Oratio obliqua (discorso indiretto)

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Oratio obliqua (discorso indiretto)
ORATIO OBLIQUA
1. CHE COSA S'INTENDE PER ORATIO OBLIQUA
L'oratio obliqua corrisponde al discorso indiretto, e come tale può
presentarsi sia in dipendenza da un verbo di dire, pensare, rispondere,
ecc., esplicito o sottinteso, sia come discorso indiretto libero.
I Esempio:
Discorso diretto
Ci venne incontro e disse: “Farò
tutto il possibile per voi. Vi
aiuterò sempre.”
Discorso indiretto
Ci venne incontro dicendo che
avrebbe fatto tutto il possibile per
noi. Ci avrebbe aiutati sempre.
II Esempio:
Discorso diretto
Gridarono: “Tornate a casa!”
Discorso indiretto
Gridarono: tornassero a casa!
III Esempio:
Discorso diretto
"Perché ti ostini a mentire?
Giulia sa tutto: l'ha scoperto
ieri."
Discorso indiretto libero
Perché si ostinava a mentire?
Giulia sapeva tutto: l'aveva
scoperto il giorno prima.
In latino, nel passaggio dall'oratio recta (= discorso diretto) all'oratio
obliqua (= discorso indiretto), si verificano alcuni cambiamenti che
coinvolgono sia le proposizioni, sia alcuni pronomi, aggettivi e avverbi.
2. LE PROPOSIZIONI PRINCIPALI E LE LORO COORDINATE
a. I modi
ƒ Le principali enunciative (negazione non) si esprimono con accusativo
+ infinito;
ƒ le principali volitive (negazione ne) si esprimono con il congiuntivo.
Per principali enunciative s'intendono:
- quelle all'indicativo
- le interrogative retoriche non volitive
- le esclamative
- i congiuntivi potenziali e irreali in forma non interrogativa.
Per principali volitive s'intendono:
- quelle con l'imperativo
- i congiuntivi esortativo ed ottativo
- le interrogative reali
- le interrogative retoriche esprimenti volontà (incluse quelle con i
congiuntivi potenziale e dubitativo).
b. I tempi
I tempi dell'infinito sono il presente, il perfetto,o il futuro a seconda
che il rapporto con la reggente cui si fa riferimento (esplicito o implicito),
sia di contemporaneità, di anteriorità o di posteriorità.
I tempi del congiuntivo sono quelli richiesti dalla consecutio temporum;
tuttavia tieni presente che questa non è osservata rigorosamente.
3. LE PROPOSIZIONI SUBORDINATE
ƒ Le subordinate di modo indefinito (infinito, participio, gerundio,
gerundivo, supino) restano immutate;
ƒ le subordinate di modo finito (indicativo o congiuntivo) passano tutte
al congiuntivo: gli indicativi si trasformano infatti in congiuntivi
obliqui, perché si riporta indirettamente il pensiero di qualcuno.
I tempi del congiuntivo sono quelli richiesti dalla consecutio
temporum, ma con qualche libertà.
Restano all'indicativo le frasi che introducono osservazioni obiettive o
incidentali e le relative nominali, oltre alle temporali con dum + il
presente indicativo.
4. PRONOMI E AVVERBI
Nel passaggio dall'oratio recta all'oratio obliqua i pronomi personali e
dimostrativi, gli aggettivi possessivi, gli avverbi di tempo e di luogo
subiscono alcune inevitabili trasformazioni, come in italiano:
Es.: "Ieri abbiamo visto qui tuo padre" = "Il giorno prima avevano visto lì
suo padre".
In particolare avremo:
- se (e non ille o is!) al posto di ego (si usa però ipse al nominativo e nelle
contrapposizioni);
- suus, sua, suum (e non eius o eorum/earum!) al posto di meus e noster;
- ille o is al posto di tu e vos oppure al posto di hic o iste;
- illius, illorum o eius, eorum al posto di tuus e vester.
SCHEMA RIASSUNTIVO
MODI
Oratio recta
Oratio obliqua
PRINCIPALI E LORO COORDINATE
1. enunciative (all’indicativo,
interrogative retoriche non
volitive, esclamative,
congiuntivi potenziali e irreali
in forma non interrogativa)
accusativo + infinito
2. volitive (imperativo,
congiuntivi esortativo e
ottativo, interrogative reali e
retoriche volitive)
congiuntivo
SUBORDINATE
1. con modi indefiniti
restano inalterate
2. con modi finiti
congiuntivo (tranne le
incidentali, le osservazioni
obiettive e le perifrasi).
TEMPI
1. i congiuntivi seguono, con una certa libertà, la consecutio temporum;
2. gli infiniti si regolano in base al loro rapporto temporale con il verbo
di dire espresso o sottinteso.
UN ESEMPIO D'AUTORE
Non tutto ti è chiaro? Ricorda che, in caso di dubbio, esiste un piccolo ma
utilissimo trucco: trasformare l'oratio obliqua in oratio recta.
Eccoti un esempio tratto dagli Annales di Tacito (14. 1). Chi parla è
Poppea, moglie di Otone e concubina di Nerone, sdegnata con
quest'ultimo, che non si decide a sposarla, e con la futura suocera
Agrippina. Le differenze tra il discorso diretto e quello indiretto sono
sottolineate:
Cur enim differri nuptias suas?
Formam scilicet displicere et
triumphales avos, an fecunditatem
et verum animum? Timeri ne uxor
saltem iniurias patrum, iram populi
adversus superbiam avaritiamque
matris aperiat? Quod si nurum
Agrippina non nisi filio infestam
ferre posset, redderetur ipsa
Othonis coniugio.
Poppaea dicebat: "Cur enim
differuntur nuptiae meae? Forma
scilicet displicet et triumphales avi,
an fecunditas et verus animus?
Timetur ne uxor saltem iniurias
patrum, iram populi adversus
superbiam avaritiamque matris
aperiam? Quod si nurum Agrippina
non nisi filio infestam ferre potest,
reddar ipsa Othonis coniugio."
Perché, infatti, si rimandavano le
sue nozze? Evidentemente gli
dispiacevano la sua bellezza e i
suoi avi trionfatori, o la sua
fecondità e il suo animo sincero?
(O forse) si temeva che, una volta
divenuta moglie, rivelasse, se non
altro, i soprusi nei confronti dei
senatori, il malcontento del popolo
contro l'arroganza e l'avidità di sua
madre? E se Agrippina non poteva
tollerare una nuora se non ostile al
figlio, la si rendesse a (suo) marito
Otone.
Poppea diceva: "Perché, infatti, si
rimandano
le
mie
nozze?
Evidentemente (ti) dispiacciono la
(mia) bellezza e i (miei) avi
trionfatori, o la (mia) fecondità e il
(mio) animo sincero? (O forse) si
teme che, una volta divenuta
moglie, io riveli, se non altro, i
soprusi nei confronti dei senatori, il
malcontento del popolo contro
l'arroganza e l'avidità di (tua)
madre? E se Agrippina non può
tollerare una nuora se non ostile al
figlio, mi si renda a (mio) marito
Otone!"