries and Mediterranean Dialogue Countries who cannot obtain funding from other sources. Special funding is available for students from USA (travel) and for participation expenses of students from Greece, Portugal and Turkey. Forms and information are available from the organisers. Program The working language of the Advanced Study Institute (ASI) will be English. The technical program will be based on lectures by invited speakers followed by ample discussion. Presentations by the participants concerning their recent results on topics related to the general program as well as round tables and informal panel discussions on topics proposed by groups of interested participants are planned. Participants and application Scientists and engineers in academic institutions and in industry to a maximum number of 80 will be accepted on application. The application must be submitted before 31 January 2003 by sending the attached form with the related documentation. The decision of the Scientific Committee will be notified before 15 March 2003. Accepted participants are requested to reconfirm their participation before 15 May 2003 by paying 1/3 (Euro 400,00) of the total participation cost. The remaining 2/3 (Euro 800,00) can be paid at the Conference desk detracted of possible support. Duration The Institute will start with registration in the afternoon of Monday 6 October and will be based on ten working days with a break on Saturday 11, afternoon devoted to excursions. The meeting closure will take place on Wednesday 15 October at noon. Participants are expected to stay for the whole period. More information in: http://www.dcci.unipi.it/~bea/natoasimacromol-2003 48 CALENDARIO CONGRESSI 2003 5-7 febbraio Amsterdam Olanda International Symposium on Separation and Characterization of Natural and Synthetic Macromolecules Congress Secretariat: Ordibo bvba, Luca, Henninckstraat 18, Wilrijk, B-2610, Belgium; Tel. +32 58 523 116; Fax +32 58 514 575; E-mail: [email protected]; www.ordibo.be/macromolecules 24-26 febbraio New Orleans USA MOLDING 2003, Emerging Technologies in Plastics Injection Molding Organizing Committee: Tom Betts, Battenfeld of America, Tim Erwin, Pitney Bowes, Amos Golovoy, AG Research Hermann Plank, Ferromatik Milacron Fax 734 737 0508; www.executive-conference.com 12-13 marzo Roma Italia Commemorazione all’Accademia dei Lincei del Centenario della Nascita del Prof. Natta Accademia dei Lincei in Roma, Organizing Committee: Prof. Paolo Corradini, Università di Napoli, Chairman; Prof. Fausto Calderazzo, Università di Pisa, Member; Prof. Francesco Minisci, Politecnico di Milano, Member 20-24 marzo Mosca Russia Macromolecole Metal Complexes, Xth International Symposium on Macromolecole Metal Complexes (MMC-X) Prof. Valerii V. Lunin, Department of Chemistry, Moscow State University, Leninskie Gory, Moscow, 119899, Russia; Tel. +7 095 9395377; Fax +7 095 9328846; E-mail: [email protected] 6-9 aprile San Francisco California USA Additives 2003 Bringing Better Value for Plastics Users Amos Golovoy, AG Research, Tel. 734-812-2644; Fax 734-737-0508; E-mail: [email protected]; www.executive-conference.com 10-17 aprile Mpumalanga South Africa 10-11 April 2003 UNESCO Introductory Course 14-17 April 2003 6th Annual UNESCO School & IUPAC Conference on Polymer Properties (with a special session on Characterization on Polyolefins) Prof. R.D. Sanderson UNESCO Associated Centre for Macromolecules and Materials Institute for Polymers Science, University of Stellenbosch Private Bag X1, Matieland 7602, South Africa; Tel. +27 21 808 3174; Fax: +27 21 808 4967; E-mail: [email protected] http://www.sun.ac.za/unesco/Conferences/Homepage.htm 24-25 aprile Rabat Marocco IV Journées sur les Polymeres Organiques et leurs applications Prof. A. Maaroufi, Faculté des Sciences, Dept. de Chimie B.P., 1014 Rabat, Maroc Fax 212 37 775440; E-mail: [email protected] 28-30 aprile Salerno Italia 6th ESAFORM Conference on Material Forming Secretariat: G. Lamberti, +39 089 96 4026; F. Titomanlio, +39 89 96 4141/+39 347 6592190; Fax-Tel. +39 89 96 4057; E-mail: [email protected]; Address: Esaform2003 Dipartimento di Ingegneria Chimica ed Alimentare Università di Salerno Via Ponte don Melillo 84084 Fisciano (SA) Italy; http://imp.dica.unisa.it/esaform2003/ 49 8-11 maggio Catania Italia 2° Salone Mediterraneo del Restauro e della Conservazione dei Beni Culturali e Ambientali Sanda srl, Via della Balduina 260, 00136 Roma; Tel. 06-35402148; Fax 06-35403428; E-mail: [email protected] www.medirestauro.it 18-23 maggio Mosca Russia 10th IUPAC International Symposium on Macromolecule-Metal Complexes For general matters: Edward A. Karakhanov, Department of Chemistry, Moscow State University, Leninskie Gory, Moscow, 119992; Russia, Tel. 7 095 939 53 77/939 19 51; Fax 7 095 932 85 68; 7 095 932 88 46; E-mail address: [email protected] For registration: Dr. Anton L. Maximov, Department of Chemistry, Moscow State University, Leninskie Gory, Moscow, 119992, Russia Tel. 7 095 939 19 51; Fax 7 095 932 85 68; 7 095 932 88 46; E-mail address: [email protected] 25-30 maggio Gargnano Italia European Polymer Federation EPF 2nd Summer School (AIM XXV Scuola Mario Farina - GFP Journées Pédagogiques) Nanostructured Polymer Materials Organizing committee: E. Taburoni and B. Pistoresi Dip. Chim. Chim. Ind., Università di Pisa, Via Risorgimento 35, 56126 Pisa, Italy Fax +39 50 918320 or 918260; E-mail: [email protected]; http://server1.dcci.unipi.it/~bea/epfschool2003/ 1-5 giugno Gargnano Italia Workshop dedicato a ricercatori e tecnologi, provenienti sia dal mondo accademico che dall’industria, per presentare e discutere il ruolo dei materiali polimerici nell’industria dell’imballaggio. Consultare il nostro sito: www.aim.it 2-3 giugno Parma Italia X International Conference on the Physics of Non-Crystalline Solids Organizing Secretariat: Antonella Azzali, Dept. General and Inorganic Chemistry, University of Parma, Parco Area delle Scienze 17/A, 43100 Parma, Italy Tel. 39 521 905 553; Fax +39 521 905 556; E-mail: [email protected]; http://www.chim.unipr.it/xpncs/home.htm 8-12 giugno Gargnano Italia EUPOC 2003 European Polymer Conference on Stereospecific Polymerization and Stereoregular Polymers Scientific and Organizing Secretariat: Giovanni Ricci ISMAC – CNR, Via E. Bassini 15, 20133 Milano, Italy Tel. +39 2 23699376/378; Fax +39 2 2362946 E-mail: [email protected]; http://server1.dcci.unipi.it/~bea/eupoc03/ 22-27 giugno Taormina Italia 16th International Symposium on Plasma Chemistry ISPC-16 Scientific Secretariat: Department of Chemistry, University of Bari, via Orabona 4, 70126 Bari, Italy Fax +39 80 5443405; E-mail: [email protected] 23-27 giugno Stoccolma Svezia European Polymer Federation EPF03 Europolymer Congress Congress Secretariat: Stockholm Convention Bureau (StoCon) Box 6911 Se-102 39 Stockholm, Sweden; Tel. +46 8 5465 1500; Fax +46 8 5465 1599 E-mail: [email protected]; http://www.polymer.kth.se/eng/comingup_epf2003.htm 29 giugno-2 luglio Ischia (NA) Italia IV Convegno Nazionale sulla Scienza e Tecnologia dei Materiali Corrispondenza e Segreteria Convegno: Claudia Bettaccini Consorzio INSTM, via B. Varchi, 59-50132 Firenze Tel. 055 2466801/2343125; Fax: 055 2345852; E-mail: [email protected] (specificare sempre nell’oggetto della corrispondenza la sigla “INSTM2003”) 50 29 giugno-4 luglio Venezia Italia New Frontiers in Molecular Catalysis Persona di Riferimento: Dr. Michela Signorotto, Dipartimento di Chimica Dorsoduro 2137, 30123 Venezia; Fax: +39 041 2348517 E-mail: [email protected]; www.unive.it/chimica/seminar/index.htm 30 giugno-4 luglio Boston USA International Symposium on Ionic Polymerization Prof. R.P. Quirk Department of Polymer Science The University of Akron Akron, OH-44325-3909, USA Tel. +1 330 972 7510; Fax: +1 330 972 5290; E-mail: [email protected] http://www2.uakron.edu/cpspe/iupac/ip2003.htm 13-17 luglio Maastricht Olanda TPOs in Automotive 2003 Conference Chairman Amos Golovoy AG Research Tel. 734 812 2644; E-mail: [email protected] 14-17 luglio Praga Repubblica Ceca 42nd Microsymposium on Degradation, Stabilization and Recycling of Polymers P.M.M. Secretariat: Institute of Macromolecular Chemistry Academy of Sciences of the Czech Republic, Heyrovského nám. 2, CZ-162 06 Praha 6, Czech Republic; Tel. +420 296 809 332; Fax: +420 296 809 410 E-mail: [email protected]; http://www.imc.cas.cz/sympo/42micros.html 21-24 luglio Praga Repubblica Ceca 22nd Discussion Conference of P.M.M. on Spectroscopy of Partially Ordered Macromolecular Systems Dr. Drahomir Vyprachticky Institute of Macromolecular Chemistry Academy of Sciences of the Czech Republic Heyrovskeho nam. 2 CZ-162 06 Praha 6, Czech Republic; Tel. +420 2 204 03251; Fax: +420 2 353 57981; E-mail: [email protected] http://www.imc.cas.cz/sympo/22discon.html 10-15 agosto Ontario Canada IUPAC 39th Congress: Chemistry at the Interfaces 39th IUPAC Congress and 86th Conference of the Canadian Society for Chemistry, National Research Council Canada, Conferences Services Office, Building M-19, Montreal Road, Ottawa, Ontario, K1A oR6, Canada Tel. +1 613 993 0414; Fax +1 613 993 7250; E-mail: [email protected] 24-29 agosto Basel Svizzera 11th European Congress on Biotechnology ECB 11, c/o Convention Center Basel, Messeplatz, CH-4021 Basel, Switzerland Tel. +41 58 206 28 28; Fax +41 58 206 21 85; -mail: [email protected] 17-19 settembre Francia FRPM ‘03 Fire Retardancy and Protection of Materials 2003 Lille, Villeneuve d’Ascq 21-26 settembre Firenze Italia ECIS 2003 XVII Conference European Colloid and Interface Conference Secretariat: Pierandrea Lo Nostro - Dept. Chemistry, Univ. of Florence via della Lastruccia 3, 50019 Sesto Fiorentino, Florence, Italy Tel: +39 055 457-3010; Fax: +39 055 457-3036; E-mail: [email protected] XVI Convegno Italiano di Scienza e Tecnologia delle Macromolecole Cliccando sul nostro sito www.aim.it troverete un link specifico dedicato interamente al XVI Convegno AIM. Per informazioni contattare: Mariano Pracella, E-mail: [email protected]; Mauro Aglietto, E-mail: [email protected] 22-25 settembre Pisa Italia 6-16 ottobre Tirrenia (Pisa) Italia NATO ASI Macromolecules 2003 Chemical Modification and Blending of Synthetic and Natural Macromolecules for Preparino Multiphase Structural and Functional Materials: Principles, Methods and Properties Organizational Aspects: B. Pistoresi and E. Taburoni; Corresponding Address Meeting NATO-ASI Science Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale Via Risorgimento 35 56126 Pisa, Italy Fax + 39-050-918320 or 918260 E-mail: [email protected]; http://server1.dcci.unipi.it/~bea/natoasimacromol-2003/ 51 2004 7-10 aprile Lisbona Portogallo 6th International Symposium on the Conservation of Monuments in the Mediterranean Basin Secretariat of the Symposium: Prof. Luis Aires Barros, Laboratório de Mineralogia e Petrologia, Instituto Superior Técnico Av. Rovisco Pais 1049-001 Lisboa, Tel. +351 21 8400806; Fax +351 21 8400806 E-mail: [email protected]; [email protected]; http://mega.ist.utl.pt/monubasin2004 4-9 luglio Parigi Francia 40th International Symposium on Macromolecules World Polymer Congress MACRO 2004 MACRO 2004 Secretariat: Laboratoire de Chemie des Polymères Case 185, Université P. & M. Curie 3, Place Jussieu, 75252 Paris cedex 05 Tel. +33 1 44275045; Fax +33 1 44277089; E-mail: [email protected]; IN RICORDO DI GIANPIERO TALAMINI Montedison) di Porto Marghera, che diresse fino al momento della pensione, dopo la quale ricoprì ancora incarichi direttivi in una società di ricerca dell’area veneziana. Nell’Università di Padova tenne per vari anni corsi di insegnamento e guidò molti studenti nel lavoro di tesi. Tra coloro che si sono laureati nel laboratorio padovano ci furono sia futuri docenti universitari che illustri “manager” industriali. Morto serenamente nel sonno, nei giorni del solstizio estivo di un caldissimo giugno, Piero Talamini è scomparso senza soffrire. Negli anni di guerra, quando eravamo come lui ragazzini, il prete ci faceva recitare in certi momenti del rito una preghiera che impetrava “la buona morte”. Ci pareva allora che il problema riguardasse solo i nostri soldati in Africa e in Russia. La preghiera, che è scomparsa dopo il secondo Concilio Vaticano (assieme al “Dies irae”) ci appare ora in una luce diversa. E che essa abbia prodotto i suoi effetti per Piero Talamini, che rivediamo calmo e sereno tra i banchi del laboratorio e le riviste della biblioteca, ci pare giusto e consolante. erso la fine dello scorso giugno è morto a Mestre Gianpiero Talamini. Era nato a Venezia nel 1930, da antenati cadorini. Nel 1955, dopo la laurea in Chimica a Padova, aveva intrapreso la strada della ricerca macromolecolare, occupandosi per un certo periodo – presso la Montecatini – dello studio di polimeri ottenuti con i nuovi catalizzatori Ziegler-Natta. Nel 1957 era passato alla Sicedison (poi divenuta Montedison) dove svolse tutta la sua carriera dapprima di ricercatore e successivamente di “manager” della ricerca macromolecolare. I suoi studi furono dedicati per la maggior parte alla cinetica e al meccanismo della polimerizzazione radicalica, ed alla caratterizzazione di polimeri industriali ottenuti per questa via. I risultati delle sue ricerche sono comparsi in numerosi lavori di alta qualità. Particolarmente interessanti sono quelli che riguardano l’effetto dello smiscelamento negli stadi iniziali della sintesi del polivinilcloruro. Operò inizialmente per più di un decennio – assieme ad altri studiosi di macromolecole di sintesi – nel Laboratorio Universitario presso l’Istituto di Chimica Fisica dell’Università di Padova. Passò poi al Laboratorio della Sicedison (poi V Giovanni Pezzin 52 I Congressi svolti DUE COMMENTI SULL’INTERNATIONAL WORKSHOP ON ADVANCED FRONTIERS IN POLYMER SCIENCE (AFPS 2002 - PISA) di Roberta Bongiovanni Abbiate pazienza, sarò poco seria, ma è sicuramente la bellezza del cielo blu sopra il Campo, dopo un’estate metereologicamente miserevole, la prima cosa che mi viene in mente ripensando al convegno pisano. Ancora una volta una bella occasione di incontro per la comunità dei polimeristi italiani, insieme con molti stranieri (in tutto 185 persone) provenienti da quindici paesi diversi. Attravero 32 comunicazioni orali (6 in forma di plenary lecture) e 59 poster, il convegno ha cercato di individuare i temi che rappresentano il futuro della scienza dei polimeri. È innanzitutto risultato evidente che i polimeristi stiano ormai trovando (o in larga parte abbiano già trovato) ruoli nuovi: non è più soltanto la sintesi delle macromolecole o la loro caratterizzazione chimico-fisica, ma è ormai l’ingegnerizzazione di nuovi materiali ad interessare le ricerche del nostro settore. Scorrendo i titoli delle comunicazioni (li trovate ancora in rete al sito http://solrob.dcci.unipi.it/AFPS2002/home.htm) leggiamo di materiali biomedici, materiali strutturali compositi, cerameri, materiali ottici, elettro-ottici … E ancora ritroviamo più volte, cosa che mi pare significativa, i termini designing o programming, vicino ai più tradizionali synthesis e characterisation. Sicuramente pertanto nel settore dei polimeri si opera in modo non convenzionale, con approcci 53 fortemente multidisciplinari: pensando alle molecole in funzione di nuovi materiali strutturali (ibridi, nanocompositi …), il chimico si fa un po’ ingegnere, fa reazioni e poi si mette davanti al dinamometro; cercando materiali biocompatibili, il chimico si fa un po’ biologo, prima usa palloni e beute e poi … conta le cellule in una capsula di Petri. Inoltre è risultato chiaro dalle discussioni sentite che questi attraenti nuovi materiali, qualunque siano le loro proprietà peculiari e i campi di impiego, si ottengono sia utilizzando macromolecole innovative (ad esempio copolimeri originali, strutture dendrimeriche, molecole con funzionalità specifiche …), sia sfruttando sistemi complessi, creati ad esempio per aggregazione supramolecolare di molecole piccole e grandi in vario ordine gerarchico (ad esempio attaverso processi di selfassembling e di non covalent synthesis), sia combinando a livello nanometrico molecole anche tradizionali, come nel caso dei nanocompositi a base poliolefinica. A parte il cielo terso di cui dicevo all’inizio e gli interventi stimolanti a cui mi sono brevemente riferita in seguito, che altro poteva colpire in questo convegno? Forse la verve speciale dei relatori, perché lo spirito dell’incontro era un po’ speciale. Anche se sono mancate le candeline, si è trattata infatti di una festa di compleanno. Una festa di compleanno come poche persone possono permettersi! Non per l’età particolare o elevata dei festeggiati (come verrebbe magari da pensare), ma per il valore particolarmente elevato nel campo dei polimeri, riconosciuto dalla California al Giappone (per citare i paesi più lontani da noi tra quelli rappresentati dai partecipanti). In riconoscimento del lavoro quarantennale di Chiellini e Ciardelli, si sono passati il microfono molti relatori dai nomi illustri come Ober, Doi, Nolte, Penczek, Ledwith e molti giovani e meno giovani formati alla scuola pisana. E anche nell’uditorio tanti giovani, con una maggioranza femminile direi inusuale: segno che i buoni maestri non si stufano mai di educare e trovano sempre buoni allievi. Allora, quando un convegno con il sole che vi ho detto, con tante relazioni originali, con tanti giovani (e tante ragazze!) si chiude, che augurarsi? Di rivedersi presto, e nello stesso posto! L’appuntamento è quindi ancora a Pisa a fine settembre tra un anno ovvero per il XVI AIM. P.S. Agli organizzatori AIM 2003: prendete esempio dagli organizzatori AFPS (Giancarlo Galli e Roberto Solaro, per capirci) che, oltre a tante belle cose, ci hanno garantito il sole! 54 LIBRI E ATTI AIM Materiali polimerici strutturali Atti dell’XI Convegno-Scuola AIM, Gargnano 1989, volume di 425 pagine, € 18,07 Copolimeri Atti del XII Convegno-Scuola AIM, Gargnano 1990, volume di 440 pagine, € 18,07 Processi industriali di polimerizzazione: aspetti fondamentali e tecnologici Atti del XIII Convegno-Scuola AIM, Gargnano 1991, volume di 433 pagine, € 23,24 Metodi spettroscopici di caratterizzazione dei polimeri Atti del XIV Convegno-Scuola AIM, Gargnano 1992, volume di 477 pagine, € 25,82 Massa e dimensioni di macromolecole Atti del XV Convegno-Scuola AIM, Gargnano 1993, volume di 347 pagine, € 25,82 Materiali polimerici: struttura e processabilità Atti del XVII Convegno-Scuola AIM, Gargnano 1995, volume di 386 pagine, € 23,24 Degradazione e stabilizzazione dei materiali polimerici Atti del XVIII Convegno-Scuola AIM, Gargnano 1996, volume di 408 pagine, € 23,24 Polimeri in medicina Atti del XIX Convegno-Scuola AIM, Gargnano 1997, volume di 355 pagine, € 20,66 I polimeri espansi Atti del XX Convegno-Scuola AIM, Gargnano 1998, volume di 363 pagine, € 20,66 Materiali polimerici cristallini e liquidi cristallini Atti del XXI Convegno-Scuola AIM, Gargnano 1999, volume di 438 pagine, € 20,66 Atti del XIV Convegno Italiano di Scienza e Tecnologia delle Macromolecole Salerno, 13-16 settembre 1999, volume I+II, € 20,66 Fondamenti di Scienza dei Polimeri Volume di 944 pagine edito da Pacini Editore SpA, 1998. Costo di copertina € 49 (esaurito, in ristampa) Physical Properties of Polyelectrolite Solutions (prof. Michel Mandel) Volume di 190 pagine edito da Pacini Editore SpA, 1999, costo di copertina € 18,07 Produzione industriale di polimeri Atti del XXII Convegno-Scuola AIM, Gargnano 2000, volume di 498 pagine, € 25,82 Additivi per materiali polimerici Atti del XXIV Convegno-Scuola AIM. Gargnano 2002, volume di 544 pagine, € 30,00 Chimica e tecnologia delle poliammidi * di A. Ciaperoni e A. Mula Volume di 530 pagine, € 25,82 (prezzo già scontato del 50%) * L’AIM ha trovato un accordo con gli autori per inserire questo testo nell’elenco dei Libri e Atti AIM ad un prezzo estremamente vantaggioso (riduzione del 50% del prezzo di copertina). L’opera consta di 530 pagine, corredate da oltre 200 tabelle, 180 figure e 900 riferimenti bibliografici. L’autore ha avuto tutta una serie di esperienze di notevole spessore sia a livello di ricerca industriale che accademica e quindi ha potuto concentrare nel volume argomenti di reale interesse, sia per chi lo debba utilizzare come semplice opera di consultazione, sia per chi, partendo dallo stato dell’arte, volesse trarre spunti per ricerche più avanzate o indirizzate alle esigenze specifiche del ricercatore stesso o dell’industria di cui fa parte. Considerando i contenuti costi dell’opera pensiamo che molti Soci AIM saranno interessati ad averlo a disposizione nelle biblioteche, personali o aziendali che siano. Roberto Filippini Fantoni SCHEDA PER ACQUISTO VOLUMI AIM disponibili presso Pacini Editore 1 2 3 4 5 6 7 8 Materiali polimerici strutturali Copolimeri Processi industriali di polimerizzazione: aspetti fondamentali e tecnologici Metodi spettroscopici di caratterizzazione dei polimeri Massa e dimensioni di macromolecole Materiali polimerici: struttura e processabilità Degradazione e stabilizzazione dei materiali polimerici Polimeri in medicina 9 I polimeri espansi 10 Materiali polimerici cristallini e liquido cristallini 11 Atti del XIV Convegno Italiano di Scienza e Tecnologia delle Macromolecole 12 Fondamenti di Scienza dei Polimeri 13 Physical Properties of Polyelectrolite Solutions 14 Produzione industriale di polimeri 15 Additivi per materiali polimerici Per dettagli sui contenuti consultare www.aim.it Vi preghiamo di inviarci n. ..... copie dei volumi (siglare i volumi prescelti): 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14, 15 Sig. ................................................................................................................................................................................ Ente ................................................................................................................................................................................ Indirizzo ..........................................................................................Città ..............................................Prov ................ Cap .............................. Tel. ............................................................Fax ........................................................................ Data ....................................Pagamento: a ricevimento fattura o contrassegno o Codice Fiscale.................................................................................. Partita IVA ............................................................ Il pagamento, maggiorato di € 4,00 per le spese di spedizione, dovrà essere effettuato direttamente alla Pacini Editore, richiedendo invio di fattura o di contrassegno. Pacini Editore SpA, Via Gherardesca, Zona Industriale Ospedaletto, 56121 Pisa, Tel. 050/313011 - Fax 050/3130300 55 PRESENTAZIONE DEL VOLUME AIM: ESERCIZI, ESPERIMENTI E METODI DI ANALISI DI POLIMERI O DI LORO PROPRIETÀ M. Toselli Sintesi del polietilentereftalato mediante polimerizzazione in massa allo stato fuso (pag. 6-16) F. Tolusso Polimerizzazione in emulsione di monomeri acrilici (pag. 17-27) G. Di Silvestro, C. Yuan, N. Caronzolo Determinazione della costante di trasferimento a 60°C, per il metilmetacrilato in toluene, utilizzando come trasferitore il 2,6-diclorotiofenolo e come iniziatore l’AIBN (pag. 28-30) R. Filippini-Fantoni Sintesi di poliammidi – esercizi numerici (pag. 31-43) Caratterizzazione E. Selli Caratterizzazione EPR di radicali prodotti nella fotopolimerizzazione di monomeri multifunzionali (pag. 44-51) R. Mendichi Caratterizzazione della distribuzione delle masse molari mediante cromatografia ad esclusione sterica (SEC) con calibrazione relativa ed universale (pag. 52-64) G. Di Silvestro, C. Yuan Misura di dn/dc e di diffusione della luce con diffusimetro multiangolo (pag. 65-70) G. Di Silvestro, C. Yuan, G. Cavallo Determinazione di rapporti di reattività (pag. 71-93) L. Boggioni, M. C. Sacchi, I. Tritto Analisi 13C NMR della microstruttura di copolimeri vinilici (pag. 94-106) C. Guaita Analisi gas-cromatografica di poliammidi e copoliammidi (pag. 107-118) M. C. Righetti Studio della cinetica di cristallizzazione isoterma dal fuso mediante calorimetria differenziale a scansione (pag. 119-125) A. Marigo, C. Marega Diffrazione dei raggi x di polimeri: determinazione del grado di cristallinità (pag. 126-132) M. L. Di Lorenzo, M. C. Righetti Calorimetria differenziale a scansione con modulazione della temperatura (pag. 133-150) G. Mensitieri, M. A. Del Nobile Determinazione dei parametri di trasporto di sostanze a basso peso molecolare in polimeri (pag. 151-156) A i più assidui frequentatori del sito dell’AIM non sarà sfuggita la notizia della uscita del testo didattico con esercizi, esperimenti e metodi di analisi di polimeri o di loro proprietà. Poiché non tutti consultano regolarmente il sito, la commissione didattica ha ritenuto utile ripresentare il testo sul bollettino dell’associazione che raggiunge un numero più elevato di soci. L’idea di questo testo nacque alcuni anni fa dall’allora Presidente dell’AIM Gianni Camino ed era un tentativo di dare alla didattica macromolecolare italiana uno strumento organico da usare nei corsi sperimentali correlati agli insegnamenti di scienza o tecnologia dei polimeri. Il progetto ha subito nel tempo gli effetti dei cambiamenti avvenuti nell’Università italiana con i quali, e per i quali, molti dei docenti hanno dovuto fare i conti. Inoltre, l’uscita di un testo in inglese di esperimenti di Chimica Macromolecolare (S. R. Sandler, W. Karo, J. Bonesteel and E. M. Pearce, Polymer Synthesis and Characterization. A Laboratory manual, Academic Press, N.Y. 1998) aveva posto in dubbio la prosecuzione stessa del lavoro. Come si può vedere dall’indice del volume, il testo attuale (156 pagine) non si presenta come un manuale completo per un corso di laboratorio di chimica macromolecolare ma, piuttosto, come un contributo specifico della scuola italiana all’insegnamento della chimica macromolecolare. Come avrete modo di verificare, alcuni contributi del testo sono assolutamente originali ed introvabili nei comuni testi e sono nati dalle esperienze delle lezioni della scuola di Gargnano. Altri contributi sono stati preparati da colleghi operanti nell’industria e risentono positivamente della loro origine. La commissione ringrazia tutti coloro che hanno collaborato a realizzare questo testo e lo pone all’attenzione dei docenti interessati auspicando di riceverne consigli per migliorarlo e nuovi contributi per portarlo ad una stesura definitiva più completa. La Commissione Didattica Giuseppe Di Silvestro Luca Fambri Maria Paola Luda Maria Pizzoli Indice del volume Sintesi G. Di Silvestro, C. Yuan, S. Ambrosio, N. Caronzolo Polimerizzazione di propilene con catalizzatori metallocenici omogenei attivati con metilalluminossano (MAO) (pag. 1-5) Chi desidera il testo ne faccia richiesta a: Dr.ssa Laura Boggioni E-mail: [email protected]; Tel. 02 23699367 56 Associazione Italiana di Scienza e Tecnologia delle Macromolecole 1998-2002 Cinque anni di AIM Magazine, la rivista quadrimestrale dell’AIM Tutti i contenuti rubrica per rubrica, una preziosa banca dati per i nostri lettori AIM Magazine POLYMERS ABROAD Michele Potenza, Ciba Specialty Chemicals SpA E-mail: [email protected] DIRETTORE RESPONSABILE Roberto Filippini Fantoni Via Corridoni, 68 - 24124 Bergamo Tel. 035 360437 - Fax 035 360437 E-mail: [email protected] INTELLECTUAL PROPERTY MONITOR Giuseppe Colucci, Basell Poliolefine Italia SpA E-mail: [email protected] I BIOPOLIMERI Roberto Rizzo CAPOREDATTORE Maurizio Galimberti Pirelli Pneumatici Viale Sarca 222 - 20126 Milano Tel. 02 64423160 - Fax 02 64425399 E-mail: [email protected] I GIOVANI Simona Bronco Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale E-mail: [email protected] COMITATO DI REDAZIONE Mauro Aglietto Dip. Chimica e Chimica Industriale Via Risorgimento 35 - 56126 Pisa Tel. 050 918269 - Fax 050 918260 E-mail: [email protected] Giuliana Gorrasi Dipartimento di Ingegneria Chimica e Alimetare E-mail: [email protected] I GRUPPI DI RICERCA MACROMOLECOLARI Alberto Bolognesi, ISMAC-CNR E-mail: [email protected] Eugenio Amendola IMCB-CNR P.le Tecchio 85 - 80125 Napoli Tel. 081 7682511 - Fax 081 7682404 E-mail: [email protected] TECNOLOGIA Cristiano Puppi, Pirelli Coord. Pneumatici E-mail: [email protected] Alessandro Susa, Pirelli Coord. Pneumatici E-mail: [email protected] Roberto Rizzo Dipartimento BBCM, Università di Trieste Via L. Giorgeri 1 - 34127 Trieste Tel. 040 6763695 - Fax 040 6763691 E-mail: [email protected] SITO INTERNET Luigi Cavallo - [email protected] Michele Mader - [email protected] Gilberto Moscardi - [email protected] L’AMBIENTE Eugenio Amendola POLYMERS AND LIFE Roberto Cavaton, Marbo Italia SpA E-mail: [email protected] COLLABORATORI Diego Arcelli, Giuseppe Colucci, Guglielmo Paganetto, Eleonora Polo, Marzia Salvadori, Pietro Speziale Michele Suman Dip. Chimica Organica e Industriale E-mail: [email protected] Inserto speciale di AIM Magazine vol. 56, n. 3, settembre-dicembre 2002 PMI Mario Malinconico, IRTEMP-CNR E-mail: [email protected] AIM Magazine è un periodico quadrimestrale e i 3 numeri vanno in edicola a gennaio, maggio e settembre. Chiediamo a tutti i lettori che intendano inviare contributi di farli pervenire alla redazione improrogabilmente entro il 20 novembre, il 20 marzo o il 20 luglio. Il materiale che arriverà dopo queste date potrà essere preso in considerazione solo per il numero successivo. POLIMERI E … SOCIETÀ Mariano Pracella, CMMB-CNR E-mail: [email protected] AIM è su Internet! La trovate a questo indirizzo: http://www.aim.it Cliccate sulle icone per raggiungere il mondo di AIM. In Get in Touch trovate gli indirizzi per contattare: • Segreteria AIM: [email protected] • Segretario amministrativo: [email protected] E soprattutto: • Posta dei lettori: [email protected] II ASSOCIAZIONE ITALIANA DI SCIENZA E TECNOLOGIA DELLE MACROMOLECOLE 1998-2002 CINQUE AIM MAGAZINE, LA RIVISTA QUADRIMESTRALE TUTTI I CONTENUTI RUBRICA PER RUBRICA, ANNI DI DELL’AIM UNA PREZIOSA BANCA DATI PER I NOSTRI LETTORI L’Editoriale Filippini Fantoni R. E se accadesse anche a noi?, 55(2), 3 (2001) Galimberti M. Il Magazine e AIM, 52(1), 3 (1998) Costa G. Saluto del nuovo Presidente AIM, 55(3), 3 (2001) Galimberti M. Il mondo della plastica, la divulgazione scientifica, AIM in rete, 52(2), 3 (1998) Redazione di A/M Presentazione del nuovo organigramma dell’AIM, 55(3), 4 (2001) Galimberti M. Un anno di AIM Magazine, 52(3), 3 (1998) Delben F. XV Convegno Italiano di Scienza e Tecnologia delle Macromolecole, 55(3), 5 (2001) Galimberti M. Kiss me!, 53(1), 3, (1999) M. Aglietto, E. Amendola, M. Galimberti, R. Rizzo Cinque anni di AIM Magazine. Bilancio e prospettive per la comunicazione di AIM, 56(3), 3 (2002) Acierno D., Guerra G. XIV Convegno Italiano di Scienza e Tecnologia delle Macromolecole, 53(2), 3 (1999) L’Attualità Galimberti M. AIM Magazine nel 2000, 54(1), 3 (2000) Rizzo R. Una macromolecola di cui si parla: la somatostatina, 52(1), 7 (1998) Galimberti M. A Picture of the Polymer World from IUPAC 2000, 54(3), 4 (2000) Galimberti M. Forum con il Direttivo AIM: La situazione attuale nel mondo dei polimeri ed il programma di governo del nuovo Direttivo AIM, 52(1), 10 (1998) Galimberti M. L’evoluzione dell’attività AIM, 55(1), 3 (2001) Paganetto G., Arcelli D. Angiostatina ed Endostatina, dalle macromolecole proteiche una speranza per il domani, 52(2), 5 (1998) Anno XXVIII vol. 52 • n° 2 Agosto 1998 Colucci G. Genetic Patents: the European Community’s Directive, 52(2), 9 (1998) Guerra G. Il Museo della plastica a Salerno: la divulgazione della plastica con il patrocinio dell’AIM, 52(2), 11 (1998) Il “Museo della Plastica” a Salerno III Galimberti G. Le proposte di AIM: in Forum con i responsabili delle Commissioni AIM, 52(2), 12 (1998) Gorrasi G. E dulcis in fundo: in tavola. La torta caprese di Pippi, 54(2), 11 (2000) Speziale P. EPO: una macromolecola proteica al centro dei problemi di doping, 52(3), 6 (1998) Aglietto M. Un’approfondita analisi della Mailing List dell’AIM: quanti siamo realmente e chi siamo, 54(2), 12 (2000) Alessio A., Galimberti M. L’AIM in Italia. Un’indagine statistica, 52(3), 9 (1998) Prada P. 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Un Nobel alla chimica teorica ... il prozac delle vongole, 52(3), 46 (1998) I Congressi svolti Filippini Fantoni R. Resoconto della giornata “La miscelazione nella tecnologia dei polimeri”, 52(2), 55 (1998) Filippini Fantoni R. Resoconto del Convegno ISPAC, 52(2), 56 (1998) Ciardelli F. Resoconto di EUPOC’98, 52(3), 54 (1998) D’Oria F. Resoconto della giornata “Modifica delle caratteristiche di superficie di film polimerici”, 52(3), 55 (1998) Filippini Fantoni R. Resoconto del XXI Convegno-Scuola AIM “Materiali polimerici cristallini e liquido cristallini”, 53(2), 59 (1999) Polo E. What’s in a name? the mysterious impact factor of journals (if...for friends), 53(1), 36 (1999) Camino G. Resoconto del 3° incontro Transalpino sui Polimeri: chimica, trasformazione, proprietà, ciclo di vita, 54(2), 58 (2000) Patriarca S. Cultura e tecnologia nell’era di Internet, 53(2), 47 (1999) Scandola M.S. Resoconto del Workshop on Mass Spectrometry of Polymers, 54(2), 59 (2000) Cavallo G. La tecnologia in rete, 53(2), 50 (1999) Filippini Fantoni R. Resoconto del XXII Convegno-Scuola AIM “Produzione industriale di polimeri”, 54(3), 49 (2000) Moscardi G. Internet, scienza e società, 53(2), 52 (1999) Moscardi G., Cavallo L. Sul commercio virtuale e curiosità varie, 54(1), 44 (2000) Lazzari M. Resoconto della Giornata di Studio su “Le plastiche nelle opere d’arte”, 54(3), 51 (2000) XII Oliva L. Resoconto del Workshop “Catalisi di poli-inserzione” ad Ischia, 54(3), 53 (2000) Filippini Fantoni R. Programma della Commissione Ambientali, 52(2), 58 (1998) Valenza A. Resoconto del MoDeSt 2000 “Polymer Modification, degradation and Stabilization”, 54(3), 55 (2000) Filippini Fantoni R. Programma della Commissione Tecnologia, 52(3), 56 (1998) Bongiovanni R. Impressioni “superficiali” sulla Conferenza “Fluorine in Coating IV”, 55(1), 59 (2001) Giffoni M. Resoconto della Giornata Tecnologica AIM su “Applicazioni della Fotopolimerizzazione”, 55(2), 59 (2001) Di Maio L. Resoconto della Giornata Tecnologica AIM su “Polimeri e agricoltura”, 55(2), 61 (2001) Samperi F. Resoconto della Giornata Tecnologica AIM su “Materiali polimerici per l’imballaggio alimentare”, 56(2), 57 (2002) Filippini Fantoni R. Resoconto della Giornata Tecnologica AIM su “Polimerizzazione in emulsione”, 56(2), 58 (2002) Filippini Fantoni R. Resoconto delle Giornate Tecnologiche AIM su “Poliammidi: produzione, proprietà e applicazioni”, 56(2), 59 (2002) Filippini Fantoni R. Resoconto del XXIV Convegno-Scuola AIM su “Additivi per materiali polimerici”, 56(2), 60 (2002) R. Bongiovanni International Workshop on Advanced Frontiers in Polymer Science (AFPS 2002), 56(3), 53 (2002) Filippini Fantoni R. Programma della Commissione Ambientali, 52(3), 56 (1998) Problemi Problemi Di Silvestro G., Rizzo R. Attività della Commissione Tecnologia, della Commissione Didattica, 53(1), 42 (1999) Di Silvestro G. Attività didattica dell’AIM, 54(1), 76 (2000) AIM: le iniziative Casale A. Il Dizionario delle Materie Plastiche, 52(1), 51 (1998) Ciardelli F. Aggiornamento sulla preparazione del nuovo testo AIM: Fondamenti di Scienza dei Polimeri, 52(1), 52 (1998) AA.VV. Un libro: eserciziario sui polimeri, 52(1), 53 (1998) Il mondo di AIM EDUCOM srl AIM in Internet, la redazione del sito, 52(1), 46 (1998) Costa G., Galimberti M. Le riunioni del Direttivo AIM: i verbali, 52(1), 57 (1998) AIM: le Commissioni Aglietto M. Tutti i numeri di AIM, 54(1), 64 (2000) Filippini Fantoni R. Commissione Tecnologia e Commissione Plastica e Ambiente, 52(1), 49 (1998) Aglietto M. www.aim.it è il nostro sito: avete cliccato almeno una volta?, 54(1), 68 (2000) Filippini Fantoni R. Programma della Commissione Tecnologia, 52(2), 57 (1998) Costa G. AIM: l’attività del Comitato Direttivo e delle Commissioni, 54(2), 60 (2000) XIII Guerra G. Ritornano le Giornate Tecnologiche AIM, 54(3), 58 (2000) Guerra G. Riunione del Direttivo della European Polymer ederation (EPF), 54(3), 60 (2000) Costa G. Dalla prima riunione 2001 del Direttivo AIM notizie importanti sull’attività futura dell’associazione, 55(1), 60 (2001) Scoponi M. Il programma di attività della Commissione Tecnologia, 55(1), 61 (2001) Mader M. Il sito Web dell’AIM si è rinnovato, 55(1), 62 (2001) Pò R. Notiziario della Commissione Tecnologia, 55(2), 62 (2001) Guerra G. Relazione del Presidente uscente dell’AIM a Trieste, 55(3), 61 (2001) Aglietto M. Novità nei numeri di AIM, 55(3), 63 (2001) AA.VV. Proposte di modifica dello Statuto AIM, 55(3), 67 (2001) AA.VV. Presentazione del volume sulle “Poliammidi” di A. Ciaperoni e A. Mula, 55(3), (2001) Crescenzi V. In ricordo di Iain Dea, 53(2), 55 (1999) Pezzin G. Ricordo di Giuseppe Ajroldi, 54(2), 44 (2000) Ripamonti R. In ricordo di Alfonso Maria Liquori, 54(3), 56 (2000) Tritto I., Sacchi M.C., Albizzati E. In ricordo di Umberto Giannini, 55(3), 47 (2001) Audisio G. In ricordo di Corrado Venosta, 55(3), 48 (2001) G. Pezzin In ricordo di Giampiero Talamini, 56(3), 54 (2002) Supplemento AA.VV. Breve storia dell’AIM, 54(S-1), 2 (2000) AA.VV. Lettera agli amici di AIM, 54(S-1), 6 (2000) Allegra G. Intervento del primo Presidente AIM (1975-1976), 54(S-1), 7 (2000) Albizzati E. Intervento del Presidente uscente (1997-1999), 54(S-1), 8 (2000) Pedemonte E. AIM e il verbo macromolecolare: attività didattica dell’AIM, 54(S-1), 9 (2000) AA.VV. Elenco completo delle pubblicazioni AIM, 54(S-1), 11 (2000) Il mondo di AIM Di Silvestro G., Fambri L., Luda M.P., Pizzoli M. Presentazione del volume AIM: esercizi, esperimenti e metodi di analisi di polimeri e di loro proprietà, 56(3), 56 (2002) AA.VV. Elenco completo delle Giornate di Studio organizzate dall’AIM, 54(S-1), 18 (2000) AA.VV. 1998-2002: cinque anni di AIM Magazine (inserto staccabile), 56(3), (2002) Aglietto M., Pracella M. Venticinque anni di storia attraverso le pagine del Bollettino e di AIM Magazine, 54(S-1), 21 (2000) In ricordo di … Aglietto M. www.aim.it è il nostro sito: avete cliccato almeno una volta?, 54(S-1), 47 (2000) Martuscelli E. In memory of Andrew Keller: a great scientist, an unforgettable friend, 53(1), 34 (1999) XIV Il primo numero di AIM Magazine con in copertina la prima home page de nostro sito www.aim.it AIM Magazine DIRETTORE RESPONSABILE Roberto Filippini Fantoni Via Corridoni, 68 - 24124 Bergamo Tel. 035 360437 - Fax 035 360437 E-mail: [email protected] CAPOREDATTORE Maurizio Galimberti Pirelli Pneumatici Viale Sarca 222 - 20126 Milano Tel. 02 64423160 - Fax 02 64425399 E-mail: [email protected] COMITATO DI REDAZIONE Mauro Aglietto Dip. Chimica e Chimica Industriale Via Risorgimento 35 - 56126 Pisa Tel. 050 918269 - Fax 050 918260 E-mail: [email protected] Eugenio Amendola IMCB-CNR P.le Tecchio 85 - 80125 Napoli Tel. 081 7682511 - Fax 081 7682404 E-mail: [email protected] Roberto Rizzo Dipartimento BBCM, Università di Trieste Via L. Giorgeri 1 - 34127 Trieste Tel. 040 6763695 - Fax 040 6763691 E-mail: [email protected] L’AMBIENTE Eugenio Amendola POLYMERS AND LIFE Roberto Cavaton, Marbo Italia SpA E-mail: [email protected] POLYMERS ABROAD Michele Potenza, Ciba Specialty Chemicals SpA E-mail: [email protected] Organigramma dell’Associazione Italiana di Scienza e Tecnologia delle Macromolecole (AIM) per il biennio 2001-2003 INTELLECTUAL PROPERTY MONITOR Giuseppe Colucci, Basell Poliolefine Italia SpA E-mail: [email protected] Giovanna Costa, Presidente: ISMAC - CNR, Via De Marini 6, 16149 Genova, Tel. 010 6475876 - Fax 010 6475880 - E-mail: [email protected] I BIOPOLIMERI Roberto Rizzo Antonino Valenza, Segretario: Dip. Chim. Ind. Ing. Mat., Salita Sperone 31, 98166 S. Agata di Messina, Tel. 090 393134 - Fax 090 391518 - E-mail: [email protected] I GIOVANI Simona Bronco Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale E-mail: [email protected] Mauro Aglietto, Segretario Amministrativo: Dip. di Chimica e Chimica Industriale, Via Risorgimento 35, 56126 Pisa, Tel. 050 918269 - Fax 050 918260 - E-mail: [email protected] Membri del Consiglio - Direttivo Giancarlo Galli, Dip. di Chimica e Chimica Industriale, Via Risorgimento 35, 56126 Pisa, Tel. 050 918272 - Fax 050 918260 - E-mail: [email protected] Giuliana Gorrasi Dipartimento di Ingegneria Chimica e Alimetare E-mail: [email protected] Maurizio Galimberti, Pirelli Pneumatici, Viale Sarca 222, 20126 Milano, Tel. 02 64423160 - Fax 02 64425399 - Email: [email protected] I GRUPPI DI RICERCA MACROMOLECOLARI Alberto Bolognesi, ISMAC-CNR E-mail: [email protected] Gaetano Guerra, Dip. Chimica, Univ. Salerno, Via S. Allende, 84081 Baronissi (SA), Tel. 089 965362 - Fax 089 965296 - E-mail: [email protected] Riccardo Po’, Ist. Donegani-Polimeri Europa SpA, Via G. Fauser, 4, 28100 Novara, Tel. 0321 447541 - Fax 0321 447241 - E-mail: [email protected] TECNOLOGIA Cristiano Puppi, Pirelli Coord. Pneumatici E-mail: [email protected] Maria Carmela Sacchi, ISMAC-CNR, Via Bassini 15, 20133 Milano, Tel. 02 23699369 - Fax 02 2362946 - E-mail: [email protected] Alessandro Susa, Pirelli Coord. Pneumatici E-mail: [email protected] Coordinatori delle Commissioni 2001-2003: Francesco Paolo La Mantia, Problemi Ambientali: Dip. Ing. Chim. Proc. Mat., Viale delle Scienze, 90128 Palermo, Tel. 091 6567203 - Fax 091 6567280 - E-mail: [email protected] SITO INTERNET Luigi Cavallo - [email protected] Michele Mader - [email protected] Gilberto Moscardi - [email protected] Marco Scoponi, Tecnologia: C.S.Fotoreattività Catalisi-CNR-Dip. di Chimica, Via Borsari 46, 44100 Ferrara, Tel. 0532 291159 - Fax 0532 240709 - E-mail: [email protected] Responsabili dei Convegni-Scuola: AIM, Enrico Pedemonte, Dip. di Chimica e Chimica Industriale, Via Dodecaneso 31, 16146 Genova, Tel. 010 3538713 - Fax 010 3536199 - E-mail: [email protected] COLLABORATORI Diego Arcelli, Giuseppe Colucci, Guglielmo Paganetto, Eleonora Polo, Marzia Salvadori, Pietro Speziale EPF-Summer School, Giovanni Camino: C. Cult. Ing. Mat. Plast., Politecnico di Torino, Viale T. Michel 5, 15100 Alessandria, Tel. 0131 229318 - Fax 0131 229331 - E-mail: [email protected] IN COPERTINA Michele Suman Dip. Chimica Organica e Industriale E-mail: [email protected] PMI Mario Malinconico, IRTEMP-CNR E-mail: [email protected] POLIMERI E … SOCIETÀ Mariano Pracella, CMMB-CNR E-mail: [email protected] Dal grafico che ha sullo sfondo Leonardo risulta che i brevetti richiesti in Italia, normalizzati rispetto al numero di persone addette alla ricerca e allo sviluppo, non siano di meno di quelli richiesti in altri Paesi, e siano addirittura quasi il doppio di quelli degli Stati Uniti, se si considerano solo Ricercatori e Laureati. Per saperne di più andate a pag. 10 Responsabile dei Seminari Internazionali: Francesco Ciardelli, Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale, Via Risorgimento 35, 56126 Pisa, Tel. 050 918229 - Fax 050 918260 - E-mail: [email protected] AIM Magazine è un periodico quadrimestrale e i 3 numeri vanno in edicola a gennaio, maggio e settembre. Chiediamo a tutti i lettori che intendano inviare contributi di farli pervenire alla redazione improrogabilmente entro il 20 novembre, il 20 marzo o il 20 luglio. Il materiale che arriverà dopo queste date potrà essere preso in considerazione solo per il numero successivo. Join AIM! Adesione all’aim per il 2003 e per il 2004 Il Consiglio Direttivo dell’AIM ha fissato in € 31 la quota di iscrizione annuale all’AIM e in € 52 la quota di iscrizione biennale. Il pagamento può essere effettuato tramite versamento sui c/c bancario o postale dell’AIM oppure tramite invio di assegno bancario come indicato qui di seguito: o o o AIM è su Internet! La trovate a questo indirizzo: http://www.aim.it Cliccate sulle icone per raggiungere il mondo di AIM. In Get in Touch trovate gli indirizzi per contattare: • Segreteria AIM: [email protected] • Segretario amministrativo: [email protected] E soprattutto: • Posta dei lettori: [email protected] sul c/c bancario n. 11/01/01129 della Cassa di Risparmio di Pisa (Cod. ABI 06255, CAB Sportello 14011), Piazza Dante, 56126 PISA, intestato a: AIM sul c/c postale n. 10267565 del Centro Compartimentale di Firenze intestato a: Associazione Italiana di Scienza e Tecnologia delle Macromolecole, Via Risorgimento 35, 56126 PISA a mezzo assegno bancario o circolare intestato: AIM da inviare a: Segreteria Amministrativa AIM: c/o prof. Mauro Aglietto, Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale, Via Risorgimento 35, 56126 PISA Edizione Pacini Editore S.p.A. Via A. Gherardesca • 56121 Ospedaletto • Pisa Telefono 050 313011 • Telefax 050 3130300 www.pacinionline.it Finito di stampare nel mese di Dicembre 2002 presso le Industrie Grafiche della Pacini Editore S.p.A. Via A. Gherardesca • 56121 Ospedaletto • Pisa Telefono 050 313011 • Telefax 050 3130300 www.pacinionline.it